Ai primi di dicembre è previsto in Italia l'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo.
Poco giorni fa la visita del Dalai Lama in alcuni stati, come negli USA, aveva causato incidenti diplomatici con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino).
Cosa succede in Italia?
Il presidente della Camera, bertinotti ha deciso di non concedere l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma, perchè : Nell’emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni.
Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana e così Massimo D’Alema, anche se questo non esclude - spiegano alla Farnesina - che ci siano incontri con ministri.
La spiegazione di bertinotti non ha senso.
Nel passato ci sono state delle eccezione ma soprattutto, il sig. bertinotti si dimentica che Dalai Lama, non è solo premio Nobel per la pace, ma è il rappresentante del Buddismo Tibetano ed anche del Tibet occupato dalla Cina, e quindi non ha senso ciò che afferma.
Perchè la repubblica italiana non riceve ufficialmente il Dalai Lama ? Semplice, perchè la costituzione italiana è stata scritta anche dal Partito Comunista Italiano (partito alleato ed aiutato dallo stesso Stalin) e perchè l'Italia è uno dei pochi paesi al mondo governato da politici che ancor'oggi si dicono orgogliosi di essere comunisti.
Il rifiuto di ricevere ufficialmente il Dalai Lama è una mossa politica del governo per evitare di scontentare la parte radicale della sinistra e nonchè per non mettere in difficoltà anche il presidente della repubblica, un comunista.
Inoltre nel nome delle esigenze commerciali con Pechino, che da ferreo anticapitalista è diventato l’avanguardia del peggior sviluppo industriale e finanziario, specializzandosi in distruzione ambientale e violazione dei più elementari diritti umani, la repubblica italiota si cala le braghe.
Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari ed ancor di più per difendere una ideologia che ha causato milioni di morti e distrutto l'intera umanità.
Un'altra vergogna della repubblica!
ma i sostenitori insistono
Niente Montecitorio per il Dalai Lama
«Nell'emiciclo non si svolgono celebrazioni». L'unica eccezione per i presidenti dei Parlamenti stranieri
ROMA — Fausto Bertinotti non concederà l'Aula di Montecitorio per la visita del Dalai Lama a Roma. «Nell'emiciclo si svolgono solo lavori parlamentari, non celebrazioni», spiegano i suoi collaboratori e infatti l'unica eccezione che ha fatto il presidente della Camera è stata quella di ospitare i presidenti dei Parlamenti stranieri: «Si potrà organizzare un incontro nella Sala Gialla, con tutti gli onori». Ma non sarebbe la stessa cosa. Romano Prodi è orientato a non ricevere la guida spirituale tibetana. E così Massimo D'Alema: anche se questo non esclude, spiegano alla Farnesina, che ci siano incontri con ministri, come avvenne durante la sua visita l'anno scorso. L'arrivo del premio Nobel per la pace Tenzin Gyatzo, in
Italia ai primi di dicembre, ha già creato un mezzo incidente diplomatico con la Cina (con proteste preventive dell'ambasciatore di Pechino), ma rischia ora di creare un vero e proprio caso politico.
Perché questa volta il partito pro-Tibet non demorde: guidato da Benedetto Della Vedova, ex radicale ora in Forza Italia, è riuscito a raccogliere 165 firme, e punta alle 315, cioè alla metà del Parlamento, per chiedere che il Dalai Lama possa avere accesso «al cuore della democrazia italiana». Si sono iscritti al «partito dei diritti umani» oltre alla vicepresidente della Camera Giorgia Meloni (An), un lungo elenco di deputati di Forza Italia, il casiniano Luca Volontè. Ma anche un buon numero di parlamentari che sostengono il governo Prodi: da Roberto Giachetti e Pietro Marcenaro del Pd a Pietro Folena di Rifondazione e a Grazia Francescato dei Verdi, e praticamente l'intero gruppo della Rosa nel Pugno. Non è contrario alla causa anche il vicepresidente della Camera Carlo Leoni. A loro si aggiungono gli amministratori locali piemontesi, tutti Pd di osservanza veltroniana, e lo stesso sindaco di Roma: ad invitare il Dalai Lama è stato infatti il sindaco di Torino Sergio Chiamparino per conferirgli la cittadinanza onoraria; Mercedes Bresso, presidente della Regione, lo riceverà (senza tutti i dubbi che ha invece Roberto Formigoni) e anche Veltroni potrà stringergli la mano all'incontro annuale a Roma con i premi Nobel.
«Gli amministratori locali hanno una loro autonomia», liquidano l'affare alla Farnesina. Perché se sotto tiro c'è Bertinotti, ma sotto accusa è il governo Prodi: «Non si può abdicare ai diritti umani in nome degli affari — insiste Della Vedova —.
Perché ci sono tre Paesi del G8, Stati Uniti, Canada e Germania, che hanno avuto il coraggio di ricevere il Dalai Lama e invece noi non vogliamo fare dispiacere a Pechino». Il perché è nelle notizie che arrivano dalla Cina sui ricatti e gli affari
perduti dalle aziende tedesche e americane. Il caso diplomatico è dunque chiuso, a meno che i due partiti, quello più realista che non vuole sfidare la Cina e quello che vuol fare della visita del Dalai Lama una vetrina per la battaglia per i diritti umani, non costringeranno a riaprire i giochi.
Gianna Fregonara
ilcorrieredellasera