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lunedì, settembre 10, 2007

La repubblica e Grillo



Senza dubbio preferivo Grillo quando faceva il comico, adesso che fa l’antipolitico mi è un pò antipatico, interessato soprattutto ad apparire sulle prime pagine dei media.
Le iniziative del postcomico genovese danno risposte sbagliate alla crisi di credibilità del sistema repubblicano ( politica e dei partiti).
Le proposte di legge di Grillo sono essenzialmente tre:
la non eleggibilità di parlamentari condannati, un massimo di due legislature a parlamentare e la loro elezione diretta.

Secondo me le prime due non sono proposte sensate.
Non importa quanto tempo stanno al parlamento i politici ma ciò che conta è la loro capacità.
Se per caso avessimo degli ottimi parlamentari, con questa legge, dopo due mandati dovrebbero lasciare il parlamento.
Ma perchè sostituirli con altri meno bravi se sono validi?

Inoltre se un politico ha un orizzonte di molte legislature, può permettersi di avviare riforme coraggiose.
Un esempio è la riforma delle pensioni: chi si darebbe pena di scontentare tutti oggi, nella consapevolezza che quando, domani, sarà chiaro che era la cosa giusta da fare non potrà più candidarsi e ottenere soddisfazione?
Se un governo sa che lavora per altri, perché mai dovrebbe darsi da fare?

Per quel che riguarda i politici condannati in via definitiva potrei essere d'accordo però solo se avessimo una Giustizia che funziona, ma purtroppo non è così.
In Italia la Giustizia è profondamente malata, la questione morale è giusta solo in teoria, e nel nostro paese la Giustizia è diventata un'arma per eliminare l'avvesario, per conquistare il potere, per fare carriera, per comparire in tv o giornali....

Le iniziative di grillo sono condotte con un populismo che è poco definire sudamericano ed inoltre sono discutibile e perdono di vista il problema e cioè che la Politica (con la P maiuscola) non esiste più, c'è una profonda crisi dei partiti, la spesa pubblica è fuori controllo, lo stato è inefficiente, c'è un enorme spreco ....

Con queste proposte leggi si risolverebbe qualcosa? Ho dei dubbi.

Condivido invece l'ultimo punto, e cioè che i parlamentari non devono essere scelti dai segretari di partito ma devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

L'aspetto più inquietante è che se la politica si lascia umiliare da un comico allora significa che non vale nulla.

Anche il qualunquismo ha una sua dignità, ma solo in una paese allo sbando, dove la debolezza della politica raggiunge abissi, le espressioni dell’impotenza civile diventano parole d’ordine con cui fare seriamente i conti nel Palazzo.

La politica diventata ormai spettacolo è messa in crisi da un comico.

Insomma in questa repubblica delle banane l'opinione pubblica ha la certezza che la politica è tutto un magna magna, il Parlamento è il luogo del privilegio, ed è quindi inevitabile che l’antipolitica sia così forte e radicata nella società.

In Italia le istituzioni sono sempre più deboli, la democrazia è più che altro evocata.

Dopo la grande fortuna editoriale del libro La Casta, il caso Grillo è l'ennesimo campanello d'allarme.
Comunque non ha senso deprecare il qualunquismo e antipolitica, urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. Urge assicurare, nella vita interna dei partiti, legalità, trasparenza, democrazia.

Questa repubblica delle banane sta crollando e c'è sempre più bisogno di una rivoluzione.

Per me la Monarchia è una valida risposta.

sabato, settembre 08, 2007

8 settembre




Per contrastare il linciaggio della figura di Re Vittorio Emanuele III da decenni perpetrato dalla propaganda repubblicana, segnalo alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06):
debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale.
La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.


- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica:
il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Dello stesso parere anche il marxista prof. Ernesto Ragionieri (cfr. la sua "Storia d'Italia", edita da Einaudi).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001):
Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.

La vulgata storica imposta dalla visione repubblicana è inquinata dagli occultamenti della verità, facendo leva sulla propaganda di nazisti, repubblichini o Comitato di liberazione nazionale, per condannare la monarchia anche dal punto di vista morale.

Infatti la cosiddetta fuga di Vittorio Emanuele III fu coniata dagli ambienti vicini a Mussolini, fu una parola utilizzata da subito dai fascisti.
Fin dall’aprile ’43 i nazisti cercavano l’occasione per invadere l’Italia, e quella della fuga era una occasione ghiotta per realizzare il disegno.

In realtà Re Vittorio Emanuele III salvò l'Italia.

venerdì, settembre 07, 2007

Le spese dello stato repubblicano



Continuano le grandi manovre in vista della presentazione della Finanziaria per il 2008 per far quadrare i conti.
Il ministro dell'Economia ha presentato il Libro verde sulla spesa pubblica per riqualificare le spese pubbliche, la parola d'ordine è spendere meglio, eliminando gli sprechi, correggendo i fenomeni di cattivo costume, riducendo i costi della politica.

Breve inciso polemico.
La Commissione tecnica per la finanza pubblica, che ha messo a punto il Libro Verde, costa un milione e 200mila euro all’anno. Lo stabiliscono il comma 474 e seguenti della legge finanziaria di quest’anno

Inoltre il Libro Verde non dà alcuna indicazione sui possibili risparmi di spesa che faranno parte della prossima finanziaria, ma mette in luce come esistano spazi oggettivi per una riqualificazione della spesa pubblica.

Quello che si legge nel libro non è una novità.
Si sa già che la spesa previdenziale italiana sia la più alta dell’area euro: il 14,7% del Pil a fronte di una media del 12,7%. Eppure, questo governo ha eliminato una riforma previdenziale che consentiva la riduzione del costo previdenziale.

E non c’era bisogno di una Commissione tecnica per rendersi conto delle performance del settore pubblico. Quelle italiane sono le più basse d’Europa.

E' noto che gli stipendi degli statali sono cresciuti del 30% in cinque anni: Il 10% in più rispetto ai lavoratori dell’industria, il doppio rispetto all’inflazione....eccetera ...


Andiamo oltre.
Conoscendo l'alta inefficienza, la corruzione, l'enorme burocrazia del sistema repubblicano (stato, regioni, province, comuni ...) evidentemente la riqualificazione della spesa pubblica è un imperativo urgente e ineludibile.
Questa è una strada a senso unico, che deve essere percorsa il più presto possibile perchè solo così è possibile spingere la crescita, elevare il benessere e dare un futuro ai giovani.

Basta leggere il recente libro di Stella e Rizzo La Casta, per capire che spendiamo molto per tenere in piedi una macchina che non produce benefici.

Secondo me questa tendenza virtuosa è possibile solo se si riforma completamente lo stato italiano, è necessario una specie di rivoluzione liberale per riscrivere una nuova costituzione e per instaurare una nuova classe politica .

La verita' e' che il dna della repubblica ( dominata dalla sinistra ) non accetta ideologicamente la possibilita' di diminuire le tasse, perche' interpreta la politica fiscale come metodo punitivo nei confronti di chi osa guadagnare piu' di altri, e la vulgata vuole che sia possibile ridurre le spese indipendentemente dalla pressione fiscale.

Inoltre non si deve dimenticare che i partiti non vogliono ridurre le spese pubbliche perchè sanno che in questo caso perderebbero milioni di voti.
Infatti i politici, per assicurarsi il consenso, hanno comprato milioni di voti, il clientelismo è una tipica abitudine repubblicana.

Lo Stato repubblicano non e' in grado di porsi autonomamente un freno quando si tratta di spendere soldi, e temo che continueranno a dominare l'impotenza di decidere sul serio e dall'altro il solito marketing politico-elettorale a buon mercato.

Se si volesse veramente prendere sul serio il doveroso obiettivo di ridurre la spesa pubblica, bisognerebbe contemporaneamente (1) tagliare spese inutili, (2) diminuire le tasse, (3) impedire un innalzamento dell'indebitamento.
Il problema è che strangolare le spese e snellire il sistema hanno l'inevitabile conseguenza di tagliare una della gambe sulle quali si fonda il sistema repubblicano (l'altra è la propaganda media), e quindi è quasi impossibile che il regime repubblicano possa autocorreggersi o limitare il suo potere.

Tempi sempre più duri ci aspettano ...

Spesa pubblica: Padoa-Schioppa, "Per ridurla spendere meglio"

ROMA - Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ritiene che per aumentare il contributo del bilancio alla crescita, per ridurre la pressione fiscale, per alleggerire il peso del debito pubblico c'e' solo una strada da seguire: spendere meglio.
"Cio' che lascia a desiderare non e' tanto l'elevato livello della spesa pubblica quanto la qualita' insufficiente rispetto ai bisogni del Paese", scrive Padoa-Schioppa nel "Libro verde sulla spesa pubblica". Secondo il ministro "alcuni risultati possono essere ottenuti con l'eliminazione dello spreco, la correzione di fenomeni di cattivo costume portati alla luce anche di recente, la riduzione dei costi della politica". (Agr)

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