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lunedì, gennaio 21, 2008

La fine della repubblica


Sono convinto che in Italia non esiste più lo Stato ma piuttosto un affollamento di surrogati di piccoli stati.

Come prima dell’Unità d’Italia - magistralmente guidata da Casa Savoia - la penisola italiana era divisa in tanti piccoli stati, adesso, dopo più di mezzo secolo di repubblica, gli italiani si sentono ancor più divisi di allora.
La differenza tra Nord e sud è aumentata, la politica è una casta, la magistratura contro la politica, un abnorme numero di partiti, le istituzioni non sono mai state così lontane dal popolo, la mafia si è consolidata, la differenza tra ricchi e poveri è aumentata.

Oggettivamente la repubblica è fallita – lo scandalo dei rifiuti della Campania è solo il punto d’iceberg – perché non funziona più nulla, ed ancor più grave, i vari gangli dello stato, dai quali dipende poi la democrazia, lottano tra loro mettendo addirittura in pericolo la libertà.

Siamo a un passo dall'emergenza democratica. Perché il degrado è inarrestabile, perché c'è un grave problema di delegittimazione politica, perché assistiamo a conflitti tra le istituzioni.

Gli italiani, lasciati soli dallo stato e più poveri con l’euro e la globalizzazione, hanno seguito l’esempio compiuto dallo stato, dalle istituzioni, dalla classe politica, le quali con i loro comportamenti hanno insegnato al popolo di pensare solo ai propri interessi e fregare il prossimo.

In questo modo il sistema repubblicano ha compiuto il più grave errore che poteva fare, perché così gli italiani non si sentono più un popolo, si vergognano delle loro istituzioni, la repubblica ha calpestato l’anima ed il cuore degli italiani, perdendo così concetti essenziale per una nazione come la Patria.

I drammatici eventi come l’emergenza dei rifiuti in Campania ed il caso mastella, non avvengono per caso o per colpa di poche persone.

Si giunge a queste incredibile e gravissime situazioni solo se lo stato lo permette, lo certifica, lo incoraggia, si fa complice, lo promuove.

E’ ingenuo ed inutile attaccare mastella, solo un tassello del meccanismo repubblicano, ma comunque alcune sue dichiarazioni sono significative. Profondamente scandalizzato, disse : Non capisco perché non indagano anche sulle mogli degli altri!

Questa frase contiene il fallimento della repubblica.

Un importante politico, segretario di un partito al governo, ministro della giustizia, secondo solo al presidente del consiglio, afferma che le accuse (presunte) contro di lui da parte della magistratura sono assurde perché sono la normalità. (questi comportamenti sono usati da tutti i politici).

Tutto ciò lascia sbigottiti e certifica la fine del sistema.

Se la Magistratura facesse veramente il suo mestiere, se fosse davvero indipendente dalla politica, allora forse lo scontro tra magistratura e politica sarebbe una strada da percorrere per correggere la situazione.
Ma purtroppo non è così.

E’ ridicola la pretesa che la repubblica si possa auto riformare attraverso la moralizzazione della politica, perché anche la magistratura non è esterna al sistema, dimostrando di non avere l’autorità morale per farlo.

La frase Così fan tutti non è indicato solo ai politici (ormai considerata una casta) ma a tutti i poteri della repubblica.

La classe politica, la magistratura, gli intellettuali, i giornalisti tutti colpevoli se non altro per non aver fatto il loro dovere.
Da diversi anni non è difficile teorizzare dei complotti all'interno della magistratura, c'è una parte che non indaga a 360 gradi ma le inchieste sono inchieste politiche.

I giornalisti non sono liberi professionisti ma anche loro sono di parte, le inchieste sono ordinate da altri politici.
Anche gli intellettuali fanno parte del sistema, che vendono il talento e capacità al potere.

Stiamo assistendo alla fine della repubblica.
L’odore di rifiuti che proviene dai palazzi non è la decomposizione di un governo, che francamente molti si augurano cadrà presto, ma piuttosto la progressiva crisi del sistema repubblicano.

La repubblica si basa su un sistema che prevede il continuo compromesso al ribasso, fare nulla per contentare tutti, è un coacervo tra forze diverse che però non pensano mai al bene comune, la politica fatta con il consenso attraverso le clientele.

Io credo che l’unica soluzione sia quella di cambiare classe politica, passando attraverso una assemblea costituzionale per identificare una nuova costituzione.

La via d’uscita è difficile ma c’è assoluto bisogno di una rivoluzione politica culturale sociale.

Non c’è che auspicare che gli italiani abbiano questa forza.

mercoledì, gennaio 16, 2008

Università della repubblica


Sua Santità Papa Benedetto XVI era stato invitato il 17 gennaio 2008 a parlare nell’Aula Magna dell’Università di Roma “La Sapienza” nel giorno della inaugurazione del 705esimo Anno Accademico.

Una sessantina di professori, supportati da collettivi universitari appartenenti alla sinistra, hanno addirittura accusato il Papa di voler entrare nella cittadella della conoscenza scientifica.
In seguito a violente reazioni dell'Ateneo contro il Papa, con un breve comunicato stampa il Vaticano ha reso noto che, per motivi di sicurezza del Pontefice, Benedetto XVI non visiterà l’Università la Sapienza di Roma.

Per quel che ne so, è la prima volta che l’inaugurazione dell'Anno Accademico della Sapienza è stata turbata da fatti come questi.
Un altro record negativo della repubblica.

In questa repubblica la cultura è nelle mani della sinistra, che in Italia significa comunismo.
In Italia gli intellettuali per lo più appartengono all’ideologia comunista, provengono dalla rivolta sessantottina nata negli ambienti marxisti, alcuni addirittura erano vicini al terrorismo rosso (brigate rosse..)
Il comunismo, essendo un'ideologia sbagliata ed assurda, non ha potuto costruito nulla di positivo, il suo fallimento era già evidente all'inizio.
Rimane però il grande problema che, forse, questa ideologia ha demolito quei valori e radici sulle quali si basava una società valida e funzionante, in sintonia con l'uomo.

In questo evidente direzione di degrado culturale-sociale- politico la repubblica ha gravi responsabilità in quanto fondata anche sull'ideologia comunista.
A fianco di questi post comunisti ci sono anche gli iper-laicisti, per i quali esistono solo le loro idee, i loro valori, i loro desideri.
Loro non ammettono il confronto civile, ma solo l'arroganza, l'inciviltà, l'offesa e la violenza verbale e fisica.

La differenza fra questi postcomunisti ed i fascisti, che tanto aborrono, è solo il colore.
Loro sono fascisti rossi, per giunta indottrinati che ripetono a pappagallo lezioncine confezionate da professori frustrati e arroganti, ignoranti e/o in malafede.

L’intolleranza è una tipica caratteristica della repubblica - già evidente nell'esilio dei Savoia e nel'art. 139 della costituzione che recita l'eternità della repubblica - la democrazia è spesso solo di facciata, la cultura è stata fatta a pezzi dalla politica e dalle ideologie.

Il fatto che il Papa, il filosofo Ratzinger, non possa tenere la sua lectio magistralis per l'inaugurazione dell'anno accademico della Sapienza di Roma fuga ogni dubbio sul livello delle nostre università.
E' particolarmente grave che sia avvenuta questa intolleranza nell’Università, il luogo più indicato per la dialettica.
E' noto che negli atenei repubblicani si vince una cattedre solo se si conosce un professore, se si ha la tessera giusta, se si è sponsorizzati da qualche politico...

Senza possibilità di appello, i professori della Sapienza hanno dimostrato prima di tutto di aver sbagliato mestiere.
Infatti manca a loro una cosa essenziale, cioè l'amore per la discussione, la consapevolezza che si può raggiungere la verità solo con il dialogo tra gli opposti.
Inoltre i professori firmatari della lettera contro l’invito del Rettore al Papa hanno dimostrati di essere ignoranti, in quanto hanno abbandonato i più logici ed
elementari principi metodologici della ricerca scientifica.
In primo luogo hanno mancato di controllare la veridicità delle affermazioni attribuite al Pontefice, ed - ancor più grave - se in possesso dell'intero intervento dell'allora cardinale Ratzinger hanno evidenziato una totale incapacità di comprendere quelle affermazioni, declinandole secondo biechi interessi di parte.

A questo punto rimane da domandarsi cosa possano mai insegnare questi professori della Sapienza di Roma.

Piena solidarietà a Sua Santità Papa Benedetto XVI e rifiuto di questa società materialista e nichilista, appartenente all'ideologia comunista che tra l'altro ha anche generato questa repubblica.

venerdì, gennaio 11, 2008

I rifiuti della repubblica


E’ molto difficile immaginare che in Italia, considerato (finora..) tra i più sviluppati del pianeta, possa succedere quello che assistiamo nel nostro Paese.

Il problema dei rifiuti pero’ non riguarda solo Napoli e la Campania ma è di portata globale.
Esso investe la natura e la struttura stessa del modo di produzione, troppo consumistico, un sistema economico ed industriale imposto a livello planetario che brucia e divora ogni giorno ingenti risorse energetiche, alimentari ed ambientali che non sono inesauribili, generando una enorme quantità di rifiuti ed anche scorie e sostanze tossiche che l'ambiente stenta a smaltire.
Inoltre lo stesso processo di smaltimento dei rifiuti è diventato un affare di proporzioni gigantesche, nel quale da tempo la malavita ha accumulato colossali fortune economiche.

Comunque in questa complessa e drammatica situazione ci sono palesi e gravissime responsabilità del Sistema (repubblica), l’emergenza campana rileva una totale assenza di capacità decisione e di realizzazione da parte del potere esecutivo che ha addirittura esasperato la popolazione.

In questo degrado sociale, creato appunto dallo stato repubblicano, occorre contrastare i tentativi mediatici di disinformazione e di criminalizzazione della rivolta popolare, ritengo che e` sacrosanta la rivolta della popolazione contro lo stato.

Questa piaga e` anche e soprattutto conseguenza di un processo di sottosviluppo realizzato dal Sistema repubblicano che ha utilizzato l’enorme somma di denari indirizzati verso il Mezzogiorno non per sviluppare il Sud, ma per comprare voti e poltrone.

La nomina di Gianni De Gennaro in qualità di Commissario straordinario per l'emergenza, dotato di superpoteri per rispondere al problema dimostra la definitiva sconfitta del regime repubblicano.
La soluzione estrema escogitata dal governo Prodi significa che lo stato si arrende, non e’ in grado neanche di gestire i rifiuti.

Agli occhi di tutti, ciò significa che la repubblica e’ incapace e quindi non ha credibilità ed, in ginocchio, chiede aiuto ad un uomo forte.

Infine mi preme sottolineare le implicazioni dell’attuale situazione sulla credibilità dello stato repubblicano.
Credibile è la persona che è in grado di far seguire delle azioni alle sue parole.
Evidentemente ll caso dei rifiuti in Campania da un definitivo colpo alla credibilità dell’Italia.
Infatti, non solo c’e’ la palesa incapacità dei Governi (attuale e precedenti) nell’imporre la propria volontà sulle questioni dello smaltimento dei rifiuti, ma rivela anche l’assoluta anarchia che oramai sembra essersi impossessata in Italia.

A questo punto una semplicissima domanda: quanto è credibile a livello internazionale un Paese che e’incapace di smaltire i rifiuti in vaste aree del suo paese?
Infatti mi chiedo come l’Italia possa partecipare ai prossimi vertici internazionali dedicati ai temi come la Pace e la stabilità, visto la sua palese incapacita’ di garantire la sicurezza all’interno dei propri confini.
E’paradossale che un Paese incapace addirittura di gestire lo smaltimento dei rifiuti si proponga di mantenere l’ordine pubblico al loro esterno.

Visto che l'Italia non e’ neanche in grado di garantire le piu’ banali ed elementari esigenze dei cittadini, non puo' permettersi il lusso (non ha la forza e la capacita’) di occuparsi dell’Afghanistan o Somalia.

martedì, gennaio 08, 2008

Rifiuti e repubblica


La gravissima crisi dei rifiuti in Campania sta portando alla luce quanto vale lo stato repubblicano, uno stato corrotto ed incapace di gestire neanche le esigenze piu’ elementari dei cittadini.
Non e’ mai stato neanche immaginato un film ambientato in uno stato simile a quello che vediamo nei servizi televisivi sull'emergenza dei rifiuti a Napoli.

Montagne di rifiuti che bruciano nelle strade, affari sporchi collegate ai rifiuti, scuole chiuse per l’esistenza di montagne di immondizie davanti ai cancelli, esercito usato per spostare immondizie dalle strade, scaricabarili tra i responsabili politici e personaggi istituzionali, sacchi di immondizie che paralizzano la città, miscela tossica che crea seri rischi alla salute..
Adesso ci si appresta alla guerriglia urbana, schierati i posti di blocco dei cittadini a Pianura per impedire la costruzione della discarica, dopo il menefreghismo dell'amministrazione regionale che negli anni ha preferito affidare il problema alla camorra.
Comunque io mi schiero a fianco degli abitanti di Pianura perche’ non e’ giusto che siano solo loro a risolvere tutti i problemi.
Possibile che non esistono altri siti dove scaricare le immondizie?

La vicenda dimostra quale sia la qualità dello stato repubblicano ed aggiungo che e’ stato quasi un crimine che nessuno dei politici, se non altro per un minimo di decenza, abbia sentito il bisogno di interrompere le ferie o di rassegnare le dimissioni.

Ormai e’ palese che lo stato repubblicano e’ incapace di affrontare le
esigenze piu’ elementari dei cittadini, i problemi fondamentali della vita urbana
, e con quale sfrontatezza poi il governo afferma che in pochi giorni fara’ quello che in decenni non ha fatto.
Le misure prese dalle autorità sono inutili e disperate.

Questa crisi non e’ avvenuta improvvisamente, e’ iniziata 15-20 anni fa quando le discariche campane iniziarono ad essere sature; da allora lo stato repubblicano piano piano ha smantellato le discariche, ha permesso alla Camorra di stabilire il suo controllo sul business dello smaltimento dei rifiuti, tutti i politici si sono lavati le mani preoccupandosi solo di gestire il potere.

A questo punto e’ giusto che le massime cariche istituzionali ed amministrative si dimettano ma questo non basta.

La situazione e' ancor piu' grave perche' il caso della emergenza dei rifiuti in Campania e’ solo il punto d’iceberg, ma ci sono migliaia di cose che non funzionano in Italia.

In Italia c’e’ una profonda crisi politica ed istituzionale : lo stato non esiste oppure e’ un’oligarchia che invece di aiutare il popolo lo sfrutta.

In questo degrado repubblicano sta avvenendo a Napoli la prova più drammatica del declino italiano.
Tutti sapevano che sarebbe andata a finire cosi’ ma la classe politica trasversale non ha mosso un dito per evitarlo, la destra-sinistra-centro sono accomunate da una incapacità e inadeguatezza nel gestire il problema si può sostenere che il sistema repubblicano proprio non funziona.

Togliere i rifiuti dalle strade è un compito che spetta alle istituzioni, e quindi la colpa è dello stato repubblicano.
Il problema dello smaltimento rifiuti in Campania è il simbolo della profonda crisi della repubblica.Siamo di fronte allo sfracello organizzativo di natura politica, all’incapacità delle classi dirigenti.
La repubblica non ha fatto il suo dovere, ha venduto illusioni per creare attorno a se clientelismo e distruggendo il nostro paese.

Di fronte all'incredibile incapacita’ dello stato repubblicano, gli italiani si sentano soli ed abbandonati.
Dopo il tardivo e temporaneo intervento dell’esercito per cercare di portare un po’ d’ordine e pulizia, la soluzione e’ sempre molto lontana, anzi quasi irrangiungibile, ormai l’unica soluzione sembra essere solo un miracolo.

lunedì, gennaio 07, 2008

Il Tricolore


E' giusto onorare il Tricolore, ma è un grave errore, imporre, a posteriore, che una bandiera del 1797, che allora non aveva il significato dell'Unità d'Italia e che fisicamente è diversa da quella attuale (le bande sono orizzontali invece che verticali, e con uno sconosciuto stemma), possa essere la bandiera dell'Italia.

E' un grave errore che falsifica la Storia.
Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola gli errori della rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cisalpina era imposta dallo straniero Napoleone e quindi non simboleggiava l'unità d'Italia e la sua indipendenza.

La repubblica, fissando l'anniversario del tricolore il 7 gennaio, ricorda la bandiera della repubblica cisalpina invece della vera prima bandiera italiana, quella voluta da Re Carlo Alberto di Savoia.

In realtà la prima Bandiera italiana è stata quella Sabauda (voluta da Re Carlo Alberto) usata durante le prime guerre d'indipendenza, dove i patrioti del Risorgimento volevano realizzare l'Italia, impugnando proprio questa Bandiera.

Viva il Risorgimento !
Viva il vero tricolore !
Viva il Tricolore di Re Carlo Alberto
VIVA la bandiera del Regno d'Italia !!

sabato, gennaio 05, 2008

I giovani inglesi preferiscono la monarchia

Secondo un nuovo sondaggio la Famiglia Reale ha il sostegno del 70 per cento dei giovani del Regno Unito, solo il 16% preferirebbe una repubblica.

Nel sondaggio di 1004 persone commissionato dalla Discovery Channel, la stragrande maggioranza di 18 a 24 anni (70 per cento) sostiene la monarchia e l'81 per cento degli interpellati non vuole che l'attuale Regina Elisabetta si dimetta.

Il Principe William è il più popolare come nuovo capo di stato del Regno Unito, il 70 per cento delle persone con meno di 25 anni d'età lo preferiscono al trono rispetto a suo padre il principe Carlo.

Anche la fidanzata di William, Kate Middleton, ha conquistato il pubblico britannico con il suo senso classico di stile e personalità brillante, ed oltre l'80 per cento pensa che migliorerà la famiglia reale.

Invece Camilla, la Duchessa di Cornovaglia, non ha ancora conquistato il pubblico britannico, il 70 per cento degli intervistati ha più ammirazione per la principessa Diana, morta in un incidente automobilistico a Parigi nel 1997.

ukpress.google.com

Re Juan Carlos di Spagna


Re Juan Carlos, nato il 5 gennaio del 1938 a Roma, compie 70 anni acclamato dagli spagnoli.

Re Juan Carlos di Spagna è sul trono da 32 anni, ma la sua popolarità non mostra segni di declino, anzi la monarchia della Spagna piace più di qualunque repubblica.

Ricordo che a maggio il Re Borbone è stato consacrato da un sondaggio televisivo come il più grande spagnolo di tutti i tempi, davanti a Cristoforo Colombo, Pablo Picasso e Miguel Cervantes.

Inoltre, in base a un'indagine realizzata in ottobre, il 69 per cento degli spagnoli ritiene che la monarchia parlamentare sia il modello istituzionale più adatto al Paese (solo il 22% preferirebbe una repubblica), mentre l'80 per cento crede che la transizione democratica non sarebbe stata possibile senza Juan Carlos.

Re Juan Carlos è il padre della moderna democrazia spagnola infatti nel 1981 in tv denunciò un fallito tentativo di golpe e incitò i cittadini ad appoggiare il governo eletto.


El Rey celebrará sus 32 años de reinado con una cena oficial
70 momentos en la vida y reinado de Juan Carlos I
TVE celebra los 70 años del Rey con varios especiales

adnkronos
il tempo

venerdì, gennaio 04, 2008

Regina Margherita




Ottantadue anni fa (1926) a Bordighera si spegneva la Regina Madre Margherita.
Regina Margherita ebbe onoranze funebri prima a Bordighera, dove i cittadini lanciarono fiori al passaggio della salma e poi a Roma, ove fu tumulata nelle Tombe Reali del Pantheon.


regina margherita

mercoledì, dicembre 26, 2007

Re Vittorio Emanuele III



S.M. Vittorio Emanuele III moriva il 28 Dicembre 1947 ad Alessandria d'Egitto

Il Re salvò l'Italia due volte a Peschiera ed a Pescara, e fu noto anche come "Re soldato" e "Re di Peschiera" per l'assidua presenza al fronte durante la I Guerra Mondiale.

Auspichiamo il rientro in Patria dell'Augusta salma e della sua tumulazione nel Pantheon di Roma.

VIVA IL RE VITTORIO EMANUELE III!


Vittorio Emanuele III di Savoia, figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, nacque a Napoli l'11 novembre 1869 e morì ad Alessandria d'Egitto il 28 dicembre 1947.
Fu Re d'Italia dal 1900 al 1946, Imperatore d'Etiopia dal 1936 al 1943 e Re d'Albania dal 1939 al 1943.

martedì, dicembre 25, 2007

Regina Elisabetta su Youtube

Il Messaggio Natale di S.M. Regina Elisabetta II per la prima volta è disponibile anche su Youtube.
Nel tradizionale messaggio per il Natale, la Regina Elisabetta II ha detto che tutti hanno il dovere di portare assistenza alle persone più vulnerabili.
Tutti gli insegnamenti delle religioni più importanti inviano con insistenza il messaggio che ognuno ha la responsabilità di aiutare le persone più vulnerabili.

Welcome to Official YouTube Channel for the British Monarchy

The Christmas Broadcast, 2007

This year's 'Queen's Speech', first broadcast on Christmas Day 2007. Her Majesty speaks of the importance of friends and family and remembers members of the Armed Forces serving overseas at Christmas.
TheRoyalChannel


Sul portale video, Elisabetta lancia "The Royal Channel"
Appuntamento il 25 dicembre per il tradizionale messaggio
Svolta web a Buckingham Palace
la Regina fa gli auguri su YouTube

Un portavoce: "E' sempre stata conscia che bisogna stare al passo coi tempi"
Ma due anni fa confessò a Bill Gates di non aver mai usato un computer

Svolta web a Buckingham Palace
la Regina fa gli auguri su YouTube

LONDRA - Dio salvi internet e chi se ne serve. Invocazione appropriata visto che si parla di Sua Altezza Reale Elisabetta d'Inghilterra, che ha deciso di imprimere una svolta web al cerimoniale di Casa Reale. Per la prima volta, il tradizionale messaggio di Natale sarà diffuso su YouTube. L'appuntamento è per le 15 del 25 dicembre ma non in un luogo X del mega portale video di Google, bensì all'interno del neonato Royal Channel, "The Official Channel of the British Monarchy", insomma un canale speciale accessibile sulla piattaforma online e tutto dedicato alla famiglia reale (anche se in realtà ne esiste già uno ufficiale). "Con questa innovazione - dice un portavoce di Buckingham Palace - i suoi auguri natalizi raggiungeranno più facilmente i giovani e anche gli altri Paesi".

Foto d'archivio, o anche più recenti, dei membri della famiglia, video come quello dell'incoronazione di Elisabetta, o quello dei funerali di suo padre re Giorgio VI, o la visita della regina Alexandra ai venditori di rose nel 1917 sono i pezzi forti del Royal Channel. Ma ci sono anche video recenti, come "Un giorno nella vita del principe di Galles", girato nel settembre del 2006, Carlo che saluta i sudditi bambini, parla al telefono nel suo studio, partecipa a incontri ufficiali in compagnia di Camilla. In attesa di quello del 2007, è possibile vedere il primo messaggio di auguri natalizi di una giovane Elisabetta, in onda nel 1957.

"La regina è sempre stata per conscia del fatto che, per mantenere il contatto con la gente, è necessario stare al passo dei tempi e dei mezzi di comunicazione più adeguati", ha fatto sapere un portavoce di Buckingham Palace. Che ha detto però una mezza bugia, perché Elisabetta sarà pure conscia ma solo due anni fa, quando conferì un'onoreficenza a Bill Gates, Sua Maestà confessò di non aver mai usato un computer. In questi due anni, evidentemente, qualcuno deve averla convinta di come internet possa rappresentare un efficace strumento di promozione per la monarchia, soprattutto per la sua capacità di raggiungere una global audience di giovani e giovanissimi.

Dopo la confessione davanti a Bill Gates, è stato tutto un susseguirsi di gadget. Adesso possiede un cellulare, un BlackBerry (del quale ha obbligato a munirsi anche tutti i suoi più stretti collaboratori), lo scorso anno il principe William le ha regalato un iPod da 6 giga e infine ha imparato a usare la posta elettronica, liberandosi finalmente dall'impaccio di chiedere sempre a qualcuno che lo facesse per lei. Ora, il progetto su YouTubve, al quale pare tenesse moltissimo, tanto da - dicono - aver verificato personalmente tutti i contenuti del sito per sei mesi prima del debutto.

Ironia della sorte, il testo del messaggio di Natale del 1957, al momento in apertura della homepage del Royal Channel, era dedicato anche alla tecnologia, e potrebbe essere agevolmente applicato ai giorni nostri, soprattutto quando la regina dice (riferendosi alla tv): "Spero vivamente che questo nuovo mezzo possa rendere il mio messaggio di Natale più personale e diretto. Il fatto che alcuni di voi possano vedermi, è solo un altro esempio della velocità con lui le cose, nel mondo, stanno cambiando".
larepubblica

venerdì, dicembre 21, 2007

La Grande Regina Elisabetta II

ELISABETTA È LA SOVRANA PIÙ ANZIANA DELLA STORIA DEL REGNO UNITO

Da oggi Elisabetta II d'Inghilterra è la sovrana più anziana della storia del Regno Unito. Elisabetta, classe 1926, batte il primato di 81 anni, 7 mesi e 29 giorni appartenuto alla sua antenata, la regina Vittoria.

Da Buckingham Palace fanno sapere che per l'occasione non ci saranno festeggiamenti particolari.

GOD SAVE THE QUEEN !!

sabato, dicembre 15, 2007

Declino della repubblica


Il famoso giornale New York Times con un articolo ha descritto in maniera realistica la drammatica situazione del nostro Paese, un paese che sta affondando.

Le critiche del New York Times sono difficilmente contestabili, ma si sa già molto bene che in Italia ci sono troppe cose che non funzionano.
Lo stupore sta nel fatto che la bocciatura del sistema Italia arriva da un giornale estero ed autorevole.

C'è anche un videopubblicato sul New York Times, dove ampio spazio è dedicato a beppe grillo.
Se l'Italia è rappresentata da un comico, vuol dire che siamo ormai alla frutta.

Ormai l'Italia non corrisponde più allo stereotipo del passato (bel paese del canto, del sole, spaghetti e mandolini), il New York Times descrive un'Italia infelice, attraversata da un malessere collettivo, economico, politico e sociale.

L'Italia infelice è da tempo in decadenza per colpa di un sistema (istituzione, costituzione, politica) che non riesce a guidarla, dove è impossibile far le riforme per modernizzarla.
In Italia non esiste un sistema fondato sulla meritocrazia e sull’uguaglianza, piuttosto viviamo in un’anomalia inquietante in cui prevalgono ingiustizie e privilegi.

Forse l'Italia potrebbe anche avere i fondamentali per farcela (genialità laboriosità..), ma è il contesto determinato dal sistema politico-istituzionale (la repubblica), che rende impossibile il superamento della decadenza nella quale viviamo.
D'altronde la repubblica non può risolvere i problemi per il semplice fatto che è lei che li ha causati.

Se non si ha fiducia nello stato, nelle istituzioni, nella classe politica, significa che si deve riformare tutto il sistema, cambiare forma istituzionale, costituzione, classe politica....
In poche parole una rivoluzione.


Nyt: Italia in decadenza

Perché gli italiani sono il popolo più infelice dell'Europa Occidentale? Il quotidiano New York Times cerca oggi di trovare una risposta a questa domanda in un lungo articolo in prima pagina che analizza il "malessere" degli italiani.
«Tutto il mondo ama l'Italia, ma l'Italia non si vuole più bene: c'è un senso di malessere generale nel paese». E, per dirla con il neosegretario del Partito democratico, Walter Veltroni, scrive l'autore del pezzo, Ian Fisher, «There is more fear than hope», gli italiani hanno più paure che speranze».

Il Nyt sottolinea che il "malessere" dell'Italia si estende a tutti i campi: economia, politica, vita sociale. «I problemi che affliggono gli italiani sono in gran parte non nuovi - osserva il giornale - e questa può essere proprio il problema maggiore. L'Italia ha creato la sua maniera di appartenere all'Europa, lottando come pochi altri paesi hanno fatto, con una politica di divisione, una crescita economica irregolare, il crimine organizzato e un senso tenue dello Stato», rileva il quotidiano americano. Il senso di frustrazione nasce anche dal fatto che i vecchi problemi della società italiana continuano a resistere e in alcuni casi si sono aggravati «mentre il mondo esterno continua a correre più rapidamente».

«Nel 1987 l'Italia aveva celebrato la sua parità economica con la Gran Bretagna - osserva il New York Times - adesso la Spagna, entrata nella Unione Europea solo un anno prima, è sul punto di fare il sorpasso mentre l'Italia è già caduta di nuovo dietro la Gran Bretagna». I dati mostrano una Italia più povera e più vecchia, dove la qualità della vita sta peggiorando, dove aumentano i divorzi e dove il tasso di natalità continua ad essere tra i più bassi d'Europa. Un problema è che alcuni dei punti di forza del paese si stanno trasformando adesso in debolezze. Uno degli esempi più evidenti è quello, in campo economico, delle aziende piccole e medie che, dopo avere avuto per lungo tempo un ruolo di traino, adesso sono sempre più in difficoltà nell'era della economia globale.

Il malessere politico degli italiani è simboleggiato, rileva il New York Times, dalla ascesa del comico Beppe Grillo e dalla popolarità del suo attacco alla classe politica italiana al grido di «Basta! Basta!». Sono diventati best-seller in Italia libri come "La Casta" e "Gomorra" che attaccano il comportamento dei politici. La ricerca della University of Cambridge che ha mostrato che gli italiani sono i più infelici tra 15 nazioni dell'Europa Occidentale esaminate, mostra un collegamento tra fiducia nel proprio parlamento e livello di insoddisfazione di una nazione. I più felici sembrano i danesi (che hanno fiducia al 64 per cento nelle istituzioni), i più infelici sono gli italiani (solo il 36 per cento si fida). L'ex-premier Silvio Berlusconi ha perduto le elezioni per non avere mantenuto le promesse fatte ma il nuovo governo di Romano Prodi non appare come la panacea - osserva il New York Times - Ha deluso fin dalla sua prima scelta: un governo con ben 102 ministri o sottosegretari, un nuovo record negativo.

Il malessere degli italiani si estende anche all'arte: non ci sono più i Fellini, i Rossellini, le Loren. «Il cinema italiano, la sua Tv, arte, letteratura e musica sono raramente considerate all'avanguardia», afferma il giornale. Tra i pochi aspetti positivi c'è il prestigio che continua a circondare il marchio Made in Italy. Ma l'Italia deve stare ben attenta a non seguire il destino della Repubblica di Venezia, una delle città più belle del mondo diventata, dopo la perdita del dominio commerciale, quello che è oggi: «Uno splendido cadavere calpestato da milioni di turisti». L'Italia, immersa nella sua grandezza del passato, costretta a vivere sui turisti anziani che continuano a visitarla, rischia di diventare - conclude il New York Times - la Florida dell'Europa, il paradiso dei pensionati.

ilsole24ore

giovedì, dicembre 13, 2007

Norme e stipendi d'oro


Passato al Senato, il tetto agli stipendi d'oro è stato cancellato alla Camera, anzi i grandi dirigenti pubblici potranno guadagnare di più.
Alla Camera è stato tagliato il taglio che il Senato aveva approvato sugli emolumenti dei manager pubblici.

Sull’onda dell’indignazione popolare di alcuni mesi fa (già forse normalizzata dal regime repubblicano) la classe politica pensò che tutti gli stipendi pagati con soldi pubblici non potessero superare lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, che dovrebbe essere 274 mila euro all’anno.

Dopo una serie di correzioni (nessuna norma può essere retroattiva,stipendio ridotto gradualmente, alcune deroghe per RAI, Authority, Organi costituzionali..) si è giunto al limite massimo di 548 mila euro, cioè il doppio rispetto a quello del primo presidente della Corte di Cassazione.

Come al solito le promesse dei politici cadono sempre nel vuoto, il sistema normalizza anche l'incredibile, la classe politica introduce meccanismi contorti e nascosti per consentire il magna-magna repubblicano.

Un'altra vergogna della repubblica...

Tutti sono concordi che bisogna fare qualcosa per ridurre la spesa pubblica e gli sprechi, ma i risultati del sistema repubblicano sono questi...
Ormai l'Italia non ce la fa più.

La riforma aveva già avuto l'ok di Palazzo Madama
E alla fine la Camera tagliò i tagli
I deputati sopprimono il tetto agli «stipendi d'oro» dei manager pubblici

Taglia, taglia, scusate il bisticcio, stanno tagliando i tagli. L'ultimo a essere soppresso è stato il tetto agli «stipendi d'oro». Passato al Senato, è stato cancellato alla Camera. Anzi, d'ora in avanti i «grand commis» pubblici potranno guadagnare anche di più. Alla faccia di tutte le promesse intorno al bisogno di sobrietà. E di tutti gli italiani che faticano ad arrivare a fine mese. Eppure, dopo tante retromarce nella sbandierata moralizzazione avviata solo per placare l'indignazione popolare, pareva che almeno questo principio fosse acquisito: chi lavora per la sfera pubblica (dai ministeri alle Regioni, dalle aziende di Stato alle municipalizzate) non deve avere buste paga, liquidazioni e pensioni troppo alte. Per mille motivi. Perché le nomine sono spesso dovute non alle capacità professionali ma alle amicizie giuste. Perché in cambio di certi appannaggi non viene chiesta talora efficienza ma piuttosto «gentilezze» al partito di riferimento. Perché nel mondo privato, tirato in ballo a sproposito, chi guadagna molti soldi deve anche render conto agli azionisti del proprio operato (nei Paesi seri) e non mangia contemporaneamente a due greppie: i contratti deluxe del libero mercato e le sicurezze del sistema pubblico.

Ed ecco che Palazzo Madama aveva approvato, all'articolo 144 della Finanziaria, le seguenti regole: «Il trattamento economico onnicomprensivo di chiunque riceva a carico delle pubbliche finanze emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali (...) agenzie, enti pubblici anche economici, enti di ricerca, università, società non quotate a totale o prevalente partecipazione pubblica nonché le loro controllate, ovvero sia titolare di incarichi o mandati di qualsiasi natura nel territorio metropolitano, non può superare quello del primo presidente della Corte di cassazione». Cioè 275 mila euro l'anno. Chiaro? Chiarissimo: il limite valeva per tutti (tutti) gli stipendi pagati con soldi pubblici. Compresi «i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, i presidenti e componenti di collegi e organi di governo e di controllo di società non quotate, i dirigenti». E se per trattenere Fiorello o strappare Gerry Scotti a Mediaset la Rai fosse costretta a offrire più della concorrenza? Previsto anche questo: «Il limite non si applica alle attività di natura professionale e ai contratti d'opera» se si tratta di «una prestazione artistica o professionale indispensabile per competere sul mercato in condizioni dì effettiva concorrenza ». E se invece si trattasse di strappare alla concorrenza non un cantante ma un grande manager che sul libero mercato potrebbe guadagnare tre, quattro o cinque volte di più? Anche queste eccezioni erano previste. Come eccezioni, però. Le nuove regole infatti, diceva l'articolo 144, «non possono essere derogate se non per motivate esigenze di carattere eccezionale e per un periodo non superiore a tre anni». Di più: dovevano ottenere la firma del capo del governo e rientrare «nel limite massimo di 25 unità. Corrispondenti alle posizione di più elevato livello di responsabilità». Riassumendo: solo venticinque altissimi dirigenti pubblici in tutto il Paese e per un periodo limitato (quindi niente pensioni d'oro e niente liquidazioni stratosferiche) potevano guadagnare più di 275 mila euro l'anno. Tutti gli altri, sotto. E guai a chi faceva il furbo perché ogni contratto doveva d'ora in avanti essere trasparente. Di più: «In caso di violazione, l'amministratore che abbia disposto il pagamento e il destinatario del medesimo sono tenuti al rimborso, a titolo di danno erariale, di una somma pari a dieci volte l'ammontare eccedente la cifra consentita».

Non bastasse, l'articolo fortissimamente voluto soprattutto da Massimo Villone e Cesare Salvi, autori del libro «I costi della democrazia», metteva un altro candelotto sotto i privilegi di certi boiardi di Stato: il divieto del cumulo di poltrone, a meno che non accompagnato da una robusta decurtazione delle prebende. Insomma: una piccola grande rivoluzione. Che per la prima volta cercava di mettere ordine in un sistema che negli ultimi anni aveva lasciato i cittadini basiti davanti a casi clamorosi. Come quello di Giancarlo Cimoli, che guadagnava alle Ferrovie circa 1,5 milioni di euro l'anno e se ne andò, per andare a guadagnarne 2,7 all'Alitalia, con una liquidazione per «raggiungimento risultati » (il pareggio) di 6,7 milioni. O del suo successore Elio Catania, che per un paio di anni alle Ferrovie (lasciate con un buco di 2 miliardi e 155 milioni) incassò una buonuscita di 7 milioni. O ancora quello di Massimo Sarmi che alle Poste prende un milione e mezzo di euro l'anno cumulando le buste paga da amministratore delegato e di direttore generale. Per non dire di certi arbitrati, compensati con parcelle da capogiro. Tre per tutte? Quella spartita (in tre) dal collegio guidato dall'ex presidente del Consiglio di Stato Mario Egidio Schinaia (1,4 milioni), quella finita al collegio presieduto dall'avvocato dello Stato Giuseppe Stipo (1,3 milioni per due verdetti), quella incassata dal collegio pilotato da Marcello Arredi, capo del dipartimento Infrastrutture stradali del ministero delle Infrastrutture e presidente nel 2006 di un collegio incaricato di regolare una controversia fra l'Anas e l'Impregilo: 1,2 milioni. Soldi in più, oltre lo stipendio. Potevano i potentissimi Grand Commis accettare una sforbiciata del genere? No. E così, subito dopo l'approvazione in Senato, talpe sapienti hanno cominciato a rosicchiare l'articolo 144, a partire dai trattamenti alla Banca d'Italia, comma per comma, riga per riga. Risultato: la Commissione Bilancio della Camera, tra le proteste di una pattuglia di indignati guidata da Villone, ha praticamente fatto saltare tutti, ma proprio tutti, i punti centrali. E a meno che non intervenga il governo, tutto continuerà come prima. Anzi, peggio. Perché il messaggio all'opinione pubblica, dopo tante promesse, è uno solo: marameo.

Lo stesso marameo che, dalle bianche spiagge di Bali, lanciano agli italiani i componenti della affollatissima delegazione italiana al vertice mondiale sul clima: 52 persone. Dicono Alfonso Pecoraro Scanio e il suo staff che altre delegazioni sono ancora più numerose. E che l'altra volta, a Montreal, l'allora ministro Altero Matteoli si portò perfino due agenti di scorta. Sarà. Ma ci restano alcune curiosità: come mai, nel mucchio, oltre a tre rappresentanti del Comune di Milano, due della Regione Lazio, un assessore della Toscana e l'assessore all'Ambiente della Campania Luigi Nocera, riemerso per l'occasione dai cumuli di immondizia napoletana, ci sono solo due sindacalisti della Cgil e della Uil e nessuno della Cisl? Possibile che nessuno della Cisl, con una collana di orchidee al collo, avesse da dire qualcosa sul pianeta?

Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella

corrieredellasera

mercoledì, dicembre 12, 2007

Forleo, napolitano, Csm e politica


Secondo Beha, Imposimato gli disse esplicitamente di pesanti influenze sul CSM da parte dei coinvolti dei Ds, (d'alema e fassino) e perfino del Quirinale, affinché la Forleo venisse delegittimata.
Se non sbaglio, il giornalista è di sinistra, il quale ha aggiunto che le notizie giunte a lui non erano supposizioni ma informazioni ricevute.

Il caso D’Alema-Forleo, come per il caso De Magistris, è diventato un’inchiesta che fa tremare il Palazzo.
Se fosse vero ci troviamo davanti ad un golpe bianco, ovvero furto di democrazia.

Il quirinale ha replicato dicendo che le insinuazioni
relative a presunte influenze esercitate dal Quirinale sul Csm sono destituite di ogni fondamento.

Innanzitutto è un pò surreale che l’istituzione più alta replichi ad un sito come Dagospia.

Secondo me, non si deve solo verificare se l'affermazioni di Beha sono vere o false.
Infatti al quirinale c'è un politico che ha fatto carriera all'interno del PCI, che è stato votato solo dalla maggioranza del governo prodi e che è anche il presidente del CSM.
E' già molto difficile credere alla indipendenza del CSM dalla politica, ma quando il Csm è presieduto da un politico la cosa perlomeno si complica.

Se poi c'è un'inchiesta che indaga su politici che appartengono alla stessa parte politica dalla quale proviene il presidente della repubblica allora mi chiedo se basta una replica del quirinale.

Purtroppo i mass-media danno ben poco spazio a questa vicenda, che ormai, invece di parlare di temi seri ed importanti, si interessano alla cronaca nera o a notizie futili e secondarie.

Beha contro Napolitano: mi rivelarono che il Colle voleva fermare la Forleo

Conferma tutto. Oliviero Beha non indietreggia nemmeno davanti al comunicato del Quirinale.
«Insinuazioni diffamatorie»: così una nota del Colle liquida, con singolare tempismo, le presunte pressioni del Presidente della Repubblica sul Csm contro Clementina Forleo.
Di quel pressing aveva parlato proprio Beha, giornalista e scrittore, in una lettera a Dagospia. Ma Beha non modifica di una virgola il proprio racconto che si inserisce nel complesso mosaico degli episodi riguardanti Clementina Forleo e le sue denunce: i tentativi di delegittimazione da parte di soggetti istituzionali dopo aver avviato il lavoro di scavo sulle inchieste relative ad Unipol.

Beha, racconti questa storia dall’inizio.
«D’accordo, ma prima devo fare una premessa».
Quale?
«Qui si sta esagerando».
Perché?
«Perché si sta trasformando il caso Unipol, la commistione fra economia e politica, nel caso Forleo, anzi nelle presunte paturnie del gip milanese».
Prospettiva sbagliata?
«È un sistema inaccettabile, falso, troppo comodo per il potere. Mi ricorda la storia di quello che si concentra sul dito invece che sulla luna. Ma qui non c’è neanche il dito, c’è, mi si passi l’espressione, l’unghia. E lo ripeto come cittadino e come giornalista».
Va bene, ma le pressioni?
«A fine luglio Ferdinando Imposimato, un ex giudice non il fornaio sotto casa, mi disse chiaro e tondo che i Ds e il Quirinale avevano esercitato pressioni sul Csm per mettere in difficoltà o peggio delegittimare la Forleo».Accuse gravissime e tutte da dimostrare.
«Imposimato mi sembrava molto sicuro di sé».
Lei non approfondì?
«Era un colloquio riservato, non chiesi nulla. Non ho mai saputo da dove gli derivasse quella certezza».
Imposimato non le nominò il Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, pure tirato in ballo in questa storia?
«No, mi ricorderei il nome. Ho sfogliato anch’io i giornali. La Forleo ha spiegato di aver saputo da Imposimato del pressing su Delli Priscoli per avviare l’azione disciplinare contro di lei. E poi ho appreso con stupore che Imposimato, interrogato, ha detto di aver maturato quel convincimento dalla lettura dei giornali. Mah, mi pareva che le sue confidenze avessero ben altra consistenza».

Perché ha tirato fuori i fatti solo nei giorni scorsi?
«No, un attimo. Quella non fu l’unica volta in cui Imposimato mi accennò a quelle pressioni. Me ne parlò in un’altra occasione, davanti all’ex sindaco di Pavia Elio Veltri, poi in margine ad un convegno a fine estate, poi un’altra volta ancora. Credo che Veltri, per la sua parte, possa confermare».
Poi?
«Quando, il mio nome, fatto dalla Forleo, è finito sui quotidiani, ho deciso di uscire allo scoperto. E di mettere, per quel che posso, i puntini sulle i. Oltretutto trovo vergognoso questo tentativo di far passare la Forleo per un magistrato caratteriale, un po’ confuso, con la lacrima facile. Mi spiace, io non ci sto. La commistione fra politica e affari c’è, tanto a destra quanto a sinistra. In questa storia sono coinvolti sei parlamentari: tre della destra e altrettanti della sinistra. Sembrano gli Orazi e i Curiazi».

Il Quirinale ha smentito la sua lettera a Dagospia.
«Sono lusingato come cittadino dalla tempestività del Colle. Devo dire che la rapidità dimostra che al Quirinale hanno i riflessi pronti. Prontissimi.
Certo, trovo anche un po’ surreale che l’istituzione più alta replichi a Dagospia».
Lei ha discusso di questa vicenda con la Forleo?
«No, non la conosco, non l’ho mai incontrata. Ma non accetto che si confondano i piani. Il lavoro critico di un magistrato non può essere diluito o annacquato con considerazioni sulla sua persona. No, va valutato nel merito, altrimenti è finita. Per tutti».
ilgiornale

GIUSTIZIA: DA QUIRINALE NESSUNA INFLUENZA SU CSM CONTRO GIP FORLEO

Milano, 6 dic. (Adnkronos) - Sono destituite di ogni fondamento le insinuazioni diffamatorie relative a presunte influenze esercitate dal Quirinale sul Csm in rapporto a recenti decisioni del Consiglio stesso. Cosi' fonti vicine al Quirinale replicano alla lettera inviata oggi da Oliviero Beha a 'Dagospia' nella quale il giornalista afferma di aver saputo dall'ex giudice ed ex senatore del Pci Ferdinando Imposimato "di pesanti influenze sul Csm da parte dei coinvolti dei Ds (nelle intercettazioni disposte nell'ambito del caso Bnl-Unipol, ndr) e perfino del Quirinale affinche' la Forleo venisse delegittimata".
adnkronos

domenica, dicembre 09, 2007

politica, teatrino e comiche


Questa volta Fini ha ragione dicendo che il neonato Popolo della libertà è un partito indistinto, dove non si conoscono al momento nemmeno i valori e i progetti.

La stessa discorso vale per l'altro nuovo Partito Democratico, un coacervo di diverse anime politiche senza identità e progetto.

A dir la verità tutti i partiti non hanno veri progetti politici, si limitano a gestire il potere o amministrare lo stato.

Dal teatrino della politica passiamo alle comiche finali.
In ogni caso si tratta sempre di repubblica delle banane.

FINI, SIAMO ALLE COMICHE;
BONAIUTI, COSI' OFFENDE 1/3 DEGLI ITALIANI
E' SCONTRO APERTO TRA AN E FORZA ITALIA

Roma - Comportarsi come sta facendo Berlusconi non ha nulla a che fare con il teatrino della politica, ma significa essere alle comiche finali".

Gianfranco Fini attacca il leader di Forza Italia, e nel corso della sua relazione di apertura dell'Assemblea Nazionale ribadisce che An "non si scioglie e non confluira'" nel "neonato quanto indistinto" PdL. "Un nuovo partito di cui non si conoscono al momento nemmeno i valori e i progetti".

agi

giovedì, dicembre 06, 2007

Se cade prodi cosa faranno i presidenti?


A seguito delle dichiarazioni di Bertinotti - il governo prodi ha fallito - il ministro Bindi (e parlamentare del PD) ha ricordato al presidente della Camera che se cade il governo, anche lui va a casa perche' viene meno la maggioranza che gli ha permesso di essere eletto.

Se dovesse cadere il governo prodi significa che l'attuale maggioranza non c'e' piu' (si va a votare) oppure che sara' sostituita da un'altra.
Ma allora mi chiedo se, in questo caso, anche il presidente della repubblica dovrebbe dimettersi, visto che napolitano e' stato votato solo dalla maggioranza.

I presidenti precedenti erano votati anche dalla minoranza, invece napolitano e' stato eletto solo dalla maggiornaza che ha dato vita al governo prodi.

Se cade il governo prodi, si dimetteranno i presidente delle Camera, del Senato e della repubblica ?


GOVERNO: BINDI, BERTINOTTI IRRESPONSABILE SE CADE PRODI ANCHE LUI A CASA

RITORNO ALLA PROPORZIONALE GLI HA CONSENTITO DI SGANCIARSI

Roma, 6 dic. (Adnkronos) - "Mi pare un po' poco limitarsi a non condividere l'intervista di Bertinotti. E' evidente il senso di irresponsabilita' del presidente della Camera al quale vorrei ricordare che, se cade il governo, anche lui va a casa perche' viene meno la maggioranza che gli ha permesso di essere eletto".

E' il giudizio espresso dal ministro e parlamentare del Pd, Rosy Bindi, nei confronti delle affermazioni fatte da Fausto Bertinotti nella recente intervista a 'La Repubblica'.

adnkronos

Anti-savoia e caos repubblicano

Il detto è una repubblica - usato per spiegare qualcosa che non funziona o il marasma che ci attornia - e' sempre piu' attuale ed appropriato.

In questo momento la propaganda dalla repubblica sta raggiungendo l'apice della sua arroganza e violenza e l'associazione anti savoia, che vorrebbe addirittura esiliare nuovamente i Savoia, indica il degrado nel quale tutti quanti siamo finiti.
E poi perche' questa onlus vuole contrastare il risarcimento chiesto dai Savoia (una tantum) e non si lamenta che (ogni anno) il quirinale repubblicano costa piu' del palazzo della regina Elisabetta II ?

Per cercare di arginare il malcostume e le false verita' che purtroppo dominano, vorrei spingere alla riflessione gli italiani dando spazio nel mio blog ad una lettera pubblicata nel sito newsbox.

I protagonisti di questa lettera sono due veri italiani, il signore Carletto Cairo di Ceva, classe 1922, e il signore A.B. classe 1938.
Il primo fu catturato a Zara ed internato in un campo di concentramento da dove ritorno' menomato nel corpo e nello spirito per aver voluto mantener fede al giuramento di fedelta' al Re.
Non vuole commentare il fango che viene buttato addosso ai Savoia dagli avvoltoi e falsi italiani, aveva le lacrime agli occhi.....

Il signore A.B e' del 1938, che seguendo l'esempio di suo padre - nel 1947 preferi' abbandonare i suoi beni e la sua terra passata alla Francia per continuare ad essere Italiano - ha bene in mente gli insegnamenti di suo padre, non tradire mai il giuramento dei tuoi vecchi.
Di convinzioni monarchiche vede nella Monarchia l'unica istituzione che puo' salvare L'Italia e desidera che il suo feretro sia avvolto nel tricolore con al centro lo stemma sabaudo.

Si puo' non condividerla ma e' una lettera civile e nobile che deve essere rispettata da tutti.

Vorrei spingere alla riflessione e dire che per capire la Storia si deve ragionare con la propria testa e non accettare quella confezionata dal regime repubblicano.
Se poi non si sopporta i Savoia, non riesco a capire come mai - a maggior ragione - queste persone non odiano il Potere (da piu' di mezzo secolo la repubblica) che effettivamente e' il vero responsabile della drammatica situazione nella quale e' sprofondato il nostro paese.
La colpa e' sempre ed ancora della Monarchia?

Quando avvengono grandi cambiamenti storici e politici c'e' sempre il rischio di distruggere insieme alla cosa sbagliate anche quelle valide.
E' quello che avvenne nel passaggio dalla monarchia alla repubblica, quando tutta la colpa della guerra e del fascismo fu addebitata a Re Vittorio Emanuele III.
I partiti - tra i quali dominava l'ideologia comunista - per conquistare completamente il Potere abbandonarono la Monarchia, l'istituzione che realizzo' l'Unita' e che - visto come sono poi andate le cose - avrebbe garantito un futuro migliore all'Italia.
Insieme all'acqua sporca (fascismo) si butto' via anche il bambino (monarchia), con il risultato che l'Italia non ha piu' identita', e' in balia di organi internazionali e finanziari che hanno ben poco della democrazia, le istituzioni vivono nei palazzi dorati lontani dagli italiani, abbiamo un deficit pubblicato pazzesco ... l'elenco e' lungo.

Il celebre libro La casta dei politici - una raccolta di corruzione ed inefficenza del sistema italiano - dovrebbe intitolarsi La casta della repubblica.

Purtroppo ormai dominano l'odio, il rancore e l'assurdo principio di fregare il prossimo ...
Che senso ha farci del male a vicenda ?

Un urlo nella blogosfera dal mio blog.


LA MONARCHIA: UNICA SALVEZZA PER L'ITALIA

'Non mi associo alla richiesta sabauda' ma questa Italia deve aprire gli occhi.

Abbiamo raccontato appena ieri la storia di un ex deportato dei lager nazisti che non ha gradito l'esternazione dei Savoia in merito al risarcimento milionario chiesto allo Stato. L'uomo, Marino Pavone, intervistato da Striscia La Notizia, ha espresso la volonta' di incontrare i Savoia dopo la richiesta dei reali di 260 milioni di euro come risarcimento danni per le vicende della storia passata. Pavone vorrebbe raccontare ai Savoia come si vive in un lager nazista. Ci scrive dal Piemonte un lettore del nostro giornale, A.B, per esprimere la sua opinione a proposito del gesto dei Savoia.

'Ho fatto leggere il vostro articolo- scrive A.B.- a Carletto Cairo di Ceva, classe 1922. Catturato a Zara fu internato in un campo di concentramento da dove ritorno' menomato nel corpo e nello spirito per aver voluto mantener fede al giuramento di fedelta' al Re. Non ha voluto commentare, aveva le lacrime agli occhi.Quest'uomo, poeta dialettale piemontese, e' il padre di Albertino Cairo, notoriamente conosciuto come 'l'angelo di Kabul' per la sua grande opera umanitaria che da anni compie in quel paese.

Chi le scrive, invece, classe 1938, ha bene in mente gli insegnamenti di suo padre, 'non tradire mai il giuramento dei tuoi vecchi'.
Il nostro lettore esorta quindi a comprendere 'lo sdegno di un uomo per la richiesta dei danni da parte dei Savoia.Sono di convinzioni monarchiche perche' vedo in quest'istituzione l'unica salvezza possibile di quest'Italia che amo con tutto il mio cuore, seguendo l'esempio di mio padre che nel 1947 preferi' abbandonare i suoi beni e la sua terra passata alla Francia per continuare ad essere Italiano.
Non mi associo alla richiesta sabauda, ma fremo d'indignazione leggendo gli insulti e gli improperi rivolti a questa Famiglia. Nessun uomo al mondo puo' giudicare l'operato di Casa Savoia in 1000 anni di storia d'Italia: solo Dio ne e' giudice perche' ne fu testimone.

E non mi associo alla presunta legalita' della nascita della Repubblica.
In quest'Italia dove una guardia giurata, percio' una persona per bene, come tante altre in Italia, andando a cena ha bevuto una birra si suicida per aver perso la patente e non poter piu' lavorare, dove uno straniero ubriaco uccide quattro persone e viene condannato agli arresti domiciliari in un lussuoso residence, dove si da' la cittadinanza onoraria ad una persona condannata a molti anni di carcere per eversione e forse non solo questo, c'e' posto anche per questa richiesta che, personalmente intendo solo provocatoria nei confronti dello Stato perche' le loro Altezze Reali ben sanno che a pagare sarebbe il popolo e questo sicuramente non e' nei loro progetti.
Un popolo dissaguato dal malgoverno, a cui rimangono solo piu' gli occhi per piangere. Ma quei signori che stanno nei palazzi del potere manipolando la notizia a loro favore, con quei quattro illusi che non hanno ancora capito il fallimento della loro idealogia, che se aprissero il pugno cadrebbe la 'cicca' fascista d'un tempo, gettano fango sui discendenti di una famiglia che ha costruito nei secoli l'Italia.
La monarchia sabauda e' stata sepolta ad Altacomba con Sua Maesta' Umberto II° che ha voluto nella sua bara il sigillo dello Stato.
Percio' mi chiedo : 'Che cosa guarda il repubblicano Ministro Guardasigilli?'
Che cosa vuole in effetti questo ramo dei Savoia che ha contravvenuto alle regole dinastiche di Famiglia? Non so.

Comunque, come tanti altri, quando sara' ora, il piu' lontano possibile, il mio feretro sara' avvolto nel tricolore con al centro lo stemma sabaudo'.

AB.

newsbox

martedì, dicembre 04, 2007

Scuola repubblicana


La scuola italiana bocciata dall'Ocse.

La pagella per la scuola italiana viene dal prestigioso rapporto Ocse-Pisa (Progress in International Reading) 2006, giunto alla terza edizione che analizza la situazione degli studenti di 15 anni di eta' in 57 paesi di tutto il mondo, tra aderenti all'Ocse o con rapporti di partenariato.

I risultati non lasciano dubbi: l'Italia ben al di sotto della media europea, e' al 33/mo posto per competenze di lettura, al 36/mo per cultura scientifica, al 38/mo posto per quella matematica.
Con risultati che sono peggiorati rispetto alle precedenti rilevazioni triennali, avvenute nel 2000 e nel 2006: nel 2003 i quindicenni italiani figuravano al 27mo posto per le loro competenze nelle materie scientifiche, nel 2006 sono slittati al 36mo posto.
Gli studenti italiani presentano conoscenze piu' scarse in scienze, matematica e in lettura.

Risultati ancora piu' pesanti se si considera il livello di Pil del paese e il numero dei progetti di ricerca. Quello che il rapporto evidenzia e', soprattutto, l'alto numero (un quarto o piu') di studenti che hanno raggiunto un risultato sotto il livello 2, in pratica l'insufficienza.

I dati dimostrano che ci troviamo di fronte ad un forte decadimento del livello educativo nella scuola Italiana, ci sono pochi insegnanti validi.
La diseducazione e il decadimento della scuola sta portando a demolire i valori morali e comportamentali della società.

Siamo arrivati a questo, perche' durante il periodo repubblicano abbiamo distrutto tante cose valide senza però mai proporre delle alternative.
L'educazione dei ragazzi era basata su tre assi portanti, la famiglia, la scuola e la chiesa.
La famiglia l'abbiamo sacrificata al dio denaro, adesso il padre e la madre lavorano con il risultato che non si ha più il tempo di seguire i figli.
Inoltre abbiamo indebolito la famiglia tradizionale con il divorzio e favorendo altri tipi di famiglia che non fanno certo crescere bene i bambini.
La scuola è nelle mani di insegnanti incapaci e comunque meno educatrice rispetto al passato, e siamo arrivati al punto che se un alunno indisciplinato riceve una nota l'insegnante rischia di essere denunciato dai genitori.
L'insegnamento della Chiesa l'abbiamo relegata ai margini, sostituita da uno stato corrotto ed inefficiente.

In questa situazione i ragazzi crescono con modelli sbagliati, senza dialogo e senza valori.
La colpa di questa debacle non può che essere dello stato repubblicano.
La classe politica non e' capace di fare nulla quindi anche di riformare la scuola, inoltre i governi che si sono succeduti smontano ogni volta le riforme precedenti aumentando confusione.

La scuola è peggiorata per la fortissima presenza della propaganda repubblicana che ha politicizzato quasi tutto.
L'insegnamento è filtrato e controllato dal regime repubblicano, la scuola è diventato il mezzo con il quale il regime ha plasmato la cultura e la società.
Senza meritocrazia, appiattimento totale, falsi principi e valori, questi sono i frutti della scuola repubblicana.

Perché meravigliarsi del bullismo, del decadimento del livello educativo in Italia quando la scuola è controllata e gestita da uno stato repubblicano così corrotto ed inefficiente?

Scuola,italiani i più somari in Ue
Lo rivela un rapporto dell'Ocse

Gli studenti italiani sono i più somari d'Europa. Lo rivela un rapporto dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che fotografa la situazione degli studenti 15enni in 57 paesi del mondo. L'Italia è al 33esimo posto per competenze di lettura, al 36esimo per cultura scientifica, al 38esimo posto per quella matematica. I risultati sono peggiorati rispetto alle precedenti rilevazioni nel 2000 e nel 2006.

La pagella per la scuola italiana viene dal prestigioso rapporto Ocse-Pisa (Progress in International Reading) 2006, giunto alla terza edizione. I risultati sono ancora più pesanti se si considera il livello di Pil del paese e il numero dei progetti di ricerca. Quello che il rapporto evidenzia è, soprattutto, l'alto numero (un quarto o più) di studenti che hanno raggiunto un risultato sotto il livello 2, in pratica l'insufficienza.

Per quanto riguarda la differenza tra maschi e femmine, le ragazze di tutti i paesi interessati dalla ricerca hanno fatto meglio dei loro coetanei: in particolare, in Italia lo scarto è di 41 punti a favore delle studentesse.

Cultura scientifica
Se nel 2003 i quindicenni italiani figuravano al 27esimo posto per le loro competenze nelle materie scientifiche, nel 2006 sono slittati al 36esimo posto. In cima alla lista ci sono gli studenti della Finlandia, Paese che non solo continua a mantenere buoni risultati (da 548 punti a 563), ma in cui tutti gli alunni raggiungono livelli di buon rendimento. Dietro l'Italia si piazzano Portogallo (474), Grecia (473) e Israele (454). Fra i Paesi al di sotto della media Ocse, oltre all'Italia, si posizionano Croazia, Slovacchia, Lituania, Norvegia. E peggio dei nostri ragazzi, oltre ai coetanei di Portogallo e Grecia, fanno gli studenti di Bulgaria (434 punti) e Romania (418), fra gli ultimi entrati nella Ue.

Lettura
L'Italia si posiziona al 33esimo posto, totalizzando un punteggio totale di 469, che la posiziona al di sotto della media Ocse nella classifica che vede ai primi cinque posti Corea del Sud, Finlandia, Hong Kong, Canada e Nuova Zelanda. Di paesi dell'Unione Europea, soltanto Repubblica Slovacca, Spagna e Grecia hanno fatto peggio del nostro paese, oltre alle nuove entrate Bulgaria e Romania. L'Ocse, inoltre, rileva come l'Italia abbia peggiorato il proprio risultato rispetto al primo rapporto Ocse-Pisa del 2000.

Matematica
Italia al 38esimo posto (con 462 punti) della classifica che vede ai primi cinque posti Taiwan, Finlandia, Hong Kong, Corea del Sud e Olanda. Peggio dell'Italia, tra i paesi dell'Unione europea soltanto la Grecia che si posiziona al 39esimo posto e Bulgaria e Romania. Anche per la cultura matematica, come per la capacità di lettura, almeno un quarto degli studenti che hanno partecipato al progetto non ha raggiunto la sufficienza del secondo livello di conoscenza, classifica in cui siamo superati anche dalla Grecia.

L'Italia, infatti, è fuori anche dalla "classifica" che vede almeno il 70% degli studenti raggiungere il secondo livello. Come per le altre due rilevazioni Ocse-Pisa, anche per quella matematica i risultati ottenuti nel 2006 sono peggiori di quelli del 2003. A differenza della classifica per capacità di lettura, per la matematica i ragazzi si sono comportati meglio delle loro colleghe studentesse.

Fioroni: "Preoccupato per i dati Osce"
Il ministro dell'istruzione Fioroni, parlando a 'Panorama del giorno' su Canale 5, si è detto "preoccupato" dei dati Ocse sulla salute della scuola italiana. "E' il motivo per cui abbiamo introdotto non delle nuove riforme, delle quali la scuola non ha bisogno, ma un ritorno ad alcuni elementi di buonsenso - ha detto -. In dieci anni abbiamo diplomato otto milioni e ottocentomila studenti con lacune gravi e gravissime con questo sistema dei debiti non recuperabili. Aver ripristinato il recupero entro settembre, e chi non li recupera deve ripetere l'anno, credo che sia un segnale di voler ritornare ad una scuola seria, requisito essenziale per farla essere di qualità".

Un'inversione di tendenza, ha detto ancora Fioroni, la "registriamo per esempio nelle scuole elementari dove sono stati realizzati una serie di interventi necessari. Vuole dire fare meno progetti ma più didattica in classe". Ma anche "l'attenzione posta nell'ultimo anno sulle materie scientifiche, sulla necessità di potenziare l'insegnamento della matematica e delle scienze, ha portato al raddoppio delle iscrizioni alle facoltà scientifiche".

tgcom



larepubblica

giovedì, novembre 29, 2007

Forleo, CSM, politica

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione (Priscoli) ha dato avvio all’azione disciplinare nei confronti del GIP Clementina Forleo.

Il motivo sono le frasi di accusa rivolte a vari parlamentari, tra cui Fassino e D’Alema, di cui era corredata l’ordinanza con cui aveva chiesto alla Camera dei Deputati l’autorizzazione ad utilizzare le loro intercettazioni telefoniche.
Alla Forleo si era lasciata sfuggire osservazioni pesantissime, fino a sostenere che il presidente ed il segretario del DS sarebbero stati consapevoli complici di un disegno criminoso…pronti e disponibili a fornire i lori apporti istituzionali, in totale spregio dello Stato di diritto.

Si giunge all'azione disciplinare perchè il GIP, che dovrebbe essere giudice terzo ed equilibrato, si era in sostanza sostituito al Pubblico Ministero, che con durissime parole hanno reso addirittura abnorme la celebre ordinanza.

La Forleo se l'aspettava anche perché era consapevole di aver combattuto contro i soprusi dei poteri forti, fino a sostenere anche al collega De Magistris, impegnato a sua volta in una clamorosa battaglia contro il Palazzo e il malcostume della politica. (Mastella ...)

Ciò che è strano, e che lascia dubbi ed inquietudini, è la velocità con la quale questa volta il CSM ha deciso di aprire l'azione disciplinare.
Non si può dimenticare il famoso Resistere, resistere, resistere che l’allora Procuratore di Milano Borrelli indirizzava a Berlusconi e al suo Governo.
Perchè a fronte delle esternazioni della Forleo, questa volta si è deciso di avviare un’azione disciplinare, mentre invece fu risparmiata all’esponente del pool di mani pulite?

E' vero che il GIP dovrebbe essere giudice terzo ed equilibrato, ma perchè il CSM difende questo concetto solo adesso ?

E' lecito pensare che ci troviamo difronte all’ennesimo omaggio che le toghe riservano alla sinistra italiana, si tratta di una sorta di invito a smettere di indagare ai vari Fassino, D’Alema o chi per loro.

Inoltre vorrei sottolineare il fatto che, guarda caso, adesso il CSM è presieduto da napolitano, cioè un presidente della repubblica che proviene dal partito comunista e che è stato votato solo dalla maggioranza di sinistra.

Purtropo in questa repubblica i principi sono secondari agli interessi .
Quindi si smetta di nascondere la bramosia o gli interessi di bottega sotto principi che, se giusti, devono valere sempre e per tutti.

Caso Unipol, ora la Cassazione vuole punire il gip Clementina Forleo
A settembre il giudice di Forum Ferdinando Imposimato gliel’aveva anticipato in un colloquio riservato: «Guarda che vogliono aprire un procedimento disciplinare contro di te». Previsione azzeccata. Il Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli ha promosso l’azione disciplinare contro il gip milanese Clementina Forleo. Oggetto dell’indagine: l’ormai celebre ordinanza con cui il giudice aveva chiesto alla Camera l’ok all’utilizzo delle telefonate intercettate fra sei parlamentari e alcuni degli indagati nelle inchieste sulle scalate bancarie. Per Delli Priscoli quel provvedimento, con cui venivano pesantemete tirati in ballo i leader dei Ds MassimoD’Alema e Piero Fassino, sarebbe abnorme.

In poche parole, la Forleo avrebbe svolto una parte non sua, sostituendosi di fatto ai Pm. D’Alema, Fassino e gli altri deputati - tre di Forza Italia - infatti non erano stati iscritti dalla Procura di Milano nel registro degli indagati e quelle conversazioni, pur definite penalmente rilevanti, erano state invece utilizzate dall’accusa per puntellare i capi d’imputazione contro i principali indagati, ad esempio l’ex numero uno di UnipolGiovanni Consorte e il suo vice Ivano Sacchetti. Ma la prudenza dei Pm era stata travolta dal gip. Nell’ordinanza la Forleo aveva definito il ministro degli Esteri D’Alema e il senatore Nicola Latorre «consapevoli complici di un disegno criminoso», ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. Non solo: li aveva descritti, insieme a Fassino, come «pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali, in totale spregio dello Stato di diritto». Parole durissime che il gip aveva scritto dopo aver letto attentamente le carte, ma che non trovavano riscontro nelle ipotesi formulate dai Pmnel filone Unipol. Parole che avevano provocato reazioni altrettanto taglienti: D’Alema aveva parlato di «asserzioni assolutamente stupefacenti e illegittime» e aveva denunciato «l’anomalia» del testo.

Ora quel provvedimento viene ritenuto abnorme e quei giudizi sui big del Ds, oggi confluito nel Partito democratico, diffamatori. Nelle scorse settimane la Forleo aveva denunciato, prima in tv, poi con un esposto consegnato ai carabinieri, infine con una deposizione a Brescia, il clima di isolamento in cui si era venuta a trovare dal momento in cui aveva cominciato a maneggiare i fascicoli di Unipol e aveva messo il naso nei santuari del potere Ds. Aveva descritto le pressioni e i tentativi di intimidazione subiti, il pressing per ammorbidire i toni dei suoi provvedimenti. Aveva ingaggiato una polemica durissima con il tenente dell’arma di Brindisi Pasquale Ferrari e con i Pm della città pugliese, titolari dell’indagine sulle minacce subite dai suoi genitori, infine aveva chiamato in causa il Procuratore generale di Milano Mario Blandini che, nel corso di un incontro a Palazzo di giustizia, le avrebbe detto: «Qua ha chiamato D’Alema». Blandini l’aveva smentita.

Lei non si era fermata e aveva citato anche un’altra circostanza: l’incontro con Imposimato. L’ex giudice l’aveva messa in guardia: «Ci sono pressioni su Delli Priscoli perchè apra un procedimento su di te». Ora quel fascicolo, sussurrato dal tamtam del Palazzo per settimane, è realtà. E la Forleo, che se l’aspettava, lo liquida con poche parole: «E’ la cronaca di un evento annunciato». Per Delli Priscoli l’ordinanza è abnorme. Ma al gip vengono addebitati anche altri due episodi: le offese rivolte al tenente Ferrari per i ritardi dell’inchiesta sulle telefonate mute ricevute dai genitori del giudice prima di morire in un incidente stradale. Ancora, il violento battibecco nel 2005 con due poliziotti che avevano fermato un immigrato con metodi giudicati violenti. La coppia aveva risposto con una querela.

Ora Delli Priscoli chiede conto di tutte e tre le vicende. E il Csm già lunedì potrebbe aprire la procedura che porta al trasferimento per incompatibilità. Lei, invece, oggi sarà a Brescia per integrare il racconto sulle pressioni esercitate da soggetti istituzionali a proposito di Unipol.
ilgiornale

mercoledì, novembre 28, 2007

Giustizia e massmedia = gogna moderna


La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta su un presunto giro di tangenti ai Monopoli di Stato che ha coinvolto il Principe Vittorio Emanuele di Savoia.
Adesso l'ufficio del gip dovrà valutare se ci siano o meno i presupposti per chiudere il caso. Vedremo come finirà.

Come al solito, quando la Giustizia chiede l'archiviazione di un inchiesta i massmedia tacciano, non mettono in rilievo la notizia.

Visto che la propaganda repubblicana è terribile e spietata verso i Savoia, i massmedia - sempre molto teneri verso chi ha il potere - nascondono la notizia.
Non si può dimenticare gli innumerevoli articoli che già condannavano il Principe, milioni di carta stampata dedicata alla vicenda, servizi Tv riviste ... tutti i giornali facevano a gara tra loro per screditare l'immagine del Principe.

Ma ci rendiamo conto di quanto ci siamo incattiviti in questa repubblica?

Il pm di Potenza, Woodcock, aveva addirittura condotto in carcere, nel giugno dello scorso anno, il principe ereditario.
Per continuare l'indagine era necessario chiuderlo in carcere?
Ma ci rendiamo conto della gravità ?
Questa drammatica situazione non succcede solo per i Savoia, ma si è ripetuta mille volte.
Si può ancora avere fiducia in uno stato che permette queste cose?
Perchè chi sbaglia non paga mai?
Perchè non si migliora la Giustizia?


E'lecito chiederci se in Italia esiste ancora la Giustizia, ormai diventata un mezzo per distruggere i nemici o chi dà fastidio.
Una giustizia trasformata in mezzo politico ed aiutata dai massmedia è la versione moderna della gogna.

Una giustizia del genere è solo lo strumento punitivo per mettere alla berlina il disgraziato di turno, umiliato in pubblico.
A quanto pare si elimina la persona indesiderata buttando addosso talmente tanto fango che neanche la successiva innocenza può riabilitarlo.

Questa è la terribile verità.
Povera Italia, poveri italiani


Emanuele Filiberto: magistratura italiana da incubo

ROMA (Reuters) - Dopo un anno di inchieste sono cadute tutte le accuse contro Vittorio Emanuele di Savoia, lanciate da una magistratura dalle manette facili, che fa fare all'Italia una brutta figura nel mondo: così Emanuele Filiberto in un'intervista a Reuters ha commentato la richiesta di archiviazione da parte della procura di Roma dell'inchiesta per tangenti nei confronti del padre.

"Ci si rende conto che, dopo un anno di inchieste, tutte le accuse si sciolgono come neve al sole", ha detto il nipote dell'ultimo re d'Italia, che ha ricordato il "terribile periodo" del carcere di Vittorio Emanuele.

"Noi l'abbiamo vissuta molto male. Sinceramente abbiamo tutti avuto paura. Io non sono tornato in Italia per tre mesi. Sono partito in montagna con mia moglie e le mie figlie".

"Ancora oggi quando cammino per strada, guardo indietro per vedere se non ci sono due che mi vengano da arrestare.... In Italia chiunque fa un passo di traverso può ricevere lo stesso trattamento (del padre)".

La procura di Roma che ha chiesto oggi l'archiviazione aveva ricevuto gli atti dell'inchiesta dal pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock, che indagava su un più ampio giro di corruzione e sfruttamento della prostituzione.

In particolare veniva contestata a Vittorio Emanuele e a un'altra decina di indagati una presunta tangente ai monopoli di Stato per ottenere una licenza per la dislocazione di slot machines.

Secondo fonti giudiziarie, i magistrati romani hanno motivato la richiesta di archiviazione sostenendo che non ci sono prove che il denaro sia arrivato ai funzionari dei monopoli.

L'esponente di Casa Savoia era stato arrestato nel giugno 2006 per associazione a delinquere finalizzata proprio alla corruzione e allo sfruttamento della prostituzione e aveva passato una settimana in carcere prima che gli fossero concessi i domiciliari in un appartamento romano e venisse poi rimesso in libertà un mese dopo l'arresto.

"Ma ora voglio capire una cosa, perché un magistrato può permettersi di distruggere la famiglia di un uomo che è stato in esilio per 58 anni, che era felice di tornare, anche senza conoscere il paese", ha detto Emanuele Filiberto, riferendosi al pm Woodcock.

La vicenda "mediaticamente è stato un orrore, perché sono state pubblicate conversazioni telefoniche che non avevano niente a che vedere con l'inchiesta".

"Quel che è ancora più triste è che l'Italia viene giudicata al di fuori dei suoi confini per vicende così. E' una brutta figura per la giustizia italiana".
reuters


Vittorio Emanuele, chiesta archiviazione vicenda monopoli

ROMA (Reuters) - La procura di Roma ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta nei confronti di Vittorio Emanuele di Savoia e di un'altra decina di indagati per la vicenda della presunta tangente ai Monopoli di Stato per una licenza per la dislocazione di slot machines.

Lo riferiscono fonti giudiziarie, aggiungendo che il provvedimento è stato firmato dai pm Giancarlo Amato e Maria Cristina Palaia, che avevano ricevuto gli atti dal pubblico ministero di Potenza Henry John Woodcock, nell'ambito della più ampia indagine su un presunto giro di corruzione e di sfruttamento della prostituzione.

Gli inquirenti romani, dicono le fonti, avrebbero motivato la richiesta di archiviazione sostenendo che non vi sono prove che il danaro sia effettivamente arrivato ai funzionari dei Monopoli.

L'esponente di casa Savoia era stato arrestato nel giugno 2006 per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e allo sfruttamento della prostituzione e aveva passato una settimana in carcere prima di essere messo ai domiciliari in un appartamento romano e poi essere rimesso in libertà circa un mese dopo l'arresto.

L'indagine si concentra sul rilascio di nulla osta per videogiochi ad una società messinese da parte dei Monopoli di Stato e sul Casinò di Campione d'Italia.
reuters

martedì, novembre 27, 2007

Savoia e propaganda repubblicana


Riporto qui il testo di un documento pubblicato nel sito del Movimento Monarchico Italiano relativo all'incontro tra la delegazione del governo italiano ed il principe Vittorio Emanuele di Savoia il 18 novembre 2002.

il documento riservato

dell'incontro tra la delegazione del Governo Italiano ed il Principe Vittorio Emanuele
(con l'impegno a ritirare il ricorso alla Corte di Strasburgo)

PROCESSO VERBALE
INCONTRO TRA LA DELEGAZIONE DEL GOVERNO ITALIANO ED IL PRINCIPE VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA

(tra parentesi le correzione suggerite a mano nel documento originale; ndr)

In data 18 novembre 2002 si è avuto a Ginevra un incontro tra la delegazione del Governo itaiano, composta dall'Ambasciatore Giovanni Castellaneta e dal professore Umberto Leanza, ed il Principe Vittorio Emanuele di Savoia (e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia), al fine di definire al meglio il quadro del rientro del Principe e della sua famiglia in Italia, e seguito degli avvenuti adempimenti da parte del Parlamento e dal Governo Italiano, consistenti nella cessazione degli effetti dei commi 1 e 2 della Disposizione XIII transitoria e finale della Costituzione e nel ritiro della dichiarazione inetrpretativa al Protocollo n.4 alla Convenzione europea sui diritti umani.

Per garantire le migliori condizioni del rientro si è convenuto quanto segue:

Il Governo italiano si impegna a:
- assicurare al Principe ed alla sua famiglia la tutela di sicurezza del loro soggiorno in Italia conseguente al rientro;
- predisporre un incontro del Principe e della sua famiglia con il Presidente del Consiglio dei Ministri;
- porre a disposizione del Principe e della sua famiglia, a titolo di riconoscimento morale, (per il periodo trascorso al di fuori del territorio dello stato) alcune beni di accertata precedente appartenza dei Savoia secondo intese da assumere successivamente al rientro.

Da parte sua il Principe si impegna a :
- adempiere prima del rientro, come in precedenza da Lui dichiarato, alla rinuncia definitiva al ricorso innanzi alla Corte Europea dei diritti umani
- effettuare il primo rientro a Roma, con mezzi propri per via aerea, in data concordata;
- tenere informato il Governo circa i successivi spostamenti sul territorio nazionale ai fini di un migliore tutela di sicurezza.

Fatto a Ginevra, li 18 novembre 2002

(nella nuova versione, i termini "Principe e la sua famiglia", saranno sostituiti dai termini:"Principe e i suoi eredi")

Da questo documento si vede che il Governo Italiano si era impegnato a fare alcune cose, tra le quali :
porre a disposizione del Principe e della sua famiglia, a titolo di riconoscimento morale, (per il periodo trascorso al di fuori del territorio dello stato) alcune beni di accertata precedente appartenza dei Savoia secondo intese da assumere successivamente al rientro.

Dopo 5 anni dal rientro in Italia dei Principi di Savoia la repubblica non ha fatto nulla per cercare di trovare intese o stabilire incontri per chiarire ed individuare alcuni beni (di accerta appartenza alla famiglia) da ridare ai Savoia (come si era impegnato).

Quindi è assurdo questo vespaio, queste violente dichiarazioni da parte dei massmedia e politici, sono solo chiacchiere e strumentalizzazioni populistiche.
Evidentemente la propaganda repubblicana vuole stordire ed influenzare le coscienze e le idee degli italiani.

In un paese veramente libero e democratico lo Stato non dovrebbe utilizzare in maniera violenta la sua forza, quando la propaganda è esagerata, quando la verità è a senso unico la democrazia è a rischio.
Ad esempio nel Regno Unito, dove la stragrande maggioranza degli inglesi sono orgogliosi della Monarchia ed amano la Regina Elisabetta II ( più di quanto gli italiani amano la repubblica e napolitano), c'è ampio spazio per coloro che invece criticano, anche violentemente, la Famiglia Reale.
In Italia invece la repubblica impedisce ai monarchici e a coloro che solo rispettano i Savoia, di difendere la Monarchia e di esprimere le loro opinioni.
Si parla di par condicio, ma per la repubblica questo principio non vale per i monarchici ed i Savoia, mi sembra chiaro che si vuole tappare la bocca a qualcuno.

Inoltre è preoccupante ed inquietante notare che i massmedia non pubblicano documenti o fatti oggettivi (questo è solo un esempio) utili ai Savoia per tutelare le loro ragioni ed immagine.

Perchè nessuno scrive o dice che, in effetti, finora lo Stato repubblicano non ha rispettato ciò che si era impegnato a fare nei confronti dei Savoia?
Ci sono due cosa oggettivi:
- in uno stato democratico, e che si definisce di diritto, tutti i cittadini possono denunciare lo stato, quindi anche i Savoia.
- che si devono affrontare e risolvere i problemi legati all'esilio.

Ovviamente c'è modo e modo di affrontarli e risolverli e poi si deve accettare le conseguenze, anche se non fanno comodo.
Finora la repubblica con arroganza non fa mai autocritica e si considera intoccabile.
Evidentemente questo è un brutto segno perchè significa che la repubblica che si dichiara democratica, in effetti, non lo è completamente.
PS. e non solo per questo motivo.

lunedì, novembre 26, 2007

La repubblica non riceve il Dalai Lama


Ai primi di dicembre è previsto in Italia l'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo.
Poco giorni fa la visita del Dalai Lama in alcuni stati, come negli USA, aveva causato incidenti diplomatici con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino).

Cosa succede in Italia?
Il presidente della Camera, bertinotti ha deciso di non concedere l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma, perchè : Nell’emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni.
Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana e così Massimo D’Alema, anche se questo non esclude - spiegano alla Farnesina - che ci siano incontri con ministri.

La spiegazione di bertinotti non ha senso.
Nel passato ci sono state delle eccezione ma soprattutto, il sig. bertinotti si dimentica che Dalai Lama, non è solo premio Nobel per la pace, ma è il rappresentante del Buddismo Tibetano ed anche del Tibet occupato dalla Cina, e quindi non ha senso ciò che afferma.

Perchè la repubblica italiana non riceve ufficialmente il Dalai Lama ? Semplice, perchè la costituzione italiana è stata scritta anche dal Partito Comunista Italiano (partito alleato ed aiutato dallo stesso Stalin) e perchè l'Italia è uno dei pochi paesi al mondo governato da politici che ancor'oggi si dicono orgogliosi di essere comunisti.

Il rifiuto di ricevere ufficialmente il Dalai Lama è una mossa politica del governo per evitare di scontentare la parte radicale della sinistra e nonchè per non mettere in difficoltà anche il presidente della repubblica, un comunista.

Inoltre nel nome delle esigenze commerciali con Pechino, che da ferreo anticapitalista è diventato l’avanguardia del peggior sviluppo industriale e finanziario, specializzandosi in distruzione ambientale e violazione dei più elementari diritti umani, la repubblica italiota si cala le braghe.

Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari ed ancor di più per difendere una ideologia che ha causato milioni di morti e distrutto l'intera umanità.

Un'altra vergogna della repubblica!


ma i sostenitori insistono
Niente Montecitorio per il Dalai Lama
«Nell'emiciclo non si svolgono celebrazioni». L'unica eccezione per i presidenti dei Parlamenti stranieri

ROMA — Fausto Bertinotti non concederà l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma. «Nell'emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni», spiegano i suoi collaboratori e infatti l'unica eccezione che ha fatto il presidente della Camera è stata quella di ospitare i presidenti dei Parlamenti stranieri: «Si potrà organizzare un incontro nella Sala Gialla, con tutti gli onori». Ma non sarebbe la stessa cosa. Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana. E così Massimo D'Alema: anche se questo non esclude, spiegano alla Farnesina, che ci siano incontri con ministri, come avvenne durante la sua visita l'anno scorso. L'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo, in
Italia ai primi di dicembre, ha già creato un mezzo incidente diplomatico con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino), ma rischia ora di creare un vero e proprio caso politico.

Perché questa volta il partito pro-Tibet non demorde: guidato da Benedetto Della Vedova, ex radicale ora in Forza Italia, è riuscito a raccogliere 165 firme, e punta alle 315, cioè alla metà del Parlamento, per chiedere che il Dalai Lama possa avere accesso «al cuore della democrazia italiana». Si sono iscritti al «partito dei diritti umani» oltre alla vicepresidente della Camera Giorgia Meloni (An), un lungo elenco di deputati di Forza Italia, il casiniano Luca Volontè. Ma anche un buon numero di parlamentari che sostengono il governo Prodi: da Roberto Giachetti e Pietro Marcenaro del Pd a Pietro Folena di Rifondazione e a Grazia Francescato dei Verdi, e praticamente l'intero gruppo della Rosa nel Pugno. Non è contrario alla causa anche il vicepresidente della Camera Carlo Leoni. A loro si aggiungono gli amministratori locali piemontesi, tutti Pd di osservanza veltroniana, e lo stesso sindaco di Roma: ad invitare il Dalai Lama è stato infatti il sindaco di Torino Sergio Chiamparino per conferirgli la cittadinanza onoraria; Mercedes Bresso, presidente della Regione, lo riceverà (senza tutti i dubbi che ha invece Roberto Formigoni) e anche Veltroni potrà stringergli la mano all'incontro annuale a Roma con i premi Nobel.

«Gli amministratori locali hanno una loro autonomia», liquidano l'affare alla Farnesina. Perché se sotto tiro c'è Bertinotti, ma sotto accusa è il governo Prodi: «Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari — insiste Della Vedova —.
Perché ci sono tre Paesi del G8, Stati Uniti, Canada e Germania, che hanno avuto il coraggio di ricevere il Dalai Lama e invece noi non vogliamo fare dispiacere a Pechino». Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari
perduti dalle aziende tedesche e americane. Il caso diplomatico è dunque chiuso, a meno che i due partiti, quello più realista che non vuole sfidare la Cina e quello che vuol fare della visita del Dalai Lama una vetrina per la battaglia per i diritti umani, non costringeranno a riaprire i giochi.

Gianna Fregonara
ilcorrieredellasera