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domenica, aprile 03, 2011

Elezioni presidenziali, guerra civile in Costa d'Avorio

Nella repubblica di Costa d’Avorio c’è una guerra civile scatenata dalle elezioni presidenziali del novembre 2010.


La Costa d'Avorio è una repubblica presidenziale e già fra il 2002 e il 2004 ci fu una guerra civile in seguito ad una rivolta nel nord guidata da Guillaume Soro, che accusava il presidente Gbagbo di essere un dittatore.

Adesso gli scontri armati hanno già provocato molte vittime tra la popolazione civile, ormai si combatte strada per strada e c'è un vero e proprio esodo di massa.
Intanto l'Amnesty International ha denunciato che i civili ivoriani rischiano di subire massicce violazioni dei diritti umani e che la Costa d’Avorio si trova di fronte ad una grande crisi umanitaria.

La commissione elettorale proclamò la vittoria di Ouattara ma il giorno successivo, il Consiglio Costituzionale invalidò il risultato, proclamando vincitore il presidente in carica, Gbagbo, che ha quindi decise di rimanere al potere.

La comunità internazionale (soprattutto USA e Francia) ha riconosciuto la vittoria di Ouattara che fu protetto dai caschi blu dell’ONU.
La Francia, Stati Uniti e l’Onu hanno invitato Gbagbo a farsi da parte ma lui non solo si è rifiutato ma ha ordinato ai peacekeeper delle Nazioni Unite di lasciare il paese.

Non è la prima volta che le elezioni presidenziali causano una guerra civile, e quando la differenza di voti tra i candidati è piccola oppure le elezioni sono considerate pilotate o falsate, le fazioni politiche cercano di conquistare la vittoria con le armi e la violenza.

In una Monarchia è impossibile che il Re possa causare una guerra civile, il Re unisce il Popolo, al contrario di un presidente che invece lo divide.
Le elezioni presidenziali sono molto pericolose per uno stato perché il popolo è costretto a dividersi, votando un candidato o un altro.
Un presidente non è mai il presidente di tutti, ma solo di coloro che lo hanno votato , e le persone che hanno votato altri candidati hanno perso e sanno che il nuovo presidente dovrà favorire la fazione politica che lo ha appoggiato.