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mercoledì, agosto 20, 2008

Georgia, Russia, monarchia


finite le ferie, il monarchico si fa nuovamente vivo...

Una delle notizie di attualità più importanti sono quelle legate alla Russia e Georgia, ed ho trovato un interessante articolo scritto da un blogger del quotidiano inglese Telegraph.

Gerald Warner sostiene che la Georgia potrebbe ritrovare smalto, forza ed identità restaurando la monarchia riportando al trono la dinastia Bagration .

Ecco alcuni punti essenziali del blog tradotto in italiano:
la dinastia Bagration è stata forzatamente rimossa dal trono georgiano dalla Russia nel 1801. Il Popolo georgiano non ha mai acconsentito la soppressione della loro monarchia e sovranità nazionale.

Crollata l'Unione Sovietica, la Georgia ha dichiarato la propria indipendenza ed una delle prime proposte è stata la restaurazione della monarchia.

I presidenti autoritari - Gamsakhurdia, Shevardnadze e Saakashvili - hanno provocato una reazione contro il potere della Presidenza. Ultimamente i partiti di opposizione hanno adottato lo slogan "la Georgia senza un presidente".

il capo della Chiesa Ortodossa Georgiana, il Patriarca Illia II, il 7 ottobre scorso anno, ha detto pubblicamente che "la restaurazione della monarchia è un auspicabile sogno del popolo georgiano".
Leggi anche
Georgia per una monarchia costituzionale

In un momento di sconfitta e sofferenza il popolo si sta rivolgendo verso la chiesa, che è per la monarchia mentre rifiuta il presidente Saakashvili

Io sono d'accordo con l'articolo di Gerald Warner, non solo perchè monarchico, ma perchè la monarchia è la istituzione che meglio difende l'identità dei popoli in un momento storico dove la globalizzazione e lo strapotere dei banchieri e Multinazionali stanno trasformando gli uomini in lavoratori e consumatori.

voi cosa e pensate?

Demoralised Georgia may renew itself by restoring its monarchy
Wednesday, August 20, 2008, 07:25 AM GMT [General]

As war-torn Georgia struggles to assert its sovereignty and redefine its identity, there is now a growing possibility that the country may have recourse to an option that has been simmering on the political agenda for the past 18 years by restoring its ancient monarchy and recalling the head of the Bagration dynasty to the throne.

Would Georgian identity benefit from a restoration of the monarchy?

Even before the Russian invasion this proposal was being canvassed within the past year. The Bagration dynasty is more than a thousand years old and was forcibly removed from the Georgian throne by Russia in 1801. The Georgian people never consented to the abolition of either their monarchy or their national sovereignty.

When the Soviet Union collapsed and Georgia declared independence, one of the earliest proposals for a constitutional settlement was the restoration of the monarchy. In 1991 the Georgian government and parliament officially recognised Prince George Bagration-Moukhranski, formerly well known as a racing driver, as head of the royal house. The fact that they took the trouble to do so demonstrates that the monarchy was a substantive political issue.

During the civil war and general turbulence that ensued, the monarchic question was sidelined, though it never completely disappeared. Opinion polls showed wildly fluctuating public opinion on a restoration, varying from 2 per cent support to 45 per cent (with only 29 per cent opposed). A succession of authoritarian presidents - Gamsakhurdia, Shevardnadze and Saakashvili - provoked a backlash against the power of the presidency. Lately the opposition parties have adopted the slogan "Georgia without a President."

Democrats have been talking about monarchy on the British model and citing the example of King Juan Carlos in Spain to prove the practicability of a restoration. What brought things back to the boil, however, was a sermon preached by the head of the Georgian Orthodox Church, the Patriarch Illia II, on October 7 last year, in which he publicly called for the restoration of the monarchy as the "desirable dream of the Georgian people". That led to the question being debated in parliament.

Now the situation has been radically transformed. Mikheil Saakashvili is badly discredited. The nation may, for the moment, be rallying around him as a symbol of national identity, but that effect will not last long. His was the only political party in Georgia unambiguously opposed to a restoration, but it has little credibility now. In a time of defeat and suffering people are turning to the church, which is royalist.

Georgia has no military options against Russia, its economy has been devastated, it lacks diplomatic leverage. Yet there is one politico-cultural gesture it could make to renew itself, to reassert its national identity, to unite around a non-partisan symbol, and that is to restore its monarchy. The fact that it was originally abolished by Russia would give added meaning to this act of constitutional renewal.

The acknowledged head of the royal house, the de jure King George XIV, died earlier this year; but his 32-year-old son Prince Davit could be called to the throne of his ancestors as David XIII. This could be the holistic reinvention of itself this unfortunate nation needs.
blogs.telegraph.co.uk

martedì, luglio 01, 2008

Architettura e repubblica



L'Unione Internazionale degli Architetti (Uia) ha scelto l’Italia per celebrare i suoi sessant'anni, la cerimonia di apertura del 23simo Congresso mondiale degli architetti si è tenuta nei Giardini della Reggia di Venaria Reale e nei giorni seguenti si svolgeranno a Torino seminari, incontri e tavole rotonde per approfondire il rapporto tra architettura e società.
Lo slogan Transmitting Architecture – Comunicare Architettura, ovvero il canale di comunicazione tra l'architettura e la società, fa subito capire che non assistiamo ad un seminario tecnico dedicato solo agli architetti, il congresso ambizioso stimola la riflessione sul rapporto tra l’architettura società e libertà e sul significato della progettazione e la necessità di scelte condivise.

Il programma è articolato in tre grandi filoni, ovvero Cultura, il passato - Democrazia, il presente - Speranza, il futuro.
Questi tre temi affrontati da relatori di fama internazionale evidenziano l’architettura come strumento di lettura della storia che contribuisce alla creazione di democrazia e che contribuisce ad uno sviluppo del territorio e dell’ambiente compatibile con le risorse disponibili.

Prendendo spunto da alcune dichiarazione di politici ed architetti, sposto l’attenzione sull’aspetto politico.
Sono d’accordo con Bondi quando dice che gli edifici con meno di 60 anni sono brutti, banali e insignificanti, ma dal mio punto di vista si dimentica – o meglio si vuole nascondere - il fallimento della repubblica confermato appunto anche dal punto di vista architettonico.

L’architettura, come in genere l’Arte, è un indicatore importante della storia, essa cambia nel tempo e fotografa la società e perciò attraverso le “lenti dello stile architettonico” si può analizzare un periodo storico. Se lo stile architettonico di un periodo ci appare bello e gradevole significa che, in sostanza, la società e politica sono sane, sviluppate all'interno di uno stato valido ed efficiente e quindi amato dal popolo.

Al contrario adesso viviamo in un periodo di profonda decadenza, una situazione confermata anche dallo scarsa qualità della architettura.

Anche molti architetti ritengono che l’edilizia del nostro Paese è pessima, alcune giungono addirittura a dire che, per motivi estetici ed energetici, il 70% degli edifici dovrebbe essere abbattuti, ma difendono la propria professionalità dicendo che la colpa è della Politica e che si dovrebbe rottamare l’edilizia e sostituirla con l’architettura.

E’ evidente che la decadenza è causata da molti fattori, politica, architetti, artisti, sociologi, intellettuali, giornalisti, cittadini....
Anch’io però penso che la colpa principale sia della Politica, in effetti gli architetti interpretano la volontà del Potere, hanno il compito di trasformare le idee e le visioni dei politici in edifici, lo stile architettonico è, in un certo senso, dettato dal Regime Politico vigente, l’architettura è figlia della cultura politica e della storia sociale del Paese.

Un altro importante aspetto correlato alla Politica, e che pesa molto sulla architettura, è la pessima gestione della cosa pubblica.
Infatti in Italia c’è un sistema di vincoli agghiacciante che impedisce ci possa essere una buona architettura, non esistono competizioni fra progetti ma gare che sono vinte sempre da chi promette spendere di meno e di fare più in fretta (a scapito della qualità) oppure dall'impresa sponsorizzata dai partiti vincenti.

Senza dubbio i turisti vengono in Italia per vedere anche i bellissimi edifici, monumenti e le opere del passato,
Diciamo una verità : gli edifici del periodo repubblicano sono brutti ed insignificanti perchè la repubblica è brutta e squallida.

Come dice Bondi è necessario recuperare saggezza del progettare e del costruire, ma per fare questo c'è assoluto bisogno di uno nuovo Stato capace e funzionale, una nuova classe Politica all’altezza, una nuova cultura, una nuova società sana.

Purtroppo finora si continua a portare ossigeno ad una repubblica ormai morente e disastrosa.
Come più volte detto, ci vuole una Rivoluzione.

Il ministro Bondi boccia i nostri urbanisti: «Recuperare saggezza del progettare e del costruire»

«Occorre recuperare la saggezza del progettare e del costruire, con il dovere di ricercare un necessario benessere e armonia tra gli uomini e tra l’uomo e l’ambiente». Lo ha detto il ministro dei Beni Culturali, Sandro Bondi, aprendo ieri a Torino il XXIII Congresso mondiale degli architetti. «Anche considerando solo il lato estetico -ha spiegato il ministro- ci rendiamo subito conto che i palazzi delle nostre città che hanno più di sessant’anni nell’insieme sonno gradevoli. Al contrario gli edifici con meno di 60 anni ci appaiono per lo più brutti, banali e insignificanti.

Non dico ovviamente che non esistano realizzazioni spettacolari anche nell’architettura moderna. Il punto è che sono troppo rare i un mare di disperante squallore come le periferie delle nostre città». «Nel Dopoguerra in Italia -ha proseguito- si è costruito "molto e male" perchè è stata privilegiata l’esigenza di fare una casa a tutti in tempi brevi. Una volta superata l’emergenza di è però continuato a costruire seguendo questa filosofia. Così sono nate periferie mostruose: da quella di Roma a quella di Milano». Secondo il ministro Bondi «le città d’arte sono il frutto della libertà, mentre oggi paradossalmente piani regolatori, le leggi, hanno prodotto la bruttezza e lo squallore delle nostre città».
lastampa

venerdì, giugno 20, 2008

scalfaro, berlusconi e giustizialismo

Il nuovo scontro tra berlusconi e la magistratura rossa sta ridando spazio e forza a quella parte della sinistra legata al giustizialismo, guidata al parlamento da di pietro e scalfaro.

Oscar Luigi Scalfaro, durante il suo mandato al Quirinale, inventò il ribaltone a favore del centrosinistra.
Il suo settennato fu devastante per le deboli istituzioni repubblicane, si schierò contro Berlusconi, se ne infischiò del ruolo super partes e le regole elementari di una corretta dialettica democratica furono violate diverse volte.
Scalfaro è stato un pessimo presidente della Repubblica (non l’unico).

Avendo nei confronti di berlusconi una incompatibilità che sfocia in avversione, Scalfaro non poteva esimersi dall’esternare sullo scontro tra Berlusconi e le toghe ed intervistato dai giornali lo attacca nuovamente.
In una intervista al Corriere il senatore a vita ribadisce il suo antiberlusconismo, confessa di aver avuto simpatie per i girotondi, e se la prende con Berlusconi che ritorna con i proclami contro le toghe rosse.

Sponsor del veltronismo e garante giustizialista dell’ordine giudiziario, in riferimento al decreto appena approvato dal governo, Scalfaro parla di intervento incostituzionale e rivolge un appello a Berlusconi, chiedendogli di fare un sacrificio nell’interesse del nostro popolo e lo invita ad affrontare la sofferenza di una procedura giudiziaria.

Nulla da obiettare sul principio evocato da Scalfaro, in effetti dovrebbe essere la stella polare seguita dai politici, ma la storia insegna che questo principio rimane sulla carta e mai applicato, insomma si predica bene, ma si razzola male.

In questo periodo repubblicano, non certo esaltante, troppo spesso coloro che hanno avuto grandi responsabilità della cosa pubblica hanno invece pensato ai loro interessi, ormai gli italiani sanno che il sacrosanto principio di operare per gli interessi del popolo è stato dimenticato dalla classe politica.

Anzi aggiungo che la repubblica ha sollecitato ed insegnato agli italiani a fregare il prossimo pur di fare i propri interessi, in questo contesto la repubblica è diventata lo stato dei furbi e dei disonesti.

Altro aspetto inquietante è la Giustizia che, non solo non funziona, ma opera spesso seguendo progetti politici, eliminare il personaggio scomodo di turno.
Se in uno stato esiste una magistratura politicizzata non può esistere una vera, quanto necessaria, Giustizia.

Piuttosto chi invece ha dimostrato di applicare il principio, evocato da scalfaro, è stato l’indimenticabile Re Umberto II il quale, anche se aveva il diritto e dovere di attendere che la Corte di Cassazione verificasse la correttezza del referendum istituzionale, per scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori, nel supremo interesse della Patria, decise di abbandonare l’Italia.