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martedì, aprile 24, 2007

Deficit repubblicano



Nel Rapporto annuale 2006 della Bce si legge che l'Italia è uno dei pochi stati dove il rapporto debito pubblico-Pil non è diminuito.
Secondo la BCE si deve evitare atteggiamenti di compiacimento, per assicurare la rapida attuazione del risanamento è indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti concrete e credibili.

L’Unione monetaria europea obbliga l'Italia a tenere a freno deficit e debito accumulato, ma non i cordoni della spesa pubblica, al punto che oltre la metà del prodotto interno lordo se ne va per i mille rivoli delle amministrazioni statali e degli enti locali.
La spesa pubblica italiana continua a correre. Nel 2006 - secondo i dati di Eurostat notificati dal Governo - è salita al 50,1% rispetto al 48,3% del 2005 e al 47,7 del 2004.
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in occasione della riunione Ecofin a Berlino, aveva lanciato l’allarme sulla spesa pubblica affermando che l’obiettivo primario è ridurre la spesa primaria.

Ho l'impressione che per ridurre le spese ci vuole una rivoluzione.
E' la repubblica che ha creato questo enorme deficit pubblico, lo ha fatto quasi scientificamente per occupare tutti i gangli dello stato, per controllare gli italiani e per mantenere il potere.

Purtroppo nonostante i numerosi sacrifici degli italiani, il deficit pubblico dello stato repubblicano è ancora troppo alto perchè le spese (e gli sprechi ...) dello stato repubblicano continuano.

Solo una rivoluzione potrà ridurre le spese dello stato repubblicano !!
Eurostat: deficit/pil italiano al 4,4%. Istat: nel 2007 discesa al 2,3% Bce: «Il debito italiano è il più alto» La Banca centrale europea: «Vanno ridotte le spese. No a un allentamento della politica fiscale»

ROMA - «Il rapporto debito pubblico-Pil dell'area dell'euro è diminuito nel 2006, riflettendo le riduzioni conseguite in gran parte dei Paesi, con le eccezioni rilevanti dell'Italia, divenuto il Paese con il più elevato debito, e del Portogallo». È quanto si legge nel Rapporto annuale 2006 della Bce, in cui si invitano tutti i Paesi di Eurolandia ancora lontani dall'aver risanato i conti a «non sovrastimare il ritmo del risanamento» a causa delle entrate inattese, a non «allentare la politica fiscale» e a procedere, piuttosto, a una «riforma strutturale della spesa» e quindi a una sua «riduzione».

GIU' SPESA, NO CALO TASSE - «Nel 2006 l'evoluzione dei conti pubblici nell'area dell'euro è stata relativamente favorevole. Tale andamento però - si legge nel Rapporto della Banca centrale - è principalmente il risultato della forte crescita del Pil e di entrate in attese, e solo in piccola parte di un reale risanamento dei conti pubblici». Per questo è necessario «accelerare» e dare la giusta lettura al calo di deficit e debito: infatti, «il miglioramento del saldo strutturale del bilancio - si legge nel Rapporto - potrebbe in parte riflettere le predette entrate inattese e sovrastimare pertanto il ritmo di fondo del risanamento». Per la Bce, «è quindi indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti che siano concrete e credibili e assicurarne la rapida attuazione. Queste - si legge nel rapporto - avranno maggiori possibilità di riuscita se saranno basate su una strategia complessiva e credibile di medio periodo, incentrata sulla riduzione della spesa anziché sull'incremento delle entrate». Dunque, bisogna «mettersi al riparo da atteggiamenti di compiacimento», perché «l'atteso proseguimento della congiuntura favorevole nel futuro prossimo deve essere pienamente sfruttato per raggiungere quanto prima posizioni di bilancio solide e una rapida riduzione del debito pubblico». E al fine di evitare che si ripetano gli errori del passato e di prevenire l'insorgenza di squilibri macroeconomici, è essenziale che tutti i Paesi si astengano dall'adottare un orientamento pro-ciclico di allentamento della politica fiscale e si impegnino invece a conseguire posizioni di bilancio solide durante l'attuale ripresa».

EUROSTAT - Il rapporto annuale della Bce arriva dopo la prima notifica sui conti pubblici dei paesi membri da parte dell'Eurostat. Secondo i dati, l'Italia ha chiuso il 2006 con un deficit al 4,4% del Pil e un debito pubblico al 106,8% del Pil. Nella zona euro e nei Ventisette il disavanzo è sceso, rispetto al 2005: in Eurolandia è passato dal 2,5% all'1,6% lo scorso anno, mentre nell'Ue nel suo insieme dal 2,4% all'1,7%. «Nel 2006 - scrive l'Ufficio europeo di statistica - i disavanzi maggiori rispetto al Pil sono stati registrati da Ungheria (-9,2%), Italia (-4,4%), Polonia e Portogallo (entrambi -3,9%) e Slovacchia (-3,4%). Undici paesi hanno invece concluso il 2006 in surplus, in testa Danimarca (+4,2%) e Finlandia (+3,9%). A seguire poi Estonia (+3,8%), Bulgaria (+3,3), Irlanda (+2,9%), Svezia (+2,2) Spagna (+1,8%), Paesi Bassi (+0,6%), Lettonia (+0,4%), Belgio (+0,2%) e Lussemburgo (+0,1%). »In tutto - scrive ancora Eurostat - 22 paesi membri hanno registrato un miglioramento del deficit, rispetto al 2005, solo in 5 stati è stato osservato un peggioramento«.
ISTAT: PREVISIONI 2007 - Contestualmente ai dati Eurostat, l'Istat ha reso noto che l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche si attesterà quest'anno al 2,3%, in calo rispetto al 4,4% del 2006, mentre il debito pubblico scenderà al 105,4 del Pil.

ilcorrieredellasera

lunedì, aprile 23, 2007

Siccità repubblicana



Lo stato dei corsi d’acqua e dei bacini italiani è preoccupante. Il deficit delle precipitazioni nel periodo autunno-inverno si ferma su valori tra il 20 e il 40% inferiori a quelli medi, ma in alcune zone del Nord-Est e del Centro si scende al 50-60% in meno. La neve ricopre un terzo del territorio che imbiancava l’anno scorso. Anche per questo il Po, in tutte e cinque le stazioni di rilevamento, ha una portata di 500 metri cubi al secondo inferiore alla media mentre il lago di Garda è ben al di sotto della media.
http://eurosot.protezionecivile.it/siccitaFinale.pdf

Il cambiamento climatico sta causando una drastica riduzione delle riserve idriche, piove sempre di meno e la temperatura del globo aumenta, ma l’emergenza che scatta ogni anno con l’arrivo del caldo dimostra che le cause sono anche nella cattiva gestione delle nostre risorse idriche.
Insomma il rischio di siccità in Italia è una sciagura naturale ma a ciò si aggiunge l'assoluta incapacità della repubblica.

Infatti che io sappia non ci sono mai stati interventi che blocchino i consumi non necessari, gli sprechi idrici aumentano, non è mai partito un piano per l'uso razionale della risorsa idrica.

Purtroppo in Italia si lavora sempre in emergenza, manca sempre la prevenzione.
E' ormai da anni che il problema fa parte dell'agenda dei governi, ma si è fatto molto poco, se non dire nulla.
Ecco così che sulla siccità l'orientamento dei tecnici è di far scattare lo stato di crisi, anche per fronteggiare la criticità del settore elettrico per l'estate 2007.
L'emergenza rischia infatti di mettere l'Italia in difficoltà nei prossimi mesi, anche sul fronte di un blackout elettrico.

E' ovvio però che lo stato d'emergenza, però non basta, ma servono interventi strutturali.
Uno stato serio e capace dovrebbe varare un piano antisprechi e avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza.
L'acqua è un bene che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, diventa di anno in anno sempre più prezioso e va assolutamente tutelata.




Riunione di tecnici al ministero dello Sviluppo economico
già avviato il programma per il risparmio delle risorse idriche
Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"
Preoccupazione per il livello del Po, mai così basso ad aprile

Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"


ROMA - Italia ad alto rischio siccità: è allarme per i prossimi mesi, anche per le forniture di elettricità. I tecnici che seguono la situazione si sono riuniti, oggi, al ministero per lo Sviluppo economico per fare il punto alla luce del dossier "Emergenza Estate 2006", e sarebbero orientati a chiedere al governo lo stato di crisi, prevedendo anche il contingentamento delle risorse idriche nei prossimi mesi, ma non di quelle ad uso domestico. Una richiesta che trova sponda nel ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Domani chiederò lo stato di emergenza nel corso del Cdm". A pesare sarebbero anche le previsioni delle temperature, sopra le medie stagionali, oltre alla carenza idrica: il lago Maggiore, ad esempio, registra un livello di invaso inferiore di 60 milioni di metri cubi rispetto al 2006. "Lo stato d'emergenza, però, non basta, servono interventi strutturali - continua Pecoraro Scanio - In particolare è necessario varare un piano antisprechi ed avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza".

All'ordine del giorno della riunione di oggi, l'ottimizzazione delle poche risorse a disposizione, con l'ipotesi di "rilasci controllati" che consentano di evitare sprechi e mantenere il più alto possibile il livello del Po, mai così basso ad aprile. Ma anche la predisposizione di misure operative che consentano di ridurre il rischio blackout. Non c'è ancora la dichiarazione di stato di emergenza ma, di fatto, il programma per la razionalizzazione dei consumi idrici è stato già avviato.

Produttori e gestori di energia, Authority e Regioni, Autorità di bacino e Protezione civile, nella riunione di questa mattina hanno ritenuto necessario definire un programma da subito operativo. Perché le previsioni per i prossimi mesi non consentono di recuperare il deficit idrico accumulato in autunno e in inverno e, dunque, il problema della siccità è ormai una realtà più che un rischio.

Il programma prevede quindi che già da ora vengano effettuati dei rilasci controllati di acqua, sia dai grandi laghi sia dagli invasi alpini, in modo da consentire di ripristinare soprattutto il livello del Po. Un ripristino che, in ogni caso, non consentirà di tornare a livelli abituali, visto che ad oggi il grande fiume ha una portata inferiore anche a quella del 2003, quando vi fu la necessità di intervenire pesantemente con la dichiarazione dello stato d'emergenza e il varo di una cabina di regia nazionale per la razionalizzazione delle risorse a disposizione.

Quanto al rischio blackout, sempre secondo quanto si è appreso, gli esperti stanno già studiando le misure necessarie per impedire che un eccessivo utilizzo di energia faccia saltare l'intera rete. Allo studio ci sono due misure: una interna, il distacco delle utenze industriali cosiddette 'interrompibili' (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono pronte ai distacchi) e una esterna, l'acquisto di una maggiore quantità di energia dall'estero.

larepubblica

giovedì, aprile 19, 2007

Fassino chiama Ciampi nel partito democratico

ciampi è stato banchiere, ministro sotto il governo prodi e d'alema, Presidente del Consiglio, presidente della repubblica.
Adesso fassino confida che lo vorrebbe nel nascituro partito democratico.

ciampi : un vero superpartes repubblicano !!

Roma 19/04/2007 09:03
FASSINO AL CORRIERE: NEL NUOVO PARTITO DEMOCRATICO VORREI CIAMPI

Roma, 19 apr. (APCom) - Il segretario dei Ds vorrebbe personaggi come il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel nascituro Partito democratico. Lo confida lo stesso Piero Fassino in un colloquio con il 'Corriere della sera'. Oggi si apre, a Firenze, l'ultimo congresso della Quercia prima della creazione del Pd. Comincia una storia nuova, evoluzione della precedente. E' come quando due persone si uniscono per generare una creatura, che poi diviene autonoma, con una sua identità. Nel nostro caso - spiega Fassino - il generatore è l'Ulivo. Infatti il simbolo resterà, così come faremo le feste della doppia U, Unità e Ulivo. Senza l'alleanza nell'Ulivo non ci sarebbe oggi il partito democratico. Ora passiamo dai Dico al matrimonio". Non è detto, per il leader Ds, che il presidente del nuovo partito debba essere anche il candidato premier. "Questo può essere vero in linea di principio, ma se guardo in Europa vedo esperienze diverse. Ne riparleremo. In questo momento contano tutt'altre cose. Adesso dobbiamo fare bene il Pd". Quanto alla prevista scissione, "Mussi e le sue idee peserebbero di più dentro un grande partito anziché in un piccolo movimento". Compagne e compagni' saranno le prime parole che dirò al congresso", dice Fassino. "Però dirò anche 'amiche e amici', perché intendo rivolgermi ai vecchi compagni di viaggio e ai nuovi". Nella relazione il segretario affronterà anche i temi di attualità come il dialogo per le riforme con Berlusconi e il caso Telecom.

la7