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martedì, settembre 02, 2008

Calcio, treni, tifosi, polizia, stato



Ecco cosa è successo alla prima domenica del campionato di calcio.

Nella Stazione Centrale di Napoli una frotta di tifosi inferociti, con il volto coperto e senza aver pagato il biglietto, pretendono ed ottengono il posto di chi aveva il biglietto del treno, il tutto è permesso dalla polizia che ha fatto scendere i detentori del biglietto per far posto agli ultrà dietro promessa di un altro treno...

Una scena assurda : i passeggeri vengono minacciati brutalmente e costretti a scendere dai vagoni perché alcuni tifosi volevano raggiungere gratuitamente Roma per assistere alla partita di calcio.

Un'ordinanza urgente della Prefettura di Napoli ha prescritto a Ferrovie dello Stato, per motivi di ordine pubblico, la partenza alle 12.29 da Napoli Centrale del treno Intercity Plus 520 (Napoli - Torino) con a bordo un migliaio di sostenitori del Napoli Calcio diretti a Roma.

Ora immaginate la scena. Siete tranquillamente seduti sul treno in attesa che parta. Per caso avete un figlio malato, dovete recarvi all’Ospedale, oppure dovete andare a lavorare o tornare a casa dopo le vacanze, bene lo stato vi obbliga a perdere il treno per facilitare coloro che non hanno il biglietto.

E non basta, perché coloro che sono rimasti sul Napoli-Torino hanno assistito alla sistematica devastazione operata dai violenti, che hanno provocato danni gravi a tutte le vetture, nel breve tragitto tra Roma e Napoli l’ira funesta degli invasati si è abbattuta sulle carrozze provocando danni da centinaia di migliaia di euro.

E non basta. Arrivato a Roma, gli ultrà scendono e l’Intercity Plus 520 viene giudicato troppo malconcio per proseguire e quindi ai poveri passeggeri regolari non resta che scendere e attendere una coincidenza per Torino. I “tifosi” ripeteranno la scena al ritorno dallo stadio, pretendendo ovviamente di tornare a casa, e sempre gratis.

Il delirio allo stato puro, dei violenti hanno sequestrato un treno, hanno viaggiato gratuitamente, hanno devastato un convoglio dei cittadini e lo stato repubblicano ha permesso tutto questo scempio prendendo in giro chi aveva pagare il biglietto

Quello che è accaduto è una giornata di ordinaria follia che spesso dobbiamo subire di assistere in Italia.

Il fenomeno degli ultrà è un’anomalia tutta italiana perché negli altri paesi dell’Europa non si vede nulla di simile.
L’unico paese che ha avuto un problema simile a quello italiano è stata il Regno Unito degli hooligan, che però con una legge sono riuscito a stroncare il fenomeno.

Evidentemente la repubblica italiana non riesce neanche a copiare una legge valida, come quella appena ricordata, perché sarebbe troppo efficace, noi purtroppo viviamo in una paese non normale (repubblichetta ..)

Il calcio c’entra ben poco, c’entra invece, e molto, lo stato repubblicano. Un paese impotente di fronte alla criminalità, assoggettato alle mafie, ai prepotenti impuniti.


E’ il senso di impotenza che lascia amareggiati. E’ quella sensazione di impunità diffusa che sembra impossibile da estirpare, in cui sguazzano tutti i furbetti, dai livelli più infimi (tifosi) ai livelli più alti (vedi il Parlamento).

I fatti e le scene assurdi che succedono, ad esempio nel calcio, sono i segnali della degenerazione dello stato repubblicano che non ci permette di pensare ad un futuro migliore

Lo stato protegge i violenti ed i furbi
Un’altra vergogna della repubblica.

LA RABBIA DEI 250 DIRETTI A TORINO. TRENITALIA: la prefettura ci ha detto DI FAR PARTIRE L'ic

Napoli, tifosi padroni del treno
Petardi e fumogeni anche a Termini

I supporter azzurri diretti nella Capitale «sfrattano» i passeggeri. Quattro dipendenti delle Fs contusi, 500 mila euro di danni alle carrozze

NAPOLI - E' stato un vero e proprio assalto al treno, in mattinata, alla stazione di Napoli. Spintoni, tensioni, urla: così per oltre tre ore l'Intercity Plus 520, diretto a Torino, è rimasto sotto assedio di oltre mille tifosi azzurri che volevano raggiungere la capitale per la partita con la Roma, anche senza biglietto. I tafferugli hanno raggiunto il culmine quando un folto gruppo di ultras, privo del biglietto di viaggio, ha forzato i cordoni di controllo predisposti dalle Ferrovie dello Stato in collaborazione con le Forze dell'ordine ed è salito con la forza sul treno, azione che ha provocato la contusione di quattro dipendenti delle FS. Il tutto davanti ai passeggeri allibiti. I passeggeri dell'Intercity, quando si sono resi conto della situazione, non hanno avuto altra scelta che scendere dal treno. Nella stazione erano presenti centinaia di agenti, anche in assetto antisommossa. Una settantina di supporters, con regolare biglietto, sono partiti con l'ICP 586 delle 10.24. Ma la maggioranza dei tifosi insisteva per partire con lo stesso ICP 520: inutili gli sforzi del personale Fs. Alla fine, un’ordinanza urgente della Prefettura di Napoli ha prescritto alle Fs, per motivi di ordine pubblico, la partenza dell'ICP 520 alle 12.29, con un migliaio di tifosi a bordo.

250 PASSEGGERI «SFRATTATI» - Sono stati circa 250 i passeggeri che, a causa delle intemperanze dei tifosi del Napoli, hanno dovuto lasciare l'Intercity plus 520 e viaggiare a bordo di altri treni. Solo in cinquanta, infatti, secondo una stima di Trenitalia, hanno potuto continuare il viaggio. Anche per loro, comunque, disagi con una partenza che ha accumulato oltre tre ore di ritardo. Sovraffollato anche il treno dei tifosi che ha viaggiato con circa 150 passeggeri in più rispetto alla normale capienza, nonostante fossero state aggiunte anche altre quattro carrozze in previsione del forte afflusso di passeggeri. Trenitalia, anche ieri, aveva ribadito ai tifosi l'appello a non utilizzare il treno per recarsi a Roma, in virtù del fatto che domenica è una giornata da «bollino rosso» anche per il trasporto ferroviario in considerazione dei rientri dalle vacanze.

CARROZZE VANDALIZZATE - Il treno ha subito gravi ritardi, ed è partito solo dopo le 12.30. Saliti sul treno, i tifosi hanno vandalizzato 11 carrozze, causando oltre 500 mila euro di danni. Nel corso del viaggio i tifosi hanno anche azionato inutilemente, per tre volte, il freno d'emergenza, bloccando il viaggio del convoglio. Il treno è stato fermato a Roma, in quanto non c'erano più le condizioni per il suo proseguimento verso Torino: i passeggeri che dovevano continuare il viaggio sono stati fatti salire su un altro convoglio.

PETARDI E FUMOGENI A ROMA - Alla stazione Termini, i tifosi azzurri, al loro arrivo, hanno lanciato petardi e fumogeni. Stessa scena durante la sosta in attesa del ritorno: i tifosi non volevano pagare il biglietto. Allo stadio Olimpico, incappucciati, hanno sfondato cancelli e fatto esplodere ancora petardi. Cinque, in tutto, gli arrestati, a vario titolo e di diverse tifoserie. Un tifoso del Napoli è stato arrestato perché notato a bordo di un bus diretto alla stazione con un coltello in mano. I tifosi sono stati fatti ripartire da Roma alle 21:36 con un Intercity a cui sono state aggiunte cinque vetture, come richiesto dalla Questura di Napoli per questo e altri convogli diretti a Napoli. In stazione i tifosi sono stati tenuti sotto controllo da forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa.

QUESTORE: «CAPIENZA INSUFFICIENTE» - C'era anche il questore di Napoli, Antonio Puglisi, alla stazione di Napoli, che ha detto di aver parlato con i tifosi spiegando che tutti erano «regolarmente muniti di biglietto». «Era una giornata particolare per Trenitalia che ha dovuto fare i conti con una disponibilità non immediatamente sufficiente - ha detto Puglisi - i numeri non ci hanno aiutato, la capienza non sufficiente subito ci ha creato qualche problema di gestione della folla».

PASSEGGERI BEFFATI - «Una stazione sotto assedio per colpa di una partita di calcio». È la rabbia dei passeggeri dell'Intercity. Stanchi e provati dall'esperienza ma soprattutto inferociti per essere stati «cacciati» dal loro convoglio le persone che avrebbero dovuto partire da Napoli per Torino, commentano increduli l'assalto dei tifosi, che li ha convinti ad accogliere la richiesta di Trenitalia, ossia scendere dal convoglio per far posto ai supporter azzurri. «Una scena incredibile», racconta Cinzia Vettosi, in viaggio con due bambini: «Ho avuto finanche paura di scendere dal treno, di fronte a centinaia di tifosi che inveivano pretendendo di salire, in un'atmosfera che è facile immaginare». Daniela Terrazzano, impiegata, deve tornare a Torino per riprendere domani il lavoro dopo le ferie: «Dovevo partire alle 9.24, ho già perso oltre tre ore e non so quando potrò prendere il prossimo treno. Scendere? In pratica non c'erano alternative: prima i tifosi hanno cominciato a chiedercelo urlando, poi sono saliti sul treno gli addetti di Trenitalia ribadendo la richiesta. Cosa dovevamo fare?». Alcuni passeggeri hanno reagito urlando contro l'assedio. Tra loro la signora Anna R., in viaggio con il figlio che deve essere visitato all'ospedale Gaslini: ha pianto e gridato all'indirizzo dei tifosi. Anche lei, comunque, ha abbandonato l'Intercity in attesa di una successiva partenza.

ilcorrieredellasera

domenica, agosto 31, 2008

La Monarchia in Russia



A Yekaterinburg, dove 90 anni fa nella notte del 16-17 luglio, lo Tsar Nicola II la moglie e i loro cinque figli furono uccisi, la principale discendente dello tsar Nicholas II ha detto che "i russi non dovrebbe escludere i benefici di ritorno ad un regime monarchico".

La Granduchessa Maria Vladimirovna ha inoltre detto che "Per quanto riguarda monarchia, è il popolo russo che dovrà decidere se questa opzione è adatta a loro".


YEKATERINBURG, Russia - Russians should not rule out the benefits of returning to a monarchical system, a leading descendant of tsar Nicholas II said on Thursday while marking her ancestor's killing 90 years ago.

"Concerning monarchy, it's for the Russian people to decide themselves if this option suits them," said Grand Duchess Maria Vladimirovna, who on the basis of her ancestral line claims to be Nicholas's heir.

"It gives a nation something eternal they can rely on.... Forgive me, as head of the imperial house I couldn't think otherwise, but it's our people who should choose for themselves," she told reporters.

The duchess was attending commemorations in Yekaterinburg, where Nicholas, his wife and their five children were killed on the night of July 16-17, 1918, sealing the fall of an ancient dynasty and its replacement by the Soviet Union.

Currently resident in Madrid, she said she would like to return to live in Russia but such a decision would have to be supported from within the country.

"It's important that there be the right circumstances, some kind of status.

"The imperial house has to know that the government and all the Russian people really want us to live here and could provide us with some help," said Maria Vladimirovna, who wore a necklace bearing a symbol of the imperial house.

The duchess has been waging a long court battle to get the murdered Romanovs officially "rehabilitated," without which, she believes, they formally retain the Soviet slur of "enemies of the people."

She said that in addition to Nicholas and his immediate family, 17 other Romanovs were murdered by the Bolsheviks, of whom four had been granted official rehabilitation.

The duchess has also campaigned for the names of some geographical features she finds inappropriate to be changed, including a Moscow metro station named after Pyotr Voikov, who helped arrange the last tsar's killing.

The province where Yekaterinburg is located is still named Sverdlovsk after a Bolshevik leader who issued orders for the killing.

khaleejtimes

mercoledì, agosto 20, 2008

Georgia, Russia, monarchia


finite le ferie, il monarchico si fa nuovamente vivo...

Una delle notizie di attualità più importanti sono quelle legate alla Russia e Georgia, ed ho trovato un interessante articolo scritto da un blogger del quotidiano inglese Telegraph.

Gerald Warner sostiene che la Georgia potrebbe ritrovare smalto, forza ed identità restaurando la monarchia riportando al trono la dinastia Bagration .

Ecco alcuni punti essenziali del blog tradotto in italiano:
la dinastia Bagration è stata forzatamente rimossa dal trono georgiano dalla Russia nel 1801. Il Popolo georgiano non ha mai acconsentito la soppressione della loro monarchia e sovranità nazionale.

Crollata l'Unione Sovietica, la Georgia ha dichiarato la propria indipendenza ed una delle prime proposte è stata la restaurazione della monarchia.

I presidenti autoritari - Gamsakhurdia, Shevardnadze e Saakashvili - hanno provocato una reazione contro il potere della Presidenza. Ultimamente i partiti di opposizione hanno adottato lo slogan "la Georgia senza un presidente".

il capo della Chiesa Ortodossa Georgiana, il Patriarca Illia II, il 7 ottobre scorso anno, ha detto pubblicamente che "la restaurazione della monarchia è un auspicabile sogno del popolo georgiano".
Leggi anche
Georgia per una monarchia costituzionale

In un momento di sconfitta e sofferenza il popolo si sta rivolgendo verso la chiesa, che è per la monarchia mentre rifiuta il presidente Saakashvili

Io sono d'accordo con l'articolo di Gerald Warner, non solo perchè monarchico, ma perchè la monarchia è la istituzione che meglio difende l'identità dei popoli in un momento storico dove la globalizzazione e lo strapotere dei banchieri e Multinazionali stanno trasformando gli uomini in lavoratori e consumatori.

voi cosa e pensate?

Demoralised Georgia may renew itself by restoring its monarchy
Wednesday, August 20, 2008, 07:25 AM GMT [General]

As war-torn Georgia struggles to assert its sovereignty and redefine its identity, there is now a growing possibility that the country may have recourse to an option that has been simmering on the political agenda for the past 18 years by restoring its ancient monarchy and recalling the head of the Bagration dynasty to the throne.

Would Georgian identity benefit from a restoration of the monarchy?

Even before the Russian invasion this proposal was being canvassed within the past year. The Bagration dynasty is more than a thousand years old and was forcibly removed from the Georgian throne by Russia in 1801. The Georgian people never consented to the abolition of either their monarchy or their national sovereignty.

When the Soviet Union collapsed and Georgia declared independence, one of the earliest proposals for a constitutional settlement was the restoration of the monarchy. In 1991 the Georgian government and parliament officially recognised Prince George Bagration-Moukhranski, formerly well known as a racing driver, as head of the royal house. The fact that they took the trouble to do so demonstrates that the monarchy was a substantive political issue.

During the civil war and general turbulence that ensued, the monarchic question was sidelined, though it never completely disappeared. Opinion polls showed wildly fluctuating public opinion on a restoration, varying from 2 per cent support to 45 per cent (with only 29 per cent opposed). A succession of authoritarian presidents - Gamsakhurdia, Shevardnadze and Saakashvili - provoked a backlash against the power of the presidency. Lately the opposition parties have adopted the slogan "Georgia without a President."

Democrats have been talking about monarchy on the British model and citing the example of King Juan Carlos in Spain to prove the practicability of a restoration. What brought things back to the boil, however, was a sermon preached by the head of the Georgian Orthodox Church, the Patriarch Illia II, on October 7 last year, in which he publicly called for the restoration of the monarchy as the "desirable dream of the Georgian people". That led to the question being debated in parliament.

Now the situation has been radically transformed. Mikheil Saakashvili is badly discredited. The nation may, for the moment, be rallying around him as a symbol of national identity, but that effect will not last long. His was the only political party in Georgia unambiguously opposed to a restoration, but it has little credibility now. In a time of defeat and suffering people are turning to the church, which is royalist.

Georgia has no military options against Russia, its economy has been devastated, it lacks diplomatic leverage. Yet there is one politico-cultural gesture it could make to renew itself, to reassert its national identity, to unite around a non-partisan symbol, and that is to restore its monarchy. The fact that it was originally abolished by Russia would give added meaning to this act of constitutional renewal.

The acknowledged head of the royal house, the de jure King George XIV, died earlier this year; but his 32-year-old son Prince Davit could be called to the throne of his ancestors as David XIII. This could be the holistic reinvention of itself this unfortunate nation needs.
blogs.telegraph.co.uk