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sabato, giugno 13, 2015

Umberto lascia l'Italia

Sua Maestà il Re Umberto II di Savoia lascia l'Italia

13 giugno 1946

Senza verificare la regolarità del voto e di proclamare ufficialmente i risultati, nella notte tra il 12 e 13 giugno, il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come disse Umberto II) si impadronò del potere, nominando Alcide De Gasperi capo provvisorio dello stato.

Di fronte al rischio di scatenare una guerra civile in quello stesso giorno il Re Umberto II decise di partire in Portogallo.

La repubblica nasce con i brogli, col sangue (strage di medina a Napoli)  e con un colpo di Stato. Il disfacimento della repubblica italiana era già scritto ....

Ecco il discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza:

Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.

Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.

Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Italiani! 
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.

A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.

Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. 

Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani. Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.

Viva l'Italia! 
 Umberto 
Roma, 13 giugno 1946

martedì, giugno 02, 2015

2 giugno il fallimento della repubblica

La repubblica è l'emblema della partitocrazia, della corruzione e della perdita di sovranità.

Che senso festeggiare il 2 giugno,
se la repubblica ha distrutto il Paese ?

2 giugno

La partitocrazia è nata durante la repubblica. Il CLN è stato il germe della partitocrazia, e in seguito la repubblica è stato il terreno fertile affinché i partiti potessero occupare tutti i gangli dello Stato .

Anche se formalmente il suo compito sarebbe quello di difendere la Costituzione, il presidente della repubblica scelto e votato dai partiti, è il garante del regime, che deve ringraziare e favorire la classe politica che lo porta al Quirinale ...

Durante il periodo repubblicano l'Italia è peggiorata sempre di più.
La Politica, intesa come nobile servizio per il bene di tutti, non esiste più, i partiti sono diventati comitati d'affari.

La corruzione e il declino sono il paradigma della repubblica italiana: per mantenere il potere ha corrotto la società, e ogni parvenza di legalità, serietà e sicurezza sono stati progressivamente sostituiti dalla illegalità, confusione e incertezza.

Per quanto riguarda la Mafia, che esiste da secoli in Italia, prima della repubblica la Mafia era un fenomeno esterno allo Stato, mentre adesso non esiste più un chiaro confine tra Stato e Mafia.

Il fallimento della repubblica ha poi causato la perdita della sovranità monetaria e nazionale, avvenuto senza il coinvolgimento del popolo e senza referendum.
La frase recitata dalla costituzione "La sovranità appartiene al popolo" è diventata una farsa.

L'Italia non è più uno Stato completamente libero e indipendente, la repubblica ha tradito il popolo. Sotto il falso mito dell’europeismo la repubblica ha venduto la sovranità del popolo italiano alla BCE e all'UE.

Che senso festeggiare il 2 giugno, se la repubblica ha distrutto il Paese ?

lunedì, giugno 01, 2015

2 GIUGNO LUTTO NAZIONALE

Altro che festa, il 2 giugno è una data funesta per l'Italia !




  1. Anniversario della morte del Patriota Giuseppe Garibaldi, avvenuta il 2 giugno 1882
  2. Il Referendum istituzionale Monarchia - repubblica che divise gli italiani ed aprì la strada verso la decadenza del nostro Paese, 2 giugno 1946


  • Morte di Garibaldi
Tornato in Italia Giuseppe Garibaldi partecipa al Risorgimento, combatte a fianco della Monarchia per realizzare l'Unità Nazionale.
La famosa frase di Garibaldi "Obbedisco" divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi alla Monarchia italiana.


  • Referendum Monarchia repubblica

Bisogna ricordare che molti italiani furono esclusivi dal voto (i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige ed i numerosi soldati ancora all'estero).
Inoltre il 4 giugno il vantaggio della Monarchia appariva inattaccabile, ma improvvisamente la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'arrivo di una valanga di voti di dubbia provenienza....

Come se non bastasse senza verificare la regolarità dei voti, tra il 12 e 13 giugno 1946 il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come disse Re Umberto II nel suo ultimo proclama) prese il potere, nominando De Gasperi capo provvisorio dello Stato.

A questo punto per evitare una guerra civile Re Umberto II decise di partire per l'esilio in Portogallo in quello stesso giorno.

Il 16 giugno 1946 la Corte di Cassazione si limita a leggere i risultati del referendum trasmessi dal Ministro degli Interni Romita senza dire qual'era il numero dei votanti.

Inoltre le schede scrutinate furono distrutte, per cui non si poté dar seguito agli accertamenti sui ricorsi per brogli e alterazioni dei verbali di seggio.

Infine la repubblica non è mai stata proclamata !

venerdì, settembre 19, 2014

Scozia Monarchia Democrazia Europa

Nel Regno Unito, guidato dalla Corona, il popolo ha scelto il suo futuro, invece l'UE, dominata da burocratici e banche, umilia le persone.

Nello storico referendum sull'indipendenza della Scozia gli scozzesi hanno deciso di continuare a far parte del Regno Unito: il 55,3% dei votanti ha votato contro l’indipendenza, solo il 44,7% ha votato a favore.
Dal risultato referendario gli scozzesi hanno detto “NO” all'indipendenza dal Regno Unito, e questo evento ha importanti significati politici.
Intanto nessuno ha perso ma hanno vinto la Monarchia, il Regno Unito, la Scozia, la Democrazia, il popolo britannico.


Chiariamo subito che in questo referendum la Monarchia non è mai stata messa in discussione (Elisabetta II sarebbe rimasta anche Regina della Scozia indipendente), anzi la Corona si è ulteriormente rafforzata per l'altro valore unitario dimostrato.
Inoltre con la vittoria del "sì" gli scozzesi, una volta indipendenti, non avrebbero rinunciato alla monarchia, la Scozia è sempre stato un regno ...

Alcuni politici o politologi da 4 soldi, che in Italia la fanno purtroppo da padroni - spacciando la loro visione come verità - hanno già detto che la Regina e la nascita del nuovo Royal Baby avrebbero influenzato il voto.
La Regina Elisabetta ha rotto il silenzio solo di fronte alla chiesa di Crathie Kirk, quando ha detto : "Spero che la gente rifletta". 
E non solo perché un portavoce di Buckingham Palace non ha voluto commentare quanto attribuito alla sovrana perché si tratta solo di “conversazioni private"...

In realtà l'affetto degli scozzesi nei confronti della Famiglia Reale è grande, un affetto che nessun presidente della repubblica può sperare di avere ...

La Corona ha giocato un ruolo importante e non trascurabile, ma non perché possa aver influenzato i risultati, ma piuttosto perché ha consentito il dialogo democratico, permettendo lo svolgimento del referendum in un ambiente sereno, democratico e senza timori di pericolose richieste di secessione.

Tutto sommato anche la vittoria del Si non sarebbe stata una tragedia, l'indipendenza si sarebbe realizzata con armonia e senza guerra, garantita anche dalla presenza della Corona, Elisabetta sarebbe stata la regina della Scozia ...

Comunque se la Scozia non è riuscita ad ottenere l'indipendenza, grazie alla vittoria misurata dei NO, si rafforza politicamente ed economicamente. Infatti il Governo di Sua Maestà, in prima persona col Premier David Cameron, si è già impegnato a venire incontro alle richieste scozzesi in ambito di autonomia e devolution.

Un altro punto da sottolineare è che solo le Monarchie moderne possono garantire l'Unità di una Nazione, assicurando il pieno rispetto e la valorizzazione delle realtà territoriali.
Il referendum scozzese insegna che solo uno stato monarchico con piena consapevolezza e forza di sé, può fornire il massimo baluardo dell'Unità, ridimensionando le pericolose richieste di secessione.
Un altro esempio è il Belgio dove il paese rimane unito grazie alla presenza della Corona che garantisce l'armonia tra le diverse popolazioni.

Infine da questo referendum si capisce un altro importante aspetto, e cioè la profonda differenza tra uno Stato e la Unione Europea.
Con il referendum il Regno Unito ha ancora una volta dimostrato di essere uno stato democratico, dove il popolo, unito sotto la Corona, ha potuto scegliere il suo futuro.
Al contrario l’Unione Europea che è una oligarchia guidata da burocrati e banche, impedisce ai popoli di fare altrettanto.

Insomma il caso della Scozia dovrebbe far riflettere tutti, soprattutto i politici e politologi nostrani.
E' assurda l'idea che questo referendum avrebbe diffuso timori in Europa per aver rafforzato gli stati nazionali.
Non si possono creare uno Stato ed un Popolo su dei parametri economici, come gli spread, la moneta e le tasse .... questa Unione Europea senza anima e popolo è destinata a morire.

W la Scozia
W il Regno Unito
W la Monarchia

venerdì, giugno 13, 2014

Umberto lascia l'Italia

Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai suoi doveri, Umberto II lascia l'Italia  

13 giugno 1946

Dopo aver minacciato molti monarchici di fare propaganda alla Corona in diverse zone del Nord, dopo aver falsificato i risultati del referendum ("il 4 giugno il vantaggio della monarchia appariva inattaccabile, ma improvvisamente la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'arrivo di una valanga di voti di dubbia provenienza..."),  dopo la comunicazione dei risultati provvisori del referendum istituzionale,  dopo la strage di via medina di Napoli causata dalla polizia ausiliaria che apre il fuoco contro i monarchici,  con un "gesto rivoluzionario" (come scrisse Umberto nel suo discorso prima di partire per l'esilio), il governo conferisce arbitrariamente a Alcide De Gasperi l'esercizio delle funzioni di capo dello Stato.

Il 18 giugno la Corte Suprema di Cassazione comunica l'esito del referendum senza proclamare la repubblica .
Il governo non permette la verifica delle schede, asserendo che «forse» erano già state distrutte !!!
La repubblica non è mai stata proclamata!
La repubblica nasce con i brogli, col sangue e con un colpo di Stato, e il disfacimento della repubblica italiana è anche la conseguenza delle modalità della sua nascita.



Ecco il discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza per l'esilio.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum.

Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.

Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza.

Italiani!
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.

A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.

Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.
Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.

Viva l'Italia!
Umberto Roma,
13 giugno 1946

giovedì, giugno 12, 2014

Referendum e strage repubblicana

Ricordiamo la strage di via Medina a Napoli, causata dalla polizia ausiliaria, che aprì il fuoco contro i manifestanti, numerosi morti e oltre 150 feriti, tutti monarchici.

11 giugno 1946

Il 10 giugno la Corte di Cassazione ufficializza il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ma non proclama la repubblica in attesa di esaminare le numerose contestazioni.
La repubblica non è MAI stata proclamata!

Il governo De Gasperi cerca un accordo con il Re Umberto II per avviare il trapasso dei poteri, ma la Corona rifiuta, in attesa che sia fatto chiarezza sui risultati del referendum.
Non solo le contestazioni non furono esaminate, le schede furono cancellate ...


A questo punto nel Sud si scatena la protesta dei monarchici, ed a Napoli davanti alla sede del PCI, in via Medina, accanto alla bandiera rossa con falce e martello, è esposta una strana bandiera tricolore, con l’effigie di una testa di donna turrita nel campo bianco al posto dello stemma sabaudo.
Per Napoli, che ha votato per l’80% la Monarchia, è una vera e propria provocazione.

In via Medina scoppia una violenta battaglia, risolta dalle mitragliatrici della polizia ausiliaria (repubblicani) che spara sui dimostranti: sul terreno restano diversi morti e decine di feriti, tutti monarchici.
Due giorni dopo Umberto II lascia l'Italia per evitare una guerra civile...

La storiografia repubblicana non ricorda questo eccidio,  che così continua ad uccidere quei giovani italiani, colpevoli solo di manifestare apertamente e pacificamente i loro ideali e la contrarietà all'esito falsificato del Referendum istituzionale.

La strage di via Medina, proprio perché continuamente negata, risulta essere una enorme vergogna per la repubblica.

Ricordiamo i giovani morti in via Medina, uccisi per essere rimasti fedeli al Re ed alla Patria. 
Non dimentichiamo questi valorosi monarchici!


domenica, giugno 01, 2014

2 giugno fallimento della repubblica

Davanti al fallimento della repubblica che ha distrutto il Paese, cosa c'è da festeggiare ?

La repubblica è l'emblema della partitocrazia, della corruzione e della perdita di sovranità.

La partitocrazia, che è la degenerazione di una classe politica che invece di servire un Paese lo sfrutta, è nata proprio durante la repubblica. Infatti il CLN è stato il germe della partitocrazia, la repubblica è stato il terreno fertile affinché i partiti potessero occupare tutti i gangli dello Stato.

Anche il presidente della repubblica appartiene alla "casta", scelto e votato dai partiti.
Anche se formalmente il suo compito sarebbe quello di difendere la Costituzione, in realtà il presidente della repubblica è il garante del regime, e deve perpetuare la classe politica che lo porta al Quirinale ...

Durante il periodo repubblicano l'Italia è peggiorata sempre di più.
La Politica, intesa come nobile servizio per il bene di tutti, non esiste più, i partiti sono diventati comitati d'affari, lontani dalle esigenze e dai problemi dei cittadini, dove gli interessi dei partiti e dei politici prevalgono su quelli del Paese e della collettività.

Senza alcun dubbio la repubblica italiana è un regime oligarchico che invece di difendere il Paese e il popolo si preoccupa di occupare tutto, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la RAI, i giornali....

E' ovvio che il popolo non può amare una oligarchia, ed ecco che tra italiani e le istituzioni repubblicane c'è un distacco incolmabile.

La corruzione e il declino sono il paradigma della repubblica italiana: per ottenere il consenso la repubblica ha cercato di corrompere tutta la società, per mantenere il potere ha creato un enorme debito pubblico, e adesso ogni parvenza di legalità, serietà e sicurezza sono stati progressivamente sostituiti dalla illegalità, confusione e incertezza.

Per quanto riguarda la Mafia, che esiste da secoli in Italia, prima della repubblica la Mafia era un fenomeno esterno allo Stato, mentre adesso non esiste più un chiaro confine tra Stato e Mafia.
Ci sono diversi livelli interscambiabili tra lo stato repubblicano e la Mafia, molti politici e funzionari dello stato, a ragione o torto, sono stati considerati come referenti della mafia…

Un altro fenomeno negativo nato durante la repubblica è il terrorismo, durante il quale la dialettica politica si è trasformata in lotta armata.  L'Italia repubblicana è l'unico grande Paese europeo dove il terrorismo politico abbia avuto una così lunga cittadinanza.
Inoltre alcune stragi sono considerate addirittura "stragi di stato", oppure non sono stati trovati i veri responsabili, e questo dimostra le grave colpe della repubblica di non aver contrastato adeguatamente questo fenomeno.

Un'altra dimostrazione del fallimento della repubblica è la perdita di sovranità monetaria e nazionale, passaggi avvenuti senza il coinvolgimento del popolo e senza referendum.
Altro che "La sovranità appartiene al popolo", recitata dalla costituzione !
Grazie alle irresponsabilità compiute dalla repubblica, l'Italia non è più uno Stato libero e indipendente, la repubblica ha tradito il popolo. Sotto il falso mito dell’europeismo la repubblica ha venduto la sovranità del popolo italiano alla BCE e all'UE.

Quindi con il 2 giugno si festeggia la casta, i partiti, la partitocrazia, la burocrazia, le banche, insomma tutte le oligarchie che sfruttano il popolo e che hanno enormi e scandalosi privilegi.

Perché festeggiare la repubblica il 2 giugno ... ?



2 GIUGNO LUTTO NAZIONALE

Altro che festa, il 2 giugno è una data funesta per l'Italia !

  • Anniversario della morte del Patriota Giuseppe Garibaldi, avvenuta il 2 giugno 1882
Tornato in Italia Garibaldi partecipa al Risorgimento, combatte a fianco della Monarchia per realizzare l'Unità Nazionale. 
La famosa frase di Garibaldi "Obbedisco" divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi alla Monarchia italiana.

  • Il Referendum istituzionale Monarchia - repubblica che divise gli italiani ed aprì la strada verso la decadenza del nostro Paese, 2 giugno 1946
Molti italiani furono esclusivi dal voto, i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige ed i numerosi soldati ancora all'estero. Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito, ma non se ne fece più niente...
Il 4 giugno il vantaggio della monarchia appariva inattaccabile, ma improvvisamente la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'arrivo di una valanga di voti di dubbia provenienza.
Prima ancora di verificare la regolarità del voto e di proclamare ufficialmente i risultati, tra il 12 e 13 giugno il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come si legge nell'ultimo proclama di Re Umberto II) prese il potere, nominando De Gasperi capo provvisorio dello Stato.
Per evitare una guerra civile il Re Umberto II decise di partire per l'esilio in Portogallo in quello stesso giorno.
Il 16 giugno la Corte di Cassazione si limita a leggere i risultati del referendum trasmessi dal Ministro degli Interni Romita senza dire qual'era il numero dei votanti. Inoltre le schede scrutinate furono subito distrutte, per cui non si poté dar seguito agli accertamenti sui ricorsi per brogli e alterazioni dei verbali di seggio.
Quindi la repubblica non è mai stata proclamata !




domenica, giugno 02, 2013

2 Giugno Lutto Nazionale

2 GIUGNO LUTTO NAZIONALE

una data funesta per l'Italia:
  • Anniversario della morte del Generale Giuseppe Garibaldi che obbedì a Re Vittorio Emanuele II
2 giugno 1882 

"L'Obbedisco" di Garibaldi successivamente divenne motto del Risorgimento italiano e simbolo della disciplina e dedizione di Garibaldi.

  • Referendum istituzionale Monarchia - repubblica che divise gli italiani e aprì la strada verso la decadenza del nostro Paese.
2 giugno 1946



2 giugno festa della repubblica fallita

2 Giugno: di fronte al fallimento della repubblica, che ci porta verso il baratro, cosa c'è da festeggiare?

2 giugno

Intanto ricordo che la Costituzione repubblicana entrò in vigore il 1° gennaio 1948, e quindi sarebbe meglio celebrarla il 1° gennaio piuttosto del 2 giugno, la data del referendum istituzionale tra Monarchia e repubblica, il cui risultato fu falsificato da brogli.

La maggior parte degli italiani non sono certo soddisfatti della repubblica, vista come emblema della partitocrazia e della cosiddetta "casta".
La partitocrazia è nata proprio durante la repubblica - il CLN è stato il germe della partitocrazia - dove i partiti occupano lo Stato e le istituzioni, e dove anche il capo dello stato appartiene alla casta dei partiti...

In questa repubblica i partiti sono comitati d'affari, lontani dalle esigenze e dai problemi dei cittadini, dove gli interessi dei partiti e dei privati prevalgono su quelli del Paese e della collettività, e dove le ideologie e la propaganda del regime fanno dimenticare il buon senso e la verità .

La corruzione ed il declino sono il paradigma della repubblica italiana: per ottenere il consenso e, soprattutto, mantenere il potere, la repubblica ha corrotto la società, fino a creare un enorme debito pubblico, dove ogni parvenza di legalità, serietà e sicurezza sono stati progressivamente sostituiti dalla illegalità, confusione e incertezza.

Senza alcun dubbio la repubblica è un regime oligarchico che indebolisce il Paese, e visto che un popolo non può amare uno stato che lo sfrutta, è inevitabile che tra italiani e istituzioni ci sia un distacco incolmabile.

In realtà con il 2 giugno si festeggia chi è al Potere, la casta, i partiti, la burocrazia, le banche, tutte quelle  oligarchie che sfruttano il popolo e che hanno privilegi.

Un'altra dimostrazione del fallimento della repubblica è la perdita di sovranità monetaria e nazionale, passaggi avvenuti senza il coinvolgimento del popolo, senza referendum.
Grazie alle irresponsabilità compiute dalla repubblica, l'Italia non è più uno Stato libero e indipendente, la repubblica ha tradito il popolo.
Sotto il falso mito dell’europeismo la repubblica ha venduto la sovranità del popolo italiano alla BCE e all'UE, i quali vogliono distruggere gli Stati nazionali e imporre il mondialismo.

Con l'approvazione del Trattato di Maastricht, la Costituzione è diventata orpello agli organi sovranazionale (UE, BCE, FMI).
Il Trattato di Maastricht modifica la Costituzione, sovrapponendole degli impegni internazionali e sottoponendo l'Italia ad una dittatura monetarista al servizio degli interessi delle banche.

Insomma se non si è succubi della propaganda del regime repubblicano, che ha offuscato le menti di molti cittadini, e se si ha la consapevolezza che la repubblica è una oligarchia, dominata da partiti e ideologie ormai tramontate, si capisce bene quanto sia "bizzarro” o provocatorio continuare a festeggiare questo "2 giugno".

Anche l’articolo 1 della costituzione repubblicana, che pone il lavoro a fondamento, non ha più senso.
In questa Italia dove il lavoro sta sparendo - una realtà drammatica formata da milioni di disoccupati, dai giovani che non riescono a trovare lavoro, dalle ore di cassa integrazione che toccano livelli record - parlare di una “Repubblica fondata sul lavoro” è una presa in giro.

Inoltre siamo all'assurdo che coloro che a parole difendono la costituzione (considerata da un noto comico "la più bella del mondo"....) in realtà l'hanno tradita.
Ormai la repubblica conta ben poco, comandano l'UE e la BCE, e la costituzione è stata sostituita dal Trattato di Maastricht.

Quindi perché festeggiare il fallimento della repubblica?

La repubblica ha impoverito, svenduto e umiliato l'Italia.
Dobbiamo liberarci di questa repubblichetta da operetta che rovina l'Italia, l'Italia deve ritornare ad essere la Patria degli Italiani, e riappropriarsi della sovranità.


lunedì, luglio 02, 2012

Liechtenstein: veto del principe resta

Liechtenstein: il principe conserva il diritto di veto sulle decisioni popolari.

1 luglio 2012

E' stato respinto nel Liechtenstein il referendum che puntava a limitare i poteri della famiglia reale che conserva il diritto di veto sulle decisioni popolari.

Il 76,1% dei cittadini ha respinto il quesito che intendeva abolire il diritto di veto del principe, che può bloccare tutte le leggi o i provvedimenti di iniziativa popolare.
Solo il 23,9% dei votati è stato favorevole.


I promotori dell'iniziativa, esponenti del movimento per la democrazia nel Liechtenstein, chiedevano che il principe - o un suo rappresentante - non disponesse più del diritto di veto sulle votazioni popolari, ma lo conservasse solo per le decisioni del parlamento.

Il principe Alois del Liechtenstein, nominato capo di Stato dal padre Hans-Adam nel 2004, aveva minacciato di dimettersi se fosse stato cancellato il diritto di veto che gli garantisce la Costituzione.

L'idea di limitare i poteri del sovrano era cominciata a circolare l'anno scorso quando Alois, 43enne padre di 4 figli, aveva minacciato di porre un veto al risultato del referendum per depenalizzare l'aborto se fosse passata la linea che la decisione spettava a ciascuna donna. L'iniziativa alla fine era stata bocciata dalle urne.

Con circa 36mila abitanti, il regno gode di uno dei più alti standard di vita al mondo grazie soprattutto al settore finanziario.

Comunicato della Casa Reale

"La casa principesca con gioia ringrazia la grande maggioranza della popolazione che ha voluto continuare a sostenere la partnership tra il popolo e la casa reale, che da 300 anni ha successo in questo paese". 

Il principe ereditario Alois ha aggiunto:. "Il chiaro voto dimostra che esiste una buona base che permetterà di superare le molte sfide che attendono il Liechtenstein" .


Il principe ha anche espresso il desiderio della casa reale, che ora dopo il voto, tutti siano più costruttivi per avere insieme un futuro migliore.

LINK
fuerstenhaus


mercoledì, giugno 13, 2012

Umberto va in esilio

Tre giorni dopo la comunicazione dei risultati provvisori del referendum istituzionale (che avvenne il 10), alle 0.15 del 13 giugno 1946, con decisione politica e scavalcando la legge istitutiva del referendum, il governo conferì arbitrariamente al suo presidente, Alcide De Gasperi, «l' esercizio delle funzioni» di capo dello Stato.
Come giustamente scrisse Umberto, questo fu un gesto rivoluzionario!!!

Umberto II lasciò l'Italia con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai suoi doveri e andò in esilio per evitare una guerra civile.

La repubblica nacque con i brogli, le elezioni non si svolsero correttamente (al Nord i monarchici furono minacciati), con il sangue (via medina a Napoli), con un gesto rivoluzionario, e non fu mai proclamata! 

Il 18 giugno la Corte Suprema di Cassazione comunicò l'esito del referendum senza proclamare la repubblica .
Il governo negò la verifica delle schede asserendo che «forse» erano già state distrutte (!)


Ecco il discorso pronunciato da Re Umberto II prima della partenza per l'esilio.
Italiani!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum. 


Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giungo il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.

Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza. 


Italiani! 
Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di libertà sono una delle glorie d'Italia, potrà dire la sua libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso, né rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto. 

A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissensi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace.

Con animo colmo di dolore, ma con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani.

Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.
Viva l'Italia!
Umberto
Roma, 13 giugno 1946

sabato, giugno 02, 2012

2 GIUGNO LUTTO NAZIONALE

2 GIUGNO 
LUTTO NAZIONALE 


130° Anniversario della morte del Generale Giuseppe Garibaldi che obbedì a Re Vittorio Emanuele II
2 giugno 1882

Referendum istituzionale falsato dalla casta dei politici che divise gli italiani.
2 giugno 1946



No 2 giugno

Dopo il sisma che ha devastato alcune terre emiliane, molti hanno chiesto di sospendere la parata per la festa della repubblica del 2 giugno, sostenendo che i fondi destinati a questa festa dovrebbero essere dirottati a soccorrere i terremotati e non alle parate militari.

Il presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha risposto che la sfilata delle forze armate si farà, costi quello che costi, e per accontentare chi ha chiesto la cancellazione, ha aggiunto che però sarà sobria.

A parte la battuta che fare la parata del 2 giugno e dedicarla ai terremotati è come andare al ristorante per aiutare i bambini che muoiono di fame, si deve sapere che i soldi per l’evento ai Fori Imperiali sono già stati stanziati e spesi e quindi la cancellazione della parata non aiuterebbe i terremotati.


Riporte alcune polemiche dei partiti.
L'IDV e la Lega avevano già annunciato che non avrebbero preso parte alle celebrazioni e oggi erano assenti.
"Soldi buttati al cesso", aveva commentato Maroni.
"Smettiamola con le polemiche. Ci sono uomini politici che vogliono rifarsi una verginità non venendo oggi qui", ha scritto su Twitter il leader dell'Udc, Casini.
"E' una sagra dello spreco e dell'insensibilità sociale", Di Pierto.
Anche il sindaco di Roma Alemanno non è venuto.


Lascio da parte l'antimilitarismo (tipico della sinistra) e la demagogia che abbondano in questa repubblica delle banane, e faccio alcune considerazioni sul significato che cela la polemica sulla festa della repubblica.

Gli aiuti economici che lo Stato ha il dovere di dare alle persone colpite dal terremoto, non dipendono certo dalle spese per la parata militare del 2 giugno.
E poi se questa spesa è criticabile, perché non parlare di tanti altri sprechi ben più evidenti?

Purtroppo lo Stato continua a fare leva solo sulle tasse, e Monti ha già deciso di aumentare la benzina per trovare le risorse per aiutare le terre del modenese.

Per sostenere i terremotati perché non diminuire le spese e gli sprechi compiute da questa repubblica ?
Mi limito a ricordare le spese del Quirinale che continuano ad essere troppo alte....

Dal punto di vista storico, il 2 giugno ricorda il referendum istituzionale tra Monarchia e repubblica.
In questo post avevo parlato sui brogli del referendum

E allora, perché mai esibire la forza militare con una parata davanti alle massime autorità dello Stato per ricordare un referendum?

Evidentemente per celebrare le Forze Armate sarebbe meglio un'altra data, come il 4 novembre che appunto ricorda la vittoria della Prima Guerra Mondiale.
Questa ricorrenza però è sempre stata osteggiata dalla repubblica perché ricorda una vittoria del Regno d'Italia.
Lo stesso discorso vale per il 17 marzo, l'anniversario della nascita del Regno d'Italia, che la repubblica ha dichiarato festa nazionale solo per il 150° anno dell'Unità Nazionale.
vedi questo post

I simboli sono importanti ed è ingenuo sottovalutarne la portata.
L'aspetto più significativo della contestata parata militare è che rievoca, non solo il referendum (avvenuta il 2 e 3 giugno 1946) ma la nascita della repubblica, che nacque però solo il 1° gennaio del 1948, quando entrò in vigore la costituzione repubblicana.

Quindi se si vuole rievocare il referendum istituzionale non ha senso celebrarlo con una parata militare, se invece si vuole rievocare la nascita della repubblica si dovrebbe celebrarla il 1 gennaio oppure il 13 giugno quando il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come si legge nell'ultimo proclama di Re Umberto II) si impadronò del potere, nominando Alcide De Gasperi capo provvisorio dello stato...

Un'altra debolezza della repubblica è che se la repubblica fosse davvero amata dagli italiani, non basterebbe certo un terremoto per metter in dubbio la sue celebrazioni e le sue spese.
Invece per motivi economici - ma, come ho spiegato, ci sono motivi più profondi    - molti vorrebbero cancellare con piacere la parata legata alle celebrazioni della repubblica.

Per evidenziare la debolezza della repubblica ricordo che la festa della Repubblica fu spostata nel 1977 alla prima domenica di giugno, è fu ripristinata al 2 giugno solo nel 2001.

PS:
Io non ho mai festeggiato il 2 giugno e mai mi sognerò di farlo, per il semplice motivo che non c'è nulla da festeggiare, questa repubblica ci porta verso il baratro...
leggi 2 giugno-la-farsa-della-repubblica


venerdì, settembre 16, 2011

Aborto: No del Principe di Liechtenstein

Il principe Alois del Liechtenstein ha recentemente annunciato il suo veto contro la legalizzazione dell'aborto, oggetto di un referendum che si terrà domenica prossima

Nel Principato del Liechtenstein la popolazione sarà chiamata a votare per un referendum sulla legalizzazione dell’aborto, attualmente vietato nel Paese.

Lo scorso giugno in Parlamento, soltanto 7 dei 25 Deputati hanno votato a favore dell’aborto.

Lo scorso 15 agosto, solennità dell'Assunzione e festa nazionale in Liechtenstein, S.A.S. Alois, Principe reggente, aveva già dichiarato di essere totalmente contrario all’aborto e che se si sarebbe consentito l'aborto lui si sentirà costretto a porre il suo veto alla legge.


Attualmente, l'interruzione volontaria della gravidanza è punita con una pena fino a un anno di prigione, mentre in base alla nuova proposta di legge, denominata ''Aiutare invece di punire'', l'aborto verrebbe consentito entro le prime 12 settimane dal concepimento. La legge si applica, tuttavia, raramente.

Alois fu uno dei firmatari - con il padre - della costituzione del Liechtenstein del 1990; il suo coinvolgimento nella gestione politica del principato è aumentao progressivamente nel tempo fino a quando, nel 2004, fu nominato Reggente del Principato assumendone de facto la guida.

domenica, giugno 12, 2011

Referendum e strage repubblicana

In questi giorni nei quali gli italiani sono chiamati ad esprimersi su 4 referendum, voglio ricordare la strage avvenuta in via Medina di Napoli (11 giugno 1946), causata dalla polizia ausiliaria, che aprì il fuoco contro i manifestanti, numerosi morti e oltre 150 feriti, tutti monarchici.


L'11 giugno 1946 segna l'apice dei disordini seguiti al referendum istituzionale Monarchia repubblica.

In Italia il 10 giugno la Corte di Cassazione ufficializza il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ma non proclama la repubblica in attesa di esaminare le contestazioni.
La repubblica non fu MAI proclamata.

Il governo, guidato da De Gasperi, cerca un accordo con il Re Umberto II per avviare il trapasso dei poteri, ma la corona rifiuta.

L'indomani nel Sud si scatena la protesta dei monarchici.
A Napoli, già teatro in precedenza di scontri sanguinosi, la folla si concentra davanti alla sede del PCI, in via Medina, dove accanto alla consueta bandiera rossa con falce e martello, è esposta una strana bandiera tricolore.
Si vede l’effigie di una testa di donna turrita nel campo bianco al posto del tradizionale stemma sabaudo. Per Napoli, che ha votato per l’80% Monarchia, è una vera e propria provocazione.

A via Medina scoppia una violenta battaglia, risolta dalle mitragliatrici della polizia ausiliaria, che falciano i dimostranti: sul terreno restano diversi morti e decine di feriti, tutti monarchici.
Due giorni dopo Umberto II lascia l'Italia.

Quest'eccidio non è mai ricordato dalla storiografia repubblicana, che in questa maniera continua ad uccidere quei giovani italiani, colpevoli solo di manifestare apertamente e pacificamente i loro ideali e la contrarietà all'esito del Referendum istituzionale.

La strage di via Medina, proprio perché continuamente negata, risulta essere una enorme vergogna per la repubblica.

Ricordiamo i giovani Caduti in via Medina, uccisi per essere rimasti fedeli al Re e alla Patria.
Non dimentichiamo questi valorosi monarchici!

sabato, giugno 11, 2011

Referendum e Napolitano

Gli italiani sono chiamati a esprimersi su 4 referendum, due sull'acqua, uno sul nucleare e sul legittimo impedimento.

Alcuni partiti si sono impegnati a votare Si, altri sono per il No ed altri ancora hanno lasciato ai cittadini la "libertà di coscienza", che spinge all'astensione.

In Italia tutto è sempre politicizzato, ed i quesiti hanno perso la loro rilevanza specifica, per assumere quella esclusivamente politica,
in particolare una scelta pro o contro Berlusconi.

Io vorrei spingere l'attenzione sul diritto all’astensione, e quindi sul superamento del quorum del referendum.

Anche per le elezioni non è un obbligo andare a votare, il voto è un diritto e non un’imposizione, ma per un referendum l’astensione è un aspetto essenziale.

La presenza del quorum aumenta la libertà di scelta: o l’elettore con la sua partecipazione al voto favorisce il superamento della soglia, oppu­re astenendosi contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo contrario. È un suo diritto.

Ebbene nonostante questo evidente verità, il presidente della repubblica Napolitano ha dichiarato che farà il suo dovere, lasciando intendere che andrà a votare, e con ciò contrastando le posizioni politiche che sostengono la necessità di disertare le urne.

Ormai il capo dello Stato esterna, si sovrappone al Governo, aiuta l'opposizione, e dimentica perfino di rispettare la Costituzione, visto che l’art. 75 indica il quorum necessario a rendere valido l’esito del referendum, e che implicitamente consente agli elettori anche di non partecipare.

Adesso gli italiani sono liberi di votare Si, No oppure di astenersi al referendum.

Io mi chiedo se l'esortazione di Napolitano al voto non sia un’ottima ragione per non andare a votare ....

mercoledì, giugno 01, 2011

2 giugno, festa della decadenza?

2 giugno festa della repubblica..... ma cosa ci sarà da festeggiare?

Innanzitutto ricordo che il referendum con il quale il popolo decise fra Monarchia e repubblica, fu voluto da Re Umberto II.
Invece, non solo non si ringrazia la Monarchia di aver indetto questo referendum, ma la repubblica, che appunto prese il potere grazie al referendum, impedisce al popolo italiano di poter scegliere, un’altra volta, la forma istituzionale.
Infatti l'articolo 139 della Costituzione afferma che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione.

Nonostante non esiste nulla di eterno, la repubblica italiana si considera eterna....

In altre parole, mentre la Monarchia, nella persona di Umberto II di Savoia, accettò che fosse il popolo italiano a decidere fra Monarchia e Repubblica, quest’ultima vieta allo stesso popolo di esprimersi su un argomento di tale importanza.

Inoltre questa assurda pretesa contraddice il principe della sovranità popolare.
Se gli italiani volessero ritornare alla Monarchia, la costituzione repubblicana lo impedirebbe.

Questa mancanza di rispetto verso il popolo non è un caso isolato, in Italia i principi sono spesso difesi solo a parole.
Basta ricordare alcuni referendum popolari, rimasti completamente disattesi dal regime repubblicano, la privatizzazione della Rai, la cancellazione del ministero dell'Agricoltura, il finanziamento pubblico dei partiti...

Questo spregio nei confronti della volontà popolare, da parte del regime repubblicano, è ben evidente anche nelle elezioni.
I poveri italiani possono solo scegliere tra i candidati imposti dalle segreterie dei partiti, non esiste neanche la preferenza ...
Il massimo esempio di elezioni che cadono dall'alto, sono le elezioni del presidente della repubblica.
Un politico sale al Quirinale perché lo impongono i partiti, il quale "magicamente” diventa (per loro) una persona apolitica.
In realtà il presidente della repubblica non è il capo di stato di tutti gli italiani, ma piuttosto il politico che riesce a raggiungere il massimo livello di carriera politica.
In fondo un politico che diventa il capo di stato dopo essere stato votato dai partiti, è il trionfo della partitocrazia...

Inoltre si dovrebbe ricordare che la Costituzione repubblicana entrò in vigore il 1° gennaio 1948, e quindi non è corretto celebrare oggi 2 giugno 2011, il 65° anniversario della repubblica, che invece si dovrebbe festeggiare il 1° gennaio 2013.

Un accenno ai brogli del referendum Monarchia-repubblica
Il 4 giugno del 1946 il vantaggio della monarchia appariva inattaccabile, in tale data De Gasperi scriveva ai Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero: “il ministro Romita ritiene ancora possibile la vittoria repubblicana. Io, personalmente, non credo che si possa - rebus sic stantibus - giungere a tale conclusione”.
Inoltre nelle sue memorie Romita parla, per uno come lui che aveva “promesso di portare l’Italia alla Repubblica”, di “ore spaventose”.
Improvvisamente, nella notte tra il 4 e il 5 giugno la situazione si capovolse a favore della repubblica, con l'immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza.

Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell'epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell'Interno, dunque i voti che avevano dato la vittoria alla repubblica erano scaturiti dal nulla.

Dopo una riunione interlocutoria della Corte di Cassazione, alla quale spettava il compito di verificare la regolarità del voto e di proclamare ufficialmente i risultati nella notte tra il 12 e 13 giugno il Governo "in spregio alle leggi ed al potere indipendente e sovrano della Magistratura" (come si legge nell'ultimo proclama di Re Umberto II) si impadronò del potere, nominando Alcide De Gasperi capo provvisorio dello stato.
Di fronte al rischio di scatenare una guerra civile il Re decise di sacrificarsi, partendo per l'esilio in Portogallo in quello stesso giorno.

Il successivo 16 giugno la Corte di Cassazione si riunì per leggere i risultati del referendum trasmessi dal Ministro degli Interni Romita senza dire qual'era il numero dei votanti.
La repubblica non fu MAI proclamata!!
Inoltre le schede scrutinate furono prontamente distrutte, per cui non si poté dar seguito agli accertamenti sui ricorsi per brogli e alterazioni dei verbali di seggio.

Quindi noi dovremmo festeggiare una repubblica che non è mai stata proclamata, che si è impadronita del potere in spregio alle leggi ed al potere indipendente della Magistratura, e che è una oligarchia...

Ritorno alla domanda iniziale : siamo contenti della repubblica?
Confrontiamo le due forme di stato, il Regno d'Italia e la repubblica italiana.

Punto1: classe politica.
Durante la Monarchia, i politici operavano per il bene del Paese, senza pensare ai proprio interessi, gli stipendi parlamentari non esistevano od erano enormemente più bassi di quelli di adesso.
E durante la repubblica.....?
In questa repubblica, la Politica, intesa come nobile servizio per il bene di tutti, non esiste più.
I partiti sono diventati comitati d'affari che gestiscono interessi disparati e contraddittori, talvolta addirittura loschi, in ogni caso senza alcun rapporto con le esigenze e le necessità dei cittadini.
Adesso seguendo i comportamenti della classe politica repubblicana, ci si avvicina alla politica solo per avere dei vantaggi...

La qualità deli politici.
Durante il Regno d’Italia, non esisteva il clientelismo, ed i politici non si preoccupavano del consenso, e comunque pensavano di essere votati facendo cose utile per il Paese.
Adesso gli italiani sono perennemente insoddisfatti della classe politica, il metodo usato dai partiti è quello clientelare-burocratico-assistenziale che è l’eredità storica della repubblica.
I politici pensano ai loro interessi e per non perdere il consenso, comprano i voti attraverso il clientelismo, io ti faccio un favore e tu e mi dai il voto ….

Non ne parliamo poi dello scontro tra i politici.
Durante il periodo repubblicano lo scontro è diventato un vero e proprio odio, tanto che è ormai quasi impossibile superare le contrapposizioni.
Al contrario durante il Regno d’Italia, i politici si rispettavano e lo scontro politico non sfociò mai in odio.
Sono due classe politiche completamente diverse, nel Regno i politici erano seri e responsabili, nella repubblica direi che i politici sono grotteschi, incapaci ed irresponsabili…

Punto2: partitocrazia
Durante la Monarchia, non esisteva la partitocrazia, che appunto è un termine nato durante il periodo repubblicano.
Con l'avvento della repubblica - sponsorizzata dal CLN, il germe iniziale della partitocrazia - i partiti hanno subito occupato lo Stato e le istituzioni.
In seguito la repubblica, trasformata in regime, ha occupato piano piano tutto, gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, i giornali....
Questo sistema abnorme è la repubblica italiana, e su questo modello corrotto si sta conformando la società.

Punto3: corruzione
Per assicurarsi il controllo del popolo, la repubblica ha corrotto la società, il cosiddetto “magna-magna” dall'interno dei partiti si è spostato verso le periferie e quindi nella società.
Il mercimonio, le sopraffazioni, il clientelismo, le discriminazioni sono evidenti agli italiani.
Ormai la repubblica ha corrotto il Paese, quando si parla di questione morale, piuttosto si dovrebbe parlare di declino della repubblica che fa tutt'uno con l'occupazione dello Stato da parte dei partiti, fa tutt'uno con la guerra tra le istituzioni, fa tutt'uno con la concezione della politica.
La corruzione ed il declino sono il paradigma della repubblica italiana.

Al contrario io non conosco un solo politico che durante la Monarchia si sia arricchito, ed in ogni caso se ci fosse sarebbe un caso isolato, adesso ormai la corruzione è la normalità...

Punto4: magistratura e classe politica.
Durante la Monarchia non ci fu mai uno scontro istituzionale tra la magistratura e la classe politica, anzi ambedue operavano in sinergia per il bene del Paese.
Adesso la situazione è completamente diversa.
La Magistratura lotta contro la Politica, che si permette di impedire al parlamento di legiferare, la riforma della Giustizia è continuamente osteggiata dalla Magistratura.
Contemporaneamente molti processi si celebrano con la chiara intenzione di eliminare i nemici politici, PM che diventano politici e creano un partito....Spaventoso.
C’è da aggiungere che, essendo la politica corrotta, per un PM è davvero un gioco di ragazzi, aprire un’indagine contro un politico...

Punto5: Mafia
La Mafia è sempre esistita, ma il problema è che durante la repubblica la Mafia si è rafforzata.
Durante la Monarchia la Mafia era un fenomeno esterno allo Stato, adesso non esiste più un confine tra lo Stato e la Mafia, ci sono diversi livelli interscambiabili tra lo stato repubblicano e la Mafia, non si contano più il numero di politici e funzionari dello stato che, a ragione o torto, sono stati considerati come referenti della mafia…

Punto6: anni di piombo
Un altro fenomeno negativo, nato durante la repubblica, sono gli anni di piombo, cioè quel periodo tra gli anni settanta e gli anni '80, in cui si verificò un'estremizzazione della dialettica politica che si tradusse in violenze di piazza, in lotta armata e terrorismo.
Durante la repubblica ci sono stati diverse stragi, alcune considerate addirittura di stato....
Nulla di tutto questo avvenne durante il Regno d'Italia.

Punto7: divisioni nel paese
L’Italia repubblicana - nata dal CLN, l’embrione della partitocrazia - è stata dominata da partiti e ideologie, la cultura repubblicana si è cibata di idee comuniste, socialiste, democristiane che hanno stemperato l’italianità e la tradizione del nostro Paese.
In sintesi, la repubblica è il trionfo della partitocrazia dove la ragion di partito ha sempre prevalso sulla ragion d’Italia, l’ideologia sul patriottismo, la fazione sulla nazione.
Era inevitabile che in questa mancanza di valori si rafforzasse la corruzione, il clientelismo...ed il fallimento.

La repubblica è una oligarchia che si nutre di ideologie (ormai superate) e scandali, un sistema corrotto che spinge il paese verso la decadenza.


Come si fa a festeggiare questa repubblica, che ci porta verso la decadenza?!


sabato, ottobre 16, 2010

Maria Antonietta uccisa dai repubblicani

La regina di Francia, Maria Antonietta, uccisa dai criminali giacobini al culmine della rivoluzione francese.

16 ottobre 1793

Basilica di saint Denis tomba luigi xvi e maria antonietta

Aveva 37 anni e 11 mesi anch’ella ghigliottinata, 8 mesi dopo suo consorte Luigi XVI (21 gennaio 1793).
Il documento pontificio "Quare lacrymae", promulgato il 17 giugno 1793 dal papa Pio VI, riconosceva il martirio in odio alla fede cattolica del re francese Luigi XVI.

La Regina subì una prigionia vera, custodita in una cella alla Concergierie, buia, umida, e sorvegliata giorno e notte da guardie. Il 12 ottobre al Tribunale Rivoluzionario subì il processo farsa, dove la sentenza di morte era già decisa prima di cominciare.
Il giorno precedente l’esecuzione, la Regina ricevette “l’assoluzione e la benedizione” dal curato imprigionato in una cella davanti alla sua.
Il 16 ottobre 1793 fu condotta in Place du Carrousel, di fronte alla ghigliottina con le mani legate dietro la schiena, a bordo di una carretta sgangherata.
Dopo aver ascoltato con grande dignità la sentenza che la condanna a morte alle ore 12,15 sale al patibolo.
La donna, con una regale fierezza attende l'esecuzione, muore e viene accolta da Dio.

Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena, (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), fu arciduchessa d'Austria, principessa reale di Ungheria, principessa reale di Boemia, principessa reale di Toscana, principessa reale di Croazia e Slavonia, principessa reale di Germania e principessa imperiale del Sacro Romano Impero dal 1755 al 1770, Duchessa di Berry e Delfina di Francia dal 1770 al 1774 e regina di Francia dal 1774 al 1792; morì sulla ghigliottina al culmine della Rivoluzione francese.