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sabato, gennaio 21, 2006

La repubblica del terrore



Luigi XVI di Francia (23 agosto 1754 - 21 gennaio 1793), fu Re di Francia e di Navarra dal 1774 al 1791, mentre dal 1791 al 1792 fu solo Re di Francia.

Sospeso ed arrestato durante l'insurrezione del 10 agosto, venne processato dalla Convenzione Nazionale, trovato colpevole di tradimento col nemico, e ghigliottinato il 21 gennaio 1793.
Luigi venne arrestato uficialmente il 13 agosto 1792. Il 21 settembre 1792, l'Assemblea Nazionale dichiarò che la Francia era una repubblica.

Luigi venne processato (dall'11 dicembre 1792) e accusato davanti all'Assemblea Nazionale di alto tradimento. Venne condannato a morte (17 gennaio 1793) per ghigliottina con 361 voti favorevoli, 288 contrari e 72 astenuti.

Re Luigi XVI venne ghigliottinato davanti ad una folla festante il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l'attuale Place de la Concorde.

Sua moglie, Maria Antonietta, lo seguì sulla ghigliottina il 16 ottobre 1793.

Il Re rivolgendosi ancora una volta ai francesi affermò: "Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia"

Il Re è morto, viva il Re !!

venerdì, gennaio 20, 2006

Ciampi con il rinvio si vuole ricandidare al quirinale

Il presidente Ciampi ha rinviato alle Camere la legge Pecorella.

La reazione dei partiti alla notizia segue il solito copione, una parte, in questo caso la sinistra, è soddisfatta mentre l'altra incassa il colpo.
Sia ben chiaro, nulla di strano, è ovvio che le decisioni del capo di stato hanno delle conseguenza politiche e che i vari partiti abbiano delle opinioni diverse.

Perchè prima ciampi ha firmato molte leggi sulla giustizia (alcune discutibili) mentre questa legge è rinviata alle Camere ?
Inoltre questa legislatura non ha più tempo per riproporre la legge in altro modo e che se nelle prossime elezioni vincerà la sinistra, questa legge sarà molto probabilmente cancellata dall'Unione.
Il veto di ciampi è una anticipazione del futuro governo di sinistra?
Naturalmente per giudicare il rinvio della legge si devono conoscere nei dettagli le motivazioni.

Ma il problema è un altro.
Un punto certo è che ciampi è un politico-banchiere e quindi tutti le sue attività e dichiarazioni sono atti politici.


Ora se le decisioni del capo di stato hanno delle valenza politiche (e sfido qualcuno a dire il contrario), il conflitto tra le due massime cariche di stato (capo di stato e governo) può essere ridotto al minimo, solo se al capo di stato c'è una persona che non appartiene al mondo politico.
Il vantaggio è che in questo caso finalmente le decisioni del capo di stato sono svuotate di interpretazioni politiche e quindi i politici non possono che accettare serenamente le decisioni del colle.

Visto che i presidenti della repubblica sono dei politici (ministri, capo di governo, leader di partiti, banchieri), la monarchia è l'unica istituzione che risolve il problema di ridurre al minimo l'interferenza tra il capo di stato e la politica.

Ultima considerazione.
Visto che i sondaggi danno per vincente l'Unione, non è che ciampi, rifiutando la firma, vuole ricandidarsi per il quirinale ?

giovedì, gennaio 19, 2006

Esuli abbandonati dalla repubblica


Ho letto in un articolo pubblicato su Il Giornale la protesta degli istriani davanti all'europarlamento di Strasburgo.

Questa protesta è una accusa alla repubblica italiana, che non ha fatto nulla per difendere i diritti degli italiani che vivevano in istria.
Hanno perso tutto, casa parenti, amici.

Io da italiano mi sento in dovere di chiedere scuso agli istriani.

Cosa ha fatto la repubblica per gli istriani ?
Nulla, anzi ha firmato il trattato di Osimo !

Il 10 novembre 1975 il Governo italiano e quello jugoslavo hanno firmato il cosiddetto "Trattato di Osimo".
L'Italia rinuncia definitivamente, e senza alcuna contropartita, agli ultimi lembi di terra della penisola istriana (la cosiddetta Zona B).


Gli esuli istriani protestano a Strasburgo

Dopo sessant'anni gli esuli istriani non demordono: oggi protesteranno davanti all'europarlamento di Strasburgo riunito in sessione plenaria. «No all'esilio, sì al ritorno», oppure «Italia-Slovenia-Croazia: VII comandamento, non rubare le case degli esuli», sono gli slogan che innalzeranno su grandi cartelli per chiedere alle istituzioni europee il riconoscimento dei loro diritti cancellati. Dopo la fine della seconda guerra mondiale 350mila italiani furono costretti all'esodo dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia grazie alle violenze e agli abusi dei partigiani jugoslavi del maresciallo Tito. La stragrande maggioranza perse tutto, a cominciare dalla casa, ma i più sfortunati furono internati nei paurosi lager titini o sparirono per sempre nelle foibe, le cavità carsiche utilizzate come fosse comuni.
La manifestazione di protesta, organizzata dall'Unione degli istriani, una delle più combattive associazioni degli esuli, con sede a Trieste, ha raccolto diverse adesioni. I rigidi protocolli di sicurezza dell'europarlamento avevano inizialmente ammesso la presenza di 350 manifestanti, ma le adesioni alla trasferta di protesta a Strasburgo hanno già raggiunto quota 418. Arzilli vecchietti, giovani figli di esuli, diverse donne originarie dell'Istria sono pronte a innalzare cartelli e intonare slogan per due ore, il tempo concesso dalla sicurezza.
Pochi giorni prima della manifestazione il numero degli esuli che sarà ammesso a protestare pacificamente è stato drasticamente ridotto a 150 persone. «Forse hanno paura di noi. Evidentemente si sono stupiti che dopo sessant'anni siamo ancora decisi a batterci per i nostri diritti».

web
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=57983