Articoli in evidenza:

lunedì, settembre 10, 2007

La repubblica e Grillo



Senza dubbio preferivo Grillo quando faceva il comico, adesso che fa l’antipolitico mi è un pò antipatico, interessato soprattutto ad apparire sulle prime pagine dei media.
Le iniziative del postcomico genovese danno risposte sbagliate alla crisi di credibilità del sistema repubblicano ( politica e dei partiti).
Le proposte di legge di Grillo sono essenzialmente tre:
la non eleggibilità di parlamentari condannati, un massimo di due legislature a parlamentare e la loro elezione diretta.

Secondo me le prime due non sono proposte sensate.
Non importa quanto tempo stanno al parlamento i politici ma ciò che conta è la loro capacità.
Se per caso avessimo degli ottimi parlamentari, con questa legge, dopo due mandati dovrebbero lasciare il parlamento.
Ma perchè sostituirli con altri meno bravi se sono validi?

Inoltre se un politico ha un orizzonte di molte legislature, può permettersi di avviare riforme coraggiose.
Un esempio è la riforma delle pensioni: chi si darebbe pena di scontentare tutti oggi, nella consapevolezza che quando, domani, sarà chiaro che era la cosa giusta da fare non potrà più candidarsi e ottenere soddisfazione?
Se un governo sa che lavora per altri, perché mai dovrebbe darsi da fare?

Per quel che riguarda i politici condannati in via definitiva potrei essere d'accordo però solo se avessimo una Giustizia che funziona, ma purtroppo non è così.
In Italia la Giustizia è profondamente malata, la questione morale è giusta solo in teoria, e nel nostro paese la Giustizia è diventata un'arma per eliminare l'avvesario, per conquistare il potere, per fare carriera, per comparire in tv o giornali....

Le iniziative di grillo sono condotte con un populismo che è poco definire sudamericano ed inoltre sono discutibile e perdono di vista il problema e cioè che la Politica (con la P maiuscola) non esiste più, c'è una profonda crisi dei partiti, la spesa pubblica è fuori controllo, lo stato è inefficiente, c'è un enorme spreco ....

Con queste proposte leggi si risolverebbe qualcosa? Ho dei dubbi.

Condivido invece l'ultimo punto, e cioè che i parlamentari non devono essere scelti dai segretari di partito ma devono essere votati dai cittadini con la preferenza diretta.

L'aspetto più inquietante è che se la politica si lascia umiliare da un comico allora significa che non vale nulla.

Anche il qualunquismo ha una sua dignità, ma solo in una paese allo sbando, dove la debolezza della politica raggiunge abissi, le espressioni dell’impotenza civile diventano parole d’ordine con cui fare seriamente i conti nel Palazzo.

La politica diventata ormai spettacolo è messa in crisi da un comico.

Insomma in questa repubblica delle banane l'opinione pubblica ha la certezza che la politica è tutto un magna magna, il Parlamento è il luogo del privilegio, ed è quindi inevitabile che l’antipolitica sia così forte e radicata nella società.

In Italia le istituzioni sono sempre più deboli, la democrazia è più che altro evocata.

Dopo la grande fortuna editoriale del libro La Casta, il caso Grillo è l'ennesimo campanello d'allarme.
Comunque non ha senso deprecare il qualunquismo e antipolitica, urgono risposte coraggiose in tema di regole e di costume politico. Urge assicurare, nella vita interna dei partiti, legalità, trasparenza, democrazia.

Questa repubblica delle banane sta crollando e c'è sempre più bisogno di una rivoluzione.

Per me la Monarchia è una valida risposta.

sabato, settembre 08, 2007

8 settembre




Per contrastare il linciaggio della figura di Re Vittorio Emanuele III da decenni perpetrato dalla propaganda repubblicana, segnalo alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06):
debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale.
La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.


- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica:
il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Dello stesso parere anche il marxista prof. Ernesto Ragionieri (cfr. la sua "Storia d'Italia", edita da Einaudi).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001):
Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.

La vulgata storica imposta dalla visione repubblicana è inquinata dagli occultamenti della verità, facendo leva sulla propaganda di nazisti, repubblichini o Comitato di liberazione nazionale, per condannare la monarchia anche dal punto di vista morale.

Infatti la cosiddetta fuga di Vittorio Emanuele III fu coniata dagli ambienti vicini a Mussolini, fu una parola utilizzata da subito dai fascisti.
Fin dall’aprile ’43 i nazisti cercavano l’occasione per invadere l’Italia, e quella della fuga era una occasione ghiotta per realizzare il disegno.

In realtà Re Vittorio Emanuele III salvò l'Italia.

venerdì, settembre 07, 2007

Le spese dello stato repubblicano



Continuano le grandi manovre in vista della presentazione della Finanziaria per il 2008 per far quadrare i conti.
Il ministro dell'Economia ha presentato il Libro verde sulla spesa pubblica per riqualificare le spese pubbliche, la parola d'ordine è spendere meglio, eliminando gli sprechi, correggendo i fenomeni di cattivo costume, riducendo i costi della politica.

Breve inciso polemico.
La Commissione tecnica per la finanza pubblica, che ha messo a punto il Libro Verde, costa un milione e 200mila euro all’anno. Lo stabiliscono il comma 474 e seguenti della legge finanziaria di quest’anno

Inoltre il Libro Verde non dà alcuna indicazione sui possibili risparmi di spesa che faranno parte della prossima finanziaria, ma mette in luce come esistano spazi oggettivi per una riqualificazione della spesa pubblica.

Quello che si legge nel libro non è una novità.
Si sa già che la spesa previdenziale italiana sia la più alta dell’area euro: il 14,7% del Pil a fronte di una media del 12,7%. Eppure, questo governo ha eliminato una riforma previdenziale che consentiva la riduzione del costo previdenziale.

E non c’era bisogno di una Commissione tecnica per rendersi conto delle performance del settore pubblico. Quelle italiane sono le più basse d’Europa.

E' noto che gli stipendi degli statali sono cresciuti del 30% in cinque anni: Il 10% in più rispetto ai lavoratori dell’industria, il doppio rispetto all’inflazione....eccetera ...


Andiamo oltre.
Conoscendo l'alta inefficienza, la corruzione, l'enorme burocrazia del sistema repubblicano (stato, regioni, province, comuni ...) evidentemente la riqualificazione della spesa pubblica è un imperativo urgente e ineludibile.
Questa è una strada a senso unico, che deve essere percorsa il più presto possibile perchè solo così è possibile spingere la crescita, elevare il benessere e dare un futuro ai giovani.

Basta leggere il recente libro di Stella e Rizzo La Casta, per capire che spendiamo molto per tenere in piedi una macchina che non produce benefici.

Secondo me questa tendenza virtuosa è possibile solo se si riforma completamente lo stato italiano, è necessario una specie di rivoluzione liberale per riscrivere una nuova costituzione e per instaurare una nuova classe politica .

La verita' e' che il dna della repubblica ( dominata dalla sinistra ) non accetta ideologicamente la possibilita' di diminuire le tasse, perche' interpreta la politica fiscale come metodo punitivo nei confronti di chi osa guadagnare piu' di altri, e la vulgata vuole che sia possibile ridurre le spese indipendentemente dalla pressione fiscale.

Inoltre non si deve dimenticare che i partiti non vogliono ridurre le spese pubbliche perchè sanno che in questo caso perderebbero milioni di voti.
Infatti i politici, per assicurarsi il consenso, hanno comprato milioni di voti, il clientelismo è una tipica abitudine repubblicana.

Lo Stato repubblicano non e' in grado di porsi autonomamente un freno quando si tratta di spendere soldi, e temo che continueranno a dominare l'impotenza di decidere sul serio e dall'altro il solito marketing politico-elettorale a buon mercato.

Se si volesse veramente prendere sul serio il doveroso obiettivo di ridurre la spesa pubblica, bisognerebbe contemporaneamente (1) tagliare spese inutili, (2) diminuire le tasse, (3) impedire un innalzamento dell'indebitamento.
Il problema è che strangolare le spese e snellire il sistema hanno l'inevitabile conseguenza di tagliare una della gambe sulle quali si fonda il sistema repubblicano (l'altra è la propaganda media), e quindi è quasi impossibile che il regime repubblicano possa autocorreggersi o limitare il suo potere.

Tempi sempre più duri ci aspettano ...

Spesa pubblica: Padoa-Schioppa, "Per ridurla spendere meglio"

ROMA - Il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ritiene che per aumentare il contributo del bilancio alla crescita, per ridurre la pressione fiscale, per alleggerire il peso del debito pubblico c'e' solo una strada da seguire: spendere meglio.
"Cio' che lascia a desiderare non e' tanto l'elevato livello della spesa pubblica quanto la qualita' insufficiente rispetto ai bisogni del Paese", scrive Padoa-Schioppa nel "Libro verde sulla spesa pubblica". Secondo il ministro "alcuni risultati possono essere ottenuti con l'eliminazione dello spreco, la correzione di fenomeni di cattivo costume portati alla luce anche di recente, la riduzione dei costi della politica". (Agr)

ilcorrieredellasera

lunedì, settembre 03, 2007

Stipendi dei lavoratori



I poveri italiani non possono sorridere.

Le retribuzioni contrattuali crescono a ritmi minimi, i più bassi degli ultimi quattro anni.

Secondo l'Istat nel mese di luglio, le retribuzioni sono cresciute dello 0,1 per cento rispetto al mese precedente.





Commento:
aumenta sempre più la differenza tra la casta dei politici, creata e foraggiata dal sistema repubblicano, ed i poveri lavoratori italiani.

Anche confrontando gli stipendi dei politici con quelli degli italiani si capisce che la repubblica italiana è una oligarchia .

Minimi aumenti ai lavoratori, massimi privilegi ai politici.


Tra gennaio e maggio più di 800 mila ore perse per conflitti sindacali Rallenta in Italia la crescita degli stipendi A luglio l'aumento è risultato dell'1,8% in più rispetto al dato del 2006. Ma è il più basso degli ultimi quattro anni. Inflazione all'1,6

ROMA - Le retribuzioni degli italiani sono in crescita ma l'ultimo aumento, registrato a luglio, pari all'1,8%, è il più basso degli ultimi quattro anni. Lo comunica l'Istat precisando che per riscontrare un tasso di crescita più basso bisogna risalire a giugno 2003, quando l'incremento fu pari all'1,7%. Le retribuzioni contrattuali a luglio sono cresciutedello 0,1% rispetto a giugno e, appunto, dell'1,8% rispetto a luglio 2006. Sempre a luglio l'inflazione è stata pari all'1,6%.

CONFLITTI SINDACALI - Dalle analisi dell'Istituto nazionale di statistica emergono altri dati che fotografano la realtà del mondo del lavoro. Tra gennaio e maggio 2007 il numero di ore non lavorate per conflitti originati dal rapporto di lavoro è stato di 824 mila, il 63,4% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le principali motivazioni dei conflitti, secondo quanto precisa l'Istat, sono da imputare al rinnovo del contratto e alle altre cause residuali, con quote percentuali sul totale delle ore non lavorate rispettivamente pari al 26,2% e al 41,1%.

CONTRATTI SCADUTI - Risultano scaduti 36 contratti relativi a circa 8,9 milioni di lavoratori dipendenti e pari al 74,3% del monte retributivo totale. L'Istat ricorda poi che alla fine del mese di luglio sono invece in vigore 40 accordi, che regolano il contratto normativo di 3,4 milioni di dipendenti. La quota di contratti nazionali in vigore - spiega ancora l'Istat - sottende situazioni molto differenziate a livello settoriale: la copertura infatti totale nell'agricoltura e nell'edilizia, mentre livelli di copertura più contenuta caratterizzano i settori trasporti, comunicazioni e attività connesse (52,9%) e industria in senso stretto (40,3%, in forte riduzione rispetto al mese scorso). Quote decisamente inferiori caratterizzano il settore del credito e assicurazioni (2,9%) e quella dei servizi privati (6,9%). Infine, relativamente, alla pubblica amministrazione e al commercio, pubblici esercizi e alberghi nessuno dei contratti osservati dall'indagine è in vigore (copertura nulla).

ilcorrieredellasera

sabato, luglio 28, 2007

Re Umberto I



107° anniversario del regicidio, ricordiamo Sua Maestà Re Umberto I°.

Monza 29 LUGLIO 1900: RE UMBERTO I muore.

Re Umberto I si conquistò l'appellativo di Re buono soccorrendo di persona le vittime dell'alluvione dell'Adige, quelle del terremoto di Casamicciola, i colerosi della Campania e del Piemonte.

mercoledì, luglio 25, 2007

FMI : l'economia globale vola, l'Italia no

Il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo la stima della crescita 2007 per Germania, Francia e Spagna, ma l'Italia resta al palo.

Per i Paesi dell'euro le previsioni prevedono una crescita economica al rialzo fino al 2,6% nel 2007 e al 2,5% nel 2008 e, tra i grandi di Eurolandia, l'Italia è l'unica con una stima di crescita inferiore al 2% per i prossimi due anni.
Per FMI, le previsioni di crescita per l'economia italiana sono un incremento del Pil al 1,8% per quest'anno e 1,7% per il prossimo.

La colpa della scarsa crescita del nostro paese rispetto agli altri, non può che essere della classe politica.
Purtroppo i sacrifici degli italiani (tasse e lavoro) sono quasi inutili perchè lo stato repubblicano, invece di stimolare e aiutare l'economia, è una oligarchia che spreca le risorse per mantenere un sistema basato sui privilegi, corruzione, clientelismo ed inefficienza.


Fmi, in crescita l'economia mondiale. Ma l'Italia è ferma

New York - Cresce il sistema mondo. Ma l'Italia resta ferma. Secondo il Fondo monetario internazionale, nel 2007 e nel 2008 l'economia mondiale crescerà dello 0,3%, fino ad attestarsi al 5,2%. L’economia globale, si legge nel documento pubblicato oggi, "continua a espandersi": se gli Usa segnano un rallentamento nel primo trimestre (nel secondo gli indicatori evidenziano già segnali di ripresa), Eurolandia e Giappone allungano il passo con alcuni Paesi emergenti, come Cina, India e Russia, caratterizzati da proiezioni in sostenuta crescita. L’inflazione resta generalmente contenuta, mentre rischi per l’economia mondiale sono le elevate quotazioni del petrolio e alcune incertezze sui mercati finanziari per il deterioramento di alcuni settori, come nel caso dei "subprime" negli Usa.

Eurolandia: boom per la Germania, ma Italia ferma Nel vecchio continente, il Fmi prevede la crescita di Germania, Francia e Spagna. Ma tiene ferma al palo l'Italia. Per i Paesi dell’euro è stimata una crescita economica in rialzo fino al 2,6% nel 2007 e al 2,5% nel 2008, con un progresso dello 0,3% e dello 0,2% rispetto alle previsioni del World economic outlook di aprile. Tra i grandi di Eurolandia, l’Italia è l’unica con una stima di crescita inferiore al 2% quest’anno e il prossimo. La Germania segna il rialzo più corposo delle previsioni di crescita, lo 0,8% in più al 2,6% nel 2007, mentre per Francia e Spagna il miglioramento è dello 0,2% rispettivamente al 2,2% e al 3,8%. Italia invece ferma all’1,8%. Per il prossimo anno il Fmi ha rialzato la stima per la Germania dello 0,5% al 2,4%, mentre ha ridotto dello 0,1% quella della Francia al 2,3% e ha tenuto ferma la Spagna al 3,4%. Italia ferma anche nel 2008, all’1,7%. Conferme per il Regno Unito (+2,9% e +2,7%), mentre le stime di crescita dell’Unione Europea salgono al 3,1% e al 2,8% (+0,3% e +0,1%).

ilgiornale

martedì, luglio 24, 2007

Magistratura, Politica e napolitano

Se vivessimo in uno stato normale e democratico lo scontro tra politica e magistratura non sarebbe neanche immaginabile.
Come si sa non è così, il degrado dello stato repubblicano ha fortemente alterato gli equilibri tra le componenti istituzionali sulle quali si fonda uno stato di diritto, ormai assistiamo ad aspre lotte tra la politica e magistratura, tra maggioranza ed opposizione, tra capo di stato e parlamento, tra generali e ministri ecc...

Il giudice, Clementina Forleo, che indaga sulle scalate bancarie e per la quale i politici intercettati (in particolare Fassino e D'Alema) erano complici consapevoli di un disegno criminoso, sta ulteriormente peggiorando la situazione.

In questa fosca situazione, probabilmente è fisiologico che la sinistra sia unita contro la Forleo per difendere i loro esponenti politici indagati dalla magistratura.
Certo c'è da chiederci come mai solo adesso la sinistra è diventata garantista, mentre prima non ha mai difeso i politici che non facevano parte del loro schieramento.
Rivedendo la storia di mani pulite, è innegabile che per la sinistra la magistratura è stata anche, ripeto anche, un'arma essenziale per giungere al potere.

Insomma i principi (giusti o sbagliati che siano) sono sempre secondari agli interessi del potere, è davvero grave se l'indipendenza della magistratura è un principio solo se indaga il nemico, ed ancor più grave se la magistratura, invece di fare giustizia, cerchi di influenzare la politica.

Anche napolitano è sceso in campo per difendere i politici indagati, il quale ha detto : No ai giudizi impropri negli atti giudiziari.

Nulla da eccepire se il capo di stato partecipa al plenum del CSM, ma il problema si complica se il capo di stato è un politico e, per di più, collega ed amico dei politici indagati.
Si tocca uno dei tasti dolenti della repubblica, dove manca il capo di stato apolitico e garante di tutti.
Il presidente della repubblica è sempre un politico e quindi di parte, che difende i partiti che lo hanno portato al quirinale.
In questo senso ecco che l'ultimo intervento di napolitano è almeno sospetto anche perchè, tra l'altro, non ricordo un intervento del genere in difesa di altri politici indagati.
Forse lo scopo di napolitiano era anche quello di dare nuova linfa alla dialettica politica, ma ho l'impressione che, in questa situazione di degrado, l'appello del Capo dello Stato alimenti ulteriormente la degenerazione.

lunedì, luglio 23, 2007

Afghanistan: morto ex re Zaher Shah


A Kabul a 92 anni è morto l'ultimo re dell'Afghanistan, Mohammad Zahir Shah, figura chiave per l'unità del Paese, considerato padre della nazione.

L'ex re dell'Afghanistan regnò dal 1933 al 1973, quando fu deposto da un colpo di stato attuato da un gruppo di ufficiali sobillati dall'Urss, preludio all'invasione sovietica di sei anni piu' tardi.
Da allora era vissuto in esilio in Italia, a Roma, prima di rientrare definitivamente in patria nel 2002.

Dopo il rovesciamento del regime ultra-fondamentalista dei Talebani, il Re spese il suo prestigio ed influenza per agevolare e rafforzare l'avvento al potere dell'attuale presidente Hamir Karzai, al pari di lui pragmatico e filo-occidentale.


Afghanistan: morto ex re Zaher Shah

Considerato 'padre della nazione', ha regnato da 1933 a 1973

(ANSA) - KABUL, 23 LUG - L'ex re dell'Afghanistan, Mohammed Zaher Shah, che ha regnato dal 1933 al 1973, e' morto a Kabul a 92 anni. Lo hanno reso noto fonti governative. Zaher Shah, rovesciato da un colpo di stato nel 1973, era considerato come il 'padre della nazione' afghana dopo il suo ritorno da trent'anni d'esilio, poco dopo la caduta del regime dei taleban, nel 1991.

borsaitaliana

martedì, luglio 17, 2007

Il Debito della repubblica


Secondo il governatore della Banca d’Italia non esiste alcun tesoretto da spendere e la Corte dei conti ha ribadito la necessità di ridurre la spesa pubblica.

E' possibile che lo stesso sistema repubblicano, che ha creato il debito pubblico ed aumentato le spese, possa risanare la disastrosa situazione finanziaria dello stato italiano?
Una classe politica, dalla quale arrivano soltanto segnali di impotenza ed inerzia, può riformare lo stato?


La repubblica italiana ha sempre aumentato il numero degli enti, ha moltiplicato le burocrazie, le consulenze, i privilegi.
Il clientelismo e l'aumento delle spese sono le arme con i quali i partiti hanno raggiunto il consenso, costituiscono il DNA della repubblica.
Ecco perchè quando si parla di ridurre enti, prebende e privilegi assistiamo ad una aspra lotta tra i segmenti protetti della società e della politica, tra le lobbies politiche e sociali che formano la nomenklatura del potere repubblicano.

Inevitabilmente tutte le marginali buone intenzioni sono destinate a fallire, perchè scontrano contro una sedimentazione socio-economica-politica di radicata efficacia che rappresenta il nocciolo duro della repubblica.

Il perverso meccanismo con il quale il sistema repubblicano ha provocato la crescita esponenziale del debito pubblico era di stampare i nuovi soldi che servivano per coprire le spese (spesso dannose ed inutile).
Adesso però il patto di stabilità europeo non permette più agli stati di proseguire su questa strada.

Di fronte a questa situazione, senza dubbio, per tagliare i costi della politica occorre una nuova classe politica il più possibile lontana dalla nomenklatura, c'è bisogno di nuovi partiti che sostituiscano quelli precedenti, c'è bisogno di italiani che, per il bene dell'Italia, si occupano della cosa pubblica.

Non servono a nulla ritocchi o nuovi leggi per le elezioni ma c'è l'esigenza di un cambiamento radicale.
Altrimenti ci aspetta il burrone...

SULLA SOGLIA DEL BURRONE

Il rischio è che la festa finisca e che gli italiani non siano stati neanche invitati. Mario Draghi, il governatore della Banca d'Italia ha detto: «Una fase congiunturale favorevole avrebbe consentito un più rapido riequilibrio dei conti». E il presidente della Corte dei Conti, Tullio Lazzaro, ha aggiunto «appare rischioso non cogliere appieno le occasioni offerte da un ciclo economico particolarmente favorevole». E poi a seguire le dure critiche ad una spesa pubblica che continua a crescere e ad una politica fiscale oppressiva. L'atteggiamento, è la metafora di un economista americano, sembra quello di Willy il coyote: fa due passi nel vuoto, tutto sembra per un momento andare bene, poi, però, precipita inesorabilmente nel burrone. Così la nostra spesa pubblica: alimentata dalla riduzione dell'età pensionabile e dagli aumenti dei contratti dei dipendenti pubblici. E così l'aumento delle imposte che viene mascherato dal sacrosanto principio di combattere l'evasione e che alla fine si traduce in un aumento delle aliquote per coloro che le imposte le pagano.

Troppe tasse e troppe spese sono il doppio passo che per il momento ci tiene sospesi a mezz'aria, ma che prima o poi ci precipiterà nel burrone. Denunciare questo stato di cose, ha certo un forte impatto politico, ma non rappresenta la prova ultima di una velleità politica. Draghi e Lazzaro hanno detto una volta in più ciò che gli economisti dicono da mesi e hanno aggiunto una considerazione finale originale. La congiuntura, insomma la «situazione in cui ci troviamo», è delle migliori: si rischia perciò di perdere un'occasione d'oro. In giro per il mondo l'economia cresce. Si creano più posti di lavoro, i prezzi delle merci non crescono troppo, le imprese investono e la gente consuma. Ma Draghi sa che i «cicli della bonanza» non durano per sempre. Il governo Berlusconi si è trovato per le mani un'economia ristagnante e ne ha pagato le conseguenze. Mettendoci anche del suo. Il governo Prodi è partito nel momento giusto: proprio mentre il diesel Europa iniziava a girare. Gettare alle ortiche questa occasione è gravissimo. Sul lato dei conti pubblici sarebbe bastato non mettersi in testa la scemenza di riportare a 57 anni l'età della pensione, che il precedente governo aveva alzato a 60. Sarebbe bastato dunque poco per risparmiare a regime nove miliardi di euro l'anno. E neanche questo è stato fatto.

Ma ancor più colpevole è ciò che è stato fatto nel distruggere la ricchezza del Paese. Fino a questo momento la forza dei grandi mercati europei è tale che sorregge le nostre esportazioni. Ma i consumi interni sono deboli, falcidiati dalle imposte. E le imprese, con la tassazione tra le più alte del mondo occidentale e le regole più farraginose, prima di investire sul nostro territorio ci pensano cento volte.

Il governo francese, appena insediato, fa quello che più modestamente Draghi&c dicono: ridurre le imposte sui cittadini per farli consumare e sulle imprese per farle produrre. Prodi, i sindacati e Willy il Coyote si ostinano a spendere e tassare. Il burrone ci aspetta.

ilgiornale

lunedì, luglio 16, 2007

Famiglia Reale della Russia



Una preghiera per i componenti della Famiglia Reale della Russia, martiri della rivoluzione comunista.

Nella notte tra il 16 e 17 luglio 1918 ad Ekaterinburg, i bolscevichi uccidono lo Zar di Russia Nicola II, la Zarina Alessandra d'Assia , i cinque figli, Olga, Tatiana, Maria, Anastasia, Alessio, e tre membri della servitù, la dama di compagnia Anna Demidova, il servo Trupp, il cuoco Kharitonov e il suo medico militare Dott. Botkin.

Nel 1990 i corpi furono ritrovati, ed identificati con l'esame del DNA. Non furono però ritrovati i resti dello zarevič Aleksej e della Granduchessa Anastasia, probabilmente bruciati dopo l'esecuzione.

Il 16 luglio 1998 la famiglia imperiale fu inumata con esequie di Stato nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo, di fianco alle tombe degli altri Romanov.

Nel 2000 la Chiesa Ortodossa Russa ha canonizzato i sette membri della famiglia imperiale russa insieme ad altri 850 martiri della rivoluzione bolscevica: lo zar Nicola II, la zarina Alessandra, il figlio Alessio e le altre 4 figlie.

venerdì, luglio 13, 2007

Aumenta la povertà

Secondo un’indagine Eurispes, tra il 2001 e il 2005 c’è stata una perdita del potere di acquisto delle retribuzioni del 20,4 % per gli impiegati, del 12,1 per i dirigenti e del 14,1 per gli operai.
Aumentano le persone che si rivolgono agli usurai per mantenere lo stesso tenore di vita di un tempo.
Sono circa 2.500.000 i nuclei familiari a rischio povertà, l'11% delle famiglie totali, ben 8 milioni di persone.
Oltre il 50% delle famiglie italiane, inoltre, dispone di un reddito mensile inferiore a 1.900 euro.

Inoltre c'è la sindrome da 'terza settimana' perchè la Famiglia è già al verde alla terza settimana.
Infatti il 51% delle famiglie, entrati nella terza decade del mese, riesce a far quadrare il proprio bilancio solo con pesanti sacrifici, e un 17%che fa addirittura i proverbiali salti mortali. Solo il 24% non ha alcun problema, mentre il 24% dichiara di tirare un po’ la cinghia nella quarta settimana.
Aumenta la povertà definita dall'Eurispes in 'giacca e cravatta', quella che colpisce i ceti medi in difficoltà.

Insomma è sempre più concreto il rischio di povertà per le famiglie italiane.

Di fronte a questa situazione sociale drammatica lo stato repubblicano fa ben poco per i cittadini, anzi le tasse aumentano ed i servizi peggiorano.
Se la tendenza continua così, il ceto medio imploderà fino a sparire per diventare un nuovo livello di povertà.

Da un lato c'è la casta della repubblica (politici, funzionari, manager, amici degli amici ....) e dall'altra i poveri italiani.

Pensioni, i poveri in giacca e cravatta

ROMA - Sette milioni di anziani che percepiscono pensioni di 500 euro al mese, giovani precari che passano da un lavoro all'altro, ma soprattutto un esercito di due milioni e mezzo di poveri "in giacca e cravatta" che fino a ieri erano considerati privilegiati, il cosiddetto ceto medio che oggi, già alla terza settimana dallo stipendio, si ritrova a dover contare il centesimo per arrivare a fine mese. 5.100.000 i nuclei familiari (15 milioni di individui) già indigenti o a rischio povertà: il 23% degli Italiani che arranca e si indebita, descritto nello studio dell'Eurispes "Problemi di famiglia", in collaborazione con Federcasalinghe, presentato stamattina a Roma.

- LA SOCIETA' DEI TRE TERZI: un terzo di Italiani appare assolutamente garantito, un terzo vive in decisa indigenza economica e l'altro terzo è rappresentato dalla fascia del ceto medio in condizioni di instabilità e precarietà. Tra loro i working poors, soggetti "normali" che si ritrovano poveri per riduzioni dello stipendio, che non riescono ad arrivare a fine mese, che passano la notte nei dormitori pubblici perché non hanno una casa, che in giacca e cravata mangiano alla Caritas durante l'ora di pausa per il pranzo. Tra il 2001 e il 2005, è stata calcolata una perdita del potere d'acquisto delle retribuzioni del 20,4% per gli impiegati; 14,1% per gli operai; 12,1% per i dirigenti; 8,3% per i quadri.

- AUMENTANO I DEBITI E IL RISCHIO USURA PER IL CETO MEDIO: Mutui, prestiti e pagamenti a rate hanno fatto lievitare l'indebitamento delle famiglie italiane del 9,8% tra il 2005 e il 2006. Sono i mutui, però, ad assorbire il 56,5% dell'indebitamento complessivo pari a più di 430 miliardi di euro. Napoli, Roma, Milano e Torino le città in cui l'acquisto della casa grava sulle spalle dei cittadini in misura maggiore. Sono sempre di più le persone che si rivolgono agli usurai, anche per mantenere lo stesso tenore di vita di un tempo. E' Napoli la città maggiormente esposta al rischio, Bolzano la più virtuosa.

- LE TASSE E GLI ITALIANI : E' il 66,3% della popolazione ad affermare che bisogna pagare le tasse per avere migliori servizi pubblici. Tuttavia, il 53,4% non le paga volentieri perché crede poco nella capacità dello Stato di gestire le risorse (30,8%). Più fiducioso, il 40,2%, crede che lo Stato sia in grado di farlo. Un'eventuale riduzione delle tasse, dovrebbe riguardare, per il 67,7%, prima di tutto le classi più povere.

- QUANTO COSTA UN FIGLIO E DOVE RISPARMIARE : Una coppia con prole spende mediamente il 3,5% in più (quasi 3.000 euro con un figlio, 3.2000 con due) rispetto a chi non ne ha (2.860 euro). Il primo risparmio per gli Italiani è ridurre le spese per i regali (39,9% abbastanza, 23,1% molto) e acquistare in saldo (40,8% e 23,6%). Inoltre il 56,3% si serve per i prodotti alimentari molto o abbastanza frequentemente ai discount dove la merce, anche se non di marca, costa meno.

- POLITICHE FAMILIARI : Solo l'1,1% del Pil italiano è destinato alla spesa pubblica per la famiglia e l'infanzia, a fronte di una media europea (UE a 15) del 2,4%. Non va meglio per le politiche abitative: in termini di Pil il valore è prossimo allo zero, appena lo 0,06%. L'Italia spende poco anche per il sostegno alla disoccupazione: 2% contro la media europea di oltre il 6% ma di più per gli anziani ai quali è destinato il 50% della spesa pubblica sociale.

ansa

mercoledì, luglio 11, 2007

La casta dei deputati ed ex deputati

A quanto pare Montecitorio è costretta a versare ai deputati non più eletti 132.450.000 euro, una spesa in crescita dovuto al progressivo incremento del numero degli aventi diritto all’assegno vitalizio che, dal 2001 al 2006, è aumentato del 33 per cento.

Inoltre dalla relazione del Collegio dei Questori della Camera si evince che la Camera spende di più dei Parlamenti di Francia, Germania e Gran Bretagna.

Queste cifre sono sconcertante che offendono gli italiani.

La casta repubblicana colpisca ancora ...

Camera: Spesa per ex deputati, 42,5% in più del 2001

La relazione del Collegio dei Questori della Camera alla commissione Affari Costituzionali mette ulteriormente a nudo i costi del palazzo.

Ma ciò che sorprende non sono tanto le spese relative a questa legislatura quanto le cifre che Montecitorio è costretta a versare per gli ex deputati. I deputati non più rieletti — si spiega nel testo che fa parte dell’indagine conoscitiva sui costi della politica — costano alla Camera 132.450.000 euro, “un andamento costantemente crescente dovuto al progressivo incremento del numero degli aventi diritto all’assegno vitalizio che, dal 2001 al 2006, è aumentato del 33 per cento”.

— COSTI DEI VIAGGI PER EX DEPUTATI: I numeri sono chiari: “I viaggi degli ex deputati costano sempre di più alla Camera.
Nel 2006 Montecitorio ha speso 2.788.861,73 euro per gli spostamenti dei deputati cessati dal mandato, con un incremento rispetto al 2001 del 42,5 per cento circa”.

— DIFFERENZE CON GLI ALTRI PARLAMENTI: Dalla relazione poi si evincono altri dati: la Camera spende di più dei Parlamenti di Francia, Germania e Gran Bretagna. La media annua di spesa corrente della Camera dei deputati è di 634.482.231,74, quella del Bundestag è di 500.191.623,60 euro, quella dell’Assemblee Nationale di 481.591.224,33, quella della Camera dei Comuni di 421.224.979,43.

— AUTO BLU E AFFITTI IMMOBILI: Nel testo, oltre ad altri dati (la Camera dei deputati dispone di 22 autoblu e 22 veicoli di servizio, tutti senza sirena o lampeggiante che rappresentano lo 0,2% dell’autoparco dello Stato), ci sono anche i propositi: “La Camera — rilevano i questori — intende tagliare drasticamente le spese per l’affitto di immobili per uffici in dodici palazzi nel cuore del centro storico di Roma che si aggiungono ai dieci palazzi di cui è proprietaria”.

kataweb

martedì, luglio 10, 2007

Video sui brogli

Un video-denuncia su larepubblica documenta i brogli avvenuti in Australia in occasione delle scorse elezioni politiche e riapre la polemica sui dubbi sulla regolarità del vorto degli italiani all'estero.

Guarda il video



Nelle immagini si vede una mano che compila mucchi di schede, assegnando preferenze in massa per l'Unione al Senato (scheda viola) e, per errore, per Forza Italia alla Camera (scheda arancione). Le schede vengono poi richiuse e sistemate nelle buste originali del Consolato e sigillate. Sono almeno un centinaio.

L'autore, riferisce Repubblica, avrebbe denunciato invano l'accaduto al suo partito e solo ora si sarebbe deciso a farlo a mezzo stampa.

Se questo video non è una bufala, non ci sarebbe più dubbi sulle presunte irregolarità nelle elezioni politiche dell'aprile 2006, vinte di stretta misura dal centrosinistra.

Perchè questo video è pubblicato solo adesso e non subito dopo le elezioni? Mistero.

Purtroppo viviamo in uno stato repubblicano dove i dubbi sui risultati elettorali sono concreti e legittimi.

Come nel referendum istituzionale del 1946, i vincitori(?) considerano la verifica dei risultati solo una perdita di tempo, invece che un passaggio esenziale per assicurare la democrazia.

La questone più inquietante è che la repubblica italiana non riesce a fare a meno dei brogli!


Brogli alle elezioni: un video dall'Australia sul voto degli italiani all'estero "taroccato"

Ricordate le polemiche sui presunti brogli elettorali per le elezioni degli italiani all’estero? Numerose furono le contestazioni e le segnalazioni, da ogni parte del mondo, circa le irregolarità sul voto. Il Giornale dedicò all’argomento diversi articoli. Oggi Repubblica.it mette online, in esclusiva, un video girato in Australia, dove si vede chiaramente che un centinaio di schede elettorali vengono compilate in blocco, poi richiuse e sistemate nelle buste originali del Consolato e sigillate. "Il filmato l'ho fatto io stesso durante la campagna elettorale per le scorse elezioni politiche in cui io ero candidato al Senato nella lista Udeur di Mastella", spiega Paolo Rajo.

Il racconto del candidato "Mi chiamo Paolo Rajo lavoro come giornalista e presentatore nella stazione radio Rete Italia, conducendo il programma del mattino. Ero andato in giro a chiedere voti come facevano tutti i candidati e sono capitato a casa di un conoscente con famiglia numerosa. Essendo molto conosciuto e amato proprio per il lavoro che faccio, sono stato accolto con estrema gioia da questa persona. Quando poi gli ho spiegato il motivo della mia visita mi ha detto candidamente "Ma Paolo, noi ti stiamo già aiutando, in garage c'è mo figghiu cu ati boy frend che ti stanno a riempire le tue ballot paiper (leggi: schede elettorali). Resto spiazzato, lo ringrazio, poi ripensandoci, gli chiedo di spiegarmi perché in garage e perché con altri amici? Ti faccio vedere, vieni e mentre andavamo nel suo garage mi spiega che era stato avvicinato da alcune persone che gli avevano detto: "Se vuoi aiutare Paolo ti portiamo dei pacchi di schede e ti diciamo cosa devi fare, poi passeremo noi a riprenderle e daremo anche una cassa di birra ai ragazzi che ci aiuteranno".

Il racconto prosegue e nel filmato si vedono pacchi di schede con ancora i plichi originali, spediti dal Consolato. E come in una catena di montaggio le schede venivano votate. Tutto filmato da Paolo Rajo, con il suo telefonino. Il candidato dell’Udeur, resosi conto che la cosa era tutt’altro che regolare, informa il suo partito, prima per e-mail, poi per posta. Ma nessuna risposta. Più tardi viene contattato per la nota spesa da comunicare in vista del rimborso elettorale. Ma su quel “voto anomalo” nessun accenno. Come se niente di anomalo fosse accaduto. E invece…

ilgiornale

sabato, luglio 07, 2007

Rifiuti in Campania, simbolo della repubblica


La situazione dei rifiuti in Campania rimane drammatica ed anche il capo della protezione civile si è dovuto arrendere.

Secondo me, non si può che avere comprensione umana per il povero bertolaso che si è trovato davanti ad una situazione di difficile risoluzione, abbandonato dal governo e dalla regione, malconsigliato dai tecnici fino a diventare lo scudo di chi ha causato l’emergenza in Campania.

La crisi dei rifiuti in campania è una condanna senza appello per la repubblica italiana, è il simbolo del suo fallimento che trova nella camorra un facile e comodo paravento e che penalizza l'intera nazione in tutto il mondo.

Inoltre ricordo che la cronica crisi dei rifiuti in Campania ha spinto la Commissione europea ad avviare una procedura d'infrazione contro la repubblica italiana per il rischio di diffusione di malattie e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo.

Dov'è lo Stato?
In Italia domina l'immobilismo, mai una soluzione credibile, solo l'autolesionismo perverso del rinvio, dello scaricabarile e promesse mai mantenute.


Perché Bertolaso ha fallito

Comprensione umana ma non solidarietà politica per Guido Bertolaso che ha alzato le mani. Non è la resa di un eroe ma la presa d'atto di un fallimento personale e di una impostazione politica sostenuta dai vertici della politica italiana, senza eccezioni. L'ultima decisione, quella di aprire (vecchie) discariche già colme, era solo l'atto finale della disperazione di un dirigente e dell'impotenza del governo. Adesso i sogni del Capo della protezione civile bruciano come bruciano i rifiuti che ammorbano l'aria. Bertolaso lascia il "triangolo della vergogna", al confine tra le province di Napoli e Caserta, come l'aveva trovato.
Una vergogna che più vergogna non si può. Una regione ferita, una terra offesa. Il simbolo peggiore dell'Italia alla rovescia. Niente fa più notizia. Nemmeno la gente che protesta, blocca strade e ferrovie, non per dire basta ai mafiosi ma per dire no, con sindaci in testa, agli impianti legali, alle discariche ufficiali, ai siti di stoccaggio, ai termovalorizzatori, male minore coi quali si convive in molte parti d'Italia e d'Europa. Così ha vinto la trappola delle ecomafie.

Di riciclato c'è solo la rete della delinquenza organizzata. Tempi nuovi, nuovi business. Per la malavita, e per i troppi ecofurbi, i rifiuti sono la manna. Altro che iattura! Le montagne di monnezza portano montagne di soldi. Da queste parti d'Italia, prima che di rifiuti, si muore di illegalità permanente. La stessa protesta rinfocola la malapianta del malaffare. Fornisce, come si dice, il "consenso" popolare, le basi di massa a chi se ne frega delle autorizzazioni, delle norme, dell'ambiente e della salute. Alla fine il ciclo si chiude. Emergenza chiama emergenza. Delinquenza copre delinquenza. Illegalità spinge illegalità. E i cittadini si trovano spalla a spalla con chi succhia il loro sangue e li priva di ogni futuro.
Dov'è lo Stato? A dominare è l'immobilismo. Mai una soluzione credibile. Solo l'autolesionismo perverso del rinvio, dello scaricabarile. Promesse mai mantenute. A cominciare dal "rinascimento" tradito di Bassolino.

Nessuno ha il coraggio di dire la verità: qui comandava e comanda, indisturbata, la camorra. Anche perché i pieni poteri ottenuti in questi 13 anni sono stati esercitati come una bolla di sapone e lo stesso forte consenso elettorale è stato mal speso. Da una parte l'ha fatta (e la fa) da padrone l'illegalità organizzata, dall'altra dominano l'intrallazzo politico, gli interessi correntizi, la spartizione dei posti, l'uso protervo del potere per il potere.
All'impotenza dello Stato (si salvano solo la Magistratura e le forze dell'ordine, sempre in prima fila) fa riscontro l'assenza della politica dei piani alti, dei partiti, delle segreterie nazionali. Oggi come ieri e come l'altro ieri. Chi paga? Per primi, non c'è dubbio, i napoletani e i campani. Ma pagano tutti gli italiani. Con le montagne di soldi inviati e sperperati e con una immagine che penalizza l'intera nazione in tutto il mondo.

affariitaliani

venerdì, luglio 06, 2007

Poveri italiani, sempre meno vacanze


Secondo i dati presentati dalla Federalberghi, il 51 per cento infatti non si muoverà da casa, tra giugno e settembre, insomma più della metà degli italiani non andrà in vacanza questa estate.
Se le previsione dovesse rivelarsi corretta, alla fine della stagione estiva il turismo rischierebbe di perdere una cifra tra i 12 ed i 15 milioni di pernottamenti.
Inoltre gli italiani quest'anno spenderanno in media 825 euro rispetto ai 935 euro del 2006 (flessione dell'11,8%) che determineranno un giro d'affari pari a 18,5 miliardi di euro rispetto ai 21,9 miliardi di Euro del 2006 (flessione del 15,5%). jugo

Il crollo delle vacanze degli italiani è figlio della manovra economica molto pesante del governo che, per consentire all'Italia di rientrare nei parametri europei, ha causato la mancanza di liquidità delle famiglie.

Comunque i fattori principali sono l'euro che ha causato l'aumento dei prezzi, e dello stato repubblicano, che non solo sperpera le tasse degli italiani ma in particolare non è capace di tutelare ed aiutare il turismo.

Poveri italiani: è sempre più difficile trovare lavoro, meno pensioni, ed adesso meno vacanze.
A chi dobbiamo dire grazie?


Un italiano su due non va in vacanza

Roma - Estate, voglia di vacanze. Ma non per tutti, anzi, per gli albergatori italiani non sarà un'estate facile. Quasi il 51% della popolazione italiana, infatti, non farà una vacanza nel quadrimestre estivo, oltre un milione in più rispetto all’estate 2006. È quanto sostiene il presidente della Federalberghi e di Confturismo, Bernabo Bocca, che oggi ha presentato i risultati di una indagine realizzata da Federalberghi-Confturismo con il supporto dell’Istituto Dinamiche.

Tra giugno e settembre gli italiani che andranno in vacanza sono 22,4 milioni rispetto ai 23,5 milioni del 2006, con un calo del 4,7%; il giro d’affari si attesterà sui 18,5 miliardi di euro rispetto ai 21,9 miliardi del 2006 per un -15,5%; 23,9 milioni non andranno in vacanza, rispetto 22,4 milioni del 2006 per un quasi +7%. "Poiché la causa del crollo - ha spiegato Bocca - è dovuta alla mancanza di liquidità delle famiglie, drenata da una manovra economica molto pesante per consentire all’Italia di rientrare nei parametri europei, il governo Prodi, per tentare un recupero della stagione turistica dovrebbe concedere un bonus alle famiglie per le spese sostenute e documentate per le vacanze fatte in Italia nel 2007, ovvero rendere deducibili queste spese".

Niente vacanze per uno studente su tre E nelle mete di chi partirà il Salento batte le più care Sardegna e Sicilia. È quanto rivela un’indagine condotta da "Studenti Magazine" fra gli studenti universitari. Se dunque il 34,5% non farà le vacanze, il 57,6% non spenderà più di mille euro e solo l’8,8% potrà permettersi una vacanza più costosa.

ilgiornale

mercoledì, luglio 04, 2007

Dpef bocciato



L’Unione Europea boccia il Dpef della repubblica italiana.

Nuovo allarme lanciato dalla Commissione Ue ai Paesi che non stanno riducendo il deficit strutturale di almeno lo 0,5% del Pil l’anno: a essere chiamati in causa sono Francia, Grecia, Slovenia, Austria, Germania e anche l’Italia.

Per l'Italia il Fondo Monetario Internazionale ritiene che il DPEF non è in linea con le raccomandazioni del Board e non risponde a quello di cui l'Italia ha bisogno.
In particolare il Board sostiene che il tesoretto debba essere utilizzato per risanare il deficit di bilancio.
Inoltre il Fondo ha poi posto l'accento sul mancato accordo sulle pensioni.

Non mi è mai piaciuta la Banca Centrale Europea e il FMI che le considerano le armi principali della casta europea che purtroppo domina in europa, ma il governo di prodi è grottesco.
Infatti il governo Prodi, che si era presentato come europeista e aveva addirittura scelto un ministro del prestigio (?!) di Padoa Schioppa per ricordare questo suo vanto, è proprio clamorosamente bocciato dal FMI.

Ma in fondo, cosa ci potevamo aspettare da uno stato che ha creato il deficit pubblico, da una classe politica incapace, da una repubblica dove i presidenti di camera e senato provengono dal sindacato, da un governo che segue le indicazioni della sinistra radicale e comunista?

Gli italiani già preoccupati per l'oggi e non possono essere fiduciosi per il futuro.


DPEF: FMI, NON E' CIO' DI CUI HA BISOGNO L'ITALIA
Roma, 3 lug. - (Adnkronos) -
Il Fondo monetario internazionale boccia il Dpef.

"Non e' cio' di cui l'Italia ha bisogno sia per mettere i conti pubblici su uno stabile sentiero di risanamento sia anche solo per raggiungere gli obiettivi di crescita ed equita' fissati dal Governo", fa sapere una portavoce dell'istituto di Washington.
La stessa fonte sottolinea come ''piu' volte'' l'Fmi abbia raccomandato al nostro Paese di destinare il 'tesoretto' al ''risanamento del deficit'' con l'obiettivo di raggiungere il pareggio di bilancio ''entro il 2010''.

adnkronos

martedì, luglio 03, 2007

Ciampi uomo di sinistra

Alla scuola di politica organizzata da Roberto Formigoni, Silvio Berlusconi ha detto che Ciampi ha favorito la sinistra perché era uomo della sinistra, e per la legge elettorale volle che il premio di maggioranza fosse su scala regionale e non nazionale, favorendo così la sinistra.

Che ciampi sia di parte non è una novità, anche in altre occasione si dimostrò di parte ed inoltre non si deve dimenticare che da giovane si iscrisse al partito d'azione e che è stato Ministro del Tesoro (dall'aprile 1996 al maggio 1999) nei governi Prodi I e D'Alema I.

Comunque il problema principale è più serio e cioè che tutti i presidente della repubblica sono politici imposti dai partiti e quindi le loro azioni inevitabilmente sono sempre viste come aiuti o favori di parte.

Ma a questo punto, se si lamenta di ciampi perchè considerato di sinistra, cosa si dovrebbe dire di napolitano che è un comunista e per di più votato solo da una risicata maggioranza?

La verità è che tutti i presidente della repubblica sono politici di parte e che devono ringraziare i partiti che lo portano al quirinale .

Solo un Re può essere al di fuori delle parti e garante di tutti proprio perchè non è votato dai partiti !

W la Monarchia
W il Re!

Berlusconi: Ciampi ha aiutato la sinistra,
5 milioni di persone in piazza per il voto

Belusconi ha accusato l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi di aver favorito la sinistra.

Ma Berlusconi si è tolto altri sassolini dalle scarpe, in primo luogo nei confronti dell'ex capo di Stato.
Ciampi ha favorito la sinistra perché era uomo della sinistra, ha attaccato Berlusconi spiegando che intervenendo sulla riforma della legge elettorale, "ha voluto un maggioranza su scala regionale e non nazionale, favorendo così la sinistra.

ilgiornale

domenica, luglio 01, 2007

Repubblica Speciale


L'ex-Generale della Guardia di Finanza Roberto Speciale ha fatto sapere, tramite il Presidente della Commissione Difesa del Senato Sergio De Gregorio, di aver deciso di querelare per diffamazione e calunnie il Ministro dell'Economia Padoa-Schioppa e il Presidente del Consiglio Prodi.

Tutto ciò avviene dopo il caso Visco-GdF, e lo squallido e vile discorso al Senato del Ministro dell'Economia, durante il quale sostenne l’urgenza della sostituzione del vertice della Gdf a causa di una sua presunta slealtà e inadeguatezza.

La lotta tra il governo e la GdF evidenzia ulteriormente il degrado repubblicano, continuano ad aumentare i conflitti tra le varie importanti funzioni dello stato che destabilizzano non solo il Governo Prodi ma tutto il sistema repubblicano.

Inoltre il caso Speciale mette in luce da parte del governo un disegno di creare uno Stato di Polizia, con le sempre più numerose sostituzioni di funzionari prefettizi con uomini provenienti dalla Polizia di Stato e dell'Esercito.

Non era ancora successo che un generale querelasse un governo.

Un'altra vergogna e figuraccia della repubblica ... speciale


SIRCANA: LA QUERELA? LA AFFRONTEREMO SENZA PATEMI

ROMA - "Affronteremo la querela senza patemi. Non c'é preoccupazione da parte del governo". Ha risposto così Silvio Sircana, portavoce del governo, ai microfoni di Sky Tg24 a proposito dell'annunciata querela per diffamazione da parte del generale Roberto Speciale. "Al di là della singolarità dell'atto, sulla sua liceità valuterà la magistratura della quale come sempre noi ci fidiamo e ne apprezziamo la neutralità del lavoro", ha aggiunto Sircana. "Sicuramente - ha sottolineato - sembra che questa vicenda stia salendo sopra le righe. La mossa di Speciale come singolo individuo è una mossa legittima, che ogni cittadino può intraprendere. "Stupisce - ha semmai aggiunto Sircana - che Speciale abbia bisogno di un portavoce, nella persona del senatore De Gregorio, che ha agito in questo caso con lo stesso zelo con cui ha agito nel saltare da una parte all'altra degli schieramenti politici all'inizio di questa legislatura".

CASELLATI (FI), SPECIALE NON CI STA E DENUNCIA PRODI
"Lo scandalo Visco si arricchisce di una nuova puntata: il generale Speciale, infatti, non ci sta a farsi calunniare e porta in tribunale Prodi e Padoa-Schioppa. E la dimostrazione che il generale ha agito sempre nel rispetto delle regole e non si è piegato alle pressioni del viceministro, che, poi, per destituirlo, lo ha accusato ingiustamente, spalleggiato dal premier e dal ministro dell'Economia". Lo afferma Maria Elisabetta Casellati, vicepresidente dei senatori di Forza Italia. "La banda-dracula, che sta dissanguando gli italiani con le tasse, è con le spalle al muro, ma ancora una volta non si dimetterà. Questi signori proprio non conoscono il significato della parola dignità".

GASPARRI, SI DIMETTA SUBITO, RIPORTARE CASO A CAMERE
"Ma fino a quando bisognerà sopportare lo scandalo Visco? Ha minacciato la guardia di finanza, rapinato i contribuenti e aggredito L'economia produttiva con gli studi di settore. Fa bene Speciale a chiedere soddisfazione in sede giudiziaria". Lo afferma l'esponente di An, Maurizio Gasparri. "E non bisogna dimenticare che lo scandalo investe Prodi e Padoa-Schioppa che per difendere Visco hanno mentito in Parlamento. Visco si dimetta subito. Noi intanto dobbiamo riportare il caso in Parlamento", dice ancora.

CALDEROLI, A DOVERSENE ANDARE SONO PRODI E TPS
"Il problema non è Visco che è stato un semplice 'sicario' nel caso Gdf: è evidente che i mandanti di tutta questa vicenda sono Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa che, tra l'altro, hanno accusato Speciale e difeso Visco: sono loro due a doversene andare".Lo afferma il leghista Roberto Calderoli.

STORACE (AN): E' UNO SCANDALO CHE RESTI
"La permanenza di Visco al governo è un vero scandalo. Il presidente del Consiglio non deve minimizzare, il Presidente della Repubblica non deve tacere. La politica dei due pesi e delle due misure deve finire". Lo afferma in una nota il senatore di Alleanza Nazionale, Francesco Storace.
ansa

giovedì, giugno 28, 2007

Rifiuti in Campania: Ue sanziona la repubblica italiana


La cronica crisi dei rifiuti che colpisce Napoli e la Campania ha spinto la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro la repubblica italiana per il rischio di diffusione di malattie e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo.

Nella nota di bruxelles, la Commissione ritiene che gli impianti regionali per lo smaltimento dei rifiuti siano inadeguati e presentino grossi rischi per la salute e per l'ambiente, una situazione che costituisce una patente violazione della normativa Ue sui rifiuti.

Inoltre la Commissione procede anche alla valutazione dei progetti del governo italiano che intende aprire quattro nuove discariche di rifiuti in Campania.

Le immagini scioccanti di immondizie che marciscono nelle strade della Campania e cittadini esasperati che incendiano i rifiuti hanno scioccato anche gli europei, e l'UE chiede alla repubblica italiana di agire prontamente per rimettere in efficienza gli impianti di gestione dei rifiuti in Campania e fare in modo che i rifiuti siano raccolti senza pericolo per la salute umana e per l'ambiente come prescrive la normativa europea.

Un'altra vergogna repubblicana ...

La Ue avvia una procedura d'infrazione

BRUXELLES - La Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia per la "cronica crisi" dei rifiuti che colpisce Napoli e il resto della regione Campania. Lo ha reso noto oggi lo stesso esecutivo europeo sottolineando che "il rischio di diffusione di malattie e di inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo desta gravi preoccupazioni per la salute umana e per l'ambiente".

La Commissione, si legge in una nota, ritiene che "gli impianti regionali per lo smaltimento dei rifiuti siano inadeguati e presentino grossi rischi per la salute e per l'ambiente, una situazione che costituisce una patente violazione della normativa Ue sui rifiuti". Per questo la Commissione ha inviato all'Italia una "lettera di costituzione in mora" - la prima fase della procedura d'infrazione - chiedendo anche informazioni sui provvedimenti eventualmente presi per proteggere la salute umana e l'ambiente nella regione. Contemporaneamente, la Commissione procede anche alla valutazione dei progetti del governo italiano "che intende aprire quattro nuove discariche di rifiuti in Campania".

L'esecutivo Ue intende infatti accertare, spiega ancora la nota di Bruxelles, "se siano compatibili con la normativa Ue e assicurarsi che risolvano, nel lungo periodo il drammatico problema dei rifiuti nella regione". Secondo la Commissione l'Italia è venuta meno agli obblighi della direttiva quadro sui rifiuti che impone agli stati membri di "prendere tutte le misure necessarie per impedire che i rifiuti vengano abbandonati, riversati o smaltiti in modo incontrollato".


ansa

mercoledì, giugno 27, 2007

Storia repubblicana


La storia è sempre imposta dai vincitori o presunti tali.

In Italia il 10 giugno la Corte di cassazione ufficializzò il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ma non proclamò la repubblica in attesa di esaminare le contestazioni.
La repubblica non fu MAI proclamata.

Il governo, guidato da De Gasperi, cerca un accordo con il re Umberto II per avviare il trapasso dei poteri, ma la corona rifiuta.
L'indomani nel Sud si scatena la piazza monarchica. A Napoli, già teatro in precedenza di scontri sanguinosi, la folla assale la sede del Pci, in via Medina, dov'è stato esposto un tricolore senza lo stemma sabaudo.
Quel giorno a via Medina scoppia infatti una violenta battaglia, risolta dalle mitragliatrici della polizia ausiliaria (composta perlopiù di ex partigiani), che falciano i dimostranti: sul terreno restano diversi morti, tutti monarchici.
Due giorni dopo Umberto II lascia l'Italia.

Visto che l'eccidio avvenuto a napoli non è mai stato ricordato da nessun testo scolastico, la storia repubblicana ha ucciso una seconda volta quei giovani italiani, colpevoli solo di manifestare apertamente e pacificamente i loro ideali e la contrarietà all'esito del Referendum istituzionale.

Ricordiamo i giovani Caduti in via Medina nel giugno 1946 morti per essere rimasti fedeli al Re e alla Patria.
I loro nomi: Guido Beninati, Ida Cavalieri, Felice Chirico, Gaetano d’Alessandro, Francesco d’Azzo, Vincenzo Di Guida, Mario Fioretti, Michele Pappalardo, Carlo Russo.

Quei monarchici di Napoli uccisi anche dalla storia

Leggendo il bel saggio (fresco di giornata) di Marco Demarco sugli interessati ritocchi apportati dalla storiografia comunista (ex, post e neo) agli eventi napoletani degli ultimi cinquant’anni (L’altra metà della storia. Spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino, Guida editore) a un certo punto ci si imbatte, non senza un moto di stupore, in una notizia che pur essendo vecchia di ben sessantun anni, può considerarsi tuttavia assolutamente inedita.

Accadde a Napoli l’11 giugno 1946, in via Medina, davanti alla sede della federazione del Pci, dove ci fu una strage durante la quale, sotto il fuoco dei mitra della polizia, rimasero uccisi sette poveri cristi e feriti una cinquantina di disgraziati.

Come si arrivò a quell’eccidio? Dalla ricostruzione di Demarco (la prima, per quanto ne so, che sia sta finora tentata) risulta che la strage fu il momento culminante della tensione esplosiva manifestatasi a Napoli tra repubblicani e monarchici all’indomani del referendum istituzionale del 2 giugno.
Oltre l’80 per cento dei napoletani, avendo votato per la corona, aveva infatti trovato quei risultati inaccettabili.
Il ministro dell’Interno, il socialista Romita, prevedendo dei tumulti, aveva quindi mandato in città dei reparti di polizia ausiliaria composti da ex partigiani.
Il 7 giugno, durante una manifestazione monarchica, un giovane popolano di 14 anni (Carlo Russo) era caduto falciato dai mitra di quei singolari poliziotti.
Stessa sorte era toccata l’8 giugno a uno studente monarchico mentre rientrava da un’altra manifestazione.
Due giorni dopo la Corte di cassazione ufficializzò il risultato del referendum ma non proclamò la repubblica in attesa di esaminare le contestazioni.
Si arrivò così all’11 giugno. Quella mattina per Napoli si sparse la notizia che dai balconi della sede del Pci, accanto alla bandiera rossa con falce e martello, sventolava un tricolore privo dello stemma sabaudo. Migliaia di monarchici si diressero allora verso via Medina per rimuovere quel vessillo. Pochi minuti dopo il centro di Napoli si trasformò in un inferno. La polizia ausiliaria aprì il fuoco contro i manifestanti che stavano scalando il palazzo. I monarchici incominciarono a innalzare delle barricate contro le camionette della Celere. Soltanto con l’arrivo dei carabinieri e della polizia militare americana venne riportata la calma.

Sulla vicenda la storiografia ufficiale aveva fatto calare un silenzio che si è rotto solo oggi grazie al libro di Demarco. Silenzio motivato naturalmente dalla circostanza che quel giorno a perdere la vita furono solo dei poveracci di destra.
E questo spiega perché, quando si discorre delle stragi del secondo dopoguerra, tutti ricordano i dodici morti di Portella della Ginestra (1° maggio 1947), ma quasi nessuno i nove poveri ingenui «lazzaroni» monarchici caduti a Napoli soltanto un anno prima.

ilgiornale

lunedì, giugno 25, 2007

Le famiglie italiane sempre piu' indebitate



Purtroppo le famiglie italiane sono sempre più indebitate.

L'aumento dei tassi di interesse sta mettendo in ginocchio molte famiglie e con gli alti tassi di interesse - dice la Banca dei Regolamenti Internazionali - sono aumentati i casi di morosità.

Ora la previsione è quella di un ulteriore aumento dei tassi e le vendite forzate potrebbero accrescere lo stock di abitazioni offerte sul mercato, esercitando ulteriori pressioni al ribasso sui prezzi.

In pratica pagare i mutui sarà più difficile, questo avrà un impatto sui conti delle famiglie ed è facile che immaginare che molti appartamenti finiranno a ingrossare l'elenco delle aste giudiziarie.

Quindi al debito pubblico dello stato repubblicano (ormai incalcolabile, tanto che ogni bimbo italiano che viene al mondo si ritrova già indebitato a vita) si aggiunge che molti italiani sono sempre più indebitati anche nei confronti della banche, in quanto non riescono più a pagare gli alti tassi d'interessi per l'acquisto della casa.

Di male in peggio ....

I debiti delle famiglie sfiorano i 300 miliardi
Secondo i conti ufficiali di Bankitalia ad aprile 2007

(ANSA) - ROMA, 24 GIU - Famiglie italiane sempre piu' indebitate. Tra prestiti e mutui il ricorso a banche e finanziarie sfiora ora la soglia dei 300 miliardi.

Il dato - secondo i conti ufficiali della Banca d'Italia - sono cresciuti di 24,4 miliardi in soli 12 mesi. Secondo la fotografia della situazione a fine aprile 2007, l'indebitamento dei cittadini residenti ha raggiunto la vetta di 299,2 miliardi di euro, una media di 13mila euro a famiglia.
ansa

venerdì, giugno 22, 2007

Rifiuti a napoli


A quanto pare a napoli i rifiuti continuano ad essere abbandonati lungo le strade e bruciano ancora i cassonetti.

Non avevano detto alcuni politici che in pochi giorni sarebbe migliorata la situazione?
Non era intervenuto anche napolitano ?

Gli italiani sono abbandonati dalle istituzioni!

Napoli: 2500 t di rifiuti in strada

Bruciano ancora i cassonetti, 70 gli interventi nella notte

(ANSA) - NAPOLI, 22 GIU - Sono oltre 2500 le tonnellate di spazzatura accumulate lungo le strade di Napoli a causa degli stop registrati negli impianti di Cdr. Al lavoro i compattatori dell'Asia nei quartieri dove la situazione e' maggiormente a rischio. Disagi in diversi comuni della provincia, aggravati dal caldo. Preoccupati gli operatori della fascia costiera domiziana: la presenza dei rifiuti potrebbe infatti mettere a serio rischio la stagione turistica. E bruciano ancora i cassonetti: 70 gli interventi.

ansa

Napolitano si preoccupa della repubblica

Gli italiani da tempo non hanno fiducia delle istituzioni (come potrebbe essere il contrario ..), ed adesso sono molti preoccupati perchè hanno paura del futuro.

Infatti la colpa più grave dell'istituzione repubblicana è che il suo totale fallimento ha tolto agli italiani la speranza di avere un futuro migliore.

Il recente libro “La Casta” ed il fenomeno tangentopoli dimostrano che la corruzione della repubblica non è un caso isolato.
Inoltre la classe politica è lontana dagli italiani, la repubblica è diventata una oligarchia, assistiamo ad aspre lotte tra le funzioni delle istituzioni....

Inoltre lo stato, prima di tutto, dovrebbe preoccuparsi degli italiani !

Napolitano: Mi preoccupa lo stato delle istituzioni.

Giorgio Napolitano è preoccupato per lo stato delle istituzioni. E chiede a maggioranza e opposizione di creare in Parlamento un clima costruttivo, per sbloccare la situazione e consolidare il processo di ripresa economica e di nuova competitività.
...
Quello di Napolitano è un grido d’allarme per le Camere quasi paralizzate, che per le troppe difficoltà «non producono quanto dovrebbero». Per il Capo dello Stato ci sono, invece, provvedimenti essenziali per il nostro Paese, che richiedono un forte impegno in Parlamento.
...
Insomma, per Napolitano, per funzionare meglio e costare meno le istituzioni devono subire «un processo di snellimento.
ilgiornale


Napolitano: Sono preoccupato per lo stato delle istituzioni

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è «preoccupato per lo stato delle istituzioni». Lo ha detto intervenendo, oggi a L’Aquila, ad un incontro con i sindaci d’Abruzzo e raccontando l’incontro avuto ieri con la Cdl al Quirinale. «Sono preoccupato - ha esordito il capo dello Stato - per lo stato delle nostre istituzioni. Ieri ho incontrato le forze di opposizione, un incontro normale, per quanto abbia fatto scalpore sulla stampa, perché sento di dover avere rispetto per le forze di opposizione come per quelle di maggioranza. Sono preoccupato - ha proseguito Napolitano - per lo stato delle istituzioni. Ci sono provvedimenti essenziali che richiedono impegno in Parlamento e anche un certo clima costruttivo».
lastampa

martedì, giugno 19, 2007

Aria repubblicana


Prodi : C'e' un'aria irrespirabile nel Paese
D'alema : Qui c'e' un'aria irrespirabile e un clima piuttosto preoccupante
Calderoli: Ha ragione Prodi: l'aria e' diventata irrespirabile e lo e' per la puzza di cadavere in decomposizione

I sintomi di malessere degli italiani nei confronti del sistema repubblicano sono evidenti, gli sprechi del denaro pubblico hanno raggiunto livelli incredibili mentre la classe politica pensa ai suoi interessi.

La repubblica è una oligarchia che ha inquinato anche l'aria ....



Prodi: "C'e' un'aria irrespirabile nel Paese"
C'e' "aria irrespirabile nel paese", secondo Romano Prodi, che ha fatto un chiaro riferimento all'atteggiamento ostile dell'opposizione.

Dagli argini del fiume Po, il grande fiume italiano che ha bisogno di aiuto per tornare ad essere il grande fiume del passato, il presidente del Consiglio, Romano Prodi - intervenendo a Boretto al convegno dei parlamentari dell'Ulivo per il rilancio del fiume - ha detto che occorre imparare "una lezione di responsabilita'".

"Tutto quello che ho cercato di fare in questi anni, governo, Partito democratico - ha spiegato Prodi, ricordando che sono qui sul fiume le sue origini - e' cercare di dare al Paese una governabilita' di lungo periodo: per questo - ha spiegato - ho speso tante energie ad oppormi invano ad una legge elettorale che impediva al Paese di fare un salto in avanti. L'ho sentita in modo addolorato - ha detto ancora Prodi - come una legge che ci riportava indietro, che ci impediva di sedere con altri Paesi a pari condizioni. Questo - ha concluso - e' il dramma dell'Italia di oggi. Le nostre industrie si vanno rafforzando - ha detto ancora Prodi - ma non c'e' il senso del futuro, tutto e' accorciato. Di fronte a un fiume il senso del futuro - ha voluto ribadire Prodi - e' indispensabile per rimetterlo a posto".
rai

D'Alema: c'e' aria irrespirabile
"E un clima piuttosto preoccupante", aggiunge vicepremier

(ANSA)- ROMA,19 GIU- Il vicepremier Massimo D'Alema conferma le parole di Romano Prodi: "Qui c'e' un'aria irrespirabile e un clima piuttosto preoccupante".

Lo ha fatto aprendo la puntata di Ballaro' in risposta ad una domanda del conduttore Floris. "Rischiamo di pagare un prezzo molto alto come Paese e c'e' un clima di enorme confusione", ha aggiunto il ministro degli Esteri. "In tutto il mondo la classe politica e quella economica fanno squadra e difendono gli interessi del proprio paese", ha aggiunto D'Alema
ansa


GOVERNO: CALDEROLI, ARIA IRRESPIRABILE DI GOVERNO IN DECOMPOSIZIONE

PRODI NON VENGA CON I SUOI ZOMBIE A INQUINARE IL PO E LA PADANIA

Roma, 16 giu. (Adnkronos) - ''Ha ragione Prodi: l'aria e' diventata irrespirabile e lo e' per la puzza di cadavere in decomposizione, peccato che proprio Prodi e compagni non si siano ancora accorti di essere loro i morti che fanno puzzare l'aria con la loro decomposizione". Lo ha dichiarato il coordinatore delle segreterie della Lega,Roberto Calderoli.
adnkronos

giovedì, giugno 14, 2007

Vaglia da un euro alla repubblica


In maniera provocatoria, un pensionato ha spedito un vaglia da un euro ai presidenti delle Camere per contribuire al sostentamento di deputati e senatori.

Prendiamo tutti esempio da questo pensionato per svergognare la repubblica che sperpera denaro pubblico.


BASSANO DEL GRAPPA (VICENZA) - Un vaglia da un euro spedito ai presidenti delle Camere per contribuire al "sostentamento" di deputati e senatori, una piccola offerta sottratta alla sua magra pensione per "i poveri rappresentanti del popolo italiano". L'iniziativa provocatoria è di un pensionato di 66 anni di Bassano del Grappa, Domenico Grego, che al vaglia inviato a Bertinotti e Marini, come rappresentanti di tutti i parlamentari italiani, ha allegato anche una breve letterina.

"Chi scrive è un pensionato che, come molti, fatica ad arrivare alla fine del mese dopo 40 anni di lavoro - sottolinea la lettera riportata sulle pagine locali del Gazzettino - Ora, vedendo i privilegi dei politici italiani, con il loro record mondiale che detengono in quanto a stipendio, mi vergogno per loro per questa situazione".
Il pensionato continua puntando l'indice contro il "dissanguamento che recano all'economia italiana a causa della loro bramosia di sperpero de denaro pubblico" e chiede come i politici possano non rendersene conto.
"Mio padre sicuramente si starà rivoltando nella tomba vedendo questa povera Repubblica", conclude Grego, figlio di un uomo che combatté nella Resistenza e che 50 anni fa "invitava a pranzo i poveri che chiedevano l'elemosina".

ansa

mercoledì, giugno 13, 2007

Re Umberto II lascia l'Italia



Il 13 giugno 1946, Re Umberto II lasciava il Quirinale e partì da Roma per un definitivo esilio.
I Granatieri di Sardegna e Reali Corazzieri rendono per l'ultima volta gli onori al Sovrano.

Il confronto tra Re Umberto II e tutti i presidenti della repubblica non da scampo alla repubblica .
I trentaquattro giorni che lo hanno visto Re onorano l'Italia più dei 60 anni successivi.

W il Re !

lunedì, giugno 11, 2007

Demagogia di napolitano


Non capisco come napolitano possa non rispettare la scelta di altri popoli europei che con un referendum popolare hanno rifiutato la costituzione europea.
A questo punto il presidente napolitano da l'impressione di ignorare il più banale principio democratico, quel trattato è stato bocciato da milioni di cittadini europei, ed è molto grave la sua dichiarazione.

C'è il grosso problema politico se sia preferibile giungere all'Unione Europea via referendum popolare o via parlamentare, se sia meglio procedere dall’alto verso il basso o viceversa.
Il metodo parlamentare mi sembra una scorciatoia che avvalora la tesi del deficit di legittimità del sistema istituzionale europeo.
Forse solo un referendum popolare può garantire la democrazia in europa e secondo me il trattato europeo dovrebbe comunque sempre passare al vaglio del corpo elettorale.
Purtroppo in Italia succede esattamente l'opposto.
La repubblica italiana non solo non ha chiesto agli italiani se sono favorevoli oppure no al trattato europeo, ma non rispetta neanche i popoli che hanno rifiutato il trattato..

Napolitano (come ciampi) spinge i politici a ed essere europeisti ad ogni costo e quindi svolge un ruolo politico di primo piano che è in contrasto con la costituzione.
La solita falsità della costituzione repubblicana.
Il presidente della repubblica è considerato il capo di stato apolitico e superpartes, mentre in realtà è un politico, per mestiere e passato, imposto dai partiti (anzi solo dalla maggioranza) al quirinale.

No a questa UE
W l'Europa delle Patrie


Napolitano: salvare il Trattato Ue

'Superare il 'punto morto' dopo i no di Francia e Olanda'

(ANSA)- SIENA, 11 GIU - Di fronte agli studenti di Siena, a fianco al presidente tedesco Koehler, il capo dello Stato Napolitano chiede di salvare il Trattato Ue. Secondo il presidente della Repubblica occorre superare il 'punto morto' nato dai 'no' dei referendum francese e olandese, e non arrendersi di fronte 'alla reticenza di altri paesi che pur avendo firmato il Trattato non lo hanno ratificato'.
Sul Trattato 'si fa spesso molta demagogia' ha aggiunto il capo dello Stato.
ansa

venerdì, giugno 08, 2007

Gelato repubblicano


I senatori, guidati da Albertina Soliani (Margherita) e Rocco Buttiglione (UDC), hanno chiesto ai questori del Senato di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone, e per ottenere questo adeguamento vogliono i gelati al bar del Senato!.

Non dico che i politici non possano mangiare un gelato, ma in tempi in cui si parla di ridurre gli sprechi della politica, pretendo che i politici paghino il gelato come tutti gli italiani.

Pazienza se la buvette non è provvista di gelati, ma è scandaloso quanto mangiano i politici !!!

Senato, la lettera firmata anche dalla senatrice Albertina Soliani esponente dell'Ulivo
I parlamentari scrivono: "Siamo certi di interpretare il desiderio di molti"
La protesta di Buttiglione: voglio il gelato alla buvette

SEMBRA uno scherzo, o una insidiosa provocazione dell'antipolitica. Ma è vero: al Senato, adesso, vogliono anche il gelato. Così ieri, a nome di un nutrito gruppo di parlamentari, il senatore Rocco Buttiglione, filosofo dell'Udc, e la senatrice Albertina Soliani, prodiana emiliana, hanno scritto ai questori di Palazzo Madama una lettera che merita di essere riportata nella sua concisa integrità documentale.

E dunque: "Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti. E' possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti".

E' bene a questo punto che si conoscano anche i nomi dei senatori-questori che prima o poi dovranno respingere o accogliere l'istanza, magari regolamentandola nelle sue molteplici varietà: ghiacciolo, coppetta, cassata, cono, cornetto, granita, sorbetto, affogato e biscottone. Si tratta quindi del senatore Gianni Nieddu, Ulivo; del senatore Romano Comincioli, Forza Italia; e della senatrice Helga Thaler, autonomista sud-tirolese. Che la coscienza del loro ruolo li ispiri, per una volta, nel senso che riterranno più consono al bene comune. Amen.

Nel frattempo, varrà la pena di considerare come quella che in un celebre studio affidato alla buonanima di Giovanni Malagodi veniva cautamente definita "la condizione del parlamentare" sia oggi diventata, sic et simpliciter, "la qualità della vita dei senatori". Ma soprattutto colpisce, nella sollecitazione gelatiera e bipartisan, una parola che getta una piccola luce sulla faccenda: "il desiderio".

Ecco forse la bramosa chiave di volta per comprendere come, al di là di un facile e scontato moralismo, diversi rappresentanti della volontà popolare abbiano smarrito il senso stesso del loro operato, e ormai non si rendano più conto dell'effetto - per non dire la ricaduta simbolica - che suscitano certe loro pretese.

Molto semplicemente: desiderano, anzi desiderano troppo, non pongono tanti limiti alle loro voglie. Nel caso specifico alla loro gola. E' un fatto che richiama l'essenza corporea e primordiale del potere; un'impellenza biologica che non viene nascosta perché connessa al rango, allo status, al privilegio di ostentare il proprio appetito. Ai senatori piace il gelato: e lo vogliono. Slurp! Qui e ora. Slurp! slurp! Magari non immaginano che uscire dal Palazzo, farsi due passi a piazza Navona potrebbe anche fargli bene; magari non riescono nemmeno a capire come rispetto a un innocente gelatino si possano tirare in ballo questioni così alte. Pare di sentirli: eh, quante storie!

E' un'unica, drammatica storia, in realtà, quella dello snaturamento, della degenerazione, della deboscia delle assemblee elettive all'insegna di Bengodi. Tanto più irrilevanti le Camere sul piano politico, quanto più ornamentali, confortevoli, opulente, agognate.

Il Senato, in particolare. Perché prima del gelato i senatori hanno chiesto e ottenuto le settimane gastronomiche regionali, e poi quelle dedicate alle province. Il collezionista dispone di fantastici comunicati ufficiali emessi nei momenti più delicati sulle degustazioni dell'agro pontino, "la seconda giornata sarà abbinata alla carne di bufala bianca", oppure un dovizioso banchetto palermitano a conclusione del quale il presidente Musotto ha fatto presente uno slogan promozionale che a dire il vero lì dentro rischiava di suonare un po' così: "Mangio sicuro, mangio meglio".

A metà marzo il presidente Marini ha concesso la sala degli atti parlamentari al primo corso di sommelier per senatori. Montecitorio risponde con i prodotti agricoli di qualità certificata. Chi vuole il lardo, chi lo squacquerone, chi i fichi caramellati e chi i torcinelli. Buttiglione e la Soliani, dopo tutto, sono in buona compagnia. La deriva eno-gastronomica si fa anche dolciaria, ma non è dolce per niente il futuro delle istituzioni rappresentative.


larepubblica