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venerdì, dicembre 05, 2008

Magistratura CSM Forleo De Magistris


Stiamo assistendo in questi giorni ad un altro episodio non certo esaltante della repubblica italiana, adesso è il momento della Giustizia dare prova dello scompaginamento delle istituzioni.

Da tempo si sa che la Magistratura non funziona come dovrebbe, concorsi farsa per reclutare i nuovi magistrati, inchieste ad orologeria per eliminare personaggi scomodi, cortocircuito tra la Politica e Magistratura, adesso il caso "Why not" certifica quanto la Giustizia sia arrivata allo sbando.
Dopo aver assitito alla lotta tra Politica e Magistratura giungiamo alla lotta tra magistrature (Salerno e Catanzaro) e addirittura all'interno del CSM.

La guerra tra magistrati è talmente andata fuori dai canali istituzionali che, con un'iniziativa senza precedenti, il presidente della repubblica ha chiesto gli atti dell'inchiesta e si appresta a un intervento censorio fortissimo in qualità di presidente del Csm.
Lo stesso Csm è nella bufera, perché avvallò l'operato della procura di Catanzaro, trasferendo De Magistris, ed è quindi moralmente corresponsabile della chiusura della sua inchiesta che oggi la Procura di salerno considera fraudolenta (tanto che Nicola Mancino, vicepresidente del Csm oggi ha minacciato le dimissioni).

Come se non bastasse cossiga non approva l'azione di napolitano, e non è la prima volta che ci siano polemiche tra presidenti della repubblica .
Cossiga ha affermato :
Ho grande rispetto e nutro un'antica amicizia nei confronti di Giorgio Napolitano, come politico e capo dello Stato, e, cosa che conta molto di più, come persona. Ho molto meno rispetto e stima per una parte della magistratura ordinaria e per il Consiglio superiore della magistratura, strana istituzione che dobbiamo alla poca esperienza istituzionale democratica dei cattolici dell'Assemblea Costituente contro la volontà del Pci; e non ne ho nessuno, salvo qualche eccezione, per l'Associazione nazionale magistrati. Percio' forse diro' cose che non sembreranno coerenti con la mia linea''.
Lo scrive in una nota il senatore a vita Francesco Cossiga, parlando della guerra delle Procure tra Catanzaro e Salerno, alla luce della preoccupazione espressa dal capo dello Stato sul caso De Magistris.
Il presidente emerito della Repubblica sottolinea che nè il Colle, nè il Csm 'sono competenti a occuparsi di queste vicende.
Continua Cossiga: ''Comprendo tutta la gravità di quanto sta avvenendo negli uffici giudiziari, o per essere più esatti, negli uffici delle Procure della Calabria e di Salerno: una guerra che da un certo punto di vista è una garanzia per gli spazi di libertà dei cittadini!
Certo -avverte- ciò puo' avvenire solo in Italia a causa della Repubblica dei procuratori: non in Francia, negli Stati Uniti, nel Bund e nei Lander germanici, poichè in quei Paesi le procure sono gerarchizzate e vi è un Procuratore Generale che mantiene l'ordine! Ma in Italia non è cosi'! E i magistrati inquirenti hanno lo stesso status dei magistrati giudicanti''.
ilsole24ore

Inoltre ricordo l'intervista dell'ex GIP di Milano Clementina Forleo, che come De Magistris stava indagando su politici (il caso Unipol), la quale sul corriere della sera ha dichiarato:
Fino a Tangentopoli, e fino a qualche anno fa, il problema era dell’indipendenza della magistratura dal potere politico, adesso è dell’indipendenza del magistrato rispetto alla magistratura.
Il singolo magistrato che non si vuole allineare, non si vuole schierare, vuole essere libero, finisce per pagare i suoi errori. E li paga cari [...] Si sono toccati i fili che fanno morire. Perché fino a quando s’era attaccato il nemico della magistratura, il nemico di destra, era andato tutto bene. Avevo avuto la solidarietà. La magistratura era stata compatta nel proteggere il giudice Forleo. Poi, quando spunteranno caimani d’altro colore, tutti si dilegueranno
ilcorrieredellasera

A questo punto si giunge alla convinzione che anche la magistratura è delegittimata, altro che indipendenza della magistratura, altro che mani pulite.
In questa repubblica non si salva nulla.

Tutti le istituzioni repubblicane sono delegittimate o lottano tra di loro, fattori che mettono in pericolo addirittura la democrazia e la libertà del nostro Paese.
Di fronte a tutto ciò sono sempre più convito che l'Italia potrà, forse, risorgere solo dopo la fine di questo regime oligarchico repubblicano.

martedì, dicembre 02, 2008

mezzogiorno e napolitano

Non posso che condividere il discorso del presidente della repubblica quando recentemente a Napoli ha affermato che Occorre reagire all'impoverimento morale della politica.

Da decenni la situazione del nostro paese continua a peggiorare, ad una crisi politica sociale - tangentopoli, partitocrazia, corruzione ... - ora si aggiunge una profonda crisi finanziaria che sta minando le basi dell'economia reale.

Rivolgendosi agli amministratori di tutto il Mezzogiorno napolitano ha detto che si deve fare autocritica e un'autoriflessione sulla amministrazione della cosa pubblica e che l'impoverimento culturale e morale della politica è sotto gli occhi di tutti

Visto che napolitano si è sempre occupato di politica, sbaglio se penso che il monito sia indirizzato anche a lui ?

Purtroppo la classe politica che ha causato la decadenza del nostro paese invece di chiedere scusa e di dimettersi continua ad occupare le poltrone che contano.
Ascoltando i politici si ha l'impressione che loro non abbiamo mai avuto responsabilità e che si trovino al parlamento quasi per caso.

Dopo più di 60 anni di repubblica l'Italia è peggiorata.
Di chi è la colpa ?



Il monito di Napolitano: «Occorre reagire all'impoverimento morale della politica»
Il Mezzogiorno deve fare «autocritica e un'autoriflessione» sulla amministrazione della cosa pubblica

NAPOLI - Bisogna assolutamente reagire a un fenomeno che si è fatto sempre più pesante di «impoverimento culturale e morale della politica che è sotto gli occhi di tutti. Si fa enorme fatica a dirlo e a reagire», ha detto Giorgio Napolitano alla Fondazione Mezzogiorno Europa a Napoli. Con queste parole il presidente della Repubblica ha spiegato, più apertamente il senso dei richiami rivolti lunedì e martedì agli amministratori di tutto il Mezzogiorno a procedere ad un profondo rinnovamento e allo stesso tempo a fare una riflessione autocritica sul modo di amministrare la cosa pubblica. «Questa e altre fondazioni - ha detto - hanno assoluta necessità di ripensare il rapporto cultura-politica e di reagire a fenomeni sempre più pesanti e niente affatto nuovi. Io lo scrissi nella conclusione provvisoria della mia autobiografia politica (nel 2005, ndr) parlando di impoverimento culturale e morale della politica, fenomeno che è sotto gli occhi di tutti. Si fa enorme fatica a dirlo e a reagire».

continua ..
ilcorrieredellasera

mercoledì, novembre 26, 2008

Ricordo della Regina Elena


28 novembre 1952

ELENA DI SAVOIA
TERZA REGINA D’ITALIA
ROSA D’ORO DELLA CRISTIANITÀ

in esilio muore a Montpellier (Francia), ove riposa tuttora in attesa di trovare degna sepoltura al Pantheon di Roma