domenica, giugno 14, 2009
Festa di Sua Maestà la Regina Elisabetta
Anche se Sua Maestà la Regina Elisabetta è nata il 21 aprile, una tradizione ultracentenaria vuole che il compleanno del sovrano si festeggi a Londra a giugno.
Nella bellissima giornata di sole di sabato, il compleanno della Regina ufficiale è stato caratterizzato dalla parata dei Trooping Colour.
Per tradizione questa festa rappresenta la preparazione della battaglia durante la quale i soldati per essere riconosciuti si mettono in riga sotto i colori (o bandiere).
Per quest'anno, la sfilate è stato la bandiera del 1° Battaglione Guardie irlandesi.
Sua Maestà ha ispezionato la lunga linea delle truppe, il tutto in abito cerimoniale.
Il Principe di Galles e la Principessa Reale hanno preso parte alla sfilata, mentre i Principi William e Harry hanno guardato l'evento da una stanza dell'edificio Horse Guards, un tempo ufficio del duca di Wellington.
Le celebrazioni si è conclusa con la tradizionale parata degli aerei sopra il palazzo osservata dalla Regina dal balcone insieme ad altri personaggi reali.
Telegraph
Queen Elizabeth II celebrates official birthday
sabato, giugno 13, 2009
Discorso di Re Umberto II 13 giugno 1946
La lettura del discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza per l'esilio il 13 Giugno 1946.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.
Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.
A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia! Umberto
Roma, 13 giugno 1946.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.
Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.
A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia! Umberto
Roma, 13 giugno 1946.
venerdì, giugno 12, 2009
Pizza Regina Margherita
La pizza Regina Margherita ha 120 anni ed ha festeggiato il suo compleanno con una grande kermesse di piazza a Napoli.
Un corteo in abiti dell’Ottocento, sbandieratori e tamburini medievali, centinaia di figuranti e ovviamente la Regina Margherita di Savoia, impersonata da una modella dagli occhi azzurri, con indosso un candido vestito bianco e seduta su una carrozza d’epoca.
La festa è stata organizzata con un lungo corteo partito del teatro San Carlo e accompagnato in piazza Plebiscito da tanti napoletani e turisti entusiasti.
La tradizione vuole che la Regina di Casa Savoia invitò a corte il più famoso pizzaiolo della città per assaggiare l'alimento del popolo napoletano.
L’11 giugno del 1889 il pizzaiolo, per l'occasione, preparò tre varietà di pizza, una con olio, formaggio e basilico; una con i “cecenielli” (bianchetti) e una con mozzarella e pomodoro a cui la moglie aggiunse una foglia di basilico, ispirata dal colore della bandiera sabauda: verde basilico, bianco mozzarella e rosso pomodoro, e la chiamò proprio come la regina.
Gli eredi della pizzeria ancora oggi orgogliosi espongono nel locale la lettera firmata dal Gran capo dei servizi di tavola di casa Savoia Camillo Galli inviata a Raffaele Esposito Brandi.
Nel documento, un pò ingiallito dal tempo, si legge tutto l'apprezzamento della Regina Margherita per la pizza.
Un corteo in abiti dell’Ottocento, sbandieratori e tamburini medievali, centinaia di figuranti e ovviamente la Regina Margherita di Savoia, impersonata da una modella dagli occhi azzurri, con indosso un candido vestito bianco e seduta su una carrozza d’epoca.
La festa è stata organizzata con un lungo corteo partito del teatro San Carlo e accompagnato in piazza Plebiscito da tanti napoletani e turisti entusiasti.
La tradizione vuole che la Regina di Casa Savoia invitò a corte il più famoso pizzaiolo della città per assaggiare l'alimento del popolo napoletano.
L’11 giugno del 1889 il pizzaiolo, per l'occasione, preparò tre varietà di pizza, una con olio, formaggio e basilico; una con i “cecenielli” (bianchetti) e una con mozzarella e pomodoro a cui la moglie aggiunse una foglia di basilico, ispirata dal colore della bandiera sabauda: verde basilico, bianco mozzarella e rosso pomodoro, e la chiamò proprio come la regina.
Gli eredi della pizzeria ancora oggi orgogliosi espongono nel locale la lettera firmata dal Gran capo dei servizi di tavola di casa Savoia Camillo Galli inviata a Raffaele Esposito Brandi.
Nel documento, un pò ingiallito dal tempo, si legge tutto l'apprezzamento della Regina Margherita per la pizza.
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