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venerdì, novembre 10, 2006

Atenei repubblicani

Ieri a Roma Guido Trombetti, presidente della Conferenza dei rettori (Crui), ha elencato tutti i numeri della crisi delle università italiane, ed in particolare ha lanciato un grido d'allarme per il rischio di paralisi per gli atenei se non saranno modificati i tagli in Finanziaria.
Il presidente Crui ha detto:
L'illogico decreto Bersani taglia le spese degli atenei per 250 milioni di euro, quando ne servirebbero tra i 500 e i 550 per garantire il funzionamento del sistema, e per tornare al punto di partenza di cinque anni fa occorrerebbe un miliardo di euro.

Il bello è che il ministro dell'Università, Fabio Mussi è solidale con i rettori, ed infatti afferma :
Il taglio ai consumi è un errore madornale, una batosta pesantissima e va modificato.
Il ministro critica se stesso ed il suo governo
Ecco cosa diceva Mussi a circa dieci giorni dall'insediamento del nuovo governo Prodi:
Occorre subito incrementare le risorse, perché siamo alla metà o a un terzo di quello che spendono paesi a noi equivalenti.
Comico ed inquietante.

Il guaio non finisce qui, perchè l'Italia spende 7.241 euro per ogni studente, contro i 9.135 della Francia e i 9.895 della Germania.
Sul fronte della ricerca, poi, il nostro Paese, secondo l'Istat, ha speso nel 2003 appena l'1,14% del Pil, addirittura meno di Repubblica Ceca e Slovenia.
Ma non si tratta solo di mancanza di fondi perchè ci sono anche disfunzioni.

In questa repubblica avvengano delle cose inaccettabile ed incredibili.
Per diminuire la spesa scolastica si pensa di ridurre il numero degli alunni bocciati, scelta assurda ma perfettamente in linea con la realtà della scuola repubblicana, già fin troppo poco selettiva.

Inoltre le università non sono aiutate come si dovrebbe fare, già lontane dalla realtà del Lavoro e dove spesso le cattedra sono controllate dalle lobby universitarie o dai politici, adesso non ricevono neanche i finanziamenti necessari.

L'università è fondamentale per un paese moderno, è lì infatti che si costruisce il futuro di una nazione dove si preparano le future generazioni a diventare classe dirigente e dove sviluppare il progresso scientifico, tecnologico, economico e culturale da cui trae beneficio tutta la comunità nazionale.

Purtroppol'istruzione continua a peggiorare.
Povera Italia!


ilsole24ore

Gli italiani sono vecchi ed insoddisfatti



L'Istat ha pubblicato l'Annuario statistico dell'anno 2006.
Ecco alcuni punti resi noti dall'Istat :

l'Italia è il Paese più vecchio d'Europa, cioè quello con il più alto rapporto tra abitanti con più di 65 anni e sotto i 15 anni (140,4) e il 5% della popolazione ha più di 80 anni.

l'Italia è una nazione in cui si sposa poco.
il nostro Paese non è solo più vecchio, ma anche sempre meno soddisfatto. L'analisi dell'Istat dice che, nel 2006, il 47,5% dei cittadini con più di 14 anni esprime un sentimento di insoddisfazione rispetto alla propria condizione economica

il tasso di occupazione resta fermo al 57,5%, ampiamente al di sotto del dato medio della Ue a 25, pari al 63,6%.

Evidentemente un paese pieno di vecchi, insoddisfatto e dove c'è poco lavoro non ha futuro, e ciò significa che il sistema repubblicano ha clamorosamente fallito.

Gli italiani devono capire che se non si cambia radicalmente la classe politica, la costituzione, la società siamo destinati a sparire.

A quando un nuovo risorgimento?



ilcorrieredellasera

giovedì, novembre 09, 2006

Muro di Berlino



Il 9 novembre 1989 cadeva il muro di Berlino.

Il muro è esistito dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989.

nota
Il senatore Gustavo Selva ha espresso il suo «rammarico» perché il governo non ha assunto iniziative per commemorarlo.
Selva ha fatto riferimento alla legge del 2005 che fissava nel 9 novembre il «Giorno della libertà» «quale ricorrenza dell'abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo».
lastampa

La repubblica italiana ha già dimenticato questa importante data ?