Il Palazzo Buckingham ha comunicato che la Regina Elizabeth II parlerà alle Nazioni Unite di New York il 6 luglio 2010, a seguito della visita reale in Canada.
L'ultima volta che la regina affrontò l'Assemblea Generale fu nel 1957. Queen Elizabeth II's Address to the United Nations General Assembly
La regina sarà accompagnata nel viaggio da suo marito, Principe Philip.
Il palazzo non ha detto quale sarà il tema del discorso della regina. Molto probabilmente la regina si rappresenterà alle Nazioni Unite come capo di Stato del Regno Unito e degli altri Stati come l'Australia, Canada e Nuova Zelanda.
Link
British queen to address United Nations
The Queen to address UN in July
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domenica, gennaio 24, 2010
sabato, dicembre 26, 2009
Messaggio natalizio della regina Elisabetta
Il messaggio di Sua Maestà Elisabetta II per il giorno di Natale.
Regina Elisabetta II ha detto : "Il 2009 è stato un anno difficile per molti, in particolare a cause dei perduranti effetti della recessione economica".
"Possiamo essere noi stessi di fronte ad una serie sconcertante di difficoltà e le sfide, ma non dobbiamo mai smettere di lavorare per un futuro migliore per noi stessi e per gli altri."
Ha continuato a rendere omaggio a coloro che hanno perso la vita nel conflitto in Afghanistan.
"Sono sicuro che siamo stati tutti colpiti da eventi in Afghanistan e rattristati per le perdite subite dalle nostre forze che vi prestano servizio".
"Il nostro pensiero va ai loro parenti e amici che hanno dimostrato grande dignità di fronte alla grande perdita personale."
La regina Elisabetta ha anche elogiato il Commonwealth, che quest'anno ha celebrato il suo 60° anniversario, e lo ha chiamato il "volto del futuro".
"In molti aspetti della nostra vita, nello sport, l'ambiente, lavoro o la cultura, la connessione del Commonwealth rimane viva e arricchisce".
Regina Elisabetta II ha detto : "Il 2009 è stato un anno difficile per molti, in particolare a cause dei perduranti effetti della recessione economica".
"Possiamo essere noi stessi di fronte ad una serie sconcertante di difficoltà e le sfide, ma non dobbiamo mai smettere di lavorare per un futuro migliore per noi stessi e per gli altri."
Ha continuato a rendere omaggio a coloro che hanno perso la vita nel conflitto in Afghanistan.
"Sono sicuro che siamo stati tutti colpiti da eventi in Afghanistan e rattristati per le perdite subite dalle nostre forze che vi prestano servizio".
"Il nostro pensiero va ai loro parenti e amici che hanno dimostrato grande dignità di fronte alla grande perdita personale."
La regina Elisabetta ha anche elogiato il Commonwealth, che quest'anno ha celebrato il suo 60° anniversario, e lo ha chiamato il "volto del futuro".
"In molti aspetti della nostra vita, nello sport, l'ambiente, lavoro o la cultura, la connessione del Commonwealth rimane viva e arricchisce".
lunedì, giugno 22, 2009
Brogli repubblica Iran e Italia
Brogli Iran 2009 - Brogli Italia 1946
Tutti dovrebbe riflettere sulla inquietante similitudine tra i brogli presidenziali appena avvenuti in Iran e quelli del referendum istituzionale repubblica-monarchia avvenuti in Italia del 1946.
In Iran il governo ha ammesso che ci sono circa 3 milioni di voti irregolari.
Anche in Italia nel 1946 ci furono milioni di voti in più rispetto ai votanti. Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell'epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell'Interno, dunque i voti che avevano dato la vittoria alla repubblica erano scaturiti dal nulla.
Il Consiglio dei guardiani ha ammesso questa anomalia solo perchè la discrepanza di 3 milioni di voti non modificherebbe il risultato elettorale.
In Italia nel 1946 i milioni di voti in più a favore della repubblica erano sufficienti per annullare la vittoria della repubblica e perciò il regime repubblicano (nella mani di Romiti e Togliatti) non permise di controllare i voti (anzi le schede furono subito distrutte) e si impadronì del potere senza che la Corte di Cassazione potesse verificare la regolarità del voto (la repubblica non fu mai proclamata).
In Iran in alcune città sono stati riscontrati più del 100% degli aventi diritto al voto.
Anche in Italia nel 1946 ci furono delle città dove la repubblica ottenne più del 100%.
In Iran gli scontri avvenuti negli ultimi giorni a Teheran e in altre città del paese hanno causato diversi morti e feriti e secondo una stima non ufficiale a Teheran ci sono stati 17(?) morti.
Anche in Italia nel 1946 ci furono dei morti.
Nel corso del referendum istituzionale del 2 Giugno 1946 Napoli aveva dato l'83% dei voti alla Monarchia. A Napoli ci furono numerosi morti e feriti provocati dagli ausiliari dell'allora Ministro dell'Interno Romita ed in via Medina, sotto la federazione comunista, in una furiosa battaglia morirono 9 giovani monarchici ed oltre 150 feriti.
Il candidato sconfitto Mussavi ha affermato di voler continuare la protesta e di essere "pronto al martirio" ed in una lettera al Consiglio dei Guardiani ha scritto che: "Queste misure (di conteggi scorretti, ndr) sono state pianificate mesi prima del voto e tenuto conto di tutte le violazioni le elezioni devono essere annullate".
Anche in Italia nel 1946 i brogli del referendum repubblica-monarchia furono pianificati da Romiti e avallati da Togliatti.
Fino al 4 giugno 1946 il vantaggio a favore della Monarchia appariva inattaccabile ma improvvisamente nella notte tra il 4 e il 5 giugno la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Insomma si vede bene che la repubblica islamica ed italiana pur di ottenere il potere hanno falsificato i risultati, ucciso manifestanti e infischiandosi della volontà del popolo.
Link
libero
Iran. Autorità ammettono la presenza di 3 milioni di voti in più
Mussavi: "Brogli pianificati, sono pronto a morire"
Tutti dovrebbe riflettere sulla inquietante similitudine tra i brogli presidenziali appena avvenuti in Iran e quelli del referendum istituzionale repubblica-monarchia avvenuti in Italia del 1946.
In Iran il governo ha ammesso che ci sono circa 3 milioni di voti irregolari.
Anche in Italia nel 1946 ci furono milioni di voti in più rispetto ai votanti. Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell'epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell'Interno, dunque i voti che avevano dato la vittoria alla repubblica erano scaturiti dal nulla.
Il Consiglio dei guardiani ha ammesso questa anomalia solo perchè la discrepanza di 3 milioni di voti non modificherebbe il risultato elettorale.
In Italia nel 1946 i milioni di voti in più a favore della repubblica erano sufficienti per annullare la vittoria della repubblica e perciò il regime repubblicano (nella mani di Romiti e Togliatti) non permise di controllare i voti (anzi le schede furono subito distrutte) e si impadronì del potere senza che la Corte di Cassazione potesse verificare la regolarità del voto (la repubblica non fu mai proclamata).
In Iran in alcune città sono stati riscontrati più del 100% degli aventi diritto al voto.
Anche in Italia nel 1946 ci furono delle città dove la repubblica ottenne più del 100%.
In Iran gli scontri avvenuti negli ultimi giorni a Teheran e in altre città del paese hanno causato diversi morti e feriti e secondo una stima non ufficiale a Teheran ci sono stati 17(?) morti.
Anche in Italia nel 1946 ci furono dei morti.
Nel corso del referendum istituzionale del 2 Giugno 1946 Napoli aveva dato l'83% dei voti alla Monarchia. A Napoli ci furono numerosi morti e feriti provocati dagli ausiliari dell'allora Ministro dell'Interno Romita ed in via Medina, sotto la federazione comunista, in una furiosa battaglia morirono 9 giovani monarchici ed oltre 150 feriti.
Il candidato sconfitto Mussavi ha affermato di voler continuare la protesta e di essere "pronto al martirio" ed in una lettera al Consiglio dei Guardiani ha scritto che: "Queste misure (di conteggi scorretti, ndr) sono state pianificate mesi prima del voto e tenuto conto di tutte le violazioni le elezioni devono essere annullate".
Anche in Italia nel 1946 i brogli del referendum repubblica-monarchia furono pianificati da Romiti e avallati da Togliatti.
Fino al 4 giugno 1946 il vantaggio a favore della Monarchia appariva inattaccabile ma improvvisamente nella notte tra il 4 e il 5 giugno la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Insomma si vede bene che la repubblica islamica ed italiana pur di ottenere il potere hanno falsificato i risultati, ucciso manifestanti e infischiandosi della volontà del popolo.
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Mussavi: "Brogli pianificati, sono pronto a morire"
domenica, giugno 07, 2009
Referendum in Danimarca
Il 7 giugno 2009 in Danimarca non si vota solo per il Parlamento europeo.
I danesi andranno alle urne anche per un referendum in cui dovranno dire sì o no alla parità fra i sessi nella legge di successione alla Corona.
Il parlamento ha deciso perché nella Casa Reale il diritto alla successione sia del primogenito anche nel caso in cui si tratti di una donna.
Anche se Danimarca è uno dei paesi che in fatto di parità fra i sessi si trova ai primi posti nel mondo, la questione ha sollevato un enorme dibattito ed i promotori temono che la legge non passi.
Il problema principale è che, se dovesse passare il referendum, si dovrà modificare una parte della Costituzione danese e per poterlo fare occorre che a dire sì sia il 40% dei votanti. La partecipazione al voto alle elezioni europee di solito è intorno al 50% e i sì, secondo i sondaggi, non saranno sufficienti.
Inoltre la questione posta dal referendum non è attuale perché la Casa Reale dispone per ora di due primogeniti maschi e la questione si verrà a porre forse fra 80 anni.
Non è un referendum contro il governo, per o contro una revisione della Costituzione, o sulla Monarchia.
Con questo referendum i danesi devono solo dire sì o no alla parità fra i sessi nella legge di successione alla Corona.
In ogni caso
W Casa Reale !
W la Monarchia !
lunedì, giugno 01, 2009
Festa della repubblica, brogli, referendum
La festa della repubblica è celebrata il 2 giugno ma sarebbe più appropriato considerare questa data l'anniversario del referendum istituzionale indetto il 2 e 3 giugno 1946, con il quale gli italiani scelsero tra monarchia o repubblica.
Innanzitutto fu Re Umberto II che accettò che fosse il popolo italiano a decidere fra Monarchia e Repubblica, in Italia c'era ancora la Monarchia quando avvenne il referendum istituzionale ed inoltre la Costituzione repubblicana entrò in vigore il 1º gennaio 1948.
Inoltre si deve ricordare cosa successe nei giorni seguenti al referendum istituzionale del 1946 (brogli).
È noto che nella serata del 4 giugno, a circa 18 milioni di schede scrutinate, De Gasperi, Romita, l’Arma dei Carabinieri, il Vaticano e naturalmente il Quirinale davano per scontato che la Monarchia si avviava al traguardo del 54 per cento dei consensi.
Il 4 giugno il vantaggio della monarchia appariva inattaccabile, in tale data il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi scriveva ai Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero: il ministro Romita ritiene ancora possibile la vittoria repubblicana. Io, personalmente, non credo che si possa - rebus sic stantibus - giungere a tale conclusione.
Nelle sue memorie Romita parla, per uno come lui che aveva “promesso di portare l’Italia alla Repubblica”, di “ore spaventose”.
Improvvisamente, nella notte tra il 4 e il 5 giugno la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Ci sono innumerevoli testimonianze su questo inopinato capovolgimento dei risultato: Papa Pio XII, ricevendo Falcone Lucifero il 23 giugno, quando il Re era già partito per l'esilio gli disse: anche noi la mattina del 4 avevamo avuto la notizia dall'Arma di Carabinieri che aveva vinto la Monarchia, il 5 invece aveva vinto la repubblica.
Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell'epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell'Interno, dunque i voti che avevano dato la vittoria alla repubblica erano scaturiti dal nulla.
In più ci furono innumerevoli brogli nelle sezioni elettorali e un'infinità di irregolarità non soltanto formali. Furono presentati migliaia di ricorsi che non furono mai presi in considerazione.
Dopo una riunione interlocutoria della Corte di Cassazione, alla quale spettava il compito di verificare la regolarità del voto e di proclamare ufficialmente i risultati nella notte tra il 12 e 13 giugno il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come si legge nell'ultimo proclama di Re Umberto II) si impadronò del potere, nominando Alcide De Gasperi capo provvisorio dello stato.
Di fronte al rischio di scatenare una guerra civile il Re decise di sacrificarsi, partendo per l'esilio in Portogallo in quello stesso giorno.
Il successivo 16 giugno la Corte di Cassazione si riunì nuovamente e legge i risultati del referendum quali erano stati trasmessi dal Ministro degli Interni Romita: 12.717.923 voti per la repubblica, 10.719.284 per la Monarchia, 1.509.735 schede nulle (non conteggiate ai fini della definizione dei quorum di maggioranza).
Alla Cassazione fu impedito di dichiarare il numero dei votanti e le schede scrutinate furono prontamente distrutte, per cui non si poté dar seguito agli accertamenti sui ricorsi per brogli e alterazioni dei verbali di seggio.
La Corte non proclamò mai la repubblica !
Visto che si celebra la repubblica (mai proclamata) il giorno del referendum istituzionale del 1946 sul quale ci sono troppi dubbi, la Festa della repubblica è davvero una festa triste e mal riuscita...
giovedì, giugno 12, 2008
Discorso di Re Umberto - 13.06.1946
La lettura del discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza per l'esilio il 13 Giugno 1946.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.
Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.
A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia! Umberto
Roma, 13 giugno 1946.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.
Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.
A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.
Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia! Umberto
Roma, 13 giugno 1946.
domenica, giugno 04, 2006
Dopo 60 anni. Viva la monarchia!
martedì, maggio 09, 2006
vignetta forattini
su "il giornale" di oggi 09/05/06 c'è una vignetta di Forattini nella quale c'è Stalin e Marx nell'inferno.
Marx, confuso dalla somiglianza tra S.M. Umberto II e napolitano, afferma che gli italiani vogliono riportare un Savoia al quirinale, allora stalin dice "imbecille, quello è solo il compagno napolitano.
Grazie Forattini
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