Il 10 febbraio di ogni anno è il "giorno del ricordo" (Legge n. 92 del 30 marzo 2004) al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Tra gli italiani che lasciarono le loro case ed affetti, molti, vittime dell'odio etnico e politico, furono uccisi dai partigiani comunisti di
Tito, abbandonati nelle foibe, profonde fratture carsiche, dove trovarono la morte dopo un volo di centinaia di metri e una lunga agonia tra atroci sofferenze.
Inoltre a
Trieste la liberazione alla fine della seconda guerra mondiale, è coincisa con l'inizio di un incubo: per 40 giorni le truppe partigiane e comuniste del maresciallo Tito hanno imperversato a Trieste torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini innocenti, o talvolta colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.
I comunisti italiani, coerenti al loro internazionalismo, secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore moralmente superiore a quello di patria e di nazione, collaborarono con il governo jugoslavo e molti ebbero un ruolo attivo nelle repressioni.
Il
PCI esaltava Tito, che definisce il nuovo Garibaldi, e solidarizza con lui fino ad appoggiare le sue pretese sulla Venezia Giulia. Il 7 novembre 1946
Togliatti andò a Belgrado e sull'Unità scrisse:
Desideravo da tempo recarmi dal Maresciallo Tito per esprimergli la nostra schietta e profonda ammirazione.
Oltre ad aver nascosto questa tragedia, sconosciuta nei libri di scuola, c'è un altra macchia nella coscienza della repubblica italiana che non si perdona.
Infatti Josip Broz, più noto come maresciallo Tito, a capo della Jugoslavia dalla fine della seconda guerra mondiale alla morte, nel 1980, è ancora tra i cavalieri di Gran Croce della Repubblica Italiana.
L’onorificenza fu conferita il 2 ottobre 1969, come si legge sul sito del Quirinale, dall’allora presidente Giuseppe Saragat.
Un altro episodio da ricordare è il comportamento del presidente
Pertini ai funerali di Tito, che con aria affranta, non solo posava la mano sul feretro ma lo baciò.
Da
Il Giornale - La mattanza delle foibe e le amnesie di Pertini
E’ assurdo, orribile e disgustoso che lo Stato italiano riconosca il dramma delle Foibe e allo stesso tempo annoveri tra i suoi più illustri insigniti proprio chi ordinò i massacri e la pulizia etnica degli Italiani d’Istria, ovvero il dittatore comunista Tito.
L’Unione degli Istriani, si legge in una
nota,
”informa che senza il ritiro da parte del Presidente della Repubblica dell’onorificenza concessa a Tito, nessun rappresentante potrà partecipare alla Cerimonia del 10 febbraio, Giorno del ricordo per le vittime delle Foibe, al Quirinale”.
Maresciallo Tito assassino
Togliatti suo complice
Presidente Pertini sostenitore
repubblica italiana vergognati
Io ricordo !!!