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lunedì, febbraio 26, 2007

governo repubblicano

Un modo per prevedere se il nuovo governo sarà più coeso di quello precedente è capire cosa differenzia il governo prodi dal governo prodi-bis.
Infatti il tentativo della maggioranza di rilanciare il governo prodi è credibile solo se esistono delle differenze di sostanza tra il programma politico del governo prodi e prodibis che rendono appunto la maggioranza più unita e forte.

Ebbene, quello che lascia assolutamente esterrefatti è che non c'è nulla di nuovo nei 12 dodici punti del nuovo programma, c'è solo la conferma delle contraddizioni e gli intenti della maggioranza, insomma l'incapacità della maggioranza di governare.
D'altronde se finora non sono riusciti a mettersi d’accordo su nessuna delle 281 pagine di programma, come è possibile che in poche ore possano aver risolto i loro problemi senza cambiare nulla ?
Inoltre se questo idillio fosse vero, perchè allora non scrivere subito solo 12 punti invece di un romanzo di 281 pagine ?
A questo punto è evidente che il libro giallo del programma prodi era solo carta straccia e che si è perso tempo.

In realtà il rilancio del governo bis serve solo per mantenere le poltrone e per evitare di essere mandati a casa.
D'altronde questo non è una novità, in questa repubblica delle banane i politici italiani sono dei maestri nel mantenere il potere (soprattutto la sinistra), gli interessi degli italiani sono sempre secondari alle convenienze personali...

Purtroppo nella questione non c'è solo una comicità estrema perchè rimane l'aspetto più inquietante del governo prodibis, ed in genere della classe politica, e cioè un evidente segnale di spregio della democrazia, c'è il disprezzo dei voti degli italiani ed il tradimento del mandato ricevuto dagli elettori. Tra un paio di giorni assisteremo alla solita incapacità a governare e naturalmente crescerà la lontananza dei cittadini verso la politica.


Il governo prodibis non è solo il fallimento dell'unione, ma di tutta la classe politica.
Il pantano in cui si trova oggi il nostro paese è colpa innanzitutto di una classe politica senza visione strategica, accecata da odio ideologico e da fame di potere ed incapace di una minima prospettiva a medio-lungo termine.

A questo si aggiunge che abbiamo un capo di stato di parte, al Quirinale siede un alto esponente politico del PCI-PDS che non poteva fare altro che aiutare la sinistra ....
Pur seguendo la logica costituzionale, il presidente della repubblica è sempre un politico e quindi il politico-comunista napolitano rimandando alle camere prodi ha preso una decisione politica e quindi è criticabile sotto il profilo politico.

alla prossima puntata repubblicana ....

giovedì, febbraio 08, 2007

Sofri vulnus repubblicano




Olga D’Antona, deputata DS e vedova del giuslavorista assassinato dalle Brigate Rosse, ha dato una lezione di civiltà al suo partito ed a tutto il sistema repubblicano.

Un ex terrorista (sofri) condannato con sentenza passata in giudicato per l’omicidio di un servitore dello Stato, che non ha finito di scontare la sua pena, è interlocutore privilegiato del partito principale di governo.

Solo in un paese delle banane possono succedere cose del genere.
Credo che si debbano fare i conti con la storia e che il modo peggiore sia comportarsi come se non fosse successo niente.


«Perché era presente al dibattito dei Ds?»

Sofri è un interlocutore privilegiato dei Ds?
A porre la domanda è Olga D’Antona, vedova del giuslavorista assassinato dalla «nuove» Br e deputata della Quercia.
«In occasione della presentazione della mozione di maggioranza dei Ds, tra gli interlocutori chiamati a discutere con Piero Fassino, Massimo D'Alema e Walter Veltroni, c'era anche Adriano Sofri», ha reso noto la donna.
«Premetto che a volte ho avuto modo di apprezzare le cose che Sofri ha scritto e che, in considerazione del suo stato di salute, non ho mai manifestato contrarietà alla concessione della grazia nei suoi confronti per motivi umanitari», spiega D’Antona, aggiungendo che non ha mai «mostrato un particolare accanimento né spirito di vendetta verso chi, pur essendo stato autore di gravi atti di terrorismo, ha scontato la propria pena e ha mostrato segni di ravvedimento».

Questo caso, però, è diverso. Infatti, «Sofri è stato condannato con una sentenza passata in giudicato per l'omicidio di un servitore dello Stato e non ha ancora finito di scontare la sua pena». Quindi la riflessione sull’imbarazzante scelta del partito di Fassino: «Mi chiedo - continua la donna - perché il gruppo dirigente del mio partito, che è partito di governo, lo sceglie come interlocutore privilegiato, in un passaggio che indubbiamente è un passaggio epocale nel nostro partito e nella storia della politica italiana. Qual è il messaggio simbolico di questa scelta? Se si ritiene che Sofri sia vittima di un errore giudiziario, in base ad elementi concreti, perché non chiedere la revisione del processo per scagionarlo e cercare i veri colpevoli? Ma se invece è colpevole, come la magistratura ha ritenuto - conclude la deputata dei Ds - chiedo ai dirigenti del mio partito, che hanno ricoperto e ricoprono importanti incarichi di governo, se in un Paese democratico questo non rappresenti un vulnus nei rapporti con una delle più importanti istituzioni dello Stato, cioè nei confronti della magistratura, che ha emesso una sentenza definitiva, infliggendo una pena non ancora completamente scontata».

Naturalmente, sull’episodio non sono mancate polemiche: «La presenza di Sofri, condannato per omicidio del Commissario Calabresi, come interlocutore privilegiato alla presentazione della mozione di maggioranza dei DS, getta una luce inquietante sulla nascita del Partito Democratico», ha dichiarato Publio Fiori, segretario di Rifondazione DC e già vittima di un grave attentato delle BR nel quale fu colpito da sei colpi alle gambe e tre al torace.
«La scelta dei Ds ha avuto il solo effetto di rinnovare una ferita mai sanata a tutte quelle famiglie di servitori dello Stato che hanno dato la vita nell'adempimento del proprio dovere», fa notare il capogruppo di Idv alla Camera Massimo Donadi. Una scelta, tuttavia, difesa dalla segreteria della Quercia.
«Sofri è una personalità della cultura italiana, espressione anche di una visione globale dei problemi del mondo e di una tensione innovativa della politica e della sinistra - sostiene il coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca - Per questi motivi siamo ben felici che abbia portato il suo contributo, peraltro apprezzato, alla presentazione della mozione e siamo fiduciosi che come altre personalità della cultura sarà interessato alla costruzione del Partito Democratico». Gli fa eco Andrea Ranieri, sempre della segreteria Ds: «Sofri è una testimonianza di capacità di cambiamento, per questo sono stato felice di vederlo al tavolo per la presentazione della mozione Fassino».

iltempo

mercoledì, febbraio 07, 2007

Repubblica delle banane




Con una lettera aperta gli ambasciatori di sei Paesi della Nato hanno chiesto all'italia di continuare a sostenere la presenza dei nostri soldati in afghanistan.

Il ministro degli esteri italiano d'alema ha rispedito le richieste al mittente definendo l'iniziativa dei diplomatici un'inopportuna interferenza esterna nel corso di un processo decisionale su una materia che è e resta di esclusiva competenza del governo e del Parlamento.

La risposta italiana sarebbe giusta se l'italia avesse una politica estera chiara e forte ma non è così, anzi la sinistra massimalista tiene in scacco il governo in materia di politica estera e forse proprio per questo appaiono le preoccupazioni dei paesi alleati sono comprensibili...

In realtà l'attuale maggioranza ha usato toni duri contro gli altri stati della Nato più che altro per uscire dall'empasse nel quale il governo è costretto a vivere, e cioè soddisfare glì estremisti di sinistra.

Secondo me, non solo l'attuale esecutivo ma fin dal 1946, lo stato repubblicano italiano non ha mai avuto una qualche parvenza di credibilità in politica estera.
La repubblica italiana è uno stato di confine, di sovranità limitata, un paese diviso in due anche all'interno ...

In fondo ha ragione caldaroli, viviamo in una repubblica delle banane.
Ma non solo adesso ..


Calderoli a d’Alema: Trattati come “Repubblica banane”

Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega Nord dice che “sicuramente, come scrive il ministro D’Alema, sono inopportune interferenze le lettere degli ambasciatori inviate ad un altro Stato sovrano”.

Ma il problema — aggiunge — è capire dove sia caduta la nostra credibilità internazionale dopo appena otto mesi di governo del centrosinistra se Paesi come Usa, Gran Bretagna, Canada, Australia, Olanda e Romania non ci ritengano più tali, ovvero uno Stato sovrano e tanto meno un alleato affidabile, al punto di dover dare suggerimenti non attraverso i Capi di Stato o i rispettivi ministri degli Esteri, ma attraverso i loro ambasciatori proprio come si farebbe con una Repubblica delle banane…“.

kataweb

domenica, febbraio 04, 2007

Il calcio è morto, lo stato dov'è ?



Ho la sensazione che la vicenda di catania è quella del Déjà Vu, cose già visto. Anche le frasi che si ascoltano dalle autorità politiche e sportive non sono nuove.
A questo punto siamo stufi di discussioni sterili.

Purtroppo il calcio non è più uno sport, ci sono troppi interessi economici, il dio denaro ha trasformato il calcio in business, non esiste più il calciatore legato ad una squadra ed amante del pallone, quel che conta è il contratto, la popolarità...
Infatti i giovani si avvicinano al calcio non più per imitare i campioni (ci sono ancora ?) ma per guadagnare un sacco di soldi senza fare sacrifici e per evitare di studiare ...
Inoltre i giocatori di serie A, neanche più bravi dei dilettanti, guadagnano milioni di euro all'anno ....mentre molti giovani italiani non hanno lavoro o sono sottopagati e sfruttati...
Nel calcio ci sono tanti soldi, la popolarità, le belle donne, non si studia, non esistono i sacrifici, macchine, moto, interviste televisive e giornalistiche...

Secondo me la colpa di quello che succede nel calcio, non è solo dei club e dei tifosi, ma anche e soprattutto della società che è marcia.
Quello che è successo a Catania più che sconvolgente è disperante, i fatti di Catania riproducono ed esasperano un fenomeno presente ovunque in Italia cioè il disagio giovanile e la mancanza di principi e valori.
Inoltre c'è anche il bisogno di un nemico contro il quale sfogare ire e frustrazioni e al quale addossare qualsiasi tipo di colpe.

Insomma la società moderna, plasmata anche dallo stato repubblicano, ha distrutto la gioventù, non esistono valori, i giovani non sanno più cosa sia la responsabilità.

Non per difendere nessuno, ma i giovani rifiutano la società attuale e non avendo modelli validi da seguire, per rabbia e disperazione compiono atti così sbagliati ...

E' deprimente constatare come nemmeno di fronte alle tragedie più toccanti, come la morte dell'ispettore di polizia a Catania, in italia la classe dirigente (politici, presidenti dei club e giornalisti) non abbia mai il coraggio di chiedere scusa e si cerchi di cambiare strada.

Uno stato con una moralità ridotta ed incapace di svolgere il suo ruolo si deve solo vergognare.
Un paese così sicuramente non ha futuro !!

giovedì, febbraio 01, 2007

Cocaina


L'enorme consumo di cocaina è indice di una società in profonda crisi dove non ci sono più punti di riferimento e gli uomini hanno paura del futuro.

Ormai gli esperti paragonano la cocaina all'influenza: facile da prendere, veloce nel diffondersi e in grado di colpire tutti, indipendentemente da età o classe sociale. Secondo i dati più recenti riferiti al 2005, ben 7 italiani su 100 dichiarano di averne fatto uso.

Questa piaga è distribuita in tutto il mondo, ma se sono proprio gli stati più avanzati a farne più uso significa che il cosiddetto progresso sta costruendo un mondo moderno dove l'uomo non si trova a suo agio.
In fondo l'uomo usa la droga per scappare dalla società perchè l'uomo è confuso e sconvolto da un mondo disumano e anacronistico che non gli da la possibilità di poter discernere con senso di responsabilità il suo modo di comportarsi.

Infatti si conoscono benissimo gli effetti che la droga produce e quindi le persone che la usano lo fanno perché non credono più nella vita.
La lotta alla droga si vince solo con un discorso serio e preventivo proponendo politiche sociali che facciano sentire all'uomo il senso della sua creatività, il senso della sua autogestione e la gioia del vivere.
Purtroppo le politiche sociali sono completamente assenti dall' ordinamento socio-politico del nostro paese, c'è più che altro una forma di assistenzialismo caritativo e il diritto di fare quello che si vuole.

Per tornare al nostro paese, mi sembra opportuno ricordare che tra i consumatori di stupefacenti ci sono anche molti parlamentari, ed ecco forse perchè molti politici sono antiproibizionisti o perlomeno favorevole alla depenalizzazione dello spaccio od uso di droga.
Dall'allarme del ministro dell'interno nasce una domanda spontanea :
Non ha nessuna responsabilità la classe politica repubblicana di questa spaventosa domanda di cocaina ?
Riflettano i politici e seriamente comincino a pensare a quali sono i veri e reali interessi dei cittadini.

L'allarme del ministro dell'Interno Giuliano Amato a Napoli
«Italia, consumo gigantesco di cocain
Il ministro ha posto l'attenzione sul problema droga dicendo che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda di cocaina»

Il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, a Napoli per fare il punto sul patto per la sicurezza pone l' attenzione sul problema droga e dice che in Italia c'è «un consumo gigantesco di cocaina, una spaventosa domanda»

Amato prende ad esempio proprio il caso Campania, dove in una anno è stata sequestrata una tonnellata di cocaina. «Tutta questa droga forse non era destinata alla regione ma vuol dire comunque che c'è un consumo gigantesco nel Paese - ha detto nel corso della conferenza stampa seguita agli incontri in prefettura a Napoli».
Che poi ha continuato: «Se la nostra collettività esprime una domanda così grande, è bene che si rifletta e l'azione di contrasto si intreccia con il terreno dell'azione privata. La diffusione della cocaina, tra l'altro, è una delle attività che provoca più tensioni e conflitti, eppure trova un consenso così ampio».

ilcorrieredellasera