venerdì, gennaio 30, 2009
Felipe di Borbone e Grecia
Felipe de Borbón y Grecia (Madrid, 30 gennaio 1968) è figlio di re Juan Carlos I di Spagna e della regina Sofia. È stato battezzato con i nomi di Felipe Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos.
Erede al trono di Spagna dal 1975, ha ricevuto il titolo di Principe delle Asturie nel 1977.
Secondo la costituzione spagnola è erede al trono di Spagna, e, per questa ragione, ha il titolo di Principe delle Asturie.
mercoledì, gennaio 28, 2009
Napolitano, Di Pietro, Giustizia e Politica
In una manifestazione organizzata a Roma dall’Associazione nazionale vittime di mafia e dall’Italia dei Valori contro la riforma della giustizia, Di Pietro ha accusato Napolitano di non essere un arbitro imparziale e di tacere su alcuni temi come la giustizia e il Lodo Alfano.
La protesta dell’Idv sarebbe motivata dalla sospensione, decisa dal Csm, del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, un provvedimento che sarebbe segnale di grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura.
In piazza Farnese c'era anche un manifesto che riportava la frase "Napolitano dorme, l’Italia insorge”, una dura ed evidente critica nei confronti del presidente della repubblica.
Di Pietro ha aggiunto: “A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo", inoltre ha concluso: “Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso”.
Evidentemente Di Pietro esorta il presidente ad intervenire sulle questioni della giustizia e sullo scontro attorno al caso dei magistrati di Salerno.
In Italia è da anni che assistiamo ad una aspra lotta tra la Magistratura e la Politica, una lotta che sta dissanguando la repubblica, che già per altri motivi vive un periodo di profonda crisi.
E' chiaro che qualsiasi riforma della giustizia proposta in questo contesto non può che peggiorare il difficile rapporto tra politica e magistratura.
Secondo me Di Pietro comincia a temere che il PDL ed il PD possano mettersi d'accordo per riformare la Giustizia.
Per evitare che questo possa succedere, oltre che dimostrare di essere il leader della opposizione, cerca di fare pressione su napolitano affinchè non firmi la ipotetica riforma.
Ovviamente le parole di Di Pietro hanno sollevato un polverone.
Lasciamo da parte la stupida favola del presidente della repubblica superpartes, non esiste in quanto sono tutti dei politici eletti da partiti (e quindi di parte).
Se è vero allora le loro decisioni sono scelte politiche e quindi criticabili, fattore ancor più evidente quando si tocca la giustizia essendo il presidente della repubblica anche il presidente del CSM.
Adesso napolitano si trova in una situazione molto scomoda nel senso che qualsiasi cosa farà (firmare o no la ipotetica riforma) sarà sempre criticato da qualche parte poltica.
Di Pietro ha sbagliato a dare del mafioso a napolitano, ma ha avuto il merito di scoprire una verità, e cioè che i presidenti della repubblica non possono essere arbitri o da terzi, sono politici di parte.
Ed anche per questo io preferisco la Monarchia alla repubblica.
La protesta dell’Idv sarebbe motivata dalla sospensione, decisa dal Csm, del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, un provvedimento che sarebbe segnale di grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura.
In piazza Farnese c'era anche un manifesto che riportava la frase "Napolitano dorme, l’Italia insorge”, una dura ed evidente critica nei confronti del presidente della repubblica.
Di Pietro ha aggiunto: “A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo", inoltre ha concluso: “Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso”.
Evidentemente Di Pietro esorta il presidente ad intervenire sulle questioni della giustizia e sullo scontro attorno al caso dei magistrati di Salerno.
In Italia è da anni che assistiamo ad una aspra lotta tra la Magistratura e la Politica, una lotta che sta dissanguando la repubblica, che già per altri motivi vive un periodo di profonda crisi.
E' chiaro che qualsiasi riforma della giustizia proposta in questo contesto non può che peggiorare il difficile rapporto tra politica e magistratura.
Secondo me Di Pietro comincia a temere che il PDL ed il PD possano mettersi d'accordo per riformare la Giustizia.
Per evitare che questo possa succedere, oltre che dimostrare di essere il leader della opposizione, cerca di fare pressione su napolitano affinchè non firmi la ipotetica riforma.
Ovviamente le parole di Di Pietro hanno sollevato un polverone.
Lasciamo da parte la stupida favola del presidente della repubblica superpartes, non esiste in quanto sono tutti dei politici eletti da partiti (e quindi di parte).
Se è vero allora le loro decisioni sono scelte politiche e quindi criticabili, fattore ancor più evidente quando si tocca la giustizia essendo il presidente della repubblica anche il presidente del CSM.
Adesso napolitano si trova in una situazione molto scomoda nel senso che qualsiasi cosa farà (firmare o no la ipotetica riforma) sarà sempre criticato da qualche parte poltica.
Di Pietro ha sbagliato a dare del mafioso a napolitano, ma ha avuto il merito di scoprire una verità, e cioè che i presidenti della repubblica non possono essere arbitri o da terzi, sono politici di parte.
Ed anche per questo io preferisco la Monarchia alla repubblica.
martedì, gennaio 27, 2009
I poveri in Italia
L'ottavo rapporto sulla povertà della Caritas Italiana-Fondazione Zancan ha stabilito che un italiano su quattro è povero e che in Europa l'Italia è il paese con una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà.
Gli italiani considerati poveri sono quelli che vivono con meno di 500-600 euro al mese (il 13% della popolazione), le famiglie con anziani e le famiglie con tre o più figli. Il 48,9% di queste vive al sud.
Accanto ai circa 7 milioni e mezzo di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, ce ne sono altrettanti che si trovano appena sopra a tale soglia. Gli italiani "coinvolti" nel fenomeno povertà sono circa 15 milioni, ovvero il 25% della popolazione.
Nonostante questi dati allarmanti l'Italia è al di sotto della spesa media per la protezione sociale.
La spesa aumenta ma il 66,3% serve per coprire le pensioni. Questo squilibrio è ancor più evidente se si considera l'incidenza sul PIL: la spesa per la previdenza incide per il 15,8%, quella per la sanità per il 6,2%, per l'assistenza sociale per l'1,9%.
In Italia le misure contro la povertà sono le meno efficaci in Europa, mentre in alcuni paesi (come Svezia, Danimarca, Olanda) l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50% il rischio povertà, in Italia solo il 4%.
Questa è la vera e drammatica situazione sociale italiana, ben diversa dall'immagine disegnata dai massmedia o da quello che si vede nelle varie caste della repubblica italiana.
Le cifre sono impressionanti e testimoniano una persistenza del fenomeno della povertà nel nostro paese e il sostanziale fallimento delle politiche di intervento assistenziale.
Regina Maria José
A Ginevra il 27 gennaio 2001 moriva la Regina Maria Josè.
Per Suo espresso volere venne sepolta nell'Abbazia Reale di Altacomba (Alta Savoia in Francia) ed adesso riposa al fianco di S.M. Umberto II.
martedì, gennaio 20, 2009
Rivoluzione francese ed il comunismo
Luigi XVI di Francia (23 agosto 1754 - 21 gennaio 1793).
Luigi venne arrestato il 13 agosto 1792. Il 21 settembre 1792, l'Assemblea Nazionale dichiarò che la Francia era una repubblica.
Luigi venne processato (dall'11 dicembre 1792) e accusato davanti all'Assemblea Nazionale di alto tradimento. Venne condannato a morte (17 gennaio 1793) per ghigliottina con 361 voti favorevoli, 288 contrari e 72 astenuti.
Re Luigi XVI venne ghigliottinato il 21 gennaio 1793 in Piazza della Rivoluzione, l'attuale Place de la Concorde.
Il Re rivolgendosi ancora una volta ai francesi affermò: Muoio innocente di tutti i crimini che mi sono imputati. Perdono i responsabili della mia morte e prego Dio che il sangue che state per versare non ricada mai sulla Francia.
Ricordiamo questo sovrano.
Il binomio Rivoluzione-ghigliottina è divenuto inscindibile nella coscienza collettiva.
Dal punto di vista politico la ghigliottina è stato lo strumento fondamentale della repubblica francese .
I rivoluzionari della repubblica francese uccisero tutti coloro che si opposero (il genocidio vandeano), fu un periodo di terrore.
Molte le analogie della repubblica francese con i totalitarismi del Novecento, soprattutto del comunismo di stampo sovietico.
lunedì, gennaio 19, 2009
Obama Day, spettacolo e dollari
Naturalmente in questi giorni l'avvenimento più importante è l'insediamento alla Casa Bianca del nuovo presidente degli Stati Uniti, Obama, ed in questo contesto io vorrei spostare l'attenzione sui costi eccessivi stanziati per questo evento.
A parte il fatto che, in genere, le Istituzioni e la Politica non dovrebbe mai spendere troppo in festeggiamenti o cose non essenziali, la critica a questi costi diventa ancor più fondata se si tiene conto la difficile situazione economica degli Stati Uniti, nella quale molti americani perdono lavoro o non riescono a pagare i mutui per l'acquisto di casa.
Ecco quindi che fa molto discutere il massiccio investimento per questi festeggiamenti, e nonostante le molte promesse di austerità in questi tempi di profonda crisi economica.
Infatti la giornata costerà intorno ai 170 milioni di dollari, una cifra enorme.
La cerimonia del giuramento da sola arriverà a costare 1,24 milioni. La maggior parte verrà speso in misure di sicurezza e nelle decine di balli e feste che costelleranno la città di Washington. Le spese saranno in gran parte coperte dagli sponsor, mentre il governo federale coprirà 49 milioni di dollari e gli Stati di Washington DC, Virginia e Maryland hanno chiesto aiuti al governo centrale per altri 75 milioni.
Ci sarà un esercito di 20mila agenti, di una cinquantina di diverse agenzie di sicurezza, a proteggere il giuramento di Barack Obama.
Per garantire che tutto si svolta regolarmente è stato arruolato un piccolo esercito. Gli uomini e i mezzi addetti alla sicurezza impegnati su Washington e dintorni sono oltre 42mila, con un costo complessivo di almeno 78 milioni di dollari.
E' significativo confrontare i costi dei festeggiamenti per l'insediamento di Obama con quelli precedenti.
Adesso si spende molto più dei 42,3 milioni spesi dal comitato Bush nel 2005 o i 33 milioni dell'Inauguration Day di Bill Clinton nel 1993.
Da segnalare quindi il continuo aumento dei costi del presidenzialismo americano.
Io ho l'impressone che Obama non parte molto bene.
Da una persona di colore che per la prima volta diventa presidente degli Stati Uniti, un fatto epocale che avviene in un periodo di profonda crisi economica, io mi sarei aspettato ben altro, non certo uno spreco di denaro pubblico.
In più avverto una sgradevole ostensione allo spreco di denaro pubblico, una eccessiva ricerca alla celebrità (parata di stelle pronta a salire sul palco), allo spettacolo (ricevimenti, appuntamenti pubblici e megaconcerti) che urta con la situazione reale della società degli Stati Uniti.
La portata storica dell'evento, la grande attesa che lo circonda e il senso di enorme fiducia e aspettativa che accompagna Barack Obama ha un prezzo: oltre 170 milioni di dollari.
C'è da chiederci se le migliaia di persone che andranno a Washington DC lo faranno per vedere Obama o per assistere gratuitamente il megaconcerto di famosi cantanti....
Lo spettacolo americano continua.
the 56th Presidential Inauguration
Obama, clinton, dollari
Obama e dollari
Obama, Usa, politica, Italia
complotto obama, elezioni USA, naziskin
A parte il fatto che, in genere, le Istituzioni e la Politica non dovrebbe mai spendere troppo in festeggiamenti o cose non essenziali, la critica a questi costi diventa ancor più fondata se si tiene conto la difficile situazione economica degli Stati Uniti, nella quale molti americani perdono lavoro o non riescono a pagare i mutui per l'acquisto di casa.
Ecco quindi che fa molto discutere il massiccio investimento per questi festeggiamenti, e nonostante le molte promesse di austerità in questi tempi di profonda crisi economica.
Infatti la giornata costerà intorno ai 170 milioni di dollari, una cifra enorme.
La cerimonia del giuramento da sola arriverà a costare 1,24 milioni. La maggior parte verrà speso in misure di sicurezza e nelle decine di balli e feste che costelleranno la città di Washington. Le spese saranno in gran parte coperte dagli sponsor, mentre il governo federale coprirà 49 milioni di dollari e gli Stati di Washington DC, Virginia e Maryland hanno chiesto aiuti al governo centrale per altri 75 milioni.
Ci sarà un esercito di 20mila agenti, di una cinquantina di diverse agenzie di sicurezza, a proteggere il giuramento di Barack Obama.
Per garantire che tutto si svolta regolarmente è stato arruolato un piccolo esercito. Gli uomini e i mezzi addetti alla sicurezza impegnati su Washington e dintorni sono oltre 42mila, con un costo complessivo di almeno 78 milioni di dollari.
E' significativo confrontare i costi dei festeggiamenti per l'insediamento di Obama con quelli precedenti.
Adesso si spende molto più dei 42,3 milioni spesi dal comitato Bush nel 2005 o i 33 milioni dell'Inauguration Day di Bill Clinton nel 1993.
Da segnalare quindi il continuo aumento dei costi del presidenzialismo americano.
Io ho l'impressone che Obama non parte molto bene.
Da una persona di colore che per la prima volta diventa presidente degli Stati Uniti, un fatto epocale che avviene in un periodo di profonda crisi economica, io mi sarei aspettato ben altro, non certo uno spreco di denaro pubblico.
In più avverto una sgradevole ostensione allo spreco di denaro pubblico, una eccessiva ricerca alla celebrità (parata di stelle pronta a salire sul palco), allo spettacolo (ricevimenti, appuntamenti pubblici e megaconcerti) che urta con la situazione reale della società degli Stati Uniti.
La portata storica dell'evento, la grande attesa che lo circonda e il senso di enorme fiducia e aspettativa che accompagna Barack Obama ha un prezzo: oltre 170 milioni di dollari.
C'è da chiederci se le migliaia di persone che andranno a Washington DC lo faranno per vedere Obama o per assistere gratuitamente il megaconcerto di famosi cantanti....
Lo spettacolo americano continua.
the 56th Presidential Inauguration
Obama, clinton, dollari
Obama e dollari
Obama, Usa, politica, Italia
complotto obama, elezioni USA, naziskin
sabato, gennaio 17, 2009
Italia brasile battisti : e la giustizia?
Il ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, ha concesso lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti e quindi ha respinto la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia.
Ricordiamo la storia di questo terrorista.
Alla fine degli anni settanta Cesare Battisti, contumace, fu condannato all'ergastolo per 4 omicidi. Arrestato in Italia nel '79, riuscì ad evadere nel 1981.
Da quel momento ha iniziato un lungo periodo di latitanza che lo ha portato in Messico e poi a Parigi dove ha scritto e pubblicato libri gialli di un certo successo. Rintracciato nel 2004 le autorità francesi concessero l'estradizione ma lui riesce a fuggire in Brasile.
Perchè il Brasile, a fronte di una richiesta di estradizione dal parte dell'italia, ha concesso lo status di "rifugiato politico"?
Il quotidiano la repubblica riporta che l'avvocato difensore di Battisti è Luis Eduardo Greenhalgh (l'avvocato del "Soccorso rosso") che, oltre ad essere stato deputato per il partito del Presidente Lula, è amico del Presidente e di tutti i maggiori dirigenti del partito al governo.
Il ministro della giustizia brasiliana ha spiegato di difendere battisti perchè è convinto che lui in Italia sarebbe ucciso.
Questa è solo una scusa in quanto in italia non succederebbe di certo una cosa del genere .. anzi al massimo diventerebbe una specie di eroe, difeso e festeggiato dai comunisti doc italiani.
Questo caso dimostra che molti terroristi rossi godono di aiuti economici e politici in tutto il mondo.
D'altronde si sa che in Italia esiste una lobby di personaggi più o meno coinvolti con gli Anni di Piombo e con la bandiera rossa che fanno politica, insegnano o che predicano in tv.
Non è un caso che Bertinotti e company in molte occasioni hanno inneggiato alla democrazia di Lula in Brasile come esempio da imitare.
Comunque la scusa inventata dal ministro Brasiliano (Battisti in Italia sarebbe ucciso) dimostra anche che molti stati hanno una immagine decisamente negativa della repubblica italiana e d'altronte si sa che la giustizia italiana funziona molto male .....
Da questa situazione ne esce con le ossa rotte non solo la nostra giustizia ma tutte le istituzioni repubblicane che non hanno la forza e la capacità di reagire e farsi ascoltare.
Un'altra figuraccia della repubblica italiana ...
giovedì, gennaio 15, 2009
Libertà Economica in Italia
Ogni anno la Heritage Foundation pubblica l'Indice della libertà economica, che descrive la libertà con cui gli operatori economici possono muoversi in ciascun paese del mondo.
Il livello di libertà economica dell'Italia viene valutato al 61,4 per cento, ciè un paese "moderatamente libero" e molto vicino al limite dei paese "poco liberi".
L'Italia è bocciata in libertà economica ed è classificata al settantaseiesimo posto, in picchiata rispetto al sessantaquattresimo posto dell'anno scorso.
Nonostante un lieve miglioramento in quattro parametri - libertà d'impresa, libertà dal fisco, libertà dalla corruzione e libertà monetaria - si sono registrati decisi arretramenti.
La libertà dallo Stato viene stimata solo al 24,7 per cento, contro il 29,4 per cento dell'anno scorso, a causa dell'aumento della spesa pubblica, basti pensare al controverso processo di privatizzazione di Alitalia.
Inoltre è peggiorato anche la libertà del lavoro, passato dal 74,5% del 2008 al 61,3% del 2009.
Se si confronta l'italia con altri paesi la performance dell'Italia risulta più grave in quanto nel mondo e in Europa la libertà economica ha fatto molti progressi.
I paesi più liberi al mondo sono Hong Kong, Singapore e l'Australia. Tra i primi dieci paesi, ben quattro sono europei: Irlanda (quarto posto), Danimarca (ottavo), Svizzera (nono) e Regno Unito (decimo).
I dati mostrano che l'economia dell'Italia è molto debole e poco competitiva e, dunque, meno in grado di resistere alla crisi globale.
La libertà fiscale e la libertà dallo Stato (ossia, la dimensione del settore pubblico) continuano ad essere bassi, a causa dell’imponente welfare state.
La spesa pubblica ammonta grosso modo alla metà del PIL.
La riduzione del cronico deficit di bilancio e del debito pubblico è andata a rilento e il valore di quest’ultimo si aggira ancora intorno al 105 per cento del PIL.
L’attività economica informale (economia sommersa) è considerevole.
Italy's economic freedom
Il livello di libertà economica dell'Italia viene valutato al 61,4 per cento, ciè un paese "moderatamente libero" e molto vicino al limite dei paese "poco liberi".
L'Italia è bocciata in libertà economica ed è classificata al settantaseiesimo posto, in picchiata rispetto al sessantaquattresimo posto dell'anno scorso.
Nonostante un lieve miglioramento in quattro parametri - libertà d'impresa, libertà dal fisco, libertà dalla corruzione e libertà monetaria - si sono registrati decisi arretramenti.
La libertà dallo Stato viene stimata solo al 24,7 per cento, contro il 29,4 per cento dell'anno scorso, a causa dell'aumento della spesa pubblica, basti pensare al controverso processo di privatizzazione di Alitalia.
Inoltre è peggiorato anche la libertà del lavoro, passato dal 74,5% del 2008 al 61,3% del 2009.
Se si confronta l'italia con altri paesi la performance dell'Italia risulta più grave in quanto nel mondo e in Europa la libertà economica ha fatto molti progressi.
I paesi più liberi al mondo sono Hong Kong, Singapore e l'Australia. Tra i primi dieci paesi, ben quattro sono europei: Irlanda (quarto posto), Danimarca (ottavo), Svizzera (nono) e Regno Unito (decimo).
I dati mostrano che l'economia dell'Italia è molto debole e poco competitiva e, dunque, meno in grado di resistere alla crisi globale.
La libertà fiscale e la libertà dallo Stato (ossia, la dimensione del settore pubblico) continuano ad essere bassi, a causa dell’imponente welfare state.
La spesa pubblica ammonta grosso modo alla metà del PIL.
La riduzione del cronico deficit di bilancio e del debito pubblico è andata a rilento e il valore di quest’ultimo si aggira ancora intorno al 105 per cento del PIL.
L’attività economica informale (economia sommersa) è considerevole.
Italy's economic freedom
lunedì, gennaio 12, 2009
Debito pubblico
Un nuovo record (negativo) della repubblica italiana : il debito pubblico segnalato oggi dalla Banca d'Italia ha raggiunto la cifra stratosferica di 1.670 miliardi di euro.
Ogni cittadino italiano ha 28.000 euro, cioé 81.000 euro sulle spalle di ogni famiglia.
Le cifre ed i numeri non hanno colore o ideologia politica, e piuttosto devono essere letti ed interpretati con oggettività.
L’economia italiana è allo sfascio soprattutto per colpa dei governi. Infatti se lo Stato è molto indebitato, ed i cittadini lo sono poco, significa che le spese sono fatte più dalla politica e dall’amministrazione che dai produttori di reddito e dalle famiglie.
Ora la situazione economica del nostro paese continua a peggiorare, gli indici sono tutti negativi e la fiducia delle imprese e dei consumatori è ai minimi storici.
Un appello agli italiani.
Prima che sia troppo tardi è giunto il momento di liberarsi dalla classe politica che si assicura privilegi, stipendi e pensioni da nababbi senza fare nulla per il nostro Paese.
Adusbef: 'conto' di 81mila euro su ogni famiglia
ROMA - Il nuovo record del debito pubblico segnalato oggi dalla Banca d'Italia (1.670 miliardi) rappresenta un 'conto' per ogni cittadino italiano di 28.000 euro, cioé 81.000 euro "sulle spalle di ogni famiglia".
I calcoli sono forniti da Elio Lannutti (Adusbef) che accusa il governo di "farfugliare invece di adottare politiche economiche di contenimento". "Mentre governo e ministro dell'economia si trastullano nel regalare Alitalia ai capitani coraggiosi, ben ripulita di 4 miliardi di oneri addossati alla fiscalità generale che aumentano l'indebitamento statale e sterilizzata da normativa Antitrust per taglieggiare gli utenti che devono pagare 340 euro da Roma a Milano, oltre la media tariffaria per aggiungere New York, - argomenta Lannutti - si registra l'ennesimo record per il debito pubblico italiano, che ad ottobre si è attestato a 1.670,6 miliardi, dalla contrazione di settembre (1.648,6 miliardi) dopo il record raggiunto nell'agosto 2008 (a 1.666,6 miliardi). Il debito pubblico italiano che pesa per ben 81.000 euro sulle spalle di ogni famiglia, 28.000 euro che gravano su ognuno dei 60 milioni di abitanti, poteva essere ridotto utilizzando le dismissioni di oro e riserve della Banca d'Italia (circa 67 miliardi di euro) come hanno fatto tutti i Paesi dell'area euro ed attuando politiche economiche di dismissioni dell'enorme patrimonio del demanio, neppure ben censito".
Adusbef torna così a chiedere "azioni concrete di contenimento del debito pubblico, che nonostante i tassi in discesa da parte della Banca Centrale Europea, non verrà ridotto senza interventi realistici ed urgenti, dato lo spread di circa 1,70 punti base pagati dal Tesoro italiano ai sottoscrittori di titoli pubblici rispetto ai bund tedeschi e che resterebbero invenduti, qualora non si pagasse il premio del maggiore rischio paese proprio derivante dall'enorme mole del debito pubblico".
ansa
venerdì, gennaio 09, 2009
Omaggio a Re Vittorio Emanuele II
giovedì, gennaio 08, 2009
Ricordo della Regina Elena
mercoledì, gennaio 07, 2009
Il Tricolore
Il Tricolore
E' giusto onorare il Tricolore ma non si deve mai dimenticare che la prima vera Bandiera Italiana è stata quella Sabauda (voluta da Re Carlo Alberto) usata durante le prime guerre d'indipendenza dai patrioti del Risorgimento che volevano realizzare l'Italia impugnando proprio questa Bandiera.
La bandiera del 1797 non aveva il significato dell'Unità d'Italia.
Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola gli errori della rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cisalpina era imposta dallo straniero Napoleone e quindi non simboleggiava l'unità d'Italia e la sua indipendenza.
Inoltre questa bandiera è fisicamente diversa da quella attuale (le bande sono orizzontali invece che verticali, e con uno sconosciuto stemma).
La repubblica, fissando l'anniversario del tricolore il 7 gennaio, ricorda la bandiera della repubblica cisalpina invece della vera prima bandiera italiana, quella voluta da Re Carlo Alberto di Savoia.
Ripeto che la prima Bandiera italiana è stata quella Sabauda voluta da Re Carlo Alberto.
Viva il Risorgimento !
Viva il vero tricolore !
Viva il Tricolore di Re Carlo Alberto
Viva la bandiera del Regno d'Italia !!
Hirohito, imperatore del giappone
Sua Maestà imperiale Showa, nato Hirohito (Tokyo, 29 aprile 1901 – 7 gennaio 1989) è stato il 124° imperatore del Giappone secondo il tradizionale ordine di successione.
In occidente è noto principalmente con il suo nome personale Hirohito. Il suo titolo onorifico fu Michi no miya .
Il 7 gennaio 1989 l'imperatore Hirohito si spense e con la sua scomparsa si concluse l'era Showa, la più lunga nella storia del Giappone iniziata nel 1926). Iniziava il regno dell'attuale imperatore Akihito e l'era Heisei.
martedì, gennaio 06, 2009
I neozelandesi preferiscono la monarchia
I neozelandesi preferiscono la monarchia
Un recente sondaggio mostra che in Nuova Zelanda ci sono più neozelandesi che preferiscono una monarchia costituzionale rispetto a quelli che vorrebbero una repubblica.
Il 48% degli intervistati vogliono la Regina come capo di Stato, mentre il 42% si sono espressi a favore di una repubblica. Il resto sono indecisi.
Secondo il sondaggio, le donne e le persone di età superiore a 40 anni preferiscono la monarchia, mentre gli uomini ed i giovani una repubblica.
Inoltre il 45% degli intervistati sostengono il Principe Carlo come prossimo re, mentre il 43% preferiscono il Principe William.
Le donne e giovani preferiscono William come capo di Stato.
PS:
Naturalmente in italia i massmedia danno spazio ai sondaggi solo quando vince la repubblica...
A new poll shows more New Zealanders think the country should stay a constitutional monarchy than those who would like it to become a republic.
The poll of 500 people by Research New Zealand asked whether New Zealand should consider becoming a republic.
Forty-eight percent of those surveyed supported the Queen's position as head of state, while 42% were in favour of a republic. The rest were undecided.
Research New Zealand's director Emanual Kalafatelis says although the results showed a greater number of people wanting to retain the Queen as head of state, the critical result was the increase in those wanting a formal consideration of the country becoming a republic.
Research NZ says in previous polls, the number of people supporting the idea of a republic was about 25% to 30%.
According to the latest poll, women and those aged over 40 were more likely to support the monarchy, while men and younger respondents were more likely to favour a republic.
The research showed 45% of respondents support Britain's Prince Charles becoming the next king, while 43% preferred his son Prince William.
Women and younger respondents were more likely to support William as head of state.
The poll has a margin of error of plus or minus 4.6%.
radionz
lunedì, gennaio 05, 2009
Juan Carlos Re di Spagna
Re Juan Carlos, nato il 5 gennaio del 1938 a Roma, compie 71 anni acclamato dagli spagnoli.
Re Juan Carlos di Spagna è sul trono da 33 anni, ma la sua popolarità non mostra segni di declino, anzi la monarchia della Spagna piace più di qualunque repubblica.
Re Juan Carlos è il padre della moderna democrazia spagnola infatti nel 1981 in tv denunciò un fallito tentativo di golpe e incitò i cittadini ad appoggiare il governo eletto.
sabato, gennaio 03, 2009
Ricordo della Regina Margherita
Il 4 gennaio del 1926 a Bordighera si spegneva la Regina Madre Margherita.
Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia (Torino, 20 novembre 1851 – Bordighera, 4 gennaio 1926) fu regina d'Italia come sposa di Umberto I di Savoia.
Dopo la morte del marito, la regina dovette adattarsi al ruolo di regina madre. In tale veste si dedicò ad opere di beneficenza e all'incremento delle arti e della cultura, incoraggiò artisti e letterati e fondò istituzioni culturali.
Durante la prima guerra mondiale, la regina madre trasformò in ospedale (Ospedale n.2, l'1 era il Quirinale dove operava come crocerossina Elena) la sua residenza romana.
Finita la guerra, si rifugiò a Bordighera.
Margherita ebbe onoranze funebri prima a Bordighera, e poi a Roma, ove fu tumulata nelle tombe reali del Pantheon.
In questa occasione si dimostrò tutto l'affetto popolare, al passaggio del convoglio ferroviario, dove una folla commossa, ostacolava e rallentava l'andamento dello stesso, per potersi avvicinare e gettare fiori.
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