La Commissione Ue ha presentato il suo rapporto annuale sulla Competitività nell’Unione.
La prestazione complessiva dell’economia europea è migliorata nel 2006, c'è stato il tasso di crescita più alto di questo secolo (3%), è ridotta la distanza nei confronti dell'USA, ma in questa situazione c’è chi corre - come Svezia, Germania, e Francia - e chi avanza troppo piano, come l’Italia.
Da questo studio si evince che In Italia un’ora di lavoro genera un decimo di PIL in meno rispetto alla media europea, mentre la Germania e la Francia ne sfornano rispettivamente l’8,5 e 15,9% in più e, al contrario degli altri stati, fra il 2000 e il 2005 in Italia la produttività media del lavoro è scesa.
Inoltre il rapporto tra il pil ed il numero delle persone occupate attribuisce all’Italia il dodicesimo posto nell’Ue, in Italia un’ora di lavoro mette in circolo l’88,2 per cento della ricchezza generata nella media Ue, un dato basso anche tenendo conto la correzione legata al sommerso.
Fra il 2000 ed il 2005 il prodotto italiano pro capite è aumentato di appena lo 0,1% nella media annua, un risultato davvero molto scadente che nemmeno l’economia in nero può compensare il divario con i grandi partner europei, Francia (0.8), Germania (0,6), Spagna (1,7) e Regno Unito (2).
Nel 2006 le cose sono andate meglio, siamo saliti all’1,4%, poco più della metà della media europea (2,3), comunque in ritardo.
Il calante tasso medio di produttività del lavoro per persona impiegata (-0,1% annuo nel 2000-2005), se coniugato con l’aumento della popolazione occupata (o emersa), vuol dire che sono state usate più braccia per fare di meno.
Altri dati :
- Incremento Pil procapite e spese ricerca sotto la media europea per l'italia.
- cresce la competitivita' in Europa ma l'Italia resta indietro.
- gli italiani sono agli ultimi posti tra i vecchi 15 paesi europei, con un incremento della ricchezza piu' basso della media Ue.
- Inferiore alla media europea anche la spesa in Ricerca e Sviluppo.
- Le bollette di luce e telefono sono salate e le infrazioni pendenti alla Corte Ue raggiungono livelli record.
L’analisi della Commissione è l'ennesima bocciatura dello stato repubblicano italiano.
Ma chi sta uccidendo un grande paese potenziale come l'Italia?
La grave situazione nella quale si trova l'italia è causata da una serie di fattori come la poca innovazione, la burocrazia, riforme in ritardo e finanza pubblica inefficiente, oppure per lo scarso numero di laureati tecnologici, per gli pochi soldi per la ricerca, oppure ancora per gli alti costi, i lunghi tempi per aiutare un’impresa....
L'elenco è molto lungo ma in fondo la colpa è della classe politica e dello stato repubblicano.
La scarsa crescita della produttività italiana riassume in sé gran parte dei mali dell’apparato produttivo del Paese.
Dietro un’apparente creatività e successi in nicchie - la moda ed alcune tradizioni artigianali convertite con successo in industrie fiorenti - si sta verificando uno scivolamento di un Paese.
Una volta l'Italia era leader in Europa in alcune settori - elettronica e chimica - ma con incredibile disinvoltura lo stato repubblicano ha costretto la loro chiusura, ad esempio si è sbarazzato di una grande industria farmaceutica come Farmitalia Carlo Erba, e così facendo siamo scesi dal treno in corsa del quale occupavamo alcuni dei vagoni di testa.
Diciamo la verità.
In Italia lo stato e la classe politica hanno enorme responsabilità del collasso della economia, hanno fermato la creatività italiana, lo stato repubblicano ha sempre capito ben poco di economia e produttività - anche perchè legato ai dogmi imposti dal comunismo - e quindi per porre rimedio a questo grave situazione c'è bisogno di un'altra classe politica.
In questo drammatico contesto - inesistenza di una vera Politica e Stato efficiente capaci di contrastare il globalismo e di difendere il lavoro e la creatività degli italiani - il globalismo mette in ginocchio l'Italia.
Per prima cosa per elaborare una corretta analisi della economia e società si deve liberarsi delle ideologie del passato, si deve intraprendere una nuova politica industriale fondata sull’innovazione, identificare su quale vagone dell’economia internazionale si deve saltare prima che sia troppo tardi.
Si deve lavorare su molti fronti e sulla innovazione, aumentare il reddito e produttività, concentrando la propria attenzione sull’industria finanziaria, su un nuovo tipo di turismo, sull’istruzione superiore e su alcuni settori industriali molto sofisticati come la genetica ed informatica .
E' ancora possibile sperare in un futuro migliore ?
Dov'è la nuova classe politica?
Quando nascerà un altro stato?
venerdì, novembre 09, 2007
mercoledì, novembre 07, 2007
Lenin, la mummia della repubblica italiana
Forse Vladimir Putin ha deciso di sfrattare il sarcofago di Lenin e chiudere il mausoleo, la Russia post comunista sembra aver capito che l'ideologia comunismo fu un grave errore, e non è un caso che la bandiera della russia sia ritornata essere quella dello Zar.
In questi giorni il segretario del Pdci Diliberto è andato a Mosca per commemorare i 90 anni della Rivoluzione d'ottobre e visitando il mausoleo di Lenin ha affermato che se la Russia non vuole più la mummia di Lenin intende portarla a Roma.
Qualcuno la considera solo una provocazione, ma l'affermazione di Diliberto ha un significato politico e culturale molto profondo, e cioè che il comunismo è più radicato e difeso in Italia che in Russia.
Ma perchè? La risposta è semplice. Come in russia, anche in italia il comunismo è stato fondamentale per la nascita della repubblica, le colonne portanti dello stato repubblicano sono il PCI e la DC (il cattocomunismo), la DC ebbe sempre più voti ma il PCI - forte e considerata vincente - riuscì sempre ad imporre le sue idee ed in particolare a trasformare la cultura e società a suo piacere.
Inoltre dopo la guerra solo il nazismo fu sconfitto e perciò l'altra ideologia - il comunismo - ebbe modo di rafforzarsi ed espandersi in tutto il mondo (compreso l'italia).
La Storia ha voluto che l'Italia abbia fatto parte dell'occidente e quindi la dittatura comunista non ha potuto imporsi, ma questo permise al PCI di occupare i gangli dello stato fino ad conquistare il quirinale.
Nel nostro paese l'abbandono definitivo dell'ideologia comunista, e quindi anche la nascita di una sinistra moderna, è possibile solo se nasce una nuova costituzione non più condizionata dall'ideologia comunista, deve succedere che la repubblica sia sostituita da un altro tipo di stato.
L'orrenda polemica sulla mummia di Lenin conferma come la politica italiana sia veramente messa male.
Ma davvero c'era bisogno di dare spazio sulla salma di Lenin? Davvero siamo ancora alla difesa delle reliquie laiche del comunismo?
E' incredibile, ma la teoria materialistica del comunismo internazionale ha bisogno di una mummia, deve attaccarsi all'iconografia mortuaria della sinistra storica. Invece di limitarsi a storicizzare la vita e le opere di Lenin, esiste un sentimento irrazionale della sinistra italiana che la spinge a conservare il corpo, è pietoso vedere un corpo decomposto trasformato in totem.
A questo punto una domanda: I comunisti o post comunisti cambieranno mai?
E visto che si parla di rientri e sepolture, in Italia dovrebbero invece trovare la loro storica sepoltura i nostri re e le nostre regine, tuttora sepolti in terra straniera.
Un'altra vergogna della repubblica italiana.
martedì, novembre 06, 2007
Cristianesimo ed Islam
Incontro storico tra il Pontefice Benedetto XVI ed il re dell'Arabia Saudita Abdullah II, è la prima volta che il Custode delle due Sacre Moschee della Mecca e di Medina viene ricevuto da un Pontefice
Questo evento è molto importante perchè unisce la dimensione religiosa e quella politica e stabilisce l'impegno comune per la pace e per le richieste legittime del riconoscimento della libertà religiosa.
C'è da segnalare che nello Stato dell'Arabia Saudita è un reato professare una religione diversa dall'Islam e che l'udienza è significativa anche perché si svolge in assenza di rapporti diplomatici tra Santa Sede e Arabia Saudita, anche se negli ultimi mesi si sono registrati segnali di disgelo.
Storico incontro in Vaticano tra il Papa e il re dell’Arabia Saudita. Sottolineato l’impegno per la pace e il dialogo interreligioso
I colloqui, si legge nella nota della Sala Stampa, “si sono svolti in un clima di cordialità e hanno permesso di toccare temi che stanno a cuore” al Papa e al re saudita. “In particolare - informa la nota - si sono ribaditi l’impegno in favore del dialogo interculturale ed interreligioso, finalizzato alla pacifica e fruttuosa convivenza tra uomini e popoli, e il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali, specialmente a sostegno della famiglia”. Nell’augurio di prosperità a tutti gli abitanti del Paese da parte delle autorità vaticane, “si è fatto menzione della presenza positiva e operosa dei cristiani”. Non è mancato, infine, conclude la Sala Stampa, “uno scambio di idee sul Medio Oriente e sulla necessità di trovare una giusta soluzione ai conflitti che travagliano la regione, in particolare quello israeliano-palestinese”.
Nell’edizione odierna, L’Osservatore Romano, sottolinea che grazie a re Abdallah il regno saudita “ha assunto negli ultimi anni un importante ruolo di mediatore nei conflitti nel Vicino e nel Medio Oriente”. Alla visita del sovrano saudita, prosegue il quotidiano, possono ben adattarsi le parole con cui il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha recentemente definito le relazioni tra cristiani e musulmani. "La cosa importante - ha sottolineato il porporato - è conoscersi, conoscersi, conoscersi. Ognuno di noi ha sempre qualcosa da imparare dall'altro”.
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