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giovedì, marzo 29, 2007

Stipendi repubblicani



Secondo una ricerca pubblicata dall' Eurispes, in Europa il potere di acquisto di un lavoratore italiano è al penultimo posto, superiore solo a quello di un portoghese.
CLASSIFICA PER STIPENDI.
Gran Bretagna 28.007, Olanda 23.289, Germania 21.235, Irlanda 21.112, Finlandia 19.890, Danimarca 18.735, Francia 19.731, Belgio 19.729, Spagna 17.412, Grecia 16.720, Italia 16.242, Portogallo 13.136.

Inoltre l'Eurispes specifica che
negli ultimi tre anni la nostra posizione è peggiorata: nel 2004 ed ancora nel 2005 le nostre retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: solo nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia.


L'effetto congiunto dell'erosione del potere d'acquisto causata dall'inflazione, dell'elevato peso del cuneo fiscale e della contenuta dinamica salariale insieme concorrono a spiegare buste paga fra le più leggere d'Europa.
L'inflazione - conclude lo studio - ha infine giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari dei nostri lavoratori in termini di potere d'acquisto: essa infatti negli ultimi quattro anni ha avuto un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi calcolati in euro riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere d'acquisto.

Crescono poco i salari in Italia e comunque molto meno degli altri paesi europe.

In Italia il costo medio in euro per ora di lavoro è inferiore a quello di tutti paesi europei ad eccezione della Spagna, della Grecia e del Portogallo.

A questo punto una osservazione :
ma cosa fanno i sindacati in Italia ?

Ah già, ora ci sono !
CGIL CISL UIL fanno politica, anche loro sono diventati dei partiti e quindi pensano ai loro interessi ....

Poveri lavoratori italiani...


Lavoro, Eurispes: Salari italiani tra i più bassi d'Europa

salari in Italia sono tra i più bassi in Europa, e in termini di potere d'acquisto addirittura inferiori a quelli della Grecia e superiori, in Europa, solo a quelli del Portogallo. È quanto emerge da una ricerca dell' Eurispes intitolata "Povero lavoratore: l'inflazione ha prosciugato i salari".

Inoltre negli ultimi tre anni, specifica l'Eurispes, "la nostra posizione è peggiorata: nel 2004 ed ancora nel 2005 le nostre retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: solo nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia".

Quindi - si legge nel rapporto - se a fine mese un dipendente italiano mette in tasca mediamente 16.242 euro, un tedesco arriva a 21.235, un inglese a 28 mila.
Prendendo in considerazione il periodo 2000-2005, l'istituto demoscopico sottolinea che "mentre vi è stata una crescita media del salario comunitario (per l'insieme dei paesi europei) del 18%, nel nostro Paese i lavoratori dell'industria e dei servizi (con esclusione della Pubblica amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7%". Il risultato è la "posizione infima del lavoratore italiano" quanto agli stipendi netti e "penultimo nel 2006 fra tutti i paesi europei".
In Italia il costo medio in euro per ora di lavoro, calcolato sui dati forniti dallo Yearbook dell'Eurostat, è inferiore a quello di tutti i paesi europei ad eccezione della Spagna, della Grecia e del Portogallo, che è anche il paese dove i costi del lavoro sono minimi (9,5 euro all'ora) mentre Danimarca e Svezia fanno registrare i valori massimi (30,7 e 30,4 euro per ora rispettivamente).
L'effetto congiunto dell'erosione del potere d'acquisto causata dall'inflazione, dell'elevato peso del cuneo fiscale e della contenuta dinamica salariale insieme concorrono a spiegare buste paga fra le più leggere d'Europa.
Proprio il cuneo fiscale, spiega l'Eurispes, "appare, se confrontato con quello degli altri Paesi europei, particolarmente gravoso nel nostro Paese", e "tanto più punitivo in quanto la base di partenza (ossia il salario lordo) è molto al di sotto della media europea e poco più della metà di quello dei tedeschi, degli inglesi e dei danesi".
Quanto al peso delle diverse politiche della famiglia sui salari, l' Eurispes mette a confronto il cuneo fiscale del lavoratore single, ossia senza persone a carico, e quello del lavoratore con moglie e due figli a carico.
Con due sole eccezioni (Francia e Grecia) il cuneo fiscale è più lieve nei confronti del lavoratore con carichi familiari, ma alcuni paesi (Irlanda, Gran Bretagna, Spagna e Portogallo, ad esempio) si mostrano abbastanza insensibili alle necessità familiari, ed il cuneo fiscale si riduce solo di poco per favorire la famiglia.
Germania e Olanda invece attuano decurtazioni del cuneo superiori al 14% del costo complessivo del lavoro e quindi nella fiscalità complessiva sul lavoro danno vita a una decisa politica 'familiare'.
L'Italia attua una moderata politica 'familiare'. Infatti il cuneo che si inserisce fra il costo complessivo del lavoro ed il salario netto in busta e' del 9% inferiore per il lavoratore con tre persone a carico, rispetto a quello senza carichi familiari.

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mercoledì, marzo 28, 2007

La repubblica distrugge l'Italia



All'indomani dell'approvazione al Senato del ddl sul rifinanziamento delle missioni all'estero, l'Udc è salita al Quirinale per dire a napolitano che l'Italia ha bisogno di un governo di salute pubblica.

Il Paese è in difficoltà, il governo modifica l'attività parlamentare e non è in grado di intercettare la ripresa. Quello di Prodi è un governo esaurito che sta in piedi solo grazie al muro contro muro
Inoltre:
Abbiamo espresso a napolitano l’opinione che questo governo è causa di una grave crisi istituzionale, in particolare al Senato.

Un governo di salute pubblica è necessaria e possibile solo in situazioni di estrema emergenza, e quindi ciò presuppone che l'Italia è profondamente malata.

L’Italia sta sperimentando in tutti gli ambiti della vita pubblica e in tutti i tipi di organizzazioni gli effetti della inadeguatezza del sistema repubblicano.
L’Italia non ha solo bisogno di un nuovo governo, ma di un nuovo sistema istituzionale, una nuova costituzione, una nuova classe dirigenza che dia speranza, fiducia e stabilità al paese.

Poveri italiani !
Subire questa repubblica è veramente un supplizio.
Quando finirà?

I centristi contro gli ex alleati: "In Senato commesso un errore politico ed aritmetico.
La casa delle libertà è finita dopo la sconfitta elettorale"
L'Udc chiede un incontro al Quirinale
"Serve un governo di salute pubblica"

repubblica

Al Senato hanno perso tutti

Dopo la caduta del governo Prodi 1, il Capo dello Stato napolitano al termine delle consultazioni al Quirinale chiese al premier dimissionario la verifica in Senato della necessaria maggioranza politica.
Maggioranza politica e non solo numerica.

Come allora anche adesso il governo ottiene al Senato solamente la maggioranza numerica, l'Unione conferma la precarietà della sua autosufficienza politica, mimetizzata dal soccorso bianco dei centristi, i voti dei senatori a vita continuano ad essere indispensabili.

I voti favorevoli all'Unione si sono fermati a 155 ma la maggioranza richiesta era di 158 voti. Dei 180 si', 20 sono stati quelli dell'Udc, e tra i restanti 160 4 erano i voti dei senatori a vita (Colombo, Ciampi, Rita Levi Montalcino e Scalfaro) e uno del senatore di Forza Italia Lino Iannuzzi.
Da registrare i 2 no di Turigliatto e Rotondi, i 132 astenuti (70 di Fi, 41 di An, 13 della Lega e 8 tra Dc, Mpa e Pri).


L'ormai soglia dei 158 voti di senatori elettivi, che costituirebbero la maggioranza politica e che era stata richiesta come condizione per superare l'ultima crisi di governo dall'inquilino del Colle, non è stata raggiunta.


Se prodi fosse coerente dovrebbe dimettersi.
Il superpartes-comunista napolitano, che a sua tempo aveva avanzato la teoria dell'autosufficienza della maggioranza politica, commenta:
Sono molto contento che il decreto sia stato approvato. Non aggiungo altro.
Non c'è un capo di stato superpartes ....

In realtà ieri al Senato hanno perso tutti:
il governo e la maggioranza hanno perso perchè non hanno la maggioranza politica;
ha perso l'opposizione, che si è anche divisa;
ha perso napolitano che continua a dimostrarsi di parte;
ma soprattutto continua a perdere l'Italia, guidata da un sistema disastroso e da una classe politica che pensa solo ai loro interessi.