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domenica, novembre 03, 2019

4 novembre 1918

4 novembre 1918
101 anni fa la più grande Vittoria Italiana

La Prima Guerra Mondiale è un punto di riferimento indispensabile per costituire l’identità italiana, con questa guerra tutti gli Italiani, senza distinzione, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e così gli italiani diventarono un Popolo.

E' doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida del Re Vittorio Emanuele III, che era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito. Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo anche il "4 novembre" ha subito la deformazione propagandata dalla repubblica, che invece di ricordare con orgoglio la vittoria della prima guerra mondiale, tende a considerarla una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo ...
Questa assurda logica è grave perché non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce l'Identità Nazionale, che è essenziale per l'Italia in quanto il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro, mancanza di Identità.
La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutare la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, e riscoprire i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...

W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!

domenica, settembre 08, 2019

8 settembre 1943

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 

il Re Vittorio Emanuele III trasferisce lo Stato 

da Roma a Brindisi e salva l'Italia!


Con il "trasferimento a Brindisi", una zona sempre italiana e libera dai tedeschi, il Re Vittorio Emanuele III e il Governo rimangono ad essere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impediscono che l’Italia sia smembrata, come accadde alla Germania.


La cosiddetta "fuga del Re" è una falsa interpretazione storiografica imposta da chi vuole screditare la Monarchia.
Furono proprio i nazisti e fascisti a sostenere l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio.
Dopo l'armistizio gli ordini c'erano ed erano chiari, e fu la propaganda anti-monarchica ad affermare il contrario.

In una Monarchia Costituzionale il Re, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nella azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate.
Quindi il Re Vittorio Emanuele III non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero aggredito l’Italia. Per il patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani. Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato.

I partiti. quasi tutti per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile dopo l'8 settembre, per sbarazzarsi del Re e della Monarchia. Questa propaganda anti-monarchica (la fuga) serviva per convincere molti italiani a votare per la repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta un Regno.

Insomma Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia, ed ecco alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.


  • Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06): debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.
  • Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica: il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).
  • Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001): Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.


Inoltre non è vero che a Roma non rimase neanche un membro di Casa Savoia in quanto c'era Giorgio Carlo Calvi di Bergolo era il marito della principessa Iolanda di Savoia.
Ecco cosa disse in una delle sue memorie il colonnello delle SS Eugen Dollmann: La famiglia reale e Badoglio nel frattempo erano partiti, con somma delusione del cosiddetto gruppo estremista del quartier generale di Kesselring […] Ma non trovarono che il genero del Re, il generale Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore che gli italiani non dovrebbero dimenticare. […]

Secondo il maresciallo ed i suoi più intimi collaboratori, trasferendosi a Brindisi la Monarchia aveva salvato l'unità d'Italia e Roma.

Viva Re Vittorio Emanuele III !!!!


domenica, novembre 04, 2018

4 novembre 1918

4 novembre 1918

100 anni fa 

la più grande Vittoria Italiana


La Prima Guerra Mondiale è stato ed è, nell’immaginario nazionale, un punto di riferimento indispensabile per costituire l’identità italiana.

Con questa guerra tutti gli Italiani, senza distinzione, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e gli italiani diventarono un Popolo.

Inoltre è doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida del Re Vittorio Emanuele III, che era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito. Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo anche il "4 novembre" ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica, che invece di ricordare con orgoglio il "4 novembre", cerca di presentare la prima guerra mondiale come un massacro, la considera una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera e altre fesserie del genere ....

In questa assurda logica, che non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce anche l'Identità Nazionale, si inserisce la “trovata” di abbinare la festa del 4 novembre alle Forze Armate. Una mossa subdola che fa dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro mancanza di Identità.
La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutando la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, riscoprendo i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...

W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!

sabato, settembre 08, 2018

8 settembre 1943

Dopo l'armistizio dell'8 settembre il Re Vittorio Emanuele III trasferisce lo Stato da Roma a Brindisi e salva l'Italia!

Con il "trasferimento a Brindisi", una zona sempre italiana e libera dai tedeschi, il Re e il Governo a rimangono ad essere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impediscono che l’Italia sia smembrata, come accadde alla Germania.


La cosiddetta "fuga del Re" è una falsa interpretazione storiografica imposta da chi vuole screditare la Monarchia.
Furono proprio i nazisti e fascisti a sostenere l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio.
Dopo l'armistizio gli ordini c'erano ed erano chiari, e fu la propaganda anti-monarchica ad affermare il contrario.

In una Monarchia Costituzionale il Re, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nella azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate sempre affidato alle persone più tecnicamente preparate. Quindi il Re non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero subito aggredito l’Italia. Per il patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani. Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato.

I partiti che erano per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile dopo l'8 settembre, per sbarazzarsi del Re e della Monarchia. Questa propaganda anti-monarchica (la fuga) serviva per convincere molti italiani a votare per la repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta un Regno.

Insomma Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia, ed ecco alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.


  • Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06): debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.
  • Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica: il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).
  • Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001): Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.

Non è poi vero che a Roma non rimase neanche un membro di Casa Savoia in quanto c'era Giorgio Carlo Calvi di Bergolo era il marito della principessa Iolanda di Savoia.
Ecco cosa disse in una delle sue memorie il colonnello delle SS Eugen Dollmann: La famiglia reale e Badoglio nel frattempo erano partiti, con somma delusione del cosiddetto gruppo estremista del quartier generale di Kesselring […] Ma non trovarono che il genero del Re, il generale Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore che gli italiani non dovrebbero dimenticare. […]

Secondo il maresciallo ed i suoi più intimi collaboratori, trasferendosi a Brindisi la Monarchia aveva salvato l'unità d'Italia e  Roma.



sabato, novembre 04, 2017

4 novembre 1918 Grande vittoria italiana

Il "4 novembre 1918" : la più grande vittoria italiana

4 novembre 1918

La Prima Guerra Mondiale, chiamata anche Grande Guerra, è stato ed è, nell’immaginario nazionale, un punto di riferimento indispensabile per costituire l’identità italiana.

Con questa guerra tutti gli Italiani, senza distinzione si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e gli italiani diventarono un Popolo.

Inoltre è doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida del Re Vittorio Emanuele III, che era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito. Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo anche il "4 novembre" ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica, ed ecco allora che invece di ricordare con orgoglio il "4 novembre", con il solito scopo di sminuire i meriti della Monarchia, compie assurdi tentativi di presentare la prima guerra mondiale come un massacro, la considera una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera ....

In questa assurda e grave logica, che non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce l'Identità Nazionale, si inserisce la “trovata” di abbinare la festa del 4 novembre alle Forze Armate. Una mossa subdola che fa dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci antirisorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sempre sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro. La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutando la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, riscoprendo i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...


W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!

giovedì, settembre 07, 2017

Armistizio 8 settembre 1943

Dopo l'armistizio dell'8 settembre il Re Vittorio Emanuele III trasferisce lo Stato da Roma a Brindisi e salva l'Italia!

8 settembre 1943

Con il "trasferimento a Brindisi", una zona sempre italiana e libera dai tedeschi, il Re e il Governo riuscirono a rimanere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impedirono che l’Italia venisse smembrata, come accadde alla Germania.

La cosiddetta "fuga del Re" è una falsa interpretazione storiografica imposta da chi vuole screditare la Monarchia.


Furono proprio i nazisti e fascisti a sostenere l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio.

Gli ordini c'erano ed erano chiari, e fu la propaganda anti-monarchica ad affermare il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi non aveva compiuto il proprio dovere.

Inoltre in una Monarchia Costituzionale il Re, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nella azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate sempre affidato alle persone più tecnicamente preparate.
Quindi il Re non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero subito aggredito l’Italia. Per il patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani. Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato.

I partiti che erano per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile dopo l'8 settembre, per sbarazzarsi del Re e della Monarchia. Questa propaganda anti-monarchica (la fuga) serviva per convincere molti italiani a votare per la repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta un Regno.

Insomma Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia, ed ecco alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06): debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.

- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica: il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001): Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.

Infine non è vero che a Roma non rimase neanche un membro di Casa Savoia Ecco cosa disse in una delle sue memorie il colonnello delle SS Eugen Dollmann: La famiglia reale e Badoglio nel frattempo erano partiti, con somma delusione del cosiddetto gruppo estremista del quartier generale di Kesselring […] Ma non trovarono che il genero del Re, il generale Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore che gli italiani non dovrebbero dimenticare. […]

Secondo il maresciallo ed i suoi più intimi collaboratori, la monarchia aveva salvato l'unità d'Italia abbandonando Roma, e salvato Roma lasciandovi un membro di casa Savoia.

Giorgio Carlo Calvi di Bergolo era il marito della principessa Iolanda di Savoia.

mercoledì, maggio 24, 2017

Il Piave mormorò

Il Piave mormorò

24 maggio 1915

La leggenda del Piave

La canzone del Piave, conosciuta anche come La leggenda del Piave, è una delle più celebri canzoni patriottiche italiane.


Ecco il testo che potete ascoltare con il video

Il Piave mormorava
Calmo e placido al passaggio
Dei primi fanti , il ventiquattro maggio:
l'Esercito marciava
per raggiungere la frontiera,
per far contro il nemico una barriera…

Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andar avanti!

S'udiva, intanto, dalle amate sponde,
sommesso e lieve il tripudiar dell'onde,
Era un presagio dolce e lusinghiero.

Il Piave mormorò:
"Non passa lo straniero!"

Ma in una notte trista si parlò di tradimento,
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento…
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto,
per l'onta consumata a Caporetto!

Profughi ovunque! Dai lontani monti, 
venivano a gremir tutti i suoi ponti.

S'udiva, allor, dalle violate sponde,
sommesso e triste il mormorio de l'onde:
come u singhiozzo, in quell'autunno nero,

Il Piave mormorò:
"Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico
Per l'orgoglio e per la fame:
volea sfogare tutte le sue brame…
vedeva il pianto aprico,
di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora…

"No!" disse il Piave, "No!" dissero i fanti,
"Mai più il nemico faccia un passo avanti!"

Si vide il Piave rigonfiar le sponde,
e come i fanti combatteva le onde…
Rosso col sangue del nemico altero,

Il Piave comandò:
"Indietro va, straniero!"

Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento,
e la Vittoria sciolse le ali del vento!
Fu sacro il patto antico:
tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro, Battisti…

L'onta cruenta e il secolare errore
Infranse, alfin, l'italico valore.

Sicure l'alpi… Libere le sponde…
E tacque il Piave: si placaron le onde…
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi,

la Pace non trovò
né oppressi, né stranieri.


VIDEO

Italia nella 1° Guerra Mondiale

L'Italia entra in Guerra a fianco dell'Intesa e con la Vittoria finale si realizza il compimento del Risorgimento e dell’Unità d’Italia

24 maggio 1915

La Prima Guerra Mondiale, chiamata anche Grande Guerra, è stata indispensabile per la realizzazione del compimento dell’Unità Nazionale, e non solo geografico perché attraverso la Grande Guerra tutti gli italiani si sentirono finalmente uniti, diventando un Popolo.

Questa Vittoria trasformò l'Italia, appena unita, in una vera e propria Nazione, dove tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.


Si deve anche sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III. Per il Regio Esercito il Re era il simbolo vivente della Patria, che si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Purtroppo però il regime della repubblica invece di ricordare con orgoglio quello che rappresenta la Prima Guerra Mondiale, cioè la più grande Vittoria italiana con la quale l'Italia diventa una Patria, la nasconde se non addirittura la presenta come un massacro, solo una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera ....

La storia raccontata dalla repubblica è troppo spesso lontana dalla realtà, nel senso che la usa per fare propaganda e per glorificarsi.
In questa assurda logica tutto quello che non le appartiene deve essere dimenticato.
Ecco allora che il Risorgimento e la Vittoria delle Prima Guerra Mondiale, sulle quali si fonda la identità nazionale italiana, profondamente legate alla Monarchia, non sono mai state ben viste dal regime repubblicano.

In questo modo la debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici, che hanno indebolito il nostro Paese.

Onore al Re Soldato Vittorio Emanuele III !
Onore ai Soldati della Grande Guerra !
Onore ai caduti !


lunedì, maggio 08, 2017

Guglielmo Maxima al Remembrance Day

Il Re Guglielmo Alessandro e la Regina Maxima partecipano al Remembrance Day ed alla Liberazione

4 - 5 maggio 2017

Sua Maestà il Re Guglielmo Alessandro e la Regina Maxima dei Paesi Bassi hanno preso parte nelle commemorazioni del Giorno della Memoria e della Liberazione.

Nel Giorno della Memoria (4 maggio), il Re Guglielmo Alessandro e la Regina Maxima hanno deposto una corona al Monumento Nazionale che si trova in piazza Dam di Amsterdam, e in seguito sono stati osservati 2 minuti di silenzio.

Nello stesso momento a Rhenen la Principessa Margherita, il suo consorte Pieter van Vollenhoven hanno partecipato alla cerimonia commemorativa presso il Campo Militare d'Onore di Grebbeberg:

Il giorno successivo 5 maggio, la Liberazione, il tradizionale concerto sul fiume Amstel ha concluso le celebrazioni con la partecipazione del re Guglielmo Alessandro e della regina Maxima,




venerdì, gennaio 27, 2017

Giorno della Memoria - Mafalda

Nel Giorno della Memoria ricordiamo la Principessa Mafalda di Savoia, morta nel campo di Buchenwald

27 gennaio

Oggi nella "Giornata della Memoria" ricordiamo che tra i deportati c'era anche la Principessa Mafalda di Savoia che morì nel campo di sterminio di Buchenwald.


Mafalda, secondogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, si sposò a Racconigi (23 settembre 1925) con il langravio Filippo d'Assia.

Su ordine di Hitler, con un tranello i tedeschi arrestarono Mafalda, e la deportarono nel lager di Buchenwald.

Nell'agosto del 1944 la baracca in cui era prigioniera la principessa Mafalda, sotto il falso nome di Frau von Weber, fu distrutta da un bombardamento degli anglo-americani.
La principessa riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo, ricoverata nell'infermeria del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono. Dopo 4 giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. Mafalda abbandonata e privata di ulteriori cure, muore dissanguata nella notte del 28 agosto 1944.

La principessa Mafalda riposa nel cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.

domenica, agosto 28, 2016

72° anniversario della morte di Mafalda di Savoia

72° anniversario della morte della principessa Mafalda di Savoia

28 agosto 2016

Mafalda, secondogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, si sposò a Racconigi (23 settembre 1925) con il langravio Filippo d'Assia.

Per volontà di Hitler, con un tranello i tedeschi arrestarono Mafalda, e la deportarono nel Lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto il falso nome di Frau von Weber.

Nell'agosto del 1944 la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta da un bombardamento degli anglo-americani. La principessa riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo, ricoverata nell'infermeria del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono. Dopo 4 giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. Mafalda abbandonata e privata di ulteriori cure, muore dissanguata nella notte del 28 agosto 1944.

La principessa Mafalda riposa nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.



lunedì, agosto 22, 2016

Akihito : cerimonia della fine II guerra mondiale

L'Imperatore e l'Imperatrice del Giappone hanno reso omaggio alle vittime della Seconda Guerra Mondiale.

15 agosto 2016

In occasione del 71° anniversario della fine della seconda guerra mondiale Le Loro Maestà Imperiali, l'Imperatore Akihito e l'Imperatrice Michiko del Giappone hanno partecipato ad una cerimonia commemorativa per ricordare i soldati ed i civili giapponesi che hanno perso la vita in guerra.


Alla cerimonia, hanno anche partecipato numerose famiglie e parenti dei militari morti in guerra.


lunedì, aprile 25, 2016

25 aprile liberazione o propaganda?

La repubblica ha trasformato la liberazione in propaganda per "repubblicanizzare" il Paese

Purtroppo la repubblica italiana ha sempre distorto la verità storica per dare lustro a se stessa, e un chiaro esempio è il modo in cui ha presentato la Liberazione.

Per raccontare agli italiani "il suo 25 aprile" il regime repubblicano ha cancellato i fatti e le persone che potevano impedire di "repubblicanizzare" e “politicizzare” a sua vantaggio tutto quello che avvenne dopo il 1943.

Ovviamente questo modo ha impedito la pacificazione nazionale, così tanto auspicata da tutti, e quindi la Liberazione non è mai stata una festa condivisa dalla nazione.

Nonostante la propaganda e la mobilitazione organizzata dallo stato repubblicano, il "25 aprile" conferma il distacco insanabile tra il Paese e le istituzioni repubblicane, e le sue celebrazioni provocano sempre retoriche, polemiche, e contrapposizioni politiche.



Senza dubbio ci furono delle persone che contribuirono a liberare il nostro Paese, perdendo anche la loro vita, ma coloro che davvero liberarono l'Italia furono gli Alleati e i soldati del Regio Esercito, fedeli al Re.

Nelle manifestazioni del 25 aprile si è mai ricordato Edgardo Sogno, il leggendario Comandante Franchi e capo delle formazioni monarchico liberali - nonché Eroe della Resistenza e Medaglia d'oro al Valor Militare - e sopratutto il Corpo Italiano di Liberazione, un vero e proprio Corpo d'Armata ?

Del fenomeno complesso della liberazione si insegna solo i fatti utili alla glorificazione della repubblica, e questo è stato un gravissimo errore perché si è trasformata la liberazione in propaganda repubblicana.

Quindi festeggiamo la Liberazione, ma non "questo 25 aprile" imposto dal regime repubblicano.


mercoledì, gennaio 27, 2016

Giorno della Memoria - Mafalda

Nel Giorno della Memoria ricordiamo la Principessa Mafalda di Savoia, morta nel campo di Buchenwald

27 gennaio

Oggi nella "Giornata della Memoria" si deve ricordare che tra i deportati c'era anche la Principessa Mafalda di Savoia,che morì nel campo di sterminio di Buchenwald.

Mafalda, secondogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, si sposò a Racconigi (23 settembre 1925) con il langravio Filippo d'Assia.


Su ordine di Hitler, con un tranello i tedeschi arrestarono Mafalda, e la deportarono nel lager di Buchenwald.

Nell'agosto del 1944 la baracca in cui era prigioniera la principessa Mafalda, sotto il falso nome di Frau von Weber, fu distrutta da un bombardamento degli anglo-americani.
La principessa riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo, ricoverata nell'infermeria del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono. Dopo 4 giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. Mafalda abbandonata e privata di ulteriori cure, muore dissanguata nella notte del 28 agosto 1944.

La principessa Mafalda riposa nel cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.

martedì, settembre 08, 2015

Armistizio 8 settembre 1943

Dopo l'armistizio dell'8 settembre il Re Vittorio Emanuele III, per evitare che l’Italia cadesse in balia dei tedeschi / angloamericani e per assicurare la continuità alle istituzioni italiane legittime, trasferisce lo Stato da Roma a Brindisi e salva l'Italia! 

8 settembre 1943

La Puglia era una zona sempre italiana e libera dai tedeschi e quindi con il "trasferimento a Brindisi" il Re e il Governo italiano riuscirono a rimanere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impedirono che l’Italia venisse smembrata.

Un aspetto molto importante è che questo trasferimento più tardi permise all'Italia di sottoscrivere un trattato di pace che, per quanto severo e doloroso, permise di salvare il riconoscimento dell’Italia come nazione, a differenza di quanto accadde a Germania e Giappone (la prima divisa in due e controllata delle forze militari alleate, il secondo controllato dagli USA fino al 1952)


La cosiddetta "fuga del Re" è una falsa interpretazione storiografica imposta da chi vuole screditare la Monarchia.

Per quanto riguarda l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio, oltre che essere sbagliata, si deve tener conto che furono proprio i nazisti e fascisti a sostenere questa accusa.
Gli ordini c'erano ed erano chiari. Fu la propaganda anti-monarchica che affermò il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi non aveva compiuto il proprio dovere.

Inoltre in una Monarchia Costituzionale il Re, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nell’azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate sempre affidato alle persone più tecnicamente preparate.
Quindi il Re non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero subito aggredito l’Italia.
Per il patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani.
Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”. Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato.

La storia imposta dal regime repubblicano sugli eventi del'8 settembre è chiara: molti partiti, che erano per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile, di quel momento per sbarazzarsi del Re e della Monarchia. 
Questa propaganda anti-monarchica serviva per convincere molti italiani a votare per la repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta un Regno.

Insomma Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia, ed ecco alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06): debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale. La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.

- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica: il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001): Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.

Infine non è vero che a Roma non rimase neanche un membro di Casa Savoia Ecco cosa disse in una delle sue memorie il colonnello delle SS Eugen Dollmann: La famiglia reale e Badoglio nel frattempo erano partiti, con somma delusione del cosiddetto gruppo estremista del quartier generale di Kesselring […] Ma non trovarono che il genero del Re, il generale Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore che gl'italiani non dovrebbero dimenticare. […] 

Secondo il maresciallo ed i suoi più intimi collaboratori, la monarchia aveva salvato l'unità d'Italia abbandonando Roma, e salvato Roma lasciandovi un membro di casa Savoia.
Giorgio Carlo Calvi di Bergolo era il marito della principessa Iolanda di Savoia.

domenica, maggio 24, 2015

Italia nella Prima Guerra Mondiale

Dopo 41 mesi di aspra guerra la Vittoria finale : si realizza il compimento del Risorgimento e dell’Unità d’Italia

24 maggio 1915

La Prima Guerra Mondiale, chiamata anche Grande Guerra, è stato un punto indispensabile per costituire l’identità italiana.

Non è un caso che si usa l’appellativo di «Grande Guerra». Il termine Grande non solo ci ricorda il numero degli italiani che vi si immolarono, ma soprattutto significa la realizzazione del compimento dell’Unità Nazionale, e non solo geografico perché attraverso la Grande Guerra tutti gli italiani si sentirono finalmente uniti, diventando un solo Popolo.

Questa Vittoria trasformò l'Italia, appena unita, in una vera e propria Nazione, dove tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

Inoltre si deve ricordare che per la Vittoria fu essenziale la guida di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III.
Per il Regio Esercito il Re era il simbolo vivente della Patria, che si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.

Purtroppo però il regime della repubblica invece di ricordare con orgoglio quello che rappresenta la Prima Guerra Mondiale, cioè la più grande Vittoria italiana con la quale l'Italia diventa una Patria, compie il grave errore di presentarla come un massacro, la considera una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera ....

La storia raccontata dalla repubblica è lontana dalla realtà, nel senso che la usa per fare propaganda e per glorificarsi. In questa assurda logica tutto quello che non le appartiene - se non altro per questione di tempo - deve essere dimenticato altrimenti deve essere criticato.
Addirittura il Risorgimento e la Vittoria delle Prima Guerra Mondiale, sulle quali si fonda la identità nazionale italiana, essendo profondamente legate alla Monarchia, non sono mai state ben viste dal regime repubblicano, il quale appunto le ha sempre criticate.

In questo modo la debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci anti risorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici, che hanno indebolito il nostro Paese.

Onore al Re Soldato Vittorio Emanuele III !
Onore ai Soldati della Grande Guerra !
Onore ai caduti !

martedì, gennaio 27, 2015

Giorno della Memoria - Mafalda

Nel Giorno della Memoria ricordiamo la Principessa Mafalda di Savoia, morta nel campo di Buchenwald

27 gennaio 2015

Oggi è la "Giornata della Memoria", ma se è doveroso ricordare la Shoah, non si può dimenticare che tra i deportati c'era anche la Principessa Mafalda di Savoia, che appunto morì nel campo di sterminio di Buchenwald.

Mafalda, secondogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, si sposò a Racconigi (23 settembre 1925) con il langravio Filippo d'Assia.


Su ordine di Hitler, con un tranello i tedeschi arrestarono Mafalda, e la deportarono nel Lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto il falso nome di Frau von Weber.

Nell'agosto del 1944 la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta da un bombardamento degli anglo-americani. La principessa riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo, ricoverata nell'infermeria del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono.
Dopo 4 giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. Mafalda abbandonata e privata di ulteriori cure, muore dissanguata nella notte del 28 agosto 1944.

La principessa Mafalda riposa nel cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.

lunedì, novembre 03, 2014

4 novembre 1918 Grande Guerra

4 novembre 1918 : la Vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale e il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia

4 novembre 1918

Il "4 novembre 1918" è la più grande vittoria italiana con la quale si realizza il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia, voluta da Casa Savoia.

La Prima Guerra Mondiale, chiamata anche Grande Guerra, rappresentò e tuttora rappresenta nell’immaginario nazionale un punto di riferimento indispensabile per costituire l’Identità italiana.

Non è un caso che si usa l’appellativo di «Grande Guerra». Il termine Grande non solo ci ricorda il numero degli italiani che vi si immolarono, ma soprattutto significa la realizzazione del compimento dell’Unità Nazionale, e non solo geografico perché attraverso la Grande Guerra tutti gli italiani si sentirono finalmente uniti, diventando un solo Popolo.

Questa Vittoria trasformò un Paese appena unito in una vera e propria Nazione, dove tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

Inoltre è doveroso sottolineare che per la Vittoria fu essenziale la guida di Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III.
Il Re era il simbolo vivente della Patria, il quale si recava al fronte per capire la situazione militare e per sollevare il morale dei soldati.
Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Purtroppo però anche il "4 novembre" ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica, ed ecco allora che invece di ricordare con orgoglio il "4 novembre", con il solito scopo di sminuire i meriti della Monarchia, compie assurdi tentativi  di presentare la prima guerra mondiale come un massacro, la considera una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera ....

In questa assurda e grave logica, che non solo sminuisce la Monarchia ma indebolisce l'Identità Nazionale,  si inserisce la “trovata” di abbinare la festa del 4 novembre alle Forze Armate.
Una mossa subdola che fa dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.

La debolezza e la miseria della repubblica italiana hanno dato eco e forza alle voci antirisorgimentali, ben lontane dalla realtà dei fatti storici.

E' dal 1946 che in Italia si discute sempre sulla mancanza di valori, di una cultura condivisa, di fiducia nel futuro.
La risposta è rivalutare la nostra Storia, rifiutando la propaganda della repubblica che ha indebolito l'Identità Nazionale, riscoprendo i valori che furono essenziali per realizzare l'Italia ...

Il 4 Novembre è una festa solenne di tutto il popolo italiano non solo delle Forza Armate, che furono fedeli alla Monarchia e Casa Savoia.

W il Regno d'Italia !!!
W il Re !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!

domenica, settembre 07, 2014

Armistizio 8 settembre 1943

Re Vittorio Emanuele III trasferisce lo Stato da Roma a Brindisi e salva l'Italia! 

La cosiddetta "fuga del Re" è una falsa interpretazione storiografica imposta da chi vuole screditare la Monarchia.

8 settembre 1943

In seguito all'armistizio dell'8 settembre il Re Vittorio Emanuele III aveva l'obbligo di evitare che l’Italia cadesse in balia dei tedeschi o degli angloamericani - che avrebbero creato un governo fantoccio ai propri ordini - e per dare continuità alle istituzioni Italiane legittime, decise di trasferire lo Stato da Roma a Brindisi.

Non potendo difendere Roma - dichiarata "città aperta" - e dove il Re sarebbe stato catturato dai nazisti, la Puglia offriva la possibilità di trasferire lo Stato in una zona sempre italiana e libera, e con il "trasferimento a Brindisi" il Re e il Governo italiano riuscirono a rimanere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impedirono che l’Italia venisse smembrata.

Questo trasferimento più tardi permise al nostro Paese di sottoscrivere un trattato di pace che, per quanto severo e doloroso, salvò il riconoscimento dell’Italia come nazione, a differenza di quanto accadde a Germania e Giappone (la prima divisa in due e controllata delle forze militari alleate, il secondo controllato dagli USA fino al 1952)

Anche l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio è sbagliata e di parte, furono proprio i nazisti e fascisti a sostenere questa accusa.

Vittorio Emanuele III a Brindisi
Intanto in una Monarchia Costituzionale il Re, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nell’azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate sempre affidato alle persone più tecnicamente preparate.
Quindi il Re non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Ma non solo perché gli ordini c'erano ed erano chiari. Fu solo la propaganda anti-monarchica che affermò il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi non aveva compiuto il proprio dovere.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero subito aggredito l’Italia.
Inoltre, tenendo conto del patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani.
Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”.
Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato.

La storia imposta dal regime repubblicano sugli eventi del'8 settembre è chiara: molti partiti, che erano per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile, di quel momento per sbarazzarsi del Re e della Monarchia.

Questa propaganda anti-monarchica serviva per convincere molti italiani a votare per la repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta un Regno.

Nonostante il clima ostile nei confronti della Corona - voluto da comunisti, repubblichini e dai vertici della democrazia cristiana - la maggioranza degli italiani votarono per la Monarchia.
Ho scritto che la maggioranza degli italiani votarono per la Monarchia perché la repubblica vinse il referendum del 2 giugno solo con i brogli e non fu mai proclamata!

Quindi Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia.

Ecco alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06):
debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale.
La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.

- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica:
il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001):
Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.


Infine non è vero che a Roma non rimase neanche un membro di Casa Savoia
Ecco cosa disse in una delle sue memorie il colonnello delle SS Eugen Dollmann :
La famiglia reale e Badoglio nel frattempo erano partiti, con somma delusione del cosiddetto gruppo estremista del quartier generale di Kesselring […] Ma non trovarono che il genero del Re, il generale Calvi di Bergolo, il cui sacrificio morale ha un valore che gl'italiani non dovrebbero dimenticare. […] Secondo il maresciallo ed i suoi più intimi collaboratori, la monarchia aveva salvato l'unità d'Italia abbandonando Roma, e salvato Roma lasciandovi un membro di casa Savoia.

Per chi non lo sapesse Giorgio Carlo Calvi di Bergolo era marito della principessa Iolanda di Savoia.


sabato, agosto 23, 2014

Akihito :cerimonia per la fine della guerra mondiale

L'imperatore Akihito e l'imperatrice Michiko partecipano a una cerimonia commemorativa a Tokyo.

15 agosto 2014

Le Loro Maestà Imperiali, l'Imperatore Akihito e l'Imperatrice Michiko del Giappone si sono recati ​​al Nippon Budokan Hall nella Chiyoda Ward a Tokyo per partecipare ad una cerimonia commemorativa per ricordare i soldati ed i civili giapponesi che hanno perso la vita in guerra, nonché per celebrare il 69° anniversario della fine della seconda guerra mondiale.


Alla cerimonia, hanno anche partecipato numerose famiglie e parenti dei militari morti in guerra, ed il Primo Ministro Abe.



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