Il Rapporto del Censis sulla situazione dell’Italia 2010 è impietoso e desolante.
L'Italia è appiattita e senza più legge né desiderio, un’ameba senza spina dorsale che stenta a prendere coscienza del proprio potenziale e se anche ripartisse la marcia dello sviluppo, la nostra società non avrebbe le forze adeguate alle sfide che dovremo affrontare. Gli italiani sembrano aver perso la fantasia, la genialità, che erano le nostre peculiarità, vivono in una sorta di anarchia, dove le regole valgono solo per i deboli e i forti le regole se le fanno da sé.
Il punto centrale dell’analisi è il parallelismo tra la legge e il desiderio, e quindi tra stato e società, in base al quale la mancanza di autorità e di autorevolezza, quindi di riferimenti certi e di uno Stato sano e serio, toglie la voglia di sperare in qualcosa.
Il motivo è che non esistono in Italia sedi di “auctoritas” che possano dare forza alla "legge", e manca la "virtù civile" necessaria per riattivare la dinamica di una società appagata e appiattita.
Sempre secondo il Censis, i nostri riferimenti più alti e nobili (l'eredità risorgimentale, il primato laico dello Stato, la cultura del riformismo) si sono appiattiti, soppiantati dalla delusione.
L’analisi del Censis fotografa la realtà ed offre spunti ad alcune considerazioni.
Anche se non lo scrive esplicitamente, dal rapporto si arguisce che la repubblica è una oligarchia che sfrutta gli italiani (“le regole valgono solo per i deboli e i forti le regole se le fanno da sé”), i quali senza energie e punti di riferimenti (non ci sono sedi di ”auctoritas” e punti di riferimenti), non hanno più ambizioni e desideri.
La repubblica ha tolto addirittura la speranza agli italiani che, consapevoli di vivere in un periodo di decadenza, sono delusi dello stato repubblicano dove non riescono più a individuare i valori e punti di riferimenti che possano disciplinare la società.
Inoltre le classi dirigenti (le istituzioni) sono giudicate troppo litigiosi e inconcludenti, anche questo un fattore che impedisce possa esserci una possibile rinascita.
Per il Censis le motivazioni sono nel venir meno dei valori alti che hanno caratterizzato il passato, a partire dalla spinta ricevuta in eredità dal risorgimento, la delusione per un’economia di mercato che ha disatteso molte speranze, la mancanza di fiducia nella classe politica e nella sempre più marcata verticalizzazione di quest’ultima.
Tenendo conto di queste motivazioni, la responsabilità della decadenza deve essere addebitata alla repubblica che appunto ha fatto una sorta di tabula rasa degli alti e nobili valori, in primis il Risorgimento, sui quali si fonda l'Italia.
Questa atteggiamento autodistruttivo lo vediamo anche come ci avviciniamo all’anniversario dei 150 anni dell’Unità Nazionale. Invece di festeggiare e di ricordare il glorioso periodo storico durante il quale si realizzò la Nazione (binomio Monarchia-Risorgimento), la repubblica ha dato spazio e forza a chi ha deriso il passato, affossato la Monarchia e il Risorgimento (le forze che hanno fondato il nostro Paese).
In questa maniera la repubblica ha distrutto il paese e adesso viviamo in una società allo sbando, priva di etica, prospettiva, memoria storica e di autorità.
In 60 anni la repubblica ha distrutto il Paese ed ha tolto anche la speranza agli italiani.
Di fronte a questa decadenza senza precedenti, solo la Monarchia potrà consentire all’Italia di riconquistare il senso del bene comune e di ridare la dignità ed il senso dello Stato!
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IL RAPPORTO ANNUALE CENSIS
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