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martedì, gennaio 22, 2008

Crisi di sistema

Le dichiarazioni dei parlamentari hanno sempre un importante significato politico, possono piacere o no, condividerle o no ma, comunque, non possono essere liquidate senza una riflessione.

A maggior ragione le dichiarazioni dei parlamentari sono ancor piu' importanti quando hanno a che fare con questioni di rilievo politico come, per eccellenza, la crisi di un governo.

Mastella e' un importante politico, segretario di un partito essenziale per il governo prodi ed addirittura, fino a poche ore fa, Ministro della Giustizia.

Durante la nota trasmissione Porta a Porta, dedicata alla crisi del governo prodi provocata dall'uscita dal governo del suo partito Udeur, Mastella, tra l'altro, ha affermato :
"la Repubblica non c'e' piu' e non si sistema, come pensa Veltroni, con la legge elettorale".

La considerazione alla quale molti dovrebbero giungere e' che la profonda crisi nella quale giace l'Italia, non e' una crisi come quelle che, da tempo, in italia siamo abituati ad assistere, non si tratta di sapere se il governo reggerà o no alle prove dei prossimi giorni, non e' la crisi di un governo ma e' la crisi di sistema.

Questo significa che il sistema politico-istituzionale e' giunto al culmine di una crisi dalla quale non si intravede una via d'uscita.
Il sistema rivela i suoi limiti, la sua incapacità a autoriformarsi, ad aprire una fase nuova

A questo punto questa repubblica e' davvero finita.

Roma, 21 gen. (Adnkronos) - "A Veltroni auguro di vincere le elezioni, quelle del 2500 dopo Cristo".
A 'Porta a Porta' Clemente Mastella non risparmia il segretario del Partito democratico da battute e allusioni.
E' Walter Veltroni l'uomo nel mirino dell'ex Guardasigilli. Mastella parla del "modo sprezzante di Veltroni nel dire vado da solo, non me frega nulla...".

Ma non e' possibile secondo il leader dell'Udeur che il Pd decida tutto da solo, la situazione e' troppo grave: "la Repubblica non c'e' piu' e non si sistema, come pensa Veltroni, con la legge elettorale".

http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=1.0.1795531836

lunedì, gennaio 21, 2008

La repubblica del terrore



Luigi XVI di Francia (23 agosto 1754 - 21 gennaio 1793)
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Sospeso ed arrestato durante l'insurrezione del 10 agosto, venne processato dalla Convenzione Nazionale, trovato colpevole di tradimento col nemico, e ghigliottinato il 21 gennaio 1793.
Luigi venne arrestato ufficialmente il 13 agosto 1792. Il 21 settembre 1792, l'Assemblea Nazionale dichiarò che la Francia era una repubblica.

Luigi venne processato (dall'11 dicembre 1792) e accusato davanti all'Assemblea Nazionale di alto tradimento. Venne condannato a morte (17 gennaio 1793) per ghigliottina con 361 voti favorevoli, 288 contrari e 72 astenuti.

Re Luigi XVI venne ghigliottinato davanti ad una folla festante il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l'attuale Place de la Concorde.

Il Re rivolgendosi ancora una volta ai francesi affermò: Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia.

Il binomio Rivoluzione-ghigliottina è divenuto, a partire dagli anni immediatamente successivi, inscindibile nella coscienza collettiva prima e nella memoria storica poi.

Dal punto di vista politico la ghigliottina è stata lo strumento fondamentale della repubblica francese.
La repubblica del terrore.

La fine della repubblica


Sono convinto che in Italia non esiste più lo Stato ma piuttosto un affollamento di surrogati di piccoli stati.

Come prima dell’Unità d’Italia - magistralmente guidata da Casa Savoia - la penisola italiana era divisa in tanti piccoli stati, adesso, dopo più di mezzo secolo di repubblica, gli italiani si sentono ancor più divisi di allora.
La differenza tra Nord e sud è aumentata, la politica è una casta, la magistratura contro la politica, un abnorme numero di partiti, le istituzioni non sono mai state così lontane dal popolo, la mafia si è consolidata, la differenza tra ricchi e poveri è aumentata.

Oggettivamente la repubblica è fallita – lo scandalo dei rifiuti della Campania è solo il punto d’iceberg – perché non funziona più nulla, ed ancor più grave, i vari gangli dello stato, dai quali dipende poi la democrazia, lottano tra loro mettendo addirittura in pericolo la libertà.

Siamo a un passo dall'emergenza democratica. Perché il degrado è inarrestabile, perché c'è un grave problema di delegittimazione politica, perché assistiamo a conflitti tra le istituzioni.

Gli italiani, lasciati soli dallo stato e più poveri con l’euro e la globalizzazione, hanno seguito l’esempio compiuto dallo stato, dalle istituzioni, dalla classe politica, le quali con i loro comportamenti hanno insegnato al popolo di pensare solo ai propri interessi e fregare il prossimo.

In questo modo il sistema repubblicano ha compiuto il più grave errore che poteva fare, perché così gli italiani non si sentono più un popolo, si vergognano delle loro istituzioni, la repubblica ha calpestato l’anima ed il cuore degli italiani, perdendo così concetti essenziale per una nazione come la Patria.

I drammatici eventi come l’emergenza dei rifiuti in Campania ed il caso mastella, non avvengono per caso o per colpa di poche persone.

Si giunge a queste incredibile e gravissime situazioni solo se lo stato lo permette, lo certifica, lo incoraggia, si fa complice, lo promuove.

E’ ingenuo ed inutile attaccare mastella, solo un tassello del meccanismo repubblicano, ma comunque alcune sue dichiarazioni sono significative. Profondamente scandalizzato, disse : Non capisco perché non indagano anche sulle mogli degli altri!

Questa frase contiene il fallimento della repubblica.

Un importante politico, segretario di un partito al governo, ministro della giustizia, secondo solo al presidente del consiglio, afferma che le accuse (presunte) contro di lui da parte della magistratura sono assurde perché sono la normalità. (questi comportamenti sono usati da tutti i politici).

Tutto ciò lascia sbigottiti e certifica la fine del sistema.

Se la Magistratura facesse veramente il suo mestiere, se fosse davvero indipendente dalla politica, allora forse lo scontro tra magistratura e politica sarebbe una strada da percorrere per correggere la situazione.
Ma purtroppo non è così.

E’ ridicola la pretesa che la repubblica si possa auto riformare attraverso la moralizzazione della politica, perché anche la magistratura non è esterna al sistema, dimostrando di non avere l’autorità morale per farlo.

La frase Così fan tutti non è indicato solo ai politici (ormai considerata una casta) ma a tutti i poteri della repubblica.

La classe politica, la magistratura, gli intellettuali, i giornalisti tutti colpevoli se non altro per non aver fatto il loro dovere.
Da diversi anni non è difficile teorizzare dei complotti all'interno della magistratura, c'è una parte che non indaga a 360 gradi ma le inchieste sono inchieste politiche.

I giornalisti non sono liberi professionisti ma anche loro sono di parte, le inchieste sono ordinate da altri politici.
Anche gli intellettuali fanno parte del sistema, che vendono il talento e capacità al potere.

Stiamo assistendo alla fine della repubblica.
L’odore di rifiuti che proviene dai palazzi non è la decomposizione di un governo, che francamente molti si augurano cadrà presto, ma piuttosto la progressiva crisi del sistema repubblicano.

La repubblica si basa su un sistema che prevede il continuo compromesso al ribasso, fare nulla per contentare tutti, è un coacervo tra forze diverse che però non pensano mai al bene comune, la politica fatta con il consenso attraverso le clientele.

Io credo che l’unica soluzione sia quella di cambiare classe politica, passando attraverso una assemblea costituzionale per identificare una nuova costituzione.

La via d’uscita è difficile ma c’è assoluto bisogno di una rivoluzione politica culturale sociale.

Non c’è che auspicare che gli italiani abbiano questa forza.