Re Vittorio Emanuele II
Re Umberto I
Il 14 marzo 1820 nasceva a Torino Vittorio Emanuele di Savoia-Carignano, figlio primogenito di Carlo Alberto di Savoia-Carignano e di Maria Teresa d'Asburgo Lorena.
Fu principe di Piemonte, duca di Savoia e re di Sardegna dal 1849 al 1861 e re d'Italia dal 1861 al 1878.
Il compimento dell'unificazione italiana gli procurò l'appellativo di Padre della Patria.
Il 14 marzo 1844 nasceva a Torino suo figlio, Umberto di Savoia, futuro secondo Re d’Italia col nome di Umberto I.
Fu re d'Italia dal 1878 al 1900.
All'epoca venne soprannominato il Re Buono per l'impegno dimostrato nel fronteggiare sciagure nazionali, come la grave epidemia di colera a Napoli del 1884.
giovedì, marzo 13, 2008
Repubblica senza soldi
Sarà perché stimato (troppo) dalla classe politica, per quel senso di superiorità con la quale si presenta nelle interviste e dichiarazioni, il famoso Sartori non mi è mai piaciuto ma questa volta pubblico nel mio blog un suo articolo, comparso sul Corriere.
Condivido l’analisi del professore, finalmente non si limita a criticare la legge elettorale ( alla quale lui dà troppa importanza ) o qualche politico (come ad esempio berlusconi, diventando cosi paladino della sinistra ) ma sottolinea un dato di fatto incontrovertibile e cioé che ci sono troppe cose che non funzionano - dall’intreccio fra malavita e politica, alle ecologia, all’economia, alle infrastrutture eccetera - arrivando alla conclusione che non si può continuare in questo modo.
Erano cose che probabilmente Sartori lo sapeva già, ma finora lo nascondeva, ed indicava i motivi della crisi del sistema nella legge elettorale o nel berlusconismo, fattori, tutto sommato, secondari o che sono conseguenze ma non cause della gravi situazione nella quale stiamo vivendo.
Il titolo la democrazia al verde è tutto un programma, significa che la repubblica ha sperperato i sacrifici degli italiani, ha preso in giro gli italiani, fino addirittura a cercare di distribuire più di quel che si produce.
Solo un sistema corrotto ed incapace può fare tanto e deve essere abbandonato il più presto possibile.
Questo articolo si può considerare come un'appendice del noto libro di Rizzo/Stella La Casta dei Politici.
Il libro si limita ad elencare gli sprechi dei politici ed in genere dello stato repubblicano, con quest’articolo addirittura il famoso politologo della casta giunge ad affermare che la repubblica ormai non ha più soldi in tasca.
Gli italiani è da tempo che si trovano in questa situazione (il potere di acquisto dei nostri lavoratori è del 18% circa inferiore a quello dei Paesi dell’euro),speriamo che questa repubblichetta non pensi di vendere il patrimonio dello Stato per continuare ad ungere il suo diabolico meccanismo.
Sono d'accordo con sartori che i programmi elettorali oramai si riducono a essere strumenti acchiappa-voti - con la gravissima conseguenza che una nazione senza una vera Politica è allo sbando -, ma questo perverso metodo non è solo una tendenza o limitato solo alle elezioni ma è stato utilizzato sistematicamente dalla repubblica.
Sperperare denari pubblici e comprare voti sono delle caratteristiche principale della repubblica italiana, con i quali cerca di conquistare consenso.
Distribuendo favori e favorendo clientelismo non ha certo fatto molto contro la Mafia, ha raschiato il fondo del barile fino addirittura a non avere più soldi.
Insomma la repubblica assomiglia ad un cane cretino che mangia anche la sua coda.
L’unica soddisfazione è che non avendo più soldi da sperperare adesso la repubblica non potrà più sopravvivere.
Speriamo che finirà presto.
IL SOMMERSO DEI PROGRAMMI
Democrazia al verde
di Giovanni Sartori
Torno ai programmi elettorali. Scrivevo che oramai si riducono a essere strumenti acchiappa- voti. Servono per vincere. Il che non implica che servano per ben governare. Può darsi; ma può anche darsi che costringano a governare malissimo. In parte perché promettono quel che non dovrebbero, e in parte perché occultano i veri problemi, i problemi che sono davvero da affrontare. Questi problemi, scrivevo, costituiscono la parte sommersa delle campagne elettorali. Vediamo di farla emergere. Una prima partita sulla quale troppo si sorvola è quella del nostro debito pubblico. Sì, sappiamo che c'è; ma poi si svicola.
Eppure batte ogni record: oscilla intorno al 105% del Pil (prodotto interno lordo), e cioè della ricchezza prodotta dal Paese in un anno; il che comporta un carico di interessi di 70 miliardi di euro. Ora, anche un bambino (ma non i sindacati e nemmeno la sinistra-sinistra) arriva a capire che trovarsi ogni anno con 70 miliardi bloccati è un’intollerabile palla al piede. Questo debito era superato, in passato, dal Belgio, che però è riuscito a dimezzarlo. A noi non riesce. Perché? E' un segreto di Pulcinella, debitamente oscurato da tutti. Una seconda partita dolente, anzi dolentissima, è quella della mafia (nella quale ricomprendo camorra e 'ndrangheta). Vedi caso, nessun programma si impegna in una «guerra alla mafia». Eppure la mafia è la più grossa azienda del Paese, con un fatturato nell'ordine di 90 miliardi all'anno, tutti esentasse, tutti in nero. Ma né Tremonti né Visco né nessuno hanno mai davvero cercato soldi nel colossale patrimonio mafioso.
Perché? E' un altro segreto di Pulcinella. E' che il voto malavitoso condiziona e inquina la politica e le elezioni di metà del Paese. Nel 2001 Berlusconi vinse in Sicilia 61 collegi su 61. E’ comune opinione che quel trionfo fu dovuto anche ai voti controllati dalla mafia. E ora il Cavaliere ritenta il colpo rilanciando il ponte di Messina, che sarebbe inevitabilmente una colossale pacchia per l'onorata società. Come insegna l'autostrada Salerno- Reggio Calabria, fatturata metro per metro dalle cosche. Aggiungo che questo lassismo, e ancor più la collusione tra politica e mafia, sono particolarmente vergognosi perché impiombano l'economia del Sud e di riflesso tutta l'economia italiana. Il Sud non riesce a decollare, economicamente, anche perché strangolato dal «pizzo» e da un gigantesco parassita che oramai è arrivato al Lazio. Come scrive Giorgio Bocca, la malavita sta «sconfiggendo lo Stato in metà dello Stato». Eppure i partiti (paghi di qualche fortunato arresto) non fiatano e anzi candidano personaggi in altissimo odore di sospetto. Una terza grossa partita è quella delle infrastrutture. Sono tante. Qui ho in mente strade e ferrovie, che sono infrastrutture disattese da decenni.
Giuseppe Turani stima che la rete ferroviaria da rifare costerebbe 30-40 miliardi, e che «per diventare (in materia di viabilità) un Paese moderno in media con gli altri Paesi europei dovremmo spendere nell'arco di una ventina d'anni almeno un altro Pil al completo». Basta e avanza così? Purtroppo no. Perché tra le partite ad alto costo c'è anche la partita ecologica e dell'incombente disastro climatico. In materia i nostri Verdi fanno ridere o fanno danno. Per loro il problema principale è di bloccare strade, ferrovie e fabbricati «brutti», nonché il grosso degli impianti per l'energia elettrica e la rigassificazione del metano. Il brutto non piace nemmeno a me. Ma è irresponsabile raccontarci che il fabbisogno energetico (in vertiginosa crescita) sarà fronteggiato dal sole e dal vento. Nel contempo si limitano a piangere, soltanto l'estate, quando i nostri boschi bruciano; e il ministro Pecoraro Scanio si è distinto nel bloccare a Napoli i termovalorizzatori perché il suo collegio elettorale è, appunto, Napoli. Abbiamo sottoscritto gli accordi di Kyoto, dopodiché le nostre emissioni di gas serra (il vero problema) hanno superato del 13% il limite che abbiamo accettato.
La verità è che sia Berlusconi che Prodi del riscaldamento della Terra si sono strafregati, e nemmeno Veltroni si stravolge più di tanto. Quanti Pil verrà a costare, quando i nodi verranno al pettine (sarà presto), questa cecità? Nessuno lo sa né lo vuol sapere. Infine c'è il costo del federalismo promesso a Bossi da Berlusconi. Nei programmi è un costo non contemplato, come se spezzettare il Paese in parecchie Sicilie aggiuntive non comportasse un esiziale aggravio di sprechi clientelari e di ogni sorta di disfunzioni. Pertanto quando si osserva che i programmi del Pd e del Pdl si equivalgono, si dimentica che se Berlusconi vincerà dovrà pagare a Bossi il salatissimo prezzo del suo sostegno. Ripeto, nessuno lo nota ma su questa partita Berlusconi, e soltanto lui, ci costerà molto caro. Cerchiamo di fare il punto a oggi. Siamo una democrazia troppo indebitata? Sicuramente sì. Siamo anche una «democrazia in deficit», per dire che le uscite superano regolarmente le entrate? Per ora è ancora così; e dubito sulla redenzione prevista per il 2012.
La cosa certa è, invece, che siamo una «democrazia al verde», senza un soldo in tasca, e che ha raschiato il fondo del barile (ci resta soltanto la risorsa, poco saggia, di continuare a vendere il patrimonio dello Stato). Si risponde che siamo pur sempre una «democrazia in crescita» in termini di Pil. Ma questa crescita è modestissima. Eppoi il Pil a questo effetto non è un buon indicatore. Il dato significativo è che oggi, secondo i dati Ocse, il potere di acquisto dei nostri lavoratori è del 18% circa inferiore a quello dei Paesi dell’euro. E siccome ci mancano i soldi per rimediare, il mio sospetto è che noi siamo una «democrazia in decrescita» e cioè caduta nel vortice di uno sviluppo non sostenibile che distribuisce più di quel che produce.
ilcorrierellasera
martedì, marzo 11, 2008
Scuola della repubblica
Un’indagine condotta dal Ministero della Pubblica Istruzione rileva che nelle superiori solo 3 studenti su 10 non hanno avuto debiti.
Ciò significa che il 70% degli allievi , pari a circa 2 milioni di studenti, hanno riportato almeno una insufficienza e in media ogni ragazzo e’ andato sotto la sufficienza in quattro materie.
Inoltre la situazione è ancor più drammatica negli istituti professionali dove gli insufficienti sono ben 8 su 10.
Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza culturale, ci sono molti (troppi) ragazzi con gravi lacune con la conseguenza che i corsi rischiano di essere un duplicato della lezione impedendo un completo svolgimento dell'insegnamento.
In questa situazione drammatica non basta una riqualificazione della docenza per migliorare l’Istruzione ma occorre una rivoluzione culturale e sociale.
I dati dimostrano che ci troviamo di fronte ad un forte decadimento del livello educativo nella scuola Italiana.
Il motivo principale di questa debacle è dello stato repubblicano che ha demolito i valori morali e comportamentali sui quali fino ad alcuni decenni fa si basava la società italiana.
La repubblica ha distrutto tante cose valide con altre false, spesso anche senza proporre delle alternative.
L'educazione dei ragazzi era basata su alcuni assi portanti, la famiglia, la scuola e la chiesa.
La famiglia l'abbiamo sacrificata al dio denaro, adesso il padre e la madre lavorano con il risultato che non si ha più il tempo di seguire i figli.
Inoltre abbiamo indebolito la famiglia tradizionale con il divorzio e favorendo altri tipi di famiglia che non fanno certo crescere bene i bambini.
La scuola è nelle mani di insegnanti incapaci e comunque meno educatrice rispetto al passato, e siamo arrivati al punto che se un alunno indisciplinato riceve una nota l'insegnante rischia di essere denunciato dai genitori.
L'insegnamento della Chiesa l'abbiamo relegata ai margini, sostituita da uno stato corrotto ed inefficiente.
Adesso i ragazzi crescono con modelli sbagliati, senza dialogo e senza valori.
E’ conclamato che lo stato repubblicano è inefficiente ed incapace e quindi anche i tentativi di riformare la scuola hanno peggiorato la situazione, ed inoltre i governi che si sono succeduti hanno distrutto le riforme precedenti aumentando confusione.
Secondo me la scuola è peggiorata per la fortissima presenza della propaganda repubblicana che ha politicizzato quasi tutto.
L'insegnamento è filtrato e controllato dal regime repubblicano, la scuola è diventato il mezzo con il quale il regime ha plasmato la cultura e la società.
Senza meritocrazia, appiattimento totale, falsi principi e valori, questi sono i frutti della repubblicana.
Perché meravigliarsi del bullismo, del decadimento del livello educativo in Italia quando la scuola è controllata e gestita da uno stato così corrotto ed inefficiente?
Superiori, risultati del primo quadrimestre: 2 milioni di studenti (il 70% degli iscritti) hanno riportato 8 milioni di insufficienze
Fioroni: uno sforzo straordinario per aiutare a recuperare
l 70,3% dei ragazzi che frequentano le scuole superiori hanno riportato una o più insufficienze al termine del I quadrimestre 2008: in media ogni ragazzo ha riportato insufficienze in quattro materie. Questi sono alcuni dei dati rilevati da un’ apposita indagine campionaria, condotta in questi giorni dall’Ufficio studi del Ministero sul 40% delle scuole.
Il 70,3% degli studenti, in sede di scrutinio, ha riportato almeno una insufficienza tra le diverse discipline. Questo valore corrisponde a circa due milioni di studenti.
Studenti con insufficienze per 100 scrutinati
Liceo Classico 57,6
Liceo Scientifico 61,9
Licei socio-psico-pedagogici 57,6
Liceo Linguistico 67,4
Istituto tecnico 76,4
Istituto professionale 80,0
Istruzione artistica 73,8
TOTALE 70,3
Mediamente sette alunni su dieci registrano almeno un’insufficienza, valore di per sé alquanto negativo, che diventa drammatico negli istituti professionali dove gli “insufficienti” sono ben 8 su 10. E’ come se in una classe (ad es. di 24 alunni) solo 7 di questi riportassero risultati positivi (e solo 5 negli istituti professionali).
L’indagine ha rilevato che dovranno essere superate circa 8 milioni di insufficienze: in media ogni studente dovrà recuperare quattro debiti.
La disciplina dove sì è registrato il maggior numero di insufficienze è la matematica con il 62,4% dei casi, con valori negativi in tutti i tipi di scuola.
Il numero di insufficienze rimane costante a prescindere dagli anni di corso: solo in quinta si nota una lieve riduzione (65%), ma rimangono significative le carenze in materie come la matematica (60,9%), e l’italiano che nei tecnici ed i professionali è di circa il 40%.
“I dati del primo quadrimestre – ha commentato il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni - dimostrano quale lavoro straordinario la scuola debba mettere in atto perché entro giugno si recuperino il più possibile queste insufficienze. Sono numeri che, oltre a far chiarezza, illustrano anche lo sforzo che alunni e docenti saranno chiamati a fare nei prossimi mesi in quanto, a fine anno, di solito le insufficienze si dimezzano. E’ del tutto evidente comunque che ci troviamo di fronte ad un problema serio ed è questo il motivo per il quale è stata data priorità assoluta, anche in termini di risorse economiche, alle azioni per supportare l’impegno delle scuole”.
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