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domenica, novembre 03, 2013

4 Novembre - Festa della Vittoria

4 novembre 1918, 

Vittoria della Prima Guerra Mondiale 

compimento del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.

Il "4 novembre 1918" è la più grande vittoria italiana, ma anche il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia, voluta da Casa Savoia.

Tutti gli italiani si trovarono concordi nell'affrontare i pericoli ed i disagi della guerra, e l'Italia, da poco diventato un Paese unito - voluto e realizzato da Casa Savoia - si trasformò in una vera e propria Nazione.

Anche il "4 novembre" subisce la deformazione propagandata dalla repubblica.


Invece di ricordare con orgoglio la vittoria del 4 novembre", resa possibile grazie all'opera e guida di Re Vittorio Emanuele III, la repubblica italiana deforma la storia, per sminuire i meriti indubbi di Casa Savoia.

Ecco allora che la prima guerra mondiale diventa un massacro..., la Vittoria una "vittoria militare"...., il primo passo verso il fascismo..., eccetera ....

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, quando con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito, fedele al Re, prese in mano la direzione della guerra, e da qual momento tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.
Vittorio Emanuele III era il punto di riferimento dei soldati, che lo incontravano al fronte, il quale solleva il loro morale, per i quali il Re era il simbolo vivente della Patria.

La repubblica impedisce che ci sia un corretto confronto con la Monarchia, potendo offrire a confronto soltanto vergogne, corruzione e decadenza.

Un'altra mossa subdola è stata l''idea di ridurre il 4 novembre in una semplice festa delle Forze Armate.
Con questa mossa la repubblica intende far dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre fu il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia, voluta da Casa Savoia.

Il 4 Novembre è una festa solenne di tutto il popolo italiano.

W il Regno d'Italia !!!
W il RE !!!
W le Forze Armate !!!
W il 4 Novembre !!!


mercoledì, ottobre 16, 2013

Repubblica uccide Maria Antonietta

La Regina Maria Antonietta ghigliottinata

Atto fondatore del moderno totalitarismo
La rivoluzione francese è il germe della instabilità patologica delle repubbliche e del declino della società moderna.

16 Ottobre 1793

Regina Maria Antonietta di Francia nacque a Vienna il 2 novembre 1755 e uccisa a Parigi il 16 ottobre 1793.

Re Luigi XVI fu processato e giustiziato nel gennaio del 1793.
Regina Maria Antonietta fu processata dal Tribunale Rivoluzionario il 14 ottobre 1793.

Il processo di Maria Antonietta è memorabile per le calunnie e le falsità recitate.
La Regina fu addirittura accusata di aver abusato sessualmente del proprio figlio, alla quale non ci credono nemmeno le pescivendole presenti al processo e pagate per scaldare il clima con i loro insulti. Si pensi che persino Robespierre andò su tutte le furie quando lo seppe. I suoi avvocati facevano da comparsa, terrorizzati dai giacobini.

Maria Antonietta soffrì di fame, malattie e abbandono. La Regina ebbe diverse opportunità di fuggire, ma si rifiutò di farlo senza la sua famiglia.

L'esito del processo era già stato deciso dal Comitato di salute pubblico e la regina fu dichiarata colpevole di tradimento nel primo mattino del 16 ottobre, dopo due giorni di lavori.
Tornata nella sua cella, compose una lettera consegnata alla sua cognata Madame Elisabetta, nella quale afferma la sua coscienza, la sua fede cattolica e i suoi sentimenti per i suoi figli.

Il 16 ottobre 1793 con le mani legate dietro la schiena, attraversa le strade di Parigi su un carretta, sale i tredici gradini che portano alla ghigliottina. Giunta al patibolo inavvertitamente calpesta il piede del boia: "Mi scusi," disse, cortesemente. Si inginocchia per un istante e pronuncia una preghiera a metà udibile, poi alzandosi e guardando verso le torri del Tempio, "Saluto, ancora una volta, i miei figli", dice. "Vado a ricongiungermi con vostro padre." 

Il boia Sanson afferra la testa della regina per i capelli per brandirla alla folla gridando: "Viva la repubblica". .. Improvvisamente, nessuno più urla, basta insulti. Allo spettacolo pietoso la folla in silenzio si disperde in fretta....

Il corpo regale, una volta famoso per la bellezza e lo splendore, adesso viene buttato sul prato del cimitero della Madeleine, con la testa tra le gambe, e sepolta più tardi.

In questa vicenda la Regina Maria Antonietta dimostra le sue insospettate forza d'animo, fierezza, coraggio e lealtà.
Al contrario, i giacobini "democratici" che la uccisero in nome della comune umanità e dei "diritti dell'uomo", hanno dimostrato la loro meschinità, malafede e cattiveria.




domenica, settembre 08, 2013

Armistizio 8 settembre 1943

Re Vittorio Emanuele III trasferisce lo Stato da Roma a Brindisi e salva l'Italia. 

8 settembre 1943

Con un minimo di correttezza intellettuale e storica si dovrebbe capire che la vulgata imposta da comunisti e repubblicani sugli eventi che seguirono l'8 settembre del 43 - "la cosiddetta fuga del Re" - è solo un'interpretazione storiografica di parte e non un fatto oggettivo.

Il Re, in qualità di Capo dello Stato, aveva il dovere di evitare che l’Italia cadesse in balia dei tedeschi o degli angloamericani che avrebbero creato un governo fantoccio ai propri ordini.
Per riuscire in questo intento era necessario dare continuità alle istituzioni Italiane legittime, e evitare la cattura da parte dei nazisti rimanendo però in Italia.

Non potendo difendere Roma, dichiarato "città aperta", la Puglia erano la zona italiana che offriva questa possibilità, e con il trasferimento a Brindisi, di fatto il Re e il Governo italiani riuscirono a rimanere gli unici interlocutori legittimi per gli anglo-americani e impedirono che l’Italia venisse smembrata.

Regno del Sud (Brindisi)
Anche l’accusa rivolta a Vittorio Emanuele III di aver lasciato l’esercito senza ordini alla data dell’armistizio non ha senso, e le cose andarono diversamente.
Intanto in ogni Monarchia (o in ogni Repubblica non presidenziale) il Capo dello Stato, pur essendo nominalmente capo delle forze armate, non interviene direttamente nell’azione di comando, ma è il Governo che prende le decisioni finali, dopo aver ascoltato il comando delle forze armate sempre affidato alle persone più tecnicamente preparate.
Quindi il Re non poteva avere alcuna responsabilità e se ci fossero state delle colpe queste erano di Badoglio e dei Generali.

Ma non solo perché gli ordini c'erano ed erano anche chiari.
Fu solo la propaganda anti-monarchica che affermò il contrario, contribuendo tra l’altro a coprire chi aveva preferito non compiere il proprio dovere.

Dopo la proclamazione dell’armistizio si sapeva bene che i tedeschi avrebbero subito aggredito l’Italia.
Inoltre, tenendo conto del patto d’alleanza stipulato il 22 Maggio 1939, l’Italia non poteva attaccare i tedeschi per il solo fatto di aver chiesto un armistizio agli angloamericani, ma si poteva ordinare di attaccare i tedeschi solo se fossero stati i tedeschi ad attaccare per primi gli italiani.

Ecco il significato della frase chiave di quel proclama: “le forze armate Italiane reagiranno ad attacchi di qualunque altra provenienza”.
Un significato ben chiaro a chiunque, dal Generale al più piccolo soldato. D’altra parte, quale avrebbe potuto essere questa “altra provenienza”, se non quella tedesca ?

La vulgata storica imposta dal regime repubblicano sugli eventi del'8 settembre del 43 è chiara, molti partiti, che erano per la repubblica, approfittarono del clima di confusione, peraltro inevitabile, di quel momento per sbarazzarsi del Re e della Monarchia.

Questa propaganda anti-monarchica era importante per convincere molti italiani a votare a favore della repubblica nel referendum istituzionale.
Se non ci fosse stata questa feroce propaganda contro il Re, colpevole di essere scappato da Roma, la monarchia avrebbe stravinto nel referendum istituzionale e l'Italia sarebbe rimasta ad essere un Regno invece di diventare una piccola repubblica.
Ho usato il termine stravinto, in quanto nonostante il clima ostile nei confronti della Corona voluto da comunisti, repubblichini e dai vertici della democrazia cristiana, la maggioranza degli italiani votarono per la Monarchia.
La repubblica vinse il referendum solo con i brogli e non fu mai proclamata!

Quindi Re Vittorio Emanuele III trasferendo lo Stato da Roma a Brindisi salvò l'Italia.
La sua scelta fu opportuna per salvare l'istituzione monarchica e garantire una continuità di governo al Paese, di fronte al rischio che i tedeschi, diventati improvvisamente padroni assoluti dell'Italia, avrebbero cancellata addirittura dalle carte geografiche.

In fine segnalo alcuni pareri insospettabili di favoritismo monarchico.

- Sergio Romano (Corriere della Sera, 23-06-06):
debbo chiedermi cosa sarebbe successo se il Re fosse rimasto nella capitale e fosse caduto, com'era probabile, nelle mani dei tedeschi. Vi sarebbero state nei mesi seguenti un'Italia fascista governata da Mussolini e un'Italia occupata dagli alleati, priva di qualsiasi governo nazionale.
La fuga, fra tante sventure, ebbe almeno l'effetto di conservare allo Stato un territorio su cui sventolava la bandiera nazionale. Non è poco.

- Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica:
il Re ha salvato la continuità dello stato (il governo italiano colmò l'incombente vuoto istituzionale, imponendosi agli alleati quale unico interlocutore legittimo).

- Lucio Villari (Corriere della Sera, 09-08-2001):
Sono, in proposito, assolutamente convinto che fu la salvezza dell'Italia che il Re, il governo e parte dello stato maggiore abbiano evitato di essere afferrati dalla gendarmeria tedesca e che il trasferimento (il termine "fuga" è, com'è noto, di matrice fascista e riscosse e riscuote però grande successo a sinistra) a Brindisi gettò, con il Regno del Sud, il primo seme dello stato democratico e antifascista ed evitò la terra bruciata prevista, come avverrà in Germania, dagli alleati.


sabato, agosto 31, 2013

Simeone II ricorda re Boris III

L'ex re Simeone II ha partecipato alla Santa Messa in memoria di re Boris III, per celebrare il 70° anniversario della sua morte

31 agosto 2013

L'ex re in esilio bulgaro ed ex primo ministro Simeone di Sassonia-Coburgo-Gotha, per il 70° anniversario della morte del sovrano re Boris III, si è recato al monastero di Rila, nel sud-ovest della Bulgaria, per rendere omaggio alla tomba del defunto sovrano.

Boris III di Bulgaria è nato a Sofia, il 30 gennaio 1894, ed è morto a Sofia, il 28 agosto 1943, è stato zar di Bulgaria dal 3 ottobre 1918 al 28 agosto 1943.
Sposò la principessa Giovanna di Savoia, figlia di re Vittorio Emanuele III d'Italia, ad Assisi nel 1930.


Dopo aver rifiutato di dichiarare guerra alla Russia, che invece gli aveva ordinato Hitler, re Boris III morì dopo giorni di agonia, molto probabilmente avvelenato.
La tesi prevalente, accolta dalla stessa famiglia reale, è che Boris fu ucciso dai comunisti, che in seguito presero il potere.

Boris venne succeduto dal figlio Simeone II di appena 6 anni, sotto la reggenza di un consiglio di reggenza capeggiato dal fratello di Boris, il Principe Kyril di Bulgaria.

Dopo i funerali di stato nella cattedrale di Sant'Alexander Nevsky di Sofia, con strade piene di bulgari piangenti per la morte del loro zar, il feretro di Boris III venne sepolto nel più grande monastero della Bulgaria, il Monastero di Rila.

mercoledì, giugno 05, 2013

199 anni dei Carabinieri

L'Arma dei Carabinieri festeggia il 199° anniversario della sua Fondazione.

5 giugno 2013

Oggi c'è stata la cerimonia solenne di celebrazione del 199° Annuale di Fondazione dell'Arma.

La fondazione del corpo dei Carabinieri Reali fu ideata con “Regie Patenti” nel giugno 1814 da Vittorio Emanuele I di Savoia, re di Sardegna, con lo scopo di fornire al Regno un corpo di polizia simile a quello francese della Gendarmerie.
Il loro primo generale fu Giuseppe Thaon di Revel, chiamato a ricoprire la più alta carica dei carabinieri il 13 agosto dello stesso anno della loro creazione.

Il loro nome deriva dall'arma che ogni carabiniere aveva in dotazione: la carabina.
I colori del pennacchio (lo scarlatto e il turchino) sono stati scelti il 25 giugno 1833 dal re Carlo Alberto, al quale successivamente i Carabinieri salvarono la vita durante la battaglia di Pastrengo.

Viva l'Arma dei Carabinieri!

LINK
199° Annuale di Fondazione dell'Arma dei Carabinieri

domenica, maggio 26, 2013

Funerali di Stato in Serbia per Re Regine e un principe

A Belgrado Funerali di Stato per Re Pietro II, la Regina Alessandra e la Regina Maria e il principe Andrej.

24 MAGGIO 2013

Si sono svolti a Belgrado i funerali di stato per il re Pietro II, la regina Alessandra, la Regina Maria e il principe Andrej di Jugoslavia.
Le cerimonie erano iniziate venerdì con la spostamento delle bare reali alla Cattedrale di San Michele Arcangelo, nel centro della capitale serba.

Dopo la cerimonia religiosa nella Cattedrale di San Michele Arcangelo a Belgrado, sabato le bare dei 4 reali sono state trasferite alla cappella di San Giorgio ad Oplenac, dove c'è il mausoleo della famiglia reale.

In questa chiesa domenica alle ore 10 si sono tenute i funerali di Stato e celebrati da Sua Santità il Patriarca Irinej della Serbia.
La televisione di Stato serba la RTS Sat, ha trasmesso in diretta la cerimonia.

Le Loro Altezze Reali il Principe ereditario Alessandro, la Principessa Caterina, il Principe Ereditario Pietro e il Principe Alexander, la principessa Caterina, Principe George, Principe Michele, Principessa Linda, il principe Vladimir e la principessa Brigitta, il principe Dimitri, la principessa Lavinia, e tutta il resto della famiglia reale hanno partecipato alla funzione.

La Repubblica di Serbia ha reso omaggio al defunto re Pietro II di Jugoslavia Karadjordjevic, che prima di morire visse 43 anni in esilio negli Stati Uniti.
Oltre alla famiglia reale serba, erano presenti anche i più alti funzionari serbi tra cui il presidente Tomislav Nikolic e il premier Ivica Dacic.

Avvolti nella bandiera nazionale serba, la bara di Pietro II Karadjordjevic, quella del fratello Andrej e della madre Maria, così come quella di Alessandra, moglie di Pietro II, sono state spostate da soldati dell'esercito serbo nella chiesa mausoleo della famiglia reale Oplenac.

Erano presenti il re di Giordania Abdullah II, il Principe Filippo del Liechtenstein e sua moglie la principessa Isabella, l'emiro del Kuwait, nonché rappresentanti di altre famiglie reali, tra i erano previsti: re Costantino II e la regina Anne Marie degli Elleni, re Simeone di Bulgaria, la Principessa Margarita e il Principe Radu di Romania, il Principe Amyn Khan, il margravio e Margravia di Baden, il principe Serge e la principessa Eleonora di Serbia, ed altri ancora.

Attorno alla chiesa, centinaia di sostenitori della monarchia sventolavano bandiere con lo stemma della famiglia reale.

Sua Santità il Patriarca Irinej di Serbia ha detto che una grande ingiustizia è stata rettificata, e che adesso le Loro Maestà il re Pietro II, la regina Alessandra e la regina Maria e Sua Altezza Reale il principe Andrej potranno finalmente riposare con i grandi antenati della famiglia Karadjordje, e tra i loro compatrioti.

PS: Vediamo se questa "debole e paurosa repubblica italiana" avrà il coraggio di far rientrare in Italia, nel Pantheon di Roma, le salme dei Re e Regine d'Italia ancora all'estero ...

LINK
Royal Family and Citizens of Serbia escort King Peter II, Queen Alexandra, Queen Maria and Prince Andrej from Belgrade to Oplenac

sabato, maggio 04, 2013

Anniversario dell'Esercito Italiano

152° Anniversario dell'Esercito Italiano

4 maggio 1861 - 2013

Celebrando questa ricorrenza, rendiamo omaggio alle Forze Armate e ricordiamo commossi tutti i soldati caduti nell'adempimento del dovere.

L'Esercito Italiano (EI) è la componente principale e più antica delle tre Forze Armate italiane, assieme alla Marina Militare, all'Aeronautica Militare ed all'Arma dei Carabinieri elevata a rango di Forza Armata, tutte dipendenti dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ed inserite nel Ministero della Difesa.

Le importanti riforme attuate dallo Stato Maggiore di Vittorio Emanuele II per riconvertire la vecchia Armata Sarda nel primo Esercito Italiano, iniziarono appena conclusa la seconda guerra di indipendenza, alla fine del 1859.
Il piccolo esercito del Re di Sardegna non era più sufficiente ad assolvere i complessi compiti che invece avrebbe dovuto affrontare il nuovo esercito a base nazionale.

Nel 1861, anno dell'Unità d'Italia, nacque il Regio Esercito Italiano, il nome che assunse per decreto l'Armata Sarda unificata con molti altri eserciti operativi prima dell'Unità d'Italia; questo avvenne il 4 maggio 1861, con decreto (nota n. 76 del 4 maggio 1861) firmato dal ministro Manfredo Fanti.

152° Anniversario dell'Esercito Italiano

Il 4 maggio 1861 un provvedimento del Ministro della Guerra Manfredo Fanti decretava la fine dell'Armata Sarda e la nascita dell'Esercito Italiano.
Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda.
Firmato Manfredo FANTI, Ministro della Guerra.

Ma la storia del nostro Esercito ha radici molto più lontane.
Nel 1659, il duca Carlo Emanuele II di Savoia, volendo disporre di militari addestrati e pronti all'impiego, creò cinque nuovi reggimenti interamente piemontesi: il reggimento "Piemonte", il "Savoia", il "Monferrato", il "Saluzzo" e quello delle "Guardie".


domenica, gennaio 27, 2013

Mafalda - Giorno della Memoria

Nel Giorno della Memoria ricordiamo la Principessa Mafalda di Savoia, deceduta nel campo di sterminio di Buchenwald

Con la Legge n. 211 del 20 Luglio 2000, la repubblica italiana ha riconosciuto il 27 Gennaio (la data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz) come il "Giorno della Memoria" per ricordare lo sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti".

Se è doveroso ricordare la Shoah e tramandare alle nuove generazioni i valori di chi, pagando di persona, contribuì alla speranza di un mondo migliore, non si può dimenticare tra i deportati che non sono mai tornati dai campi di concentramento, Sua Altezza Reale la Principessa Mafalda di Savoia, deceduta nel campo di sterminio di Buchenwald nell’agosto 1944, dopo un anno di prigionia.
Mafalda, secondogenita del Re d'Italia Vittorio Emanuele III e della regina Elena, si sposò a Racconigi (23 settembre 1925) con il langravio Filippo d'Assia.

Per volontà di Hitler, con un tranello i tedeschi arrestarono Mafalda, la imbarcarono su un aereo con destinazione Monaco di Baviera, quindi fu trasferita a Berlino e infine deportata nel Lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto falso nome (Frau von Weber).

Nell'agosto del 1944 la baracca in cui era prigioniera la principessa fu distrutta da un bombardamento degli anglo-americani. La principessa riportò gravi ustioni e contusioni varie su tutto il corpo, ricoverata nell'infermeria del lager ma senza cure le sue condizioni peggiorarono.
Dopo 4 giorni di tormenti, a causa delle piaghe insorse la cancrena e le fu amputato un braccio. Mafalda abbandonata e privata di ulteriori cure, muore dissanguata nella notte del 28 agosto 1944.

La principessa Mafalda riposa oggi nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di Kronberg im Taunus vicino a Francoforte sul Meno.

Infine segnalo che il 27 gennaio alle 15,30 su Rete 4 sarà trasmesso la fiction Mafalda di Savoia- Il coraggio di una principessa.

venerdì, novembre 02, 2012

4 Novembre - Festa della Vittoria

Il 4 novembre 1918, la Vittoria della Prima Guerra Mondiale e il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia.


Per la Vittoria fu essenziale l'opera e la guida di Re Vittorio Emanuele III, che si recava al fronte per rendersi conto della situazione militare, e per sollevare il morale dei soldati, per i quali il Re era il simbolo vivente della Patria.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Il "4 novembre 1918" non è solo la più grande vittoria italiana, ma permise il compimento del Risorgimento Nazionale e si compiva l’Unità d’Italia, voluta da Casa Savoia.

Attraverso questo evento gli italiani si sentirono finalmente uniti, e la Vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria Nazione, dove tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

Purtroppo però anche il "4 novembre" ha subito la deformazione politica propagandata dalla repubblica, per il semplice motivo che non può essere scisso dall’operato e dalla gloria di Casa Savoia e della Monarchica.

Invece di ricordare con orgoglio il "4 novembre", la repubblica italiana travisa la storia che subisce la logica del “politicamente corretto”, ed ecco allora che la prima guerra mondiale diventa un massacro, la Vittoria una "vittoria militare", il primo passo verso il fascismo, eccetera ....

Come al solito il regime repubblicano altera la Storia per sminuire i meriti indubbi di Casa Savoia, che ebbe l’audacia di mettersi in gioco per compiere l’Unità della Nazione.

Evidentemente la repubblica impedisce che ci sia un corretto confronto con la Monarchia, potendo offrire a confronto soltanto vergogne, corruzione e decadenza.

In questa visione corretta - o corrotta - si inserisce la “trovata” di abbinare la festa del 4 novembre alle Forze Armate.
Una mossa subdola che fa dimenticare l'aspetto più grandioso, e cioè che il 4 Novembre permise il compimento del Risorgimento Nazionale e dell’Unità d’Italia, voluta da Casa Savoia, per ridurla in una semplice festa delle Forze Armate.

Il 4 Novembre è una festa solenne, la festa di tutto il popolo italiano. 
Festa delle Forze Armate, che il 4 novembre 1918 conquistarono la Vittoria, ma anche del popolo che lavorò e soffrì coi suoi soldati.
L'Italia seppe riscattarsi e imporsi all’ammirazione del mondo.

W il Regno d'Italia !!!
W gli Italiani !!!

mercoledì, settembre 19, 2012

XX settembre 1870

142 anni fa, la breccia di Porta Pia sanciva l'unificazione di Roma con il Regno d'Italia.

Purtroppo il regime repubblicano oscura e rimuove il profondo significato di questa data, ricordiamo questa importante data.

W l'Italia Unita, W il Regno d'Italia!

20 settembre 1870

Il 20 settembre 1870 nasceva l'Italia unita, laica e liberale, voluta da Cavour e Vittorio Emanuele, da Garibaldi e Mazzini, e più in genere dagli italiani.


Le truppe del Regno d'Italia entrano in Roma attraverso la Breccia di Porta Pia, sancendo così l'unificazione del paese.

La presa di Roma comportò l'annessione di Roma al Regno d'Italia, e decretò la fine dello Stato Pontificio e del potere temporale dei Papi.

L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33).

Il desiderio di porre Roma, città eterna, a capitale del nuovo Regno d’Italia, era già stato esplicitato in forma determinata da Cavour, in uno storico discorso al Parlamento italiano dell’ 11 ottobre 1860, a Torino. Nel suo discorso Cavour affermò in parlamento che riteneva "necessaria Roma all'Italia", e che prima o poi Roma sarebbe stata la capitale.

Come in altre province italiane, anche a Roma fu indetto un referendum per sancire l'avvenuta riunificazione della città con il Regno d'Italia.
Il plebiscito si svolse il 2 ottobre 1870. I risultati videro la schiacciante vittoria dei sì, 40.785, a fronte dei no che furono solo 46.
Il risultato complessivo nella provincia di Roma fu di 77.520 "sì" contro 857 "no". In tutto il territorio annesso i risultati furono 133.681 "sì" contro 1.507 "no".

L’anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino alla sua abolizione dopo i Patti Lateranensi nel 1930.


lunedì, settembre 03, 2012

Liberazione di Monaco

68° Anniversario della Liberazione del Principato di Monaco

3 settembre, 1944

Il Principato di Monaco celebra la Festa della Liberazione.

I tedeschi arrivarono a Monaco nel settembre 1943 ma la presenza tedesca era relativamente discreta.
Il principe proclama il Principato "neutrale" anche se le truppe americane erano bandite da Monaco.
Il 3 settembre del 1944 i tedeschi abbandonarono la città e una jeep dell'esercito degli Stati Uniti entrò a Monte Carlo.


Il 2 settembre, il Principe Alberto ha partecipato alle commemorazioni della liberazione di Monaco alla Piazza del Palazzo, che si era preparata per celebrare la commemorazione della liberazione di Monaco.

SAS il Principe Alberto II ha ispezionato alcuni veicoli d'epoca della II guerra mondiale e uniformi storiche.

Tra i protagonisti in divisa sulle auto militari d'epoca c'era anche il figlio di S.A.R. la Principessa Carolina, Pierre Casiraghi.

Domenica 2 settembre è stata caratterizzata da grandi festeggiamenti e anche da un grande ballo popolare dalle 17h fino a mezzanotte.

LINK
Commémoration du 3 septembre 1944, 68ème anniversaire de la libération de Monaco


sabato, giugno 02, 2012

2 GIUGNO LUTTO NAZIONALE

2 GIUGNO 
LUTTO NAZIONALE 


130° Anniversario della morte del Generale Giuseppe Garibaldi che obbedì a Re Vittorio Emanuele II
2 giugno 1882

Referendum istituzionale falsato dalla casta dei politici che divise gli italiani.
2 giugno 1946



mercoledì, aprile 25, 2012

25 aprile propaganda o liberazione?

Come ogni anno, la Liberazione del 25 aprile consegna alla cronaca ed alla storia il distacco insanabile tra il Paese e le istituzioni repubblicane.

Nonostante la propaganda e la mobilitazione organizzata dallo stato repubblicano il "25 aprile" non ha mai rappresentato una festa condivisa dalla nazione.
Nelle celebrazioni rimangono sempre la retorica, le polemiche, le contrapposizioni politiche (l'ANPI non ha invitato il Sindaco di Roma e il presidente del Lazio).

"Questo 25 aprile", così come il regime repubblicano ha voluto insegnare agli italiani, ha impedito che in Italia ci sia la pacificazione nazionale, così tanto auspicata da tutti.

Senza dubbio ci furono delle persone che contribuirono a liberare il nostro Paese, perdendo anche la loro vita, ma non ci liberarono i partigiani, piuttosto furono gli alleati e i soldati del Regio Esercito, fedeli al Re, a liberare il Paese.


Nelle TV, nei giornali e nelle manifestazioni del 25 aprile si è mai ricordato Edgardo Sogno, il leggendario Comandante Franchi e capo delle formazioni monarchico liberali - nonché Eroe della Resistenza e Medaglia d'oro al Valor Militare - e sopratutto il Corpo Italiano di Liberazione, un vero e proprio Corpo d'Armata ?

La domanda da chiederci è :
Perché questo distacco tra popolo e le istituzioni ? 
Perché il 25 aprile continua ad essere un elemento di divisione ? 

La risposta è semplice : la Liberazione è stato usata per dare lustro alla repubblica, distorcendo la verità storica.

La liberazione dominata dal CLN, cioè i partiti che presero il potere, presto si trasformò in partitocrazia, la casta che ancora oggi comanda il Paese e sfrutta il Paese con tasse, burocrazie, corruzioni, che porta l'Italia verso il disastro.

In questo contesto è inevitabile che sia aumentato il distacco tra gli italiani e le istituzioni repubblicane.

La liberazione è diventata una mistificazione perché il regime repubblicano ha usato la liberazione per "repubblicanizzare" e “politicizzare” il paese. 

Del fenomeno complesso della liberazione si insegna solo i fatti utili alla glorificazione della repubblica, e questo è stato un gravissimo errore perché si è trasformata la liberazione in propaganda repubblicana.

In particolare la sinistra comunista (il PCI era il partito più organizzato) ha strumentalizzato la liberazione, trasformandola quasi in una loro festa, e la repubblica ha cancellato i fatti e le persone che le toglievano lustro e che le impedivano di trasformarsi in mito repubblicano.

Quindi festeggiamo la Liberazione, ma non "questo 25 aprile", imposto dal regime repubblicano.



mercoledì, gennaio 25, 2012

Fiction su Mafalda di Savoia

Ieri sera su Retequattro c'è stata la riproposizione del film-tv “Mafalda di Savoia- Il coraggio di una Principessa”, quale omaggio alla Giornata della Memoria.

L'attrice Stefania Rocca ha impersonato la figlia di Re Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia, coinvolta nei fatti della Seconda guerra mondiale e della persecuzione dei tedeschi.

Il cast è composto da Franco Castellano, Johannes Brandrup, Clotilde Courau (interpreta la sorella Giovanna di Savoia), Regina Orioli e Amanda Sandrelli.

Stefania Rocca in un'intervista a La Repubblica ha raccontato che quando le proposero di interpretare Mafalda di Savoia non sapeva niente di lei, e rimase perplessa quando scoprì che non esiste quasi niente su di lei, a parte il libro di Cristina Siccardi sul quale è basata la fiction.

...Beh questo conferma quanto sia difficile trovare dei libri sui Savoia che siano immuni dalla propaganda di questa misera repubblica....

L'attrice rimase ancora più colpita quando lesse la frase pronunciata dalla Principessa Mafalda prima di morire: Ricordatemi non come una principessa ma come una sorella". 

La fiction segue la vita della protagonista, nata il 19 novembre del 1902 che poi sposò a Racconigi il 23 settembre 1925 il nobile prussiano, Landgrave Philipp von Hesse, da cui ebbe 4 figli.

Con un tranello Hitler riuscì ad arrestarla, e fu deportata al lager di Buchenwald, dove venne rinchiusa nella baracca n. 15 sotto falso nome (frau von Weber).

Durante la permanenza nel lager ebbe parole di conforto per tutti e spesso regalava il suo misero pasto ad altri internati più bisognosi di lei.

Spirò il 27 agosto 1944, dopo inaudite sofferenze, dopo aver perso un braccio in seguito ad una ferita causata da un bombardamento che colpì la sua baracca.

Il suo corpo, grazie al prete boemo del campo, padre Tyl, non venne cremato, ma messo in una bara di legno e seppellito in una fossa senza nome.

Solo un numero: 262 eine enberkannte fraue (donna sconosciuta).
In seguito alcuni italiani come lei rinchiusi in campi di concentramento nazisti, non appena liberi seppero trovare fra mille la sua tomba anonima e si tassarono fra loro per apporvi la lapide che l’identificava.

Le ultime parole della Principessa, prima di andare in coma, furono:
"Italiani io muoio, ricordatemi non come una principessa ma come una sorella italiana".


Mafalda di Savoia, una vera principessa

sabato, gennaio 07, 2012

Tricolore Italiano

La repubblica ha sempre cercato di indebolire la Monarchia, e con questa ossessione è giunta al punto di considerare un “vessillo repubblicano”, sconosciuto fino a pochi anni fa, come il primo tricolore.

Infatti la repubblica italiana ha cercato di trovare, nella complessa storia del Tricolore, una “bandiera targata repubblicana” che anticipasse quella Sabauda, cioè quella della "repubblica cisalpina" del 1797.

Questa forzatura è lontana dalla realtà. La bandiera è un simbolo legato al periodo storico nel quale vive e quindi non si può, a posteriore, applicare al vessillo del 1797 un significato diverso da quello che aveva.

La bandiera del 1797 non aveva il significato dell'Unità d'Italia.
Durante il triennio (1796-1799) i giacobini volevano imporre nella nostra penisola la rivoluzione francese, la bandiera della repubblica cispadana era imposta dagli stranieri (Napoleone), lo stato cispadano era uno stato fantoccio dell’esercito napoleonico, che quindi non simboleggiava l'unità d'Italia e la sua indipendenza.

E' impossibile festeggiare degnamente e completamente il Tricolore senza la Bandiera Sabauda !


Il primo vero Tricolore dell'Italia, quello scelto da Re Carlo Alberto, usata dai patrioti nella prima guerra d'indipendenza.

W il Tricolore!
W la Bandiera di Re Carlo Alberto!
W il Risorgimento!
W la Monarchia!
W l’Italia

giovedì, novembre 03, 2011

4 Novembre 1918

L'Italia vinceva la Prima Guerra Mondiale

Il 4 novembre 1918, si concludeva vittoriosamente la Prima Guerra Mondiale.

Per giungere alla vittoria fu essenziale l'opera e la guida di Re Vittorio Emanuele III , che personalmente, ovunque lo credeva necessario, percorreva il fronte al fine di rendersi conto della situazione militare e di accertare quali fossero le reali condizioni di vita e morale dei soldati.

Le visite del Re sollevavano il morale della truppa, per la quale Egli era diventato il simbolo vivente della Patria.

Le doti del Sovrano emersero l’8 novembre 1917 al Convegno di Peschiera, allorché seppe esporre la situazione militare con assoluta padronanza e con una assoluta fiducia nel nostro Esercito.
Da quel momento la direzione della guerra ritornò nelle mani del Re e tutti gli Italiani si strinsero attorno a Casa Savoia.

Il 4 novembre 1918 ha permesso il compimento del Risorgimento Nazionale e si compiva l’Unità d’Italia, realizzata da Casa Savoia.

Attraverso questo evento traumatico eppure grandioso, gli italiani si sentirono finalmente uniti, e la Vittoria trasformò un paese appena unito in una vera e propria Nazione, dove tutti gli Italiani, senza distinzione di parte o di origine, si trovarono concordi nell’affrontare i pericoli ed i disagi della guerra.

W L'ITALIA!!!
Viva il RE !!!
W I NOSTRI EROICI CADUTI!!!!!

martedì, ottobre 18, 2011

Eugenio di Savoia

Il Principe Eugenio di Savoia nacque a Parigi, il 18 ottobre 1663, e morì a Vienna, il 21 aprile 1736.

18 ottobre 1661

Eugenio, principe di Savoia-Carignano e conte di Soissons, militò giovanissimo al servizio degli Asburgo ed intraprese la carriera militare divenendo presto comandante dell'esercito imperiale.

È da molti considerato l'ultimo dei capitani di ventura; fu anche un abile riformatore dell'esercito austriaco, vero precursore della guerra moderna.

Conosciuto anche come il "Gran Capitano", combatté numerose battaglie, l'ultima a 72 anni.
Fu uno dei migliori strateghi del suo tempo e con le sue vittorie e la sua opera di politico assicurò agli Asburgo e all'Austria la possibilità di imporsi in Italia e nell'Europa centrale e orientale.
Nel 1706 guidò le truppe che liberarono Torino dall'assedio francese ed in seguito al successo fu nominato dall'Imperatore governatore del ducato di Milano. Poi fu governatore dei Paesi Bassi.
Eugenio era un amante delle arti e della lettura e la sua collezione di 15.000 volumi è tuttora conservata all'Hofburg.

La sua residenza ufficiale e il famoso Palazzo del Belvedere, una magnifica costruzione, connubio tra barocco italiano e mitteleuropeo, dove lui riceveva visite diplomatiche e manteneva rapporti epistolari con generali e regnanti di molti stati europei.

Il suo corpo fu tumulato nella cattedrale viennese di Santo Stefano, ed il cuore, per volere dei Savoia, nella cripta della Basilica di Superga.

domenica, ottobre 16, 2011

Repubblicani uccidono Maria Antonietta

Regina Maria Antonietta

La regina di Francia, Maria Antonietta, uccisa dai giacobini della rivoluzione francese.

16 ottobre 1793

La Regina fu imprigionata alla "Concergierie" e custodita in una cella buia, umida, e sorvegliata giorno e notte dalle guardie.
Il 12 ottobre al Tribunale Rivoluzionario la Regina subì un processo farsa, dove la sentenza di morte era già decisa prima di cominciare.
Il giorno precedente l’esecuzione, la Regina ricevette “l’assoluzione e la benedizione” dal curato imprigionato in una cella davanti alla sua.

Il 16 Ottobre 1793 Sua Maestà la Regina di Francia e Navarra, Maria Antonietta d'Asburgo Lorena, a bordo di una carretta sgangherata, fu condotta in Place du Carrousel, salì i gradini del patibolo con grande compostezza e regalità. e si fermò di fronte alla ghigliottina con le mani legate dietro la schiena.

Dopo aver ascoltato con grande dignità la sentenza che la condanna a morte, alle ore 12,15 la Regina, con una regale fierezza, attende l'esecuzione, muore e viene accolta da Dio.

La rivoluzione francese è il germe della instabilità patologica delle repubbliche e del declino della società moderna.

Tributo a Maria Antonietta, Regina di Francia


domenica, giugno 12, 2011

Referendum e strage repubblicana

In questi giorni nei quali gli italiani sono chiamati ad esprimersi su 4 referendum, voglio ricordare la strage avvenuta in via Medina di Napoli (11 giugno 1946), causata dalla polizia ausiliaria, che aprì il fuoco contro i manifestanti, numerosi morti e oltre 150 feriti, tutti monarchici.


L'11 giugno 1946 segna l'apice dei disordini seguiti al referendum istituzionale Monarchia repubblica.

In Italia il 10 giugno la Corte di Cassazione ufficializza il risultato del referendum istituzionale del 2 giugno 1946 ma non proclama la repubblica in attesa di esaminare le contestazioni.
La repubblica non fu MAI proclamata.

Il governo, guidato da De Gasperi, cerca un accordo con il Re Umberto II per avviare il trapasso dei poteri, ma la corona rifiuta.

L'indomani nel Sud si scatena la protesta dei monarchici.
A Napoli, già teatro in precedenza di scontri sanguinosi, la folla si concentra davanti alla sede del PCI, in via Medina, dove accanto alla consueta bandiera rossa con falce e martello, è esposta una strana bandiera tricolore.
Si vede l’effigie di una testa di donna turrita nel campo bianco al posto del tradizionale stemma sabaudo. Per Napoli, che ha votato per l’80% Monarchia, è una vera e propria provocazione.

A via Medina scoppia una violenta battaglia, risolta dalle mitragliatrici della polizia ausiliaria, che falciano i dimostranti: sul terreno restano diversi morti e decine di feriti, tutti monarchici.
Due giorni dopo Umberto II lascia l'Italia.

Quest'eccidio non è mai ricordato dalla storiografia repubblicana, che in questa maniera continua ad uccidere quei giovani italiani, colpevoli solo di manifestare apertamente e pacificamente i loro ideali e la contrarietà all'esito del Referendum istituzionale.

La strage di via Medina, proprio perché continuamente negata, risulta essere una enorme vergogna per la repubblica.

Ricordiamo i giovani Caduti in via Medina, uccisi per essere rimasti fedeli al Re e alla Patria.
Non dimentichiamo questi valorosi monarchici!

lunedì, aprile 25, 2011

Liberazione 25 aprile

Nonostante la mobilitazione organizzata dallo stato repubblicano il "25 aprile" non ha mai rappresentato una festa condivisa dalla nazione, e nelle celebrazioni rimangono sempre la retorica, le polemiche, le tensioni, le contrapposizioni politiche...(quest'anno offuscate dal fatto che cade a Pasquetta)

Il distacco insanabile tra il Paese e le istituzioni repubblicane si è radicato perché la Liberazione si riferisce ad una guerra civile (anche tra i partigiani), e perché è stata strumentalizzata dai partiti, in particolare dal partito comunista.

Alle manifestazioni del 25 aprile partecipano le istituzioni, i partiti, le forze dell'ordine, i sindacati, l'associazione dei partigiani, la sinistra radicale (comunisti e centri sociali) ma manca l'elemento fondamentale che la trasformerebbe in una manifestazione unitaria e nazionale, cioè la partecipazione di popolo.

Non si può dimenticare che qualcuno la “resistenza” la fece davvero e che rischiò la propria vita, ma per essere obiettivi bisogna ammettere che ci liberarono gli alleati e i soldati del Regio Esercito, fedeli al Re. (non i partigiani)
I veri eroi e liberatori sono stati dimenticati dallo stato repubblicano, che, per dare lustro alla nuova e debole repubblica, ha preferito glorificare le persone che appartenevano ai partiti o coloro che, all'ultimo momento, ne approfittarono per far carriera.

La liberazione fu "occupata" dal CLN (i partiti) che presto si trasformò in partitocrazia, che comanda il Paese e sfrutta gli italiani.

Insomma nelle celebrazioni ufficiali del 25 aprile i politici se la cantano e se la suonano tra loro secondo i loro interessi di bottega.

La sinistra ha strumentalizzato la liberazione, trasformandola in una festa propria, e la repubblica ha cancellato i fatti e le persone che le toglievano lustro (i monarchici, i soldati del Regio Esercito) e che le impedivano di trasformarsi in mito.

Nelle manifestazioni del 25 aprile si è mai ricordato Edgardo Sogno, il leggendario Comandante Franchi e capo delle formazioni monarchico liberali - nonché Eroe della Resistenza e Medaglia d'oro al Valor Militare - e sopratutto il Corpo Italiano di Liberazione, un vero e proprio Corpo d'Armata ?

L'opera dei partigiani non comunisti sono sempre stati sminuiti e dimenticati.

E' necessario capire che la Liberazione e la repubblica, pur essendo legati tra loro, non sono la stessa cosa.
Invece il regime repubblicano ha usato la Liberazione per "repubblicanizzare" e “politicizzare” il paese.
Del fenomeno complesso della Liberazione si insegnano solo i fatti utili alla glorificazione della repubblica. E' stato un gravissimo errore perché la liberazione si è traformata in propaganda politica.

L’Italia del terzo millennio è diversa, sono cambiati i partiti (in meglio o peggio?), le strategie, la società, il mondo e quindi nel conservare la memoria del secolo scorso lo si deve fare valutando i fatti con intelligenza, logica e buon senso.

Per giungere ad una vera pacificazione del Paese si devono abbandonare le strumentalizzazioni politiche e soprattutto si deve avere la forza di storicizzare il Fascismo e l'Antifascismo, le ideologie della repubblica italiana!