Il Re di Giordania Abdullah ha incontrato il presidente palestinese Mahmoud Abbas, ad Amman.
1 novembre 2009
Il re ha avuto anche colloqui con l'inviato statunitense per la pace nel Medio Oriente, George Mitchell.
Link
King discusses emerging obstacles to peace with Abbas, Mitchell
martedì, novembre 03, 2009
4 novembre
Vittorio Emanuele III portava alla vittoria l’Italia e si raggiunse il compimento del Risorgimento.
Il 7 ed il 10 novembre, Re Vittorio Emanuele III si recò rispettivamente a Trento ed a Trieste, entusiasticamente accolto dalle popolazioni deliranti per l’avvenuta redenzione.
Per la vittoria fu essenziale l’opera silenziosa e tenace di Vittorio Emanuele III che solleva il morale dell'Esercito e che divenne il simbolo vivente della Patria.
Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre il proprio punto di vista: la difesa della linea del Piave senza ulteriori arretramenti.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.
Fermato il nemico, a ottobre l’Italia scatenò l’offensiva finale (Vittorio Veneto) che portò all’annientamento dell’esercito austriaco.
Purtroppo la repubblica italiana, per sminuire l'importanza della guida di Re Vittorio Emanuele III alla vittoria, è addirittura arrivata al punto di considerare la prima guerra mondiale "un massacro", una "vittoria militare" che portò al fascismo, ad altre guerre e morti.
Solo propaganda repubblicana.
Questa festa ci appartiene, fa parte della memoria del Paese, attraverso questa Guerra gli italiani si sono finalmente sentiti uniti, la vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria nazione.
Link
In questo video si ascolta il Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.
lunedì, novembre 02, 2009
repubblica presidenziale afgana
A cause delle frodi elettorali su grande scala avvenute nel primo turno delle presidenziali e per timore di ulteriori brogli, Abdullah ha deciso di ritirarsi dal ballottaggio delle presidenziali del 7 novembre .
In una conferenza stampa a Kabul, ha affermato : “Le mie richieste sono state respinte, ora un’elezione trasparente è impossibile”.
Peraltro Abdullah non ha chiesto ai propri sostenitori di boicottare il voto, li ha lasciati liberi di decidere se recarsi o no alle urne e vietando loro di organizzare manifestazioni di piazza.
Questo ritiro pone un serio problema di legittimità per il governo del presidente uscente, Karzai, ma anche dimostra quanto sia fragile ed ingannevole il sistema repubblicano presidenziale.
La repubblica afgana si trova di fronte a un totale fallimento:
1) se il ballottaggio non dovesse tenersi e dalla luce delle numerose frodi (il 25% dei voti annullati) del primo turno elettorale Abdullah potrebbe rifiutarsi di riconoscere l’autorità del presidente;
2)è probabile che la partecipazione al secondo turno sia talmente bassa da inficiare comunque la legittimità del voto;
3)l’unica investitura ricevuta da Karzai, rimasta sarebbe i brogli del primo turno elettorale.
Inoltre il ritiro di uno dei candidati non era stato previsto e quindi a rigore di Costituzione afgana, il ballottaggio dovrebbe tenersi comunque, sulla pelle dei poveri afgani che andranno alle urne quasi inutilmente e con il rischio addirittura di essere uccisi dai talebani.
In questa esplosiva situazione, i talebani sono i maggiori beneficiati dall’attuale crisi politica, che intanto sono tornati a minacciare chi parteciperà a ballottaggio presidenziale in Afghanistan.
Incuranti del ritiro del candidato Abdullah dalla corsa elettorale i fondamentalisti hanno lanciato l’intimazione : «Non permetteremo un pacifico secondo turno, aumenteremo gli attacchi e faremo in modo che le elezioni si trasformino in un fallimento».
La repubblica afgana gode di scarsissima legittimità.
Tra parentesi il fratello di Karzai è accusato di essere, contemporaneamente, un narcotrafficante e sul libro paga della Cia !!
Anche a livello internazionale la situazione afgana sfiora ormai il disastro, anche Casa Bianca non sa cosa fare, ed in queste condizioni viene spontaneo chiedere cosa servono tutti quei soldati inviati in Afghanistan se non riescono a garantire le elezioni.
Come è già scritto, la Costituzione afgana non lascia spazio a soluzioni alternative che non siano quella di far svolgere comunque un secondo turno, nonostante fosse stata proposta anche la celebrazione di una nuova Loya Jirga con la partecipazione anche dei talebani più moderati.
Ebbene adesso la Commissione elettorale è andata contro la costituzione, che obbligava andare al voto, ed ha annullato il ballottaggio proclamando presidente della repubblica Karzai.
Anche l'ONU ha accettato quasi con soddisfazione la scelta del governo afgano perché temeva ulteriori attacchi suicidi, dopo quello della scorsa settimana a Kabul che aveva provocato la morte di cinque dipendenti stranieri dell'ONU.
I sostenitori della repubblica affermano che il pregio della repubblica è che il popolo, attraverso le elezioni, può scegliere il presidente.
A parte il fatto che il popolo può solo scegliere i candidati imposti dai partiti, la proclamazione di Karzai come presidente della repubblica senza voti fa scalpore, perché annulla il punto più qualificante della repubblica, e cioé l’elezioni.
Di fatto la repubblica ha cancellato la sovranità popolare, ed è davvero scandaloso che nessuno sottolinei questo.
Quando finirà l’ipocrisia repubblicana?
Un altro pasticcio repubblicano, in salsa afgana, è stato confezionato, l’esito finale era inutile anzi dannoso e quindi la nomenklatura ha annullato le elezioni ed ha proclamato Karzai vincitore delle elezioni presidenziali e considerato capo di Stato eletto.
Con arroganza addirittura si aggiunge l’aggettivo “eletto” ad un presidente che non è stato votato!
Di fronte a quello che avviene in afganistan si dovrebbe concludere che la repubblica presidenziale è un fallimento....
In realtà il presidenzialismo, applicato negli Stati Uniti e considerato da molti il modello da seguire, non garantisce la “democrazia” ma piuttosto è un modo con il quale l’oligarchia repubblicana cerca di raggiungere la legittimazione per mantenere il Potere.
Contro il pasticcio della repubblica presidenziale
Esiste però un altro sistema che almeno é in grado di limitare i gravi problemi che possono arrivare dalle elezioni: la monarchia costituzionale!
Infatti in una monarchia il capo di stato non dipende dalle elezioni e non appartiene alla oligarchia della classe politica.
Se, ad esempio, in Afghanistan ci fosse un Re adesso, nonostante il fallimento delle elezioni, il popolo avrebbe ancora il capo di stato come punto di riferimento.
Inoltre di sicuro le elezioni si svolgerebbero in maniera normale in quanto il sovrano garantirebbe la continuità dello stato.
La situazione afgana evidenzia che in una repubblica la lotta tra i candidati alimenta lo scontro tra la popolazione che può deligittimare anche il capo di stato.
In una repubblica lo scontro politico coinvolge anche il capo di stato, che invece dovrebbe essere al di sopra delle parti.
Adesso gli afgani avranno un presidente della repubblica eletto senza elezioni, considerato legittimo dalla nomenklatura e dagli stranieri che lo hanno invaso.
Dov'è la sovranità popolare?
Non era meglio una monarchia invece del pasticcio repubblicano?
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