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mercoledì, febbraio 07, 2007

Repubblica delle banane




Con una lettera aperta gli ambasciatori di sei Paesi della Nato hanno chiesto all'italia di continuare a sostenere la presenza dei nostri soldati in afghanistan.

Il ministro degli esteri italiano d'alema ha rispedito le richieste al mittente definendo l'iniziativa dei diplomatici un'inopportuna interferenza esterna nel corso di un processo decisionale su una materia che è e resta di esclusiva competenza del governo e del Parlamento.

La risposta italiana sarebbe giusta se l'italia avesse una politica estera chiara e forte ma non è così, anzi la sinistra massimalista tiene in scacco il governo in materia di politica estera e forse proprio per questo appaiono le preoccupazioni dei paesi alleati sono comprensibili...

In realtà l'attuale maggioranza ha usato toni duri contro gli altri stati della Nato più che altro per uscire dall'empasse nel quale il governo è costretto a vivere, e cioè soddisfare glì estremisti di sinistra.

Secondo me, non solo l'attuale esecutivo ma fin dal 1946, lo stato repubblicano italiano non ha mai avuto una qualche parvenza di credibilità in politica estera.
La repubblica italiana è uno stato di confine, di sovranità limitata, un paese diviso in due anche all'interno ...

In fondo ha ragione caldaroli, viviamo in una repubblica delle banane.
Ma non solo adesso ..


Calderoli a d’Alema: Trattati come “Repubblica banane”

Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega Nord dice che “sicuramente, come scrive il ministro D’Alema, sono inopportune interferenze le lettere degli ambasciatori inviate ad un altro Stato sovrano”.

Ma il problema — aggiunge — è capire dove sia caduta la nostra credibilità internazionale dopo appena otto mesi di governo del centrosinistra se Paesi come Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Olanda e Romania non ci ritengano più tali, ovvero uno Stato sovrano e tanto meno un alleato affidabile, al punto di dover dare suggerimenti non attraverso i Capi di Stato o i rispettivi ministri degli Esteri, ma attraverso i loro ambasciatori proprio come si farebbe con una Repubblica delle banane…“.

kataweb

domenica, febbraio 04, 2007

Il calcio è morto, lo stato dov'è ?



Ho la sensazione che la vicenda di catania è quella del Déjà Vu, cose già visto. Anche le frasi che si ascoltano dalle autorità politiche e sportive non sono nuove.
A questo punto siamo stufi di discussioni sterili.

Purtroppo il calcio non è più uno sport, ci sono troppi interessi economici, il dio denaro ha trasformato il calcio in business, non esiste più il calciatore legato ad una squadra ed amante del pallone, quel che conta è il contratto, la popolarità...
Infatti i giovani si avvicinano al calcio non più per imitare i campioni (ci sono ancora ?) ma per guadagnare un sacco di soldi senza fare sacrifici e per evitare di studiare ...
Inoltre i giocatori di serie A, neanche più bravi dei dilettanti, guadagnano milioni di euro all'anno ....mentre molti giovani italiani non hanno lavoro o sono sottopagati e sfruttati...
Nel calcio ci sono tanti soldi, la popolarità, le belle donne, non si studia, non esistono i sacrifici, macchine, moto, interviste televisive e giornalistiche...

Secondo me la colpa di quello che succede nel calcio, non è solo dei club e dei tifosi, ma anche e soprattutto della società che è marcia.
Quello che è successo a Catania più che sconvolgente è disperante, i fatti di Catania riproducono ed esasperano un fenomeno presente ovunque in Italia cioè il disagio giovanile e la mancanza di principi e valori.
Inoltre c'è anche il bisogno di un nemico contro il quale sfogare ire e frustrazioni e al quale addossare qualsiasi tipo di colpe.

Insomma la società moderna, plasmata anche dallo stato repubblicano, ha distrutto la gioventù, non esistono valori, i giovani non sanno più cosa sia la responsabilità.

Non per difendere nessuno, ma i giovani rifiutano la società attuale e non avendo modelli validi da seguire, per rabbia e disperazione compiono atti così sbagliati ...

E' deprimente constatare come nemmeno di fronte alle tragedie più toccanti, come la morte dell'ispettore di polizia a Catania, in italia la classe dirigente (politici, presidenti dei club e giornalisti) non abbia mai il coraggio di chiedere scusa e si cerchi di cambiare strada.

Uno stato con una moralità ridotta ed incapace di svolgere il suo ruolo si deve solo vergognare.
Un paese così sicuramente non ha futuro !!

giovedì, febbraio 01, 2007

Cocaina


L'enorme consumo di cocaina è indice di una società in profonda crisi dove non ci sono più punti di riferimento e gli uomini hanno paura del futuro.

Ormai gli esperti paragonano la cocaina all'influenza: facile da prendere, veloce nel diffondersi e in grado di colpire tutti, indipendentemente da età o classe sociale. Secondo i dati più recenti riferiti al 2005, ben 7 italiani su 100 dichiarano di averne fatto uso.

Questa piaga è distribuita in tutto il mondo, ma se sono proprio gli stati più avanzati a farne più uso significa che il cosiddetto progresso sta costruendo un mondo moderno dove l'uomo non si trova a suo agio.
In fondo l'uomo usa la droga per scappare dalla società perchè l'uomo è confuso e sconvolto da un mondo disumano e anacronistico che non gli da la possibilità di poter discernere con senso di responsabilità il suo modo di comportarsi.

Infatti si conoscono benissimo gli effetti che la droga produce e quindi le persone che la usano lo fanno perché non credono più nella vita.
La lotta alla droga si vince solo con un discorso serio e preventivo proponendo politiche sociali che facciano sentire all'uomo il senso della sua creatività, il senso della sua autogestione e la gioia del vivere.
Purtroppo le politiche sociali sono completamente assenti dall' ordinamento socio-politico del nostro paese, c'è più che altro una forma di assistenzialismo caritativo e il diritto di fare quello che si vuole.

Per tornare al nostro paese, mi sembra opportuno ricordare che tra i consumatori di stupefacenti ci sono anche molti parlamentari, ed ecco forse perchè molti politici sono antiproibizionisti o perlomeno favorevole alla depenalizzazione dello spaccio od uso di droga.
Dall'allarme del ministro dell'interno nasce una domanda spontanea :
Non ha nessuna responsabilità la classe politica repubblicana di questa spaventosa domanda di cocaina ?
Riflettano i politici e seriamente comincino a pensare a quali sono i veri e reali interessi dei cittadini.

L'allarme del ministro dell'Interno Giuliano Amato a Napoli
«Italia, consumo gigantesco di cocain
Il ministro ha posto l'attenzione sul problema droga dicendo che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda di cocaina»

Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, a Napoli per fare il punto sul patto per la sicurezza pone l' attenzione sul problema droga e dice che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda»

Amato prende ad esempio proprio il caso Campania, dove in una anno è stata sequestrata una tonnellata di cocaina. «Tutta questa droga forse non era destinata alla regione ma vuol dire comunque che c'è un consumo gigantesco nel Paese - ha detto nel corso della conferenza stampa seguita agli incontri in prefettura a Napoli».
Che poi ha continuato: «Se la nostra collettività esprime una domanda così grande, è bene che si rifletta e l'azione di contrasto si intreccia con il terreno dell'azione privata. La diffusione della cocaina, tra l'altro, è una delle attività che provoca più tensioni e conflitti, eppure trova un consenso così ampio».

ilcorrieredellasera

mercoledì, gennaio 31, 2007

Lusso repubblicano

Un interessante articolo è stato pubblicato su Il Giornale (30-gennaio-2007) sui costi del quirinale ed ho deciso di postarlo nel mio blog.
Se ce ne fosse bisogno, questo articolo dimostra che - anche - al quirinale c'è uno spreco sbalorditivo dei soldi degli italiani.

Altro che rigore e trasparenza.

La repubblica trasforma in spreco tutto ciò che tocca, ed anche il Quirinale è diventato un lusso eccessivo.

Mi sia concesso che trovo sgradevole che non ci sia una scusa o spiegazione dell'oblio che c'è stato finora da parte della repubblica sui costi del quirinale.
Perchè questo silenzio?

Uno può continuare a preferire la repubblica, ma non certo perchè costa meno della monarchia.
Cari repubblicani dovete accettare che la repubblica costa molto di più della monarchia!




Ma quanto ci costa il Quirinale

Un gesto di buona volontà del Quirinale - dove è stato finalmente deciso di rendere pubblico il bilancio interno - ha riattizzato il dibattito sui costi spropositati della politica in Italia. Risulta dalla nota del Colle che il personale complessivo è di 2181 dipendenti. Di questi, gli addetti di ruolo alla Presidenza ammontano a 1095 unità. Tra loro ci sono 108 dipendenti in diretta collaborazione con i vertici della Presidenza: e poi 1086 militari - tra loro i 297 corazzieri - e addetti alla polizia e alla sicurezza. Un organico superiore di unità a quello del 1998. Questo apparato - e la manutenzione dell'immenso palazzo che fu dei Papi e dei re d'Italia, nonché dei suoi giardini - imporrà quest'anno una spesa di 235 milioni di euro: il che in valori monetari depurati dell'inflazione significa il 60 per cento in più rispetto a dieci anni or sono, e il triplo rispetto a vent'anni or sono. Il bilancio di previsione è inferiore d'un milione di euro a quanto stabilito dal bilancio pluriennale dello Stato, 3,23 per cento di aumento anziché 3,5.
Cioè si spenderà un pochino meno di quanto previsto, ma più che l'anno prima.

L'unica voce praticamente stabile, e oltretutto ragionevole, è quella dell'appannaggio presidenziale, fermo a 218.407 euro (e soggetto, per una decisione presa a suo tempo da Oscar Luigi Scalfaro, alla normale tassazione). Alle critiche per la spesa quirinalizia si è associato Emanuele Filiberto di Savoia affermando che i costi della monarchia erano «venti volte inferiori» (prescindendo, è ovvio, dal costo, dalle distruzioni, dalle perdite umane di una guerra perduta). Seccato per i rilievi negativi, il Quirinale li ha detti «inappropriati» ed ha sottolineato che sono affiorate ultimamente nuove esigenze di sicurezza e di valorizzazione del patrimonio artistico.

Fermissima impressione del cittadino comune è che il Quirinale sia un lusso eccessivo, e sia gestito con lusso eccessivo.
Impressione giusta o impressione sbagliata? I raffronti risultano impietosi per il mastodonte burocratico del colle più alto. Raffaele Costa scrisse nel suo libro «L'Italia dei privilegi» che la regina Elisabetta II d'Inghilterra dispone di 300 dipendenti, il re di Spagna di 543, il presidente Usa di 466, l'imperatore del Giappone di mille all'incirca. Ma proviamo a esaminare i casi di presidenze vicine all'italiana, ossia la tedesca e la francese. Ho fatto ricorso, per avere dati recenti e precisi, alla cortesia dei colleghi Salvo Mazzolini (Berlino) e Alberto Toscano (Parigi).

In Germania il presidente della Repubblica - attualmente Horst Kohler - ha, come il nostro, compiti soprattutto di rappresentanza e di garanzia, ma rispetto al nostro più affievoliti. Lo si può paragonare ai sovrani scandinavi. Il potere vero spetta al cancelliere. Ecco allora le informazioni di Mazzolini: «Nel 2006 sono stati stanziati per le spese della Presidenza diciannove milioni 354mila euro. Questa cifra è comprensiva di tutto, stipendio del presidente e del personale, spese ordinarie e straordinarie, viaggi all'estero, manutenzione delle due residenze (Bonn e Berlino). Il presidente ha uno stipendio annuo netto di 199mila euro, e dispone inoltre d'uno straordinario (78mila euro nel 2006) per spese di rappresentanza e interventi di vario tipo. Gli organici della presidenza ammontano a 160 unità tra consiglieri, funzionari, impiegati, personale addetto alla manutenzione e alla sicurezza. Il numero dei dipendenti è fissato per legge. «Meno d'un decimo di quella del Quirinale la spesa tedesca, molto meno d'un decimo il personale».

Il presidente francese non è una figura rappresentativa e notarile: ha un forte ruolo operativo - e in settori come quello degli esteri e della difesa prevalente - nella politica francese. L'Eliseo di Jacques Chirac - ancora per poco - non è un osservatorio o un luogo di verifiche, è una plancia di comando. Ecco il ragguaglio di Toscano: «Effettivi della Presidenza: 941 persone di cui 365 militari. Tra quei 941 gli addetti al Capo dello Stato, alla sua famiglia, alla sua abitazione e alle sue relazioni personali sono 192 di cui 29 militari; gli addetti ai servizi della presidenza sono 749 di cui 336 militari. La presidenza include le sedi staccate o di vacanza di palazzo Marigny (accanto all'Eliseo), castello di Rambouillet, forte di Bregancon e altri immobili. Tra questi un appartamento, vicino alla torre Eiffel, dove Mitterrand ospitava la madre di Mazarine, la sua figlia segreta.

La dotazione del presidente della Repubblica, comprese le spese di rappresentanza e di viaggio, è di un milione 736mila euro. Aggiungendo le retribuzioni del personale si arriverà per il 2007 a circa 32 milioni di euro, in lieve calo sul 2006. Inoltre sono previsti «fondi speciali» per oltre cinque milioni di euro annui. Il Presidente paga l'Irpef su un salario mensile lordo di 6627,45 euro. Lasciato l'Eliseo Mitterrand ebbe 4300 euro mensili della pensione di ex presidente e 4400 euro mensili di altre pensioni: gli spettavano inoltre, come ex, lo stipendio per due addetti al segretariato, una guardia del corpo, auto blu e autista». La disparità enorme tra la spesa per l'Eliseo - 32 milioni di euro - e la spesa per il Quirinale - 235 milioni - lascia supporre che in Francia alcune voci importanti siano contabilizzate a parte. Poco più di un anno fa un'inchiesta di Nouvel Observateur sostenne che i bilanci dell'Eliseo erano truccati, e che la spesa era tripla di quella resa nota, ossia 90 milioni di euro. La cifra parve ai francesi mostruosamente alta.

Perché il Quirinale è così caro?
Intanto perché la politica e la burocrazia italiana tendono a dimensionarsi, nei piani alti, al livello delle cinque stelle lusso. Ci comportiamo - o meglio loro si comportano - come un Paese straricco. Parlamentari ed europarlamentari sono i più pagati d'Europa, i consiglieri regionali sfiorano - e in Sicilia raggiungono o superano - la retribuzione sontuosa di deputati e senatori, il governatore della Banca d'Italia è il banchiere centrale meglio retribuito del mondo - tranne pare Hong Kong -, anche nelle propaggini manageriali della politica non si scherza e chi guida l'Alitalia in bancarotta incassa più di chi guida la Lufthansa.
Si sciala nelle retribuzioni, si sciala nell'assegnazione di personale anche se da ogni ufficio pubblico si levano strazianti invocazioni perché «gli organici non sono completi». Qualche giorno fa s'è accennato all'istituzione d'una «autorità» per la tutela dei diritti dei detenuti, e veniva ventilato un organico di cento (cento!) dipendenti. A far che?

Torniamo al Quirinale. Per strutturare una presidenza che è forte per la stabilità - sette anni - ma debole per l'ambito decisionale potevano essere seguite due strade: un Quirinale leggero e un Quirinale pesante. L'opzione della leggerezza era suggerita dal fatto che il Presidente della Repubblica «non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni» tranne che per Alto Tradimento o per attentato alla Costituzione. Nessun suo atto è valido se non è controfirmato dai ministri proponenti (e s'è visto quale diatriba giuridica sia stata inscenata per la grazia a Sofri e altri).

È stata invece prescelta, non disinteressatamente, la formula della pesantezza, e d'un fatato universo quirinalizio dove per esempio all'ufficio postale - Raffaele Costa dixit - erano adibite 16 persone. Il Quirinale così messo in piedi è una sorta di bonsai - ma anche un bonsai può essere gigantesco - che riproduce quasi tutte le varietà della selva burocratica italiana. Tre boiardi stanno alla sommità della piramide, il segretario generale e i suoi due vice. Ci sono poi i consiglieri, ciascuno di loro è un miniministro a capo di un miniministero: consigliere per gli affari giuridici e le relazioni costituzionali (ministro della Giustizia), consigliere diplomatico (ministro degli Esteri), consigliere militare (ministro della Difesa), consigliere per gli affari interni (ministro dell'Interno) e così via. Il tocco quirinalizio fa lievitare le retribuzioni. Chi è «comandato» al Quirinale da altre amministrazioni riceve, anche se le sue mansioni in sostanza non cambiano, una vistosa gratifica monetaria (successivamente avrà anche, il più delle volte, gratificazioni di carriera).

Non si può dare addosso al solo Quirinale: men che meno nel momento in cui dal colle più alto viene, dopo troppo lunghe reticenze, un esempio di trasparenza. Semplicemente si vorrebbe che la questione dei costi della politica, messa sul tappeto, non finisse presto nel cestino. La politica - e con termine più alto la democrazia - è necessaria e ha costi che dobbiamo accettare: così come li ha l'automobile, egualmente necessaria. Ma non è indispensabile muoversi in Rolls Royce, va bene anche la Panda.

Mario Cervi

ilgiornale

martedì, gennaio 30, 2007

La Chiesa contro napolitano



La Cei boccia l'appello di Napolitano

Il Monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, ha replicato al presidente della repubblica respingendo, di fatto, l’indicazione di napolitano per una legge sulle unioni civili che tenga conto dei timori e delle sensibilità della chiesa cattolica.
Per la Chiesa approvare i Pacs significa scardinare i valori della famiglia tradizionale.
Non è possibile trovare un compromesso sulle coppie di fatto perchè se si mettono accanto al modello della famiglia monogamica (uomo e donna) altri modelli che non hanno in se' tutti questi elementi non fanno altro che scardinare i valori che la Chiesa presenta ai giovani.
Sono modelli sociali che entrano in concorrenza fra di loro e per questo e' estremamente difficile accettare quelli che sono concorrenti alla famiglia tradizionale.



Il segretario generale della Cei ha ben compreso il senso più preciso delle affermazioni madrilene di napolitano, e cioè che lui ritiene in ogni caso che una legge, invece, vada fatta. E che il Parlamento italiano la farà.

La Chiesa ha ben capito che il presidente della repubblica è un politico!

Per l'ennesima volta le dichiarazioni di napolitano sono interferenze politiche in quanto ha detto che la legge sulle coppie di fatto si farà .

Inoltre, ancora una volta, napolitano si dimostra di parte in quanto è evidente il suo aiuto e la sua simpatia alla maggioranza.

A questo punto l'operato del presidente della repubblica è criticabile in quanto svolge un ruolo politico .





radio vaticano

sabato, gennaio 27, 2007

Quirinale repubblicano




Finalmente dopo più di mezzo secolo, la repubblica si degna di pubblicare i costi del quirinale.

Infatti i costi del quirinale sono un segreto di stato da più di mezzo secolo e la repubblica italiana non ha mai pubblicato i suoi bilanci.
Che io sappia il Segretario generale della presidenza della repubblica ha sempre detto che il bilancio del quirinale per “consuetudine costituzionale” ha “natura di atto interno non pubblico”.



Ma più che trasparenza direi che si scopre l'acqua calda !

Infatti si continua a non sapere come sono spesi tutti questi soldi.
Dov'è la trasparenza?
Si scoprono cose già note come ad esempio il numero enorme del personale di ruolo (987 unità, di cui 84 appartenenti alla carriera direttiva, 124 alla carriera di concetto, 228 alla carriera esecutiva e 551 ausiliari ..).

Cosa serve tutto questo esercito?
Quanto guadagna il personale ?
Come sono stati scelti? .... Su questo non si sa nulla.

Ma non basta.
Nella nota del bilancio di previsione dell’amministrazione della presidenza della repubblica per il 2007 si legge solo che la richiesta è inferiore rispetto alle previsioni, ma le spese del Quirinale continuano ad essere sbalorditive.

Altro che rigore, sobrietà e trasparenza.
In dieci anni il personale di ruolo del Quirinale è aumentato del 20% e le spese del Quirinale sono cresciute del 91% in cifra assoluta e del 61% al netto della inflazione.
Sono aumentati i corazzieri, saliti a 297, e il personale per la sicurezza, 1086 persone. Mentre i dipendenti (tra dirigenti, quadri e ausiliari) sono saliti a quota 1072.

Non è un mistero che tra le mansioni di un ausiliario assunto ci fosse quella di tenere sempre aggiornata l'ora dei pendoli e degli orologi a cucù.
L'11% del totale delle spese, 23 milioni di euro circa se ne va per il cerimoniale e il mantenimento dei palazzi e delle tenute presidenziali.

Quanto ci costa la repubblica?
Come sono spesi i soldi degli italiani?
Non basterebbe un quinto di quanto si spende per il quirinale?


quirinale

venerdì, gennaio 26, 2007

Ricordo di Regina Maria Josè





A Ginevra il 27 gennaio 2001 moriva la Regina Maria Josè.

Adesso riposa al fianco di S.M. Umberto II nell'Abbazia Reale di Altacomba (Francia).

domenica, gennaio 21, 2007

La repubblica del terrore

Con estrema violenza la repubblica prese il potere, e la rivoluzione francese anticipò gli orrori del nazismo e del comunismo.

La brutale morte di Re Luigi XVI è ancora oggi il riflesso dell'instabilità patologica delle nostre istituzioni e del declino della società moderna, ed è con quest'ottica che si deve rileggere la Storia per sperare di migliorare il mondo.


Luigi XVI di Re Francia (23 agosto 1754 - 21 gennaio 1793).

Re Luigi venne arrestato ufficialmente il 13 agosto 1792. Il 21 settembre 1792, l'Assemblea Nazionale dichiarò che la Francia era una repubblica.

Luigi venne processato (dall'11 dicembre 1792) e accusato davanti all'Assemblea Nazionale di alto tradimento.
Venne condannato a morte (17 gennaio 1793) per ghigliottina con 361 voti favorevoli, 288 contrari e 72 astenuti.

Re Luigi XVI fu ghigliottinato il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l'attuale Place de la Concorde.

Sua moglie, Maria Antonietta, lo seguì sulla ghigliottina il 16 ottobre 1793.

Il Re rivolgendosi ancora una volta ai francesi affermò: "Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia"

Il Re è morto, viva il Re !!

venerdì, gennaio 19, 2007

Benzina repubblicana



In Italia il prezzo della benzina è troppo alto, e lo sanno molto bene gli italiani che ogni volta che vanno dal benzinaio devono svenarsi per fare il pieno.
Inoltre se lo si confronta con quello di altri stati europei si capisce che c'è qualcosa che non funziona, sembra proprio che c'è qualcuno che ci ruba i nostri soldi.

Ma perchè i costi di un litro di benzina o gasolio sono così elevati in Italia ?
Tutti sanno che il prezzo della benzina alla pompa dipende dal prezzo del greggio, ma molti non sanno che la differenza tra il prezzo al consumo e il costo di produzione è causata dalle imposte che lo stato repubblicano grava sugli italiani.
Entrate sicure ed odiose, in quanto il prelievo fiscale sui carburanti colpisce i cittadini su un servizio essenziale: la mobilità.

Per capire meglio la situazione del costo della benzina è utile dare una percentuale di quelle che sono le imposte e il costo di produzione.

Le imposte si aggirano attorno al 60/70% del costo al consumo e il rimanente 30/40 % è il costo di produzione e quindi, al contrario di quello che politici e mass media vogliono farci credere, la colpa non è solo o soprattutto dei "big" del petrolio bensì delle tasse che gravano sui carburanti.
Infatti solo sei mesi fa, ovvero l'8 agosto del 2006, il greggio faceva registrare il prezzo record di 78,69 dollari al barile. Eppure, benché tra i 78 dollari di agosto e i 53 di gennaio ci sia una differenza di 25 dollari e un crollo relativo del valore della materia prima di oltre il 33%, il costo dei carburanti alla pompa è rimasto pressocché stabile.
Il costo di un litro di verde, infatti, è determinato per il 25,6% dai costi di estrazione, per l'8% dalla successiva fase di trasporto e raffinazione, per il 5,5% dal trasferimento dei carburanti ai distributori, per il 3,5% dal prelievo-profitto dei gestori e per il 57,4% dalle tasse (Iva e accise) applicate dallo Stato.
In pratica ogni volta che lasciamo 100 euro al distributore ne versiamo 57,4 allo stato repubblicano.

Ma non basta, i carburanti in Italia sono sottoposti ad una quadruplice tassazione, che costituisce più del 60% del prezzo finale, infatti abbiamo :
1. accisa
2. Iva sul prezzo
3. Iva sull�accisa (una tassa sulla tassa!)
4. tassazione dei profitti delle compagnie
(accisa : imposta indiretta sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di largo consumo)

Le imposte che gravano arrivano al 70 per cento del prezzo alla pompa, un affronto e una presa in giro se si considerano le frequenti lamentazioni, da parte degli uomini politici, sull'eccessivo costo della benzina e del diesel.
Se la Benzina è troppo cara, prendetevela con la repubblica, in quanto circa 2/3 del prezzo va allo Stato repubblicano.

Se davvero gli uomini politici ritengono, come dovrebbero, che i contribuenti siano taglieggiati dal fisco, dispongono di tutti i mezzi per porre rimedio al problema.
Le accise italiane sono ben superiori ai livelli minimi imposti dall'Unione Europea.

Ora il governo repubblicano invece di diminuire le tasse, pensa di risolvere la questione cambiando il sistema distributivo dei carburanti.
Intendiamoci, la liberalizzazione è sempre un buon presupposto, ma nel caso dei carburanti si dimentica di segnalare che il prezzo alla pompa è costituito in larghissima parte da tasse, accise e imposte.

Inoltre ricordando quello che succede in Italia repubblicana, la liberalizzazione del mercato, invece di essere un fattore positivo ed a favore degli cittadini, è quasi sempre una fregatura.
Ripeto, invece di diminuire le tasse che rappresentano i 2/3 del prezzo, il governo ha deciso di togliere il lavoro ai poveri benzinai che hanno solo la colpa di contribuire in minima parte al prezzo finale della benzina.

Secondo me lo stato repubblicano con la liberalizzazione del mercato (vendita in ipermercati, orari liberi e maggiore pubblicità) è vero che diminuisce (di poco) il costo della benzina, ma il vero motivo è per aiutare gli amici (grandi ipermercati Coop ... ) che portano tanti voti.

Ricordo che su ogni litro di carburante gravano ancora per un totale di 0,27 euro:
• 1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
• 14 lire per la crisi di Suez del 1956;
• 10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
• 10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966;
• 10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
• 99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
• 75 lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980;
• 205 lire per la missione in Libano del 1983;
• 22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
• 2,15 centesimi di euro nel 2001 per il ripristino delle 50 lire tolte dal Governo precedente che servivano a calmierare il prezzo del carburante
• 1,6 centesimi di euro nel 2004 per il contratto degli autoferrotranviari;
• 0,5 centesimi di euro nel 2005 per acquisto autobus ecologici

Uno Stato serio dovrebbe placare la propria ingordigia, tagliando o abolendo le accise. Quantomeno quelle più assurde, ad esempio quella sulla guerra d'Abissinia.

La repubblica morirà di ingordigia!!


tuttoconsumatori

mercoledì, gennaio 17, 2007

Economia della repubblica italiana



Italia è sessantesima in libertà economica: è questo il verdetto della classifica annuale della libertà economica, l�Index of Economic Freedom elaborato dalla Heritage Foundation di Washington DC e dal Wall Street Journal, con la collaborazione dell'Istituto Bruno Leoni.

Sinteticamente la situazione italiana è descritta così:
La libertà dall'intervento dello Stato, i diritti di proprietà e la libertà dalla corruzione sono relativamente deboli. La spesa pubblica e le aliquote fiscali raggiungono livelli straordinariamente elevati al fine di finanziare un pervasivo stato assistenziale. Se raffrontata a quella di altri Paesi, la corruzione non è particolarmente grave, ma è elevata per un'economia avanzata. Il compito di garantire il rispetto delle normative pubbliche e delle sentenze giudiziarie viene ulteriormente ostacolato da un'amministrazione pubblica inefficiente.

La situazione economica dell'Italia continua a peggiorare e lo stato repubblicano sembra incapace di migliorare il proprio grado di libertà economica.
Infatti la spesa pubblica e le aliquote fiscali raggiungono livelli straordinariamente elevati al fine di finanziare un pervasivo ed inefficiente stato assistenziale .
Inoltre l'amministrazione pubblica è inefficiente ed ostacola gli italiani.

A ciò si aggiunge che la classe politica è incapacità di trasformare le necessarie riforme da slogan elettorale in politica di governo, non ha il coraggio di liberare l'Italia dai troppi vincoli che lo avvolgono.
Infatti nel nostro paese l'ingerenza dello Stato è il maggior ostacolo per una economia piu' libera , le numerose regole imbrigliano la creatività degli imprenditori, le poche liberalizzazioni realizzate in italia invece di favorire lo sviluppo del paese hanno arricchito alcuni alti esponenti finanzieri.

Come la repubblica nacque da un asse dc-pci anche l'attuale struttura economica e sociale dell'Italia è stata forgiata dall'asse dc-pci, e perciò la colpa della bassa posizione economica è del sistema repubblicano!
Nella storia repubblicana lo sviluppo dell'economia italiana è stato bloccato dai grandi sindacati, che si siedono ancor'oggi sulle poltrone più alte dello Stato; la Pubblica Amministrazione italiana è nata e vissuta nel culto del posto fisso, lavoro ottenuto non certo per merito ma piegandosi ai potenti del tempo; l'imprenditoria italiana è da mezzo secolo drogata di assistenzialismo, e la politica repubblicana, con la scusa dell'interesse pubblico, tiene sotto scacco l'imprenditoria e controlla i cittadini.

La repubblica italiana ha subito il fascino del comunismo, la cultura italiana è dominata dai postcomunisti ed anche l'economia è stata obbligata a convivere con il comunismo, in Italia è avvenuto una specie di proletarizzazione degli italiani.
Ormai c'è la percezione diffusa del peggioramento del tenore di vita (non solo economico) ed adesso senza un progetto di riforma (anzi una rivoluzione .. ) che guardi al futuro l'Italia non può competere con gli altri stati.

La beffa è che mentre gli ex Paesi comunisti stanno facendo grandi passi in avanti, la repubblica italiana rimane sostanzialmente ferma.
Lo stato repubblicano italiano è peggio degli stati post-comunisti!

Indice liberta' economica 2007, Italia al 60 posto, nostra intervista con Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni
Nell’edizione 2007 indice di libertà economica (Economic Freedom), L’Italia scende al 60° posto (era 42° nel 2006 e 26° nel 2005).
L’indice, che considera molti fattori, è redatto dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal.

Abbiamo intervistato Alberto Mingardi, direttore generale dell'Istituto Bruno Leoni che fa parte di un pool di 6 think tank europei (IBL, Centre for the New Europe, Institute of Economic Affairs, Hayek Foundation, Lithuanian Free Market Institute) che affiancano Heritage e WSJ nella loro attività per l'Index

1) Quali sono i principali motivi per cui l'Italia e' al 60 posto?

L'Index of Economic Freedom non fa la fotografia dell'attuale grado di prosperità di un Paese: non ci dice quanto siamo ricchi.
Fotografa invece l'assenza (o, al contrario, la presenza) di vincoli all'economia, al libero operare produttori e consumatori.
Siamo sessantesimi perché, nonostante qualche riforma favorevole al mercato sia stata fatta, e meritoriamente, negli scorsi dieci anni, restiamo un Paese nel quale lo Stato è troppo pesante, le regole sono troppe, e l'uno e le altre riescono ad imbrigliare l'altrimenti strepitosa creatività dei nostri imprenditori.
Ma siamo "solo" sessantesimo anche perché 58 Paesi nel mondo sono più liberi di noi, hanno saputo cioè imboccare con maggior decisione la strada della concorrenza, delle liberalizzazioni, dell'apertura dei mercati. Il fatto che alcuni di questi Paesi abbiano scoperto di recente tali principi, e siano riusciti ad ispirare assai efficaciemente ad essi la loro legislazione, ci dà speranza: non è mai troppo tardi.

2)Perchè siamo peggiorati rispetto all'anno precedente

Il peggioramento in classifica dell'Italia è dovuto in larga misura al cambiameto della metodologia deciso dall'Advisory Board che da quest'anno affianca gli autori dell'Index.
Non si possono quindi fare paragoni con l'anno passato.
Tuttavia è vero che l'Italia è uno dei Paesi economicamente meno liberi della stessa Europa: il 28mo, in termini di libetà economica, sui 41 conteggiati in quest'area.
Vuol dire che, soprattutto gli ex Paesi comunisti stanno facendo grandi passi in avanti, mentre noi stiamo sostanzialmente fermi.

3) Quali sono le cose + importanti che il governo dovrebbe fare per migliorare il punteggio?

La lista lunga, ed è nota.
Le liberalizzazioni, su cui sembra volersi concentrare (pur fra mille problemi) il governo, sono importanti. Ma la loro importanza impallidisce se si considera il peso della pressione fiscale italiana, che era e resta altissima.
L'Index of Economic Freedom segnala anche come problemi il mercato del lavoro (nel quale si è liberalizzato in entrata, ma non in uscita) e i tempi della giustizia, talmente lunghi da indebolire la stessa certezza del diritto.
E come dimenticare la grande sfida della semplificazione normativa? C'è molto, moltissimo da fare e sono problemi ormai noti a tutti.
Solo che di leader politici col coraggio di imbarcarsi nella fatica immane di liberare questo Paese dai troppi vincoli che lo avvolgono, non ce n'è.

menostato

venerdì, gennaio 12, 2007

ospedali repubblicani



Non è la prima volta (e nemmeno l'ultima..) che vediamo in tv o giornali scioccanti servizi sul degrado repubblicano.
Nella vicenda della malasanità agli ospedali quello che sorprende di piu' e' come sia possibile che ci si accorga solo ora del degrado. Infatti sono ormai da decine di anni che gli ospedali versano in queste condizioni e le situazioni disastrose sono conosciute da tutti; la sporcizia è ovunque negli ospedali, la privacy non è rispettata, gli sprechi, materiale biologico e radioattivo sono alla portata di chiunque...
Di fronte a questa situazione, sempre più insostenibile ed ingiustificata, è sacrosanta l’indignazione, rabbia e lo sconforto.

Una prima considerazione è che nel nostro paese le indagini partono dalle denunce dei giornalisti, ormai i giornalisti hanno preso il posto degli ispettori ministeriali e regionali, e questa anomalia è un'altra prova che l'Italia repubblicana non è un paese normale.
La situazione dell'Italia continua a peggiorare e, circondati da scandali di ogni genere, sembra che solo eventi eclatanti riescono a prestare attenzione a problemi altrimenti dimenticati o coperti.

Un'altra considerazione è che quasi tutti i servizi su scandali avvenuti nel nostro paese rischiano di essere solo uno spettacolo voyeurista, che indicano il marcio ed il degrado senza però mai migliorare nulla.
Piuttosto è da domandarci perchè dopo queste inchieste "boom" di televisioni e giornali non si risolve nulla ...
Secondo me la risposta è che la colpa non è di quel politico ma della Politica, la colpa non è di quel primario ma di molti medici, insomma il degrado è "colpa del sistema" che ha corrotto la società e molti italiani.

Un'altra considerazione è il caso di smetterla con la politica da stadio (tifosi di destra e sinistra..), i politici su qualsiasi tema (economia, infrastrutture,sanità) non fanno altro che dare la colpa agli avversari distogliendo l’attenzione dai veri problemi, bisogna incominciare a ragionare trasversalmente ed è giunto il momento di guardare più in alto.
Per fare questo sono convinto che si devo cominciare a pensare di rinnovare completamente il sistema, la classe politica, la cultura, la società ....
Da tempo penso che l'Italia non ha speranza e forse solo una rivoluzione potrà salvarci...

Un'altra considerazione è che il vero scandalo è l’omerta’ che finora ha coperto tutto cio’, mi indigna il silenzio che finora ha nascosto tutto.
In genere nelle aziende private il manager o l’amministratore che non fa bene il suo lavoro viene liquidato, ma la stessa cosa non succede per gli amministratori statali o per i politici. Perchè?
E' giunta l’ora di premiare chi adotta comportamenti virtuosi, e sanzionare chi non opera per garantire la sicurezza

Un'altra considerazione è che la situazione degli ospedali non è un problema di fondi ma di responsabilità, di cultura, di comportamenti, troppo spesso sbagliati.
Gli ospedali non devono essere solo puliti dall’immondizia, ma anche da tutti i giochi di potere che un medico nel proprio ruolo esercita.
Sappiamo bene che un primario è politicizzato, per fare carriera bisogna avere appoggi politici.
Inoltre l’importanza di un ospedale è anche misurata dalla quantità di denaro che riesce ad avere dallo stato, il magna-magna repubblicano ....

Rimane l'amarezza e la paura di vivere in una repubblica che non garantisce neanche la sanità.

mercoledì, gennaio 10, 2007

UE boccia la repubblica italiana



Per ridurre l'impatto dell'inquinamento sul clima e sulla salute dell'uomo la Commissione Ue ha votato un documento che indica le linee alla quali dovranno atteneresi gli Stati membri.
Il rapporto ha stabilito che per raggiungere l'ambizioso obbiettivo si dovrebbe ridurre in 15 anni le emissioni di gas del 20% rispetto ai livelli del 1990 (colpevoli del riscaldamento globale del 30% entro il 2020), senza ridurre l'uso del nucleare ed aumentare le fonti rinnovabili fino al 20% del fabbisogno.
Inoltre si deve diminuire l'uso di petrolio e, in parte anche di gas naturale.

Il giudizio dell'Ue sull'Italia è negativo :
Nonostante un forte sviluppo nei settori dell'eolico, del biogas e del biodiesel l'Italia è ancora molto lontana dal raggiungere gli obbiettivi fissati sia a livello nazionale sia a livello europeo

Parecchi fattori contribuiscono a questa situazione. Innanzi tutto ci sono grandi elementi di incertezza dovuti ai recenti cambi politici ed alle ambiguità dell'attuale disegno politico.

ci sono restrizioni amministrative come un sistema complesso per le procedure di autorizzazione a livello locale.

esistono barriere finanziarie che rendono molto elevati i costi di connessione alle reti

Leggendo il rapporto e vedendo quello che succede in Italia, si evince che la repubblica italiana fa esattamente l'opposto di quello che dovrebbe fare, infatti :
ha vietato l'utilizzo dell'energia nucleare
si usa sempre di più petrolio e gas
le leggi e burocrazie repubblicane impediscono lo sviluppo
l'ambiguità della classe politica è evidente
in Italia il contributo delle energie rinnovabili e' diminuito (dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi)
rispetto agli altri paesi l'italia è lontana all'obiettivo nazionale del 25% di quota da rinnovabili sul totale del consumo energetico
aumenta la dipendenza energetica dall'estero


Il rapporto conferma che l' Italia non si e' per niente attrezzata per rispettare il protocollo di Kyoto e combattere i mutamenti climatici.

Inoltre, come se non bastasse, gli italiani devono pagare le bollette piu' care.


ENERGIA: RAPPORTO UE, ITALIA ULTIMA SULLE RINNOVABILI

Sulle energie rinnovabili, l'Italia e' l'ultima d'Europa. E' quanto sostiene una anticipazione, fornita dal Wwf, del rapporto sulle rinnovabili che sara' presentato domani a Bruxelles, nell'ambito del piano su energia e ambiente, dal presidente della commissione Ue Barroso.
Dal 1997 ad oggi in Italia il contributo delle energie rinnovabili e' diminuito, passando dal 16% del 1997 al 15,3% di oggi. L'Italia e' tra i paesi maggiormente lontani dall' obiettivo nazionale del 25% di quota da rinnovabili sul totale del consumo energetico.
Dati, afferma il Wwf, confermati anche dal rapporto sul 2005 del Ministero dello sviluppo economico, e dai i dati provvisori d'esercizio di Terna relativi al 2006.
Accanto ai dati sulla situazione italiana compariranno due faccine che piangono, a differenza di quanto avverra' per Danimarca, Germania, Ungheria, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Spagna e Olanda, la cui situazione -dice il Wwf- viene giudicata molto o abbastanza positivamente. Altri Paesi nei quali la situazione delle rinnovabili e' invece giudicata negativamente, sono Austria, Cipro, Estonia, Francia, Lettonia, Malta e Slovacchia.
In tutti questi anni, nonostante i miliardi spesi con le incentivazioni, afferma il Wwf, i risultati non si sono fatti vedere, mentre gli altri paesi sono andati avanti a passi da gigante. Il dato sulle fonti rinnovabili non fa che confermare che l' Italia non si e' per niente attrezzata per rispettare il protocollo di Kyoto e combattere i mutamenti climatici.

Non solo, l'inazione sulle fonti rinnovabili non fa che aumentare la dipendenza energetica dall'estero.
Come si e' arrivati a tale situazione?
I meccanismi d' incentivazione per le energie rinnovabili -dice il Wwf- hanno ben altre finalita' di un virtuoso sviluppo del settore. Il programma CIP6, pagato dai consumatori in bolletta per finanziare le energie rinnovabili, per il 70% incentiva normali centrali di generazione con combustibili fossili o rifiuti. Il meccanismo dei certificati verdi, anziché essere un virtuoso sistema di mercato, oggi e' una nicchia di privilegi privo di obbiettivi di sviluppo delle rinnovabili. La quota d'obbligo di certificati verdi non viene aggiornata a volumi necessari per promuovere l' Italia dalla posizione degli ultimi della classe. E l' aggiornamento non avverra' mai ai livelli auspicati dall'Europa, poiche' il meccanismo dei certificati verdi incorpora innumerevoli privilegi ed esenzioni.In pratica solo il 50% della produzione ed importazione di energia elettrica paga l'obbligo dei certificati. E' come se si volesse riparare il debito pubblico esentando la meta' della popolazione italiana dal pagamento delle tasse''.
Occorre una seria strategia e, soprattutto, pratica per attuare davvero il protocollo di Kyoto e prepararsi a ulteriori riduzioni di emissioni. Sulle rinnovabili, come sul resto, non si puo' piu' mantenere la situazione preesistente, correggendo qui e la', senza riformare il settore per metterlo al pari degli altri paesi europei.

ansa


Ue: caro energia, male per l'Italia
(ANSA) - BRUXELLES, 7 GEN - In Europa e' allarme per il caro energia. E a pagare le bollette piu' care sono proprio le famiglie e le imprese italiane.
Secondo gli ultimi dati Eurostat (luglio 2006) il prezzo di gas e elettricita' continua a salire, cosi' come la dipendenza da Paesi extra Ue, in primis la Russia. In un anno le tariffe elettriche Ue sono salite in media del 7% per i consumi domestici, del 15% per quelli industriali.
Ma per le aziende italiane nuovo 'anno nero', con aumenti ben oltre il 25%.

ansa

martedì, gennaio 09, 2007

Re Vittorio Emanuele II



Il 9 gennaio del 1878, alle ore 14,35 moriva a Roma nel palazzo del Quirinale VITTORIO EMANUELE II (Il Primo Re d'italia).

Fu proclamato Padre della Patria e sepolto al Pantheon che da allora divenne il sepolcreto dei Re d'Italia.

lunedì, gennaio 08, 2007

Anniversario di Regina Elena



A 134 anni dalla nascita di ELENA del Montenegro, Regina d’Italia

L'8 gennaio 1873 nasceva a Cettigne, la Principessa Elena Petrovich Njegosh del Montenegro, futura consorte di Re Vittorio Emanuele III e Regina d'Italia.

domenica, gennaio 07, 2007

Il Tricolore



Il primo vero tricolore dell'Italia !

Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste parole: (…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana.
Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.



Ma voi riconoscete la bandiera italia in questo tricolore, che nacque il 7 gennaio 1797 ?
Le bande sono orizzontali invece che verticali, lo stemma è sconosciuto ...

Ma come si può sostenere che questa bandiera sia quella dell'Italia !?

La repubblica ha fissato l'anniversario del tricolore il 7 gennaio per cercare di nascondere che la vera prima bandiera italiana è quella voluta da Re Carlo Alberto di Savoia.

La bandiera è un simbolo e per capire il suo significato bisogna inserirla nel periodo storico dove è vissuta.
Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola gli errori della rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cisalpina era imposta dallo straniero Napoleone e quindi non simboleggiava l'unità d'Italia e la sua indipendenza.

Non si può estrapolare una bandiera dal 1797 (che aveva il suo particolare significato) ed a posteriore applicarle un altro significato.

Bisogna convenire che la prima Bandiera italiana è stata quella Sabauda (prime guerre indipendenze del 1848 di Re Carlo Alberto) perchè i patrioti del Risorgimento, che volevano realizzare l'Italia, impugnavano proprio questa Bandiera.

Viva il Risorgimento !
Viva il vero tricolore !
Viva il Tricolore di Re Carlo Alberto
VIVA la bandiera del Regno d'Italia !!

sabato, gennaio 06, 2007

Maglia degli azzurri




In vista della partita di ritorno con l’Ungheria in programma a Milano il 6 gennaio 1911 visto che i Magiari indossavano anch’essi una tenuta bianca, che nell’incontro di Budapest avevano sostituito con una di diverso colore per “dovere di ospitalità”, la Federazione Italiana dovette predisporre un maglia di altro colore.
La scelta cadde sull’azzurro in onore della famiglia reale Casa Savoia.

Dopo la costituzione del Comitato Olimpico, ci vollero degli anni ancora prima che tutte le nostre nazionali adottassero l’azzurro, cosa che avvenne nelle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932.

W gli azzurri !
W Savoia !

giovedì, gennaio 04, 2007

Ricordo di Regina Margherita




Ottantun'anni fa (1926) a Bordighera si spegneva la Regina Madre Margherita.
Regina Margherita ebbe onoranze funebri prima a Bordighera, dove i cittadini lanciarono fiori al passaggio della salma e poi a Roma, ove fu tumulata nelle Tombe Reali del Pantheon.


regina margherita

giovedì, dicembre 28, 2006

S.M. Vittorio Emanuele III



S.M. Vittorio Emanuele III moriva il 28 Dicembre 1947 ad Alessandria d'Egitto

Il Re salvò l'Italia due volte a Peschiera ed a Pescara, e fu noto anche come "Re soldato" e "Re di Peschiera" per l'assidua presenza al fronte durante la I Guerra Mondiale.

Auspichiamo il rientro in Patria dell'Augusta salma e della sua tumulazione nel Pantheon di Roma.

VIVA IL RE VITTORIO EMANUELE III!


Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, nacque a Napoli l'11 novembre 1869 e morì ad Alessandria d'Egitto il 28 dicembre 1947.
Fu Re d'Italia dal 1900 al 1946, Imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1943 e Re d'Albania dal 1939 al 1943.

La repubblica libera i terroristi



La repubblica ha concesso la libertà vigilata alla terrorista balzerani, militante di primissimo piano delle brigate rosse, che fu processata e condannata a sei ergastoli.

In seguito il sostituto pg di Roma gianni malerba, nello stilare il suo ricorso in Cassazione al provvedimento del Tribunale di Sorveglianza, ha scritto che ex brigatista balzerani deve tornare in carcere ed afferma:
c’è stato un errato, superficiale e tautologico riconoscimento dei requisiti per la concessione del beneficio.
non si rinvengono comportamenti sintomatici di ravvedimento, al di là del mero e forse opportunistico abbandono della posizione di irriducibile.

Alcune domande :
1) perchè tanta attenzione da parte della repubblica ai terroristi?

2) perchè la repubblica non ha ascoltato anche coloro che attendono di conoscere chi materialmente ha ucciso il loro padre ucciso dai terroristi ?

3) perchè una persona condannata a diversi ergastoli ha diritto di uscire di prigione solo appena dopo pochi anni?

4) perchè una parte della magistratura continua le indagini sul Terrorismo e un'altra libera i terroristi?


La repubblica non è uno stato normale e questa scarcerazione appare come uno schiaffo ai parenti delle vittime.
In uno stato serio chi sbaglia deve pagare, e non sono ammissibili sconti di pena per chi è stato condannato a 6 ergastoli, per chi ha terrorizzato il popolo per diversi anni.


In questa repubblica ci sono già tante cose che non funzionano, e la libertà vigilata alla terrorista balzerani è il trionfo della ingiustizia repubblicana.


ilgiornale

rainews

venerdì, dicembre 22, 2006

comunismo e repubblica



Il presidente rumeno, il liberale Traian Basescu, ha condannato ufficialmente il comunismo come "illegale e criminale".

Davanti al Parlamento in seduta comune, Basescu ha letto il rapporto della commissione d'inchiesta, da lui voluta, sulla dittatura comunista.
La lettura è stata interrotta da proteste dei deputati ultranazionalisti, anche perchè il rapporto contiene nomi di personaggi tutt'ora impegnati in politica.

Nel discorso il presidente ha affermato: Abbiamo tutti i dati per condannare il comunismo come illeggittimo e criminale
La condanna si basa su un esauriente rapporto elaborato da una commissione presieduta dallo storico Vladimir Tismaneanu, che ha analizzato i crimini e gli abusi della dittatura comunista tra il 1945 e il 1989, anno della caduta della Cortina di Ferro.
Secondo questo studio, la Romania ha avuto tra 500.000 e 2 milioni di vittime del comunismo, che sono state assassinate in carcere o nei campi di lavoro forzato.

Nel discorso il presidente ha chiesto scusa in nome dello Stato rumeno a tutte le vittime della dittatura comunista e a quelli che soffrirono e videro rovinata la loro vita tra il 1945 e il 1989.
Hanno assistito alla sessione come invitati l'ex re Michele I, ultimo Capo di Stato rumeno prima del comunismo, e gli ex Presidenti di Polonia e Bulgaria, Lech Walesa e Jelyo Jelev.

La Romania è il primo Paese dell'ex blocco comunista che fa questo passo ad appena due settimane prima dalla sua entrata nella Unione Europa.

Un commento.
La situazione storica rumena è diversa da quella italiana.
Grazie anche all'equilibrio USA-URSS stabilito da Yalta, per fortuna la dittatura comunista non potè imporsi in Italia e quindi il PCI non potè macchiarsi di orrendi crimini come successe nei paesi dell'est, ma non si può dimenticare che anche in Italia molti italiani furono uccisi dai comunisti diversi anni dopo la liberazione, ciò che avvenne in Istria ed il fenomeno delle brigate rosse.
Anche in Italia sarebbe auspicabile uno studio storico e politico sul comunismo (in particolare il rapporto tra il PCI e l'Urss subito dopo la guerra), se non altro per conoscere meglio la Storia del nostro paese.
Tra parentesi permettetemi il ricordo dei brogli di Togliatti al
referendum Monarchia- repubblica del 1946.
Purtroppo (almeno finora) in Italia una commissione del genere non è realizzabile per il semplice motivo che la repubblica nacque anche con il supporto dei comunisti italiani e quindi la condanna del comunismo aprirebbe (finalmente) la strada per un revisionismo che inevitabilmente indebolirebbe la repubblica.

Un "paese normale" però non nasconde il suo passato.
Perchè questo silenzio da parte della repubblica?
Perchè si blocca la Commissione Mitrokhin?

Evidentemente l'Italia non è un paese normale.

In Italia i comunisti considerano la costituzione vigente intoccabile proprio per impedire una seria ed esaustiva commissione storica e politica del nostro Paese e quindi a questo punto un riscrittura storica-politica del nostro paese sarà possibile solo dopo una Nuova Costituzione, più moderna e liberale.

Rimane un rimpianto.
Purtroppo in Italia è ancora impossibile che avvenga ciò che invece succede nei paesi dell'est.

euronews

Michael_I_of_Romania

giovedì, dicembre 21, 2006

TIME - persona dell'anno 2006 : Il blog monarchico



Alla fine di ogni anno il Time, la rivista più influente e prestigiosa del mondo, incorona la persona dell'anno (The person of the year).

Il TIME ha scelto come persona dell’anno 2006 gli utenti di internet, tutti coloro che attraverso il World Wide Web hanno espresso i loro pensieri, hanno destabilizzato un pochino i mass-media tradizionali, hanno partecipato alla creazione di quella sorta di democrazia digitale a cui tutti possiamo partecipare.
Per il Time il 2006 è stato un anno importante, perchè oltre alla Storia decisa dai grandi personaggi politici e culturali, c'è una Storia raccontata attraverso l'interazione di ciascuno di noi con tutti gli altri, resa possibile dai blog, dai forum, dai newsgroup - tutti strumenti creati sulla Rete Internet.
La copertina di Time 2006 è importante perchè certifica un cambiamento epocale e culturale cioè l'entrata definitiva nell'era dei contenuti generati dagli utenti.


Anche il blog monarchico contribuisce a liberarci dagli schemi imposti dai mass-media tradizionali (in italia controllati dalla repubblica italiana), e grazie all'attiva partecipazione allo sviluppo della rete, dà impulso alla democrazia digitale.

Anche il blog monarchico sulla copertina del Time!

Articolo su Time.com

martedì, dicembre 19, 2006

Tasse repubblicane


Fisco, in Italia le tasse più alte d’Europa

La repubblica italiana ci fa pagare più imposte, tasse e tributi della media europea e soprattutto dei nostri principali partner commerciali come Germania, Francia e Spagna.
E in compenso riceviamo meno servizi sia da un punto di vista qualitativo e quantitativo degli altri.

E non basta, perchè la pressione tributaria pari al 27,7% del Pil metterà a rischio la competitività delle imprese e consumi.

Gli Italiani lo sapevano già di essere i più tartassati dal fisco in europa, ma adesso lo afferma anche l'associazione artigiani Cgia di Mestre (Venezia) che ha svolto un'indagine realizzata dal proprio Ufficio Studi sulla pressione tributaria in Europa.
Secondo i dati della Cgia la percentuale della pressione tributaria italiana sul Pil nel 2005 era pari al 27,7% per cento, contro il 22,1% della Germania e il 27,5% della Francia. La media della pressione tributaria nell'area euro è del 24,9% (esclusa l'Italia) mentre in Spagna il peso dei tributi sul Pil arriva appena al 23,6%.
Inoltre alle imposte non corrisponde un livello adeguato dei servizi.

La Cgia aggiunge che la situazione rischia di peggiorare perchè con la Finanziaria appena votata al Senato la pressione tributaria è destinata ad aumentare.

Se uno stato, aumentando le tasse, non riesce a fornire servizi decenti e nemmeno a migliorarli significa perlomeno che è incapace.

Inoltre ciò significa che la maggior parte delle tasse non sono utilizzate per avere servizi utili e necessari, ma per mantenere questa repubblica.
Infatti in questa repubblica la spesa pubblica improduttiva è tra le più elevate d’Europa.

Le tasse sono anche utilizzate per "controllare il paese", cioè per trovare risorse finanziarie per pagare gli amici, svolgere clientelismo e scambi di favori, ed anche per punire coloro che non sono allineati o nemici.


iltempo
ansa

sabato, dicembre 16, 2006

I Presidenti della repubblica aiutano prodi



Nella serata di ieri il Senato ha votato la fiducia alla legge Finanziaria con 162 voti a favore e 157 contro.
Il Governo Prodi, dopo tante tribolazioni, raggiunge la fiducia anche al senato ma lo trova grazie ai senatori a vita presenti in aula, cioè Ciampi, Cossiga, Colombo, Montalcini e Scalfaro.
Naturalmente la maggioranza è contenta ma non festeggia perchè si rende conto che senza il voto dei senatori a vita si sarebbe avuto un pareggio 157 a 157 e la fiducia non sarebbe passata. La maggioranza numerica al senato è risicata.

Non dico che i senatori a vita non abbiano diritto di voto ma non è normale che le sorti del Paese siano nelle mani di 5 anziani senatori e non eletti.
In un'Italia retta da una democrazia rappresentativa e divisa perfettamente in due alle ultime elezioni, i senatori a vita dovrebbero almeno essere presenti alla maggioranza come all'opposizione, ma purtroppo tutti sono schierati dalla parte della maggioranza.
E' un caso o la repubblica è dominata dalla sinistra?

Il buon senso vorrebbe che gli uomini illustri diventati senatori a vita rappresentassero il Paese, ne fossero la coscienza critica e propositiva e che non si schierassero solo da una parte.

Evidentemente la finanziaria (una legge di importanza fondamentale per la vita del paese) approvata con l’apporto determinante di soggetti non eletti dai cittadini rappresenta, se non un vulnus, almeno una diminutio dei principi di rappresentanza democratica.

Il governo prodi salvato dai senatori a vita significa che la repubblica è diventata una repubblica oligarchica e geriatrica.

Un altro punto da notare è che al Senato ci sono due tipi di senatori a vita, e cioè coloro che, per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario, sono stati nominati dai capi di stato e coloro che diventano senatori a vita in quanto ex presidenti della repubblica.

Le attuali norme costituzionali e regolamentari vigenti lo consentono ma comunque trovo assolutamente indegno che gli ex Capi dello Stato scendano nell'agone delle battaglie politiche a sostegno della maggioranza o dell'opposizione.
Secondo me i senatori a vita, che la Costituzione gli riserva alla scadenza del mandato presidenziale, non dovrebbe mai aiutare quello o quell'altro governo, e quindi sarebbe stato meglio che ciampi cossiga e scalfaro non fossero andati a votare.
Comunque la finanziaria passata anche con l'aiuto di ciampi cossiga e scalfaro conferma che in una repubblica non esiste un capo di stato superpartes.

Forse i senatori a vita non ex capi di stato non dovrebbero essere privati dei diritti e delle prerogative parlamentari, ma in ogni caso l'unico meccanismo che permetta ai capi di stato di sottrarsi ai giochi di potere tra maggioranza e opposizione è l'istituzione monarchica.
Un Re invece di un presidente!

W la Monarchia!

venerdì, dicembre 15, 2006

Poltrone repubblicane



Il governo costa 1 milione e 375 mila euro in più

Nella relazione quadrimestrale sulle coperture e gli oneri delle leggi approvate in Parlamento la Corte dei Conti ha comunicato che il governo prodi costa allo stato 1 milione e 375 mila euro in più rispetto ai precedenti governi.
Tanto pagheranno i contribuenti per la carica dei 104 membri del Prodi 2, il governo più affollato della storia della Repubblica.

Visto che l'attuale governo ha aumentato il numero dei dicasteri muniti di portafoglio (da 14 a 18) ed è quello con più poltrone e sottosegreterie non poteva essere diversamente, ma adesso lo sappiamo ufficialmente, ed alla faccia della legge dell'aumento dei dicasteri, voluta da prodi, che avrebbe dovuto essere a costo zero.
Severo nei giudizi la Corte dei Conti : per esperienza qualsiasi istituzione di nuove unità organizzative tende a determinare un aumento di spesa.

D'altronde quello che avviene per il governo prodi è la tendenza ormai consolidata della repubblica, le spese e gli sprechi aumentano sempre di più, alla faccia del controllo del deficit pubblico.

Ma non finisce qui, perchè non si sa ancora bene chi dovrà pagare il surplus di spesa.
Grazie ad un accantonamento di denaro pubblico, sembrerebbe che l'onere spetti al Ministero degli Esteri, ma c'è il problema che gli accantonamenti sono "prioritariamente destinati all'adempimento di obblighi internazionali" e quindi in questa caso si dovrà tagliare le spese diplomatiche.
In questa maniera la questione si complica perchè, per sostenere la moltiplicazione dei ministeri, non è detto che le casse della Farnesina abbiano ancora “disponibilità residue congrue” per le spese diplomatiche.
Proprio adesso che l’Italia è entrata a far parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu.

Oltre al danno anche la burla. In questa repubblica si aumentano a dismisura la spesa pubblica senza neanche organizzarsi come coprirla.

Ecco la triste realtà repubblicana!
Gli Italiani, che fanno sempre più sacrifici, devono continuare a soddisfare gli appettiti della mediocre classe politica.
La repubblica non si preoccupa di controllare le spese e diminuire gli sprechi tanto ci sono gli italiani a pagare.


indipendente

giovedì, dicembre 14, 2006

napolitano contro la legge elettorale

Ci risiamo.
Continuiamo ad illuderci che il presidente della repubblica (PdR) possa essere superpartes, ma è impossibile.
Infatti ogni decisione del Pdr è subito interpretata come azione politica e quindi criticabile e pro o contro a quel partito od a quell'altro.

E' grave quindi che napolitano abbia ricevuto i promotori del comitato del referendum di modifica sulla legge elettorale e per di più prima della raccolta di firme.
D'altronde da comunista ed appartenente al pci-ds non si può aspettare altro che napolitano faciliti il suo partito.


LEGGE ELETTORALE: CALDEROLI, PREOCCUPA POSIZIONE NAPOLITANO
FATTO GRAVE CHE CAPO STATO RICEVA PROMOTORI REFERENDUM

Roma, 14 dic. (Adnkronos) - ''E' un fatto grave e preoccupante che il presidente Napolitano abbia ricevuto i promotori del comitato del referendum di modifica sulla legge elettorale''.
Lo sottolinea in una nota il senatore leghista Roberto Calderoli. ''E' preoccupante -spiega l'esponente del Carroccio- perche' avrei potuto comprenderlo se si fosse gia' proceduto alla raccolta delle firme, cosa che invece non e' ancora iniziata e che iniziera' soltanto il 15 di aprile''.
adnkronos

mercoledì, dicembre 13, 2006

La repubblica non difende la lingua italiana



Alla Camera si discute su un articolo che dovrebbe inserire la nostra lingua nella Costituzione, accanto al tricolore.
Sembra una cosa scontata, ma invece per Rifondazione Comunista la norma è una misura anti immigrati e per il Carroccio è un'azione contro il federalismo, ed anche il Pdci annuncia che si asterrà.

D'accordo che nelle Regioni a statuto autonomo - Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta - c'è pari dignità alla lingua italiana ed a quella tedesca e francese, e che nel nostro paese c'è una varietà e ricchezza dei vari dialetti italiani da difendere, ma è ovvio che la lingua ufficiale di tutti gli italiani è l’Italiano. Insomma prima l’Italiano, poi tutto il resto, l’Italiano lo devono conoscere tutti indistintamente.

Rifondazione Comunista teme che l'articolo possa costringere l’immigrato che chiede la cittadinanza di dover saper parlare la nostra lingua.
Ma allora cosa vogliono dire i rifondatori, siamo noi che dobbiamo imparare l’arabo, il rumeno ed il cinese? Assurdo ..

Uno stato serio dovrebbe valorizzare i dialetti, gli idiomi dei nostri padri per arricchire la lingua ufficiale, un paese saggio guarderebbe al suo passato per mantenere e alimentare l'orgoglio della tradizione.
Invece la repubblica italiana si rifiuta addirittura di difendere la propria lingua.
Se un articolo come questo, invece di essere condiviso da tutti, apre scontri politici vuol dire che stiamo correndo verso il baratro.

La repubblica è un fallimento totale - e la cosa non mi dispiace - ma temo che la repubblica sta distruggendo anche gli italiani e la Patria.

Mi sembra di rivivere la leggenda della Torre di Babele.
All'epoca gli italiani parlavano tutti la medesima lingua. L'Italia era anche un simbolo di unità degli uomini gli uni con gli altri e tutti insieme con il Re.
Poi la repubblica creò scompiglio nelle genti e, facendo sì che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione dell'Italia venisse portata a termine.


W la lingua italiana!!
W l'Italia!!

ilcorrieredellasera

martedì, dicembre 12, 2006

Piazza Fontana : un peso sulla repubblica



In occasione dell’anniversario della strage di piazza Fontana il presidente della Camera, Fausto Bertinotti a Milano ha detto :
Il fatto che non siano ancora stati trovati i responsabili delle strage di piazza Fontana costituisce un vuoto che pesa negativamente sulla storia del paese.


Ricordiamo
La strage di Piazza Fontana fu un attentato terroristico avvenuto il 12 dicembre 1969, alle 16,37, nel quale una bomba fu fatta esplodere nella sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura di Piazza Fontana nel centro di Milano, provocando la morte di sedici persone ed il ferimento di altre ottantotto.

3 maggio 2005 - L'ennesimo processo, il settimo, sulla strage si chiude in Cassazione con la conferma delle assoluzioni degli imputati e l'obbligo, da parte dei parenti delle vittime, del pagamento delle spese processuali. Quest'ultima decisione, pur se dettata dalla legge, viene duramente criticata anche da figure istituzionali, che parlano di "beffa" per i parenti delle vittime.

Visto che i responsabili di questa strage sono ancora sconoscuti, i casi sono due:
1) o ciò che è avvenuto a piazza Fontana è stata una strage di stato.
2) oppure lo stato repubblicano è incapace di identificare i colpevoli.

In ambedue i casi la repubblica fa una pessima figura ed anzi, utilizzando la frase di bertinotti, direi che la strage di piazza fontana costituisce un vuoto che pesa negativamente sulla repubblica italiana.


kataweb

domenica, dicembre 10, 2006

No alla famiglia repubblicana



Il Governo sta lavorando su un disegno di legge per permettere alle coppie di fatto di godere di alcuni diritti fino ad oggi prerogativa delle famiglie.
Dura reazione da parte della Chiesa attraverso l’Osservatore Romano :
Natale del 2006: sradicare la famiglia è la priorità della politica italiana.

Per la Chiesa, regolando le coppie cosiddette di fatto - i conviventi eterosessuali ma anche quelli omosessuali - la legge sulle unioni civili è lo strumento per accreditare una forma alternativa di famiglia e quindi per sradicare la Famiglia.

Il volantinaggio sui PACS svolto durante l’atto di omaggio del Santo Padre in occasione della ricorrenza dell’Immacolata Concezione, può sembrare una mancanza di rispetto tra lo Stato e la Chiesa, ma la situazione è più grave.
In realtà c'è uno scontro frontale non solo tra la Santa Sede ed il governo ma, come spiego in seguito, tra la repubblica e la Chiesa.

E' evidente la matrice ideologica che è dietro a questo progetto.
In italia la sinistra dopo aver plasmato la società ed occupato lo Stato fino a giungere al quirinale, adesso vuole indebolire il nemico ancora forte e pericoloso che è rimasto, cioè la Chiesa, e vuole farlo distruggendo la centralità della Famiglia sulla quale si basa la Santa Chiesa.

I PACS sono lo strumento di una società che vuole legittimare rapporti senza responsabilità, che vuole trasformare la famiglia in una specie di contratto che, a secondo della convenienza, può essere facilmente annullato.
La famiglia eterosessuale, fondata sul matrimonio, diventa inesorabilmente uno dei diversi fenomeni sociali, una delle diverse forme di accoppiamento.

Dal mio punto di vista, chi vuole sradicare la famiglia, è lo Stato e quindi la repubblica, che è completamente nelle mani della sinistra.
L'ideologia repubblicana vuole controllare tutto anche la famiglia e vuole trasformarla in un specie di contratto.
La famiglia non appartiene allo stato
Diciamo no alla famiglia repubblicana!

La Santa Chiesa ha ragione.
La scelta di “stare insieme” dev’essere una cosa seria, deve significare assunzione di responsabilità, non può essere una cosa simile ad un contratto.

Osservatore Romano
korazym
ilrestodelcarlino

martedì, dicembre 05, 2006

La Polizia contro il governo



I Sindacati autonomi della polizia - il Sap (Sindacato autonomi di polizia), il Sappe (Sindacato autonomo della polizia penitenziaria), il Sapaf (Sindacato autonomo polizia forestale), il Conapo (il sindacato autonomo dei vigili del fuoco) - in piazza contro la finanziaria.

La manifestazione è stata organizzata contro lo smantellamento degli uffici interregionali e delle scuole di polizia, la chiusura delle questure, ma soprattutto contro quella classe politica che ha candidato terroristi autori di omicidi di poliziotti, parlamentari e consulenti del ministero dell'Interno. Contro gli indulti, le amnistie e una politica penitenziaria permissiva.

Tra gli striscioni :
da forze armate e polizia al governo Prodi il foglio di via
TERRORISTI TRA I POLITICI
via i terroristi dal Viminale, questa scelta è criminale
terroristi deputati, poliziotti disgustati.

Lo slogan che più spicca: chi non salta terrorista è.

La vedova del maresciallo D'Andrea ha preso la parole dicendo: Mi rifiuto di essere rappresentata da fetenti e assassini che siedono al governo.


Il governo sta umiliando le forze di polizia, infatti alcuni terroristi sono stati eletti in Parlamento e cercano di promuovere una commissione di inchiesta sul G8 di Genova.

Se protesta anche la Polizia, beh, allora la repubblica è alla frutta.

ansa

giovedì, novembre 30, 2006

Voto repubblicano



Il Servizio studi della Camera (di bertinotti) ha presentato i primi dati rilevati dalla giunta per le Elezioni di Montecitorio sulle ultime elezioni politiche e nelle tabelle riassuntive si scopre che a vincere le elezioni di aprile non è stato Prodi ma Berlusconi.
Leggendo le pagine 330 e 331 e sommando il totale dei voti delle due coalizioni presentati dagli uffici di Bertinotti si evince che
i voti della Cdl sono 18.976.902 contro i 18.935.047.

Inoltre Fontana (di forza italia) afferma che, dai dati dell'Ufficio studi di Montecitorio, alla Camera i votanti sono stati 39 milioni 276mila 893, mentre il totale dei voti tra validi, bianche, nulle e contestate è di 39 milioni, 300mila 351. Quindi sono state conteggiate 23.458 schede in più rispetto al numero dei votanti mntre la differenza di voti a favore dell'Unione rispetto alla Cdl è stata di 24.755.
Sempre più difficile ed inquietante.

Oggi, intanto, la giunta per le Elezioni della Camera deciderà se ricontare tutte le schede bianche e nulle o limitarsi a effettuare controlli a campione.


Il Servizio studi della Camera ha già detto che una verifica puntuale dei voti sarà molto difficile, se non impossibile.

Oltre al fatto che è sempre più difficile scegliere chi votare (la classe politica è molto modesta) adesso si aggiunge che in questa repubblica non si sa neanche chi ha vinto.

Povera Italia.

fonte web
ilgiornale

martedì, novembre 28, 2006

Deaglio show



Ho appreso dall’Ansa che la Procura della repubblica di Roma ha aperto un fascicolo su Enrico Deaglio per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico.

Alle volte pensando male ci azzecchi.
Ebbene comincio a pensare che questa azione della procura sia uno stop imposto dall'alto.

Infatti il DVD di Deaglio ha messo in difficoltà il governo prodi e la maggioranza piuttosto che l'opposizione.
Ecco quindi che per evitare che la situazione possa ulteriormente peggiorare si decide (chi?..) che non serve più indagare.

Insomma nessun riconteggio delle schede, forse è meglio far finta che tutto va bene.
Per la repubblica un'altra figuraccia.

adnkronos

Ricordo della Regina Elena



28 novembre 1952

ELENA DI SAVOIA
TERZA REGINA D’ITALIA
ROSA D’ORO DELLA CRISTIANITÀ

in esilio muore a Montpellier (Francia), ove riposa tuttora in attesa di trovare degna sepoltura al Pantheon di Roma

giovedì, novembre 23, 2006

La repubblica ha ucciso la democrazia



La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo disponendo l'acquisizione del film di enrico deaglio «Uccidete la democrazia!», nel quale il giornalista del Diario ipotizza presunti brogli elettorali nelle scorse elezioni politiche.

Se ancora oggi, che viviamo in una società tecnologicamente avanzata, si temono brogli elettorali, chissa' cosa successe veramente nel referendum istituzionale monarchia-repubblica del 1946.
A ben pensarci è la repubblica che ha ucciso la democrazia.

E' impossibile non ricordare i brogli avvenuti nel referendum istituzionale del 1946.

Se non sbaglio nel numero 6 del 2002, la rivista Nuova Storia Contemporanea pubblicò una pagina sulla forzatura ai massimi livelli dello Stato ordinata da togliatti in veste di Guardasigilli.
Massimo Caprara (al tempo segretario personale del migliore) ricostruisce il tortuoso meccanismo previsto per il referendum - ad esempio, quaranta milioni di schede per ventotto milioni di votanti - poi le notti convulse tra il 3 e 4 giugno: basti citare i Diari di Falcone Lucifero, ministro della Real Casa con De Gasperi che, il 4 giugno, l'informa di non creder più alla vittoria della Repubblica.
Secondo Caprara "Togliatti scelse per sé un'altra via di comportamento non quella delle congetture opinabili... ma quella della determinazione operosa. Infatti agì".
A lui il Guardasigilli detta il testo di una lettera da recapitare a Giuseppe Pagano, primo presidente della Corte di cassazione cui spettava la lettura dei risultati numerici e la proclamazione dell'esito referendario. Ed è ancora Caprara a portare la missiva e ad ascoltare l'immediata reazione di Pagano. La lettera ordina di modificare la procedura. Pagano deve solo conteggiare i nomi validi, senza aggiungere altro. In pratica non deve dire ufficialmente chi ha vinto.
Ma perché Togliatti fece quello?
La risposta è semplice: "Togliatti agì così per il rischio della vittoria della monarchia. Fu, quindi, una condotta apertamente di parte".
In poche parole togliatti voleva evitare un possibile altolà della Corte, una sospensione ufficiale nella proclamazione in funzione di un ricalcolo dei voti con conseguenti contromosse istantanee e drastiche dei monarchici.
Questo "colpetto di Stato" obbligò il re alla partenza per l'esilio.
Infatti quel giorno Togliatti regalò una memorabile battuta a Caprara: "I parti difficili come quello della Repubblica vanno assistiti e pilotati".


L'inchiesta parte dal documentario realizzato sulle elezioni 2006
Brogli sul voto? Indaga la procura di Roma
Disposto l'acquisizione della pellicola «Uccidete la democrazia!». Nel mirino Pisanu che denuncia Deaglio: «Contro di me calunnie»
ilcorrieredellasera


Elezioni: italiani credono a brogli
Lo rivela un sondaggio realizzato il 22 novembre dall'Ekma
(ANSA) - ROMA, 23 NOV - La maggioranza degli italiani ritiene che alle ultime elezioni politiche ci siano stati dei brogli: lo dice un recente sondaggio. Secondo la ricerca, realizzata dall'Ekma il 22 novembre su un campione di 1000 cittadini, il 50,5% pensa che brogli vi siano stati (tra questi, il 55,4% ritiene a danno del centrodestra, il 15,1% a danno del centrosinistra), mentre solo il 34,9% risponde con un secco "no". Il 14,6% dice invece di "non sapere".
ansa

lunedì, novembre 20, 2006

Regina Margherita



1851 - 20 novembre - 2006

Nasce a Torino
MARGHERITA DI SAVOIA-GENOVA
PRINCIPESSA REALE DI SAVOIA
(Torino, 20 novembre 1851 - Bordighera, IM, 4 gennaio 1926)

REGINA D’ITALIA DAL 9 GENNAIO 1878

REGINA MADRE DAL 29 LUGLIO 1900