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lunedì, giugno 14, 2010

Happy Birthday Queen Elizabeth

La regina Elisabetta ha festeggiato il suo 84° compleanno ufficiale con la tradizionale parata "Trooping the Colour".

Quasi tutta la famiglia reale britannica (mancava solo Harry che si trova nel Botswana) era presente per salutare le truppe che sfilano per le strade sotto il balcone.
Dopo la parata, gli aerei militari sorvolano sopra Buckingham Palace osservati dal balcone dalla Regina e dagli altri personaggi reali.

Anche se il vero compleanno della regina è il 21 aprile, una tradizione ultracentenaria vuole che il compleanno del sovrano si festeggi a Londra nel mese di giugno.

Cerimonia del Principe Nicola di Romania

Cerimonia dell'investitura del principe Nicola con il titolo di Sua Altezza Reale il Principe Nicola di Romania.
14 giugno 2010

La cerimonia si è svolta nella Sala dei Re del Palazzo Elisabeta.
Il Principe Nicola, nato il 1 aprile 1985, secondo i desideri del nonno Re Michele e dello Statuto della Famiglia Reale rumena, ha preso il titolo di Sua Altezza Reale il Principe Nicola di Romania.

La Romania ha un nuovo principe

sabato, giugno 12, 2010

Re Umberto II lascia l'Italia

Discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza per l'esilio il 13 Giugno 1946.





Italiani!

Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.

Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.

A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia!                                                                                Umberto

Roma, 13 giugno 1946.