L'Italia, uscita sconfitta dal conflitto mondiale, oltre a restituire tutti i territori occupati dalle sue truppe nel corso della guerra, si impegnava a cedere alla Jugoslavia la città di Fiume, il territorio di Zara, le isole Pelagosa e Lagosta, parte dell'Istria, del Carso triestino e goriziano e dell'alta valle dell'Isonzo.
Tra gli italiani che lasciarono le loro case ed affetti, ci furono molti che, vittime dell'
odio etnico e politico, furono uccisi dai partigiani di Tito, abbandonati nelle
foibe, profonde fratture carsiche, dove trovarono la morte dopo un volo di centinaia di metri e una lunga agonia tra atroci sofferenze.
Per questo motivo il
10 febbraio è diventato il
«giorno del ricordo»
Il presidente Napolitano ha parlato al Quirinale di
oblio e forme di rimozione diplomatica che hanno pesato nel passato e causato pesanti sofferenze agli esuli e ai loro familiari, ha espresso anche
impegno per la soluzione dei problemi ancora aperti nel rapporto con le nuove istituzioni e autorità slovene e croate.
Ricordo una dichiarazione di Togliatti:
"Lavoratori triestini! Il vostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con esse nel modo più stretto".
Ebbene, se non sbaglio, Napolitano era un fedele stimatore di Togliatti, e quindi se Lui ricordasse e chiarisse anche questo aspetto le sue dichiarazioni sarebbero più credibili.
Il presidente del Senato, Schifani:
Il ricordo di tante persone uccise solo perchè italiane dopo troppi anni di oblio è un dovere assoluto da parte di tutti.
Il presidente della Camera, Fini:
sempre gli umili, i più deboli e gli indifesi a patire per primi la follia dell'uomo.
L’Italia è l’unica nazione europea che ha ben due giorni dedicati alla Memoria ma, con presunzione, non chiede scusa ma lo esige agli altri.
Da anni
le istituzioni repubblicane evitano il pentimento; la colpa è sempre degli altri, della Monarchia, dei Savoia, del Risorgimento, del fascismo, della mafia, del terrorismo..... ma appunto sorvola sulle sue responsabilità e colpe.
Esige però la genuflessione alla costituzione, alla classe politica, ai partiti, allo stato repubblicano.
Le parole espresse dalle più alte cariche dello stato sono vuote, non compare nemmeno un accenno al fatto che la repubblica abbandonò gli esuli italiani.
Le istituzioni si dimostrano degne quando ammettono di aver sbagliato, quando hanno il coraggio di fare autocritica.
Nulla di tutto ciò.
Ma se non c’è anche pentimento ed autocritica a che serve questo 10 febbraio?
Purtroppo la drammatica vicenda è sempre avvolta dal silenzio, la storia delle Foibe non è divulgata nelle scuole, nei centri culturali, nella televisione, sui giornali.
Insomma ci troviamo di fronte ad un evidente
oscurantismo ideologico.
Da questa tragedia si possono capire gli errori e i drammi che hanno generato le dittature e le aberrazioni ideologiche.
La repubblica si illude di pulirsi la coscienza solo con un semplice e tardivo riconoscimento per le vittime di un crimine contro l'umanità.
Invece
si può difendersi da questa ignominia solo con il pentimento attraverso una rielaborazione della Storia .
Questo ci attende nel futuro.