Secondo il decimo Rapporto di Sos Impresa Confesercenti Le mani della criminalità sulle imprese, le mafie sono sempre più forti nel Paese, taglieggiano il 20% del totale degli imprenditori e commercianti e investono sempre più in affari legali, imponendo merci e controllando appalti.
I dati del rapporto sono in difetto e quindi più drammatici: le azioni mafiose sono meno eclatanti dai tempi delle stragi, ma l’ingerenza mafiosa negli affari italiani è aumentata, inoltre la ricerca di Confesercenti include solo le entrate del ramo commerciale della criminalità organizzata, senza considerare le enormi entrare provenienti dal traffico di sostanze illegali.
Secondo questo Rapporto con oltre 90 miliardi di euro di fatturato le mafie si confermano la prima azienda italiana.
Il fatturato della malavita organizzata è alimentato da estorsioni, usura, contraffazione e contrabbando e dall’imposizione di merce e dal controllo degli appalti.
Alcuni dati:
- la presenza criminale si consolida in ogni attività economica, tanto che il fatturato del ramo commerciale delle mafie si appresta a toccare i 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del PIL nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il mitico tesoretto.
- Tragico il bilancio dei reati a danni dei commercianti e imprenditori, principalmente di casi di pizzo: la stima è di 1300 reati al giorno
- I commercianti taglieggiati oscillano intorno ai 160.000: oltre il 20% dei negozi italiani, anche in regioni che nell’immaginario collettivo sono prive di mafia.
Inoltre la Mafia mette in discussione anche l'idea dell'unità nazionale. Infatti nel 2006 su 68 imprese straniere che hanno investito in Italia, una soltanto l'ha fatto al Sud.
Uno degli elementi che colpisce maggiormente è l'espansione della cosiddetta collusione partecipata, cioè quel fenomeno che investe il gotha della grande impresa italiana, in particolare quella impegnata nei grandi lavori pubblici. Gli imprenditori preferiscono venire a patti con la mafia piuttosto che denunciare i ricatti e ciò conferma il crescente condizionamento esercitato delle organizzazioni criminali di stampo mafioso nel tessuto economico del Paese.
Senza dubbio questi dati mettono in gioco la credibilità delle istituzioni.
Purtroppo la classe politica continua a fare gli stessi errori di prima, cioè nuove leggi (molte inutili oppure non applicate ...), altri pacchetti sulla sicurezza, retorica, convegni ...
Lo stato e la politica non può limitarsi a gesti simbolici. Deve fare cioè che non ha mai fatto cioè agire senza tragiche sollecitazioni per cercare di creare una società sana.
Ma per contrastare in maniera efficiente la mafia manca uno stato davvero non convivente con la mafia e che abbia la fiducia e rispetto da parte degli italiani.
Il cosiddetto pizzo - il reato tipico della criminalità organizzata - serve anche per sostenere le famiglie, i clan, assicurare uno stipendio ai carusi, assistere i carcerati, pagare gli avvocati.
Il pizzo è la tassa della mafia.
Insomma la mafia funzione bene ed ha successo perchè si fa Stato, non solo controlla il territorio, ma risolve controversie, distribuisce lavoro e favori.
Si determina, in tal modo, un nuovo sistema di relazioni economiche in cui il pizzo surroga la tangente, la collusione rimpiazza la corruzione, quello che in tangentopoli era un sistema di arricchimento personale.
La Mafia è il Sistema.
Questa abnorme ed assurda realtà non può esistere in uno stato serio, e quindi la Mafia è forse la più eclatante dimostrazione del totale fallimento dello stato repubblicano e della classe politica.
Uno stato che, dopo più di mezzo secolo, ha fatto ben poco contro la mafia - retorica e convivenza - e che anzi ha permesso (aiutato?) la sua crescita, non dovrebbe chiedere scusa ed essere sostituito da un altro?
Il rapporto integrale Sos impresa 2007 in formato pdf