mercoledì, novembre 26, 2008
Ricordo della Regina Elena
28 novembre 1952
ELENA DI SAVOIA
TERZA REGINA D’ITALIA
ROSA D’ORO DELLA CRISTIANITÀ
in esilio muore a Montpellier (Francia), ove riposa tuttora in attesa di trovare degna sepoltura al Pantheon di Roma
sabato, novembre 22, 2008
Obama, clinton, dollari
A quanto pare Hillary Rodham Clinton sarà il nuovo segretario di Stato americano del governo Obama.
Solo pochi giorni fa, Obama e la Clinton erano i due rivali durante la prima parte delle campagne elettorali, adesso questi due protagonisti diventano così partner.
A questo punto mi chiedo se è giusto che questi 2 personaggi possano tranquillamente mettersi insieme, dopo che hanno speso milioni di dollari per combattere l'uno contro l'altro.
Lasciamo da parte altre considerazioni politiche e considerando solo l'aspetto economico, con il sistema presidenziale c'è un enorme spreco di denaro che proprio non ha senso.
Infatti per conquistare la Casa Bianca, tutti i candidati per competere tra loro devono spendere milioni di dollari.
Mesi fa durante le primarie Obama aveva speso già milioni di dollari per battere la Clinton, cosa che si è ripetuto poi contro McCain.
Ed adesso Obama, dopo aver speso una quantità enorme di denaro pubblico per battere la Clinton, offre alla rivale un posto di prestigio.
Ma non potevano mettersi d'accordo prima ?
Alla fine una considerazione italiana.
Conoscendo bene quanto sia avida di denaro la nostra classe politica, ho orrore nell'immaginare quello che potrebbe succedere se anche in Italia ci fosse un sistema simile a quello degli stati uniti.
Obama e dollari
Obama, Usa, politica, Italia
complotto obama, elezioni USA, naziskin
Elezioni presidenziali USA, denaro e scandali
venerdì, novembre 21, 2008
RAI e partitocrazia
L'elezione del nuovo presidente della vigilanza della RAI è uno spettacolo grottesco, una telenovelas che sembra non avere fine.
Il senatore del PD Villari è divenuto il politico più importante del paese ma è assurdo che il parlamento, le istituzioni, i partiti siano tutti bloccati da una elezione che è avvenuta in maniera regolare.
Invece di accettare con serenità il nuovo presidente, è un fatto grave che le istituzioni ed i partiti lo attaccano e lo minacciano.
Insomma le istituzioni si stanno screditando da sole.
Il caso Villari, abbandonato dai partiti e dalle istituzioni, dimostra che la repubblica italiana è uno stato dove la democrazia è solo un opzional, un paese dove le regole servono solo se conviene a chi è al potere.
Non si salva nessuno.
Villari ha il grave torto di avere annunciato di dimettersi se si fosse trovato un altro politico e non lo fa.
La sinistra ha compiuto gravi errori ed il PD, sconfitto e colpito da uno psicodramma interno, non sa più cosa fare.
La maggioranza ha forse fatto le mosse giuste, ma adesso non è in grado di mettere a posto le cose
Anche i presidenti del Senato e Camera hanno abbandonato il presidente della vigilanza della RAI
Rimane il silenzio del quirinale, perchè?
Secondo me invece napolitano, che ha il compito principale di garantire il funzionamento delle istituzioni, dovrebbe difendere il nuovo presidente della vigilanza della RAI, che è stato eletto regolarmente.
Ricordo che l'Art. 67 della costituzione recita : Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Quindi se vale l'assunto costituzionale, i partiti ed i presidenti del senato e camera, chiedendo a Villari di dimettersi, sono andati contro i principi della Costituzione.
Altrimenti significa che in questa repubblica i parlamentari devono fare solo quello che dicono i vertici del partito.
In realtà è proprio così, sono i partiti che comandano, i parlamentari sono solo pedine dei partiti.
Ha ragione Pannella quando afferma :
Le pressioni dei partiti su Villari per farlo dimettere dalla presidenza della commissione di Vigilanza sulla Rai sono "un comportamento eversivo" che rischia di mettere in difficoltà il presidente della repubblica napolitano.pannella
Inoltre Pannella spiega :
Nessuno può continuare nei confronti di Villari a violare il codice penale come hanno fatto tutti i leader politici da questo punto di vista, l’articolo 289 del codice penale dice che turbare lo svolgimento delle attività delle istituzioni pubbliche e di cariche istituzionali è reato e sicuramente minacce gli sono state rivolte pubblicamente.
Lui (Villari) ha reagito con dignità e fermezza, non ha accettato di obbedire a degli ordini di stampo delittuoso e anticostituzionale e ha detto ‘non mi dimetto’ perché sarebbe stato indecoroso che un presidente regolarmente eletto accettasse per viltà partitocratica di farlo. Vogliamo evitare che si torni indietro ad una situazione di nuovo fuori legge e latitante del Parlamento. Gli atti perentoriamente dovuti da sei mesi vanno fatti rapidamente.
radicali
Inoltre c'è un valido motivo per difendere Villari.
Infatti visto che lui non è ben visto dai partiti allora significa che Villari forse è proprio la persona adatta per vigilare la RAI.
Il senatore del PD Villari è divenuto il politico più importante del paese ma è assurdo che il parlamento, le istituzioni, i partiti siano tutti bloccati da una elezione che è avvenuta in maniera regolare.
Invece di accettare con serenità il nuovo presidente, è un fatto grave che le istituzioni ed i partiti lo attaccano e lo minacciano.
Insomma le istituzioni si stanno screditando da sole.
Il caso Villari, abbandonato dai partiti e dalle istituzioni, dimostra che la repubblica italiana è uno stato dove la democrazia è solo un opzional, un paese dove le regole servono solo se conviene a chi è al potere.
Non si salva nessuno.
Villari ha il grave torto di avere annunciato di dimettersi se si fosse trovato un altro politico e non lo fa.
La sinistra ha compiuto gravi errori ed il PD, sconfitto e colpito da uno psicodramma interno, non sa più cosa fare.
La maggioranza ha forse fatto le mosse giuste, ma adesso non è in grado di mettere a posto le cose
Anche i presidenti del Senato e Camera hanno abbandonato il presidente della vigilanza della RAI
Rimane il silenzio del quirinale, perchè?
Secondo me invece napolitano, che ha il compito principale di garantire il funzionamento delle istituzioni, dovrebbe difendere il nuovo presidente della vigilanza della RAI, che è stato eletto regolarmente.
Ricordo che l'Art. 67 della costituzione recita : Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Quindi se vale l'assunto costituzionale, i partiti ed i presidenti del senato e camera, chiedendo a Villari di dimettersi, sono andati contro i principi della Costituzione.
Altrimenti significa che in questa repubblica i parlamentari devono fare solo quello che dicono i vertici del partito.
In realtà è proprio così, sono i partiti che comandano, i parlamentari sono solo pedine dei partiti.
Ha ragione Pannella quando afferma :
Le pressioni dei partiti su Villari per farlo dimettere dalla presidenza della commissione di Vigilanza sulla Rai sono "un comportamento eversivo" che rischia di mettere in difficoltà il presidente della repubblica napolitano.pannella
Inoltre Pannella spiega :
Nessuno può continuare nei confronti di Villari a violare il codice penale come hanno fatto tutti i leader politici da questo punto di vista, l’articolo 289 del codice penale dice che turbare lo svolgimento delle attività delle istituzioni pubbliche e di cariche istituzionali è reato e sicuramente minacce gli sono state rivolte pubblicamente.
Lui (Villari) ha reagito con dignità e fermezza, non ha accettato di obbedire a degli ordini di stampo delittuoso e anticostituzionale e ha detto ‘non mi dimetto’ perché sarebbe stato indecoroso che un presidente regolarmente eletto accettasse per viltà partitocratica di farlo. Vogliamo evitare che si torni indietro ad una situazione di nuovo fuori legge e latitante del Parlamento. Gli atti perentoriamente dovuti da sei mesi vanno fatti rapidamente.
radicali
Inoltre c'è un valido motivo per difendere Villari.
Infatti visto che lui non è ben visto dai partiti allora significa che Villari forse è proprio la persona adatta per vigilare la RAI.
mercoledì, novembre 19, 2008
Ricordo della Regina Margherita
martedì, novembre 18, 2008
Ricordo di Mafalda di Savoia
1902 - 19 novembre - 2008
Principessa Reale Di Savoia, Langravia D’Assia
Mafalda di Savoia (Roma, 19 novembre 1902 - campo di concentramento di Buchenwald, 27 agosto 1944) , secondogenita di Re Vittorio Emanuele III e della Regina Elena di Savoia.
Si sposò a Racconigi il 23 settembre 1925 con il nobile prussiano, Landgrave Philipp von Hesse.
Con un tranello Hitler riuscì ad arrestarla, e fu deportata al lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto falso nome (frau von Weber).
Durante la permanenza nel lager ebbe parole di conforto per tutti e spesso regalava il suo misero pasto ad altri internati più bisognosi di lei.
Spirò il 27 agosto 1944, dopo inaudite sofferenze. Il suo corpo, grazie al prete boemo del campo, padre Tyl, non venne cremato, ma messo in una bara di legno e seppellito in una fossa senza nome. Solo un numero: 262 eine enberkannte fraue (donna sconosciuta).
In seguito alcuni italiani come lei rinchiusi in campi di concentramento nazisti, non appena liberi seppero trovare fra mille la sua tomba anonima e si tassarono fra loro per apporvi la lapide che l’identificava.
Le ultime parole della Principessa, prima di andare in coma, furono:
Italiani io muoio, ricordatemi non come una principessa ma come una sorella italiana
La principessa Mafalda riposa ora nel piccolo cimitero degli Assia nel castello di Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).
domenica, novembre 16, 2008
RAI della partitocrazia
La RAI è controllata dai partiti, e questo da sempre, basta ricordare RAI1=DC, RAI2=PSI RAI3=PCI…..
ed il caso della Presidenza della Commissione di Vigilanza della Rai dimostra che la partitocrazia continua a farla da padrone.
Dopo 44 votazioni inutili, innumerevoli azioni ostruzionistiche di ogni tipo, perdite di tempo e di costi Villari è il nuovo presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai.
Ma anche questo non serve a nulla, anzi …
I politici non si preoccupano degli scarsi servizi offerti dalla RAI, non si vergognano di occupare la RAI, ma si lamentano che la maggioranza ha votato Villari invece di Orlando.
In realtà il nome Orlando serviva alla sinistra per mettere d’accordo le varie anime della sinistra, è un gioco di incastro, se questa pedina la prende tu allora quest’altra la prendo io …
D’altra parte la destra ha approfittato degli errori compiuti da Veltroni, il quale doveva offrire una rosa di candidati invece che puntare solo su Orlando (per accontentare Di Pietro ?)
Il punto fondamentale è che la commissione di vigilanza Rai non vigila un bel niente ma serve solo ai partiti per occupare la RAI
Agli Italiani non interessa come sarà composta la commissione della RAI, il problema è che la RAI non dovrebbe essere occupata dai partiti e che la RAI deve offrire un servizio pubblico decente.
Siamo stufi di vedere questa sceneggiata, anche perché l’organismo di vigilanza sulla Rai non serve per garantire il pluralismo, a meno che per pluralismo si intende la partitocrazia.
Fa sorridere coloro che urlano alla dittatura perché è stato eletto Villari invece di Orlando, diciamo che in Italia c'è una democrazia demagogica che è il frutto della occupazione dei partiti.
(anche il quirinale è occupato dai partiti..)
Formalmente Villari è stato eletto correttamente alla Vigilanza Rai ma il PD lo vuole far dimettere subito dall'incarico.
Se è comprensibile che l’opposizione sia infuriata questo peggiora la situazione : primo perché conferma che la RAI è completamente nelle mani della partitocrazia ed inoltre indebolisce le già deboli istituzioni.
Infatti questo significa che le votazioni non bastano più ma i voti devono essere pilotati dai partiti.
Questa sarebbe democrazia?
Adesso la nomina del Presidente della Commissione di Vigilanza Rai è diventato un conflitto istituzionale.
Giustamente pannella ha detto :se Villari dovesse dimettersi verrebbe preso in giro anche il Capo della Stato".
Spesso i principi sono secondari agli interessi.
Alle volte si sostiene la assoluta superiorità delle decisione parlamentari rispetto a quelle dei partiti adesso per il caso Villari il Pd pretende di imporre una scelta di partito ad una scelta del Parlamento.
In Italia tutto è controllato dalle caste dei partiti, compreso la RAI che è lo strumento principale utilizzato dai partiti per fare propaganda.
Se il controllore dell'operato della RAI deve essere una persona serena e non troppo di parte, come si può sperare di trovare nel parlamento una persona di garanzia?
Intanto il clima politico peggiora : Italia dei Valori abbandona la Commissione di Vigilanza, il Pd prepara il processo a Riccardo Villari e Di Pietro scaglia accuse pesanti nei confronti del presidente del Consiglio.
RAI, di tutto di più
Pannella: se Villari dovesse dimettersi verrebbe preso in giro anche il Capo della Stato
Le pressioni che il Pd sta facendo su Riccardo Villari per farlo dimettere dalla presidenza della Commissione di Vigilanza sulla Rai sono “un comportamento eversivo” che mette in grave difficoltà anche il Presidente della Repubblica. A sostenerlo è il leader radicale Marco Pannella che convoca una lunga conferenza stampa per annunciare che a breve comincerà un’azione nonviolenta proprio per “aiutare” il Capo dello Stato.
“Giorgio Napolitano, infatti - racconta Pannella - il 3 ottobre mi scrisse una lettera nella quale spiegava di condividere la necessità che le regole democratiche venissero rispettate arrivando al più presto all’elezione del giudice costituzionale e del presidente della Commissione di Vigilanza. In particolare, Napolitano scrisse come fosse indispensabile che su ogni pur comprensibile diversità di valutazioni politiche prevalga la consapevolezza dell’inderogabile dovere costituzionale da adempiere”.
Se Villari dovesse dimettersi, aggiunge Pannella, per le pressioni ricevute dal Pd verrebbe “preso in giro anche il Capo dello Stato”. E così lui, per scongiurarlo, comincerà appena tornato da Bruxelles un’azione nonviolenta “che comprenderà tra le varie cose anche lo sciopero della fame e della sete”.
Villari comunque c’è, conclude, “è stato eletto regolarmente” ed è in condizione di “svolgere perfettamente le sue funzioni”, quindi perché costringerlo a dimettersi? La ragione politica, sottolinea, “non può prendere il sopravvento sul rispetto delle regole e della Costituzione.”
radicali
venerdì, novembre 14, 2008
Crisi, rigore e sacrifici
Ha ragione napolitano nel dire che in una situazione difficile, come quella attuale, si impongono politiche di rigore e anche sacrifici.
Faccio notare però che i sacrifici dovrebbero essere fatti da tutti ed in particolare dalle istituzioni, dalla classe politica ed in genere da coloro che hanno grandi responsabilità.
Se non sbaglio i costi del Quirinale continuano ad essere troppo elevati e manca trasparenza.
Gli sprechi della repubblica italiana sembrano non avere limiti, e questo a partire dal quirinale...
Purtroppo la repubblica e la classe politica fanno ben poco per diminuire gli sprechi, alle volte indecenti.
Gli italiani fanno già sacrifici. E la repubblica?
Faccio notare però che i sacrifici dovrebbero essere fatti da tutti ed in particolare dalle istituzioni, dalla classe politica ed in genere da coloro che hanno grandi responsabilità.
Se non sbaglio i costi del Quirinale continuano ad essere troppo elevati e manca trasparenza.
Gli sprechi della repubblica italiana sembrano non avere limiti, e questo a partire dal quirinale...
Purtroppo la repubblica e la classe politica fanno ben poco per diminuire gli sprechi, alle volte indecenti.
Gli italiani fanno già sacrifici. E la repubblica?
Crisi: Napolitano, si impongono rigore e sacrifici
ROMA - "Si impongono politiche di rigore e anche sacrifici", ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un discorso a braccio al Quirinale. Si impongono, ha aggiunto, di fronte "ad una situazione difficile come non si vedeva da anni", nella quale si sovrappone la questione antica del debito pubblico e l'effetto della crisi economica mondiale sempre più evidente. Tuttavia, ha concluso, non bisogna perdere di vista esigenze di spesa pubblica prioritaria in alcuni settori perché "le voci di spesa non sono tutte uguali".
ansa
Carlo, principe del Galles
Carlo, principe del Galles compie 60 anni.
Auguri Altezza Reale !!
Carlo, principe del Galles, al secolo Charles Philip Arthur George Mountbatten-Windsor (Londra, 14 novembre 1948), è il figlio maggiore della regina Elisabetta II e del Principe Filippo, duca di Edimburgo.
Detiene il titolo di principe del Galles dal 1958, e il suo titolo completo è sua altezza reale il principe del Galles, eccetto in Scozia dove è conosciuto come sua altezza reale il principe Carlo, duca di Rothesay.
Ricopre il grado militare di Contrammiraglio della Marina Reale Britannica e, a titolo onorifico, quello di Maggiore Generale della Household Brigade.
Carlo è erede al trono di sedici stati sovrani: il Regno Unito e quindici ex membri dell'Impero britannico, conosciuti con il nome di Commonwealth.
Se Carlo salirà al trono, sarà il primo monarca britannico a discendere dalla Regina Vittoria attraverso due linee di successione: da parte di madre, attraverso Edoardo VII, Giorgio V e Giorgio VI, e inoltre da parte di padre attraverso la Principessa Alice di Battenberg, nipote della Regina Vittoria.
prince of wales
mercoledì, novembre 12, 2008
La repubblica si allontana dalla democrazia
Il parlamento algerino ha approvato una legge di modifica della Costituzione che, elimina il limite di due mandati per il presidente della repubblica. Grazie a questa modifica l’attuale capo dello stato Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999, pone una sicura ipoteca sulla sua rielezione.
Quello che avviene in Algeria non è un caso isolato, e non è solo un allineamento ad altre repubbliche africane, piuttosto la carica di presidente a vita succede in molte repubbliche in tutto il mondo.
Ecco alcuni esempi:
- In Tunisia dine Zine el Abi Ben Ali è al potere dal 1987
- l’Egitto dal 1981 è guidato da Hosni Mubarak.
- la Libia con Muammar Gheddafi è presidente dal 1969
- nello Yemen Alì Abdallah Saleh presidente dal 1978
- in Siria la famiglia Assad è al potere dal 1971 (prima il padre Hafez e ora il figlio Bashir)
- Korea del Nord (Kim Il Sung 1948-1994, Kim Jong II dal 1994)
- a Cuba Fidel Castro dal 1976 al 2008 (adesso il fratello Raúl Castro)
...
Anche negli Stati Uniti d'America i presidenti passano da padre a figlio (Kennedy, Bush ... dal marito alla moglie con Clinton?)
Visto che in molte repubbliche la carica dei presidenti va ben oltre il periodo del mandato (in genere 5 anni), questa tendenza dovrebbe far riflettere.
Già so l'immediata replica di un repubblicano : sempre meglio un presidente a vita piuttosto che un Re a vita.
Non è la stessa cosa.
In una Monarchia il sovrano regna e non governa e quindi un Re eventualmente non adatto, in ogni caso, non danneggia il resto del sistema.
Al contrario in una repubblica un presidente corrotto o incapace porta dei danni irreversibile a tutto lo stato in quanto il presidente è il punto di riferimento di tutto il mondo politico.
Inoltre le monarchie si adattano ai cambiamenti della società, rimanendo sempre stati democratici, invece gli ordinamenti repubblicani involvono ripiegandosi alla presidenza a vita per poi diventare delle dittature.
Insomma, la Monarchia è sempre preferibile alla repubblica!!!
Quello che avviene in Algeria non è un caso isolato, e non è solo un allineamento ad altre repubbliche africane, piuttosto la carica di presidente a vita succede in molte repubbliche in tutto il mondo.
Ecco alcuni esempi:
- In Tunisia dine Zine el Abi Ben Ali è al potere dal 1987
- l’Egitto dal 1981 è guidato da Hosni Mubarak.
- la Libia con Muammar Gheddafi è presidente dal 1969
- nello Yemen Alì Abdallah Saleh presidente dal 1978
- in Siria la famiglia Assad è al potere dal 1971 (prima il padre Hafez e ora il figlio Bashir)
- Korea del Nord (Kim Il Sung 1948-1994, Kim Jong II dal 1994)
- a Cuba Fidel Castro dal 1976 al 2008 (adesso il fratello Raúl Castro)
...
Anche negli Stati Uniti d'America i presidenti passano da padre a figlio (Kennedy, Bush ... dal marito alla moglie con Clinton?)
Visto che in molte repubbliche la carica dei presidenti va ben oltre il periodo del mandato (in genere 5 anni), questa tendenza dovrebbe far riflettere.
Già so l'immediata replica di un repubblicano : sempre meglio un presidente a vita piuttosto che un Re a vita.
Non è la stessa cosa.
In una Monarchia il sovrano regna e non governa e quindi un Re eventualmente non adatto, in ogni caso, non danneggia il resto del sistema.
Al contrario in una repubblica un presidente corrotto o incapace porta dei danni irreversibile a tutto lo stato in quanto il presidente è il punto di riferimento di tutto il mondo politico.
Inoltre le monarchie si adattano ai cambiamenti della società, rimanendo sempre stati democratici, invece gli ordinamenti repubblicani involvono ripiegandosi alla presidenza a vita per poi diventare delle dittature.
Insomma, la Monarchia è sempre preferibile alla repubblica!!!
Così anche la repubblica algerina si allontana dalla democrazia
Per l’Algeria è un grande passo indietro, mentre per il suo presidente, Abdelaziz Bouteflika, è indubbiamente un successo. Ieri il Parlamento di Algeri ha adottato la revisione dell’articolo 74 della Costituzione, che pone il limite di due mandati per l’elezione del capo dello Stato. Bouteflika, dal 1999 alla guida del paese, potrà quindi ripresentarsi per la terza volta il prossimo aprile, quando in Algeria si svolgeranno le presidenziali.
L’emendamento è passato con 500 voti a favore su 529. Otto gli astenuti e ventuno i contrari, tutti membri di partiti d’opposizione.Ma se Bouteflika pone una sicura ipoteca sulla sua rielezione, per l’ordinamento politico algerino è una grave involuzione. L’Algeria si è allineata alle altre repubbliche del nord Africa, dove la carica di presidente è ‘a vita’.
Basta guardare i numeri: in Tunisia Zine el Abidine Ben Ali è al potere dal 1987, mentre l’Egitto dal 1981 è guidato da Hosni Mubarak. E’ la Libia però a detenere il record, con Muammar Gheddafi ‘presidente’ dal 1969.
Nel resto del mondo arabo non va meglio, come nello Yemen di Alì Abdallah Saleh (in carica dal 1978) e in Siria con gli Assad al potere dal 1971, prima il padre Hafez e ora il figlio Bashir.
L’Algeria è l’ultimo esempio di quello che preoccupa gli esperti mediorientali: mentre le monarchie compiono piccoli passi verso la democrazia (si pensi ad alcuni regni del Golfo Persico che hanno introdotto il suffragio universale), gli ordinamenti repubblicani involvono ripiegandosi sulla presidenza a vita.
ilfoglio
lunedì, novembre 10, 2008
ONU repubblica democratica del congo
Nella parte orientale del Congo avviene la più grande catastrofe umanitaria dei tempi moderni: un milione di persone uccise, i superstiti tenuti in ostaggio, una generazione di bambini che non ha mai sorriso.
I bambini soldato, vestiti con la divisa verde del presidente Kabila, il kalashnikov sulle spalle e l’elmetto in testa, imparano presto a uccidere e a essere uccisi.
A Goma tutti si chiedono se conviene Vivere o Morire?
È un conflitto tipicamente africano, lotte tra razze e clan dove tutte le fazioni in campo commettono gravi crimini ai danni della popolazione.
Ma la parte più sconvolgente è che l’Onu, l’Occidente, le potenze, non se ne sono accorti
I poveri africani da tempo hanno capito che l'ONU serve a nulla,
la gente viene letteralmente macellata e la Monuc (la Missione dell’ONU in Congo) non li aiuta, ormai i contingenti Onu sono accusati pesantemente dalla gente.
Mascalzoni non hanno fatto nulla per evitare la guerra - urla una giovane donna, Maoro Frassine -. La mia casa è stata saccheggiata. Ho perso tutto; non ho più niente.
corrieredellasera
D'accordo che il compito dell'Onu è molto difficile, ma mancano gli ordini, i mezzi , la volontà politica .... a già lì non c'è petrolio, gas, denari ...
Adesso le Nazioni Unite lanciano l'allarme sul pericolo che il conflitto possa estendersi
larepubblica
Non potevano svegliarsi prima ?
Cosa serve l'ONU ?
Alla fine mi sia concesso una considerazione un pò polemica e che, forse, stona con la drammaticità della situazione.
Può sembrare una beffa, ma migliaia di persone muoiono in un paese che si definisce repubblica democratica.
A nulla sono valse le elezioni presidenziali e legislative del 2006 e a nulla è servito l'intervento della Nazioni Unite.
Si rafforza sempre più l'idea che la repubblica e democrazia sono più che altro gusci vuoti o vestiti affascinanti utilizzati dai regimi (alle volte dittature) per nascondere la realtà.
sabato, novembre 08, 2008
Muro di Berlino
Il muro di Berlino è esistito dal 13 agosto 1961 fino al 9 novembre 1989, quando finalmente cadde.
La legge prevede, in occasione di questa giornata, di organizzare cerimonie ufficiali ed approfondimenti nelle scuole per illustrare il valore della democrazia e della libertà e per evidenziare gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti.
Legge 15 Aprile 2005 n° 61, ha istituito il Giorno della Libertà, evento simbolo per la liberazione di Paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo.
Perché questo silenzio da parte delle istituzioni repubblicane?
Secondo me, la fine dell'oppressione comunista è una ricorrenza molto scomoda per la repubblica italiana.
Infatti la costituzione repubblicana è stata scritta anche dai comunisti e quindi la vulgata repubblicana cancella gli orrori compiuti dai comunisti.
A queso punto mi assilla una domanda.
Non è che si dimentica questa importante anniversario (Giorno della libertà) per togliere dall'imbarazzo la repubbica, ed in particolare napolitano che a questo punto dovrebbe parlare sul comunismo?
link
gli-ungheresi-non-vogliono-napolitano
venerdì, novembre 07, 2008
Europa, droga, Italia
Anche se molti studi scientifici hanno dimostrato i danni cerebrali provocati dalle droghe ed anche l'alterazione della normale maturazione del cervello degli adolescenti, nonostante ciò, molti giovani ne fanno sempre più uso.
È allarmante il risultato del rapporto annuale dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, Oedt.
C'è un continuo aumento dell'uso della droga, in particolare salgono le quotazioni della cocaina, scendono gli spinelli, crolla l'ecstasy e l'eroina rimane stabile.
L'Italia purtroppo è tra i Paesi europei che nell'ultimo anno ha fatto registrare il più alto consumo di cocaina: il 3,2% dei giovani tra i 15 e i 34 anni
Con molta amarezza registro il triste primato di cui il nostro paese è protagonista, l’Italia ai primi posti in Europa per consumo di droga.
Sembra dai dati si scopre che in questa Europa ogni ora un giovane muore per un’overdose.
A livello europeo circa 2 milioni di giovani (15-34 anni) hanno provato le anfetamine nell'ultimo anno e circa 2,5 milioni l'ecstasy.
Nonostante il calo di popolarità nel consumo di cannabis, oltre 71 milioni di persone ne ha fatto uso almeno una volta nella vita e circa il 7% (23 milioni) ad averla consumata nell'ultimo anno, la sostanza illecita più utilizzata in Europa.
Di fronte a questo allarme - già noto da molto tempo - significa che c'è assolutamente bisogno di un forte intervento della società civile e delle autorità al fine di sensibilizzare i giovani sui seri rischi dell’assunzione di stupefacenti.
Mesi fa si era aperta una polemica sull'uso di stupefacenti da parte di molti parlamentari, e quindi se anche le istituzioni sono colpite da flagello della droga, come si può sperare che i giovani siano sensibili ad una propaganda antidroga proposta dalle istituzioni?
Un'Europa sempre più drogata e l’Italia patria della canna
E' questa l'europa che vogliamo?
Cosa fa la repubblica per combattere la droga?
L'enorme consumo di droga è indice di una società in profonda crisi dove non ci sono più punti di riferimento e dove gli uomini hanno paura del futuro.
giovedì, novembre 06, 2008
Obama e dollari
La vittoria di Obama è stata netta, ha conquistato il 52 per cento dei consensi contro il 47 per cento di McCain, ed adesso Barack Obama è il primo afroamericano a diventare Presidente degli Stati Uniti.
Questo evento suscita diversi interrogativi tra i quali quello di chiedersi sulle ragioni della vittoria di Obama.
Nei quotidiani e nel web si trovano molti articoli che analizzano queste elezioni per trovare delle risposte.
I motivi sono tanti :
- crisi economica
- insoddisfazione di Bush
- alta affluenza alle urne
- McCain ha pagato il peso dell’eredità di Bush
- gli errori commessi in una campagna elettorale da McCain
- eccezionale organizzazione di Obama
- comunicazione vincente di Obama
- Obama ha usato i mezzi di comunicazione con bravura e astuzia, in particolare internet
- la giovane età di Obama contro quella più avanzata di McCain
- Obama ha retto allo stress di una campagna elettorale lunghissima
- una convincente immagine di Obama
...
Tutti questi punti sono stati importanti ma io però sono convinto che il motivo principale della vittoria di Obama è stato un altro, non sottolineato dai massmedia.
Il fattore determinante è stato l’enorme quantità di denaro che Obama ha avuto a disposizione.
Infatti Obama è riuscito a battere tutti i record nella raccolta di fondi: più di 620 milioni di dollari contro i 237 milioni di dollari raccolti da McCain (quasi il triplo), prima ha sconfitto il formidabile clan politico dei Clinton e quindi ha conquistato la Casa Bianca.
Grazie ad una disponibilità economica spaventosa Obama ha potuto mettere in moto una propaganda senza precedenti, ha potuto muoversi in modo capillare e metodico in tutto il territorio americano e questo sin dai tempi della primarie.
Con questo capitale la campagna elettorale di Obama è stata vincente e spettacolare, ha stregato e stordito molti americani (e non solo).
Questa disponibilità economica, determinante per la vittoria, è stato anche un merito di Obama, in particolare al reclutamento di denari via internet, ma questo scopre un altro problema.
Vogliamo credere alla favola della campagna autofinanziata o solo grazie al web?
Da dove provenivano i fondi che hanno permesso al neo presidente di vincere una campagna elettorale durata più di due anni?
Senza dubbio le elezioni presidenziali americane dimostrano che per vincere basta avere molto più denaro degli altri concorrenti.
Insomma Obama ha vinto perchè possiede la dote più importante per un politico americano cioè la capacità di raccogliere quanti più soldi possibili.
La domanda da chiederci è :
Obama avrebbe vinto lo stesso se la disponibilità finanziaria fosse stata uguale a quella di McCain?
Ma in una repubblica presidenziale il candidato politico più ricco è anche il più bravo?
Come avviene in tutte le repubbliche – soprattutto in quelle presidenziali - adesso Obama dovrà ringraziare tutti coloro che lo hanno aiutato a vincere, in particolare i grandi gruppi finanziari e società multinazionali che hanno investito su di lui milioni di dollari.
Secondo voi, i grandi gruppi finanziari – che non si vergognano di aver rovinato migliaia di piccoli investitori - hanno regalato milioni di dollari ad Obama solo per la gloria ?
Purtroppo molti ignorano questa amara realtà, altri (repubblicani presidenzialisti) la nascondano.
mercoledì, novembre 05, 2008
Il nuovo giovane Re del Bhutan
Jigme Khesar Namgyel, il monarca più giovane al mondo eredita la corona, ma anche la sfida di traghettare il Paese nel mondo moderno, conservandone la cultura.
Jigme Khesar Namgyel nuovo re del Bhutan, sarà incoronato domani nella capitale Thimpu.
Durante la cerimonia di investitura, il giovane Re riceverà il corvo imperiale (corona del re), diventando il più giovane monarca al mondo. Alla solennità seguiranno 3 giorni di festa nazionale, di danze in maschera e riti antichi. La data dell’incoronazione è stata fissata seguendo calcoli astrologici.
Il giovane re, laureato ad Oxford, dovrà essere il segno dell’unità nazionale in un Paese che si sta adattando con difficoltà alla modernità e alla democrazia.
La struttura democratica è stata introdotta da Jigme Singye Wangchuk, padre del nuovo monarca, solo nel 2006, quando egli ha abdicato diventando solo reggente. Lui è l’architetto del nuovo Bhutan, in cui l’apertura la mondo è stata calibrata con cura per non smarrire l’identità e i valori spirituali.
Questa nuova monarchia costituzionale, disegnata dal padre nel nuovo sovrano, dimostra ancora una volta che la monarchia è sinonimo di progresso, democrazia e coesione.
La Monarchia è una garanzia per non smarrire l’identità di un popolo.
Un popolo non rinuncia al suo Re!
Lunga vita al Re!
fonte bbc
Profile: Jigme Khesar Namgyal Wangchuck
Obama, Usa, politica, Italia
E’ scoraggiante vedere questo assurdo affanno nel salire sul carro dell’ultimo vincente.
Addirittura c'è qualcuno che considera Obama come un nuovo mosè.
Incredibile.
Forse l'unica spiegazione è che ci si illude di avere un paese migliore votando un nuovo presidente.
Ma non ci si sente forse sempre insoddisfatti dell'operato svolto dai precedenti presidenti?
Quando si esagera a lodare un uomo, che tra parentesi fino a poca tempo fa non si sapeva neanche l’esistenza, significa che una forza irrazionale ci sta impedendo di ragionare con la nostra testa.
L'arte di saltare sul carro vincente è una specialità degli italiani ed infatti molti politici interpretano le elezioni americane per avere dei vantaggi.
La sinistra considera la vittoria di Obama come una rivincita della precedente sconfitta politica; la destra sembra soddisfatta della sconfitta di McCain, erede di Bush.
Ridicoli.
La destra e sinistra sono già in ginocchio davanti al nuovo Mosè?
Finora di Obama si sa solo che è un nuovo politico che per le elezioni ha speso più di tutti gli altri precedenti presidenti e che, come tutti gli altri, ha illuso gli amercani con tante belle promesse.
Bisognerà aspettare un pò per dare un giudizio ad Obama, vedremo nel concreto come si comporterà.
martedì, novembre 04, 2008
Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918
In questo splendido video si ascolta il Bollettino della Vittoria del 4 novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.
Il Bollettino della Vittoria è il documento ufficiale emesso dal Comando Supremo del Regio Esercito Italiano che annunciava la disfatta nemica e la vittoria dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale.
Il testo, fuso nel bronzo delle artiglierie catturate al nemico, è esposto in tutte le Caserme e i Municipi d'Italia.
Si può anche leggere il testo del Bollettino sul sito dell'Esercito Italiano.
lunedì, novembre 03, 2008
4 novembre 1918
Vittorio Emanuele III portava alla vittoria l’Italia
.La prima pagina de “La Domenica del Corriere” dopo la Vittoria.
Il 4 novembre 1918, si concludeva vittoriosamente la Prima Guerra Mondiale, che segnava la sconfitta e la conseguente scomparsa degli Imperi Austro-Ungarico e Germanico.
Fu essenziale l’opera silenziosa e tenace di Vittorio Emanuele III, che instancabile percorreva il fronte al fine di rendersi esatto conto della situazione militare e di accertare quali fossero le reali condizioni di vita delle truppe ed il loro morale senza ricorrere ad intermediari.
“Il Re si assunse l’incarico quotidiano di accorrere personalmente ovunque lo credesse necessario” scrisse il Marchese Solaro del Borgo, che gli era stato compagno d’armi e ancora “nessuno con maggiore competenza potè suggerire rinunce e modifiche e deliberazioni di particolare importanza: e nessuno, in conseguenza avrebbe potuto, meglio di quel ch’Egli fece, servire in momenti eccezionalmente delicati gli interessi del Paese, con efficacia della quale la gran massa del Paese stesso ignora e non immagina la portata”.
Le visite del Re sollevavano il morale della truppa, per la quale Egli era diventato il simbolo vivente della Patria.
Ma dove veramente le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito.
Potè così imporre agli Alleati il proprio punto di vista: la difesa della linea del Piave senza ulteriori arretramenti.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.
Fermato il nemico, dopo una serie di furiose battaglie il nemico venne ricacciato al di là del Basso Piave nel luglio ’18.
A ottobre l’Italia scatenò l’offensiva finale, poi chiamata battaglia di Vittorio Veneto, che portò all’annientamento dell’esercito austriaco ed alla successiva caduta dell’Impero.
L’Italia grazie alla guida illuminata di Re Vittorio Emanuele III aveva vinto la guerra e conquistato gli ultimi territori ancora sotto la dominazione straniera.
Si compiva così l’Unità d’Italia, realizzata da Casa Savoia attraverso secoli di guerre e di conquiste, unità territoriale, ma soprattutto morale, poiché tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si erano trovati concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.
La repubblica italiana, consapevole dell'importanza della guida di Re Vittorio Emanuele III per la vittoria, ha cercato di snobbare il 4 novembre 1918.
Ecco così la vulgata repubblicana considerare la prima guerra mondiale un massacro, una "vittoria militare" che portò al fascismo, ad altre guerre, ad altri morti ...
Tutto falso, solo propaganda.
In realtà questa festa ci appartiene, fa parte della memoria profonda del Paese.
Attraverso un evento traumatico eppure grandioso - appunto questa Nostra Guerra - gli italiani si sono finalmente sentiti uniti, la vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria nazione.
Il 4 novembre 1918 ha permesso il compimento del Risorgimento nazionale
In quest’ora solenne ricordiamo i Caduti il cui esempio deve guidare gli italiani.
I Caduti non muoiono sui campi di battaglia e non spariscono nei sacrari, ma soltanto quando sono dimenticati !
Link
In questo splendido video si ascolta il Bollettino della Vittoria 4 Novembre 1918 dalla voce del Generale Armando Diaz.
domenica, novembre 02, 2008
commemorazione, esilio, savoia
Re Umberto II davanti alla tomba di Re Vittorio Emanuele III (ambedue in esilio anche da morti)
La Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti, chiamata anche Giorno dei Morti, è una ricorrenza della Chiesa cattolica e celebrata il 2 novembre di ogni anno. Nel calendario liturgico segue la festività di Ognissanti, che ricorre infatti l'1 novembre.
Questa commemorazione risponde ad una esigenza umana e sacra di ricordare i propri cari e dare un senso alla vita ed alla morte.
Evidentemente tutti hanno il diritto di pregare e deporre fiori sulle tombe dei Loro cari e quindi lo Stato dovrebbe sempre aiutare i cittadini a compiere questo gesto.
Però non tutti gli italiani possono posare le proprie spoglie sul loro paese visto che la repubblica italiana ha vietato ad alcuni Sovrani Italiani di essere sepolti in Italia.
Ricordiamo:
S.M. Vittorio Emanuele III, morto il 28 dicembre 1947 sepolto in Egitto
S.M. Elena di Savoia morta il 28 nov 1953 sepolta in Francia
S.M. Umberto II morto il 19 marzo 1983 sepolto in Francia
S.M. Maria Josè di Savoia morta il 27 gennaio 2001 sepolta in Francia
Oltre che chiedere alle più Alte Cariche Istituzionali la traslazione dall'estero dei Sovrani Italiani al Pantheon di Roma, pongo una domanda :
perchè si continua a vietare ai monarchici di pregare e deporre fiori sulle tombe dei Loro cari ?
Regina di Francia Maria Antonietta
Maria Antonia Giuseppa Giovanna d'Asburgo-Lorena, (Vienna, 2 novembre 1755 – Parigi, 16 ottobre 1793), fu arciduchessa d'Austria, principessa reale di Ungheria, principessa reale di Boemia, principessa reale di Toscana, principessa reale di Croazia e Slavonia, principessa reale di Germania e principessa imperiale del Sacro Romano Impero dal 1755 al 1770, Duchessa di Berry e Delfina di Francia dal 1770 al 1774 e regina di Francia dal 1774 al 1792; morì sulla ghigliottina al culmine della Rivoluzione francese.
sabato, novembre 01, 2008
riforma gelmini scuola università
Dallo studio dell’Ocse / Oecd (Education at a glance 2008) sui sistemi educativi nazionali l’Italia è in una pessima posizione: pochi numero di laureati e specializzati, scarsi investimenti pubblici, poca specializzazione, bassi gli stipendi degli insegnanti ...
Soltanto il 17% della popolazione tra i 24 e i 34 anni ha conseguito una laurea, spendiamo per la scuola il 4,7% del Pil, contro il 5,8% della media dei Paesi sviluppati.
Quando si affronta il tema della scuola italiana si assiste però a discussioni inutili e confuse, il solito ricorso allo scaricabarile per non cambiare nulla.
Gli studenti, a ragione, si lamentano della scarsa educazione che ricevono e della mancanza di opportunità ma mancano obiettivo e non capiscono che il loro nemico è lo status quo.
Il ministro Gelmini invoca giustamente una scuola basata sulla serietà e meritocrazia ma si limita a tagliare i fondi indiscriminatamente.
I rettori universitari minacciano le dimissioni per protesta, cosa che fanno ogni volta che si parla di tagli.
Davvero le amministrazioni universitarie non hanno alcuna colpa della situazione e dell'aumento dei costi?
In Italia c'è la tendenza ad affrontare tutti i problemi in modo ideologico, ed anche per la scuola si procede in questa direzione.
Gli insegnanti e professori, senza preoccuparsi della scarsa qualità del servizio educativo, rifiutano ogni meccanismo di valutazione del proprio operato e proteggono le rivendicazioni egualitarie, favorendo la mediocrità.
La scuola e l’università non hanno bisogno di più fondi ma piuttosto di distribuire i fondi in funzione della qualità.
Purtroppo nessuno degli attori principali sembra comprendere che è necessario un sistema di valutazione e di meccanismi di incentivo basati su queste valutazioni.
Il problema principale è la mancanza di trasparenza, legalità e di meritocrazia.
D’altronde tutto il sistema di finanziamento pubblico verso gli atenei è ben poco orientato al merito.
Insomma sprechi, inefficienza, parcellizzazione del sapere, lassismo etico, mortificazione delle competenze.
Per riformare davvero l'Università si potrebbe sostituire al valore legale della laurea un nuovo meccanismo che costringa ogni ateneo a misurarsi con standard di qualità.
A ciò si dovrebbe affiancare borse di studio per gli studenti meritevoli che non hanno i mezzi per pagarsi gli studi.
Inoltre si potrebbe togliere il valore legale della cattedra, professori a tempo indeterminato (eccetto a quelli d’eccellenza) facilitare il ricambio generazionale dei professori.
Adesso il sistema scolastico è lo specchio della repubblica, cioé un sistema che non sa essere né egualitario né meritocratico.
Purtoppo anche quando si parla di scuola la propaganda repubblicana lascia il suo subdolo messaggio.
Infatti quando ci si lamenta dell'evidente mal funzionamento dell'Università italiana, si parla di baroni a sproposito, come se la degenerazione fosse un retaggio della monarchia.
Ma perchè? Chi ha ridotta così l'università italiana?
Se in Italia il livello dell'insegnamento scolastico è peggiorato in 60 anni allora la colpa non può che essere della repubblica.
D'altronde basta ricordare quello che è avvenuto ed avviene in questa repubblca; il '68, il malaffare, gli intrallazzi, i professori imposti dai partiti politici, le tessere ...
D'altronde la repubblica ha inventato la figura dei portaborse dei politici stipendiati dal contribuente, ha prodotto tangentopoli, ha aumentato il potere della mafia, aumentato la differenza nord-sud...
Casomai è la repubblica che ha diviso gli italiani in caste!
Se l'università fa schifo, il termine adatto da usare è "degenerazione repubblicana".
Al contrario di quello che succede adesso, ai tempi del Regno d'Italia non si truccavano i concorsi universitari, non si assumevano figli-amanti-nipoti-cognati dei docenti, non si moltiplicavano i corsi di laurea....
Quando c'era la Monarchia esistevano valori come onore, rispetto, decoro, oggi abbandonati da questa repubblichetta, dove si vive solo per i soldi e per fare i propri porci comodi.
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