Non mi aspettavo che qualche giornalista sollevasse il problema della mancanza di iniziative per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia - se non altro perché il giornalismo vive in simbiosi con il Potere e quindi non lo critica più di tanto - ed in questo blog intendo denunciare l’inadeguatezza politica e culturale della repubblica, e questo anche perchè avverto nelle (poche) voci che chiedono un cambio di registro per celebrare degnamente i 150 anni dell’Unità Nazionale, una incapacità di capire e denunciare i veri motivi di questa situazione.
Innanzitutto l’Unità d’Italia è il risultato dell’opera compiuta da Casa Savoia, la quale riuscì a riunire tutti gli italiani sotto la Corona. Questo significa che non si può comprendere e celebrare compiutamente l’Unità Nazionale se non si paga il tributo dovuto alla Monarchia e non si ringrazia Casa Savoia.
Questo punto spiega perchè mancano le iniziative necessarie per celebrare, in maniera adeguata, questo importante evento storico.
Il punto focale è che la repubblica italiana è nata in contrapposizione alla Monarchia e come punto di rottura con la storia precedente.
Per realizzare questo disegno (sbagliato per tanti motivi) i neo partiti, nati all’interno del CLN dopo il 25 aprile, vollero scaricare le colpe del fascismo ai due Sovrani (Vittorio Emanuele e Umberto) che vissero durante il ventennio.
Inizialmente questa scelta fu dettata dai repubblicani per assicurarsi la vittoria sul referendum istituzionale (i dubbi sul risultato rimangono.. ) ma era anche necessario trovare, un punto di tregua tra i partiti e quindi non si poteva irrritare il PCI (il partito più forte anche dal punto di vista militare), ed inoltre si doveva togliere, in qualsiasi modo, ogni legame della nuova nomenklatura con il fascismo. Infatti moltissimi italiani aderirono al fascismo, compresi coloro che all'ultimo momento si iscrirono ai partiti ed al CLN.
Si deve aggiungere che in Italia la Monarchia fu provvidenziale in quanto frenò il fascismo, Mussolini dovette sopportare la Corona che ostacolò le sue pretese e progetti, se non ci fosse stato Re Vittorio Emanuele III l'Italia avrebbe fatto la fine della germania.
In seguito il "dare la colpa ai Savoia" divenne il marchio storico culturale e politico del regime repubblicano che aveva (ed ha) tutti gli interessi ad allontanare il profondo legame degli italiani con la Monarchia. (vedi anche l'articolo 139 della costituzione e l'esilio)
Questo settarismo denigratorio tuttora diffuso contro la Monarchia ebbe la gravissima conseguenza di indebolire l’identità nazionale in quanto la Patria la Storia e il Risorgimento - valori essenziali per l'Italia - sono legati indissolubilmente a Casa Savoia.
Se si continua a mentire anche la falsità può diventare verità, e questo è avvenuto in Italia. Per più di 60 anni la repubblica ha cercato di screditare la Monarchia, Casa Savoia ed anche le vicende gloriose del Risorgimento e del Regno d'Italia.
Coloro che si rendono conto quanto sia debole l'identità dell'Italia e lanciano allarmi sulla fragilità della Nazione, nascondano il fallimento della repubblica, ed ancor oggi alle troppe cose che non funzionano danno la colpa a Casa Savoia, al Risorgimento....
Da quando la repubblica ha dovuto subire violente critiche (tangentopoli, corruzione, stragi di stato, terrorismo, crisi economica, fine dei partiti storici.....) ed i Principi di Savoia sono tornati in Italia (quelli morti sono ancora in esilio) questa tendenza a criticare il passato è aumentata, da un lato per bilanciare le colpe tra repubblica e monarchia, dall'altro per evitare che l'opinione pubblica possa considerare la Monarchia l'alternativa valida al fallimento della repubblica.
Le critiche al periodo repubblicano fanno parte della contrapposizione tra partiti e del teatrino della politica, è il classico gioco delle parti dove si evita di denunciare il fallimento del sistema repubblicano.
Le persone dell'establishment (storici intellettuali politici) che avvertono il fallimento del sistema assomigliano ad essere come quei medici che, affannandosi di guarire il malato, sbagliano diagnosi.
Perchè, dopo più di mezzo secolo di repubblica, per spiegare il fallimento dello stato, la mancanza di identità nazionale, l'enorme distanza tra gli italiani e la classe politica e le istituzioni, si cerca di trovare gli errori nel passato invece che nel presente?
Ecco la verità sempre nascosta dai difensori della repubblica: l’identità nazionale e la Patria sono entrata in crisi durante il periodo repubblicano!
La morte della Patria avvenuta l’8 settembre, ipotetizzata per convenienza dai custodi della repubblica, è una idea sbagliata, tra l'altro, contrastata addirittura da Ciampi.
Come si puo solo pensare che in pochi giorni, le eventuali negligenze e errori avvenute subito dopo l’8 settembre possano aver ucciso la Patria?
Questa ipotesi potrebbe essere plausibile se l'Italia fosse stata costruita dal fascismo e se il capo di stato era Mussolini.
Invece l'Italia nacque grazie alla Monarchia quando il fascismo non esisteva, c'èra un Re che rispettoso dello Statuto Albertino, alla prima occasione sostituitò Mussolini.
Inoltre questa tesi è inconciliabile con il mito della resistenza propagandato dalla repubblica perché, se la Patria era davvero morta come fu possibile il cosiddetto "secondo risorgimento" nato dalla resistenza?
Insomma, a seconda della convenienza, nello stesso lasso di tempo si proclama la fine della Patria e la rinascita del nuovo (e perfetto?!) stato repubblicano.
Ripeto, la repubblica non può celebrare compiutamente l’Unità Nazionale perchè si rifiuta di leggere seriamente e serenamente la Storia.
La repubblica è una ideologia dove la Storia che narra è filtrata e infarcita dalla propaganda e da miti che non corrispondono alla realtà.
La valorizzazione del Risorgimento e dell’Unità inesorabilmente significa valorizzare la Dinastia Sabauda alla quale va ascritto il processo di riunificazione nazionale. Ad esempio i pochi validi progetti realizzati (il "Polo Reale" piemontese che comprendente Palazzo Reale, la Biblioteca Reale, l’Armeria Reale, Galleria Sabauda, Stupinigi, Museo Egizio..) sono stati messo a punto dagli enti locali del Piemonte senza però una intesa operativa con il Governo ed il Quirinale.
Il misero modo in cui il Paese si appresta a celebrare il 150° anniversario della sua Unità indica alla perfezione quale sia l'immagine che le istituzioni repubblicane hanno ormai dell'Italia in quanto Stato nazionale e della sua Storia.
La repubblica ha ridotto a brandelli la Patria, la Nazione, la Storia dell’Italia tanto che ormai sembra essere inesistente l’idea dell'Italia stessa.
Invece di allestire, che ne so, una mostra memorabile della storia nazionale, di realizzare opere che raccontano il glorioso passato, lo stato repubblicano ha finanziato una serie di opere pubbliche di ogni tipo senza alcun nesso con il tema dell'Unità: un nuovo Palazzo del Cinema e dei Congressi al Lido di Venezia, il completamento dell'aeroporto a Perugia, un Parco costiero ad Imperia, un Auditorium con relativa delocalizzazione del campo di calcio a Isernia, un Parco della Musica e della Cultura a Firenze.
Tutte queste opere non inerenti all'evento sono una distribuzione di soldi, servono per sperperare soldi pubblici, arricchire i politici di turno o casomai soddisfare la megalomania della repubblica.
E questo non basta.
Ad un certo punto per non negare qualche lustrino è stato istituito un pomposo Comitato dei Garanti, formato da alcune personalità presieduto da Ciampi, che in tutto questo tempo non sa nemmeno cosa fare e cosa serve.
Sembra incredibile ma non siamo ancora alla fine. Dopo una serie di opere pubbliche che non hanno nulla a che fare con il tema, un'altra chicca repubblicana: ai 30 40 membri del Comitato dei Garanti ne aggiunge altri sette-otto ma anche questi finora non servono a nulla.
Visto i tempi stretti e la crisi finanziaria, siamo ancora in tempo a fare qualcosa di valido? Quanti sono i finanziamenti? Ci sono progetti validi?
Al momento attuale sembra che per ricordare la propria nascita lo Stato italiano non farà nulla di sensato e legato all'evento. Forse qualche discorso, nel quale, come al solito, si eviterà di nominare i Sovrani grazie ai quali invece si realizzò l'Unità d'Italia.
Riporto la parte finale scritta da della Loggia sul corriere della sera :
Il punto drammatico sta nella premessa di tutto ciò. Nel fatto evidente che la classe politica sia di destra sia di sinistra, messa di fronte a uno snodo decisivo della storia d'Italia e della sua identità, messa di fronte alla necessità di immaginare un modo per ricordarne il senso e il valore - e dunque dovendosi fare un'idea dell'uno e dell'altro, nonché di assumersi la responsabilità di proporre tale idea al mondo, e quindi ancora di riconoscersi in essa - non sa letteralmente che cosa dire, che partito prendere, che idea pensare. E non sa farlo, per una ragione altrettanto evidente: perché in realtà essa per prima non sa che cosa significhi, che cosa possa significare, oggi l'Italia, e l'essere italiani. Quella classe politica fa di conseguenza la sola cosa che sa fare e che la società italiana in fondo le chiede: distribuire dei soldi. A pioggia, senza alcun criterio ideale o pratico, in modo da soddisfare le esigenze effettive, i sogni, le ubbie, dei mille localismi, dei mille luoghi e interessi particolari in cui ormai sempre più consiste il Paese. Cioè consistiamo noi. «A te un campus, a te una circonvallazione, a te un palazzo per qualche cosa»: l' unico scopo che ci tiene insieme sembra essere oramai quello di spartirci il bilancio dello Stato, di dividerci una spoglia. M'immagino come se la deve ridere tra sé e sé il vecchio principe di Metternich, osservando lo spettacolo: non l'aveva sempre detto, lui, che l'Italia non è altro che un'espressione geografica?
Loggia bacchetta solo la classe politica.
Ma qual'è la differenza tra repubblica e classe politica, quando anche tutti i presidenti della repubblica appartengono alla classe politica?
E perchè non si critica il pomposo comitato dei garanti presieduto da un ex presidente della repubblica?
Non dovrebbe esserci dei compiti, se non altro di coordinamento, da parte del Quirinale?
E poi dove sono gli intellettuali e storici che da tempo avrebbe dovuto denunciare la situazione?
Sono certo che se in Italia ci fosse ancora la Monarchia, l'anniversario dei 150 anni dell'Unità d'Italia sarebbe stato celebrato in ben altra maniera.
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