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martedì, ottobre 17, 2006

Scuola repubblicana



Per diminuire la spesa scolastica il governo sta pensando di ridurre il numero degli alunni bocciati.

Premesso che la scuola repubblicana è già fin troppo poco selettiva, ma è possibile che nessuno abbia pensato alle conseguenza ?
Alla fine avremmo tanti dottori ed ingegneri non preparati.
Chi avrà il coraggio di farsi curare da uno di questi somari in medicina? O chi comprerà una casa progettata da un somaro in ingegneria?

Ma non solo : pochi italiani vogliono fare lavori manuali e quindi per sopravvivere dobbiamo distinguere in lavori che richiedono grande esperienza e conoscenze specifiche.

La scuola italiana è sempre più di manica larga. Infatti basta confrontare la percentuale dei promossi lungo i vari anni scolastici.
Nel sito del ilcorrieredellasera si legge che nel regio anno scolastico 1888-1889 gli studenti del terzo anno di liceo classico promossi erano l'86%. Ma si trattava di una élite. Dopo la riforma di Gentile, nel 1924-25, con una platea di candidati decisamente più affollata, solo il 25% fu promosso. E un quarto di secolo dopo, agli esami di maturità del 1951/52, i bocciati furono il 28,4%.
Da allora la percentuale non ha fatto che calare.

Non mi dite che le generazioni di adesso sono più sveglie e più studiose di quelle precedenti? Mah... Fatto sta che già nel 1970-71, i respinti erano precipitati al 9,4%. E hanno continuato a scendere, scendere, scendere. Fino ai record di quest'anno, quando i ragazzi bocciati sul filo dell'ultimo esame sono stati tre ogni cento.


Invece di migliorare l'istruzione (preparando meglio gli insegnanti, essere più severi ...) si pensa a diminuire i costi della scuola promuovendo il più possibile gli studenti.

Scuola repubblicana : tutti somari e promossi!


sito web

Il governo «taglia» i bocciati e il personale «Riducendo del 10% i ripetenti, si avrà un risparmio di 56 milioni dal 2008». Ma negli ultimi anni è già record: solo 3% di respinti
ilcorrieredellasera

lunedì, ottobre 16, 2006

La Repubblica del Terrore



L’ultimo giorno di Maria Antonietta, Regina di Francia.

Il 12 ottobre Maria Antonietta ascolta la sentenza che la condannava alla pena di morte con volto tranquillo, quasi insensibile senza pronunziare parola.

Dopo il sommario processo, il 16 ottobre 1793, alle ore 12 Maria Antonietta, con le mani legate dietro la schiena, sale sulla carretta.

Giunta a due passi dalla ghigliottina, in Place du Carrousel, con un regale cenno rifiuta l'aiuto di salire al patibolo e dice: "No, avrò la forza, grazie a Dio, di andar fin là".

Sale maestosamente i funebri gradini, sul palco si volta e guarda immobile e senza emozione le migliaia di “spettatori”.
La Regina con serena fermezza si attenne a tutto il lugubre cerimoniale che precedeva l’esecuzione.

Alle ora 12.15, un attimo prima di essere uccisa, con gli occhi verso il cielo grida a voce alta : "Addio, miei figliuoli; vado a raggiungere vostro padre."

Già il 17 giugno 1793 Pio VI aveva dichiarato martirio la morte del cristianissimo Re Luigi XVI.

sabato, ottobre 14, 2006

Scontro istituzionale repubblicano



Ennesimo scontro tra il parlamento ed il presidente della repubblica.

La riforma del sistema televisivo, proposta dal centrosinistra, ha provocato l'ira del centrodestra, che non ha risparmiato il capo dello Stato.

Cicchitto ha detto : "la cosa più sbagliata è quella di lanciare il sasso e di nascondere la mano".
Schifani : "Quello dei Quirinale è un atto politico. Il nuovo richiamo è una evidente affermazione critica nei confronti della legge vigente e che i problemi di libertà e pluralismo sussistano è quindi una dichiarazione politica"

Ma come si fa pensare che le dichiarazioni di un presidente della repubblica non siano atti politici.

Ma non solo, Napolitano è un ex-dirigente del partito PCI/DS, comunista doc, che ha fatto carriera all'interno dell'apparato comunista.

In una repubblica non esiste un capo di stato superpartes.

Nota del Quirinale dopo le critiche della Casa delle Libertà
Scontro Quirinale-Cdl sulla riforma tv
Il comunicato esprime «stupore per alcune dichiarazioni rilasciate da esponenti dell'opposizione»

ROMA - E' scontro tra la Casa delle Libertà e il Qurinale sulla riforma del sistema delle tv. Non si fermano infatti le polemiche sul disegno di legge Gentiloni, che anzi coinvolgono il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, accusato da Forza Italia di aver espresso un giudizio «politico» sul provvedimento. Parole che provocano la ferma reazione del Colle che in una nota parla di «stupore» per le reazioni di «alcuni esponenti dell'opposizione».
Il primo ammonimento nei confronti del Colle è di Fabrizio Cicchito, vice coordinatore azzurro: le presidenze della Repubblica, della Camera e del Senato rimangano «fuori o al di sopra» dello scontro sul "Ddl Gentiloni" o saranno coinvolte nello «scontro politico assai duro» che ci sarà sulla riforma.

Anche Sandro Bondi sembra richiamare la terzeità delle istituzione tornando a battere il tasto della «occupazione delle più alte cariche dello Stato» da parte della maggioranza. L'ultimo affondo è di Renato Schifani, presidente dei senatori azzurri: «Che le più alte cariche dello Stato entrino all'unisono nel dibattito politico per dare sostegno al disegno di legge Gentiloni è un fatto grave».

LA NOTA DEL QUIRINALE -
La reazione del Quirinale non si fa attendere. La si legge in una nota: «Destano stupore alcune dichiarazioni rilasciate da esponenti dell'opposizione rispetto alla risposta data dal Presidente della Repubblica a una specifica domanda nel corso della conferenza stampa di venerdì a Londra. Il presidente Napolitano si è rigorosamente limitato a ribadire la giustezza dei principi affermati nel messaggio del presidente Ciampi al Parlamento sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, esprimendosi "in termini generali", senza entrare in alcun modo nel merito del dibattito sul disegno di legge Gentiloni».
È quanto si legge in una nota della Presidenza della Repubblica. «E - continua il comunicato - dopo aver richiamato il messaggio del suo predecessore, il presidente della Repubblica ha rilevato che "ciascuna forza politica ne trae le conseguenze che crede».

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