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lunedì, giugno 13, 2011

Naruhito e Masako vicini agli sfollati

Il principe ereditario Naruhito e la principessa Masako del Giappone hanno visitato le vittime dello tsunami e del terremoto dello scorso marzo a Yamamoto, nella Prefettura di Miyagi, 200 chilometri a nord di Tokyo.

4 giugno 2011

La coppia reale ha visitato le zone colpite dallo tsunami per offrire incoraggiamento ai residenti che hanno perso casa e persone care nel disastro dell'11 marzo.

Insieme con il marito, la principessa Masako svolge molto bene le missioni umanitarie e sembra trovarsi a suo agio a fianco dei giapponesi.
Speriamo che finalmente la principessa possa superare finalmente la depressione !

90 anni del Regno di Giordania

Nelle strade di Amman, il Re Abdullah di Giordania ha preso parte alle celebrazioni per il 90° anniversario del Regno di Giordania.

12 giugno 2011


In occasione della ricorrenza della Grande Rivolta Araba, e del Giorno dell'Esercito e della Coronazione, in un discorso televisivo alla nazione il re Abdullah ha promesso l'attuazione delle riforme recentemente proposte da un Comitato Nazionale e anche le modifiche costituzionali preparate da una Commissione Reale.

Il re ha anche detto che il governo dovrà stabilire nuove elezioni comunali sulla base di una nuova legislazione per garantire una maggiore rappresentanza per le comunità locali e per servire i cittadini in modo più efficiente ed equo.

Il testo integrale del discorso di Sua Maestà il Re Abdullah è pubblicato sul The Jordan Times

domenica, giugno 12, 2011

Inizia l'esilio di Re Umberto II

Discorso di Re Umberto II prima di lasciare l'Italia.

13 Giugno 1946.

Di fronte al gesto rivoluzionario compiuto dai partiti del CLN, che prendono il potere senza attendere le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum, Re Umberto decide di lasciare l'Italia per scongiurare una guerra civile.

Da un lato il sopruso e la violenza della repubblica, dall'altro la legalità e lo stile della Monarchia.


Italiani!

Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.

Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.

A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.

Viva l'Italia! Umberto

Roma, 13 giugno 1946.