160° anni fa Vittorio Emanuele apriva il primo Parlamento italiano
18 febbraio 2021
Il 18 febbraio 1861 a Torino, splendidamente addobbata, i parlamentari entrano a Palazzo Carignano alle ore 9. Poco prima delle 11 la banda della Guardia Nazionale intona l’inno di Mameli in piazza Castello. Si apre la porta della Reggia e annunciato da salve di cannone, compare Re Vittorio Emanuele II, preceduto dai famigliari e seguito dai suoi generali. Sfila fra una folla osannante, appena trattenuta dai cordoni della Guardia Nazionale.A Palazzo Carignano lo ricevono le deputazioni del Senato e della Camera. I figli Umberto e Amedeo lo precedono nel Parlamento, accolti da applausi. Quando arriva il sovrano, i parlamentari si alzano in piedi e gridano: Viva il Re d’Italia!.
Vittorio Emanuele sale al trono con passo solenne. Alla sua destra s’accomodano i principi. A sinistra siedono i diplomatici di Prussia, Gran Bretagna, Francia, Turchia, Svezia e Belgio. Intorno si schierano i ministri e Cavour.
Infine il Re Vittorio Emanuele II prende parola, leggendo un discorso che Cavour e Ricasoli hanno esaminato il giorno prima: Signori Senatori, Signori Deputati, libera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto della Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei popoli, e per lo splendido valore degli eserciti, l’Italia confida nella virtù e nella sapienza vostra. A voi si appartiene di darle istituti comuni e stabile assetto .
A ogni passaggio il discorso è salutato da grida di «Bravo!». Finché Vittorio Emanuele conclude: Mi compiaccio di manifestare al primo Parlamento d’Italia la gioia che sente il mio animo di Re e di Soldato. Pronunciata l’ultima parola, «Parlamento e popolo giubilanti - scrive la cronaca - prorompono unanimi in schietti applausi che il Re, commosso, contraccambia col nobile gesto e col chinare della marziale sua testa».
Minghetti chiede allora nuovo silenzio e dichiara aperta la sessione legislativa. Il sovrano lascia l’aula alle 11,30.