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giovedì, gennaio 07, 2021

Festa del Tricolore del Regno d'Italia

Il vero primo Tricolore è quello del Regno d'Italia

7 gennaio 2021

La repubblica italiana invece di ricordare il Tricolore Sabaudo, (che per Lei ha la colpa di essere una bandiera monarchica) il 7 gennaio festeggia il vessillo della "repubblica cispadana" del 1797.

Il significato di una bandiera è legato al periodo storico nel quale è vissuto, e quindi non si può, a posteriore, applicare al vessillo del 1797 un significato diverso da quello che aveva, che non aveva il significato dell'Unità d'Italia. 

Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola la rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cispadana era imposta dagli stranieri (Napoleone), lo stato cispadano era un piccolissimo stato fantoccio dell’esercito napoleonico che non simboleggiava l'Unità d'Italia e la sua Indipendenza, anzi era esattamente l'opposto.

E poi come si spiega che fino a pochi anni fa questo vessillo era sconosciuto dagli italiani e mai insegnato nelle scuole ?

Inoltre la bandiera della repubblica cispadana è graficamente molto diversa da quella attuale, le bande sono orizzontali invece che verticali, al centro è dipinto la faretra con 4 frecce e la sigla “R C” .

Ironia della sorte : sotto la faretra c’è anche un simbolo (fascio) che ricorda il fascismo, e quindi la repubblica italiana, che si considera essere antifascista, onora una bandiera con un simbolo fascista…

Come se non bastasse non esiste l’originale della bandiera del 1797, esiste solo la ricostruzione storica fatta da un certo Ugo Bellocchi, un giornalista di Reggio Emilia che nel 1945 fondò il quotidiano “Reggio Democratica”, organo del Comitato Provinciale di Liberazione Nazionale.

La presunta ricostruzione del vessillo avvenne solo nel 1963 quando lui riuscì a identificare le  caratteristiche della bandiera cispadana...

Insomma è impossibile festeggiare il Tricolore senza la Bandiera Sabauda !

Il primo vero Tricolore dell'Italia è quello scelto da Re Carlo Alberto e usato dai patrioti nel glorioso Risorgimento.

W il Tricolore!
W la Bandiera di Re Carlo Alberto!
W il Risorgimento!
W la Monarchia!
W il Regno d'Italia!

sabato, novembre 21, 2020

Virgo Fidelis patrona dei Carabinieri

Virgo Fidelis patrona dell'Arma dei Carabinieri Reali

21 novembre 2020

"Virgo Fidelis" è l'appellativo cattolico di Maria, madre di Gesù, scelta quale patrona dell'Arma dei Carabinieri.

La ricorrenza della Patrona fu fissata nel 1949 dal Pontefice Pio XII il 21 novembre, giorno in cui cade la Presentazione della Beata Vergine Maria, che aveva accolto il voto unanime dei cappellani militari dell'Arma e dell'Ordinario Militare per l'Italia per la ricorrenza della battaglia di Culqualber, durante la quale nel 1941 un intero battaglione di Carabinieri Reali si sacrificò nella difesa del caposaldo, glorioso fatto d'arme per il quale fu conferita alla Bandiera dell'Arma dei Carabinieri la seconda Medaglia d'oro al valore militare.

La preghiera del Carabiniere alla "Virgo Fidelis" è dell'Arcivescovo Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, che nel 1949 era Ordinario Militare.
Eccone il testo:
"Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra, noi Carabinieri d'Italia, a Te eleviamo reverente il pensiero, fiduciosa la preghiera e fervido il cuore!
Tu, che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice col titolo di "Virgo Fidelis",
Tu accogli ogni nostro proposito di bene e fanne vigore e luce per la Patria nostra,
Tu accompagna la nostra vigilanza, Tu consiglia il nostro dire, Tu anima la nostra azione, Tu sostenta il nostro sacrificio, Tu infiamma la devozione nostra!
E da un capo all'altro d'Italia suscita in ognuno di noi l'entusiasmo di testimoniare, con fedeltà sino alla morte, l'amore a Dio e ai fratelli italiani. E così sia!".

Il merito maggiore della diffusione e dell'affermazione del culto alla "Vergine Fedele" è della "Benemerita e Fedelissima" Arma dei Carabinieri d'Italia. 

La fondazione del Corpo dei Carabinieri Reali fu istituita da Vittorio Emanuele I di Savoia, Re di Sardegna, con le “Regie Patenti” del 13 luglio 1814, che voleva da un lato garantire la sicurezza dei sudditi arrestando malfattori, prevenendo furti e aggressioni, e dall'altro garantire l'ordine costituito individuando focolai di cospirazione.

lunedì, ottobre 26, 2020

Teano Vittorio Emanuele II e Garibaldi

160 anni fa lo storico incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi a Teano

26 ottobre 1860

Lo storico incontro di Teano tra Re Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi fu l'episodio del Risorgimento con il quale si concluse la spedizione dei Mille, un importante evento per la realizzazione dell'Unità d'Italia.

"Salute al Re d’Italia” furono le parole che Garibaldi disse a Vittorio Emanuele II.


Due settimane dopo l'incontro di Teano, il 7 novembre, Vittorio Emanuele II e Garibaldi entrano trionfalmente in Napoli.

Pur di nascondere i meriti della Monarchia, il meschino regime della repubblica cerca di oscurare l'importanza di questo evento.

Di fronte alla decadenza portata da una repubblica oligarchica e incapace, l'Italia potrà risorgere solo onorando il glorioso passato del Risorgimento e del Regno d'Italia !!!

W il Risorgimento ! 

W la Monarchia !

W' l'Italia !


domenica, ottobre 18, 2020

Eugenio di Savoia

357° anniversario della nascita del Principe Eugenio di Savoia.

18 ottobre 1663

Il Principe Eugenio di Savoia nacque a Parigi, il 18 ottobre 1663, e morì a Vienna, il 21 aprile 1736

Eugenio, principe di Savoia-Carignano e conte di Soissons, è stato un generale italiano naturalizzato austriaco al servizio degli Asburgo (Sacro Romano Impero), divenendo presto comandante dell'esercito imperiale. All'ultima battaglia aveva 72 anni.

Ebbe numerosi soprannomi : Principe Sole, Marte senza Venere, Gran Capitano, il nobile cavaliere, re degli onesti.

Fu uno dei migliori strateghi del suo tempo e con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò agli Asburgo e all'Austria la possibilità di imporsi in Italia e nell'Europa centrale e orientale.

Nel 1706 guidò le truppe che liberarono Torino dall'assedio francese ed in seguito al successo fu nominato dall'Imperatore governatore del ducato di Milano. Fu anche governatore dei Paesi Bassi. Eugenio era un amante delle arti e della lettura e la sua collezione di 15.000 volumi è tuttora conservata all'Hofburg.

La sua residenza ufficiale e il famoso Palazzo del Belvedere, una magnifica costruzione, connubio tra barocco italiano e mitteleuropeo, dove lui riceveva visite diplomatiche e manteneva rapporti epistolari con generali e regnanti di molti stati europei.

Il suo corpo fu tumulato nella cattedrale viennese di Santo Stefano, ed il cuore, per volere dei Savoia, nella cripta della Basilica di Superga.



mercoledì, ottobre 07, 2020

449° anniversario battaglia di Lepanto

La battaglia di Lepanto che salvò l'Europa,  grazie anche ai Savoia

7 ottobre 1571

La battaglia di Lepanto fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa .

La coalizione cristiana era stata promossa da Papa Pio V per soccorrere la veneziana città di Famagosta, sull'isola di Cipro, assediata dai turchi.

La coalizione cristiana riuniva le forze navali della  Repubblica di Venezia, del Regno di Spagna, del Regno di Napoli, del Regno di Sicilia, dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana, del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca, del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova.

Lo Stato sabaudo partecipò con tre galee (la "Capitana", la "Margherita" e la "Piemontesa"), al comando di Andrea Provana di Leynì. Papa Pio V aveva addirittura proposto quale comandante supremo di tutta la flotta cristiana il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, ma il Duca sabaudo respinse l'offerta perchè, pur essendo stato un grande condottiero sulla terraferma, non era esperto di battaglie navali.

Durante la battaglia i piemontesi si batterono eroicamente come sempre, che si concluse con una schiacciante vittoria della Lega Santa che salvò la Cristianità da uno dei più massicci tentativi di invasione islamica.




giovedì, luglio 16, 2020

La strage della Famiglia Imperiale Russa

102° anniversario dell'eccidio della famiglia Imperiale Russa

17 luglio 1918 

Ricordiamo l’orribile sterminio della Famiglia Imperiale Russa, martire della rivoluzione comunista.

Nella notte del 17 luglio 1918 a Ekaterinburg i rivoluzionari bolscevichi trucidarono barbaramente e con inaudita ferocia lo Zar Nicola II, la Zarina Alessandra, lo Zarevic Alessio, le Granduchesse Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e tre membri della servitù, Anna Demidova, Trupp, Kharitonov ed il medico militare, Dott. Botkin.

Ricordiamo le parole dello Zar Nicola II: “Sono fermamente, assolutamente convinto che il destino della Russia - il Mio e quello della mia Famiglia - sono nelle mani di Dio, che mi ha voluto qui. Qualsiasi cosa accada mi inchinerò alla Sua volontà, cosciente di non aver altro pensiero che di servire il paese che Egli mi ha affidato”.

Il 20 luglio viene pubblicato a Ekaterinburg il decreto dell’eseguita esecuzione:
“Decreto del Comitato esecutivo del Soviet degli Urali dei deputati operai, contadini e dell’Armata Rossa. Avendo notizia che bande cecoslovacche minacciano Ekaterinburg, capitale rossa degli Urali, e considerando che il boia coronato, qualora si desse alla latitanza, potrebbe sottrarsi al giudizio del popolo, il Comitato esecutivo, dando corso alla volontà del popolo, ha decretato di procedere all’esecuzione dell’ex zar Nikolaj Romanov, colpevole di innumerevoli crimini sanguinosi.”

La differenza tra le due dichiarazione è abissale. In quella dello Zar Nicola, amore per la Patria e per Dio. In quella dei comunisti russi, odio e sangue.

All’una e trenta del mattino Jurovskij, l’uomo che avrebbe orchestrato lo sterminio, informò i Romanov che il conflitto tra le armate rossa e bianca stava minacciando la città e che, per la loro stessa sicurezza, dovevano essere trasferiti nel seminterrato. Dopo aver letto la dichiarazione di morte, le guardie cominciarono a sparare, e dopo venti minuti di puro orrore, l’intera famiglia e il seguito, colpiti da proiettili, armi da taglio o a mani nude, erano tutti morti.
Gli 11 corpi furono trascinati fuori di casa e caricati su una camionetta e gli studiosi ritengono che i corpi siano stati dapprima scaricati in una miniera poco profonda chiamata Ganina Jama, ma in seguito i corpi furono portati via in tutta fretta e lungo il tragitto due corpi, che ora si crede essere quelli di Aleksej e Marija, furono scaricati e gettati nella foresta. Gli altri 9 furono cosparsi di acido, bruciati e sepolti in una fossa separata non molto lontano da lì.

Nel 1990 i corpi furono ritrovati, ed identificati con l'esame del DNA. Non furono però ritrovati i resti dello zarevič Aleksej e della Granduchessa Anastasia, probabilmente bruciati dopo l'esecuzione.

Bisogna attendere il 1998 perché le ossa vengano identificate ufficialmente ed il 16 luglio 1998 la famiglia imperiale fu inumata con esequie di Stato nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, di fianco alle tombe degli altri Romanov.

Nel 2000 la Chiesa Ortodossa Russa ha canonizzato i sette membri della famiglia imperiale russa e dichiarati Martiri.
A Ganina Jama – il primo luogo in cui i bolscevichi tentarono di disfarsi dei corpi – la Chiesa ortodossa russa costruì un monastero e nel 2003 fu consacrata la magnifica chiesa sul Sangue, divenuta da allora luogo di pellegrinaggio.


venerdì, giugno 05, 2020

206 anni dei Carabinieri

L'Arma dei Carabinieri festeggia il 206° anniversario della sua Fondazione.

5 giugno 2020

Dal 1920 il 5 giugno è stata assunta la data per la celebrazione annuale della Festa dell'Arma dei Carabinieri, in occasione della ricorrenza della concessione della prima Medaglia d'Oro al Valor Militare per l'eroica partecipazione dei Carabinieri al conflitto mondiale con la seguente motivazione: "Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi d'Italia".

La fondazione del corpo dei Carabinieri Reali fu ideata nel giugno 1814 dal Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I di Savoia, con lo scopo di fornire al Regno un corpo di polizia simile a quello francese della Gendarmerie.

I Carabinieri Reali furono poi istituiti con le “Regie Patenti” del 13 luglio 1814.

Nello stesso anno della loro creazione, il 13 agosto 1814, Giuseppe Thaon di Revel divenne il primo Generale dei Carabinieri Reali.

Il loro nome deriva dall'arma che ogni carabiniere aveva in dotazione: la carabina, mentre i colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino) sono stati scelti il 25 giugno 1833 dal Re Carlo Alberto, al quale successivamente i Carabinieri salvarono la vita durante la battaglia di Pastrengo.


lunedì, maggio 18, 2020

152 anni fa nasceva Nicola II Romanov

152° anniversario della nascita dello zar Nicola II Romanov

18 maggio 2020

Nicola II Romanov è nato a Carskoe Selo, il 18 maggio 1868, figlio dello zar di Russia Alessandro III e di Marija Fëdorovna, che è stato assassinato, unitamente alla Sua Famiglia dai comunisti bolscevichi, il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg.

Il suo titolo ufficiale era "Per Grazia di Dio, Imperatore e Autocrate di tutte le Russie", zar di Polonia, di Mosca, di Kiev, di Vladimir, di Novgorod, di Kazan', di Astrachan' e della Siberia; granduca di Finlandia e di Lituania; erede di Norvegia; signore e sovrano di Iberia, dell'Armenia e del Turkestan; duca dello Schleswig-Holstein, dello Stormarn, di Dithmarschen e dell'Oldenburg.

Il 14 novembre Nicola sposa la principessa Alice d'Assia, figlia del granduca Luigi IV d'Assia e del Reno e della principessa Alice del Regno Unito, a sua volta figlia della regina Vittoria. Pochi giorni prima, la futura Zarina ha abbandonato la fede protestante per essere battezzata nell'ortodossia, assumendo il nome russo di Aleksandra Fëdorovna

La coppia ebbe 5 figli:  Olga , Tatiana , Maria , Anastasia , Aleksej.

Il 26 maggio 1896 è incoronato con una fastosa cerimonia col nome di Nicola II, zar di tutte le Russie e basileus della Chiesa Ortodossa russa.

Il 30 ottobre 1905 lo zar Nicola concede la Duma, un parlamento a suffragio universale, la Duma.
Il 27 aprile 1906 lo zar Nicola emana la legge fondamentale dello Stato che trasforma la Russia in una monarchia costituzionale, confermando la concessione della Duma eletta a suffragio universale e l'istituzione del Primo Ministro.

Il Patriarca di Mosca Aleksei II e la Chiesa Ortodossa Russa nel 2000, lo ha canonizzato come San Nicola II, imperatore martire e grande portatore della Passione, ed ha dichiarato santi martiri anche la Famiglia Imperiale , per il loro contegno tenuto durante la deportazione e la prigionia, ed di aver, in nome della fede, perdonato i loro carcerieri e carnefici e di aver auspicato la fine della guerra civile.

Anche la Corte Suprema russa ha formalmente riabilitato l'ultimo zar, Nicola II (e la famiglia imperiale), come vittima della repressione politica sovietica.

lunedì, maggio 04, 2020

159 anni dell'Esercito Italiano

159° Anniversario dell'Esercito Italiano

4 maggio 1861 - 2020

Celebrando il 159° Anniversario dell'Esercito Italiano rendiamo omaggio alle Forze Armate e ricordiamo tutti i soldati caduti nell'adempimento del dovere.

L'Esercito Italiano è la più antica delle tre Forze Armate italiane, assieme alla Marina Militare, all'Aeronautica Militare ed all'Arma dei Carabinieri elevata a rango di Forza Armata, tutte dipendenti dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ed inserite nel Ministero della Difesa.


Conclusa la seconda guerra di indipendenza, alla fine del 1859, Re Vittorio Emanuele II capì che l'esercito del Regno di Sardegna non era sufficiente ad assolvere i complessi compiti che invece avrebbe dovuto affrontare il nuovo esercito a base nazionale.

Nel 1861, anno dell'Unità d'Italia, nacque il Regio Esercito Italiano, il nome che assunse per decreto l'Armata Sarda unificata con molti altri eserciti operativi prima dell'Unità d'Italia; questo avvenne il 4 maggio 1861, con decreto (nota n. 76 del 4 maggio 1861) firmato dal ministro Manfredo Fanti.

Il 4 maggio 1861 un provvedimento del Ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell'Armata Sarda e la nascita dell'Esercito Italiano.
Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda.
Firmato Manfredo FANTI, Ministro della Guerra.

Ma la storia del nostro Esercito ha radici molto più lontane.
Nel 1659, il duca Carlo Emanuele II di Savoia, volendo disporre di militari addestrati e pronti all'impiego, creò cinque nuovi reggimenti interamente piemontesi: il reggimento "Piemonte", il "Savoia", il "Monferrato", il "Saluzzo" e quello delle "Guardie".


sabato, aprile 18, 2020

Granatieri di Sardegna

361 anni fa Carlo Emanuele II di Savoia fondava i Granatieri 

18 aprile 1659

Il 18 aprile del 1659 il Duca Carlo Emanuele II di Savoia costituiva il Reggimento dei Granatieri che, proseguendo le riforme militari già iniziate da Emanuele Filiberto. serviva per costituire un esercito permanente di pace, e come nucleo dell'esercito di guerra.

Il primo reggimento fu le Guardie Reali, al quale risalgono le origini dei granatieri italiani.

Nel 1664 il reggimento di guardia fu dichiarato il primo e il più anziano della Fanteria d'ordinanza ed ebbe speciali privilegi, che conservò sino al 1852, tra cui quello di montare la guardia al palazzo del principe.

Sciolto nel 1798, nel 1814 il re Vittorio Emanuele I ricostituì il Reggimento delle "Guardie", assumendone il comando.
Dopo la campagna del 1815 contro la Francia il reggimento divenne "Brigata Guardie", e poi "Brigata Granatieri Guardie"  e quindi è incorporato nell'esercito piemontese col nome di "Reggimento di Sardegna", che durante il periodo napoleonico era rimasto l'unico a disposizione di Casa Savoia, perché è stato l'unico a sfuggire allo scioglimento, grazie alla sua dislocazione in Sardegna.

lunedì, febbraio 10, 2020

10 Febbraio ricordo delle Foibe

10 febbraio : ricordiamo le foibe e l'esodo degli italiani che vivevano in Istria e in Dalmazia

PURTROPPO  QUESTI  ITALIANI
FURONO  ABBANDONATI 
DALLA  REPUBBLICA  ITALIANA  !!!


Solo dopo quasi 60 anni da quei drammatici eventi, (Legge n. 92 del 30 marzo 2004) la repubblica italiana ha istituito questa ricorrenza.

Il comportamento della repubblica nei confronti degli italiani che vivevano in Istria e Dalmazia è stato vergognoso, che invece di difendere le migliaia di italiani istriani e dalmati li abbandonò preferendo tenersi buoni i rapporti con i comunisti.

Per il PCI il comunismo era un valore superiore a quello di Patria e di Nazione, e collaborarono con il governo jugoslavo fino ad appoggiare le pretese di Tito sulla Venezia Giulia.
Invece di chiedere scusa agli italiani e di aprire una discussione il regime repubblicano ha dato ordine alla "scuola" di nascondere questa tragedia, tanto che nei libri scolastici non compare la drammatica tragedia degli istriani.

Molti italiani furono costretti a lasciare le loro case, altri addirittura furono uccisi dai partigiani comunisti di Tito, o gettati (molti ancora vivi) nelle foibe dove trovarono la morte dopo una lunga agonia tra atroci sofferenze.

A Trieste la "Liberazione" coincise con l'arrivo delle truppe partigiane e comuniste del maresciallo Tito, che per 40 giorni imperversarono a Trieste torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini, colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.


martedì, gennaio 21, 2020

Luigi XVI repubblica del terrore

227 anniversario della uccisione di Luigi XVI Re di Francia durante la rivoluzione della repubblica francese 

21 gennaio 1793

La repubblica del terrore

Luigi XVI Re di Francia fu ucciso dai repubblicani, il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, a Parigi.

Per questi violenti rivoluzionari la figura del Re era imbarazzante e decisero di eliminarlo, basta ricordare una frase espressa da Saint Just durante l'iniquo processo al Re Luigi XVI : "Non vogliamo giudicare il Re, vogliamo ammazzarlo".


Prima di essere ucciso il Re disse ai francesi : "Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia".

In seguito Papa Pio VI elevò il Re Luigi XVI a martire (Enciclica Quare lacrymae), poiché la sua morte fu una conseguenza del furore satanico e anti-cattolico della Rivoluzione.

La rivoluzione francese ci ha portato verso la decadenza nella quale viviamo, che ha forte analogie col comunismo, ambedue ideologia che hanno partorito stati totalitari che controllano il popolo con il terrore, uccidono le famiglie regnanti, attacchi contro la religione, ... la ghigliottina e il Gulag i loro strumenti.

Lenin considerava il bolscevico come il perfetto giacobino : «La ghigliottina non era che uno spauracchio che spezzava la resistenza attiva. Questo non basta. Noi non dobbiamo solo spaventare i capitalisti, cioè far loro dimenticare l’idea di una resistenza attiva contro di esso. Noi dobbiamo spezzare anche la loro resistenza passiva».

Infine ricordiamo cose disse l'intellettuale Balzac : "il giorno in cui abbiamo tagliato la testa del re è come se avessimo tagliato la testa di tutti i padri di famiglia".

Raymond Poincaré :"la morte di Luigi XVI è stato un suicidio collettivo".

domenica, novembre 03, 2019

4 novembre 1918

4 novembre 1918
101 anni fa la più grande Vittoria Italiana

La Prima Guerra Mondiale è un punto di riferimento indispensabile per costituire l’identità italiana, con questa guerra tutti gli Italiani, senza distinzione, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e così gli italiani diventarono un Popolo.

E' doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida del Re Vittorio Emanuele III, che era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito. Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo anche il "4 novembre" ha subito la deformazione propagandata dalla repubblica, che invece di ricordare con orgoglio la vittoria della prima guerra mondiale, tende a considerarla una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo ...
Questa assurda logica è grave perché non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce l'Identità Nazionale, che è essenziale per l'Italia in quanto il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro, mancanza di Identità.
La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutare la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, e riscoprire i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...

W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!

venerdì, ottobre 18, 2019

Eugenio di Savoia

356° anniversario della nascita del Principe Eugenio di Savoia.

18 ottobre 1663


Il Principe Eugenio di Savoia nacque a Parigi, il 18 ottobre 1663, e morì a Vienna, il 21 aprile 1736

Eugenio, principe di Savoia-Carignano e conte di Soissons, è stato un generale italiano naturalizzato austriaco al servizio degli Asburgo (Sacro Romano Impero), divenendo presto comandante dell'esercito imperiale. All'ultima battaglia aveva 72 anni.

Ebbe numerosi soprannomi : Principe Sole, Marte senza Venere, Gran Capitano, il nobile cavaliere, re degli onesti.

Fu uno dei migliori strateghi del suo tempo e con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò agli Asburgo e all'Austria la possibilità di imporsi in Italia e nell'Europa centrale e orientale.

Nel 1706 guidò le truppe che liberarono Torino dall'assedio francese ed in seguito al successo fu nominato dall'Imperatore governatore del ducato di Milano. Fu anche governatore dei Paesi Bassi. Eugenio era un amante delle arti e della lettura e la sua collezione di 15.000 volumi è tuttora conservata all'Hofburg.

La sua residenza ufficiale e il famoso Palazzo del Belvedere, una magnifica costruzione, connubio tra barocco italiano e mitteleuropeo, dove lui riceveva visite diplomatiche e manteneva rapporti epistolari con generali e regnanti di molti stati europei.

Il suo corpo fu tumulato nella cattedrale viennese di Santo Stefano, ed il cuore, per volere dei Savoia, nella cripta della Basilica di Superga


lunedì, ottobre 07, 2019

448° anniversario battaglia di Lepanto

La battaglia di Lepanto che salvò l'Europa grazie anche ai Savoia

7 ottobre 1571

La battaglia di Lepanto fu uno scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571, nel corso della guerra di Cipro, tra le flotte musulmane dell'Impero ottomano e quelle cristiane della Lega Santa .

La coalizione cristiana era stata promossa da Papa Pio V per soccorrere la veneziana città di Famagosta, sull'isola di Cipro, assediata dai turchi.

La coalizione cristiana riuniva le forze navali della  Repubblica di Venezia, del Regno di Spagna, del Regno di Napoli, del Regno di Sicilia, dello Stato Pontificio, della Repubblica di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Granducato di Toscana, del Ducato di Urbino, della Repubblica di Lucca, del Ducato di Ferrara e del Ducato di Mantova.

Lo Stato sabaudo partecipò con tre galee (la "Capitana", la "Margherita" e la "Piemontesa"), al comando di Andrea Provana di Leynì. Papa Pio V aveva addirittura proposto quale comandante
supremo di tutta la flotta cristiana il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, ma il Duca sabaudo
respinse l'offerta perchè, pur essendo stato un grande condottiero sulla terraferma, non era esperto di battaglie navali.
Durante la battaglia i piemontesi si batterono eroicamente come sempre, che si concluse con una schiacciante vittoria della Lega Santa che salvò la Cristianità da uno dei più massicci tentativi di invasione islamica.

martedì, ottobre 01, 2019

Carlo Alberto di Savoia

Ricordiamo Carlo Alberto di Savoia - Carignano.

2 ottobre

Carlo Alberto di Savoia - Carignano nasce a Torino, il 2 ottobre 1798 e muore ad Oporto (Portogallo), il 28 luglio 1849.

Re di Sardegna e Principe di Piemonte dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849.

Durante l'occupazione napoleonica Carlo Alberto vive a Parigi e torna a Torino nel 1814 quando il trono di Vittorio Emanuele I fu restaurato.

Carlo Alberto sposa a Firenze, il 30 settembre 1817, Maria Teresa d'Asburgo-Toscana, figlia di Ferdinando III di Asburgo-Lorena, dalla quale ha 3 figli, il futuro Vittorio Emanuele II (Primo Re d'Italia), Ferdinando, duca di Genova, padre della futura Regina Margherita, Maria Cristina.

Carlo Alberto diventa Re di Sardegna il 27 aprile 1831 alla morte del cugino Carlo Felice, morto senza eredi. Da quel momento il trono passa ai Carignano e si estingue la linea diretta dei Savoia.

Il suo nome è legato allo Statuto fondamentale della Monarchia di Savoia, noto come Statuto Albertino, promulgato il 4 marzo 1848, la carta costituzionale che rimarrà in vigore (prima nel Regno di Sardegna e poi nel Regno d’Italia) fino al 1947. Il 23 marzo 1848 adotta il Tricolore italiano quale bandiera del Regno.

Carlo Alberto guida le forze durante la prima guerra di indipendenza contro l’Austria, e dopo la sconfitta a Custoza (25/7/48) e a Novara (23/3/49), abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Dopo l’abdicazione, muore esule nella città portoghese di Oporto il 28 luglio 1849, e la sua salma riposa nella cripta della Basilica di Superga a Torino.

mercoledì, giugno 05, 2019

205 anni dei Carabinieri

L'Arma dei Carabinieri festeggia il 205° anniversario della sua Fondazione.

5 giugno 2019

Dal 1920 il 5 giugno è stata assunta la data per la celebrazione annuale della Festa dell'Arma dei Carabinieri, in occasione della ricorrenza della concessione della prima Medaglia d'Oro al Valor Militare per l'eroica partecipazione dei Carabinieri al conflitto mondiale con la seguente motivazione: "Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi d'Italia".

La fondazione del corpo dei Carabinieri Reali fu ideata nel giugno 1814 dal Re di Sardegna, Vittorio Emanuele I di Savoia, con lo scopo di fornire al Regno un corpo di polizia simile a quello francese della Gendarmerie.

I Carabinieri Reali furono poi istituiti con le “Regie Patenti” del 13 luglio 1814.

Nello stesso anno della loro creazione, il 13 agosto 1814, Giuseppe Thaon di Revel divenne il primo Generale dei Carabinieri Reali.

Il loro nome deriva dall'arma che ogni carabiniere aveva in dotazione: la carabina, mentre i colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino) sono stati scelti il 25 giugno 1833 dal Re Carlo Alberto, al quale successivamente i Carabinieri salvarono la vita durante la battaglia di Pastrengo.


sabato, maggio 04, 2019

158 anni dell'Esercito Italiano

158° Anniversario dell'Esercito Italiano

4 maggio 1861 - 2019

Celebrando questa ricorrenza, rendiamo omaggio alle Forze Armate e ricordiamo commossi tutti i soldati caduti nell'adempimento del dovere.

L'Esercito Italiano (EI) è la più antica delle tre Forze Armate italiane, assieme alla Marina Militare, all'Aeronautica Militare ed all'Arma dei Carabinieri elevata a rango di Forza Armata, tutte dipendenti dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ed inserite nel Ministero della Difesa.

Conclusa la seconda guerra di indipendenza, alla fine del 1859, Re Vittorio Emanuele II capì che l'esercito del Regno di Sardegna non era sufficiente ad assolvere i complessi compiti che invece avrebbe dovuto affrontare il nuovo esercito a base nazionale.

Nel 1861, anno dell'Unità d'Italia, nacque il Regio Esercito Italiano, il nome che assunse per decreto l'Armata Sarda unificata con molti altri eserciti operativi prima dell'Unità d'Italia; questo avvenne il 4 maggio 1861, con decreto (nota n. 76 del 4 maggio 1861) firmato dal ministro Manfredo Fanti.

Il 4 maggio 1861 un provvedimento del Ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell'Armata Sarda e la nascita dell'Esercito Italiano.
Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda.
Firmato Manfredo FANTI, Ministro della Guerra.

Ma la storia del nostro Esercito ha radici molto più lontane.
Nel 1659, il duca Carlo Emanuele II di Savoia, volendo disporre di militari addestrati e pronti all'impiego, creò cinque nuovi reggimenti interamente piemontesi: il reggimento "Piemonte", il "Savoia", il "Monferrato", il "Saluzzo" e quello delle "Guardie".



domenica, febbraio 10, 2019

10 Febbraio ricordo delle Foibe

Il 10 febbraio per ricordare le foibe e l'esodo degli italiani, che vivevano in Istria e in Dalmazia

MA  RICORDIAMO ANCHE 
CHE QUEGLI  ITALIANI  FURONO
ABBANDONATI DALLA REPUBBLICA ITALIANA


Solo dopo quasi 60 anni da quei drammatici eventi, (Legge n. 92 del 30 marzo 2004) la repubblica italiana ha istituito questa ricorrenza.

Il comportamento della repubblica nei confronti degli italiani che vivevano in Istria e Dalmazia è stato vergognoso, che invece di difendere le migliaia di italiani istriani e dalmati li abbandonò preferendo tenersi buoni i rapporti con i comunisti.
Per il PCI il comunismo era un valore superiore a quello di Patria e di Nazione, e collaborarono con il governo jugoslavo fino ad appoggiare le pretese di Tito sulla Venezia Giulia.

Invece di chiedere scusa agli italiani e di aprire una discussione il regime repubblicano ha dato ordine alla "scuola" di nascondere questa tragedia, tanto che nei libri scolastici non compare la drammatica tragedia degli istriani.

Molti italiani furono costretti a lasciare le loro case, altri addirittura furono uccisi dai partigiani comunisti di Tito, o gettati (molti ancora vivi) nelle foibe dove trovarono la morte dopo una lunga agonia tra atroci sofferenze.

A Trieste la "Liberazione" coincise con l'arrivo delle truppe partigiane e comuniste del maresciallo Tito, che per 40 giorni imperversarono a Trieste torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini, colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.



domenica, novembre 04, 2018

4 novembre 1918

4 novembre 1918

100 anni fa 

la più grande Vittoria Italiana


La Prima Guerra Mondiale è stato ed è, nell’immaginario nazionale, un punto di riferimento indispensabile per costituire l’identità italiana.

Con questa guerra tutti gli Italiani, senza distinzione, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e gli italiani diventarono un Popolo.

Inoltre è doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida del Re Vittorio Emanuele III, che era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito. Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo anche il "4 novembre" ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica, che invece di ricordare con orgoglio il "4 novembre", cerca di presentare la prima guerra mondiale come un massacro, la considera una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera e altre fesserie del genere ....

In questa assurda logica, che non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce anche l'Identità Nazionale, si inserisce la “trovata” di abbinare la festa del 4 novembre alle Forze Armate. Una mossa subdola che fa dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro mancanza di Identità.
La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutando la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, riscoprendo i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...

W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!