La Regina Maria Antonietta uccisa dalla repubblica del Terrore 230 anni fa
16 ottobre 1793
Dopo 230 anni ricordiamo la uccisione della Regina Maria-Antonietta, che ancor oggi suscita interesse, e considerata martire dellarivoluzione francese, che è il germe della instabilità patologica delle repubbliche, del declino della società moderna e atto fondatore del moderno totalitarismo.
Maria Antonia d’Asburgo-Lorena nacque a Vienna il 2 novembre 1755, divenne regina di Francia e di Navarra il 10 maggio 1774, dopo aver sposato Luigi XVI.
La Regina Maria Antonietta fu processata dal Tribunale Rivoluzionario il 14 ottobre 1793 ed uccisa a Parigi il 16 ottobre 1793. Al processo con calunnie e falsità fu addirittura accusata di aver abusato sessualmente del proprio figlio. In realtà l'esito del processo era già stato deciso dal Comitato di Salute Pubblico e la regina Maria Antonietta fu dichiarata colpevole di tradimento nel primo mattino del 16 ottobre, dopo due giorni di lavori.
Tornata nella sua cella, compose una lettera consegnata alla sua cognata Madame Elisabetta, nella quale afferma la sua coscienza, la sua fede cattolica e i suoi sentimenti per i suoi figli. Alcuni passi del testamento morale della Regina Maria Antonietta : "....Muoio nella religione cattolica, apostolica e romana, in quella dei miei padri, in quella in cui sono stata educata e che ho sempre professata; nessuna consolazione spirituale avendo da attendere, ignorando se qui esistano ancora preti di questa religione, senza contare che il luogo ove io sono li esporrebbe troppo se vi entrassero anche una volta soltanto. Chiedo sinceramente perdono a Dio di tutte le colpe che ho potuto commettere da che sono al mondo; spero che, nella sua bontà, vorrà benignamente accogliere gli estremi miei voti, così come quelli che ho fatto da gran tempo ormai perché voglia ricevere la mia anima nella sua grande misericordia e nella sua bontà. Chiedo perdono a tutti coloro che conosco....."
Il 16 ottobre 1793 con le mani legate dietro la schiena, attraversa le strade di Parigi su un carretta, sale i gradini che portano alla ghigliottina, e giunta alla Place de la Révolution (oggi de la Concorde), rifiuta di farsi aiutare a scendere dal carro e sale i gradini con coraggio e serenità. Al patibolo inavvertitamente calpesta il piede del boia e cortesemente dice "Mi scusi". Si inginocchia per un istante e pronuncia una preghiera a metà udibile, poi alzandosi e guardando verso le torri del Tempio : "Saluto, ancora una volta, i miei figli. Vado a ricongiungermi con vostro padre."
Il boia Sanson afferra la testa della regina per i capelli per brandirla alla folla gridando:"Viva la repubblica".
Improvvisamente, nessuno più urla, basta insulti. Allo spettacolo pietoso la folla in silenzio si disperde in fretta....
Il corpo regale, una volta famoso per la bellezza e lo splendore, viene buttato, con la testa tra le gambe, in una fossa comune del non più esistente Cimitero della Madeleine. I resti dei sovrani, come quelli di altri decapitati, furono cosparsi di calce viva e sepolti in due vicine fosse separate anziché in una fossa comune.
Dopo l'intermezzo napoleonico il congresso di Vienna, nel 1814, rimise sul trono di Francia i Borboni e il conte di Provenza poté ascendere al trono come Luigi XVIII, che si adoperò affinché suo fratello maggiore e sua cognata avessero degna sepoltura. Le spoglie della regina furono ritrovate il 18 gennaio 1815: il corpo era ridotto a un mucchietto di ossa, ma vi erano applicate le sue giarrettiere, in perfetto stato di conservazione; la testa, invece, era quasi intatta, cosa che provocò grande sgomento. Le spoglie del re Luigi XVI furono ritrovate il giorno dopo.
Il 21 gennaio 1815, giorno in cui cadeva il 22° anniversario dalla morte del re, avvenne una solenne processione sino all'abbazia di Saint-Denis, dove Luigi XVI e Maria Antonietta furono inumati nella necropoli reale; su parte del cimitero della Madeleine Luigi XVIII fece costruire una cappella espiatoria, accanto alla Chiesa della Madeleine.
Re Luigi XVI e la Regina Maria Anonietta furono, da papa Pio VI, paragonati ai martiri in due allocuzioni.