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martedì, marzo 18, 2008

Tibet, Cina, Olimpiadi



I mass media danno ampio spazio alle drammatiche notizie che giungono dal Tetto del Mondo, molti politici dichiarano di sentirsi vicini ai tibetani ma solo a parole in quanto i governi - ed a maggior ragione l’ONU dove la Cina può imporre il suo veto - fanno ben poco di concreto per il tibet.

E' davvero molto triste, ma i tibetani devono combattere da soli contro la Cina e tutti i potenti del mondo.
L’ipocrisia degli uomini non ha fine.

La violenza è la caratteristica principale delle dittature e delle ideologie e quello che stiamo vivendo in queste ore è Deja-vu.

Nel 1959 la Repubblica Popolare Cinese con la forza dell’esercito e con campagne di vandalismo distrusse la quasi totalità dei monasteri (oltre 6.000), innumerevoli arrestati, spesso torturati, e circa 1.200.000 tibetani uccisi.
Il governo tibetano fu costretto all’esilio.

Oggi i tibetani hanno ancora la forza di reagire, a Lhasa, capitale del Tibet, le autorità indigene parlano di centinaia di morti, e la rivolta si è estesa anche al di fuori della Regione Autonoma del Tibet.
Pechino tace adottando la linea dura con tutti i mezzi a disposizione.

Il leader politico e spirituale dei buddisti tibetani denuncia un genocidio culturale ma con grande senso di responsabilità e civiltà, dichiara contemporaneamente di essere contrario al boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino.
Inoltre è da anni che il Dalai Lama non chiede più l’indipendenza del Tibet ma esclusivamente un'autonomia in modo che il suo paese non scompaia sotto il comunismo cinese.

In Cina i cambiamenti e le aperture non hanno cambiato la sostanza perché la repubblica cinese continua ad essere una dittatura.
Al tempo di Mao il comunismo combatteva il capitalismo adesso la Cina è un enorme laboratorio dove il peggio del comunismo ed il peggio del capitalismo si fondono, in una cultura di sopraffazione e violenza, è diventato l’avanguardia del peggior sviluppo industriale e finanziario, specializzandosi in distruzione ambientale e violazione dei più elementari diritti umani.
Invece di difendere i Diritti Umani l'USA e l'Europa hanno deciso di entrare nell'enorme mercato cinese per moltiplicare i profitti.

Intanto si avvicinano i Giochi Olimpici.

E' vero che non si dovrebbe boicottare lo Sport, ma visto che si fa ben poco per difendere i Diritti Umani forse l'unico modo per fare pressione sulla Cina e sul Globalismo sarebbe quello di boicottare le Olimpiadi.

lunedì, marzo 17, 2008

Umberto II




Il 18 marzo del 1983 si spegneva in una clinica di Ginevra, dopo una lunga malattia, Sua Maestà Umberto II di Savoia, Re d'Italia.
Aveva 78 anni di cui 37 passati in esilio.

Ricordiamo che a dare la notizia ufficiale della morte del Re fu il Ministro della Real Casa Falcone Lucifero, il quale precisò che l'ultima parola pronunciata dal Sovrano fu: "Italia".

PS.
Alla repubblica italiana rimarrà per sempre la vergogna di aver lasciato morire Sua Maestà Umberto in esilio.

domenica, marzo 16, 2008

Anniversario dell'Unita' d'Italia


Anniversario dell'Unità d'Italia

Il 17 marzo è l'anniversario dell'Unità d'Italia.

La Festa dell'Italia!!

Il 17 marzo 1861, il primo atto del nuovo Parlamento Italiano fu la proclamazione del Regno d'Italia, con capitale a Torino.

In seguito alla votazione unanime del Parlamento, Re Vittorio Emanuele II assunse per sè ed i suoi discendenti il titolo di "Re d'Italia, per grazia di Dio e volontà della nazione".

giovedì, marzo 13, 2008

14 MARZO: NASCONO DUE RE D’ITALIA

Re Vittorio Emanuele II
Re Umberto I




Il 14 marzo 1820 nasceva a Torino Vittorio Emanuele di Savoia-Carignano, figlio primogenito di Carlo Alberto di Savoia-Carignano e di Maria Teresa d'Asburgo Lorena.

Fu principe di Piemonte, duca di Savoia e re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d'Italia dal 1861 al 1878.
Il compimento dell'unificazione italiana gli procurò l'appellativo di Padre della Patria.


Il 14 marzo 1844 nasceva a Torino suo figlio, Umberto di Savoia, futuro secondo Re d’Italia col nome di Umberto I.

Fu re d'Italia dal 1878 al 1900.
All'epoca venne soprannominato il Re Buono per l'impegno dimostrato nel fronteggiare sciagure nazionali, come la grave epidemia di colera a Napoli del 1884.

Repubblica senza soldi


Sarà perché stimato (troppo) dalla classe politica, per quel senso di superiorità con la quale si presenta nelle interviste e dichiarazioni, il famoso Sartori non mi è mai piaciuto ma questa volta pubblico nel mio blog un suo articolo, comparso sul Corriere.

Condivido l’analisi del professore, finalmente non si limita a criticare la legge elettorale ( alla quale lui dà troppa importanza ) o qualche politico (come ad esempio berlusconi, diventando cosi paladino della sinistra ) ma sottolinea un dato di fatto incontrovertibile e cioé che ci sono troppe cose che non funzionano - dall’intreccio fra malavita e politica, alle ecologia, all’economia, alle infrastrutture eccetera - arrivando alla conclusione che non si può continuare in questo modo.

Erano cose che probabilmente Sartori lo sapeva già, ma finora lo nascondeva, ed indicava i motivi della crisi del sistema nella legge elettorale o nel berlusconismo, fattori, tutto sommato, secondari o che sono conseguenze ma non cause della gravi situazione nella quale stiamo vivendo.

Il titolo la democrazia al verde è tutto un programma, significa che la repubblica ha sperperato i sacrifici degli italiani, ha preso in giro gli italiani, fino addirittura a cercare di distribuire più di quel che si produce.
Solo un sistema corrotto ed incapace può fare tanto e deve essere abbandonato il più presto possibile.

Questo articolo si può considerare come un'appendice del noto libro di Rizzo/Stella La Casta dei Politici.
Il libro si limita ad elencare gli sprechi dei politici ed in genere dello stato repubblicano, con quest’articolo addirittura il famoso politologo della casta giunge ad affermare che la repubblica ormai non ha più soldi in tasca.

Gli italiani è da tempo che si trovano in questa situazione (il potere di acquisto dei nostri lavoratori è del 18% circa inferiore a quello dei Paesi dell’euro),speriamo che questa repubblichetta non pensi di vendere il patrimonio dello Stato per continuare ad ungere il suo diabolico meccanismo.

Sono d'accordo con sartori che i programmi elettorali oramai si riducono a essere strumenti acchiappa-voti - con la gravissima conseguenza che una nazione senza una vera Politica è allo sbando -, ma questo perverso metodo non è solo una tendenza o limitato solo alle elezioni ma è stato utilizzato sistematicamente dalla repubblica.
Sperperare denari pubblici e comprare voti sono delle caratteristiche principale della repubblica italiana, con i quali cerca di conquistare consenso.
Distribuendo favori e favorendo clientelismo non ha certo fatto molto contro la Mafia, ha raschiato il fondo del barile fino addirittura a non avere più soldi.
Insomma la repubblica assomiglia ad un cane cretino che mangia anche la sua coda.

L’unica soddisfazione è che non avendo più soldi da sperperare adesso la repubblica non potrà più sopravvivere.
Speriamo che finirà presto.

IL SOMMERSO DEI PROGRAMMI
Democrazia al verde
di Giovanni Sartori

Torno ai programmi elettorali. Scrivevo che oramai si riducono a essere strumenti acchiappa- voti. Servono per vincere. Il che non implica che servano per ben governare. Può darsi; ma può anche darsi che costringano a governare malissimo. In parte perché promettono quel che non dovrebbero, e in parte perché occultano i veri problemi, i problemi che sono davvero da affrontare. Questi problemi, scrivevo, costituiscono la parte sommersa delle campagne elettorali. Vediamo di farla emergere. Una prima partita sulla quale troppo si sorvola è quella del nostro debito pubblico. Sì, sappiamo che c'è; ma poi si svicola.

Eppure batte ogni record: oscilla intorno al 105% del Pil (prodotto interno lordo), e cioè della ricchezza prodotta dal Paese in un anno; il che comporta un carico di interessi di 70 miliardi di euro. Ora, anche un bambino (ma non i sindacati e nemmeno la sinistra-sinistra) arriva a capire che trovarsi ogni anno con 70 miliardi bloccati è un’intollerabile palla al piede. Questo debito era superato, in passato, dal Belgio, che però è riuscito a dimezzarlo. A noi non riesce. Perché? E' un segreto di Pulcinella, debitamente oscurato da tutti. Una seconda partita dolente, anzi dolentissima, è quella della mafia (nella quale ricomprendo camorra e 'ndrangheta). Vedi caso, nessun programma si impegna in una «guerra alla mafia». Eppure la mafia è la più grossa azienda del Paese, con un fatturato nell'ordine di 90 miliardi all'anno, tutti esentasse, tutti in nero. Ma né Tremonti né Visco né nessuno hanno mai davvero cercato soldi nel colossale patrimonio mafioso.

Perché? E' un altro segreto di Pulcinella. E' che il voto malavitoso condiziona e inquina la politica e le elezioni di metà del Paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia 61 collegi su 61. E’ comune opinione che quel trionfo fu dovuto anche ai voti controllati dalla mafia. E ora il Cavaliere ritenta il colpo rilanciando il ponte di Messina, che sarebbe inevitabilmente una colossale pacchia per l'onorata società. Come insegna l'autostrada Salerno- Reggio Calabria, fatturata metro per metro dalle cosche. Aggiungo che questo lassismo, e ancor più la collusione tra politica e mafia, sono particolarmente vergognosi perché impiombano l'economia del Sud e di riflesso tutta l'economia italiana. Il Sud non riesce a decollare, economicamente, anche perché strangolato dal «pizzo» e da un gigantesco parassita che oramai è arrivato al Lazio. Come scrive Giorgio Bocca, la malavita sta «sconfiggendo lo Stato in metà dello Stato». Eppure i partiti (paghi di qualche fortunato arresto) non fiatano e anzi candidano personaggi in altissimo odore di sospetto. Una terza grossa partita è quella delle infrastrutture. Sono tante. Qui ho in mente strade e ferrovie, che sono infrastrutture disattese da decenni.

Giuseppe Turani stima che la rete ferroviaria da rifare costerebbe 30-40 miliardi, e che «per diventare (in materia di viabilità) un Paese moderno in media con gli altri Paesi europei dovremmo spendere nell'arco di una ventina d'anni almeno un altro Pil al completo». Basta e avanza così? Purtroppo no. Perché tra le partite ad alto costo c'è anche la partita ecologica e dell'incombente disastro climatico. In materia i nostri Verdi fanno ridere o fanno danno. Per loro il problema principale è di bloccare strade, ferrovie e fabbricati «brutti», nonché il grosso degli impianti per l'energia elettrica e la rigassificazione del metano. Il brutto non piace nemmeno a me. Ma è irresponsabile raccontarci che il fabbisogno energetico (in vertiginosa crescita) sarà fronteggiato dal sole e dal vento. Nel contempo si limitano a piangere, soltanto l'estate, quando i nostri boschi bruciano; e il ministro Pecoraro Scanio si è distinto nel bloccare a Napoli i termovalorizzatori perché il suo collegio elettorale è, appunto, Napoli. Abbiamo sottoscritto gli accordi di Kyoto, dopodiché le nostre emissioni di gas serra (il vero problema) hanno superato del 13% il limite che abbiamo accettato.

La verità è che sia Berlusconi che Prodi del riscaldamento della Terra si sono strafregati, e nemmeno Veltroni si stravolge più di tanto. Quanti Pil verrà a costare, quando i nodi verranno al pettine (sarà presto), questa cecità? Nessuno lo sa né lo vuol sapere. Infine c'è il costo del federalismo promesso a Bossi da Berlusconi. Nei programmi è un costo non contemplato, come se spezzettare il Paese in parecchie Sicilie aggiuntive non comportasse un esiziale aggravio di sprechi clientelari e di ogni sorta di disfunzioni. Pertanto quando si osserva che i programmi del Pd e del Pdl si equivalgono, si dimentica che se Berlusconi vincerà dovrà pagare a Bossi il salatissimo prezzo del suo sostegno. Ripeto, nessuno lo nota ma su questa partita Berlusconi, e soltanto lui, ci costerà molto caro. Cerchiamo di fare il punto a oggi. Siamo una democrazia troppo indebitata? Sicuramente sì. Siamo anche una «democrazia in deficit», per dire che le uscite superano regolarmente le entrate? Per ora è ancora così; e dubito sulla redenzione prevista per il 2012.

La cosa certa è, invece, che siamo una «democrazia al verde», senza un soldo in tasca, e che ha raschiato il fondo del barile (ci resta soltanto la risorsa, poco saggia, di continuare a vendere il patrimonio dello Stato). Si risponde che siamo pur sempre una «democrazia in crescita» in termini di Pil. Ma questa crescita è modestissima. Eppoi il Pil a questo effetto non è un buon indicatore. Il dato significativo è che oggi, secondo i dati Ocse, il potere di acquisto dei nostri lavoratori è del 18% circa inferiore a quello dei Paesi dell’euro. E siccome ci mancano i soldi per rimediare, il mio sospetto è che noi siamo una «democrazia in decrescita» e cioè caduta nel vortice di uno sviluppo non sostenibile che distribuisce più di quel che produce.

ilcorrierellasera

martedì, marzo 11, 2008

Scuola della repubblica


Un’indagine condotta dal Ministero della Pubblica Istruzione rileva che nelle superiori solo 3 studenti su 10 non hanno avuto debiti.

Ciò significa che il 70% degli allievi , pari a circa 2 milioni di studenti, hanno riportato almeno una insufficienza e in media ogni ragazzo e’ andato sotto la sufficienza in quattro materie.

Inoltre la situazione è ancor più drammatica negli istituti professionali dove gli insufficienti sono ben 8 su 10.
Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza culturale, ci sono molti (troppi) ragazzi con gravi lacune con la conseguenza che i corsi rischiano di essere un duplicato della lezione impedendo un completo svolgimento dell'insegnamento.

In questa situazione drammatica non basta una riqualificazione della docenza per migliorare l’Istruzione ma occorre una rivoluzione culturale e sociale.
I dati dimostrano che ci troviamo di fronte ad un forte decadimento del livello educativo nella scuola Italiana.

Il motivo principale di questa debacle è dello stato repubblicano che ha demolito i valori morali e comportamentali sui quali fino ad alcuni decenni fa si basava la società italiana.

La repubblica ha distrutto tante cose valide con altre false, spesso anche senza proporre delle alternative.
L'educazione dei ragazzi era basata su alcuni assi portanti, la famiglia, la scuola e la chiesa.
La famiglia l'abbiamo sacrificata al dio denaro, adesso il padre e la madre lavorano con il risultato che non si ha più il tempo di seguire i figli.
Inoltre abbiamo indebolito la famiglia tradizionale con il divorzio e favorendo altri tipi di famiglia che non fanno certo crescere bene i bambini.
La scuola è nelle mani di insegnanti incapaci e comunque meno educatrice rispetto al passato, e siamo arrivati al punto che se un alunno indisciplinato riceve una nota l'insegnante rischia di essere denunciato dai genitori.
L'insegnamento della Chiesa l'abbiamo relegata ai margini, sostituita da uno stato corrotto ed inefficiente.

Adesso i ragazzi crescono con modelli sbagliati, senza dialogo e senza valori.
E’ conclamato che lo stato repubblicano è inefficiente ed incapace e quindi anche i tentativi di riformare la scuola hanno peggiorato la situazione, ed inoltre i governi che si sono succeduti hanno distrutto le riforme precedenti aumentando confusione.

Secondo me la scuola è peggiorata per la fortissima presenza della propaganda repubblicana che ha politicizzato quasi tutto.
L'insegnamento è filtrato e controllato dal regime repubblicano, la scuola è diventato il mezzo con il quale il regime ha plasmato la cultura e la società.
Senza meritocrazia, appiattimento totale, falsi principi e valori, questi sono i frutti della repubblicana.

Perché meravigliarsi del bullismo, del decadimento del livello educativo in Italia quando la scuola è controllata e gestita da uno stato così corrotto ed inefficiente?


Superiori, risultati del primo quadrimestre: 2 milioni di studenti (il 70% degli iscritti) hanno riportato 8 milioni di insufficienze
Fioroni: uno sforzo straordinario per aiutare a recuperare
l 70,3% dei ragazzi che frequentano le scuole superiori hanno riportato una o più insufficienze al termine del I quadrimestre 2008: in media ogni ragazzo ha riportato insufficienze in quattro materie. Questi sono alcuni dei dati rilevati da un’ apposita indagine campionaria, condotta in questi giorni dall’Ufficio studi del Ministero sul 40% delle scuole.

Il 70,3% degli studenti, in sede di scrutinio, ha riportato almeno una insufficienza tra le diverse discipline. Questo valore corrisponde a circa due milioni di studenti.

Studenti con insufficienze per 100 scrutinati

Liceo Classico 57,6
Liceo Scientifico 61,9
Licei socio-psico-pedagogici 57,6
Liceo Linguistico 67,4
Istituto tecnico 76,4
Istituto professionale 80,0
Istruzione artistica 73,8

TOTALE 70,3

Mediamente sette alunni su dieci registrano almeno un’insufficienza, valore di per sé alquanto negativo, che diventa drammatico negli istituti professionali dove gli “insufficienti” sono ben 8 su 10. E’ come se in una classe (ad es. di 24 alunni) solo 7 di questi riportassero risultati positivi (e solo 5 negli istituti professionali).

L’indagine ha rilevato che dovranno essere superate circa 8 milioni di insufficienze: in media ogni studente dovrà recuperare quattro debiti.

La disciplina dove sì è registrato il maggior numero di insufficienze è la matematica con il 62,4% dei casi, con valori negativi in tutti i tipi di scuola.

Il numero di insufficienze rimane costante a prescindere dagli anni di corso: solo in quinta si nota una lieve riduzione (65%), ma rimangono significative le carenze in materie come la matematica (60,9%), e l’italiano che nei tecnici ed i professionali è di circa il 40%.

“I dati del primo quadrimestre – ha commentato il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni - dimostrano quale lavoro straordinario la scuola debba mettere in atto perché entro giugno si recuperino il più possibile queste insufficienze. Sono numeri che, oltre a far chiarezza, illustrano anche lo sforzo che alunni e docenti saranno chiamati a fare nei prossimi mesi in quanto, a fine anno, di solito le insufficienze si dimezzano. E’ del tutto evidente comunque che ci troviamo di fronte ad un problema serio ed è questo il motivo per il quale è stata data priorità assoluta, anche in termini di risorse economiche, alle azioni per supportare l’impegno delle scuole”.

pubblica istruzione

martedì, marzo 04, 2008

Anniversario dello Statuto Albertino



Anniversario dello Statuto Albertino
promulgato il 4 marzo 1848 da Re Carlo Alberto

martedì, febbraio 12, 2008

napolitano burocrate europeo

Un capo di stato dovrebbe essere molto prudente nel parlare, in particolare in tema di politica estera, anche perché non mi risulta che il presidente della repubblica abbia poteri di indirizzo in politica.

Lo scorso 11 febbraio nel corso della Lectio Magistralis svoltasi a Trento, il presidente della repubblica ha detto che È indispensabile che il nuovo Trattato europeo di Lisbona entri in vigore l’anno prossimo, prima delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo ed ha sollecitato l’Italia a ratificare il Trattato europeo di Lisbona anche in questa fase elettorale e criticando, con impliciti riferimenti, Paesi come la Gran Bretagna.

Non sono un costituzionalista ma so che un presidente deve evitare di fare politica e quindi napolitano, spingendo i politici a non indugiare nel ratificare la Costituzione europea, e’ andato ben oltre le sue prerogative, ed inoltre non puo’ certo permettersi di criticare le scelte politiche di altri Stati.

Ricordo che il regime repubblicano ha deciso di giungere all'Unione Europea via parlamentare e senza consultare gli italiani, al contrario di quello che hanno fatto altri paesi, come la Francia ed Olanda.
Io penso che il metodo parlamentare è una scorciatoia che avvalora la tesi del deficit di legittimità del sistema istituzionale europeo e nonche’ la mancanza di una effettiva democrazia della repubblica italiana.

Nonostante la classe politica e la grande imprenditoria lodano gli effetti positivi dell'Unione Europea (e mi chiedo se sia proprio vero ..), gli italiani non sono per nulla soddisfatti dell’unione europea, l'euro ha indebolito il loro potere d'acquisto, e l’entusiasmo europeo e' ormai solo un ricordo.
Ritengo che solo un referendum popolare può garantire la democrazia in Europa e quindi il trattato europeo dovrebbe comunque sempre passare al vaglio del corpo elettorale.
Purtroppo in Italia non è stato così ed ora napolitano addirittura ritiene che si debba procedere alla ratifica del Trattato di Lisbona anche se le Camere sono sciolte.

Napolitano (come precedentemente ciampi) spinge i politici ad essere europeisti ad ogni costo, e percio’ svolge un ruolo politico di primo piano che è in contrasto con la costituzione.
Ci risiamo con la solita doppiezza della costituzione repubblicana.
La repubblica considera il capo di stato la persona apolitica e superpartes, mentre in realtà è un politico, per mestiere e passato, imposto dai partiti ( se non addirittura solo dalla maggioranza) al quirinale che continua ad influenzare la classe politica.

L’ultima dichiarazione di napolitano dimostra che il Parlamento è una variabile dipendente invece che l’espressione del popolo sovrano.
Infatti non conta il consenso dei cittadini e napolitano formalizza apertamente la dittatura dei burocrati di Bruxelles e cioe’ che l'Italia e gli Italiani soprattutto, non hanno voce in capitolo nelle decisioni che riguardano il loro futuro.
Napolitano e’ sempre un comunista non solo perche’ non ha mai ripudiato il passato, ma anche perche’ con l’ultima dichiarazione sembra eseguire gli ordini della nomenklatura di bruxelles tanto simile al politburo sovietico.

domenica, febbraio 10, 2008

Le vittime delle Foibe abbandonate dalla repubblica


Dopo anni di silenzio, finalmente un presidente della repubblica ricorda la tragedia dell'Istria.

Il ricordo è sacrosanto, ma non basta !
Non ha senso e non basta ricordare il passato, evocare i duri sacrifici patiti dagli italiani che vivevano in Istria e Dalmazia.
Dopo anni di ignavia e viltà, questa era l'occasione opportuna per fare un pò di autocritica, segnalare la mancanza di una storiografia più vicina alla realtà ed indipendente dalla politica.
Infatti nei libri scolastici è quasi impossibile trovare testi ed informazioni sui tremendi eventi avvenuti nell'Istria, molti italiani non sanno neanche cosa sono le foibe!

Purtroppo il silenzio del regime repubblicano continua, napolitano si limita a dire che ci sono stati tardivi riconoscimenti della tragedia istriana ma non c'è nemmeno un accenno di autocritica storica e politica, e non parliamo poi della vergogna del trattato di osimo

Con questo silenzio la repubblica continua ad uccidere gli istriani !

Come mai si è voluto dimenticare questi fatti?
La risposta è semplice : la vulgata repubblicana ha cancellato gli orrori compiuti dai comunisti perchè la costituzione repubblicana è stata scritta anche dai comunisti.

In italia esistono ancora storici ed intellettuali liberi ed indipendenti dal Potere?

Questo 'Giorno del ricordo' non ci ricorda solo gli esuli e gli infoibati, ma ci insegna che in italia c'è un profondo bisogno di revisionismo storico e culturale.

venerdì, febbraio 08, 2008

La Casta della repubblica


Ogni tanto si ritorna a parlare di costi della politica ma la casta della repubblica non si pente anzi rilancia.
Il regime repubblicano e' una vera e propria oligarchia che con trucchi e deroghe ad hoc continua a prendere soldi legalmente.

Ad esempio il costo di Montecitorio è passato dai 34 milioni del 2007 ai 36 milioni per il 2008, causato soprattutto da alcune deroghe concesse all'inizio della legislatura che hanno aumentato il numero dei gruppi parlamentari (quelli con meno di 20 deputati, Comunisti italiani, Dc-Psi, la Rosa nel Pugno, i Verdi e i Popolari-Udeur).

Inoltre a far lievitare le spese ha contribuito anche il ritocco all'insù erogato ai gruppi più numerosi con la riduzione delle fasce di calcolo da cinque a due, con questo nuovo meccanismo l'Ulivo ha ottenuto il 28,7% di finanziamenti in più, Forza Italia il 20,5% in più e An il 9,2% in più...

I tagli promessi negli ultimi anni dalla classe politica non sono mai presi in considerazioni, la casta dei politici non ha mai messo un freno ai finanziamenti, anzi il Trend accomunato dalla Camera e Senato e' in continua crescita, al quale si deve considerare anche il Quirinale.

Come se non bastasse nonostante le Camere si sono sciolte, i costi della politica continuano ad aumentare e con il voto anticipato la casta guadagnera' 300 milioni di euro.
Questi soldi arriveranno nelle tesorerie sotto la voce “rimborsi elettorali”, che i partiti continueranno a riscuotere nei tre anni che mancano alla fine naturale della XV legislatura. E non finisce qui. I compensi andranno ad accumularsi con i nuovi rimborsi elettorali a cui avranno diritto per il fatto di correre e avere eventuali eletti alle prossime consultazioni elettorali.

C'e' una norma del 2006 - legge n. 51/2006, art. 39-quaterdecies, comma 2, lettera a - che, con rigoroso voto bipartisan, stabilisce il solenne principio dell'erogazione del rimborso elettorale anche in caso di scioglimento delle Camere.

Come se non bastasse, da alcune dichiarazioni di calderoli sembra che si cerca un modo per dare la pensione a tutti quei politici che a causa della fine anticipata della legislatura non avranno diritto alla pensione, da ricordare che un politico per avere la pensione devono passare 2 anni 6 mesi 1 giorno.

La Casta della repubblica colpisce ancora!!!



Legislatura sempre più cara

Breve la durata delle Camere, lunga la lista dei gruppi che le hanno affollate: 14 quelli della Camera. Un record della storia repubblicana, sei in più rispetto alla legislatura precedente. Da record anche il conto presentato nel bilancio di questi due anni di legislatura: due milioni di euro in più all'anno.
Il capitolo del conto economico di Montecitorio è passato dai 34 milioni del 2007 ai 36 milioni per il 2008. Colpa delle cinque deroghe ai mini-gruppi (quelli con meno di 20 deputati) concesse all'inizio della legislatura che hanno dato autonomia parlamentare a Comunisti italiani, Dc-Psi, la Rosa nel Pugno, i Verdi e i Popolari-Udeur. Ciascuno di questi partiti si è così potuto dotare di propri dipendenti, di un proprio staff di segreteria e di propri uffici. Ma a far lievitare le spese ha contribuito anche il ritocchino all'insù erogato ai gruppi più numerosi con la riduzione delle fasce di calcolo da cinque a due. Con il nuovo meccanismo l'Ulivo ha ottenuto il 28,7% di finanziamenti in più, Forza Italia il 20,5% in più e An il 9,2% in più. Morale della favola: nonostante i tagli degli ultimi anni a quasi tutte le voci del bilancio, i trasferimenti ai gruppi hanno sempre avuto un trend di crescita, compreso fra il +4 e il +5 per cento. Trend che ha accomunato Camera e Senato. Seppur a fine legislatura, Palazzo Madama ha deciso di intervenire per mettere un freno ai finanziamenti sospendendo il recupero del dato inflattivo relativo allo scorso anno. Il 20 febbraio il collegio dei questori approverà il bilancio per il 2008 e comunicherà ai gruppi ormai in scioglimento il taglio dei fondi.
Alle casse delle due Camere gioveranno invece i risparmi prodotti dai 380 parlamentari alla prima legislatura che, per via dello scioglimento anticipato delle Camere, non maturano il diritto al vitalizio.

Ieri il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli (Lega), aveva denunciato una presunta furbizia del Governo che avrebbe fissato il voto al 13 aprile per garantire la pensione a tutti i parlamentari, anche quelli di prima legislatura. Quella data assicura alle Camere il traguardo dei due anni di legislatura. Ma tanto non basta a mettere le mani sul vitalizio. I questori di Montecitorio e Palazzo Madama, che dopo l'annuncio di Calderoli sono stati subissati di telefonate da parte dei parlamentari "sfortunati", ricordano però che la possibilità di riscattare il vitalizio scatta dopo due anni e 5 mesi di legislatura: occorreva dunque tener duro fino al 27 ottobre. Per i parlamentari di prima legislatura resta solo la possibilità di cumulare questi due anni con altri periodi futuri se verranno rieletti.

Difficile calcolare i risparmi che, secondo i questori delle due Camere, si potranno apprezzare solo sul lungo periodo. In un primo tempo, infatti, venendo meno le risorse contributive versate dai parlamentari cessati dal mandato, per Palazzo Madama e Montecitorio ci saranno anche minori entrate.
Quanto al tentativo di garantire il vitalizio, Calderoli insiste parlando di un accordo tra le forze politiche nell'ufficio di presidenza della Camera per superare la sperequazione tra il parlamentare alla prima legislatura non più eletto rispetto all'equivalente però rieletto. Secca la replica del questore della Camera Gabriele Albonetti: «La politica ha già tanti problemi veri che non è proprio il caso di aggiungerne di falsi».

ilsole24ore

martedì, gennaio 29, 2008

Dopo il governo prodi, il governo napolitano


Come avevo scritto prima in un mio post, in Italia stiamo assistendo ad una crisi di sistema.

La clamorosa e scandalosa emergenza dei rifiuti in Campania è il punto d'iceberg di un sistema che ormai non funziona più, la crisi del governo prodi, avvenuta improvvisamente e, per un certo senso, scatenata da una questione personale (il caso mastella) dimostra quanto sia grave la situazione.
Il sistema politico-istituzionale (repubblica) è giunto al culmine di una crisi dalla quale non si intravede una via d'uscita, la repubblica rivela tutti i suoi limiti, la sua incapacità a autoriformarsi.

A tutto ciò si deve considerare un altro fattore che aggrava la situazione, e che naturalmente il regime repubblicano nasconde, e cioè la mancanza di un capo di stato davvero super-partes.
Infatti al Quirinale c’è un politico - esponente del PCI che nel 1956 difese l’invasione militare dell’URSS in Ungheria e che non ha mai ripudiato il comunismo - che è stato votato solo dalla maggioranza che ha sostenuto il governo prodi.

Il governo prodi aveva una maggioranza numerica risicata, grazie ai senatori vita, ma non politica, ed ora al parlamento non c'è una maggioranza che rispetta la volontà popolare.
Il quadro completo di ciò che vogliono i partiti è chiaro, il centro-sinistra vuole un governo istituzionale per evitare di andare alle elezioni, al contrario il centro-destra punta alle elezioni, certo di vincerle.
Con la scusa che la differenza numerica al parlamento tra le due strade è minima, napolitano vuole verificare se al parlamento può esiste un altro governo.

Ora secondo me, non ha senso avere un governo che abbia l'unico scopo di stabilire una nuova legge elettorale anche perché sarebbe molto debole.
Inoltre un governo del genere è dannoso al Paese perché i problemi che assillano gli italiani peggiorerebbero ed inoltre non è possibile che in pochi mesi i partiti, che nel frattempo non fanno altro che litigare, possano mettersi d'accordo.

Il presidente della repubblica nominando un politico per creare un governo istituzionale, mette in luce uno dei tasti dolenti della repubblica, cioè la mancanza di un capo di stato apolitico e garante di tutti.

In una situazione politica complessa e difficile come questa, qualsiasi scelta che prenderà napolitano sarà destinata ad attirare non poche critiche.

Si sa già che tutti i presidente della repubblica sono dei politici, che difendono i partiti che li hanno portati al quirinale, e quindi se napolitano non scioglie le Camere per andare al più presto alle elezioni, diventa palese che vuole aiutare la parte politica dalla quale proviene.

Insomma qualsiasi scelta faccia napolitano è sospetta, in particolare se soddisfa la linea politica indicata dal centro-sinistra.

Ci si illude che il presidente della repubblica (PdR) possa essere superpartes, ma è impossibile.
Infatti ogni decisione del Pdr può essere interpretata come azione politica e quindi criticabile.
Insomma inevitabilmente le azioni e scelte di napolitano alimentano ulteriormente la degenerazione.

Quando cade un governo, non c’è un’altra maggioranza che rispetta la volontà popolare, ed in più non si ha più fiducia nella classe politica, si capisce molto bene quanto la monarchia sia meglio della repubblica.

Solo il Re è un capo di stato super-partes perché, non appartenendo alla classe politica, le sue azioni non sono influenzate dai partiti.

Magari adesso avessimo un Re invece di un politico al Quirinale !

domenica, gennaio 27, 2008

In Memoria della Regina Maria Jose'



A Ginevra il 27 gennaio 2001 moriva la Regina Maria Josè.

Per Suo espresso volere venne sepolta nell'Abbazia Reale di Altacomba (Alta Savoia in Francia) ed adesso riposa al fianco di S.M. Umberto II.

sabato, gennaio 26, 2008

L'Italia è ostaggio della politica


Nel Rapporto Italia 2008 l'Eurispes conferma l'impoverimento del nostro Paese e un forte pessimismo tra gli italiani.
Dal punto di visto economico ci sono 5 milioni di famiglie a rischio povertà, già alla terza settimana gli italiani non ce la fanno più, c'è una difficile situazione economica, una precarietà socio-esistenziale.

Toccando il tema della situazione politica, il presidente dell'Eurispes ha detto : L'Italia è ostaggio della politica che non è in sintonia con le attese e le vocazioni del paese.
Una politica che non riesce a darsi un progetto e a venire incontro alle aspettative degli italiani, rischiando prima o poi di essere spazzata indietro
.

Se è vero che l'Italia è ostaggio della politica allora gli italiani sono ormai prigionieri di un sistema che ha imbavagliato la società impedendone ogni movimento, possibilità, azione, desiderio di cambiamento e di modernità.
Insomma la classe politica ha ridotto progressivamente gli spazi di democrazia e mortificato le vocazioni, i talenti, i meriti dei cittadini.
La situazione è molto grave e drammatica perché il regime repubblicano, per paura di perdere il controllo ed il consenso della società, sta limitando la libertà e democrazia.
Inoltre, sempre secondo questo rapporto, la politica è forte e invasiva nella società, ma contemporaneamente è remissiva nei confronti dei poteri forti - finanza, banche, assicurazioni, mass media, corporazioni.

Insomma la repubblica è forte contro gli italiani ma debole contro i poteri forti.

Un appello agli Italiani : c'è bisogno di un Nuovo Risorgimento!

Eurispes: italiani sfiduciati dall'eclissi della politica, dilagano pessimismo e nuove poverta'

Meno di 4 famiglie italiane su 10 (il 38,2%) riesce ad arrivare alla fine del mese. E' quanto segnala il rapporto Italia 2008 dell'Eurispes, che mette in evidenza un netto peggioramento rispetto al 2007, quando ad arrivare alla quarta settimana era il 51,6% degli italiani. Il consumatore italiano, si legge nel Rapporto, ha la percezione di avere "prezzi tedeschi e redditi greci".

Non resta più nulla
In pochissimi riescono a risparmiare ancora qualcosa alla fine del mese: 13,6% contro il 25,8% del 2007 e il 27,9% del 2005. Rispetto allo scorso anno, la situazione economica delle famiglie appare decisamente peggiorata: il 32,1% degli italiani registra lievi segnali di peggioramento economico del proprio nucleo familiare (rispetto al 25,7% del 2007) e il 13,7% percepisce un peggioramento economico di più marcata entità (11% nel 2007). In diminuzione il numero di quanti definiscono invariata la situazione economica della propria famiglia (41,4% rispetto al 56% del 2007). Non stupisce, alla luce di questa fotografia, il pessimismo montante: il 69,5% degli italiani (erano il 51,9% nel 2007) esprime pareri negativi in merito al quadro economico nazionale.

In particolare, il 31,9% reputa la situazione economica del Paese lievemente peggiorata nell'arco dell'ultimo anno mentre il 37,6% manifesta maggior pessimismo. Più negativi i giudizi sulla situazione economica tra coloro i quali risiedono al Nord-Est e nel Mezzogiorno che si esprimono per un netto peggioramento rispettivamente nel 49,5% e nel 42,4% dei casi. A pensare peggio, ovviamente, gli elettori di centrodestra: l'86,7% percepisce un peggioramento. Il pessimismo si riscontra anche a sinistra (53,2%) e al centro sinistra (51,8%): più della metà di quanti si dichiarano appartenenti alle due aree politiche avvertono questa tendenza.

Di male in peggio
Il 78,5% degli italiani nutre pessimismo e sfiducia nella situazione economica che si prospetta nei prossimi dodici mesi. Se per il 30,8% il quadro economico italiano restera' cosi' com'e', per il 47,7% esso e' destinato addirittura a peggiorare. Questo sentimento di pessimismo è il più alto registrato dai sondaggi dell'Eurispes nel corso degli ultimi 6 anni, dal 2003 al 2008.

Prezzi folli
A contribuire al crescente pessimismo, la percezione sempre piu' netta di un aumento dei prezzi al limite del sopportabile. Secondo il 90,3% degli italiani nel corso dell'anno appena passato i prezzi nel nostro Paese sono aumentati (era il 71,3% nel 2007). In primis quelli della benzina e il carburante per le auto (95,5%) e i beni alimentari (94,5%).

L'eclissi della politica
Il potere "esercita il comando senza obiettivi e senza principi, perde ogni rapporto con la realtà del Paese", diventa autoreferenziale e alla fine forma "una società separata", con una sua lingua, le sue gazzette, i suoi clan, i suoi privilegi. Questa "società separata ha le finestre aperte solo su se stessa", denuncia il Rapporto Italia 2008 dell'Eurispes. In realtà, sottolinea l'Istituto di studi economici e sociali, la politica non c'è più, da almeno quindici anni: è estinta, grazie alla tenacia dei poliburocrati, i burocrati dei due poli, ora quasi tutti in "overdose", sopraffatti dai loro stessi abusi.

Per l'Eurispes lo 'spoil system', è solo la caricatura grottesca del 'sistema delle spoglie' americano. Importato in Italia, lo spoil system è servito per lottizzare e stremare la Pubblica amministrazione, riducendone gli alti gradi a precari in balia degli umori dei partiti. Non solo: l'Eurispes sottolinea che "il guaio più grave introdotto dalla Riforma del Titolo V della Costituzione è la deresponsabilizzazione delle Regioni e gli altri Enti territoriali nella gestione della finanza locale. E questa è una delle cause dell'aumento abnorme dei costi della politica". Di recente si è delineato un altro rischio, legato al ricorso degli Enti locali alla cosiddetta 'finanza creativa': l'emissione di titoli che in molti casi non potranno essere rimborsati se non con l'emissione di nuove obbligazioni: modello Parmalat o Cirio applicato alla finanza pubblica locale. Il rischio di una gigantesca bancarotta grava soprattutto su alcuni Comuni del Sud: a Taranto c'è già stata, frettolosamente circoscritta a caso isolato e speciale.

I nuovi poveri: laureati, giovani, con un impiego al Sud
L'Eurispes stima nel Rapporto Italia 2008 presentato oggi a Roma, che circa 2.500.000 nuclei familiari sono a rischio di povertà (l'11 per cento delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone), si può arrivare alla conclusione che il totale delle persone a rischio di povertà e di quelle già comprese tra gli indigenti è allarmante: si possono stimare circa 5.100.000 nuclei familiari, all'incirca il 23% delle famiglie italiane e più di 15 milioni di individui, di questi quasi 3 milioni sono minori di 18 anni.

Rispetto al 2004, la povertà relativa in Italia è rimasta invariata, ma si è registrato un mutamento nella sua composizione sociale: essere poveri significa sempre più essere giovani, con un lavoro dipendente e un titolo di studio alto, caratteristiche che pongono tali individui nella categoria dei working poor e rappresentano una fetta della popolazione che lavora per un salario che li colloca al di sotto del livello di povertà.

rainews

giovedì, gennaio 24, 2008

Senato della repubblica

Come avevo già scritto in un post precedente, la profonda crisi nella quale giace l'Italia, non e' una crisi passeggera, ci troviamo di fronte ad una crisi di sistema.

Finalmente il governo prodi e' finito, ma non si puo' neanche immaginare che la crisi di un sistema si possa risolvere cambiando governo.
I problemi si risolvono solo se c'e' una classe politica seria e competente ed uno Stato sano e funzionale.

Il sistema politico-istituzionale e' giunto al culmine di una crisi dalla quale non si intravede una via d'uscita.
La repubblica rivela i suoi limiti, la sua incapacità ad autoriformarsi.

Bene, questa repubblica è davvero finita.
Ma per avere un futuro in Italia si deve aprire una fase nuova, si deve avere il coraggio di identificare un nuovo sistema, una nuova costituzione, una nuova classe politica.

Non so proprio come molti politici (tra i quali napolitano) possano sostenere che una nuova legge elettorale possa, tutto d'incanto, mettere a posto un sistema che invece e' dannoso al Paese.

C'e' bisogno di un nuovo Risorgimento !
Con alcune istantanee, ecco l'ultimo spettacolo andato in scena al senato della repubblica.

mercoledì, gennaio 23, 2008

Dopo 60 anni di repubblica ..

Alle volte il destino è beffardo.

La cerimonia per il 60° anniversario della costituzione si è svolta in un periodo di profonda crisi del sistema repubblicano.

In questo periodo di acuta crisi ed incertezza politica è successo di tutto : ripetuta crisi di governo (forse adesso giunto alla fine), lotta tra le forze istituzionali (magistratura contro la politica), la classe politica considerata dagli italiani casta, dimissioni di ministri, emergenza rifiuti, e chissa cos'altro succederà.

E' certo che gli eventi drammatici - crisi di governo e rifiuti - hanno messo in secondo piano la commemorazione della costituzione repubblicana, ed il settennato di napolitano - anche lui di Napoli - sarà ricordato come il periodo della emergenza dei rifiuti in Campania.

Una commemorazione molto amara per questa repubblica.

Il discorso di napolitano è avvenuto nel guazzabuglio parlamentare, dove la classe politica, alla quale lui appartiene, per non perdere o conquistare voti sta dando l'ultimo spettacolo.

Per quanto riguarda il discorso di napolitano, ritengo allarmante il suo pressante invito ai partiti di concentrarsi insieme sulle riforme di alcuni articoli della Costituzione.
Infatti non vorrei che sia un segnale del suo rifiuto di sciogliere le Camere, affidando a Prodi il reincarico per la formazione di un governo tecnico.
Vedremo presto come si comporterà.

martedì, gennaio 22, 2008

Crisi di sistema

Le dichiarazioni dei parlamentari hanno sempre un importante significato politico, possono piacere o no, condividerle o no ma, comunque, non possono essere liquidate senza una riflessione.

A maggior ragione le dichiarazioni dei parlamentari sono ancor piu' importanti quando hanno a che fare con questioni di rilievo politico come, per eccellenza, la crisi di un governo.

Mastella e' un importante politico, segretario di un partito essenziale per il governo prodi ed addirittura, fino a poche ore fa, Ministro della Giustizia.

Durante la nota trasmissione Porta a Porta, dedicata alla crisi del governo prodi provocata dall'uscita dal governo del suo partito Udeur, Mastella, tra l'altro, ha affermato :
"la Repubblica non c'e' piu' e non si sistema, come pensa Veltroni, con la legge elettorale".

La considerazione alla quale molti dovrebbero giungere e' che la profonda crisi nella quale giace l'Italia, non e' una crisi come quelle che, da tempo, in italia siamo abituati ad assistere, non si tratta di sapere se il governo reggerà o no alle prove dei prossimi giorni, non e' la crisi di un governo ma e' la crisi di sistema.

Questo significa che il sistema politico-istituzionale e' giunto al culmine di una crisi dalla quale non si intravede una via d'uscita.
Il sistema rivela i suoi limiti, la sua incapacità a autoriformarsi, ad aprire una fase nuova

A questo punto questa repubblica e' davvero finita.

Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "A Veltroni auguro di vincere le elezioni, quelle del 2500 dopo Cristo".
A 'Porta a Porta' Clemente Mastella non risparmia il segretario del Partito democratico da battute e allusioni.
E' Walter Veltroni l'uomo nel mirino dell'ex Guardasigilli. Mastella parla del "modo sprezzante di Veltroni nel dire vado da solo, non me frega nulla...".

Ma non e' possibile secondo il leader dell'Udeur che il Pd decida tutto da solo, la situazione e' troppo grave: "la Repubblica non c'e' piu' e non si sistema, come pensa Veltroni, con la legge elettorale".

http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1795531836

lunedì, gennaio 21, 2008

La repubblica del terrore



Luigi XVI di Francia (23 agosto 1754 - 21 gennaio 1793)
.
Sospeso ed arrestato durante l'insurrezione del 10 agosto, venne processato dalla Convenzione Nazionale, trovato colpevole di tradimento col nemico, e ghigliottinato il 21 gennaio 1793.
Luigi venne arrestato ufficialmente il 13 agosto 1792. Il 21 settembre 1792, l'Assemblea Nazionale dichiarò che la Francia era una repubblica.

Luigi venne processato (dall'11 dicembre 1792) e accusato davanti all'Assemblea Nazionale di alto tradimento. Venne condannato a morte (17 gennaio 1793) per ghigliottina con 361 voti favorevoli, 288 contrari e 72 astenuti.

Re Luigi XVI venne ghigliottinato davanti ad una folla festante il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l'attuale Place de la Concorde.

Il Re rivolgendosi ancora una volta ai francesi affermò: Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia.

Il binomio Rivoluzione-ghigliottina è divenuto, a partire dagli anni immediatamente successivi, inscindibile nella coscienza collettiva prima e nella memoria storica poi.

Dal punto di vista politico la ghigliottina è stata lo strumento fondamentale della repubblica francese.
La repubblica del terrore.

La fine della repubblica


Sono convinto che in Italia non esiste più lo Stato ma piuttosto un affollamento di surrogati di piccoli stati.

Come prima dell’Unità d’Italia - magistralmente guidata da Casa Savoia - la penisola italiana era divisa in tanti piccoli stati, adesso, dopo più di mezzo secolo di repubblica, gli italiani si sentono ancor più divisi di allora.
La differenza tra Nord e sud è aumentata, la politica è una casta, la magistratura contro la politica, un abnorme numero di partiti, le istituzioni non sono mai state così lontane dal popolo, la mafia si è consolidata, la differenza tra ricchi e poveri è aumentata.

Oggettivamente la repubblica è fallita – lo scandalo dei rifiuti della Campania è solo il punto d’iceberg – perché non funziona più nulla, ed ancor più grave, i vari gangli dello stato, dai quali dipende poi la democrazia, lottano tra loro mettendo addirittura in pericolo la libertà.

Siamo a un passo dall'emergenza democratica. Perché il degrado è inarrestabile, perché c'è un grave problema di delegittimazione politica, perché assistiamo a conflitti tra le istituzioni.

Gli italiani, lasciati soli dallo stato e più poveri con l’euro e la globalizzazione, hanno seguito l’esempio compiuto dallo stato, dalle istituzioni, dalla classe politica, le quali con i loro comportamenti hanno insegnato al popolo di pensare solo ai propri interessi e fregare il prossimo.

In questo modo il sistema repubblicano ha compiuto il più grave errore che poteva fare, perché così gli italiani non si sentono più un popolo, si vergognano delle loro istituzioni, la repubblica ha calpestato l’anima ed il cuore degli italiani, perdendo così concetti essenziale per una nazione come la Patria.

I drammatici eventi come l’emergenza dei rifiuti in Campania ed il caso mastella, non avvengono per caso o per colpa di poche persone.

Si giunge a queste incredibile e gravissime situazioni solo se lo stato lo permette, lo certifica, lo incoraggia, si fa complice, lo promuove.

E’ ingenuo ed inutile attaccare mastella, solo un tassello del meccanismo repubblicano, ma comunque alcune sue dichiarazioni sono significative. Profondamente scandalizzato, disse : Non capisco perché non indagano anche sulle mogli degli altri!

Questa frase contiene il fallimento della repubblica.

Un importante politico, segretario di un partito al governo, ministro della giustizia, secondo solo al presidente del consiglio, afferma che le accuse (presunte) contro di lui da parte della magistratura sono assurde perché sono la normalità. (questi comportamenti sono usati da tutti i politici).

Tutto ciò lascia sbigottiti e certifica la fine del sistema.

Se la Magistratura facesse veramente il suo mestiere, se fosse davvero indipendente dalla politica, allora forse lo scontro tra magistratura e politica sarebbe una strada da percorrere per correggere la situazione.
Ma purtroppo non è così.

E’ ridicola la pretesa che la repubblica si possa auto riformare attraverso la moralizzazione della politica, perché anche la magistratura non è esterna al sistema, dimostrando di non avere l’autorità morale per farlo.

La frase Così fan tutti non è indicato solo ai politici (ormai considerata una casta) ma a tutti i poteri della repubblica.

La classe politica, la magistratura, gli intellettuali, i giornalisti tutti colpevoli se non altro per non aver fatto il loro dovere.
Da diversi anni non è difficile teorizzare dei complotti all'interno della magistratura, c'è una parte che non indaga a 360 gradi ma le inchieste sono inchieste politiche.

I giornalisti non sono liberi professionisti ma anche loro sono di parte, le inchieste sono ordinate da altri politici.
Anche gli intellettuali fanno parte del sistema, che vendono il talento e capacità al potere.

Stiamo assistendo alla fine della repubblica.
L’odore di rifiuti che proviene dai palazzi non è la decomposizione di un governo, che francamente molti si augurano cadrà presto, ma piuttosto la progressiva crisi del sistema repubblicano.

La repubblica si basa su un sistema che prevede il continuo compromesso al ribasso, fare nulla per contentare tutti, è un coacervo tra forze diverse che però non pensano mai al bene comune, la politica fatta con il consenso attraverso le clientele.

Io credo che l’unica soluzione sia quella di cambiare classe politica, passando attraverso una assemblea costituzionale per identificare una nuova costituzione.

La via d’uscita è difficile ma c’è assoluto bisogno di una rivoluzione politica culturale sociale.

Non c’è che auspicare che gli italiani abbiano questa forza.

mercoledì, gennaio 16, 2008

Università della repubblica


Sua Santità Papa Benedetto XVI era stato invitato il 17 gennaio 2008 a parlare nell’Aula Magna dell’Università di Roma “La Sapienza” nel giorno della inaugurazione del 705esimo Anno Accademico.

Una sessantina di professori, supportati da collettivi universitari appartenenti alla sinistra, hanno addirittura accusato il Papa di voler entrare nella cittadella della conoscenza scientifica.
In seguito a violente reazioni dell'Ateneo contro il Papa, con un breve comunicato stampa il Vaticano ha reso noto che, per motivi di sicurezza del Pontefice, Benedetto XVI non visiterà l’Università la Sapienza di Roma.

Per quel che ne so, è la prima volta che l’inaugurazione dell'Anno Accademico della Sapienza è stata turbata da fatti come questi.
Un altro record negativo della repubblica.

In questa repubblica la cultura è nelle mani della sinistra, che in Italia significa comunismo.
In Italia gli intellettuali per lo più appartengono all’ideologia comunista, provengono dalla rivolta sessantottina nata negli ambienti marxisti, alcuni addirittura erano vicini al terrorismo rosso (brigate rosse..)
Il comunismo, essendo un'ideologia sbagliata ed assurda, non ha potuto costruito nulla di positivo, il suo fallimento era già evidente all'inizio.
Rimane però il grande problema che, forse, questa ideologia ha demolito quei valori e radici sulle quali si basava una società valida e funzionante, in sintonia con l'uomo.

In questo evidente direzione di degrado culturale-sociale- politico la repubblica ha gravi responsabilità in quanto fondata anche sull'ideologia comunista.
A fianco di questi post comunisti ci sono anche gli iper-laicisti, per i quali esistono solo le loro idee, i loro valori, i loro desideri.
Loro non ammettono il confronto civile, ma solo l'arroganza, l'inciviltà, l'offesa e la violenza verbale e fisica.

La differenza fra questi postcomunisti ed i fascisti, che tanto aborrono, è solo il colore.
Loro sono fascisti rossi, per giunta indottrinati che ripetono a pappagallo lezioncine confezionate da professori frustrati e arroganti, ignoranti e/o in malafede.

L’intolleranza è una tipica caratteristica della repubblica - già evidente nell'esilio dei Savoia e nel'art. 139 della costituzione che recita l'eternità della repubblica - la democrazia è spesso solo di facciata, la cultura è stata fatta a pezzi dalla politica e dalle ideologie.

Il fatto che il Papa, il filosofo Ratzinger, non possa tenere la sua lectio magistralis per l'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza di Roma fuga ogni dubbio sul livello delle nostre università.
E' particolarmente grave che sia avvenuta questa intolleranza nell’Università, il luogo più indicato per la dialettica.
E' noto che negli atenei repubblicani si vince una cattedre solo se si conosce un professore, se si ha la tessera giusta, se si è sponsorizzati da qualche politico...

Senza possibilità di appello, i professori della Sapienza hanno dimostrato prima di tutto di aver sbagliato mestiere.
Infatti manca a loro una cosa essenziale, cioè l'amore per la discussione, la consapevolezza che si può raggiungere la verità solo con il dialogo tra gli opposti.
Inoltre i professori firmatari della lettera contro l’invito del Rettore al Papa hanno dimostrati di essere ignoranti, in quanto hanno abbandonato i più logici ed
elementari principi metodologici della ricerca scientifica.
In primo luogo hanno mancato di controllare la veridicità delle affermazioni attribuite al Pontefice, ed - ancor più grave - se in possesso dell'intero intervento dell'allora cardinale Ratzinger hanno evidenziato una totale incapacità di comprendere quelle affermazioni, declinandole secondo biechi interessi di parte.

A questo punto rimane da domandarsi cosa possano mai insegnare questi professori della Sapienza di Roma.

Piena solidarietà a Sua Santità Papa Benedetto XVI e rifiuto di questa società materialista e nichilista, appartenente all'ideologia comunista che tra l'altro ha anche generato questa repubblica.

venerdì, gennaio 11, 2008

I rifiuti della repubblica


E’ molto difficile immaginare che in Italia, considerato (finora..) tra i più sviluppati del pianeta, possa succedere quello che assistiamo nel nostro Paese.

Il problema dei rifiuti pero’ non riguarda solo Napoli e la Campania ma è di portata globale.
Esso investe la natura e la struttura stessa del modo di produzione, troppo consumistico, un sistema economico ed industriale imposto a livello planetario che brucia e divora ogni giorno ingenti risorse energetiche, alimentari ed ambientali che non sono inesauribili, generando una enorme quantità di rifiuti ed anche scorie e sostanze tossiche che l'ambiente stenta a smaltire.
Inoltre lo stesso processo di smaltimento dei rifiuti è diventato un affare di proporzioni gigantesche, nel quale da tempo la malavita ha accumulato colossali fortune economiche.

Comunque in questa complessa e drammatica situazione ci sono palesi e gravissime responsabilità del Sistema (repubblica), l’emergenza campana rileva una totale assenza di capacità decisione e di realizzazione da parte del potere esecutivo che ha addirittura esasperato la popolazione.

In questo degrado sociale, creato appunto dallo stato repubblicano, occorre contrastare i tentativi mediatici di disinformazione e di criminalizzazione della rivolta popolare, ritengo che e` sacrosanta la rivolta della popolazione contro lo stato.

Questa piaga e` anche e soprattutto conseguenza di un processo di sottosviluppo realizzato dal Sistema repubblicano che ha utilizzato l’enorme somma di denari indirizzati verso il Mezzogiorno non per sviluppare il Sud, ma per comprare voti e poltrone.

La nomina di Gianni De Gennaro in qualità di Commissario straordinario per l'emergenza, dotato di superpoteri per rispondere al problema dimostra la definitiva sconfitta del regime repubblicano.
La soluzione estrema escogitata dal governo Prodi significa che lo stato si arrende, non e’ in grado neanche di gestire i rifiuti.

Agli occhi di tutti, ciò significa che la repubblica e’ incapace e quindi non ha credibilità ed, in ginocchio, chiede aiuto ad un uomo forte.

Infine mi preme sottolineare le implicazioni dell’attuale situazione sulla credibilità dello stato repubblicano.
Credibile è la persona che è in grado di far seguire delle azioni alle sue parole.
Evidentemente ll caso dei rifiuti in Campania da un definitivo colpo alla credibilità dell’Italia.
Infatti, non solo c’e’ la palesa incapacità dei Governi (attuale e precedenti) nell’imporre la propria volontà sulle questioni dello smaltimento dei rifiuti, ma rivela anche l’assoluta anarchia che oramai sembra essersi impossessata in Italia.

A questo punto una semplicissima domanda: quanto è credibile a livello internazionale un Paese che e’incapace di smaltire i rifiuti in vaste aree del suo paese?
Infatti mi chiedo come l’Italia possa partecipare ai prossimi vertici internazionali dedicati ai temi come la Pace e la stabilità, visto la sua palese incapacita’ di garantire la sicurezza all’interno dei propri confini.
E’paradossale che un Paese incapace addirittura di gestire lo smaltimento dei rifiuti si proponga di mantenere l’ordine pubblico al loro esterno.

Visto che l'Italia non e’ neanche in grado di garantire le piu’ banali ed elementari esigenze dei cittadini, non puo' permettersi il lusso (non ha la forza e la capacita’) di occuparsi dell’Afghanistan o Somalia.

martedì, gennaio 08, 2008

Rifiuti e repubblica


La gravissima crisi dei rifiuti in Campania sta portando alla luce quanto vale lo stato repubblicano, uno stato corrotto ed incapace di gestire neanche le esigenze piu’ elementari dei cittadini.
Non e’ mai stato neanche immaginato un film ambientato in uno stato simile a quello che vediamo nei servizi televisivi sull'emergenza dei rifiuti a Napoli.

Montagne di rifiuti che bruciano nelle strade, affari sporchi collegate ai rifiuti, scuole chiuse per l’esistenza di montagne di immondizie davanti ai cancelli, esercito usato per spostare immondizie dalle strade, scaricabarili tra i responsabili politici e personaggi istituzionali, sacchi di immondizie che paralizzano la città, miscela tossica che crea seri rischi alla salute..
Adesso ci si appresta alla guerriglia urbana, schierati i posti di blocco dei cittadini a Pianura per impedire la costruzione della discarica, dopo il menefreghismo dell'amministrazione regionale che negli anni ha preferito affidare il problema alla camorra.
Comunque io mi schiero a fianco degli abitanti di Pianura perche’ non e’ giusto che siano solo loro a risolvere tutti i problemi.
Possibile che non esistono altri siti dove scaricare le immondizie?

La vicenda dimostra quale sia la qualità dello stato repubblicano ed aggiungo che e’ stato quasi un crimine che nessuno dei politici, se non altro per un minimo di decenza, abbia sentito il bisogno di interrompere le ferie o di rassegnare le dimissioni.

Ormai e’ palese che lo stato repubblicano e’ incapace di affrontare le
esigenze piu’ elementari dei cittadini, i problemi fondamentali della vita urbana
, e con quale sfrontatezza poi il governo afferma che in pochi giorni fara’ quello che in decenni non ha fatto.
Le misure prese dalle autorità sono inutili e disperate.

Questa crisi non e’ avvenuta improvvisamente, e’ iniziata 15-20 anni fa quando le discariche campane iniziarono ad essere sature; da allora lo stato repubblicano piano piano ha smantellato le discariche, ha permesso alla Camorra di stabilire il suo controllo sul business dello smaltimento dei rifiuti, tutti i politici si sono lavati le mani preoccupandosi solo di gestire il potere.

A questo punto e’ giusto che le massime cariche istituzionali ed amministrative si dimettano ma questo non basta.

La situazione e' ancor piu' grave perche' il caso della emergenza dei rifiuti in Campania e’ solo il punto d’iceberg, ma ci sono migliaia di cose che non funzionano in Italia.

In Italia c’e’ una profonda crisi politica ed istituzionale : lo stato non esiste oppure e’ un’oligarchia che invece di aiutare il popolo lo sfrutta.

In questo degrado repubblicano sta avvenendo a Napoli la prova più drammatica del declino italiano.
Tutti sapevano che sarebbe andata a finire cosi’ ma la classe politica trasversale non ha mosso un dito per evitarlo, la destra-sinistra-centro sono accomunate da una incapacità e inadeguatezza nel gestire il problema si può sostenere che il sistema repubblicano proprio non funziona.

Togliere i rifiuti dalle strade è un compito che spetta alle istituzioni, e quindi la colpa è dello stato repubblicano.
Il problema dello smaltimento rifiuti in Campania è il simbolo della profonda crisi della repubblica.Siamo di fronte allo sfracello organizzativo di natura politica, all’incapacità delle classi dirigenti.
La repubblica non ha fatto il suo dovere, ha venduto illusioni per creare attorno a se clientelismo e distruggendo il nostro paese.

Di fronte all'incredibile incapacita’ dello stato repubblicano, gli italiani si sentano soli ed abbandonati.
Dopo il tardivo e temporaneo intervento dell’esercito per cercare di portare un po’ d’ordine e pulizia, la soluzione e’ sempre molto lontana, anzi quasi irrangiungibile, ormai l’unica soluzione sembra essere solo un miracolo.

lunedì, gennaio 07, 2008

Il Tricolore


E' giusto onorare il Tricolore, ma è un grave errore, imporre, a posteriore, che una bandiera del 1797, che allora non aveva il significato dell'Unità d'Italia e che fisicamente è diversa da quella attuale (le bande sono orizzontali invece che verticali, e con uno sconosciuto stemma), possa essere la bandiera dell'Italia.

E' un grave errore che falsifica la Storia.
Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola gli errori della rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cisalpina era imposta dallo straniero Napoleone e quindi non simboleggiava l'unità d'Italia e la sua indipendenza.

La repubblica, fissando l'anniversario del tricolore il 7 gennaio, ricorda la bandiera della repubblica cisalpina invece della vera prima bandiera italiana, quella voluta da Re Carlo Alberto di Savoia.

In realtà la prima Bandiera italiana è stata quella Sabauda (voluta da Re Carlo Alberto) usata durante le prime guerre d'indipendenza, dove i patrioti del Risorgimento volevano realizzare l'Italia, impugnando proprio questa Bandiera.

Viva il Risorgimento !
Viva il vero tricolore !
Viva il Tricolore di Re Carlo Alberto
VIVA la bandiera del Regno d'Italia !!

sabato, gennaio 05, 2008

I giovani inglesi preferiscono la monarchia

Secondo un nuovo sondaggio la Famiglia Reale ha il sostegno del 70 per cento dei giovani del Regno Unito, solo il 16% preferirebbe una repubblica.

Nel sondaggio di 1004 persone commissionato dalla Discovery Channel, la stragrande maggioranza di 18 a 24 anni (70 per cento) sostiene la monarchia e l'81 per cento degli interpellati non vuole che l'attuale Regina Elisabetta si dimetta.

Il Principe William è il più popolare come nuovo capo di stato del Regno Unito, il 70 per cento delle persone con meno di 25 anni d'età lo preferiscono al trono rispetto a suo padre il principe Carlo.

Anche la fidanzata di William, Kate Middleton, ha conquistato il pubblico britannico con il suo senso classico di stile e personalità brillante, ed oltre l'80 per cento pensa che migliorerà la famiglia reale.

Invece Camilla, la Duchessa di Cornovaglia, non ha ancora conquistato il pubblico britannico, il 70 per cento degli intervistati ha più ammirazione per la principessa Diana, morta in un incidente automobilistico a Parigi nel 1997.

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Re Juan Carlos di Spagna


Re Juan Carlos, nato il 5 gennaio del 1938 a Roma, compie 70 anni acclamato dagli spagnoli.

Re Juan Carlos di Spagna è sul trono da 32 anni, ma la sua popolarità non mostra segni di declino, anzi la monarchia della Spagna piace più di qualunque repubblica.

Ricordo che a maggio il Re Borbone è stato consacrato da un sondaggio televisivo come il più grande spagnolo di tutti i tempi, davanti a Cristoforo Colombo, Pablo Picasso e Miguel Cervantes.

Inoltre, in base a un'indagine realizzata in ottobre, il 69 per cento degli spagnoli ritiene che la monarchia parlamentare sia il modello istituzionale più adatto al Paese (solo il 22% preferirebbe una repubblica), mentre l'80 per cento crede che la transizione democratica non sarebbe stata possibile senza Juan Carlos.

Re Juan Carlos è il padre della moderna democrazia spagnola infatti nel 1981 in tv denunciò un fallito tentativo di golpe e incitò i cittadini ad appoggiare il governo eletto.


El Rey celebrará sus 32 años de reinado con una cena oficial
70 momentos en la vida y reinado de Juan Carlos I
TVE celebra los 70 años del Rey con varios especiales

adnkronos
il tempo

venerdì, gennaio 04, 2008

Regina Margherita




Ottantadue anni fa (1926) a Bordighera si spegneva la Regina Madre Margherita.
Regina Margherita ebbe onoranze funebri prima a Bordighera, dove i cittadini lanciarono fiori al passaggio della salma e poi a Roma, ove fu tumulata nelle Tombe Reali del Pantheon.


regina margherita

mercoledì, dicembre 26, 2007

Re Vittorio Emanuele III



S.M. Vittorio Emanuele III moriva il 28 Dicembre 1947 ad Alessandria d'Egitto

Il Re salvò l'Italia due volte a Peschiera ed a Pescara, e fu noto anche come "Re soldato" e "Re di Peschiera" per l'assidua presenza al fronte durante la I Guerra Mondiale.

Auspichiamo il rientro in Patria dell'Augusta salma e della sua tumulazione nel Pantheon di Roma.

VIVA IL RE VITTORIO EMANUELE III!


Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, nacque a Napoli l'11 novembre 1869 e morì ad Alessandria d'Egitto il 28 dicembre 1947.
Fu Re d'Italia dal 1900 al 1946, Imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1943 e Re d'Albania dal 1939 al 1943.

martedì, dicembre 25, 2007

Regina Elisabetta su Youtube

Il Messaggio Natale di S.M. Regina Elisabetta II per la prima volta è disponibile anche su Youtube.
Nel tradizionale messaggio per il Natale, la Regina Elisabetta II ha detto che tutti hanno il dovere di portare assistenza alle persone più vulnerabili.
Tutti gli insegnamenti delle religioni più importanti inviano con insistenza il messaggio che ognuno ha la responsabilità di aiutare le persone più vulnerabili.

Welcome to Official YouTube Channel for the British Monarchy

The Christmas Broadcast, 2007

This year's 'Queen's Speech', first broadcast on Christmas Day 2007. Her Majesty speaks of the importance of friends and family and remembers members of the Armed Forces serving overseas at Christmas.
TheRoyalChannel


Sul portale video, Elisabetta lancia "The Royal Channel"
Appuntamento il 25 dicembre per il tradizionale messaggio
Svolta web a Buckingham Palace
la Regina fa gli auguri su YouTube

Un portavoce: "E' sempre stata conscia che bisogna stare al passo coi tempi"
Ma due anni fa confessò a Bill Gates di non aver mai usato un computer

Svolta web a Buckingham Palace
la Regina fa gli auguri su YouTube

LONDRA - Dio salvi internet e chi se ne serve. Invocazione appropriata visto che si parla di Sua Altezza Reale Elisabetta d'Inghilterra, che ha deciso di imprimere una svolta web al cerimoniale di Casa Reale. Per la prima volta, il tradizionale messaggio di Natale sarà diffuso su YouTube. L'appuntamento è per le 15 del 25 dicembre ma non in un luogo X del mega portale video di Google, bensì all'interno del neonato Royal Channel, "The Official Channel of the British Monarchy", insomma un canale speciale accessibile sulla piattaforma online e tutto dedicato alla famiglia reale (anche se in realtà ne esiste già uno ufficiale). "Con questa innovazione - dice un portavoce di Buckingham Palace - i suoi auguri natalizi raggiungeranno più facilmente i giovani e anche gli altri Paesi".

Foto d'archivio, o anche più recenti, dei membri della famiglia, video come quello dell'incoronazione di Elisabetta, o quello dei funerali di suo padre re Giorgio VI, o la visita della regina Alexandra ai venditori di rose nel 1917 sono i pezzi forti del Royal Channel. Ma ci sono anche video recenti, come "Un giorno nella vita del principe di Galles", girato nel settembre del 2006, Carlo che saluta i sudditi bambini, parla al telefono nel suo studio, partecipa a incontri ufficiali in compagnia di Camilla. In attesa di quello del 2007, è possibile vedere il primo messaggio di auguri natalizi di una giovane Elisabetta, in onda nel 1957.

"La regina è sempre stata per conscia del fatto che, per mantenere il contatto con la gente, è necessario stare al passo dei tempi e dei mezzi di comunicazione più adeguati", ha fatto sapere un portavoce di Buckingham Palace. Che ha detto però una mezza bugia, perché Elisabetta sarà pure conscia ma solo due anni fa, quando conferì un'onoreficenza a Bill Gates, Sua Maestà confessò di non aver mai usato un computer. In questi due anni, evidentemente, qualcuno deve averla convinta di come internet possa rappresentare un efficace strumento di promozione per la monarchia, soprattutto per la sua capacità di raggiungere una global audience di giovani e giovanissimi.

Dopo la confessione davanti a Bill Gates, è stato tutto un susseguirsi di gadget. Adesso possiede un cellulare, un BlackBerry (del quale ha obbligato a munirsi anche tutti i suoi più stretti collaboratori), lo scorso anno il principe William le ha regalato un iPod da 6 giga e infine ha imparato a usare la posta elettronica, liberandosi finalmente dall'impaccio di chiedere sempre a qualcuno che lo facesse per lei. Ora, il progetto su YouTubve, al quale pare tenesse moltissimo, tanto da - dicono - aver verificato personalmente tutti i contenuti del sito per sei mesi prima del debutto.

Ironia della sorte, il testo del messaggio di Natale del 1957, al momento in apertura della homepage del Royal Channel, era dedicato anche alla tecnologia, e potrebbe essere agevolmente applicato ai giorni nostri, soprattutto quando la regina dice (riferendosi alla tv): "Spero vivamente che questo nuovo mezzo possa rendere il mio messaggio di Natale più personale e diretto. Il fatto che alcuni di voi possano vedermi, è solo un altro esempio della velocità con lui le cose, nel mondo, stanno cambiando".
larepubblica

venerdì, dicembre 21, 2007

La Grande Regina Elisabetta II

ELISABETTA È LA SOVRANA PIÙ ANZIANA DELLA STORIA DEL REGNO UNITO

Da oggi Elisabetta II d'Inghilterra è la sovrana più anziana della storia del Regno Unito. Elisabetta, classe 1926, batte il primato di 81 anni, 7 mesi e 29 giorni appartenuto alla sua antenata, la regina Vittoria.

Da Buckingham Palace fanno sapere che per l'occasione non ci saranno festeggiamenti particolari.

GOD SAVE THE QUEEN !!

sabato, dicembre 15, 2007

Declino della repubblica


Il famoso giornale New York Times con un articolo ha descritto in maniera realistica la drammatica situazione del nostro Paese, un paese che sta affondando.

Le critiche del New York Times sono difficilmente contestabili, ma si sa già molto bene che in Italia ci sono troppe cose che non funzionano.
Lo stupore sta nel fatto che la bocciatura del sistema Italia arriva da un giornale estero ed autorevole.

C'è anche un videopubblicato sul New York Times, dove ampio spazio è dedicato a beppe grillo.
Se l'Italia è rappresentata da un comico, vuol dire che siamo ormai alla frutta.

Ormai l'Italia non corrisponde più allo stereotipo del passato (bel paese del canto, del sole, spaghetti e mandolini), il New York Times descrive un'Italia infelice, attraversata da un malessere collettivo, economico, politico e sociale.

L'Italia infelice è da tempo in decadenza per colpa di un sistema (istituzione, costituzione, politica) che non riesce a guidarla, dove è impossibile far le riforme per modernizzarla.
In Italia non esiste un sistema fondato sulla meritocrazia e sull’uguaglianza, piuttosto viviamo in un’anomalia inquietante in cui prevalgono ingiustizie e privilegi.

Forse l'Italia potrebbe anche avere i fondamentali per farcela (genialità laboriosità..), ma è il contesto determinato dal sistema politico-istituzionale (la repubblica), che rende impossibile il superamento della decadenza nella quale viviamo.
D'altronde la repubblica non può risolvere i problemi per il semplice fatto che è lei che li ha causati.

Se non si ha fiducia nello stato, nelle istituzioni, nella classe politica, significa che si deve riformare tutto il sistema, cambiare forma istituzionale, costituzione, classe politica....
In poche parole una rivoluzione.


Nyt: Italia in decadenza

Perché gli italiani sono il popolo più infelice dell'Europa Occidentale? Il quotidiano New York Times cerca oggi di trovare una risposta a questa domanda in un lungo articolo in prima pagina che analizza il "malessere" degli italiani.
«Tutto il mondo ama l'Italia, ma l'Italia non si vuole più bene: c'è un senso di malessere generale nel paese». E, per dirla con il neosegretario del Partito democratico, Walter Veltroni, scrive l'autore del pezzo, Ian Fisher, «There is more fear than hope», gli italiani hanno più paure che speranze».

Il Nyt sottolinea che il "malessere" dell'Italia si estende a tutti i campi: economia, politica, vita sociale. «I problemi che affliggono gli italiani sono in gran parte non nuovi - osserva il giornale - e questa può essere proprio il problema maggiore. L'Italia ha creato la sua maniera di appartenere all'Europa, lottando come pochi altri paesi hanno fatto, con una politica di divisione, una crescita economica irregolare, il crimine organizzato e un senso tenue dello Stato», rileva il quotidiano americano. Il senso di frustrazione nasce anche dal fatto che i vecchi problemi della società italiana continuano a resistere e in alcuni casi si sono aggravati «mentre il mondo esterno continua a correre più rapidamente».

«Nel 1987 l'Italia aveva celebrato la sua parità economica con la Gran Bretagna - osserva il New York Times - adesso la Spagna, entrata nella Unione Europea solo un anno prima, è sul punto di fare il sorpasso mentre l'Italia è già caduta di nuovo dietro la Gran Bretagna». I dati mostrano una Italia più povera e più vecchia, dove la qualità della vita sta peggiorando, dove aumentano i divorzi e dove il tasso di natalità continua ad essere tra i più bassi d'Europa. Un problema è che alcuni dei punti di forza del paese si stanno trasformando adesso in debolezze. Uno degli esempi più evidenti è quello, in campo economico, delle aziende piccole e medie che, dopo avere avuto per lungo tempo un ruolo di traino, adesso sono sempre più in difficoltà nell'era della economia globale.

Il malessere politico degli italiani è simboleggiato, rileva il New York Times, dalla ascesa del comico Beppe Grillo e dalla popolarità del suo attacco alla classe politica italiana al grido di «Basta! Basta!». Sono diventati best-seller in Italia libri come "La Casta" e "Gomorra" che attaccano il comportamento dei politici. La ricerca della University of Cambridge che ha mostrato che gli italiani sono i più infelici tra 15 nazioni dell'Europa Occidentale esaminate, mostra un collegamento tra fiducia nel proprio parlamento e livello di insoddisfazione di una nazione. I più felici sembrano i danesi (che hanno fiducia al 64 per cento nelle istituzioni), i più infelici sono gli italiani (solo il 36 per cento si fida). L'ex-premier Silvio Berlusconi ha perduto le elezioni per non avere mantenuto le promesse fatte ma il nuovo governo di Romano Prodi non appare come la panacea - osserva il New York Times - Ha deluso fin dalla sua prima scelta: un governo con ben 102 ministri o sottosegretari, un nuovo record negativo.

Il malessere degli italiani si estende anche all'arte: non ci sono più i Fellini, i Rossellini, le Loren. «Il cinema italiano, la sua Tv, arte, letteratura e musica sono raramente considerate all'avanguardia», afferma il giornale. Tra i pochi aspetti positivi c'è il prestigio che continua a circondare il marchio Made in Italy. Ma l'Italia deve stare ben attenta a non seguire il destino della Repubblica di Venezia, una delle città più belle del mondo diventata, dopo la perdita del dominio commerciale, quello che è oggi: «Uno splendido cadavere calpestato da milioni di turisti». L'Italia, immersa nella sua grandezza del passato, costretta a vivere sui turisti anziani che continuano a visitarla, rischia di diventare - conclude il New York Times - la Florida dell'Europa, il paradiso dei pensionati.

ilsole24ore