Italia è sessantesima in libertà economica: è questo il verdetto della classifica annuale della libertà economica, l�Index of Economic Freedom elaborato dalla Heritage Foundation di Washington DC e dal Wall Street Journal, con la collaborazione dell'Istituto Bruno Leoni.
Sinteticamente la situazione italiana è descritta così:
La libertà dall'intervento dello Stato, i diritti di proprietà e la libertà dalla corruzione sono relativamente deboli. La spesa pubblica e le aliquote fiscali raggiungono livelli straordinariamente elevati al fine di finanziare un pervasivo stato assistenziale. Se raffrontata a quella di altri Paesi, la corruzione non è particolarmente grave, ma è elevata per un'economia avanzata. Il compito di garantire il rispetto delle normative pubbliche e delle sentenze giudiziarie viene ulteriormente ostacolato da un'amministrazione pubblica inefficiente.
La situazione economica dell'Italia continua a peggiorare e lo stato repubblicano sembra incapace di migliorare il proprio grado di libertà economica.
Infatti la spesa pubblica e le aliquote fiscali raggiungono livelli straordinariamente elevati al fine di finanziare un pervasivo ed inefficiente stato assistenziale .
Inoltre l'amministrazione pubblica è inefficiente ed ostacola gli italiani.
A ciò si aggiunge che la classe politica è incapacità di trasformare le necessarie riforme da slogan elettorale in politica di governo, non ha il coraggio di liberare l'Italia dai troppi vincoli che lo avvolgono.
Infatti nel nostro paese l'ingerenza dello Stato è il maggior ostacolo per una economia piu' libera , le numerose regole imbrigliano la creatività degli imprenditori, le poche liberalizzazioni realizzate in italia invece di favorire lo sviluppo del paese hanno arricchito alcuni alti esponenti finanzieri.
Come la repubblica nacque da un asse dc-pci anche l'attuale struttura economica e sociale dell'Italia è stata forgiata dall'asse dc-pci, e perciò la colpa della bassa posizione economica è del sistema repubblicano!
Nella storia repubblicana lo sviluppo dell'economia italiana è stato bloccato dai grandi sindacati, che si siedono ancor'oggi sulle poltrone più alte dello Stato; la Pubblica Amministrazione italiana è nata e vissuta nel culto del posto fisso, lavoro ottenuto non certo per merito ma piegandosi ai potenti del tempo; l'imprenditoria italiana è da mezzo secolo drogata di assistenzialismo, e la politica repubblicana, con la scusa dell'interesse pubblico, tiene sotto scacco l'imprenditoria e controlla i cittadini.
La repubblica italiana ha subito il fascino del comunismo, la cultura italiana è dominata dai postcomunisti ed anche l'economia è stata obbligata a convivere con il comunismo, in Italia è avvenuto una specie di proletarizzazione degli italiani.
Ormai c'è la percezione diffusa del peggioramento del tenore di vita (non solo economico) ed adesso senza un progetto di riforma (anzi una rivoluzione .. ) che guardi al futuro l'Italia non può competere con gli altri stati.
La beffa è che mentre gli ex Paesi comunisti stanno facendo grandi passi in avanti, la repubblica italiana rimane sostanzialmente ferma.
Lo stato repubblicano italiano è peggio degli stati post-comunisti!
Indice liberta' economica 2007, Italia al 60 posto, nostra intervista con Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni
Nell’edizione 2007 indice di libertà economica (Economic Freedom), L’Italia scende al 60° posto (era 42° nel 2006 e 26° nel 2005).
L’indice, che considera molti fattori, è redatto dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal.
Abbiamo intervistato Alberto Mingardi, direttore generale dell'Istituto Bruno Leoni che fa parte di un pool di 6 think tank europei (IBL, Centre for the New Europe, Institute of Economic Affairs, Hayek Foundation, Lithuanian Free Market Institute) che affiancano Heritage e WSJ nella loro attività per l'Index
1) Quali sono i principali motivi per cui l'Italia e' al 60 posto?
L'Index of Economic Freedom non fa la fotografia dell'attuale grado di prosperità di un Paese: non ci dice quanto siamo ricchi.
Fotografa invece l'assenza (o, al contrario, la presenza) di vincoli all'economia, al libero operare produttori e consumatori.
Siamo sessantesimi perché, nonostante qualche riforma favorevole al mercato sia stata fatta, e meritoriamente, negli scorsi dieci anni, restiamo un Paese nel quale lo Stato è troppo pesante, le regole sono troppe, e l'uno e le altre riescono ad imbrigliare l'altrimenti strepitosa creatività dei nostri imprenditori.
Ma siamo "solo" sessantesimo anche perché 58 Paesi nel mondo sono più liberi di noi, hanno saputo cioè imboccare con maggior decisione la strada della concorrenza, delle liberalizzazioni, dell'apertura dei mercati. Il fatto che alcuni di questi Paesi abbiano scoperto di recente tali principi, e siano riusciti ad ispirare assai efficaciemente ad essi la loro legislazione, ci dà speranza: non è mai troppo tardi.
2)Perchè siamo peggiorati rispetto all'anno precedente
Il peggioramento in classifica dell'Italia è dovuto in larga misura al cambiameto della metodologia deciso dall'Advisory Board che da quest'anno affianca gli autori dell'Index.
Non si possono quindi fare paragoni con l'anno passato.
Tuttavia è vero che l'Italia è uno dei Paesi economicamente meno liberi della stessa Europa: il 28mo, in termini di libetà economica, sui 41 conteggiati in quest'area.
Vuol dire che, soprattutto gli ex Paesi comunisti stanno facendo grandi passi in avanti, mentre noi stiamo sostanzialmente fermi.
3) Quali sono le cose + importanti che il governo dovrebbe fare per migliorare il punteggio?
La lista lunga, ed è nota.
Le liberalizzazioni, su cui sembra volersi concentrare (pur fra mille problemi) il governo, sono importanti. Ma la loro importanza impallidisce se si considera il peso della pressione fiscale italiana, che era e resta altissima.
L'Index of Economic Freedom segnala anche come problemi il mercato del lavoro (nel quale si è liberalizzato in entrata, ma non in uscita) e i tempi della giustizia, talmente lunghi da indebolire la stessa certezza del diritto.
E come dimenticare la grande sfida della semplificazione normativa? C'è molto, moltissimo da fare e sono problemi ormai noti a tutti.
Solo che di leader politici col coraggio di imbarcarsi nella fatica immane di liberare questo Paese dai troppi vincoli che lo avvolgono, non ce n'è.
menostato