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mercoledì, gennaio 09, 2013

VITTORIO EMANUELE II

Il 9 gennaio del 1878, alle ore 14,35 si spegneva a Roma nel palazzo del Quirinale VITTORIO EMANUELE II (il Primo Re d'Italia).

Vittorio Emanuele II di Savoia, nato a Torino il 14 marzo 1820, è stato l'ultimo Re di Sardegna (dal 1849 al 1861) e il primo Re d'Italia (dal 1861 al 1878).

Dal 1849 al 1861 fu anche Principe di Piemonte, Duca di Savoia e Duca di Genova.

Rispettoso dello Statuto Albertino, Egli, coadiuvato dal primo ministro Camillo Benso, conte di Cavour, portò a compimento il Risorgimento nazionale e il processo di unificazione italiana.


Per questi avvenimenti Vittorio Emanuele II fu proclamato Padre della Patria e sepolto al Pantheon che da allora divenne il sepolcreto dei Re e Regine d'Italia.

Per celebrare il «Padre della Patria», il Comune di Roma bandì un progetto, dal 1880, su volontà di Umberto I di Savoia, e a Lui è dedicato il monumento nazionale del Vittoriano, in Piazza Venezia (Roma).
Al suo interno è presente la tomba del Milite Ignoto

Viva Vittorio Emanuele II
Re d'Italia
Padre della Patria

venerdì, maggio 06, 2011

Giro d'Italia e Regno d'Italia

In occasione dei 150 anni della Proclamazione del Regno d'Italia, il Giro d'Italia 2011 parte da Torino

7 maggio 2011

La prima tappa del 94° Giro d’Italia è una cronometro a squadre: dalla Reggia di Venaria Reale fino a Palazzo Reale della prima Capitale d'Italia, Torino, che è il centro delle celebrazioni per i 150 anni dell’Italia unita.

Per l'occasione Torino si è trasformata nel palcoscenico del passato e del futuro del Paese oltre che dell’orgoglio dell’Italia nel mondo con un fitto programma di mostre, dibattiti, concerti, appuntamenti sportivi e culturali.

Dal 7 al 29 maggio, il 94° Giro d’Italia è dedicato ai 150 anni della proclamazione del Regno d’Italia (impropriamente chiamato dell'Unità d'Italia), e toccherà 17 delle 20 regioni italiane, passando attraverso alcune “città della memoria”, quelle che più hanno segnato la storia del nostro paese: dalla prima capitale Torino a Quarto dei Mille, da dove Garibaldi partì, nel 1860, alla volta di Marsala.

Questo Giro d'Italia si può considerarlo come una sorta di riedizione sportiva del “Risorgimento”, visto che ripercorre almeno in parte il tragitto dei garibaldini e che ci fa idealmente rivivere i momenti più significativi dell’Unità Nazionale.

La partenza del Giro, si inserisce poi in una straordinaria settimana di appuntamenti: oltre alla Festa dell’Esercito, che per i suoi 150 anni ha spostato la tradizionale festa a Torino, luogo in cui fu fondato nel 1861, c'è la grande Adunata degli alpini, che prenderà il via proprio insieme alla presentazione delle squadre del Giro d’Italia.

lunedì, novembre 01, 2010

Anniversario del 4 novembre 1918

Di solito si ritiene che il periodo del Risorgimento italiano vada dal 1849 (disfatta di Novara e la salita al trono di Re Vittorio Emanuele II) fino al 20 settembre 1870 (conquista di Roma) o al 1871 (proclamazione di Roma capitale).
Si tratta, però, di una convinzione storicamente errata, perché la completa sovranità italiana si realizzò il 4 novembre 1918, con la vittoria nella IV Guerra d’Indipendenza e la riconquista di Trento e Trieste.

Per motivi ideologici la vulgata ufficiale repubblicana tende spesso a travisare la verità, sminuendo i meriti indubbi dell’unica Dinastia (Casa Savoia) che ebbe davvero l’audacia di mettersi in gioco completamente per compiere l’Unità della nazione.

Anche il 4 novembre ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica.
Nel 1977 la repubblica la trasformò in "festa mobile" che cadeva nella prima domenica di novembre, e nel corso degli anni '80 e '90 diminuì sempre di più di importanza. Durante la presidenza di Ciampi la data è stata artificialmente rinominata “Giorno dell'Unità Nazionale Giornata delle Forze Armate”.

Il 4 Novembre è una data storica per l'Italia, data in cui si completava con la fine della Prima Guerra Mondiale, il ciclo delle campagne nazionali per l'Unità d'Italia. Un cammino lungo, durato settant'anni, dalla Prima Guerra d'Indipendenza in avanti.
Un percorso difficile, intrapreso da Casa Savoia e portato a termine con il concorso convinto della popolazione di tutte le regioni d'Italia, mosse dal desiderio di mettere sotto un'unica Bandiera le sorti della penisola.

Adesso che si avvicina all’anniversario dei 150 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia (contrabbandato dai più come 150 anni dell’unità nazionale), la debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci antirisorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

Di fronte alla assurda ed errata impostazione propagandata dalla repubblica c’è assoluta necessità di riaffermare la Verità storica.

Il 4 novembre 1918, si concluse vittoriosamente la Prima Guerra Mondiale, ma soprattutto permise il compimento del Risorgimento nazionale.
L’Italia grazie alla guida illuminata di Re Vittorio Emanuele III vinse la guerra e conquistò gli ultimi territori ancora sotto la dominazione straniera.

Guidata da Casa Savoia si compiva così l’Unità d’Italia, ma anche quella morale, poiché tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si erano trovati concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

Quindi la data del 4 novembre fa parte della memoria profonda del Paese, attraverso un evento traumatico eppure grandioso - appunto questa Nostra Guerra - gli italiani si sono finalmente sentiti uniti, la vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria nazione. .

In quest’ora solenne ricordiamo i Caduti il cui esempio deve guidare gli italiani.
I Caduti non muoiono sui campi di battaglia e non spariscono nei sacrari, ma soltanto quando sono dimenticati !

Link
In questo video si ascolta il Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.

giovedì, ottobre 28, 2010

Annullo postale dell'incontro di Teano

Lo storico incontro di Teano è stato il soggetto di un annullo postale.

26 ottobre 2010

Ricordato da un discreto numero di francobolli (il 20 e il 30 centesimi del 6 aprile 1932 per il mezzo secolo dalla morte di Garibaldi, usciti anche sovrastampati per le tredici isole dell'Egeo nonché per le Colonie, il 25 lire del 5 maggio 1960 per il centenario della spedizione dei Mille, l'1,00 euro del 5 maggio 2010 nel centocinquantenario della stessa), il celebre incontro tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi è stato ricordato, esattamente un secolo e mezzo dopo, attraverso un annullo.

È stato il Comune di Teano (Caserta) a fare la richiesta ed è stato disponibile presso la sala dell'Annunziata, in corso Vittorio Emanuele.

Riporto quello che scrisse Ezio Garibaldi nel bollettino illustrativo della serie del 1960:
Le gesta dei Mille è il poema più alto della concordia italiana che in politica prese il nome di Unità.
Le confuse e pur veementi aspirazioni popolari, l'ingresso trionfale delle Sicilie nel principio unitario, il capovolgimento, l'Unità che si formava dal Sud invece che dal Nord - il Nord avvalorato dalla potentissima Francia, dal genio di Cavour, e dal prestigio della Monarchia piemontese - trovarono la loro sanzione storica nell'incontro di Teano. Il Nord e il Sud si saldarono per sempre”.


Link
Teano 150 anni dopo

martedì, ottobre 26, 2010

Teano, incontro Vittorio Emanuele e Garibaldi

Lo storico incontro tra Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi, avvenuto il 26 ottobre del 1860 a Teano.



L'imminente 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia, che sancì l'Unità d'Italia, mette in luce l'assoluta importanza dello storico incontro di Teano.
Questo evento storico fu il primo passo per unire il Nord e il Sud e per trasformare la penisola italiana in una nazione.

Di fronte alla portata di questo evento, speriamo che si riesca a superare ogni tipo di meschine rivendicazioni e separazioni, passaggio necessario per trovare una nuova riconciliazione nazionale.

Di fronte alla decadenza portata da una repubblica oligarchica e incapace, l'Italia potrà risorgere solo onorando il glorioso passato del Risorgimento e del Regno d'Italia !!!

domenica, settembre 19, 2010

20 settembre 1870 e laicità

Il 20 settembre 1870 i bersaglieri del Regno d'Italia entrano in Roma attraverso la Breccia di Porta Pia.

La presa di Roma comportò l'annessione di Roma al Regno d'Italia, e decretò la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi.

Per il 140° anniversario della Breccia di Porta Pia la repubblica italiana prepara pompose manifestazioni istituzionali per celebrare la laicità dello Stato ma, come al solito, racconta solo quello che gli conviene.

Il 20 settembre è un baluardo storico e simbolico della laicità dello Stato ma non si deve dimenticare che lo Stato Italiano è un paese laico grazie alla Monarchia ed ai Savoia!

La laicità dello Stato si realizzò durante il Risorgimento.
“Libera Chiesa in Libero Stato” grazie alla Monarchia!

giovedì, maggio 06, 2010

Lega, repubblica e Patria

Invece di essere orgogliosi e felici di celebrare l’anniversario dei 150anni dell’Unità Nazionale, assistiamo ad aspre polemiche, a volte devastanti per il nostro Paese, e quindi è spontaneo chiedersi : chi ha ucciso l’amor di Patria?

Diciamo subito che, di questo scarso spirito patriottico, non ha senso prendersela con la Lega, piuttosto il successo della Lega è il frutto di decenni di cultura antinazionale propagandata dalla repubblica.

Per prima cosa la repubblica decise di buttar via il simbolo dinastico dell’Unità (Casa Savoia) e la Monarchia, cioè le forze che riuscirono a realizzare l’Unità Nazionale.
Se anche ci furono degli errori (alcuni inventati ad hoc dal regime repubblicano ed altri inevitabili dopo secoli di divisioni) non ha senso denigrare le forze che, con fatica ma anche con grande capacità e sacrificio, in qualche modo unirono l’Italia e gli italiani.

In seguito la repubblica ha rimosso il tricolore e denigrato ogni simbolo di unità nazionale, insegnando che l'Amor di Patria volesse dire adesione al fascismo.

Si dovrebbe ricordare che la Patria fu un dono della Monarchia prima ancora che esistesse il fascismo, inoltre mentre la Monarchia fu solo costretta a subire le ideologie del novecento, quest’ultime (fascismo e comunismo) hanno concimato il terreno dove è nata la repubblica.
Durante il periodo repubblicano abbiamo visto bandiere rosse al posto di tricolori, Che Guevara al posto di Garibaldi, via dedicate a dittatori come Stalin, Lenin...

Poi la repubblica ha cancellato il Risorgimento dai programmi scolastici, la cultura repubblicana ha istigato all’oblio nazionale, gli anti-italiani e le mode stranieri sono stati i modelli da seguire.

L’Italia repubblicana - nata dal CLN, l’embrione della partitocrazia - è stata completamente dominata da partiti e ideologie i cui riferimenti ideali non avevano nulla a che fare con le forze risorgimentale e monarchiche.
La cultura repubblicana si è cibata di idee comuniste, socialiste, democristiane che hanno stemperato l’italianità e la tradizione del nostro Paese.
La repubblica è il trionfo della partitocrazia dove la ragion di partito ha sempre prevalso sulla ragion d’Italia, l’ideologia sul patriottismo, la fazione sulla nazione.

Era inevitabile che in questa mancanza di valori si rafforzasse la corruzione, il clientelismo...ed il fallimento.

Visto quello che ha fatto la repubblica, che senso criticare la Lega se boicotta le rievocazioni nazionali?
E cosa hanno fatto gli altri partiti per difendere l'Unità Nazionale e la Patria?

Anche la globalizzazione ha indebolito la passione nazionale e infatti l’Europa unita è stata considerata da molti italiani un modo per liberarsi dall’identità nazionale. Quindi essere il paese più europeista, significa anche aver perso l'amor di patria.

Comunque è stato la repubblica ad insegnare a denigrare e disprezzare il nostro Paese.

Adesso durante le celebrazioni dei 150anni, la repubblica continua a falsificare la Storia, ed infatti dimentica le forze principali del Risorgimento, Re Vittorio Emanuele II e la Monarchia.


Dopo averla venduta e derubata, la repubblica si atteggia a difensore della Patria.

giovedì, aprile 22, 2010

risorgimento, unità nazionale, federalismo, repubblica

E`da diversi anni che in Italia c’è la tendenza a riscrivere il periodo storico del Risorgimento. Ma perché il Risorgimento è sotto attacco, e perché adesso?
La forza antirisorgimentale, sempre esistita in Italia ma residuale, nel periodo repubblicano si è rafforzata sempre di più, fino a diventare forza trainante dopo la profonda crisi della repubblica. L’attacco al Risorgimento quindi è stato generato dal fallimento della repubblica che, indebolendo la identità nazionale, ha dato slancio e vigore ad un federalismo che rischia di travolgere il nostro Paese.
Oltre a questo fattore interno si deve considerare la globalizzazione.

Uno stato può resistere al cambiamento portato dalla globalizzazione se possiede una forte identità nazionale e perciò l’attacco al Risorgimento - che è il periodo storico durante il quale si realizzò l’Unità Nazionale - è assurdo e controproducente in quanto mina i valori essenziali dell’Unità Nazionale e della Identità e si consegna l’Italia alla definitiva disfatta.

E' necessario inquadrare la situazione in un contesto ampio e complesso.
Mentre nel novecento le forze principali che guidavano lo scenario politico erano il comunismo e capitalismo, adesso sono il globalismo e il localismo.

La fine del comunismo è stato un cambiamento epocale positivo, ma in questo “nuovo mondo”, finalmente libero dalle ideologie, il capitalismo ha potuto agire senza vincoli e controlli, anzi ha addirittura sostituito il ruolo della Politica nel guidare il mondo verso il futuro.
D'ora in poi la società sarà plasmata dalla tensione tra queste due forze: il localismo che difende le identità e gli interessi locali; il globalismo che vuole omologare il mondo.

Purtroppo il localismo italiano prospettato dal federalismo, che normalmente si oppone al globalismo, si muove in direzione opposta e fa da apripista al globalismo.

In Italia si è fatta strada la convinzione che il centralismo dello Stato sia la causa principale della corruzione e della inefficienza della repubblica, e il federalismo è considerato la risoluzione dei danni creati dallo stato centrale.
Questa convinzione è un abbaglio, la corruzione non è conseguenza di uno stato centralizzato, in Italia la corruzione è radicata in tutto il paese, da Nord a Sud e non solo a Roma.
I veri problemi sono altri, a partire dalle istituzioni repubblicane che si fondano sulla lottizzazione, partitocrazia, corruzione.

La Lega ha compiuto l’errore di individuare come nemico da combattere il centralismo, in realtà il centralismo non è la causa dei mali, piuttosto esso è stato generato dalla repubblica che è una oligarchia formata dai partiti. Lo slogan “Basta Roma Padrona” (il centralismo) dovrebbe essere “Basta Repubblica Padrona!”.

Dal teorema che il centralismo sia la causa principale dei mali del nostro Paese, spunta il corollario che discredita l’Unità Nazionale che si è fondata su uno Stato centralizzato per unire un paese diviso da secoli. Inoltre visto che fu la Monarchia a realizzare l'Unità, anch'essa è messa sotto accusa.
In sintesi, si accetta l’idea che il fallimento della repubblica è stato causato dal centralismo dello stato, da questa assunzione si critica l’Unità Nazionale, con la conseguenza di attaccare le forze che la realizzarono, cioè il Risorgimento e la Monarchia.

In senso figurato il capro espiatorio è sempre stato strumento della propaganda. Questa volta il Risorgimento e la Monarchia sono i capri espiatori ai quali attribuire tutta la responsabilità di malefatte e errori della repubblica.

Se i mali del nostro Paese sono causati dal centralismo allora la colpa è della Monarchia.
Cosa c’è di più comodo che scaricare le colpe al nemico di sempre?
Ecco allora che, nonostante siano passati più di 60 anni, assistiamo alla propaganda repubblicana che la mafia, l'arretratezza del mezzogiorno, i mal funzionamenti dello stato sono tutti riconducibili alla Monarchia....che vergogna, che miseria!

La repubblica, che ha ereditato (o rubato?) i valori fondanti del nostro Paese (Unità Nazionale, Patria, Stato), senza chiedere nemmeno scusa, addebita le sue colpe alla Monarchia.
E’ una scorciatoia per evitare le proprie responsabilità e mantenere il Potere, tecnica gia ampiamente usata dopo la seconda guerra mondiale.

Sta di fatto che giungiamo alla sfida del federalismo, completamente impreparati, e nello scempio prodotto dalla repubblica il federalismo leghista e il globalismo alimentano le spinte disgregative del nostro Paese.

Inoltre in questo caos repubblicano, le oligarchie, preoccupate solo ai loro interessi, usano le suddivisioni prodotte dal federalismo per aumentare la lottizzazione e ampliare la oligarchia. Facendo leva su fattori economici, il federalismo divide lo stato (nord-ricco contro il sud-povero), il globalismo vuole un unico Stato Mondiale nelle mani di grandi Gruppi Finanziari.

L’Italia sta diventando il laboratorio dove sperimentare il disegno di cancellare le nazioni per poi assemblare gli “Stati Uniti d’Europa”. Infatti l’Italia è il primo stato europeo che subisce il disegno voluto dal “Materialismo Finanziario” che vuole distruggere le Nazioni e trasformare i popoli in consumatori.

Una cosa è certa : la repubblica ci sta distruggendo.

domenica, settembre 20, 2009

XX settembre 1870, Breccia di Porta Pia


Le truppe del Regno d'Italia (Bersaglieri) entrano in Roma attraverso la Breccia di Porta Pia, sancendo così l'unificazione del paese.

La presa di Roma (20 settembre 1870) comportò l'annessione di Roma al Regno d'Italia, e decretò la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi.
L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33).

Il desiderio di porre Roma a capitale del nuovo Regno d'Italia era già stata esplicitata da Cavour nel suo discorso al parlamento italiano nel 1860, ed in seguito Cavour affermò in parlamento che riteneva «necessaria Roma all'Italia», e che prima o poi Roma sarebbe stata la capitale.

Così come era stato fatto per le altre provincie italiana, anche a Roma fu indetto un referendum per sancire l'avvenuta riunificazione della città con il Regno d'Italia.
Il plebiscito si svolse il 2 ottobre 1870. I risultati videro la schiacciante vittoria dei sì, 40.785, a fronte dei no che furono solo 46. Il risultato complessivo nella provincia di Roma fu di 77.520 "sì" contro 857 "no". In tutto il territorio annesso i risultati furono 133.681 "sì" contro 1.507 "no".

Contro il silenzio complice del regime repubblicano ricordiamo questa data!

domenica, luglio 26, 2009

Unità d’Italia, repubblica, monarchia

Non mi aspettavo che qualche giornalista sollevasse il problema della mancanza di iniziative per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia - se non altro perché il giornalismo vive in simbiosi con il Potere e quindi non lo critica più di tanto - ed in questo blog intendo denunciare l’inadeguatezza politica e culturale della repubblica, e questo anche perchè avverto nelle (poche) voci che chiedono un cambio di registro per celebrare degnamente i 150 anni dell’Unità Nazionale, una incapacità di capire e denunciare i veri motivi di questa situazione.

Innanzitutto l’Unità d’Italia è il risultato dell’opera compiuta da Casa Savoia, la quale riuscì a riunire tutti gli italiani sotto la Corona. Questo significa che non si può comprendere e celebrare compiutamente l’Unità Nazionale se non si paga il tributo dovuto alla Monarchia e non si ringrazia Casa Savoia.
Questo punto spiega perchè mancano le iniziative necessarie per celebrare, in maniera adeguata, questo importante evento storico.
Il punto focale è che la repubblica italiana è nata in contrapposizione alla Monarchia e come punto di rottura con la storia precedente.
Per realizzare questo disegno (sbagliato per tanti motivi) i neo partiti, nati all’interno del CLN dopo il 25 aprile, vollero scaricare le colpe del fascismo ai due Sovrani (Vittorio Emanuele e Umberto) che vissero durante il ventennio.
Inizialmente questa scelta fu dettata dai repubblicani per assicurarsi la vittoria sul referendum istituzionale (i dubbi sul risultato rimangono.. ) ma era anche necessario trovare, un punto di tregua tra i partiti e quindi non si poteva irrritare il PCI (il partito più forte anche dal punto di vista militare), ed inoltre si doveva togliere, in qualsiasi modo, ogni legame della nuova nomenklatura con il fascismo. Infatti moltissimi italiani aderirono al fascismo, compresi coloro che all'ultimo momento si iscrirono ai partiti ed al CLN.
Si deve aggiungere che in Italia la Monarchia fu provvidenziale in quanto frenò il fascismo, Mussolini dovette sopportare la Corona che ostacolò le sue pretese e progetti, se non ci fosse stato Re Vittorio Emanuele III l'Italia avrebbe fatto la fine della germania.

In seguito il "dare la colpa ai Savoia" divenne il marchio storico culturale e politico del regime repubblicano che aveva (ed ha) tutti gli interessi ad allontanare il profondo legame degli italiani con la Monarchia. (vedi anche l'articolo 139 della costituzione e l'esilio)
Questo settarismo denigratorio tuttora diffuso contro la Monarchia ebbe la gravissima conseguenza di indebolire l’identità nazionale in quanto la Patria la Storia e il Risorgimento - valori essenziali per l'Italia - sono legati indissolubilmente a Casa Savoia.
Se si continua a mentire anche la falsità può diventare verità, e questo è avvenuto in Italia. Per più di 60 anni la repubblica ha cercato di screditare la Monarchia, Casa Savoia ed anche le vicende gloriose del Risorgimento e del Regno d'Italia.

Coloro che si rendono conto quanto sia debole l'identità dell'Italia e lanciano allarmi sulla fragilità della Nazione, nascondano il fallimento della repubblica, ed ancor oggi alle troppe cose che non funzionano danno la colpa a Casa Savoia, al Risorgimento....
Da quando la repubblica ha dovuto subire violente critiche (tangentopoli, corruzione, stragi di stato, terrorismo, crisi economica, fine dei partiti storici.....) ed i Principi di Savoia sono tornati in Italia (quelli morti sono ancora in esilio) questa tendenza a criticare il passato è aumentata, da un lato per bilanciare le colpe tra repubblica e monarchia, dall'altro per evitare che l'opinione pubblica possa considerare la Monarchia l'alternativa valida al fallimento della repubblica.
Le critiche al periodo repubblicano fanno parte della contrapposizione tra partiti e del teatrino della politica, è il classico gioco delle parti dove si evita di denunciare il fallimento del sistema repubblicano.
Le persone dell'establishment (storici intellettuali politici) che avvertono il fallimento del sistema assomigliano ad essere come quei medici che, affannandosi di guarire il malato, sbagliano diagnosi.

Perchè, dopo più di mezzo secolo di repubblica, per spiegare il fallimento dello stato, la mancanza di identità nazionale, l'enorme distanza tra gli italiani e la classe politica e le istituzioni, si cerca di trovare gli errori nel passato invece che nel presente?
Ecco la verità sempre nascosta dai difensori della repubblica: l’identità nazionale e la Patria sono entrata in crisi durante il periodo repubblicano!

La morte della Patria avvenuta l’8 settembre, ipotetizzata per convenienza dai custodi della repubblica, è una idea sbagliata, tra l'altro, contrastata addirittura da Ciampi.
Come si puo solo pensare che in pochi giorni, le eventuali negligenze e errori avvenute subito dopo l’8 settembre possano aver ucciso la Patria?
Questa ipotesi potrebbe essere plausibile se l'Italia fosse stata costruita dal fascismo e se il capo di stato era Mussolini.
Invece l'Italia nacque grazie alla Monarchia quando il fascismo non esisteva, c'èra un Re che rispettoso dello Statuto Albertino, alla prima occasione sostituitò Mussolini.
Inoltre questa tesi è inconciliabile con il mito della resistenza propagandato dalla repubblica perché, se la Patria era davvero morta come fu possibile il cosiddetto "secondo risorgimento" nato dalla resistenza?
Insomma, a seconda della convenienza, nello stesso lasso di tempo si proclama la fine della Patria e la rinascita del nuovo (e perfetto?!) stato repubblicano.

Ripeto, la repubblica non può celebrare compiutamente l’Unità Nazionale perchè si rifiuta di leggere seriamente e serenamente la Storia.
La repubblica è una ideologia dove la Storia che narra è filtrata e infarcita dalla propaganda e da miti che non corrispondono alla realtà.

La valorizzazione del Risorgimento e dell’Unità inesorabilmente significa valorizzare la Dinastia Sabauda alla quale va ascritto il processo di riunificazione nazionale. Ad esempio i pochi validi progetti realizzati (il "Polo Reale" piemontese che comprendente Palazzo Reale, la Biblioteca Reale, l’Armeria Reale, Galleria Sabauda, Stupinigi, Museo Egizio..) sono stati messo a punto dagli enti locali del Piemonte senza però una intesa operativa con il Governo ed il Quirinale.
Il misero modo in cui il Paese si appresta a celebrare il 150° anniversario della sua Unità indica alla perfezione quale sia l'immagine che le istituzioni repubblicane hanno ormai dell'Italia in quanto Stato nazionale e della sua Storia.

La repubblica ha ridotto a brandelli la Patria, la Nazione, la Storia dell’Italia tanto che ormai sembra essere inesistente l’idea dell'Italia stessa.

Invece di allestire, che ne so, una mostra memorabile della storia nazionale, di realizzare opere che raccontano il glorioso passato, lo stato repubblicano ha finanziato una serie di opere pubbliche di ogni tipo senza alcun nesso con il tema dell'Unità: un nuovo Palazzo del Cinema e dei Congressi al Lido di Venezia, il completamento dell'aeroporto a Perugia, un Parco costiero ad Imperia, un Auditorium con relativa delocalizzazione del campo di calcio a Isernia, un Parco della Musica e della Cultura a Firenze.
Tutte queste opere non inerenti all'evento sono una distribuzione di soldi, servono per sperperare soldi pubblici, arricchire i politici di turno o casomai soddisfare la megalomania della repubblica.
E questo non basta.
Ad un certo punto per non negare qualche lustrino è stato istituito un pomposo Comitato dei Garanti, formato da alcune personalità presieduto da Ciampi, che in tutto questo tempo non sa nemmeno cosa fare e cosa serve.
Sembra incredibile ma non siamo ancora alla fine. Dopo una serie di opere pubbliche che non hanno nulla a che fare con il tema, un'altra chicca repubblicana: ai 30 40 membri del Comitato dei Garanti ne aggiunge altri sette-otto ma anche questi finora non servono a nulla.

Visto i tempi stretti e la crisi finanziaria, siamo ancora in tempo a fare qualcosa di valido? Quanti sono i finanziamenti? Ci sono progetti validi?
Al momento attuale sembra che per ricordare la propria nascita lo Stato italiano non farà nulla di sensato e legato all'evento. Forse qualche discorso, nel quale, come al solito, si eviterà di nominare i Sovrani grazie ai quali invece si realizzò l'Unità d'Italia.

Riporto la parte finale scritta da della Loggia sul corriere della sera :
Il punto drammatico sta nella premessa di tutto ciò. Nel fatto evidente che la classe politica sia di destra sia di sinistra, messa di fronte a uno snodo decisivo della storia d'Italia e della sua identità, messa di fronte alla necessità di immaginare un modo per ricordarne il senso e il valore - e dunque dovendosi fare un'idea dell'uno e dell'altro, nonché di assumersi la responsabilità di proporre tale idea al mondo, e quindi ancora di riconoscersi in essa - non sa letteralmente che cosa dire, che partito prendere, che idea pensare. E non sa farlo, per una ragione altrettanto evidente: perché in realtà essa per prima non sa che cosa significhi, che cosa possa significare, oggi l'Italia, e l'essere italiani. Quella classe politica fa di conseguenza la sola cosa che sa fare e che la società italiana in fondo le chiede: distribuire dei soldi. A pioggia, senza alcun criterio ideale o pratico, in modo da soddisfare le esigenze effettive, i sogni, le ubbie, dei mille localismi, dei mille luoghi e interessi particolari in cui ormai sempre più consiste il Paese. Cioè consistiamo noi. «A te un campus, a te una circonvallazione, a te un palazzo per qualche cosa»: l' unico scopo che ci tiene insieme sembra essere oramai quello di spartirci il bilancio dello Stato, di dividerci una spoglia. M'immagino come se la deve ridere tra sé e sé il vecchio principe di Metternich, osservando lo spettacolo: non l'aveva sempre detto, lui, che l'Italia non è altro che un'espressione geografica?

Loggia bacchetta solo la classe politica.
Ma qual'è la differenza tra repubblica e classe politica, quando anche tutti i presidenti della repubblica appartengono alla classe politica?
E perchè non si critica il pomposo comitato dei garanti presieduto da un ex presidente della repubblica?
Non dovrebbe esserci dei compiti, se non altro di coordinamento, da parte del Quirinale?
E poi dove sono gli intellettuali e storici che da tempo avrebbe dovuto denunciare la situazione?


Sono certo che se in Italia ci fosse ancora la Monarchia, l'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia sarebbe stato celebrato in ben altra maniera.