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venerdì, febbraio 26, 2010

politica elezioni democrazia sanremo

Meno male che ci sono gli intellettuali snob di Fare Futuro (FF) che ci insegnano la democrazia e la politica.
A margine del televoto di Sanremo, dove si è rivisto il mal vizio repubblicano di falsificare i risultati dei voti degli italiani, FF si affanna a dire che le polemiche di Sanremo non hanno nulla a che fare con la democrazia.

FF teme che la dietrologia (inevitabile visto che nella repubblica italiana non c’è trasparenza) possa indebolire l’immagine non certo esaltante dello stato repubblicano e quindi decide di rassicurarci che la repubblica è un stato democratico che garantisce la sovranità popolare.

Nel preambolo FF fa un breve accenno alla correlazione tra i brogli del referendum del 1946 con quelli di Sanremo del 2010 (quindi non esclude che nel 1946 ci furono brogli) e che non obbligherà Filippo Rossi (collaboratore di FF) allo sciopero reattivo della fame se casomai il Principe dovesse diventare il vincitore di Sanremo (primo della finale aveva promesso lo sciopero della fame se avesse vinto il Principe).
Anche qui le solite promesse da politici...

Tornando al tema, FF teme che dagli evidenti brogli della votazione della canzone si possa concludere che ci sia una dura contrapposizione tra la élite e il popolo, tra competenti e sovranità delle masse.

Io ho idee completamente opposte.
Innanzitutto i termini casta e oligarchia si usano solo quando in uno stato la distanza tra popolo e nomenklatura è un fatto conclamato.

Inoltre è altrettanto chiaro che la nomenklatura repubblicana si è sempre più allontanata dai cittadini, ad esempio la mancanza di preferenza e il maggioritario sono leggi elettorali che tolgono o riducono le scelte ai cittadini.

Ma il punto centrale è quando FF sostiene di non confondere la votazione sanremese con una specie di pronunciamento popolare autentico e lo fa basandosi sul fatto che non ha votato il popolo ma solo una tifoseria che esprime le proprie preferenze musicali.
Quindi al massimo la contrapposizione sarebbe tra élite e tifosi.

Se si applica questa tesi anche alla Politica (un passaggio ovvio) ne consegue che anche i politici sono votati dalla tifoseria dei partiti e quindi la Politica verrebbe essere delegittimata.
Visto che l'elezione politica più importante è quella presidenziale allora anche il presidente della repubblica, eletto direttamente dai cittadini (il sistema preferito da FF), non sarebbe il capo di stato del Popolo ma solo di chi lo vota, il presidente della repubblica è l'emblema della tifoseria politica e quindi una persona che invece di unire divide gli italiani.
Insomma la tesi di FF ci fa scoprire che in una repubblica il capo di stato è sempre di parte e che non è il super partes.

Quindi se non si può caricare su Sanremo ragionamenti sulla democrazia (in ogni caso i brogli sono un segno di uno stato oligarchico), lo stesso ragionamento applicato alla Politica ci fa giungere alla conclusione che solo il Re è il capo di stato di tutti proprio perchè non eletto e quindi super partes.

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Fare Futuro

giovedì, febbraio 25, 2010

Re del marocco ordina di controllare le moschee

Re Mohammed VI ha inviato il ministro dell'Interno e il ministro degli Affari religiosi a Meknes, città patrimonio dell'Unesco e una delle 4 città imperiali del Marocco che si trova a circa 120 chilometri a est della capitale Rabat.

Il minareto era crollato durante la preghiera del venerdì uccidendo 41 persone e ferendone 71 in una moschea affollata nel centro storico della città storica.

I funzionari danno la colpa dell'incidente alla pioggia che aveva indebolito il minareto della moschea Bab Berdieyinne ed hanno visitato alcuni dei feriti negli ospedali di Meknes.
I feriti più gravi sono stati portati in ospedale nella vicina città di Fes.

L'antica città di Meknes è una zona pedonale, che ha reso più difficili le operazioni di soccorso.

Il re ha ordinato la ricostruzione della moschea, che è stata costruita quattro secoli fa sotto il sultano Moulay Ismail, a Meknes a suo tempo la capitale.

Il re del Marocco Mohammed VI ha anche ordinato agli esperti di verificare la sicurezza delle moschee storiche del paese.

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Collapse prompts Moroccan examination of old mosques

Re della Cambogia in Cina

Il Re della Cambogia, Norodom Sihamoni, è partito da Phnom Penh per Pechino per visitare i suoi anziani genitori che devono effettuare un controllo medico di routine.

Re-padre, Norodom Sihanouk e la regina madre Monineath risiedono per la maggior parte dell'anno nella capitale cinese.

Il Re della Cambogia si recherà anche nella provincia orientale cinese del Fujian.
Durante la sua assenza il presidente del Senato, Chea Sim, sarà il capo provvisorio dello Stato.
Chea Sim, il presidente dell'Assemblea Nazionale Heng Samrin, il Primo Ministro Hun Sen, altri funzionari governativi, membri della famiglia reale, nonché l'ambasciatore cinese in Cambogia Zhang Jinfeng hanno accompagnato il Re all'aeroporto.

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Cambodian King leaves for China

CAMBODIAN KING LEAVES FOR MEDICAL CHECKUP IN CHINA