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lunedì, aprile 16, 2007

L'Italia è la repubblica del taroccato

Leggendo questo articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa si apprende che l’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti.

Ma perchè nel titolo di questo articolo La Stampa ha usato il termine regno invece di repubblica?
Eppure in Italia (purtroppo) c'è una repubblica.

La maggior parte dei massmedia italiani sono controllati dal sistema repubblicano, e siamo arrivati al punto di usare il termine "regno" in senso spregiativo oppure per screditare un sistema.

La repubblica è così pura e perfetta che se in Italia c'è qualcosa che non funziona si deve parlare di regno.
Incredibile!



L'Italia è il regno del "taroccato"

La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione

L’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti. La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione Giovanni Kessler. Un fenomeno in costante crescita e che nei primi 6 mesi del 2006 ha portato a 817 arresti, 7mila 702 denunce e 11mila 728 sanzioni amministrative. I sequestri penali, sempre nello stesso periodo, sono stati 10.779, quelli amministrativi 12.283. Complessivamente, nel primo semestre 2006, le operazioni condotte a buon fine dalle Forze dell’ordine nelle diverse fasi del processo economico, dalla produzione fino alla commercializzazione, sono state 79mila 774.

Il giro d’affari stimato dei produttori di falsi in Italia, al 2005, è di tre miliardi e mezzo di euro: tessile, pelletteria e calzature rappresentano una quota del 60%, mentre il resto riguarda beni di consumo, componentistica, software, orologi, cd e dvd. L«industrià della contraffazione è diffusa in tutto il territorio nazionale, con punte particolarmente elevate in Campania, ’specializzatà in abbigliamento, componentistica e beni di largo consumo; in Toscana, nel Lazio e nelle Marche (pelletteria), nelle aree del Nord-Ovest e del Nord-Est (componentistica e orologeria).

Le norme in vigore nel nostro Paese per combattere contraffazioni e pirateria, sottolinea Kessler, sono, »almeno sulla carta«, tra le più avanzate in Europa. Occorre però verificare l’efficacia della legislazione sanzionatoria del consumo consapevole di beni contraffatti »oggi di fatto inapplicata«. Ma sopratutto, l’efficacia di alcune norme rischia di essere vanificata, rileva Kessler, dall’indulto e dalla legge ex Cirielli. (L’indulto, precisa Kessler, si applica ai reati commessi fino al maggio 2006 e puniti con la reclusione non superiore a tre anni e pene pecuniarie non superiori a 10mila euro. «Questa legge -osserva l’Alto commissario- porta alla fine della maggior parte dei procedimenti penali in corso, e analoga sorte avranno futuri procedimenti penali relativi a reati commessi prima del maggio dello scorso anno». Quanto alla ex Cirielli, questa, dice Kessler, «determina la cancellazione per prescrizione della maggioranza dei procedimenti penali in corso per i reati di contraffazione e pirateria, con la conseguente inefficacia delle sanzioni previste».

Eppure, la quantità dei prodotti contraffatti è aumentata a dismisura negli ultimi dieci anni, contestualmente ad un vero e proprio «cambio di marcia» da parte di organizzazioni delinquenziali in continua ’evoluzionè. «Fino a dieci anni fa -spiega Kessler- la figura del venditore extracomunitario era quella preponderante. Oggi ci si confronta sempre più spesso con soggetti preparati ad eludere i presidi legislativi e tecnologici predisposti ad hoc per contrastare la violazione di diritti di proprietà industriale od intellettuale. E se è vero che l’era digitale ha messo a disposizione dei legittimi titolari dei marchi strumenti sempre più nuovi e utili per difendersi dagli abusi altrui, è altrettanto vero che quello stesso progresso tecnologico ha rifornito anche i contraffattori di mezzi sempre più sofisticati».

I danni non sono solo di carattere economico, ma possono investire anche la sfera dell’incolumità dei cittadini: «basti pensare -rileva Kessler- ai farmaci, ai giocattoli, ai prodotti elettrici e di elettronica di consumo, agli accessori di telefonia mobile, solo per citarne alcuni».

lastampa

venerdì, aprile 13, 2007

Pensioni repubblicane

In Italia nel 1995 si riformò il sistema pensionistico con la legge Dini (a sfavore dei lavoratori) ed adesso si discute di innalzare l’età pensionabile, ma lo status pensionistico dei parlamentari è gestito in maniera opposta.
Secondo i regolamenti interni delle due Camere i parlamentari stabiliscono un vitalizio per coloro che abbiano prestato servizio per almeno 2 anni e mezzo e che abbia pagato 5 anni di contributi. Inoltre il vitalizio viene automaticamente pagato al raggiungimento del 50° anno di età ai parlamentari non più in attività ed è cumulabile con altre fonti di reddito e varia in base agli anni di servizio.

Mentre il sistema pensionistico nazionale attualmente prevede un’età minima alla pensione di 57 anni e 35 anni di contributi per gli uomini, la non comulabilità con altri redditi e una retribuzione su base contributiva, il sistema pensionistico dei parlamentari presenta un’età minima alla pensione di solo 5 anni di contributi, la possibilità di pagare i contributi in comodissime rate e la comulabilità con altri redditi.
Inoltre (vedi l'articolo riportato qui) i dipendenti pubblici e privati (magistrati, docenti universitari, ambasciatori, e così via), una volta eletti al Parlamento, possano mettersi in aspettativa conservando il vecchio posto di lavoro e ricevendo i contributi per la pensione, che così si sommano a quelli ottenuti come onorevoli o senatori.

L'abissale differenza tra il sistema pensionistico degli italiani e della classe politica repubblicana dimostra che il sistema repubblicano è una oligarchia dove i politici, tramite regolamenti nascosti e commi vari, aumentano i loro privilegi.
E'inaudita che i parlamentari solo dopo due anni e mezzo di mandato ricevono una pensione quando un qualsiasi dipendente statale, come sono loro, deve lavorare 40 anni per prendere meno della metà di quello che a loro spetta di diritto.
Secondo me in Italia si può riformare il sistema pensionistico solo se prima la classe politica riforma il suo status pensionistico, è un passaggio necessario senza il quale potrà esserci una rivolta popolare.
Prima di toccare le pensioni degli italiani, la classe politica deve dare l'esempio!!

Purtroppo le condizioni degli italiani stanno peggiorando di anno in anno, subendo un sistema repubblicano oligarchico e clientelistico, abbiamo una classe politica senza etica e vergogna alla quale dobbiamo ribellarci.

E non solo.
E' assurdo ed incredibile, ma i parlamentari della repubblica italiana, i più pagati tra i colleghi europei, continuano ad aumentare i loro privilegi mentre (leggi la ricerca Eurispes) i salari degli italiani sono i più bassi d'Europa.

Questi dati danno l'idea come il funzionamento della repubblica italiana sia paradossale, è anche il segno che la repubblica è marcita, dominata da una casta politica che non ha più alcun rapporto con la realtà del Paese, e che non ha altra mira e scopo di vivere profumatamente della politica come mestiere.
Stipendi e pensioni in politica sono alle stelle, mentre i cittadini faticano ad arrivare a fine mese.

Mi chiedo: ma quando gli italiani prenderanno coscienza che la repubblica italiana è priva di etica, arrogante, egoista, autoritaria ?
Italiani ribelliamoci alla oligarchia della repubblica!


Vitalizio irrinunciabile a duemila exparlamentari; molti lo cumulano con l'assegno di vecchiaia

Ci sono anche due volti noti del mondo del pallone, Giancarlo Abete e Guido Rossi, fra i beneficiari del vitalizio regalato dallo Stato agli ex parlamentari. Il neo presidente della Figc riceve 6.590 euro al mese per i suoi 13 anni a Montecitorio,
mentre l’ex Commissario straordinario della Figc riceve ogni mese 3.108 euro per i suoi 5 anni trascorsi al Senato dall’87 al ’92. E pensare che il 76enne ex presidente di Telecom Italia non ama incassare pensioni. Preferisce gestirsele
direttamente tanto è vero che citò la Cassa Forense per riavere in contanti tutti i contributi che vi aveva versato come avvocato. E nel 2003 la Cassazione gli dette ragione: la Cassa gli rimborsò parecchi milioni di euro, ma cambiò poi le regole per evitare che altri legali lo imitassero.
Sono circa 2 mila gli ex parlamentari e poco più di mille gli eredi di deputati e senatori che ricevono gratis da Camera e Senato un vitalizio, variabile da 3 mila 108 (più di 6 volte la pensione sociale) a 9
mila 947 euro al mese a seconda della durata in carica.
Costo annuo per l’Erario: 187 milioni di euro (127 pagati dalla Camera e 60 dal Senato).
Il vitalizio non può essere rifiutato.
Unica alternativa è quella seguita dal Sindaco di Roma Walter Veltroni, già ministro dei Beni Culturali, che con un nobile gesto ha devoluto in beneficenza alle popolazioni africane l’assegno di 9.014 euro mensili.
Ma quanti seguiranno il suo esempio? Se il vitalizio può essere in qualche modo giustificato come segno di riconoscenza dello Stato per chi ha rappresentato la Nazione, sedendo sui banchi di Montecitorio o di palazzo Madama senza avere altre forme di pensione, fa invece discutere l’entità dell’assegno anche per chi è rimasto poco tempo in carica e la sua cumulabilità con altri redditi.

Da 37 anni c’è poi un’altra anomalia che nessun politico intende correggere: i dipendenti pubblici e privati eletti deputati, senatori, europarlamentari, governatori di Regioni e sindaci di grandi città - grazie all’art. 31 dello Statuto dei lavoratori - possono conservare il posto di lavoro mettendosi in aspettativa con il diritto di vedersi accreditare i contributi figurativi dall'Inpdap, dall'Inps o dall'Inpgi.

In pratica, quasi per magia magistrati, professori universitari, militari, ambasciatori, insegnanti, bancari, piloti, medici ospedalieri, ferrovieri, telefonici e giornalisti hanno diritto al vitalizio dello Stato ed ai contributi in gran parte gratuiti (fino al ’99 il regalo era, invece, totale) sulla loro futura pensione per tutta la durata del mandato se al momento dell’elezione era già aperta una posizione previdenziale. Molti vitalizi finiscono così per sommarsi a pensioni maturate a spese di “Pantalone” o di enti previdenziali di categoria. E d’incanto ottengono quasi gratis 2 pensioni per lo stesso arco di tempo in cui hanno svolto funzioni pubbliche. Il costo per l’Erario è stato calcolato in almeno 5 miliardi di euro, pari a circa 10 mila miliardi di lire, ma nella legge n. 300 del ’70 non era prevista alcuna copertura di spesa. Ad esempio, molti giornalisti parlamentari hanno chiesto l’accredito dei contributi figurativi: dal leader di An ed ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini al ministro degli Esteri ds Massimo D'Alema, dall'ex ministro delle Poste Maurizio Gasparri (An) all'ex ministro della Sanità Francesco Storace (An), dall'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti (Forza Italia) all'ex segretario Udc e ideatore del Movimento dell'Italia di Mezzo Marco Follini. In pratica, la loro pensione finisce per essere in parte pagata dai loro colleghi in attività perché l’Inpgi è un ente privatizzato senza più l’ombrello dello Stato. Altri loro colleghi hanno, invece, già maturato la pensione: il ministro della Giustizia Clemente Mastella (Udeur), il presidente della Rai Claudio Petruccioli, gli ex direttori del Tg2 Alberto La Volpe, del Gr Rai Gustavo Selva, di “Panorama” Carlo Rognoni, de “L’Europeo” Gianluigi Melega, de “Il Tirreno” Sandra Bonsanti, de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Giuseppe Giacovazzo, de “L’Avanti” Ugo Intini, nonchè Corrado Augias, Alberto Michelini, Carla Mazzuca, Luciana Castellina e Gianfranco Spadaccia. Solo due giornalisti hanno sinora rinunciato ai contributi figurativi gratis sulla loro pensione: l’ex direttore de “il Tempo” ed ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il Vicedirettore de “il Giornale” Paolo Guzzanti.

Persino chi ha frequentato poco o niente Montecitorio come il professor Toni Negri, eletto nell’83 nelle file dei radicali, e che ha preferito restare in quei 5 anni a Parigi perché ricercato, incassa 3.109 euro al mese oltre ai contributi gratis per 5
anni sulla pensione di docente universitario.
Anche l’ex ministro della Difesa Mario Tanassi condannato nel ’79 dalla Corte Costituzionale per lo scandalo Lockheed gode di un vitalizio di 7.709 euro. Ricevono lo cheque tre ex presidenti della Corte Costituzionale: Leopoldo Elia (6.590 euro) e Aldo Corasaniti (3.108 euro) poi eletti al Senato, mentre l’ex ministro, Mauro Ferri, riceve 9.387 euro per i suoi 25 anni trascorsi alla Camera. Per la loro attività parlamentare assegni anche per due ex vicepresidenti della Consulta: Ugo Spagnoli (9.760 euro) e Francesco Guizzi (3.108).

Duplice vantaggio (vitalizio di 8.455 euro più contributi gratis sulla futura pensione Inpdap) per il presidente di sezione di Cassazione ed ex sottosegretario agli Esteri Claudio Vitalone e per l’ex ministro dei Lavori Pubblici Enrico Ferri (3.108 euro). Pensione di magistrato con contributi figurativi per l’ex Capo dello Stato e senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, che ha indossato la toga solo per pochi anni nel dopoguerra.

Anche l’ex P.G. di Roma ed ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso beneficia di un vitalizio della Camera di 4.725 euro.

Stesso importo per l’ex p.m. del pool di Mani Pulite Tiziana Parenti, mentre l’ex deputato di An Publio Fiori percepisce 9.947 euro, ma gli spettano anche i contributi gratuiti sulla pensione di avvocato dello Stato.
Altri legali beneficiano del vitalizio: 3.108 euro sia al professor Carlo Taormina, ex difensore della signora Annamaria Franzoni, sia all’ex presidente della Commissione pari opportunità Tina Lagostena Bassi. Più consistenti, invece, gli importi per il radicale Mauro Mellini rimasto per 16 anni a Montecitorio (6.963 euro) e per l’Udeur Lorenzo Acquarone (9.387 euro).
A questa cifra risultano ex-aequo l’attuale presidente del Cnel ed ex ministro per le Attività produttive Antonio Marzano, l’ex ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi, il demoproletario Mario Capanna e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Lunga la lista di altri ministri della Prima Repubblica: Franco Bassanini, Giuseppe Zamberletti, Remo Gaspari, Luigi Gui, Virginio Rognoni, Vincenzo Scotti e Franco Nicolazzi (9.947 euro ognuno), Antonio Gava (9.636 ), Filippo Maria Pandolfi (9.512), Salvatore Formica (9.387), Salvo Andò, Pietro Longo e Claudio Martelli (8.455), Renato Altissimo (8.828) ed Emilio De Rose (4.725). Tra i medici incassa un vitalizio di 3.108 euro il celebre cardiochirurgo Gaetano Azzolina. Stessa cifra per
il regista Pasquale Squitieri, mentre a Franco Zeffirelli vanno 4.725 euro. Tra i beneficiari del vitalizio come ex parlamentari non mancano, infine, personaggi del mondo della finanza, ma nel loro caso non vi è, però, il cumulo con i contributi figurativi a spese di “Pantalone”: l’ex ministro degli Esteri Susanna Agnelli (8.455 euro), l’ex ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni (9.947), Luigi Rossi di Montelera (8.455), Franco Debenedetti (6.590), Vittorio Cecchi Gori (4.725) e Luciano Benetton (3.108).

lastampa

martedì, aprile 10, 2007

impeachment europeo

Tempo fa napolitano aveva rilanciato il progetto Costituzione europea.
A Riga in un incontro con altri sette capi di Stato, il presidente della repubblica italiana napolitano chiede che i governi degli stati europei non lascino cadere il progetto di una Costituzione unitaria.

A questo punto mi chiedo :
Il capo di stato della repubblica italiana può auspicare la nascita di una costituzione europea?

Se non sbaglio il presidente della repubblica ha il dovere di difendere la costituzione, compito secondo me incompatibile con la nascita della costituzione europea.
Infatti la costituzione europea inevitabilmente altera profondamente lo stato italiano, una costituzione europea creerebbe un superstato europeo che ingloba e forse distruggerebbe lo stato italiano, e quindi mi chiedo se il capo di stato possa essere messo in stato d'accusa.
empeachment


Inoltre napolitano (come precedentemente ciampi) spinge i politici ed essere europeisti, e quindi svolge un ruolo politico di primo piano che è in contrasto con la costituzione.

Ecco la solita doppiezza della costituzione repubblicana.
Il presidente della repubblica è considerato il capo di stato apolitico e superpartes, mentre in realtà è un politico, per mestiere e passato, imposto dai partiti ( se non addirittura solo dalla maggioranza) al quirinale.

Per quanto riguarda l'Unione Europea un capo di stato dovrebbe avere una posizione molto più bilanciata, e non dovrebbe dichiararsi europeista.
Come ho già scritto, l'UE altera profondamente gli stati e quindi per il capo di stato l'UE è una questione molto delicata che impone perlomeno cautela.

Napolitano è il capo di stato dell'Italia o dell'UE?


Ue, Napolitano: servono riforme

Presidente a Riga incontra 7 capi di Stato europei

(ANSA) - RIGA - 10 APR - Senza le riforme previste dalla Costituzione, l'Unione europea rischia di non sopravvivere: lo sottolinea il capo dello Stato, Napolitano. In particolare senza il voto a maggioranza, si va incontro alla paralisi e all'irrilevanza sul piano internazionale. Napolitano auspica dunque che il Consiglio di giugno crei le condizioni per approvare le riforme prima delle elezioni 2009. Il presidente della Repubblica ne ha parlato a Riga con gli altri sette capi di Stato che partecipano all'incontro.

ansa