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lunedì, novembre 10, 2008

ONU repubblica democratica del congo


Nella parte orientale del Congo avviene la più grande catastrofe umanitaria dei tempi moderni: un milione di persone uccise, i superstiti tenuti in ostaggio, una generazione di bambini che non ha mai sorriso.
I bambini soldato, vestiti con la divisa verde del presidente Kabila, il kalashnikov sulle spalle e l’elmetto in testa, imparano presto a uccidere e a essere uccisi.
A Goma tutti si chiedono se conviene Vivere o Morire?
È un conflitto tipicamente africano, lotte tra razze e clan dove tutte le fazioni in campo commettono gravi crimini ai danni della popolazione.

Ma la parte più sconvolgente è che l’Onu, l’Occidente, le potenze, non se ne sono accorti
I poveri africani da tempo hanno capito che l'ONU serve a nulla,
la gente viene letteralmente macellata e la Monuc (la Missione dell’ONU in Congo) non li aiuta, ormai i contingenti Onu sono accusati pesantemente dalla gente.
Mascalzoni non hanno fatto nulla per evitare la guerra - urla una giovane donna, Maoro Frassine -. La mia casa è stata saccheggiata. Ho perso tutto; non ho più niente.
corrieredellasera

D'accordo che il compito dell'Onu è molto difficile, ma mancano gli ordini, i mezzi , la volontà politica .... a già lì non c'è petrolio, gas, denari ...

Adesso le Nazioni Unite lanciano l'allarme sul pericolo che il conflitto possa estendersi
larepubblica
Non potevano svegliarsi prima ?

Cosa serve l'ONU ?

Alla fine mi sia concesso una considerazione un pò polemica e che, forse, stona con la drammaticità della situazione.
Può sembrare una beffa, ma migliaia di persone muoiono in un paese che si definisce repubblica democratica.

A nulla sono valse le elezioni presidenziali e legislative del 2006 e a nulla è servito l'intervento della Nazioni Unite.

Si rafforza sempre più l'idea che la repubblica e democrazia sono più che altro gusci vuoti o vestiti affascinanti utilizzati dai regimi (alle volte dittature) per nascondere la realtà.

sabato, novembre 08, 2008

Muro di Berlino


Il muro di Berlino è esistito dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989, quando finalmente cadde.

La legge prevede, in occasione di questa giornata, di organizzare cerimonie ufficiali ed approfondimenti nelle scuole per illustrare il valore della democrazia e della libertà e per evidenziare gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti.
Legge 15 Aprile 2005 n° 61, ha istituito il Giorno della Libertà, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo.

Perché questo silenzio da parte delle istituzioni repubblicane?
Secondo me, la fine dell'oppressione comunista è una ricorrenza molto scomoda per la repubblica italiana.
Infatti la costituzione repubblicana è stata scritta anche dai comunisti e quindi la vulgata repubblicana cancella gli orrori compiuti dai comunisti.

A queso punto mi assilla una domanda.
Non è che si dimentica questa importante anniversario (Giorno della libertà) per togliere dall'imbarazzo la repubbica, ed in particolare napolitano che a questo punto dovrebbe parlare sul comunismo?

link
gli-ungheresi-non-vogliono-napolitano

venerdì, novembre 07, 2008

Europa, droga, Italia


Anche se molti studi scientifici hanno dimostrato i danni cerebrali provocati dalle droghe ed anche l'alterazione della normale maturazione del cervello degli adolescenti, nonostante ciò, molti giovani ne fanno sempre più uso.

È allarmante il risultato del rapporto annuale dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, Oedt.
C'è un continuo aumento dell'uso della droga, in particolare salgono le quotazioni della cocaina, scendono gli spinelli, crolla l'ecstasy e l'eroina rimane stabile.
L'Italia purtroppo è tra i Paesi europei che nell'ultimo anno ha fatto registrare il più alto consumo di cocaina: il 3,2% dei giovani tra i 15 e i 34 anni
Con molta amarezza registro il triste primato di cui il nostro paese è protagonista, l’Italia ai primi posti in Europa per consumo di droga.

Sembra dai dati si scopre che in questa Europa ogni ora un giovane muore per un’overdose.
A livello europeo circa 2 milioni di giovani (15-34 anni) hanno provato le anfetamine nell'ultimo anno e circa 2,5 milioni l'ecstasy.
Nonostante il calo di popolarità nel consumo di cannabis, oltre 71 milioni di persone ne ha fatto uso almeno una volta nella vita e circa il 7% (23 milioni) ad averla consumata nell'ultimo anno, la sostanza illecita più utilizzata in Europa.

Di fronte a questo allarme - già noto da molto tempo - significa che c'è assolutamente bisogno di un forte intervento della società civile e delle autorità al fine di sensibilizzare i giovani sui seri rischi dell’assunzione di stupefacenti.

Mesi fa si era aperta una polemica sull'uso di stupefacenti da parte di molti parlamentari, e quindi se anche le istituzioni sono colpite da flagello della droga, come si può sperare che i giovani siano sensibili ad una propaganda antidroga proposta dalle istituzioni?

Un'Europa sempre più drogata e l’Italia patria della canna
E' questa l'europa che vogliamo?
Cosa fa la repubblica per combattere la droga?

L'enorme consumo di droga è indice di una società in profonda crisi dove non ci sono più punti di riferimento e dove gli uomini hanno paura del futuro.

giovedì, novembre 06, 2008

Obama e dollari


La vittoria di Obama è stata netta, ha conquistato il 52 per cento dei consensi contro il 47 per cento di McCain, ed adesso Barack Obama è il primo afroamericano a diventare Presidente degli Stati Uniti.

Questo evento suscita diversi interrogativi tra i quali quello di chiedersi sulle ragioni della vittoria di Obama.
Nei quotidiani e nel web si trovano molti articoli che analizzano queste elezioni per trovare delle risposte.
I motivi sono tanti :
- crisi economica
- insoddisfazione di Bush
- alta affluenza alle urne
- McCain ha pagato il peso dell’eredità di Bush
- gli errori commessi in una campagna elettorale da McCain
- eccezionale organizzazione di Obama
- comunicazione vincente di Obama
- Obama ha usato i mezzi di comunicazione con bravura e astuzia, in particolare internet
- la giovane età di Obama contro quella più avanzata di McCain
- Obama ha retto allo stress di una campagna elettorale lunghissima
- una convincente immagine di Obama
...

Tutti questi punti sono stati importanti ma io però sono convinto che il motivo principale della vittoria di Obama è stato un altro, non sottolineato dai massmedia.
Il fattore determinante è stato l’enorme quantità di denaro che Obama ha avuto a disposizione.
Infatti Obama è riuscito a battere tutti i record nella raccolta di fondi: più di 620 milioni di dollari contro i 237 milioni di dollari raccolti da McCain (quasi il triplo), prima ha sconfitto il formidabile clan politico dei Clinton e quindi ha conquistato la Casa Bianca.

Grazie ad una disponibilità economica spaventosa Obama ha potuto mettere in moto una propaganda senza precedenti, ha potuto muoversi in modo capillare e metodico in tutto il territorio americano e questo sin dai tempi della primarie.
Con questo capitale la campagna elettorale di Obama è stata vincente e spettacolare, ha stregato e stordito molti americani (e non solo).

Questa disponibilità economica, determinante per la vittoria, è stato anche un merito di Obama, in particolare al reclutamento di denari via internet, ma questo scopre un altro problema.
Vogliamo credere alla favola della campagna autofinanziata o solo grazie al web?
Da dove provenivano i fondi che hanno permesso al neo presidente di vincere una campagna elettorale durata più di due anni?

Senza dubbio le elezioni presidenziali americane dimostrano che per vincere basta avere molto più denaro degli altri concorrenti.
Insomma Obama ha vinto perchè possiede la dote più importante per un politico americano cioè la capacità di raccogliere quanti più soldi possibili.
La domanda da chiederci è :
Obama avrebbe vinto lo stesso se la disponibilità finanziaria fosse stata uguale a quella di McCain?
Ma in una repubblica presidenziale il candidato politico più ricco è anche il più bravo?

Come avviene in tutte le repubbliche – soprattutto in quelle presidenziali - adesso Obama dovrà ringraziare tutti coloro che lo hanno aiutato a vincere, in particolare i grandi gruppi finanziari e società multinazionali che hanno investito su di lui milioni di dollari.

Secondo voi, i grandi gruppi finanziari – che non si vergognano di aver rovinato migliaia di piccoli investitori - hanno regalato milioni di dollari ad Obama solo per la gloria ?

Purtroppo molti ignorano questa amara realtà, altri (repubblicani presidenzialisti) la nascondano.

mercoledì, novembre 05, 2008

Il nuovo giovane Re del Bhutan


Jigme Khesar Namgyel, il monarca più giovane al mondo eredita la corona, ma anche la sfida di traghettare il Paese nel mondo moderno, conservandone la cultura.

Jigme Khesar Namgyel nuovo re del Bhutan, sarà incoronato domani nella capitale Thimpu.
Durante la cerimonia di investitura, il giovane Re riceverà il corvo imperiale (corona del re), diventando il più giovane monarca al mondo. Alla solennità seguiranno 3 giorni di festa nazionale, di danze in maschera e riti antichi. La data dell’incoronazione è stata fissata seguendo calcoli astrologici.

Il giovane re, laureato ad Oxford, dovrà essere il segno dell’unità nazionale in un Paese che si sta adattando con difficoltà alla modernità e alla democrazia.
La struttura democratica è stata introdotta da Jigme Singye Wangchuk, padre del nuovo monarca, solo nel 2006, quando egli ha abdicato diventando solo reggente. Lui è l’architetto del nuovo Bhutan, in cui l’apertura la mondo è stata calibrata con cura per non smarrire l’identità e i valori spirituali.

Questa nuova monarchia costituzionale, disegnata dal padre nel nuovo sovrano, dimostra ancora una volta che la monarchia è sinonimo di progresso, democrazia e coesione.

La Monarchia è una garanzia per non smarrire l’identità di un popolo.
Un popolo non rinuncia al suo Re!
Lunga vita al Re!


fonte bbc
Profile: Jigme Khesar Namgyal Wangchuck

Obama, Usa, politica, Italia


E’ scoraggiante vedere questo assurdo affanno nel salire sul carro dell’ultimo vincente.
Addirittura c'è qualcuno che considera Obama come un nuovo mosè.
Incredibile.

Forse l'unica spiegazione è che ci si illude di avere un paese migliore votando un nuovo presidente.
Ma non ci si sente forse sempre insoddisfatti dell'operato svolto dai precedenti presidenti?

Quando si esagera a lodare un uomo, che tra parentesi fino a poca tempo fa non si sapeva neanche l’esistenza, significa che una forza irrazionale ci sta impedendo di ragionare con la nostra testa.

L'arte di saltare sul carro vincente è una specialità degli italiani ed infatti molti politici interpretano le elezioni americane per avere dei vantaggi.
La sinistra considera la vittoria di Obama come una rivincita della precedente sconfitta politica; la destra sembra soddisfatta della sconfitta di McCain, erede di Bush.
Ridicoli.
La destra e sinistra sono già in ginocchio davanti al nuovo Mosè?

Finora di Obama si sa solo che è un nuovo politico che per le elezioni ha speso più di tutti gli altri precedenti presidenti e che, come tutti gli altri, ha illuso gli amercani con tante belle promesse.

Bisognerà aspettare un pò per dare un giudizio ad Obama, vedremo nel concreto come si comporterà.

martedì, novembre 04, 2008

Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918



In questo splendido video si ascolta il Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.

Il Bollettino della Vittoria è il documento ufficiale emesso dal Comando Supremo del Regio Esercito Italiano che annunciava la disfatta nemica e la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale.

Il testo, fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico, è esposto in tutte le Caserme e i Municipi d'Italia.

Si può anche leggere il testo del Bollettino sul sito dell'Esercito Italiano.

lunedì, novembre 03, 2008

4 novembre 1918

Vittorio Emanuele III portava alla vittoria l’Italia

.

La prima pagina de “La Domenica del Corriere” dopo la Vittoria.

Il 4 novembre 1918, si concludeva vittoriosamente la Prima Guerra Mondiale, che segnava la sconfitta e la conseguente scomparsa degli Imperi Austro-Ungarico e Germanico.

Fu essenziale l’opera silenziosa e tenace di Vittorio Emanuele III, che instancabile percorreva il fronte al fine di rendersi esatto conto della situazione militare e di accertare quali fossero le reali condizioni di vita delle truppe ed il loro morale senza ricorrere ad intermediari.
“Il Re si assunse l’incarico quotidiano di accorrere personalmente ovunque lo credesse necessario” scrisse il Marchese Solaro del Borgo, che gli era stato compagno d’armi e ancora “nessuno con maggiore competenza potè suggerire rinunce e modifiche e deliberazioni di particolare importanza: e nessuno, in conseguenza avrebbe potuto, meglio di quel ch’Egli fece, servire in momenti eccezionalmente delicati gli interessi del Paese, con efficacia della quale la gran massa del Paese stesso ignora e non immagina la portata”.
Le visite del Re sollevavano il morale della truppa, per la quale Egli era diventato il simbolo vivente della Patria.

Ma dove veramente le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito.
Potè così imporre agli Alleati il proprio punto di vista: la difesa della linea del Piave senza ulteriori arretramenti.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Fermato il nemico, dopo una serie di furiose battaglie il nemico venne ricacciato al di là del Basso Piave nel luglio ’18.
A ottobre l’Italia scatenò l’offensiva finale, poi chiamata battaglia di Vittorio Veneto, che portò all’annientamento dell’esercito austriaco ed alla successiva caduta dell’Impero.

L’Italia grazie alla guida illuminata di Re Vittorio Emanuele III aveva vinto la guerra e conquistato gli ultimi territori ancora sotto la dominazione straniera.
Si compiva così l’Unità d’Italia, realizzata da Casa Savoia attraverso secoli di guerre e di conquiste, unità territoriale, ma soprattutto morale, poiché tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si erano trovati concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

La repubblica italiana, consapevole dell'importanza della guida di Re Vittorio Emanuele III per la vittoria, ha cercato di snobbare il 4 novembre 1918.
Ecco così la vulgata repubblicana considerare la prima guerra mondiale un massacro, una "vittoria militare" che portò al fascismo, ad altre guerre, ad altri morti ...
Tutto falso, solo propaganda.

In realtà questa festa ci appartiene, fa parte della memoria profonda del Paese.
Attraverso un evento traumatico eppure grandioso - appunto questa Nostra Guerra - gli italiani si sono finalmente sentiti uniti, la vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria nazione.

Il 4 novembre 1918 ha permesso il compimento del Risorgimento nazionale

In quest’ora solenne ricordiamo i Caduti il cui esempio deve guidare gli italiani.
I Caduti non muoiono sui campi di battaglia e non spariscono nei sacrari, ma soltanto quando sono dimenticati !

Link
In questo splendido video si ascolta il Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.

domenica, novembre 02, 2008

commemorazione, esilio, savoia


Re Umberto II davanti alla tomba di Re Vittorio Emanuele III (ambedue in esilio anche da morti)

La Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, chiamata anche Giorno dei Morti, è una ricorrenza della Chiesa cattolica e celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti l'1 novembre.

Questa commemorazione risponde ad una esigenza umana e sacra di ricordare i propri cari e dare un senso alla vita ed alla morte.

Evidentemente tutti hanno il diritto di pregare e deporre fiori sulle tombe dei Loro cari e quindi lo Stato dovrebbe sempre aiutare i cittadini a compiere questo gesto.

Però non tutti gli italiani possono posare le proprie spoglie sul loro paese visto che la repubblica italiana ha vietato ad alcuni Sovrani Italiani di essere sepolti in Italia.
Ricordiamo:
S.M. Vittorio Emanuele III, morto il 28 dicembre 1947 sepolto in Egitto
S.M. Elena di Savoia morta il 28 nov 1953 sepolta in Francia
S.M. Umberto II morto il 19 marzo 1983 sepolto in Francia
S.M. Maria Josè di Savoia morta il 27 gennaio 2001 sepolta in Francia

Oltre che chiedere alle più Alte Cariche Istituzionali la traslazione dall'estero dei Sovrani Italiani al Pantheon di Roma, pongo una domanda :

perchè si continua a vietare ai monarchici di pregare e deporre fiori sulle tombe dei Loro cari ?

Regina di Francia Maria Antonietta


Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena, (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), fu arciduchessa d'Austria, principessa reale di Ungheria, principessa reale di Boemia, principessa reale di Toscana, principessa reale di Croazia e Slavonia, principessa reale di Germania e principessa imperiale del Sacro Romano Impero dal 1755 al 1770, Duchessa di Berry e Delfina di Francia dal 1770 al 1774 e regina di Francia dal 1774 al 1792; morì sulla ghigliottina al culmine della Rivoluzione francese.

sabato, novembre 01, 2008

riforma gelmini scuola università


Dallo studio dell’Ocse / Oecd (Education at a glance 2008) sui sistemi educativi nazionali l’Italia è in una pessima posizione: pochi numero di laureati e specializzati, scarsi investimenti pubblici, poca specializzazione, bassi gli stipendi degli insegnanti ...
Soltanto il 17% della popolazione tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea, spendiamo per la scuola il 4,7% del Pil, contro il 5,8% della media dei Paesi sviluppati.

Quando si affronta il tema della scuola italiana si assiste però a discussioni inutili e confuse, il solito ricorso allo scaricabarile per non cambiare nulla.
Gli studenti, a ragione, si lamentano della scarsa educazione che ricevono e della mancanza di opportunità ma mancano obiettivo e non capiscono che il loro nemico è lo status quo.

Il ministro Gelmini invoca giustamente una scuola basata sulla serietà e meritocrazia ma si limita a tagliare i fondi indiscriminatamente.

I rettori universitari minacciano le dimissioni per protesta, cosa che fanno ogni volta che si parla di tagli.
Davvero le amministrazioni universitarie non hanno alcuna colpa della situazione e dell'aumento dei costi?

In Italia c'è la tendenza ad affrontare tutti i problemi in modo ideologico, ed anche per la scuola si procede in questa direzione.
Gli insegnanti e professori, senza preoccuparsi della scarsa qualità del servizio educativo, rifiutano ogni meccanismo di valutazione del proprio operato e proteggono le rivendicazioni egualitarie, favorendo la mediocrità.

La scuola e l’università non hanno bisogno di più fondi ma piuttosto di distribuire i fondi in funzione della qualità.
Purtroppo nessuno degli attori principali sembra comprendere che è necessario un sistema di valutazione e di meccanismi di incentivo basati su queste valutazioni.

Il problema principale è la mancanza di trasparenza, legalità e di meritocrazia.
D’altronde tutto il sistema di finanziamento pubblico verso gli atenei è ben poco orientato al merito.
Insomma sprechi, inefficienza, parcellizzazione del sapere, lassismo etico, mortificazione delle competenze.

Per riformare davvero l'Università si potrebbe sostituire al valore legale della laurea un nuovo meccanismo che costringa ogni ateneo a misurarsi con standard di qualità.
A ciò si dovrebbe affiancare borse di studio per gli studenti meritevoli che non hanno i mezzi per pagarsi gli studi.
Inoltre si potrebbe togliere il valore legale della cattedra, professori a tempo indeterminato (eccetto a quelli d’eccellenza) facilitare il ricambio generazionale dei professori.

Adesso il sistema scolastico è lo specchio della repubblica, cioé un sistema che non sa essere né egualitario né meritocratico.

Purtoppo anche quando si parla di scuola la propaganda repubblicana lascia il suo subdolo messaggio.
Infatti quando ci si lamenta dell'evidente mal funzionamento dell'Università italiana, si parla di baroni a sproposito, come se la degenerazione fosse un retaggio della monarchia.
Ma perchè? Chi ha ridotta così l'università italiana?
Se in Italia il livello dell'insegnamento scolastico è peggiorato in 60 anni allora la colpa non può che essere della repubblica.
D'altronde basta ricordare quello che è avvenuto ed avviene in questa repubblca; il '68, il malaffare, gli intrallazzi, i professori imposti dai partiti politici, le tessere ...
D'altronde la repubblica ha inventato la figura dei portaborse dei politici stipendiati dal contribuente, ha prodotto tangentopoli, ha aumentato il potere della mafia, aumentato la differenza nord-sud...

Casomai è la repubblica che ha diviso gli italiani in caste!

Se l'università fa schifo, il termine adatto da usare è "degenerazione repubblicana".
Al contrario di quello che succede adesso, ai tempi del Regno d'Italia non si truccavano i concorsi universitari, non si assumevano figli-amanti-nipoti-cognati dei docenti, non si moltiplicavano i corsi di laurea....
Quando c'era la Monarchia esistevano valori come onore, rispetto, decoro, oggi abbandonati da questa repubblichetta, dove si vive solo per i soldi e per fare i propri porci comodi.

altri post sulla scuola
scuola della repubblica
scuola repubblicana
scuola repubblicana

martedì, ottobre 28, 2008

complotto obama, elezioni USA, naziskin


Il network televisivo FoxNews ha dato notizie che gli investigatori federali americani sono riusciti a sventare un complotto per assassinare il candidato democratico alla presidenza degli Stati Uniti, Barack Obama e uccidere numeosi afroamericani, messo a punto da due presunti neo-nazisti skinheads.
I due giovani, Daniel Cowart e Paul Schlesselman, sono stati arrestati con l’accusa di possesso illegale di fucili a canne mozze. Ma secondo i procuratori del governo federale americano avevano un piano di compiere un massacro 102 afroamericani e di Obama.

A quanto si legge dalle informazioni che arrivano dalla blogosfera, il piano di questi due terroristi era questo :
1. recuperare l’arsenale svaligiando un'armeria;
2. coinvolgere un'amica per aiutarli al furto (poi andato male perchè abbandonati dall’amica);
3. prima di uccidere Obama dovevano uccidere 102 afro americani;
4. di questi afroamericani 14 dovevano essere decapitati;
5. il numero 102 = 88 + 14 non è casuale, 88 per evocare HH (Heil Hitler) e 14 come il conteggio delle parole del motto ariano "We must secure the existance of our people and a future for white children";
6. fatto questo, senza sapere come e quando, si sarebbero dedicati a Obama;
7. uccidere Barack e decapitarlo, se possibile;
8. eventualmente essere pronti al martirio.

Molto probabilmente state pensando che è tutto uno scherzo. Invece no. Pur se siamo nel piano dell'irrealtà questa notizia è vera.

In ogni caso stupisce che una notizia del genere possa avere avuto tanto spazio nei mass media ed infatti molti siti USA riportano la notizia accanto alla campagna elettorale presidenziale.
D’accordo che i giornali e TV cercano solo scoop, ma c'è sempre un limite a tutto, questa ricerca di notizia spazzatura è assurda.

Di fronte a così tanta fantasia rimango molto perplesso.
Non è per caso che questo complotto è stato, in qualche maniera, aiutato ad arte da qualcuno per condizionare l’esito delle prossime elezioni presidenziali ?

Rimane da chiedersi come è possibile che Stati Uniti possano aver tremato per il delirio di questi due ragazzi.

Visto che stiamo discutendo al limite della realtà, a questo punto ecco la mia interpretazione fantasiosa di questa notizia.

Questo complotto è un film divertente ideato da un registra alle prime esperienze che spera di diventare famoso realizzando un film d'azione sfruttando la grande popolarità delle elezioni presidenziali americane.
Dalla sceneggiatura del film si vede la potenza mondiale USA tremare per colpa di un gruppo di naziskins che seguono gli ordini di due spietati terroristi, che credono nella superiorità della razza bianca e quindi non sopportano avere un presidente di colore nero.
Il piano è diabolico e ben studiato, ma come finiscono quasi sempre i film, il bene vince sul male e così la polizia e l’FBI riescono a sventare il complotto di uccidere Obama.
Alla fine Obama diventerà il primo presidente degli Stati Uniti di coloro nero.
E tutti vissero felici e contenti....the end

lunedì, ottobre 27, 2008

Elezioni presidenziali USA, denaro e scandali


Mentre lo spettro della recessione pesa su tutti i mercati finanziari, negli USA è scattato il conto alla rovescia per l’elezioni presidenziali del prossimo 4 novembre e paradossalmente si scopre che le elezioni presidenziali e il rinnovo del Congresso Usa saranno le più costose della storia, in totale si spenderanno 5,3 miliardi di dollari.
Secondo stime del Center for Responsive Politics - organizzazione specializzata nell’analisi dei costi della politica - 2,4 miliardi sono stati investiti solo per conquistare la Casa Bianca, Barack Obama e John McCain da soli hanno raccolto e speso più di un miliardo di dollari, raddoppiando la raccolta di fondi fatta nel 2004 e triplicando quella del 2000.

E' significativo che i maggiori finanziamenti arrivano dai settori (finanziari, assicurazioni e immobiliari) che hanno causato la crisi finanziaria negli USA.

Le presidenziali americane mettono bene in risalto quanto sia assurdo il sistema repubblicano.
Stupito dalla ipocrisia e spreco di denaro, arrivo addirittura a pensare che gli intrallazzi che assistiamo ogni 7 anni per l’elezione del Quirinale sono più seri di quelle americane.

Per quanto riguarda i Democratici nei mesi precedenti Lady Clinton e Obhama hanno speso decine di milioni di dollari e fatto di tutto per prevalere l’uno sull’altra, bene alla fine li abbiamo sorridere insieme.
Non potevano mettersi d'accordo prima e risparmiare denaro pubblico ?

Sulla sponda dei Repubblicani molti scandali rischiano di pregiudicare le ambizioni presidenziali del candidato John McCain.
Risulta che i repubblicani hanno dovuto sborsare 150 mila dollari solo per l'abbigliamento, il trucco e parrucchieri della governatrice dell'Alaska, Palin, la quale a quanto pare preferisce fare shopping sfrenato nei più esclusivi grandi magazzini d’America.
Come se non bastasse dopo il Fashion-gate arriva anche un Travel-gate, tempo fa da governatrice dell'Alaska, la Palin mise a carico dei contribuenti biglietti aerei e lussuose camere d'albergo per le tre figlie, facendo pagare allo Stato Usa decine di migliaia di dollari.

Queste spese ingiustificabili sollevano addirittura interrogativi sulla loro legalità tra gli esperti di finanziamenti elettorali.
Inoltre questi scandali hanno peggiorato i rapporti tra McCain e Palin, adesso ambedue si sentono traditi, molti americani sono convinti che lei non era all'altezza di ricoprire questo incarico.

John McCain ha attaccato il suo rivale Barack Obama, perchè ha raccolto la cifra record di 150 milioni di dollari in donazioni per la sua campagna, ed ha addirittura parlato di rischi di corruzione, evocando gli scandali che travolsero Richard Nixon.
McCain ha detto che Obama sta totalmente infrangendo qualsiasi idea per mantenere i costi e le spese di una campagna elettorale sotto controllo, aggiungendo che si dovrà in qualche maniera rimediare a questa nuova ondata di spese.

Per difendersi Obama ha affermato che non fa nulla di illegale e che la storia ci dimostra che quando quantità illimitate di denaro entrano a far parte delle campagne politiche, questo porta a scandali.
In effetti Obama probabilmente non fa nulla di illegale, piuttosto è riuscito a raffinare e modernizzare il modo di raccogliere il denaro messo in palio dal sistema repubblicano, in particolare sta raccogliendo soldi on line, usa internet per trovare altri fondi.

Il presidenzialismo impone un’aspra competizione sia all’interno dei due partiti e sia tra i due candidati finali alla Casa Bianca e questo inesorabilmente lievita i costi della politica.
A parte il fatto che la politica dovrebbe sempre costare il meno possibile, non dovrebbe pagare troppo sui contribuenti, c’è un ulteriore fattore negativo.
Infatti il candidato per vincere, non deve avere il migliore programma politico o essere il più esperto, deve avere a disposizione più soldi dell’avversario per convincere gli americani a votarlo, enorme risorse finanziarie ed un marketing vincente ed il gioco è fatto.

C'è da considerare che coloro che hanno investito enormi somme di denaro per fare vincere un politico, non lo fanno per la gloria ma per avere grandi vantaggi, in seguito il presidente dovrà in qualche modo ricambiare i favori a danno dei veri interessi degli americani.

Quindi il sistema repubblicano non solo non controlla e limita le spese del suo apparato ma le alimenta, e le elezioni presidenziali americani lo dimostrano ampiamente.

La repubblica italiana, famosa per gli sprechi ed inefficienze, da tempo sta guardando con maggiore interesse il sistema americano, molti politici vorrebbero importarlo in Italia e, conoscendo l’andazzo, sono convinto che lo fanno per aumentare le spese già esorbitante.

Di fronte a tanto squallore e a tanta manifesta ignoranza di un sistema repubblicano assurdo si fa sempre più forte l’invidia per quei popoli che rifiutano questo sistema e si sentono uniti intorno ai loro Sovrani.
La Monarchia è preferibile alla repubblica.

La repubblica è il sistema più adatto per fare gli interessi della partitocrazia e delle multinazionali, osservando il mondo ci si rende conto quanta ingiustizia e spreco rappresentano le repubbliche, inficiando il corretto funzionamento dello Stato e minando anche la libertà dei cittadini.
Mi auspico che anche i repubblicani riflettano.

domenica, ottobre 26, 2008

Napolitano, Al Alamein, comunismo, nazismo


Napolitano ha fatto bene ad andare in Egitto per commemorare il 66° anniversario della famosa battaglia di Al Alamein.

Condivido il discorso di napolitano quando dice : Furono combattimenti tra i più duri e tormentati della seconda guerra mondiale, in un continuo alternarsi delle sorti tra gli opposti schieramenti. E il nostro rispetto, la nostra riconoscenza sono tanto più grandi quanto più ricordiamo, sforzandoci di ripercorrerle, le condizioni in cui i combattenti furono chiamati a operare, le sofferenze e i sacrifici che essi doverono affrontare, fino al rischio estremo e quotidiano della vita.

Nel rendere omaggio alle virtù morali e alle straordinarie doti di coraggio dei soldati, tutti guidati dal sentimento nazionale e dall’amor di patria, napolitano si è però dimenticato che tutti quei soldati erano fedeli a Re Vittorio Emanuele III.
Purtroppo nella storia male narrata dalla propaganda repubblicana c'è sempre un silenzio insopportabile sulla Monarchia e sui Sovrani, e le uniche volte che si degna di ricordarle lo fa solo per screditarle. Questo non gli fa certo onore.

Nel discorso il presidente della repubblica si è rallegrato che nel disastro della seconda guerra mondiale crollarono i nazionalismi tra gli Stati europei e soprattutto il nazismo ma, per correttezza, avrebbe dovuto aggiungere che la causa della guerra fu la contrapposizione tra due ideologie - nazismo e comunismo - ambedie aberranti ed espressione di aggressione e di dominio.
Inoltre secondo me è un errore considerare il nazionalismo un fattore solamente negativo e quasi simile al nazismo.

E' davvero difficile, se non impossibile, vedere un alto esponente del partito comunista italiano abbandonare definitivamente la sua fede politica ma, secondo me è insopportabile se questa persona, diventata capo di stato, non si pente degli errori compiuti e non chiede scusa.

D'altronde l'appoggio del PCI ( ed i brogli di Togliatti/Romiti) fu decisivo per la nascita della repubblica, ma questo fatto adesso ci impedisce di guardare verso il futuro e di migliorare il nostro Paese.

mercoledì, ottobre 22, 2008

OCSE, ricchi e poveri in Italia


Secondo il rapporto dell'Ocse Growing Unequal, che analizza la distribuzione della povertà e del reddito dei 30 Paesi appartenenti all'organizzazione, l'Italia si trova al sesto posto per il divario tra le classi sociali, dopo Messico, Portogallo, Polonia, Turchia e Stati Uniti.

In Italia da anni c'è una costante perdita di potere d’acquisto dei salari e la grave crisi finanziaria ovviamente peggiora situazione del nostro Paese, dove tra l'altro il sistema di welfare non è efficace ed equo come in altri paesi d’Europa.

Negli anni ‘90 la nostra situazione sociale era simile a quella dei paesi del Nord Europa. A fine anni ‘90 eravamo scivolati ai livelli di Grecia e Portogallo. Oggi solo 5 dei 30 paesi Ocse hanno una struttura sociale peggiore della nostra: Messico, Turchia, Portogallo, Usa e Polonia.
La disuguaglianza economica è cresciuta del 33 per cento dalla metà degli anni Ottanta a oggi, contro una media Ocse del 12 per cento.

Oltre all'aumento del gap tra ricchi e poveri, la società italiana risulta essere immobile e classista, nel senso che è sempre più difficile migliorare la propria siuazione sociale.
In tutto l’Occidente industrializzato si registra un brusco aggravamento delle distanze fra ricchi e poveri ma in Italia il fenomeno è assai più brusco e devastante.
Le classi medie sono risucchiate verso il basso ed il reddito medio italiano è più basso della media Ocse.

Infine una ultima considerazione.
Dai dati dell'OCSE risulta che gli stati dove il divario è minore sono Monarchie (Danimarca, Svezia, Lussemburgo) mentre quelle peggiori sono repubbliche (la repubblica Italiana è al sest’ultimo posto).

Se si ipotizza - come ha sempre propagandato la repubblica - che il divario tra ricchi e poveri è anche una conseguenza della forma istituzionale, bene allora dai dati si evince che il gap ricchi-poveri aumenta tra le repubbliche.

Insomma si scopre un altro triste primato della repubblica italiana, è al sest’ultimo posto ed è anche tra i più diseguali ed ingiusti.


Redditi, Ocse: cresce la disuguaglianza in Italia Borse, Europa positiva sulla scia di Wall Street

Roma - Ricchi sempre più ricchi, classe media che va assottigliandosi e disparità economiche e sociali sempre più marcate. L’Italia è tra i paesi dell’Ocse dove la differenza di reddito tra ricchi e poveri è più ampia. Tra i 30 stati membri dell’Organizzazione, la disuguaglianza è maggiore solo in cinque paesi (Messico, dove le differenze sono in assoluto maggiori, Turchia, Portogallo, Usa e Polonia). Tra i paesi del G7 l’Italia è seconda solo agli Stati Uniti. All’opposto Danimarca, Svezia e Lussemburgo, dove le distanze sono meno profonde. I dati emergono dal rapporto dell’Ocse Growing Unequal che sottolinea come la disparità di reddito sia aumentata più o meno in tutti i paesi anche se con ritmi molto.

La forbice si allarga "La disuguaglianza di reddito - si legge nel rapporto - è cresciuta significativamente dal 2000 in Canada, Germania, Norvegia, Stati Uniti, Italia e Finlandia, mentre è diminuita in Gran Bretagna, Messico, Grecia ed Australia". La disparità è aumentata in due terzi dei paesi che fanno parte dell’organizzazione, spiega l’Ocse, e questo è avvenuto "perché le famiglie ricche hanno raggiunto risultati particolarmente positivi rispetto alla classe media e alle famiglie che si trovano ai livelli più bassi della scala sociale". L’Ocse definisce l’Italia come un paese in cui le differenze di reddito sono particolarmente ampie: i salari di livello basso sono estremamente ridotti mentre i ricchi hanno standard di vita più elevati rispetto a paesi, come la Germania, dove invece le differenze di reddito sono più limitate e dove i salari minimi sono più alti. Come parametro di misurazione per la disuguaglianza, l’Ocse utilizza un coefficiente denominato "Gini", che indica proprio la disparità di reddito. Le differenze tra i paesi dell’organizzazione sono profonde, basti pensare che in Messico la forbice è due volte più larga rispetto alla Danimarca. I due paesi sono all’opposto nella classifica con un coefficiente di 0,23 per la Danimarca e di quasi 0,50 per il Messico contro una media Ocse di 0,30. Per l’Italia si calcola un coefficiente di 0,35 circa, mentre gli Stati Uniti sono a 0,38.

La risposta dei governi Il rapporto evidenzia quindi come la risposta dei governi alle disparità sia stata soprattutto di carattere fiscale e sociali, aumentando la spesa a favore di una popolazione che tende ad invecchiare velocemente. Si tratta però, secondo l’Ocse, di una risposta che può essere "solo temporanea". "L’unica via sostenibile per ridurre le disuguaglianze" è assicurarsi che le persone siano in grado di trovare e mantenere un’occupazione. Questo significa che "i paesi sviluppati devono sforzarsi molto di più per inserire i cittadini nel mercato del lavoro piuttosto che sostenerli con indennità di disoccupazione o pensioni anticipate".

ilgiornale

lunedì, ottobre 20, 2008

Orfani abbandonati


Una volta l’orfanotrofio si chiamava Istituto per l’infanzia e la maternità. Non era certo un luogo dove gli orfani vivevano felici, ma perlomeno avevano un letto, un tetto, cibo.

In questa italia repubblicana, la legge n. 149 del 28 marzo 2001
decreta la chiusura degli orfanotrofi e il trasferimento dei minori in case-famiglia o presso famiglie affidatarie.
Questa legge suscita molto perplessità, l'argomento è spinoso e complesso, e coinvolge diversi soggetti: le istituzioni, i genitori naturali ed affidatari, le comunità assistenziali, ma soprattutto i bambini, che vivono in una questione più grande di loro.

In Italia le leggi non sono applicate seriamente ed infatti – questa volta però fortunatamente – esistono ancora 9 orfanotrofi attivi.

Inoltre secondo l’Istat ci sono 46 mila bambini (di cui 34 mila italiani) che, senza famiglia, vagano sulle strade, vittime dell’accattonaggio, della povertà estrema, del lavoro nero, della droga.

La legge fu varata per combattere l’abbandono dei minori ed i sostenitori affermano che gli orfani non sono abbandonati per le strade ma sono tutelati in maniera diversa.
Nell’art. 2 della 149/2001 c’è scritto: ……..mediante affidamento ad una famiglia e ove ciò non sia possibile mediante inserimento in comunità di tipo familiare…

Ma quante e quali sono le famiglie disposte all’affido?
E non c’è il rischio che coloro che affidano un bambino lo fanno solo per il sostegno economico? Dov’è l’amore verso il bambino?
E quali sono le caratteristiche che devono avere le comunità di tipo familiare?
E come si rispettano i tempi legislativi?

Una cosa è la teoria ed un’altra la pratica, e di fatto le conseguenze della legge sono andate in direzione opposta.

Mi risulta che forse lo stato repubblicano ha chiuso gli orfanotrofi anche per la mancanza di sovvenzioni.
Visto gli enormi sprechi che sistematicamente avvengono in questa repubblica sarebbe una drammatica beffa ai danni dei poveri indifesi bambini. Speriamo che non sia così.

Mi chiedo. Come si è arrivati a tanto ?
Perché chiudere gli orfanotrofi, dove i ragazzi più sfortunati, senza famiglia, potevano almeno avere cibo, un letto, una casa ?

Comunque si considera questa legge, sta di fatto che adesso non si conosce dove finiranno quei poveri bambini e chi se ne prenderà cura.

Evidentemente uno stato che legifera in questa maniera significa che non ama le famiglie ed i bambini, è uno stato crudele, senza sentimenti, che considera le persone oggetti.
Inoltre aggiungo che questa legge sulla chiusura degli orfanotrofi appartiene alla visione politica-sociale che distrugge la famiglia tradizionale - unione tra uomo e donna – e che preferisce aiutare altri tipi di unione (tra gay, lesbiche, trans ...) dimenticando però le persone più deboli di tutte le unione, i bambini.

La repubblica ha già rovinato l’Italia e la maggior parte degli italiani ma, prendersela anche con i bambini è, veramente, il degrado massimo!

Per difendere tutti i bambini, soprattutto quelli più sfortunati, c’è assolutamente bisogno di riaprire gli orfanotrofi.


La Chiesa: bisogna riaprire gli orfanotrofi. Sempre più difficili le adozioni di minori italiani

Oggi in Italia gli orfanotrofi ancora attivi sono solo nove.La campagna della Chiesa per riaprire gli orfanotrofi e contro la legge 149 parte dal santuario di Pompei, culla dei centri di accoglienza per l'infanzia abbandonata ed epicentro ieri della «mobilitazione mariana» per la visita di Benedetto XVI. Nel mirino la legge 149 del 2001. La Chiesa è preoccupata per i 46 mila bambini (di cui 34 mila italiani) che secondo l’Istat sono senza una famiglia, spesso vagano sulle strade, vittime dell’accattonaggio, della povertà estrema, del lavoro nero, della droga.

La legge fu varata per combattere l’abbandono dei minori disponendo la chiusura degli istituti entro il 31 dicembre 2006 e il ricorso all’affidamento a una famiglia o, qualora non fosse possibile, all’inserimento in una comunità d’accoglienza di tipo familiare. Bambini abbandonati dai genitori per svariate, a volte indecifrabili, ragioni. Bambini allontanati dal tribunale da famiglie problematiche. Eppure era stato fatto un accordo con le Regioni per fissare le tipologie di strutture che devono accogliere i minori che escono dagli istituti e non trovano famiglie affidatarie. Le Regioni avrebbero dovuto fornire i dati al governo ma non è stato fatto. Inoltre la legge prevede che le nuove strutture debbano fare una relazione, ogni sei mesi, alla procura presso il Tribunale per i minori, il quale può a sua volta ordinare ispezioni per verificare l’attuazione della legge. Sulla carta la legge voleva privilegiare l’affido rispetto all’inserimento in strutture di tipo familiare. Ma l’affido non è mai decollato.

Attualmente, circa 26 mila bambini senza una famiglia sono divisi a metà tra comunità e affido. Altri ventimila, devono badare a loro stessi. Tanto più che gli italiani per l’86% non ritengono «abbandonati» i minori ospitati in istituti, nonostante il fenomeno coinvolga in Italia circa decine di migliaia di bambini e ragazzi. Intanto l’assistenza di un bambino in istituto costa allo Stato più del doppio dell’accoglienza in famiglia tramite l’affido, mentre le adozioni nazionali sono sempre più difficili. Di fronte a questo quadro, secondo il j’accuse ecclesiale, le istituzioni sono assenti, quando non addirittura d’ostacolo, e anche la scuola si dimostra impreparata ad affrontare il problema.

Lo Stato in media per un bambino in assistenza (in istituto) investe 10.695 euro all’anno a fronte dei 5.200 investi per singolo minore in affidamento. Ma la spesa pubblica su questo fronte varia significativamente da regione a regione: in Lombardia, ad esempio, si spendono in media oltre 15mila euro all’anno per un bambino in istituto e 3.457 euro per un bambino in affido, nel Lazio in media per un bambino assistito nel comune di Roma occorrono 18 mila euro l’anno, mentre l’affido richiede 3.098 euro.

Nel frattempo cala il numero di procedimenti inviati ai tribunali minorili per dichiarare «adottabile» un bambino. Dai 3.200 procedimenti avviati nel 1995 si arriva ai 2694 del 2002, mentre le dichiarazioni di adottabilità sono passate da circa 1.500 nel 1997 a 1.080 del 2002. Nel 2003 dell’intera popolazione in centri socio-assistenziali stimata intorno ai 20 mila minori (dati Istat) solo 869 erano bambini o adolescenti adottabili, pari al 4,3% del totale, e 342 con l’iter di adottabilità non ancora concluso. Nel corso dell’anno sono stati accolti nelle strutture 8.855 minori, mentre ne sono usciti 9.833: di questi, solo il 4,2% (415) è stato adottato.

Un’emergenza stigmatizzata anche dall’Aibi, l’associazione Amici dei bambini, sotto l’egida dell’Unione Europea.

lastampa

venerdì, ottobre 17, 2008

Rai, giudice costituzionale, Pecorella, Orlando


Il Popolo della Libertà non accetta Orlando (dell'IdV) alla presidenza della vigilanza sulla Rai.
Per quanto riguarda l'elezione del giudice costituzionale vacante il Partito Democratico considera improponibile la proposta Pecorella del PdL.

L'ennesima vergogna del regime repubblicano è agli occhi di tutti :per questione di potere, la maggioranza ed opposizione litigano tra loro.
Un giudice costituzionale a me, ed un presidente della vigilanza sulla Rai a te.

Le persone di garanzia - in questo caso il presidente della vigilanza sulla Rai ed il giudice costituzionale - dovrebbero essere riconosciute come equilibrate e credibili da tutte le parti.

Invece assistiamo allo scambio indecente fra le autorità di garanzie, una situazione che polverizza il concetto stesso di garanzia.
Infatti se il barotto avvenisse, le due garanzie sarebbero votate anche se considerate indegne.

L'aspetto grottesco è che si vuol far passare come dialogo un baratto.
Il dialogo istituzionale è cosa buona e seria, ma quello cui stiamo assistendo, invece, è uno sconcio.

Inutile aggiungere che questa situazione è una giornata umiliante per il Parlamento e per le istituzioni repubblicane.
Per la settima volta dall'inizio della legislatura assistiamo all'ennesima fumata nera del Parlamento
Come è sempre avvenuto prima, la situazione si sbloccherà solo con il solito baratto tra i partiti.


Corte Costituzionale, dal Pd no a Pecorella
Il governo va avanti: «È lui il candidato»
Stop nella trattativa per l'elezione del giudice vacante.
Di Pietro: «Non cediamo a ricatti, Orlando in Vigilanza»
ilcorrieredellasera


Consulta, nuova fumata nera in Aula
Gaetano Pecorella, candidato del Pdl alla Consulta
Il Pdl: confronto con il Pd ma se salta Pecorella si ripartirà da zero
lastampa

La regina Elisabetta visita Google



La Regina Elisabetta II e il Duca di Edinburgo hanno visitato il quartiere generale londinese di Google.

La Sovrana ha la passione per la tecnologia e Google ha ricevuto l'approvazione reale per aggiungere una foto della Regina Elisabetta al suo logo nella homepage britannica.
L'immagine mostra la Regina di profilo e una corona d'oro sopra la lettera E (Elizabeth) di Google.

Un video della visita della Regina Elisabetta
telegraph

mercoledì, ottobre 01, 2008

La Russia riabilita lo zar Nicola II


La Corte Suprema russa ha formalmente riabilitato l'ultimo zar, Nicola II (e la famiglia reale), come vittima della repressione politica sovietica.
Questo gesto simbolico era stato sollecitato da tempo dai parenti che fanno parte della Famiglia Reale Russa.

La decisione è stata salutata con favore dalla Chiesa Ortodossa e dalla gran duchessa Maria Vladimirovna, una delle ultime discendenti dei Romanov, che esultano per il ristabilimento di quella che considerano una verità storica.

Il presidente Dmitry Medvedev non ha mai nascosto di essere un ammiratore dell'ultimo zar, ucciso dai bolscevichi insieme alla moglie Alexandra e ai cinque figli il 17 luglio del 1918, otto mesi dopo la rivoluzione.
Nel 1998 i resti di Nicola e della sua famiglia furono ritrovati nella foresta di Ekaterinburg, città degli Urali dove gli ultimi Romanov furono giustiziati, e vennero sepolti con tutti gli onori a San Pietroburgo, nella Chiesa dei santi Pietro e Paolo.

Non possiamo che essere soddisfatti di questa importante decisione, evidentemente i russi, cercando di liberarsi dell'orrore del comunismo, si stanno avvicinando alla Monarchia.

W lo Zar!

La Russia riabilita lo zar Nicola II
"Fu una vittima del bolscevismo"
Sentenza della Corte Suprema

La Corte Suprema russa ha riabilitato oggi lo zar Nicola II e i suoi familiari uccisi nel 1918, accogliendo la richiesta dei discendenti dei Romanov.
La riabilitazione ha un preciso significato legale in Russia in quanto riconosce che una persona è stata vittima della repressione politica durante il comunismo.

In passato tali richieste erano state respinte sulla base del fatto che non era stata presa nessuna decisione giuridica per l’esecuzione dello zar, la cui uccisione veniva così considerata un atto criminale e non politico. Nicola II, che aveva abdicato nel 1917, fu ucciso da rivoluzionari bolscevichi il 17 luglio 1918 nella cantina della casa dove era detenuto assieme alla famiglia nella cittadina di Yekaterinburg, negli Urali. Assieme allo zar vennero uccisi la moglie Alexandra, il figlio e quattro figlie.

Le salme di Nicola, la moglie e tre figlie vennero riesumate nel 1991 per essere tumulate nella tomba imperiale a San Pietroburgo. I resti dell’erede Alessio e di suo sorella la granduchessa Maria vennero trovati e identificati nel 2007 in un bosco viicno al lugo dell’esecuzione. Nel 2000 la chiesa ortodossa russa li ha tutti proclamati santi.

lastampa

martedì, settembre 30, 2008

Capitalismo, banche, USA, globalismo


Dopo il crollo delle due torri gemelle, avvenuto l’11 settembre, un’altra data fatale per l’USA, il 29 settembre la crisi di Wall Street e della Politica Americana.

Il piano di salvataggio finanziario predisposto dalla Casa Bianca e dal Tesoro è stato bocciato dal Congresso.
Il piano è stato un regalo agli istituti finanziari o una decisione per evitare un crack mondiale?
Ha prevalso il no in quanto l'ala conservatrice del congresso più vicino al capitalismo ha considerato il piano troppo simile al socialismo che altera radicalmente le regole del mercato.
Visto che ambedue i candidati alla Casa Bianca,McCain e Obama, avevano visto positivamente il piano di Bush, e che il rifiuto del Congresso è stato bipartisan, si deve concludere che la notizia rappresenta la sconfitta degli Stati Uniti e non solo di Bush.
Ci troviamo di fronte al fatto che la credibilità politica degli Stati Uniti è in profonda crisi e questo per diversi motivi.
Intanto si rileva una divisione trasversale all’interno del Congresso, questa volta i repubblicani e democratici non lottano tra loro per due modi diversi per risolvere la crisi, ma la politica nel suo complesso non sa come procedere per stabilizzare e tranquillizzare il Mercato.
Inoltre questa divisione e mancanza di strategia politica indebolirà ulteriormente la società americana.

Stiamo assistendo un momento storico, per la prima volta gli Stati Uniti non riescono più a controllare o a gestire i flussi finanziari delle borse.
La crisi stravolge non solo l’economia e le Borse mondiali ma, ancor di più, la politica americana, per gli USA si apre un periodo nero, tra i peggiori della storia americana.

Dopo l’attacco terrorista islamico che ha terrorizzato gli USA, colpita per la prima volta a casa loro, adesso gli americani perdono anche la certezza che il mercato possa sempre crescere e comunque migliorare la società , sta crollando la filosofia – se non addirittura la fede – sulla quale si base la società americana.

Anche se la situazione non è certamente paragonabile, colpisce, e non è un caso, che dopo la caduta dell’Urss, anche l’USA stia vivendo un periodo di decadenza.
D’altronde molti imperi sono crollati durante la Storia e quindi era un errore di presunzione pensare che quello americano non potesse finire mai.

Quello che rende inquietante la situazione è il profondo legame tra il Mercato e gli Stati Uniti d’America, infatti lo stato dove ha trionfato il capitalismo adesso si trova in difficoltà finanziarie, gli americani si stanno impoverendo, banche importanti sono fallite....una disfatta.

Riflettendo bene, la simbiosi tra Usa e Mercato - ciò che caratterizza gli USA dal resto del mondo - fa capire perchè la politica americana sia divisa trasversalmente in un momento delicato ed importante come le elezioni presidenziali : per gli Stati Uniti una vera crisi finanziaria a maggior ragione colpisce la politica.
E’ la prima volta che si elegge un presidente in un periodo di recessione e di crisi politica così evidenti.

La Storia stupisce o meglio gli uomini non sanno prevedere il futuro, ed in questo caso gli americani si illudevano che dopo la caduta del comunismo e l’avvento del Mondialismo avrebbero dominato il mondo.
Non sarà cosi, la Nuova Era cambierà tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti che invece pensavano di essere immuni dal terremoto causato dal Globalismo.

Come uno scherzo del destino, lo stato del capitalismo sta spegnendosi. Adesso gli USA dovranno rivedere molti suoi piani, probabilmente dovranno limitare gli interventi militari per aver più soldi per difendere i risparmi degli americani e per evitare che nascano gravi problemi sociali.

Dobbiamo riflettere seriamente, il mondo sta cambiando velocemente e già si intravedono nuovi e inediti orizzonti.
Forse, dopo esserci finalmente liberati del comunismo, dobbiamo fare altrettanto del capitalismo ?
Vedremo. Sarebbe opportuno diminuire la pressione dei grandi gruppi finanziari sulla politica, eliminare il mercato fittizio da quello reale, ma sarà molto difficile visto che il globalismo è stato ideato proprio dall'Alta Finanzia e che l'America è dominata da una forma di dirigismo bancario.

La politica economica e finanziaria dovrebbe essere in funzione dello sviluppo comune del paese, dei corpi sociali e delle persone.
Per raggiungere questo obiettivo bisogna respingere sia il capitalismo - fonte di sfruttamento economico ed espressione di una concezione anticristiana della vita - sia il comunismo - strumento di tirannide, di povertà economica, di miseria spirituale - mera sostituzione del capitalista-Stato al capitalista-privato.
Non si deve dimenticare la comune matrice culturale (materialista) nel capitalismo e nel comunismo che entrambi riducano l'uomo a lavoratore o consumatore.

Inoltre dobbiamo liberarci della visione illusoria che la cosiddetta democrazia inserita in un mercato globale fosse portatrice di benessere.
Prima di tutto bisogna riconosce che la crisi è sistemica e per trovare la strada giusta si deve ritornare alla Tradizione, intesa come la società in accordo con l’Uomo e la Natura.

mercoledì, settembre 24, 2008

Scandalo dei semafori truccati


Gli italiani sanno bene che la tassazione è eccessiva, che i servizi forniti spesso sono insufficienti e che il rapporto costi/ricavi non è favorevole visto che nonostante l’alta tassazione i servizi rimangono ad essere scadenti.
A questa situazione gia difficile da sopportare, ogni tanto si scoprano altri soprusi, l’ultimo è quello a danno degli automobilisti, infatti alcuni comuni (ma lo scandalo si sta allargando in tutto il paese) hanno truccato i semafori per migliorare i propri bilanci.

Oltre che sperare che i responsabili di questa associazione a delinquere - politici, imprenditori , vigili ...– vadano incontro alle punizioni previste, io mi chiedo perché si è creata questa situazione.
Evidentemente se molti comuni dimenticano di essere al servizio dei cittadini, se c’è un’affannata ricerca da parte delle amministrazioni locali di recuperare denaro si conclude che siamo vicini al fallimento finanziario (e non solo ..) dello stato.

Inoltre la situazione sociale-economica-politica è profondamente diversa dal passato, la repubblica non può più aumentare ulteriormente la tassazione (già a livelli alti), c’è una crisi finanziaria mondiale in corso, molti italiani si trovano in difficoltà economiche, il globalismo impone l’Italia a competere con altri Stati più forti ed efficienti, ci sono delle regole internazionali da rispettare, ecc.....
Ecco allora che per mantenere il potere, per difendere i privilegi adesso le istituzioni sfruttano il popolo addirittura con i semafori.
Ma questo non è un caso isolato!
In questa stessa logica ci sono gli autovelox posizionati e nascosti dappertutto, il pagamento dei parcheggi nelle zone blu, ormai allargate a macchia d’olio in tutta la città, insomma, come si suol dire, si sta grattando sul fondo del barile.

Si rimane davvero sgomenti e sconcertati vedere che le nuove tecnologie servono per assicurare denari ai Comuni anziché garantire la sicurezza stradale, a quanto pare le multe per l’inosservanza della segnaletica sono la quinta entrata per le casse dei Comuni, da qualche parte ho letto che gli automobilisti spendono in multe più di 1 miliardo di euro l’anno nei soli capoluoghi.
Evidentemente i bilanci dei comuni sono in rosso e le multe sono proventi importanti per le istituzioni locali che servono anche per perpetuare un sistema abnorme e clientelare.

Non si deve dimenticare che quello che avviene a livello locale succede anche a livello centrale.
A livello centrale ci sono i privilegi parlamentari, i costi top secret ed altissimi del Quirinale, ... a livello locale i Comuni alzano le tasse (ICI) e truccano i semafori ...
Infatti la repubblica italiana è diventata un sistema oligarchico suddiviso in caste – dei politici, sindacati, imprenditori, magistrati, intellettuali – che sfruttano il povero popolo per perpetua il controllo del potere.
E' il sistema repubblicano nella sua globalità che non funziona, si è ormai perso il buon senso ed il bene comune della nazione e quindi è inevitabile la degenerazione generale.

Lo scandalo dei semafori truccati riscontrato in tanti Comuni mi fa riflettere sul federalismo.
Dal punto di vista teorico il federalismo può avere dei fattori positivi, ma temo che quando si inserisce il federalismo in uno stato oligarchico suddiviso in caste il risultato finale sarà quello di avere un aumento dei privilegi e delle tasse.

Alcuni links:
blogosfera
larepubblica
asca
ilgiornale

domenica, settembre 21, 2008

Fallimento Alitalia e della repubblica


Dopo l’assenso della Uil, Cisl e Ugl ed il mancato accordo con la Cgil ed i piloti, la Cai ha ritirato l’offerta e quindi l’Alitalia è sull’orlo del fallimento.
Il giocattolo Alitalia si è rotto a pezzi e forse non poteva che finire così, visto che era strattonato dalle caste che pullulano in questa repubblica, quella dei politici dei sindacali e degli imprenditori.
Ieri si è imposto il ricatto della casta dei piloti e la prepotenza Cgil, sindacato a servizio della sinistra, un partito piuttosto che rappresentate degli interessi dei lavoratori.
D’altronde i governi della repubblica italiana sono sempre stati condizionati dai sindacati, altra grave anomalia della repubblica italiana, e questa volta la CGIL ha colpito duramente il governo di berlusconi.
E' evidente la svolta politica della Cgil e lo strapotere di alcune categorie di lavoratori (i piloti) che sono i corresponsabili del carrozzone Alitalia che si trascina ormai da decenni, migliaia di miliardi di vecchie lire buttati via.

Le dichiarazioni a caldo di alcuni politici denotano incredulità, smarrimento e impotenza politica.
“Siamo di fronte al baratro, colpa di CGIL e piloti, ma anche colpa di una certa parte politica” (berlusconi)
"se siamo arrivati fin qui Berlusconi non cerchi colpevoli. Il colpevole è lui" (Bersani)
Ora c'è da tenere solo i nervi saldi" (Enrico Letta).
"È inimmaginabile che il piano di rilancio della compagnia possa avvenire contro la volontà della maggioranza dei piloti e degli assistenti di volo" (Epifani)

Quest'ultima affermazione è assurda perché il compito del sindacato non è di sobillare i lavoratori. Un'azienda si basa su equilibri di bilancio in grado di garantire il profitto, mentre il compito del sindacato è difendere il lavoro dei lavoratori e migliorare la remunerazione del lavoro che però sono in funzione del bilancio e della redditività dell'azienda.

E’ facile e comodo cavalcare l’onda dell’antiberlusconismo, o pensare che la colpa sia della parte politica opposta alla simpatia, in realtà la colpa è del sistema e che tutti hanno perso.
Il falso bipartitismo, che si sta facendo strada in Italia, serve solo a nascondere il fallimento del sistema repubblicano.
Bisogna abbandonarlo, non ha senso votare a sinistra o destra per poi rimanere sempre insoddisfatti e continuare a dare credito alle stessa classe politica che ha rovinato il nostro Paese.
Per uscire da questo tunnel, si deve ragionare senza farsi corrompere dalla propaganda del Potere e guardare la realtà da altre angolature.

Alcuni sostenevano che in Italia le risoluzioni governative del caso Alitalia, guidate da berlusconi o Prodi, andavano contro il liberismo.
Sembra proprio che in questa repubblica il liberalismo è sempre rievocato solo a parole, i governi non sono in grado di liberalizzare il mercato, i veti incrociati tra le varie caste che pullulano in questa repubblica impediscono la modernizzazione del Paese.
A questo punto bisogna pensare che si debba vendere la compagnia a pezzi al miglior acquirente perché possa nascere qualcosa di buono, cioè una compagnia di bandiera di cui non ci dobbiamo vergognare?

Siamo all’assurdo che la CGIL e i piloti, dicendo di no all'ultima offerta della CAI, si stanno dimostrando più vicini al liberismo del governo berlusconi.
Infatti questo probabile fallimento causerà la "distruzione creativa" che appartiene alla dottrina liberale, la quale sostiene che solo la caduta delle pessime compagnie fa avanzare le migliori per soddisfare il consumatore.
A questo punto, Epifani è diventato un emulo nascosto della Thatcher ?
Ragionando meglio, Epifani ha ceduto al veto imposto dalla sinistra e probabilmente ha prenotato un posto parlamentare per le prossime elezioni, ha preferito la politica dimenticando i lavoratori e gli interessi dei lavoratori.
Non si è reso conto però che la rottura finale delle trattative su Alitalia segna un punto di svolta nelle relazioni sindacali, il fallimento dell’Alitalia è anche il fallimento del sindacato confederale, la cosiddetta triplice, adesso la divisione tra i sindacati è irreversibile, l’unità sindacale è un ricordo.

L’aspetto positivo della vicenda è che forse adesso potrà nascere un nuovo sindacato che abbandoni le visioni legate ancora al comunismo, alla lotta di classe, allo statalismo, al sindacato come servizio di una parte della politica. Questo passaggio non è facile, la profonda crisi nella quale si trova la sinistra è ancor più accentuata all'interno dei sindacati che considerano ancora lo stato come la mucca da mungere, la risorsa dove trovare i denari per far sopravvivere aziende inutile e che non hanno mercato.

In questa repubblica ci sono solo tante caste - quella dei politici, dei sindacati, dei giornalisti, degli intellettuali, dei magistrati, ....- ed anche l’Alitalia è stata sbranata da queste caste che hanno distrutto la compagnia di bandiera dei voli.
Comincio a pensare che Berlusconi sia un falso liberista che per mantenere il potere fa gli interessi delle caste, degli imprenditori e dei burocrati di stato. (l'accordo con Colaninno è lampante)
Non ne parliamo poi di Prodi, che è il burocrate europeista che svenderebbe l’Italia all’Europa.

In questa repubblica non c'è più l'etica, il senso del bene comune, il valore essenziale della Patria, non esiste un vero Stato che fa gli interessi degli italiani.
Anche i sindacati non fanno gli interessi dei lavoratori ma fanno anche loro politica per proteggere i loro privilegi
Come al solito, non c’è nessuno che chiede scusa degli errori compiuti. L’Alitalia fallisce per colpa di tanti, i quali continuano ad alzare la voce e litigare tra loro, fregandosi dei poveri lavoratori.

La vicenda alitalia deve farci riflettere, la situazione è talmente grave che non dobbiamo preoccuparci dei lavoratori di Alitalia ma della intera Italia.
Il paese è stanco di questa classe politica, del teatrino in tv, dello scaricabarile. Si deve tornare a fare Politica, a misurarsi su proposte vere. Di leaderismo si può colpire ma si può anche morire.
Il fallimento di Alitalia è colpa del sistema repubblica, sia di chi l’ha gestita, sia dei sindacati che hanno permesso che venisse usata come parcheggio, sia dei vari governi che non hanno avuto la forza di sistemare la situazione.

Rimane solo l'inquietudine ed il terrore che da questo disastro annunciato non nasca chiarezza e modernizzazione del nostro Paese, insomma che il regime repubblicano riesca ancora una volta ad oscurare ed inghiottire tutto.

lunedì, settembre 15, 2008

Re Umberto II




15 SETTEMBRE 1904: NASCE RE UMBERTO II

Umberto II, Re d’Italia

Nato a Racconigi il 15 settembre 1904
Sposato a Roma l’8 gennaio 1930
Luogotenente Generale del Re il 5 giugno 1944
Re d’Italia dal 9 maggio 1946 al 18 marzo 1983

giovedì, settembre 11, 2008

Storia dell 8 settembre 1943

Per integrare la discussione pubblicata ieri in questo blog, riporto un articolo che ho trovato nella blogosfera.

Per capire davvero la Storia tutti dovrebbero cercare di distinguere i fatti dalla propaganda.
Stupisce il fatto che molti, e mi riferisco soprattutto ai giovani che in genere dovrebbero ribellarsi allo status quo ed al Potere, sembrano accettare la storia del periodo dal 1943 al 1946 raccontata ed imposta dalla repubblica, senza chiedersi se poi sia vero o no.

D'altronde si sa che la repubblica e' un fallimento dal punto di vista politico, sociale, economico, ci sono troppe cose che non funzionano.
Spesso si dice che la repubblica non ha credibilta', che le istituzioni sono lontane dagli italiani, e quindi vi chiedo :
Come si fa a credere che la storia insegnata da questa repubblica, ed in particolare a cio' che si dice sulla Monarchia, sia poi la verita?

LA VERITA’: GLI ORDINI C’ERANO

A Re Vittorio Emanuele III viene spesso rivolta l’accusa di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio.
In realtà le cose andarono diversamente.
Una premessa indispensabile in ogni Monarchia Costituzionale ( in ogni Repubblica) il Capo dello Stato, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nell’azione di comando.
Il motivo è molto semplice: anche quando un Sovrano od un Presidente hanno una formazione militare, è evidente che il comando delle forze armate deve essere affidato alle persone più tecnicamente preparate in materia, cioè agli ufficiali di carriera. Tutt’al più, il Presidente od il Re intervengono in situazioni d’estrema gravità, quando sono in gioco i destini della Nazione. Anche in questi casi, però, si limitano a prendere poche decisioni, quelle principali, lasciando ovviamente ai quadri dell’esercito la loro esecuzione.
Fu così non solo dopo il 25 Luglio 1943, con la decisione dell’armistizio, ma anche, per esempio, nel Novembre 1917, quando Re Vittorio Emanuele III impose agli alleati francesi e britannici la sua decisione di arrestare l’offensiva germano-austro-ungarica sulla linea del Piave. In entrambi i casi, il Re salvò la Patria da ben più tristi destini.
Fra i tanti esempi stranieri accenniamo a quello russo: alla fine del 1915, in piena prima guerra mondiale, lo Zar Nicola II decise di assumere direttamente il comando dell’esercito, in grave difficoltà. Lo Zar si trasferì al quartier generale e supervisionò la condotta delle operazioni, lasciando naturalmente ai militari di carriera le decisioni tecniche. Da quel momento, le truppe russe non fecero più un passo indietro.

Tutto crollò, invece, con il colpo di stato repubblicano. Al di là della bontà delle decisioni prese dal vertice dello Stato, è evidente che il risultato finale dipende moltissimo sia dai vincoli imposti dalle situazioni di fatto sia dal modo in cui le decisioni del Capo dello Stato vengono messe in pratica.

Torniamo ora al tema specifico di questo articolo:

1) La possibilità che i tedeschi aggredissero l’Italia subito dopo la proclamazione dell’armistizio era ben nota a tutti i militari Italiani, soprattutto agli ufficiali superiori. Naturalmente, non vi era la certezza che ciò sarebbe successo, ma, giustamente, lo si riteneva estremamente probabile.

2) D’altra parte, è evidente che, in virtù del patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non potesse arbitrariamente voltare i cannoni in faccia ai tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli anglo-americani. Quando venne compilato il proclama che il Maresciallo Badoglio lesse alla radio la sera dell’8 Settembre 1943, ci si rese conto che non si poteva ordinare di attaccare i tedeschi. Bisognava invece impartire ordini per il caso in cui i tedeschi avessero attaccato per primi. Ecco dunque il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato del resto ben chiaro anche a semplici soldati, come abbiamo avuto modo di verificare in base a testimonianze dirette. D’altra parte, cessate le ostilità con gli anglo-americani, quale avrebbe potuto essere questa “altra provenienza”, se non quella tedesca? Ricordiamo anche che già il 26 Luglio 1943 le armate di Hitler avevano oltrepassato il Brennero, spingendosi in Veneto ed in Liguria, verso il centro dell’Italia. Gli attacchi a unità italiane cominciarono la notte dell’8 settembre.

3) Ma c’è molto di più. Nella sostanza, tenendo conto del rapido evolversi della situazione, l’ordine di resistere ai tedeschi era già stato impartito con il Foglio 111 CT di metà agosto, con la memoria OP 44 (e relativo e relativo ordine applicativo (diramato da tre ufficiali superiori di Stato Maggiore del Comando Supremo, situato a Monterotondo, che telefonarono personalmente l’ordine, “in telefonia segreta”, a tutti i Comandi ai quali era stata inviata la OP 44 - cfr. Torsiello, in “Rivista Militare”, la rivista ufficiale dell’Esercito, 3 marzo 1952), con la memoria OP 45 e con i promemoria n. 1 e 2. Fu infine confermato sia dal telegramma 24202, indirizzato a tutti i comandi periferici alle ore 02,00 del 9 settembre, sia dall’ordine impartito dal Comando generale di Brindisi l’11 settembre.
Gli ordini, perciò, c’erano e infatti furono eseguiti eroicamente in moltissimi casi. Basti ricordare, per ora, che intere divisioni li eseguirono, come risulta anche dal diario ufficiale di guerra tedesco per il 1943. Citiamo, ad esempio, la “Venezia”, la “Taurinense”, l’ ”Ariete”, la “Bergamo”, la “Acqui”, la “Piave”, la “Pinerolo”, la “Perugia” e la “Firenze”.

4) Ma vi fu chi preferì non eseguire questi ordini, approfittando del clima di confusione, peraltro inevitabile, di quel momento. E per giustificarsi inventò la favola della loro mancanza, ben presto sfruttata (in chiave propagandistica anti-monarchica) da CLN, comunisti, R.S.I. e nazisti e poi perpetuata nei decenni seguenti da molti divulgatori conformisti.

In conclusione: gli ordini c’erano. Fu solo la propaganda anti-monarchica che affermò il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi aveva preferito non compiere il proprio dovere

I RESPONSABILI CAV. ORAZIO MAMONE, RODOLFO ARMENIO

caserta24ore

martedì, settembre 09, 2008

8 settembre

Come ogni anno l’interpretazione dell’8 settembre imposta dal regime repubblicano continua ad essere occasione di polemiche e di divisione tra gli italiani.

Basta leggere le dichiarazioni dei vari politici per rendersi conto che ognuno continua ad interpretare la storia in una maniera diversa dagli altri, ognuno utilizza la Storia seguendo la propria convenienza politica.
Sul palco d’onore La Russa, Ministro della Difesa, Napolitano, presidente della repubblica, ed Alemanno (sindaco di roma) hanno difeso i personali orientamenti politici di riferimento.

Anche se ormai il fascismo e comunismo sono finalmente superate, i politici giornalisti ed intellettuali continuano a vedere attraverso queste ideologie, si ha la sciocchezza di usare occhiali non adatti ai propri occhi che deformano la realtà.

Quello che sugli occhi ci ha messi queste lenti deformanti è la repubblica, il quale padrone delle istituzioni, scuole, TV e giornali ha insegnato la storia secondo quello che gli conveniva.

A parte il fatto che in Italia ci sono sempre troppi post fascisti e post comunisti che si comportano come reduci di una guerra persa, bisogna registrare e capire un fattore devastante che impedisce una vera pacificazione e Storia comune.

Con questo intendo dire la modalità con la quale la repubblica ha preso e mantiene il potere, cioè quei gravissimi errori, violenti e di parte, che ha compiuti e continua a compiere.

Ricordo subito, ma solo per chiudere subito questo argomento, i brogli del referendum istituzionale del ‘46 tanto che non si proclamò la vittoria (?) della repubblica.

Andando oltre, un altro fattore che impedisce di sentirsi tutti uniti è la chiara volontà politica di intendere la repubblica come una istituzione rivoluzionaria, di rottura con il passato, non solo con il regime fascismo ma anche con la monarchia.

L’errore più grave è stato quello di considerare la monarchia e fascismo come la stessa cosa, con la chiara intenzione di cancellarli ambedue, dimenticando però che si falsifica la realtà e poi, così facendo, si indebolisce anche quei valori essenziali come il risorgimento, la tradizione, l’unità, la Patria.

Si sbagliano alcuni intellettuali appartenenti al regime repubblicano (come Galli Della Loggia) che considerano l’8 settembre la morte della Patria, secondo me invece quello che ha ucciso la Patria è stata la repubblica, intesa come istituzione rivoluzionaria che ha diviso gli italiani in due e che ha appunto colpito anche l’altra istituzione (monarchia) che invece fu essenziale per l’Italia.

Insomma il passaggio dalla monarchia alla repubblica è avvenuta in un momento sbagliato, dopo una guerra persa è troppo pericoloso modificare la istituzione, ha diviso gli italiani, ha falsificato i risultati del referendum.

Inoltre visto che la II guerra mondiale aveva sconfitto solo una delle due ideologie, la seconda (comunismo) potè continuare ad agire tanto che in Italia il passaggio verso la repubblica fu dominata dai comunisti.

Un pò per stanchezza e per paura di proseguire la guerra, a Yalta i vincitori decisero di dividere il mondo in due (USA URSS) ed in questo contesto nacque la costituzione repubblicana.
Non si deve dimenticare che la costituzione repubblicana è figlia della guerra e delle ideologie, è stata anche un esperimento internazionale (le pressioni degli USA e URSS), ed in questo contesto era inevitabile che fosse un fallimento, è una carta costituzionale non amata e rispettata dagli italiani.

Nel suo intervento Napolitano ha affermato che l’8 settembre è stato essenziale per la rinascita del nostro paese, ha reso possibile la resistenza, ed in particolare ha voluto ricordare i militari che rifiutarono la RSI .

Peccato però che napolitano ha dimenticato che la rinascita fu resa possibile da Re Vittorio Emanuele III che, sempre fedele allo Statuto Albertino, potè sostituire mussolini con un altro governo.
Peccato però che napolitano ha dimenticato che tutti questi militari difesero l’Italia rimanendo fedeli al Re.

Che tristezza e squallore vedere un capo di stato che ricorda solo quello che gli conviene e dimentica altro.
Che tristezza e squallore vedere un capo di stato che divide gli italiani.

Purtroppo dobbiamo ancora subire le lezioni della propaganda repubblicana, la lezioncina del Re in fuga,i Generali in balia dei tedeschi senza ordini, delle sofferenze provocate per questo alla popolazione ed alla morte dello Stato e dell’Italia.

Solo abbandonando questa repubblica da operetta, in Italia sarà possibile abbandonare questa propaganda per riscrivere la Storia con la “S” maiuscola.

Quando?