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lunedì, giugno 11, 2007

Demagogia di napolitano


Non capisco come napolitano possa non rispettare la scelta di altri popoli europei che con un referendum popolare hanno rifiutato la costituzione europea.
A questo punto il presidente napolitano da l'impressione di ignorare il più banale principio democratico, quel trattato è stato bocciato da milioni di cittadini europei, ed è molto grave la sua dichiarazione.

C'è il grosso problema politico se sia preferibile giungere all'Unione Europea via referendum popolare o via parlamentare, se sia meglio procedere dall’alto verso il basso o viceversa.
Il metodo parlamentare mi sembra una scorciatoia che avvalora la tesi del deficit di legittimità del sistema istituzionale europeo.
Forse solo un referendum popolare può garantire la democrazia in europa e secondo me il trattato europeo dovrebbe comunque sempre passare al vaglio del corpo elettorale.
Purtroppo in Italia succede esattamente l'opposto.
La repubblica italiana non solo non ha chiesto agli italiani se sono favorevoli oppure no al trattato europeo, ma non rispetta neanche i popoli che hanno rifiutato il trattato..

Napolitano (come ciampi) spinge i politici a ed essere europeisti ad ogni costo e quindi svolge un ruolo politico di primo piano che è in contrasto con la costituzione.
La solita falsità della costituzione repubblicana.
Il presidente della repubblica è considerato il capo di stato apolitico e superpartes, mentre in realtà è un politico, per mestiere e passato, imposto dai partiti (anzi solo dalla maggioranza) al quirinale.

No a questa UE
W l'Europa delle Patrie


Napolitano: salvare il Trattato Ue

'Superare il 'punto morto' dopo i no di Francia e Olanda'

(ANSA)- SIENA, 11 GIU - Di fronte agli studenti di Siena, a fianco al presidente tedesco Koehler, il capo dello Stato Napolitano chiede di salvare il Trattato Ue. Secondo il presidente della Repubblica occorre superare il 'punto morto' nato dai 'no' dei referendum francese e olandese, e non arrendersi di fronte 'alla reticenza di altri paesi che pur avendo firmato il Trattato non lo hanno ratificato'.
Sul Trattato 'si fa spesso molta demagogia' ha aggiunto il capo dello Stato.
ansa

venerdì, giugno 08, 2007

Gelato repubblicano


I senatori, guidati da Albertina Soliani (Margherita) e Rocco Buttiglione (UDC), hanno chiesto ai questori del Senato di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone, e per ottenere questo adeguamento vogliono i gelati al bar del Senato!.

Non dico che i politici non possano mangiare un gelato, ma in tempi in cui si parla di ridurre gli sprechi della politica, pretendo che i politici paghino il gelato come tutti gli italiani.

Pazienza se la buvette non è provvista di gelati, ma è scandaloso quanto mangiano i politici !!!

Senato, la lettera firmata anche dalla senatrice Albertina Soliani esponente dell'Ulivo
I parlamentari scrivono: "Siamo certi di interpretare il desiderio di molti"
La protesta di Buttiglione: voglio il gelato alla buvette

SEMBRA uno scherzo, o una insidiosa provocazione dell'antipolitica. Ma è vero: al Senato, adesso, vogliono anche il gelato. Così ieri, a nome di un nutrito gruppo di parlamentari, il senatore Rocco Buttiglione, filosofo dell'Udc, e la senatrice Albertina Soliani, prodiana emiliana, hanno scritto ai questori di Palazzo Madama una lettera che merita di essere riportata nella sua concisa integrità documentale.

E dunque: "Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti. E' possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti".

E' bene a questo punto che si conoscano anche i nomi dei senatori-questori che prima o poi dovranno respingere o accogliere l'istanza, magari regolamentandola nelle sue molteplici varietà: ghiacciolo, coppetta, cassata, cono, cornetto, granita, sorbetto, affogato e biscottone. Si tratta quindi del senatore Gianni Nieddu, Ulivo; del senatore Romano Comincioli, Forza Italia; e della senatrice Helga Thaler, autonomista sud-tirolese. Che la coscienza del loro ruolo li ispiri, per una volta, nel senso che riterranno più consono al bene comune. Amen.

Nel frattempo, varrà la pena di considerare come quella che in un celebre studio affidato alla buonanima di Giovanni Malagodi veniva cautamente definita "la condizione del parlamentare" sia oggi diventata, sic et simpliciter, "la qualità della vita dei senatori". Ma soprattutto colpisce, nella sollecitazione gelatiera e bipartisan, una parola che getta una piccola luce sulla faccenda: "il desiderio".

Ecco forse la bramosa chiave di volta per comprendere come, al di là di un facile e scontato moralismo, diversi rappresentanti della volontà popolare abbiano smarrito il senso stesso del loro operato, e ormai non si rendano più conto dell'effetto - per non dire la ricaduta simbolica - che suscitano certe loro pretese.

Molto semplicemente: desiderano, anzi desiderano troppo, non pongono tanti limiti alle loro voglie. Nel caso specifico alla loro gola. E' un fatto che richiama l'essenza corporea e primordiale del potere; un'impellenza biologica che non viene nascosta perché connessa al rango, allo status, al privilegio di ostentare il proprio appetito. Ai senatori piace il gelato: e lo vogliono. Slurp! Qui e ora. Slurp! slurp! Magari non immaginano che uscire dal Palazzo, farsi due passi a piazza Navona potrebbe anche fargli bene; magari non riescono nemmeno a capire come rispetto a un innocente gelatino si possano tirare in ballo questioni così alte. Pare di sentirli: eh, quante storie!

E' un'unica, drammatica storia, in realtà, quella dello snaturamento, della degenerazione, della deboscia delle assemblee elettive all'insegna di Bengodi. Tanto più irrilevanti le Camere sul piano politico, quanto più ornamentali, confortevoli, opulente, agognate.

Il Senato, in particolare. Perché prima del gelato i senatori hanno chiesto e ottenuto le settimane gastronomiche regionali, e poi quelle dedicate alle province. Il collezionista dispone di fantastici comunicati ufficiali emessi nei momenti più delicati sulle degustazioni dell'agro pontino, "la seconda giornata sarà abbinata alla carne di bufala bianca", oppure un dovizioso banchetto palermitano a conclusione del quale il presidente Musotto ha fatto presente uno slogan promozionale che a dire il vero lì dentro rischiava di suonare un po' così: "Mangio sicuro, mangio meglio".

A metà marzo il presidente Marini ha concesso la sala degli atti parlamentari al primo corso di sommelier per senatori. Montecitorio risponde con i prodotti agricoli di qualità certificata. Chi vuole il lardo, chi lo squacquerone, chi i fichi caramellati e chi i torcinelli. Buttiglione e la Soliani, dopo tutto, sono in buona compagnia. La deriva eno-gastronomica si fa anche dolciaria, ma non è dolce per niente il futuro delle istituzioni rappresentative.


larepubblica

lunedì, giugno 04, 2007

napolitano non parla


Napolitano dice : è improprio tirarmi in ballo per il caso visco.
Perchè?

Allora seguendo la stessa logica:
E' anche improprio chiedere a napolitano di diminuire i costi della gestione del quirinale?

E' improprio chiedere che tutte le spese del quirinale siano ufficialmente pubblicate?

domenica, giugno 03, 2007

Napolitano Visco GdF

Il capo di stato è il responsabile delle forze armate e quindi ha competenza anche sulla nomina dei vertici della Finanza, e perciò napolitano dovrebbe intervenire sul caso Gdf-Visco.
Napolitano cerca di non essere coinvolto ma in questa modo si dimostra o di non conoscere la costituzione oppure di essere di parte.

L'assurdo è che l'appello al dialogo tra i due poli è lanciato da un politico che è stato votato solo dalla maggioranza e che perciò preferisce le ragioni della parte politica che lo ha portato al quirinale.

Quando finirà la farsa di considerare il presidente della repubblica garante di tutti gli italiani ?

W la Monarchia!


FINI CONTRO IL QUIRINALE

Il leader di AN sul caso Gdf-Visco non condivide la decisione del capo dello Stato di chiamarsi fuori:
Non si tratta di chiamare in causa Napolitano. È sufficiente conoscere la Costituzione per avere le idee chiare. Il Capo dello Stato è il capo delle forze armate e quindi non c'è dubbio che la destituzione, da parte del governo, del comandante generale della Gdf non è questione davanti alla quale possa dire che non è di sua competenza.
Il capo dello Stato aveva fatto appello alla necessità del dialogo politico tra i due poli. Dunque oggi deve avvertire il dovere di ascoltare le ragioni dell'opposizione. Il capo dello Stato ha ben chiaro che quanto è accaduto rischia di far cadere nel vuoto il suo nobile appello.

venerdì, giugno 01, 2007

2 Giugno. W la Monarchia



Re Umberto II non ha mai abdicato e ha sempre affermato che nel giugno 1946 il governo italiano si rese responsabile di un vero e proprio atto rivoluzionario, che impedì di stabilire quale fosse stata veramente la volontà espressa dal popolo nel referendum istituzionale.

Il 2 giugno del 1946 la metà degli italiani (o di più?!) votarono per la monarchia.

Oggi, ancor più di ieri, la monarchia è meglio della repubblica !!

Basta alla casta della repubblica

giovedì, maggio 31, 2007

La Casta della repubblica


La crescente insofferenza e distacco dell'opinione pubblica nei confronti della classe politica, considerata pervasiva, invadente, privilegiata e totalmente inefficiente, obbligherebbe il sistema a compiere degli effettivi e radicali cambiamenti.

Purtroppo non sarà così.
Per tanti motivi il sistema repubblicano non è in grado di correggersi :
1. perchè chi ha il Potere non si è mai privato dei suoi privilegi
2. perchè la repubblica è un sistema contorto e rigido dove è quasi impossibile fare un cambiamento radicale.
3. perchè la corruzione repubblicana, talmente forte e radicata nel paese, è riuscita a corrompere buona parte della società italiana. (scambi di favori, clientelismo ...)

I politici utilizzeranno la solita tecnica di fingere di cambiare per far rimanere tutto come prima.
Ricordiamo infatti gli inutili cambiamenti voluti dalla stessa classe politica:
- legge elettorale maggioritario per diminuire il numero partiti,
- federalismo per diminuire le spese,
- abolizione di alcuni ministeri (agricoltura....),
eccetera ...
Ogni commento è inutile.

Per avere uno stato moderno ed efficiente e per far risorgere l'Italia, è necessario un totale ricambio della classe politica ed una nuova costituzione.

Intanto tutto peggiora, ed i politici si agitano per mantenere le poltrone non certo per il bene degli italiani.

giovedì, maggio 24, 2007

Re Juan Carlos è lo spagnolo più grande di tutti i tempi



Il re di Spagna Juan Carlos è stato votato dagli spagnoli il più grande spagnolo di tutti i tempi, lasciando al secondo posto il grande letterario Miguel Cervantes e terzo Cristoforo Columbo, ritenuto dalla maggior parte degli storici un italiano.
La Antena 3 della televisione ha intervistato più di 3.000 persone per trovare “lo Spagnolo più grande di tutto il tempo" ed ha annunciato il vincitore durante l'esposizione della TV martedì notte.

Il Re si dimostrò decisivo nel fronteggiare un tentato colpo di stato organizzato dagli ufficiali dell'esercito maggiore nel 1981.
La regina Sofia è stata votata al quarto posto mentre il principe Felipe al settimo. L'Ex-dittatore Francisco Franco solo ventitreesimo.
Ecca la classifica secondo lo scrutinio di Antena 3:
1. Re Juan Carlos
2. Miguel Cervantes
3. Christopher Columbus
4. Regina Sofia

W il Re!

spagna

mercoledì, maggio 23, 2007

Declino della repubblica

Oggi Franco Marini ha detto :
Se lo Stato appare come una macchina, un'oligarchia, apparati e funzioni senza senso e spesso senza ragione, allora comincia il declino.

Marini ha ragione.
Il sistema repubblicano è già da tempo una oligarchia.
Adesso stiamo assistendo il declino ...

ansa

Spazzatura della repubblica

Il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, in una intervista, afferma :
Per sbloccare la crisi dei rifiuti i provvedimenti del governo dovrebbero essere attuati. Con il maggior consenso possibile da parte dei comuni interessati, certo, ma sapendo che lo Stato ha il diritto e il dovere di far rispettare le sue decisioni. Nell'interesse di tutti i cittadini.

A questo punto è evidente che in questa repubblica non esiste una collaborazione tra le istituzioni locali e nazionali, anzi spesso c'è un'aspra lotta.
Inoltre i governi repubblicani si dimostrano incapaci di attuare provvedimenti.

L'intervista di bassolino continua:
Domanda. E voi li avete realizzati (impianti)?
Risposta. Noi ne abbiamo fatti sette, non uno. Sette impianti da Cdr, che significa combustibile da rifiuti. Ma questi fanno solo la prima trasformazione, sfornano le ecoballe che vanno bruciate nei termovalorizzatori.

Questa è bella! Invece di dimettersi o di chiedere scusa, quasi con orgoglio dice che ha realizzato 7 impianti, ma il problema è che servono solo per la prima trasformazione che non completano il ciclo.
E' come se la Fiat dicesse che ha costruito una nuova macchina solo progettando il motore.
Insomma una presa in giro!

Domanda. Ma i termovalorizzatori non sono mai stati completati.
Risposta. Già, perché non li voleva nessuno. Tanto che a un certo punto io ho detto al governo: mandate un commissario che sia un funzionario dello Stato, in modo da sottrarre questo tema a ogni contrapposizione politica.

La classe politica repubblicana, attaccata alla poltrone, non fa mai autocritica e spera di risolvere i problemi con i commissari.
In realtà la richiesta di commissari è già una implicita dimostrazione della incapacità dello stato.

L'intervista continua:
Le colpe non stanno da una sola parte. C'è stata una gara irresponsabile tra destra e sinistra, a chi diceva "più uno". Ma la spazzatura non è né di destra né di sinistra.
La spazzatura è spazzatura...


Appunto.
La repubblica è spazzatura ?

martedì, maggio 22, 2007

Rifiuti repubblicani


Secondo la stima dell'Azienda speciale igiene urbana a Napoli, nonostante l'intervento straordinario avviato nei giorni scorsi, ci sono ancora 2.700 tonnellate di rifiuti lungo le strade.
Tutto il napoletano sta soffocando sotto la puzza dei rifiuti, la gente esasperata accende fuochi dappertutto peggiorando però ancora di più la situazione in quanto sprigionano una sostanza molto tossica, la diossina.
In provincia, soprattutto lungo la fascia vesuviana, l'allarme igienico sanitario è alto, con segnalazione di topi e insetti; in molti comuni già da settimane i mercati all'aperto rionali erano stati sospesi.
Il caldo estivo in arrivo aggraverà ancora di più le condizioni igieniche.

Se non sbaglio anni fa, i magistrati raccolsero alcune dichiarazioni di pentiti appartenenti a clan napoletani, in cui si sosteneva che la munnezza era diventata oro per la camorra !
Come è finita l'indagine?

Pochi giorni fa, con un decreto c'è stato l'apertura di 4 nuove discariche in due parchi nazionali sottoposti a vincoli paesaggistici e dichiarate zone protette, cioè Serre e quella di Terzigno.
Incredibile !

Assurda affermazione di Bassolino : Solo facendoci carico del problema con responsabilità e civile solidarietà possiamo uscire dall'emergenza, dialogo aperto, dunque, confronto democratico, ma è giusto e doveroso andare avanti.
Ma cosa ha fatto finora, da sindaco e da presidente della regione ?
Pensa di risolvere il problema con delle banali frasi senza nulla di costruttivo?

Il sindaco jervolino dice che la situazione è tragica.
Cosa ha fatto finora?

Il ministro Pecoraro afferma che : Sono dell'opinione che vadano arrestati coloro che incendiano i rifiuti perché spesso sono personaggi legati alla camorra e a clan malavitosi che hanno tutto interesse ad aumentare la confusione ed il caos.

Ma come. Adesso i poveri cittadini, che non ce la fanno più a respirare un'aria insopportabile, sono legati alla camorra solo perchè incendiano le immondizie sotto casa ?
E cosa dire allora dei politici che non hanno fatto nulla per risolvere il problema.
Piuttosto non sono allora i politici dei mafiosi?

Naturalmente in questa repubblica delle banane non ci sono mai i responsabili.
Ma la colpa è dei politici, perchè togliere i rifiuti dalle strade è un compito che spetta alle istituzioni pubbliche.

Il problema dello smaltimento rifiuti in Campania è ormai simbolo della profonda crisi della repubblica.
L'emergenza rifiuti, in Campania, è un problema mai risolto di almeno 14 anni, e visto che destra, sinistra e centro sono tutte accomunate da una incapacità e inadeguatezza nel gestire il problema si può sostenere che il sistema repubblicano proprio non funziona.

Siamo di fronte allo sfracello organizzativo di natura politica, all’incapacità delle classi dirigenti. La repubblica non ha fatto il suo dovere, ha venduto illusioni per creare attorno a se clientelismo e distruggendo il nostro paese.

Cosa serve lo stato repubblicano se non risolve i problemi degli italiani?

giovedì, maggio 17, 2007

Auto blu : privilegi repubblicani


Analizzando il parco auto presso Stato, Regioni, Province, Comuni, Municipalità, Comunità montane, Enti pubblici, Enti pubblici non economici e Società misto pubblico-private l'associazione che tutela gli interessi dei contribuenti italiani ha scoperto che in Italia ci sono circa 574.215 “auto blu” mentre negli USA 73.000, Francia 65.000, Regno Unito 58.000, Germania 54.000, Turchia 51.000, Spagna 44.000, Giappone 35.000, Grecia 34.000 e Portogallo 23.000.

Già diverse volte la destra e sinistra hanno fatto accorati appelli per l’abbattimento delle spese delle auto blu, ma le buone intenzioni non sono approdate da nessuna parte.
Anzi… dal 2001 al 2006, la voce «noleggio di automezzi» nel bilancio delle spese che gravano sulle casse dello Stato ha visto un’impennata da 28 a 140 milioni di euro, pari a un aumento reale del 357%.
Sembra che il parco dell'auto blu è triplicato in due anni passando da 198.596 a 574.215 unità, attribuendo al nostro paese un primato mondiale.

Se si ipotizza un costo medio annuo di un autista di circa 20.000 euro ed un consumo giornaliero medio di benzina di 30 euro + 5 euro di pedaggi autostradali moltiplicando per 250 giorni l'anno (esclusi festivi) le 574.000 autovetture si ottiene circa 16,5 miliardi di euro, cioè una cifra simile a quella dell'ultima finanziaria, che si attestava a circa 40 mld di euro.
La smetti la classe politica repubblicana di parlare di rigore e di tesoretto.
E' uno scandalo.

Di fronte a questi dati si rimane sgomenti anzi si teme chissa cosa ci sia ancora di nascosto.
Ma ci rendiamo conto?
La classe politica (tutta) dovrebbe vergognarsi e porre rimedio ad un simile spreco.

Inoltre gli organi di informazione non servono, infatti ricordate qualche mese fa quando venne sollevato lo scandalo delle pensioni degli ex parlamentari?
E’ successo qualcosa? Nulla. Tutto continua come prima anzi peggio.

Pochi giorni fa bertinotti aveva detto che la politica costa ma che non si deve esagerare.
Bene. Cosa ne pensa il presidente della camera comunista delle auto blu?

Cambiano i governi, cambiano i ministri, i sottosegretari, i portaborse e chi più ne ha più ne metta, ma i privilegi rimangono sempre gli stessi.
La colpa è della repubblica!

Alla fine una domanda :
Ma c'è qualche politico che va a piedi ?


L'Italia ha il record mondiale di vetture di servizio

Mettendole in fila si arriverebbe da Roma a Mosca

Un conto è l’auto, che non è più blu ma sempre più spesso grigia, ed un altro conto sono gli optional. Che lo Stato (o gli enti locali) come i privati devono pagare a parte. Colori «speciali», sirene, lampeggianti, e per le auto «di servizio» delle forze dell’ordine anche scritte e bande adesive: per tutto c’è un prezzo.

Ad esempio, personalizzare una vettura con i cosiddetti «colori di istituto», dal blu «ministeriale» al rosso dei Vigili del fuoco, al verde «militare», in base ai listini della Consip (l’agenzia del Tesoro che si occupa di effettuare le gare tra i vari fornitori, e quindi di acquistare le auto di Stato) costa tra i 330 ed i 400 euro. Più o meno come la vernice metallizzata per l’auto di un normale cittadino privato. La personalizzazione della vettura, con scritte, scudetti grandi e piccoli, e bande adesive rifrangenti (sulle fiancate, il cofano, il lunotto, ecc.) fa invece aumentare di altri 630 euro la fattura finale. Dotare l’auto di sirene e lampeggianti occorrono invece cifre ben più alte, che si avvicinano a quelle di un impianto di aria condizionata: in questo caso i «pacchetti» offerti oscillano tra i 1.090 ed i 2.090 euro. Nel primo caso si può avere batteria «potenziata» (necessaria per far funzionare gran parte degli accessori), faro stroboscopico, sirena bitonale, tappetini in gomma ed estintore da 2 kg. Nel secondo caso invece la dotazione, che riguarda soprattutto le vetture delle forze dell’ordine, prevede l’aggiunta di fari esterni orientabili, la predisposizione per la ricetrasmittente compresa antenna e comandi vari.

Per le auto «di rappresentanza», le grandi berline destinate a ministri, sottosegretari, big del Parlamento, sindaci ed assessori vari, gli accessori non cambiano molto e prevedono anche qui la super-batteria, il faro flash stroboscopico «a profilo aerodinamico e supporto magnetico per installazione amovibile», sirena bitonale nascosta sotto il cofano, tappetini ed estintore «completo di staffe, solidamente installato nel portabagagli o eventualmente in altra posizione da concordare con l’amministrazione». Il tutto per 1400 euro in più. \ Fanno status e tutti le vogliono, dal ministro che magari la preferisce tedesca e superaccessoriata all’ultimo dei dirigenti, che la usa anche per fare la spesa con la moglie o per mandare una semplice lettera da un capo all’altro della città. Se le mettessimo tutte in fila, una davanti all’altra, la riga disegnata sulla carta geografica partirebbe da Roma e terminerebbe 400 chilometri più a Est di Mosca. Mentre in strada possono arrivare a formare un unico serpentone lungo 2.756 chilometri che da Roma arriva addirittura a Lisbona. I costi di gestione valgono una mezza Finanziaria, altrettanto il loro acquisto. Mentre per il loro lavaggio occorre requisire addirittura una diga.

Primato mondiale
Se queste cifre sembrano esagerate è solo perché è assolutamente esagerato il numero delle «auto blu» che circolano in Italia. Secondo le stime di Contribuenti.it, che negli ultimi due anni ha battuto a tappeto l’intero Paese, oggi le autovetture «blu» assegnate d’ufficio a politici, amministratori e dirigenti pubblici sono addirittura il triplo rispetto a due anni fa: ovvero 574.215 anziché 198.596. Numeri da record del mondo o solamente cifre un poco sovrastimate? «Se consideriamo che solo le auto dell’apparato statale sono all’incirca 200 mila e a queste aggiungiamo quelle di Comuni, Province, Comunità montane, consorzi, enti ed aziende pubbliche - risponde il direttore dell’associazione Vittorio Carlomagno - vediamo che si arriva esattamente a questa cifra. Il problema è che in Italia negli ultimi tempi gli amministratori pubblici, approfittando del federalismo e del decentramento dei poteri, hanno proprio superato ogni limite».

Una coda infinita
Le nostre 547 mila e passa autovetture pubbliche, se raffrontate alle 73 mila degli Usa, le 65 mila della Francia o le 54 mila della Germania, sono davvero tante. Ed a cascata producono altri numeri da paura. Calcolando una lunghezza media di 4 metri e 80 (misura a metà strada tra un’Alfa 159 ed un’Audi A8) se per assurdo le mettessimo tutte in fila in linea andremmo da Roma a Mosca ed anche oltre, oppure da Madrid ad Ankara. Impilate una sull’altra formerebbero invece una «torre» alta 862 chilometri, 97 volte l’Everest, 1.694 volte la quota del grattacielo più alto del mondo, il «Financial center» di Taipei. E poi non parliamo del parcheggio, dramma quotidiano di ogni italiano: messe in bell’ordine berline, station wagon e supercar occupano all’incirca 746 ettari, l’equivalente di 1065 campi da calcio, oppure dell’intera isola di Ponza. Per produrle una fabbrica come quella dell'Alfa Romeo di Pomigliano dovrebbe lavorare ininterrottamente per quasi 4 anni. Mentre per rifornirle di benzina (diciamo 30 euro di pieno al giorno?) se ne vanno all’incirca 3,2 miliardi di litri di benzina all’anno. Il che significa che oltre 2000 delle 24 mila pompe attive in Italia dovrebbero lavorare in esclusiva per loro.

Un esercito di autisti
Se la logica è quella di un autista per vettura per farle circolare tutte e 574 mila occorre aver a disposizione una «squadra» che corrisponde all’intera popolazione di una provincia grande come quella di Taranto, bambini ed anziani compresi. Se invece ci allarghiamo un poco e calcoliamo 1 autista e mezzo per vettura, arriviamo a quota 861 mila, che corrispondono agli abitanti di Torino o dell'intera provincia di Genova. Un vero esercito, più grande di quello turco che (tanto per fare un altro esempio) conta «appena» 680 mila effettivi. Anche la voce pulizia ha il suo peso: per lavare a mano, all’incirca 50 volte l'anno, tutte e 574.215 queste auto si consumano ben 11,4 milioni di metri cubi d'acqua. Un vero e proprio fiume. O se vogliamo la metà della capienza attuale di una grande diga come quella di Ridracoli, che assicura l'acqua ad un milione di romagnoli e a tutti i turisti della riviera. Non parliamo poi di schiume e detersivi e del loro potere inquinante.

La spesa? Una mezza Finanziaria
Costi funzionamento, noleggi o spese per l’acquisto, non sono meno mostruosi. Senza calcolare tassa di possesso e assicurazione, solo per gli autisti (che per cautela paghiamo come un impiegato, ovvero 25 mila euro l’anno), il pieno (30 euro al giorno) ed i pedaggi (5 euro di media al giorno) la spesa annua ammonta a 18,23 miliardi di euro. In pratica una mezza Finanziaria. Se queste autovetture fossero tutte prese a nolo (contratto tutto compreso per due anni, come prevedono le convenzioni della Consip, l’agenzia del Tesoro che cura gli acquisti collettivi per la pubblica amministrazione) partendo dai 1.125 euro al mese indicati per una Bmw 525D si arriverebbe a spendere 7,9 miliardi l'anno.

Mentre per comperarle, partendo dai 36.200 euro spuntati dalla Consip per una Lancia Thesis 2.4 Jtd con cambio automatico, si arriverebbe a quota 20,7 miliardi di euro. Numeri esagerati? Forse. Allora dimezziamoli: i conti restano comunque altissimi, sia quelli di acquisto che quelli di gestione, e suggeriscono una sola cosa: che bisogna tagliare. Con più decisione di quanto si sia fatto in passato, quando Luigi Cappugi, in qualità di consulente del governo Berlusconi, arrivò a suggerire di usare i taxi ed in contemporanea di dimezzare il parco pubblico per risparmiare almeno 4,8 miliardi di euro l’anno, e poi la sua proposta cadde nel vuoto; e di quanto si sta facendo oggi. Non è un mistero infatti che, nonostante il giro di vite impresso a tutte le spese dal nuovo governo, i risultati stentino ad arrivare.

Basta vedere cosa succede al ministero dell’Economia, in prima fila della battaglia del rigore, la cui spesa per auto blu (in base ad indiscrezioni sui calcoli fatti dalla Ragioneria) è scesa da quota 1,176 milioni del 2004 ai 535 mila euro previsti per il 2007, con un taglio di 416 euro nel 2006 e di appena 43 mila quest’anno.


lastampa

martedì, maggio 15, 2007

Napolitano contro Regno Unito e Francia

Non capisco come napolitano possa permettersi di muovere aspre critiche all’indirizzo dei paesi che non hanno ancora ratificato la Costituzione europea.
Come avevo già scritto in questo post, un capo di stato deve sempre essere molto prudente, in particolare in tema di politica estera, anche perchè non mi risulta che il presidente della repubblica abbia poteri di indirizzo in politica estera.

Il presidente della repubblica italiana - dicendo che "da parte del Regno Unito c'è un atteggiamento “scandaloso” e che la Francia non è sufficientemente coraggiosa - dimentica che con un referendum i francesi hanno rifiutato la Costituzione europea, e che nella società britannica c'è un'avversione largamente diffusa nei confronti dell'Europa.
Il presidente napolitano ignora il più banale principio democratico che quel trattato è stato bocciato da milioni di cittadini europei, ed è molto grave la mancanza di rispetto della scelta di altri popoli europei.

Inoltre in Italia l’entusiasmo europeo è imposto ed amplificato dalla classe politica e dalla grande imprenditoria, ma in realtà gli italiani non sono molto soddisfatti anche perchè con l'entrata in vigore dell'euro tutti sono diventati più poveri.

C'è il grosso problema politico se sia preferibile giungere all'Unione Europea via referendum popolare o via parlamentare, se sia meglio procedere dall’alto verso il basso o viceversa.
Il metodo parlamentare mi sembra una scorciatoia che avvalora la tesi del deficit di legittimità del sistema istituzionale europeo.
Forse solo un referendum popolare può garantire la democrazia in europa e secondo me il trattato europeo dovrebbe comunque sempre passare al vaglio del corpo elettorale.
Purtroppo in Italia succede esattamente l'opposto.

Inoltre diciamo la verità.
Il Trattato europeo è un farraginoso trattato inter-governativo, intricato di diritti e regole, espressione dell'establishment degli "europeisti corretti", in totale dispregio del costituzionalismo liberale.

No a questa UE.
W l'Europa delle Patrie.

giovedì, maggio 10, 2007

Sondaggio sulla repubblica francese

Secondo questo sondaggio, oltre la metà dei francesi, per l'esattezza il 54%, giudicano "cattivo" l'operato del presidente Chirac.
Ancor più clamoroso è che appena il 2% considera "molto buona" la sua presidenza.

Quest'ultimo sondaggio francese conferma che il sistema repubblicano non funziona bene, perlomeno perchè al termine dei mandati presidenziali i cittadini si dimostrano quasi sempre insoddisfatti.
Non è un pò da masochisti continuare a sperare che il prossimo presidente sia meglio dei precedenti?

Non è forse meglio la Monarchia?
Parigi
FRANCIA: PRESIDENZA CHIRAC BOCCIATA DAL 54% DEI FRANCESI

Piu' di meta' dei francesi bocciano i 12 anni di Jacques Chirac all'Eliseo. Da un sondaggio dell'istituto Bva, emerge che il 54% e' critico sull'operato del presidente uscente, con un 40% che lo giudica "negativo" e un 14% "molto negativo". Solo il 42% parla di una "buona" presidenza e appena il 2% di una presidenza "molto buona".
I momenti topici della permanenza di Chirac all'Eliseo sono considerati il ballottaggio vinto su Jean-Marie Le Pen alle presidenziali del 2002, l'opposizione alla guerra in Iraq e la vittoria del no nel referendum di due anni fa sul Trattato costituzionale europeo.

larepubblica

mercoledì, maggio 09, 2007

giornata della memoria delle vittime del terrorismo


L'istituzione della giornata della memoria delle vittime del terrorismo è giusta, ma come mai nel governo attuale ci sono ex terroristi pregiudicati che fanno i sottosegretari ?
Perchè lo stato repubblicano ha concesso la libertà vigilata ad alcuni terroristi, come la balzerani processata e condannata a sei ergastoli?
Come mai si permette ad alcuni ex terroristici di parlare alle università italiane?
Non c'è una profonda contraddizione tra questa legge, che istituisce la giornata della memoria delle vittime del terrorismo, con alcune azioni del governo?

E così che si rispettano le vittime ?

Per ricordare e difendere le vittime del terrorismo non basta istituire giornate del genere, ma piuttosto uno stato dovrebbe scoprire gli autori e soprattutto i mandanti degli atti terroristici per assicurarli alla magistratura.
Purtroppo non è così, ancora adesso non si conosce i colpevoli di molti stragi ed omicidi terroristici.

Ho l'impressione che questa legge più che ricordare serve per nascondere le incapacità ed inefficienza dello stato repubblicano.

Se nel nostro paese non si apre una seria e profonda discussione su perchè in Italia si sviluppò il terrorismo questa giornata della memoria è inutile.

Che senso ricordare le vittime del terrorismo senza condannare i colpevoli e capire perchè avvenne ciò ?

Moro: dall'anno prossimo il 9 maggio sara' 'giorno della memoria'

ROMA - A partire dal prossimo anno la data dell'assassinio di Aldo Moro, che cade il 9 maggio, diverra' 'giorno della memoria' dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. L'istituzione di una giornata dedicata al ricordo di queste ultime e' sancita da una legge apposita, da pochi giorni approvata dal Parlamento con larghissimo consenso. Il Presidente della Repubblica, che ha richiamato gli impegni che scaturiscono da tale legge, in occasione del 29esimo anniversario della morte dello statista ha ricevuto al Quirinale i familiari della vittima. (Agr)

ilcorrieredella sera

martedì, maggio 08, 2007

La Regina d'America



















La visita della Regina Elisabetta II negli Stati Uniti evidenzia la superiorità della Monarchia sulla repubblica.
La Regina, visitando i primi insediamenti inglesi nel nuovo continente, unisce gli americani agli inglesi, tocca i cuori degli americani.
Infatti solo un Sovrano è la figura umana di un popolo, solo un Sovrano ha la forza di comprendere la memoria collettiva di un popolo, solo un Sovrano ha la capacità di unire più popoli.

In fondo dopo oltre due secoli dalla rivoluzione coloniale del 1776, negli Stati Uniti c'è una nostalgia della Monarchia.
Le speciali relazioni diplomatiche tra Gran Bretagna e Usa non è dovuta solo alle comuni radici della civiltà e del diritto, bensì anche al fascino discreto della monarchia.

I presidenti vanno e vengono ma Sua Maestà rimane.
Per me, sull'argomento del vasto regno anglofono, la visita della regina in America invoca la nostra più antica mitologia e ci fa sentire come un unico popolo nel mondo inglese; la regina stessa contiene le mistiche corde della nostra memoria collettiva, nel modo che nessun altro essere umano potrebbe fare.
Sono spariti i pregiudizi nazionali quando gli Americani sentivano uno speciale legame alla mia regina. In questi momenti siamo collegati uno all'altro, e a me piacerebbe che rimanga così.


tradotto da
The Monarchist: AMERICA'S QUEEN

venerdì, maggio 04, 2007

Anniversario dell'Esercito Italiano



146° Anniversario dell'Esercito Italiano

Il 4 maggio 1861 un provvedimento del Ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell'Armata Sarda e la nascita dell'Esercito Italiano.

Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda.

Firmato Manfredo FANTI, Ministro della Guerra.

Ma la storia del nostro Esercito ha radici molto più lontane, ricordiamo ad esempio la data del 18 aprile 1659, quando il duca Carlo Emanuele II di Savoia, volendo disporre di militari addestrati e pronti all'impiego, indisse un bando per il reclutamento di 1.200 uomini da inquadrare in un reggimento detto "delle Guardie".
Questo evento segnò il passaggio dalle milizie di ventura alle unità permanenti, organismi propri dello Stato. Il reggimento "delle Guardie" fu, dunque, il primo reparto permanente d'Europa, precursore dell'attuale Esercito di professionisti.

Ulteriori informazioni:
Nascita dell'Esercito Italiano

mercoledì, maggio 02, 2007

Quirinale repubblicano


Per mantenere il Quirinale gli italiani sborsano una somma quattro volte superiore al capitolo di spesa per Buckingham Palace. I dipendenti sono pagati il doppio rispetto a quelli della Regina d'Inghilterra, le spese sono cresciute in 10 anni del 61%. (senza tener conto della inflazione).

Il confronto con i costi degli altri stati è disarmante, gli sprechi della repubblica italiana non hanno limiti a partire dal quirinale.
Mentre nel Regno Unito si sa tutto sui costi della Famiglia Reale, in Italia quelli della repubblica sono top secret.
In tema di trasparenza, guardare gli inglesi c’è da impallidire. La Regina pubblica i bilanci su internet e non solo li fa certificare da KPMG.( royal.gov.uk )
Un atto di estrema onestà e trasparenza, che purtroppo non viene replicato nella nostra amata repubblica.

La disgustosa speculazione repubblicana ha fatto credere ai cittadini che la repubblica era giusta anche perchè "era tempo di finirla con i Re che sbafano sulle spalle dei lavoratori".
In realtà la repubblica costa molto di più della monarchia e che è la repubblica che succhia sul sudore del Popolo!
Altro che rigore e trasparenza.
La repubblica trasforma in spreco tutto ciò che tocca, ed anche il Quirinale è diventato un lusso eccessivo. c'è uno spreco sbalorditivo dei soldi degli italiani.

I costi del Quirinale sono sbalorditivi, e' impensabile che nella situazione economica in cui versa l'Italia, in cui la stessa sussistenza di milioni di persone e' minacciata dalla crisi economica, possano essere spese simili cifre per il mantenimento dell'apparato del presidente della repubblica.

Inoltre è opportuno ricordare che nel Regno d'Italia i costi della Monarchia, facendo i dovuti calcoli, erano di venti volte inferiori; lo stesso Re Vittorio Emanuele III non volle mai aumentare il suo appannaggio nei 46 anni in cui regno.

Trovo sgradevole che non ci sia una scusa o spiegazione dell'oblio che c'è stato finora da parte della repubblica sui costi del quirinale.
Perchè questo silenzio?

Il 2 maggio esce nelle librerie: ecco una sintesi
Dai dipendenti ai giardini. I costi del Colle
Libro-inchiesta dei giornalisti del Corriere: spese cresciute del 61% in 10 anni, fermo lo «stipendio» del Presidente

ROMA — Giorgio Napolitano non ha mai messo i cappellini della regina Elisabetta. Dio lo benedica. Non ha un marito gaffeur come il principe Filippo che a una donna cieca col cane guida che vedeva per lei disse: «Lo sa cara che ci sono cani che mangiano per le anoressiche?». E Dio lo benedica. Preferisce i babà del caffè Gambrinus alle cakes di patate, frutta secca e pancetta affumicata. E Dio lo benedica. Sulla trasparenza, però, Dio salvi la regina. La quale ha messo on line tutti i suoi conti: tutti. Precisando quanto spende per questo e quanto spende per quello fin nei dettagli. Fino all'ultimo centesimo. Da noi no: segreto. Il bilancio del Quirinale è vietato ai cittadini. (…) O meglio, alcuni dati generici il Colle li ha dati. Per la prima volta, come se volesse farsi britannicamente carico dei nomignoli di «Sir George» e di «Lord Carrington» che si trascina da una vita, il presidente ha deciso, nel gennaio del 2007, di render note le «fondamentali scelte contenute nel bilancio interno». (…) La fitta coltre di nebbia sui costi della Presidenza, però, è stata appena scalfita. (…) Tutto pubblico, in Gran Bretagna.

Su Internet: www.royal.gov.uk/output/page3954.asp. Con 33 pagine ricche di dettagli sulle tabelle entrate-uscite dedicate alla prima voce, 54 alle residenze, 33 ai viaggi. Sei un cittadino? Hai diritto di sapere che i dipendenti a tempo indeterminato a carico della Civil List alla fine del 2005 erano 310, cioè 3 in più rispetto all'anno prima. Che la regina ha avuto regali ufficiali per 152.000 euro. Che nelle cantine reali sono stoccati vini e liquori «in ordine di annata», per un valore stimato in 608.000 euro. Che le uniformi del personale sono costate 152.000 euro e «catering e ospitalità» 1.520.000. Che sul volo di Stato numero tale, il giorno tale, in viaggio da qui a lì c'erano i passeggeri Tizio, Caio e Sempronio. La convinzione democratica che chi sta ai vertici del potere abbia il dovere (non la facoltà: il dovere) di rendere conto del pubblico denaro è talmente radicata che una tabellina indica, con nome e cognome, lo stipendio dei massimi dirigenti. Sappiamo quindi che la busta paga di Lord Chamberlain (Richard Luce fino all'11 ottobre del 2006, poi William Peel) è stata di 97.000 euro, quella del segretario particolare della regina Robin Janvrin di 253.000, quella del responsabile del Portafoglio privato Alain Reid di 276.000, quella del Maestro di Casa David Walker 191.000 euro. E da noi? Boh... (…)

Certo è che i costi, stando all'unica fonte a disposizione (la comunicazione annuale con cui il Quirinale informa il governo di aver bisogno di «tot soldi» senza spiegare nulla su come vengano spesi) hanno continuato inesorabilmente a lievitare senza che mai sia stato segnalato un taglio e senza che mai sia stata fornita una risposta alle richieste di aggiornamento dei dati conosciuti e mai smentiti. Ci sono ancora 71 alloggi a disposizione dei massimi dirigenti e dei collaboratori più stretti? I cavalli della ex Guardia del re sono ancora 60? (…) Dall'altra parte, in Inghilterra, la regina ha deciso di fornire ai cittadini non solo tutti i particolari del bilancio ma di far certificare questo bilancio dalla Kpmg. (…) Altra cultura.
Un giorno di qualche anno fa, per dire, il governo inglese si accorse che la Civil List aveva calcolato un'inflazione (7,5%) più alta di quella poi effettivamente registrata, col risultato che la famiglia reale aveva ricevuto 45 milioni di euro in più. Bene: Tony Blair e il cancelliere dello Scacchiere Gordon Brown, come riportarono tutti i giornali, decisero il congelamento dell'appannaggio per andare al recupero dei soldi. Invitata a «dimagrire», Elisabetta II ha preso l'impegno molto sul serio. Taglia di qua e taglia di là, per fare un solo esempio, a Buckingham Palace ci sono oggi 6 centralinisti a tempo pieno. La metà di quelli assunti dalla Asl di Frosinone nella tornata del dicembre del 2002. (…) Gli operai (falegnami, tappezzieri, orologiai...) impegnati nelle manutenzioni di Buckingham Palace sono in tutto 15, compreso il supervisore. Va da sé che la situazione finanziaria è letteralmente rifiorita. (…) Nel 1991-1992 la spesa pubblica per la Corona era di 132 milioni di euro, oggi è sotto i 57 milioni. Un taglio radicale. E il Quirinale? Negli ultimi anni, una sola voce è rimasta uguale: la busta paga del capo dello Stato. Che a partire da Enrico De Nicola, che non toccava gli 11 milioni di lire l'anno di indennità, è ancora praticamente la stessa. (…)

Intorno a lui, però, il Palazzo si è gonfiato e gonfiato e gonfiato negli anni senza che neppure Ciampi, che del risanamento dei conti pubblici e della sobrietà aveva fatto una ragione di vita riuscisse a fare argine. Eppure il nostro amatissimo Carlo Azeglio, già nel febbraio del 2001, aveva sotto gli occhi una fotografia nitida della situazione. Il rapporto del comitato che lui stesso aveva voluto subito dopo l'insediamento e guidato da Sabino Cassese. Le 49 pagine, allegati compresi, non furono mai rese note. E si capisce: le conclusioni, fra le righe, non erano lusinghiere. Nonostante i paragoni non fossero fatti con la monarchia inglese ma con la presidenza francese e quella tedesca.
Al 31 agosto del 2000 il personale in servizio da noi era composto da 931 dipendenti diretti più 928 altrui avuti per «distacco», per un totale di 1.859 addetti. Tra i quali i soliti 274 corazzieri, 254 carabinieri (di cui 109 in servizio a Castelporziano!), 213 poliziotti, 77 finanzieri (64 della Tenenza di Torvajanica, che è davanti alla tenuta presidenziale sul mare sotto Ostia, e 14 della Legione Capo Posillipo), 21 vigili urbani e 16 guardie forestali, ancora a Castelporziano. Numeri sbalorditivi.
Il solo gabinetto di Gaetano Gifuni era composto da 63 persone.
Il servizio Tenute e Giardini da 115, fra cui 29 giardinieri (…) e 46 addetti a varie mansioni.
Quanto ai famosi 15 craftsmen di Elisabetta II, artigiani vari impegnati nella manutenzione dei palazzi reali, al Quirinale erano allora 59 tra i quali 6 restauratrici al laboratorio degli arazzi, 30 operai, 6 tappezzieri, 2 orologiai, 3 ebanisti e 2 doratori. (…) Nel rapporto si sottolineava che la presidenza tedesca, dai compiti istituzionali simili, aveva dimensioni molto più contenute: 50 addetti alle tre direzioni organizzative, 100 ai servizi logistici e di supporto e 10 agli uffici degli ex presidenti. Totale: 160. Cioè 29 in meno dei soli addetti alla sicurezza di Castelporziano.

Quanto all'Eliseo, il confronto era almeno altrettanto imbarazzante: nonostante il presidente francese abbia poteri infinitamente superiori a quello italiano, aveva allora (compresi 388 militari) 923 dipendenti. La metà del Quirinale. E infatti costava pure quasi la metà: 86 milioni e mezzo di euro in valuta attuale, contro 152 e mezzo.
Per non dire del confronto, umiliante, con la presidenza tedesca che sulle casse pubbliche pesava per 18 milioni e mezzo di euro: un ottavo della nostra. (…) Eppure, dopo quella denuncia interna sull'elefantiasi della struttura, non solo sono aumentati perfino i corazzieri ma il personale di ruolo è salito (…) a 1.072 persone. E ancora più marcato è stato l'aumento sul versante del «personale militare e delle forze di polizia distaccato per esigenze di sicurezza del presidente e dei compendi»: poliziotti, carabinieri e uomini di scorta vari sono 1.086. Cioè 382 in più rispetto a dieci anni fa. Con un balzo del 54%. Fatte le somme: nelle tre sedi rimaste in dotazione alla presidenza dopo la cessione alla Regione Toscana della tenuta di San Rossore, e cioè il Colle, Castelporziano e Villa Rosebery a Napoli, lavorano oggi 2.158 persone. Il doppio, come abbiamo visto, di quelle impiegate dalla corte inglese o dall'Eliseo. (…)
Col risultato che il solo personale costa oltre 160 milioni di euro. Pari, grossolanamente, a una busta paga pro capite di oltre 74.000 euro. Il doppio dello stipendio di uno statale medio. E il doppio di un dipendente della regina. I numeri più ustionanti, tuttavia, sono quelli assoluti.
La «macchina» del Quirinale costava nel 1997 «solo» 117 milioni di euro. Dieci anni dopo ne costa 224 (più altri 11 milioni che arrivano al Colle da «entrate proprie quali gli interessi attivi sui depositi e le ritenute previdenziali»). Un'impennata del 91%. Si dirà: c'è stata l'inflazione. Giusto. Fatta la tara, però, l'aumento netto resta del 61%. Per non dire del paragone con vent'anni fa. Sapete quanto costava la presidenza della Repubblica nel 1986? In valuta attuale meno di 73 milioni e mezzo di euro. Il che significa che in vent'anni la spesa reale, depurata dall'inflazione, è triplicata. Mentre lassù in Gran Bretagna veniva più che dimezzata. Col risultato che oggi Buckingham Palace costa un quarto del Quirinale.

ilcorrieredellasera

martedì, maggio 01, 2007

Repubblica turca



Il supremo tribunale ha accolto la tesi dell'opposizione parlamentare secondo la quale non era presente un numero sufficiente di deputati e la Corte Costituzionale Turca ha dichiarato invalida la prima votazione per l'elezione presidenziale, facendo sprofondare la Turchia in una crisi politica.

Il portavoce del governo ha annunciato che la candidatura del filoislamico Gul sarà riproposta.

Il governo e l'opposizione sono favorevole alle elezioni anticipate, ed in questo caso il presidente uscente Ahmet Necdet Sezer rimarrebbe come capo dello Stato ad interim fino a quando il nuovo parlamento non avrà scelto il suo successore.

Non solo la Turchia sprofonda in una profonda crisi politica, ma il clamoroso annullamento delle votazione presidenziale dimostra ancora una volta che la repubblica, invece di unire, divide i cittadini.


La repubblica divide.
La Monarchia unisce!


I giudici hanno deciso a larghissima maggioranza
Turchia: annullato il voto presidenziale
Aperta via a elezioni anticipate dalla decisione delle Corte Costituzionale di annullare il primo turno dello scrutinio

ANKARA - La Corte costituzionale turca ha annullato il voto del primo turno delle elezioni presidenziali. I giudici hanno deciso a larghissima maggioranza (9 contro 2) che per l'elezione del nuovo presidente della repubblica sarebbe stato necessario raggiungere il quorum dei 2/3 dei votanti. Il vicepresidente della corte costituzionale Hasim Kilic ha detto che la corte ha accolto l'appello dell'opposizione laica, che aveva fatto ricorso affermando che nella prima votazione da parte del parlamento per l'elezione del capo dello stato, in cui l'attuale ministro Abdullah Gul non era riuscito ad avere la maggioranza qualificata richiesta, mancava il numero legale. Gul è il candidato del partito di radici islamiche Akp.
Il primo ministro Tayyip Erdogan potrebbe ora proporre un diverso candidato per la massima carica dello Stato, ma molti osservatori ritengono che la soluzione più probabile sarà l'organizzazione di elezioni anticipate (che probabilmente avranno luogo a fine giugno inizio luglio) per cercare di far calare la tensione politica.

I FATTI - Il primo turno del voto presidenziale aveva innescato un'aspra crisi fra l’esercito e il governo, accusato di mettere a repentaglio il principio della laicità, in vigore nel Paese. Venerdì scorso, nel primo turno di voto, 361 deputati erano presenti in aula. Il Chp, maggiore partito d'opposizione, aveva boicottato la seduta e presentato ricorso alla Corte costituzionale. Dei 361 deputati presenti, 357 avevano votato in favore del candidato unico, il ministro degli esteri Abdullah Gul, designato dal filoislamico Akp. Gul avrebbe dovuto passare al terzo turno quando per l'elezione è sufficiente la maggioranza assoluta di 276 voti. I militari si erano espressi in maniera forte per la laicità dello stato e domenica, a Istanbul, oltre un milione di persone era sceso in piazza per difendere i valori di Ataturk. Anche le manifestazioni per il primo maggio si sono trasformate in espressioni di dissenso verso la scelta di Gul come candidato presidente.

GOVERNO FAVOREVOLE A ELEZIONI ANTICIPATE - Il governo turco, dopo il proniciamento della Corte Costituzionale, è pronto a tenere delle elezioni legislative anticipate dopo l'annullamento dello scrutinio presidenziale deciso oggi dalla Corte costituzionale. Lo ha detto il portavoce governativo Cemil Cicek. «Noi siamo favorevoli ad anticipare la data delle elezioni e a farle nel più breve tempo possibile», ha detto Cicek ai giornalisti al termine del consiglio dei ministri.
Il primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha convocato una riunione dei massimi dirigenti del suo Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp, di ispirazione islamica) al governo della Turchia.
Senza dire quando potrebbero tenersi le elezioni politiche, ora previste per il prossimo 4 novembre, Cicek ha sottolineato che la sola condizione posta dall'Akp è un emendamento della costituzione che abbassi l'età di elegibilità dei deputati dagli attuali 30 ai 25 anni.

ilcorrieredellasera

mercoledì, aprile 25, 2007

Riconciliazione repubblicana



Se questa è una riconcilazione .....

In Italia non può esserci una vera riconciliazione perchè la repubblica divide gli italiani !

25 aprile
PRODI, paese verso RICONCILIAZIONE

L'Italia e' sulla via della riconciliazione.
Lo ha detto il premier Romano Prodi a margine della cerimonia dell'anniversario della liberazione.
agi


La manifestazione a Milano per la commemorazione del 25 aprile
Fischi alla Moratti e slogan contro Bertinotti

Dura contestazione in piazza Duomo al discorso del sindaco.

Slogan anche contro Diliberto e la pm Boccassini

La manifestazione del 25 aprile a Milano è finita con un netta spaccatura.
Parte di piazza Duomo ha infatti contestato duramente Letizia Moratti: l'intervento del sindaco di Milano dal palco è stato a tratti sovrastato dai fischi e dai cori della folla che, assiepata sulle transenne, ha gridato: Fascista, vergogna.

Il nucleo della contestazione è venuto proprio dalle prime file di chi ha assistito ai comizi finali in piazza Duomo, mentre sventolavano cartelloni a supporto di Emergency e bandiere rosse.


CONTESTAZIONI ANCHE A BERTINOTTI E DILIBERTO

Gli autonomi hanno urlato Bertinotti e Diliberto servi dei padroni prima scendete in piazza e poi firmate le missioni.


TENSIONE TRA RIFONDAZIONE E CENTRI SOCIALI - Ci sono stati momenti di tensione tra i militanti del centro sociale il Cantiere e il servizio d'ordine di Rifondazione comunista.


STRISCIONE DI SOLIDARIETA' AI BR
Libertà per i compagni. Dai vostri compagni di lotta.


ilcorrieredellasera

La repubblica libera la Balzerani



La libertà condizionale concessa all’ex brigatista rossa incrina la fiducia (già molto scarsa..) fra cittadini e la repubblica.
Volontè (Udc) afferma : Questa sentenza appare basata più su considerazioni politico-culturali che su motivi giuridici.

Appunto la repubblica ha voluto liberare la brigatista!!

Balzerani libera: è bufera

Barbara Balzerani, 57 anni, ex primula rossa condannata a tre ergastoli per il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro oltre al concorso morale negli omicidi di quattro carabinieri, è libera dopo quasi 22 anni di reclusione dal giorno del suo arresto avvenuto il 19 giugno 1985.
La Cassazione ha confermato ieri la sentenza con cui era stata concessa la libertà condizionale all’ex brigatista rossa che quindi non tornerà più dietro le sbarre di Rebibbia. Nei suoi confronti restano ben poche restrizioni come il divieto di abbandonare l’Italia. Alla decisione si era appellato il Tribunale di sorveglianza; l’obiezione erano i mancati «segni di resipiscenza» del passato della Balzerani nel terrorismo. Prima di concedere la libertà vigilata, i giudici di sorveglianza hanno interpellato i parenti di alcune vittime, ma l’unica a esprimere parere favorevole è stata Maria Fida Moro.
Molte le reazioni. Secco il coordinatore di Fi, Sandro Bondi: «Gli italiani faranno non poca fatica a comprendere le ragioni giuridiche e morali della decisione della Cassazione. Si rischia di incrinare la fiducia fra cittadini e magistratura, oltre che tra i diversi poteri dello Stato». Il senatore azzurro Maurizio Sacconi ha detto che la libertà alla Balzerani «è espressione della generosa comprensione politica verso il brigatismo, alimentato da alcuni settori della maggioranza e del Governo. Nonostante il permanere di un pericolo eversivo in Italia e solo in Italia». Gli ha fatto eco Luca Volontè (Udc): «Questa sentenza appare basata più su considerazioni politico-culturali che su motivi giuridici».

ilgiornale

martedì, aprile 24, 2007

Deficit repubblicano



Nel Rapporto annuale 2006 della Bce si legge che l'Italia è uno dei pochi stati dove il rapporto debito pubblico-Pil non è diminuito.
Secondo la BCE si deve evitare atteggiamenti di compiacimento, per assicurare la rapida attuazione del risanamento è indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti concrete e credibili.

L’Unione monetaria europea obbliga l'Italia a tenere a freno deficit e debito accumulato, ma non i cordoni della spesa pubblica, al punto che oltre la metà del prodotto interno lordo se ne va per i mille rivoli delle amministrazioni statali e degli enti locali.
La spesa pubblica italiana continua a correre. Nel 2006 - secondo i dati di Eurostat notificati dal Governo - è salita al 50,1% rispetto al 48,3% del 2005 e al 47,7 del 2004.
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in occasione della riunione Ecofin a Berlino, aveva lanciato l’allarme sulla spesa pubblica affermando che l’obiettivo primario è ridurre la spesa primaria.

Ho l'impressione che per ridurre le spese ci vuole una rivoluzione.
E' la repubblica che ha creato questo enorme deficit pubblico, lo ha fatto quasi scientificamente per occupare tutti i gangli dello stato, per controllare gli italiani e per mantenere il potere.

Purtroppo nonostante i numerosi sacrifici degli italiani, il deficit pubblico dello stato repubblicano è ancora troppo alto perchè le spese (e gli sprechi ...) dello stato repubblicano continuano.

Solo una rivoluzione potrà ridurre le spese dello stato repubblicano !!
Eurostat: deficit/pil italiano al 4,4%. Istat: nel 2007 discesa al 2,3% Bce: «Il debito italiano è il più alto» La Banca centrale europea: «Vanno ridotte le spese. No a un allentamento della politica fiscale»

ROMA - «Il rapporto debito pubblico-Pil dell'area dell'euro è diminuito nel 2006, riflettendo le riduzioni conseguite in gran parte dei Paesi, con le eccezioni rilevanti dell'Italia, divenuto il Paese con il più elevato debito, e del Portogallo». È quanto si legge nel Rapporto annuale 2006 della Bce, in cui si invitano tutti i Paesi di Eurolandia ancora lontani dall'aver risanato i conti a «non sovrastimare il ritmo del risanamento» a causa delle entrate inattese, a non «allentare la politica fiscale» e a procedere, piuttosto, a una «riforma strutturale della spesa» e quindi a una sua «riduzione».

GIU' SPESA, NO CALO TASSE - «Nel 2006 l'evoluzione dei conti pubblici nell'area dell'euro è stata relativamente favorevole. Tale andamento però - si legge nel Rapporto della Banca centrale - è principalmente il risultato della forte crescita del Pil e di entrate in attese, e solo in piccola parte di un reale risanamento dei conti pubblici». Per questo è necessario «accelerare» e dare la giusta lettura al calo di deficit e debito: infatti, «il miglioramento del saldo strutturale del bilancio - si legge nel Rapporto - potrebbe in parte riflettere le predette entrate inattese e sovrastimare pertanto il ritmo di fondo del risanamento». Per la Bce, «è quindi indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti che siano concrete e credibili e assicurarne la rapida attuazione. Queste - si legge nel rapporto - avranno maggiori possibilità di riuscita se saranno basate su una strategia complessiva e credibile di medio periodo, incentrata sulla riduzione della spesa anziché sull'incremento delle entrate». Dunque, bisogna «mettersi al riparo da atteggiamenti di compiacimento», perché «l'atteso proseguimento della congiuntura favorevole nel futuro prossimo deve essere pienamente sfruttato per raggiungere quanto prima posizioni di bilancio solide e una rapida riduzione del debito pubblico». E al fine di evitare che si ripetano gli errori del passato e di prevenire l'insorgenza di squilibri macroeconomici, è essenziale che tutti i Paesi si astengano dall'adottare un orientamento pro-ciclico di allentamento della politica fiscale e si impegnino invece a conseguire posizioni di bilancio solide durante l'attuale ripresa».

EUROSTAT - Il rapporto annuale della Bce arriva dopo la prima notifica sui conti pubblici dei paesi membri da parte dell'Eurostat. Secondo i dati, l'Italia ha chiuso il 2006 con un deficit al 4,4% del Pil e un debito pubblico al 106,8% del Pil. Nella zona euro e nei Ventisette il disavanzo è sceso, rispetto al 2005: in Eurolandia è passato dal 2,5% all'1,6% lo scorso anno, mentre nell'Ue nel suo insieme dal 2,4% all'1,7%. «Nel 2006 - scrive l'Ufficio europeo di statistica - i disavanzi maggiori rispetto al Pil sono stati registrati da Ungheria (-9,2%), Italia (-4,4%), Polonia e Portogallo (entrambi -3,9%) e Slovacchia (-3,4%). Undici paesi hanno invece concluso il 2006 in surplus, in testa Danimarca (+4,2%) e Finlandia (+3,9%). A seguire poi Estonia (+3,8%), Bulgaria (+3,3), Irlanda (+2,9%), Svezia (+2,2) Spagna (+1,8%), Paesi Bassi (+0,6%), Lettonia (+0,4%), Belgio (+0,2%) e Lussemburgo (+0,1%). »In tutto - scrive ancora Eurostat - 22 paesi membri hanno registrato un miglioramento del deficit, rispetto al 2005, solo in 5 stati è stato osservato un peggioramento«.
ISTAT: PREVISIONI 2007 - Contestualmente ai dati Eurostat, l'Istat ha reso noto che l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche si attesterà quest'anno al 2,3%, in calo rispetto al 4,4% del 2006, mentre il debito pubblico scenderà al 105,4 del Pil.

ilcorrieredellasera

lunedì, aprile 23, 2007

Siccità repubblicana



Lo stato dei corsi d’acqua e dei bacini italiani è preoccupante. Il deficit delle precipitazioni nel periodo autunno-inverno si ferma su valori tra il 20 e il 40% inferiori a quelli medi, ma in alcune zone del Nord-Est e del Centro si scende al 50-60% in meno. La neve ricopre un terzo del territorio che imbiancava l’anno scorso. Anche per questo il Po, in tutte e cinque le stazioni di rilevamento, ha una portata di 500 metri cubi al secondo inferiore alla media mentre il lago di Garda è ben al di sotto della media.
http://eurosot.protezionecivile.it/siccitaFinale.pdf

Il cambiamento climatico sta causando una drastica riduzione delle riserve idriche, piove sempre di meno e la temperatura del globo aumenta, ma l’emergenza che scatta ogni anno con l’arrivo del caldo dimostra che le cause sono anche nella cattiva gestione delle nostre risorse idriche.
Insomma il rischio di siccità in Italia è una sciagura naturale ma a ciò si aggiunge l'assoluta incapacità della repubblica.

Infatti che io sappia non ci sono mai stati interventi che blocchino i consumi non necessari, gli sprechi idrici aumentano, non è mai partito un piano per l'uso razionale della risorsa idrica.

Purtroppo in Italia si lavora sempre in emergenza, manca sempre la prevenzione.
E' ormai da anni che il problema fa parte dell'agenda dei governi, ma si è fatto molto poco, se non dire nulla.
Ecco così che sulla siccità l'orientamento dei tecnici è di far scattare lo stato di crisi, anche per fronteggiare la criticità del settore elettrico per l'estate 2007.
L'emergenza rischia infatti di mettere l'Italia in difficoltà nei prossimi mesi, anche sul fronte di un blackout elettrico.

E' ovvio però che lo stato d'emergenza, però non basta, ma servono interventi strutturali.
Uno stato serio e capace dovrebbe varare un piano antisprechi e avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza.
L'acqua è un bene che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, diventa di anno in anno sempre più prezioso e va assolutamente tutelata.




Riunione di tecnici al ministero dello Sviluppo economico
già avviato il programma per il risparmio delle risorse idriche
Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"
Preoccupazione per il livello del Po, mai così basso ad aprile

Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"


ROMA - Italia ad alto rischio siccità: è allarme per i prossimi mesi, anche per le forniture di elettricità. I tecnici che seguono la situazione si sono riuniti, oggi, al ministero per lo Sviluppo economico per fare il punto alla luce del dossier "Emergenza Estate 2006", e sarebbero orientati a chiedere al governo lo stato di crisi, prevedendo anche il contingentamento delle risorse idriche nei prossimi mesi, ma non di quelle ad uso domestico. Una richiesta che trova sponda nel ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Domani chiederò lo stato di emergenza nel corso del Cdm". A pesare sarebbero anche le previsioni delle temperature, sopra le medie stagionali, oltre alla carenza idrica: il lago Maggiore, ad esempio, registra un livello di invaso inferiore di 60 milioni di metri cubi rispetto al 2006. "Lo stato d'emergenza, però, non basta, servono interventi strutturali - continua Pecoraro Scanio - In particolare è necessario varare un piano antisprechi ed avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza".

All'ordine del giorno della riunione di oggi, l'ottimizzazione delle poche risorse a disposizione, con l'ipotesi di "rilasci controllati" che consentano di evitare sprechi e mantenere il più alto possibile il livello del Po, mai così basso ad aprile. Ma anche la predisposizione di misure operative che consentano di ridurre il rischio blackout. Non c'è ancora la dichiarazione di stato di emergenza ma, di fatto, il programma per la razionalizzazione dei consumi idrici è stato già avviato.

Produttori e gestori di energia, Authority e Regioni, Autorità di bacino e Protezione civile, nella riunione di questa mattina hanno ritenuto necessario definire un programma da subito operativo. Perché le previsioni per i prossimi mesi non consentono di recuperare il deficit idrico accumulato in autunno e in inverno e, dunque, il problema della siccità è ormai una realtà più che un rischio.

Il programma prevede quindi che già da ora vengano effettuati dei rilasci controllati di acqua, sia dai grandi laghi sia dagli invasi alpini, in modo da consentire di ripristinare soprattutto il livello del Po. Un ripristino che, in ogni caso, non consentirà di tornare a livelli abituali, visto che ad oggi il grande fiume ha una portata inferiore anche a quella del 2003, quando vi fu la necessità di intervenire pesantemente con la dichiarazione dello stato d'emergenza e il varo di una cabina di regia nazionale per la razionalizzazione delle risorse a disposizione.

Quanto al rischio blackout, sempre secondo quanto si è appreso, gli esperti stanno già studiando le misure necessarie per impedire che un eccessivo utilizzo di energia faccia saltare l'intera rete. Allo studio ci sono due misure: una interna, il distacco delle utenze industriali cosiddette 'interrompibili' (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono pronte ai distacchi) e una esterna, l'acquisto di una maggiore quantità di energia dall'estero.

larepubblica

giovedì, aprile 19, 2007

Fassino chiama Ciampi nel partito democratico

ciampi è stato banchiere, ministro sotto il governo prodi e d'alema, Presidente del Consiglio, presidente della repubblica.
Adesso fassino confida che lo vorrebbe nel nascituro partito democratico.

ciampi : un vero superpartes repubblicano !!

Roma 19/04/2007 09:03
FASSINO AL CORRIERE: NEL NUOVO PARTITO DEMOCRATICO VORREI CIAMPI

Roma, 19 apr. (APCom) - Il segretario dei Ds vorrebbe personaggi come il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel nascituro Partito democratico. Lo confida lo stesso Piero Fassino in un colloquio con il 'Corriere della sera'. Oggi si apre, a Firenze, l'ultimo congresso della Quercia prima della creazione del Pd. Comincia una storia nuova, evoluzione della precedente. E' come quando due persone si uniscono per generare una creatura, che poi diviene autonoma, con una sua identità. Nel nostro caso - spiega Fassino - il generatore è l'Ulivo. Infatti il simbolo resterà, così come faremo le feste della doppia U, Unità e Ulivo. Senza l'alleanza nell'Ulivo non ci sarebbe oggi il partito democratico. Ora passiamo dai Dico al matrimonio". Non è detto, per il leader Ds, che il presidente del nuovo partito debba essere anche il candidato premier. "Questo può essere vero in linea di principio, ma se guardo in Europa vedo esperienze diverse. Ne riparleremo. In questo momento contano tutt'altre cose. Adesso dobbiamo fare bene il Pd". Quanto alla prevista scissione, "Mussi e le sue idee peserebbero di più dentro un grande partito anziché in un piccolo movimento". Compagne e compagni' saranno le prime parole che dirò al congresso", dice Fassino. "Però dirò anche 'amiche e amici', perché intendo rivolgermi ai vecchi compagni di viaggio e ai nuovi". Nella relazione il segretario affronterà anche i temi di attualità come il dialogo per le riforme con Berlusconi e il caso Telecom.

la7

repubblica pubblicitaria

repubblica francese

Il fatto che le elezioni presidenziali francesi ispirano la pubblicità dimostra i limiti del sistema repubblicano.
Infatti significa che la repubblica è in fondo un business, dove la scelta del capo di stato repubblicano è influenzata anche dalla pubblicità, dai soldi, da immagini osè, dai reggiseni sexy, dalla pizza, dai detergenti....
Dai prodotti pubblicitari inevitabilmente si giunge alla ironia, alla mancanza di rispetto per la repubblica.
D'altronde non mancano certi motivi più validi per criticare il sistema repubblicano.

Inoltre c'è anche lo spot di una nota marca di biancheria intima femminile (reggiseno), dove una donna dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, dice : Con me, nessun astenuto.
Visto che secondo i sondaggi il 42% degli elettori è ancora indeciso su chi votare, ho l'impressione che la repubblica francese per diminuire l'astensionismo ha in un certo senso spinto, autorizzato questo spot, o perlomeno si è sola compiaciuta ...

Ripeto : la Monarchia è meglio della repubblica!!

Francia, le elezioni ispirano la pubblicità Dai reggiseni sexy («Con me nessun astenuto») alle «pizzadenziali»: così le presidenziali influenzano gli spot

PARIGI – Dai reggiseni sexy alle assicurazioni, passando per le pizze e i detergenti. In Francia, le elezioni ispirano pubblicitari e aziende che
sfruttano il periodo elettorale per vendere prodotti con slogan presidenziali. In fondo, lo scopo finale è quasi lo stesso e l'ironia non guasta mai.

ASTINENZA - Una nota marca di biancheria intima femminile promuove un reggiseno contro l'astensionismo. La candidata, una modella bionda dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, annuncia: «Con me, nessun astenuto», oppure «finalmente una candidatura ben sostenuta». Efficace.

MOZZARELLA - «Voglio ridare dignità ai funghi, al prosciutto cotto e alla mozzarella» è il programma di una delle quattro candidate della Domino's Pizza che si contendono le "pizzadenziali": pizza regina, pizza margherita, pizza stravagante e quattro formaggi.

BARBA - Tre partiti lottano per l'Eliseo dello yogurt: il Collettivo per i fusi del cioccolato, il Fronte di liberazione dei sapori e l’Unione per la Repubblica dei golosi. Si vota via Internet. Tre candidati si battono per il "No alla dittatura della rasatura tradizionale". Tre stili (free style, rasatura simmetrica e sexy), una marca: lamette Wilkinson.

AIDS - Più seriamente, tutti i principali candidati (salvo Le Pen) si sono prestati a sostenere la campagna di sensibilizzazione per la lotta all'Aids. La foto del presidenziabile è accompagnata da una domanda che non lascia scampo: «Votereste per me se fossi sieropositivo?».

VIDEO - Ikea e Pagine Gialle hanno optato per spot video, diffusi anche via Internet. Il gruppo svedese da ottobre chiede ai francesi di votare Ikea, "per dire sì al cambiamento». L'elenco telefonico si affida invece a spietati imitatori di Royal, Sarkozy e Bayrou, tic e manie incluse. L'assicuratore Maaf infine garantisce a tutti una salute buona, un ambiente sano, più potere d’acquisto, una pensione certa e strade più sicure. Come? Basta sottoscrivere la polizza.

ILCORRIEREDELLASERA

martedì, aprile 17, 2007

Telecom: governo da repubblica banane



Ai microfoni del Tg3, Pier Ferdinando Casini intervenendo nel dibattito sul futuro di Telecom ha detto che l'italia è davvero una repubblica delle banane.

Al contrario di quello che capita negli altri Paesi europei, il governo sta certamente esercitando un’influenza enorme ma non per tutelare i risparmiatori.

Inoltre le Authority devono essere ed apparire tali, se diventano strumento del governo non sono più Autorità indipendenti.



Telecom: Casini, governo da repubblica banane

“C’è un atteggiamento irresponsabile del governo, con ministri in libertà che evocano il cambiamento delle regole mentre questa sorta di trattativa è in corso.

Davvero una repubblica delle banane. Un grande Paese come l’Italia non cambia le regole in corso d’opera e una classe dirigente responsabile si comporta diversamente. Il tutto avviene con la totale noncuranza dei risparmiatori italiani, che sono poi anche quelli che in Telecom investono”.
Ai microfoni del Tg3, Pier Ferdinando Casini interviene così nel dibattito sul futuro di Telecom. “Il governo — prosegue il leader Udc — sta certamente esercitando un’influenza enorme, cosa che non capita in alcun Paese europeo, ma non per tutelare i risparmiatori”. C’è un appunto anche alle Authority: “Penso che anche le Autorità indipendenti dovrebbero riflettere autocriticamente. Non sono il braccio armato del governo, le Autorità indipendenti sono terze: debbono essere ed apparire tali. Quando diventano strumento del governo — conclude Casini — non sono più Autorità indipendenti”.

kataweb

Alta velocità repubblicana



Leggendo un articolo pubblicato su La Stampa si vede che il costo delle linee ferroviarie italiane ad alta velocità è 3-4 superiore a quella di Spagna e Francia, insomma una denuncia della incapacità della repubblica italiana ad essere competitiva con gli altri stati europei.

L'amministratore delegato di FS sostiene che :
- abbiamo vincoli unici al mondo.
- ha contato ben 400 km di nuova viabilità e lavori di adeguamento su altri 700 km (cavalcavia e sottovia, varianti autostradali....).
- ha puntato il dito soprattutto contro vincoli, richieste e prescrizioni di autorità centrali e locali che hanno complottato per far aumentare i costi.

Le cifre lasciano sconcertati: i 564 chilometri di linee ad alta velocità realizzate in Italia hanno avuto un costo medio di 32 milioni al chilometro, contro i 10 pagati dai francesi (1.549 km) ed i 9 degli spagnoli (1.030 km).
Un trend confermato anche per i lavori futuri: le Fs infatti calcolano che i 647 km di nuove linee avranno un costo medio per chilometro di 45 milioni, contro 13-15 dei nostri cugini.

Ma non basta perché poi c’è la ferrovia con le relative opere di contorno e sovrappassi, come pendenza dei cavalcavia del 4% invece del 6 preesistente che aumenta il costo, la permeabilità delle strutture all’acqua per le risaie....

Difronte a questi dati si conclude che lo Stato repubblicano continua a sperperare i soldi degli italiani, i costi dell’alta velocità aumentano rispetto al preventivo e nessuno fa nulla.
Cosa fa la magistratura?
Si perde tempo con le intercettazioni telefoniche per sapere i gusti sessuali di alcuni personaggi, ma non c'è nessuno che difende gli italiani.

Forse l'opera tav potrà anche essere utile, ma rimane il problema che il sistema repubblicano considera le opere pubbliche come modi per arricchirsi e scambiarsi favori tra amici ...

Purtroppo la Tav in Val di Susa è un altro emblema della rapina repubblicana, del continuo esproprio delle nostre tasse.

lunedì, aprile 16, 2007

L'Italia è la repubblica del taroccato

Leggendo questo articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa si apprende che l’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti.

Ma perchè nel titolo di questo articolo La Stampa ha usato il termine regno invece di repubblica?
Eppure in Italia (purtroppo) c'è una repubblica.

La maggior parte dei massmedia italiani sono controllati dal sistema repubblicano, e siamo arrivati al punto di usare il termine "regno" in senso spregiativo oppure per screditare un sistema.

La repubblica è così pura e perfetta che se in Italia c'è qualcosa che non funziona si deve parlare di regno.
Incredibile!



L'Italia è il regno del "taroccato"

La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione

L’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti. La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione Giovanni Kessler. Un fenomeno in costante crescita e che nei primi 6 mesi del 2006 ha portato a 817 arresti, 7mila 702 denunce e 11mila 728 sanzioni amministrative. I sequestri penali, sempre nello stesso periodo, sono stati 10.779, quelli amministrativi 12.283. Complessivamente, nel primo semestre 2006, le operazioni condotte a buon fine dalle Forze dell’ordine nelle diverse fasi del processo economico, dalla produzione fino alla commercializzazione, sono state 79mila 774.

Il giro d’affari stimato dei produttori di falsi in Italia, al 2005, è di tre miliardi e mezzo di euro: tessile, pelletteria e calzature rappresentano una quota del 60%, mentre il resto riguarda beni di consumo, componentistica, software, orologi, cd e dvd. L«industrià della contraffazione è diffusa in tutto il territorio nazionale, con punte particolarmente elevate in Campania, ’specializzatà in abbigliamento, componentistica e beni di largo consumo; in Toscana, nel Lazio e nelle Marche (pelletteria), nelle aree del Nord-Ovest e del Nord-Est (componentistica e orologeria).

Le norme in vigore nel nostro Paese per combattere contraffazioni e pirateria, sottolinea Kessler, sono, »almeno sulla carta«, tra le più avanzate in Europa. Occorre però verificare l’efficacia della legislazione sanzionatoria del consumo consapevole di beni contraffatti »oggi di fatto inapplicata«. Ma sopratutto, l’efficacia di alcune norme rischia di essere vanificata, rileva Kessler, dall’indulto e dalla legge ex Cirielli. (L’indulto, precisa Kessler, si applica ai reati commessi fino al maggio 2006 e puniti con la reclusione non superiore a tre anni e pene pecuniarie non superiori a 10mila euro. «Questa legge -osserva l’Alto commissario- porta alla fine della maggior parte dei procedimenti penali in corso, e analoga sorte avranno futuri procedimenti penali relativi a reati commessi prima del maggio dello scorso anno». Quanto alla ex Cirielli, questa, dice Kessler, «determina la cancellazione per prescrizione della maggioranza dei procedimenti penali in corso per i reati di contraffazione e pirateria, con la conseguente inefficacia delle sanzioni previste».

Eppure, la quantità dei prodotti contraffatti è aumentata a dismisura negli ultimi dieci anni, contestualmente ad un vero e proprio «cambio di marcia» da parte di organizzazioni delinquenziali in continua ’evoluzionè. «Fino a dieci anni fa -spiega Kessler- la figura del venditore extracomunitario era quella preponderante. Oggi ci si confronta sempre più spesso con soggetti preparati ad eludere i presidi legislativi e tecnologici predisposti ad hoc per contrastare la violazione di diritti di proprietà industriale od intellettuale. E se è vero che l’era digitale ha messo a disposizione dei legittimi titolari dei marchi strumenti sempre più nuovi e utili per difendersi dagli abusi altrui, è altrettanto vero che quello stesso progresso tecnologico ha rifornito anche i contraffattori di mezzi sempre più sofisticati».

I danni non sono solo di carattere economico, ma possono investire anche la sfera dell’incolumità dei cittadini: «basti pensare -rileva Kessler- ai farmaci, ai giocattoli, ai prodotti elettrici e di elettronica di consumo, agli accessori di telefonia mobile, solo per citarne alcuni».

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