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venerdì, marzo 03, 2006

Libia:una repubblica dittatoriale

La Repubblica popolare araba di Libia è una dittatura, all'interno della quale Gheddafi controlla completamente il paese, e perciò la dimostrazione contro l'italia non può che essere stata affiancata o pilotata dal governo libico.
Infatti all'interno di una repubblica dittatoriale è molto difficile che possano avvenire delle dimostrazioni popolari spontanee.

Inoltre il presidente della repubblica libica ha affermato che sono possibili altri attacchi se il governo di Roma si rifiuterà di indennizzare il popolo libico.
Questa affermazione rafforza l'idea che le dimostrazioni anti-italia siano volute e controllate dal regime repubblicano libico.

Cosa fa la repubblica italiana?
Come pensa di risolvere il problema?
Come difende i nostri interessi?


Ricordiamo che Idris I, re della Libia venne deposto nel 1969 da un colpo di stato incruento che portò al potere il colonnello Gheddafi.
Il suo regno fu caratterizzato da una politica apertamente filo-occidentale, che allentò il legame con i paesi arabi.

Ah se in Libia, invece di una repubblica, ci fosse un regno!


''A Bengasi volevano uccidere il console Pirrello''
Libia, Gheddafi: ''Italia ci riscarcisca altrimenti possibili altri attacchi''
Il leader libico: ''Non escludo altri attacchi se il governo di Roma si rifiuterà di indennizzare il popolo libico''
Tripoli, 2 mar. (Ign) - ''Volevano uccidere il console italiano, Franco Maria Pirrello''. Era questo l'obiettivo dell'assalto al consolato italiano di Bengasi dello scorso 17 febbraio, durante il quale sono morte 14 persone. A dirlo è il leader Moammar Gheddafi, in un discorso trasmesso in diretta dalla televisione libica.

Il colonnello libico, però, non si ferma qui. Senza perifrasi, Gheddafi minaccia l'Italia se Tripoli non sarà risarcita per quanto commesso dal regime coloniale italiano. ''Non escludo altri attacchi se il governo di Roma si rifiuterà di indennizzare il popolo libico per quanto commesso dal regime coloniale italiano in Libia''.

Intanto oggi è stato un giorno di amnistia nel paese del colonnello Gheddafi.. Il governo ha ordinato il rilascio di 130 prigionieri politici detenuti in una prigione di Tripoli, 85 dei quali appartenenti al partito fuorilegge della Fratellanza musulmana e che, secondo gli osservatori, sarebbe stato dietro le violenze contro il consolato italiano di Bengasi. Alcuni movimenti per la difesa dei diritti umani avevavano richiesto il rilascio degli attivisti della Fratellanza musulmana fin da quando, negli anni '90, erano stati arrestati a causa del loro sostegno al partito politico. Da cinque mesi gli 85 detenuti si erano appellati alla Corte suprema contro la sentenza di colpevolezza. Molti di loro erano professionisti e studenti al momento dell'arresto ed erano stati inizialmente processati da una Corte popolare, poi abolita l'anno scorso.

IGN

martedì, febbraio 28, 2006

Se il comunismo è morto, anche la repubblica finirà



Addirittura cossiga, emerito presidente della repubblica, afferma che la costituzione repubblicana, non solo, è nata grazie al compromesso tra De Gasperi e Togliatti e quindi frutto di un pasticcio corporativistico tra i democristiani e comunisti, ma addirittura si rende conto che senza Stalin la repubblica non si sarebbe mai fatta.

La verità viene a galla. (a parte i brogli)

In italia non si può criticare il comunismo perchè la repubblica è stata firmata anche dai comunisti, ma soprattutto perchè "imposta da Stalin" (togliatti era il mandante di mosca).
Lo stesso cossiga dice che presto avremmo nelle piazze d'Italia le statue di de Gasperi e Togliatti insieme con l'aggiunta sotto di Stalin.
Speriamo che si sbagli.

Se il comunismo è morto, anche la repubblica finirà

COSSIGA: FRA 100 ANNI STATUE DI DE GASPERI, TOGLIATTI E STALIN

La Costituzione del 1948 e' "frutto del pasticcio corporativistico dei professorini democristiani che all'epoca non avevano alcuna esperienza politica", ma e' valida in quanto "frutto del primo grande compromesso storico della storia d'Italia, quello tra De Gasperi e Togliatti". Lo ha detto Francesco Cossiga intervenendo alla presentazione del volume "La Guerra del Quirinale" scritto dal politologo e giornalista Marzio Breda.
Il compromesso, voluto soprattutto da Stalin, si baso' su uno scambio: "niente guerra civile, e niente messa fuori legge del Pci, come invece avvenne in Germania". Secondo Cossiga, grazie a quell'accordo, "tra cent'anni ci saranno nelle piazze d'Italia le statue di de Gasperi e Togliatti insieme (non a cavallo, comunque, ma a piedi), con l'aggiunta sotto di Stalin, senza il quale quel compromesso non si sarebbe mai fatto". (AGI)

AGI

lunedì, febbraio 27, 2006

La repubblica non difende l'Italia!

La Francia considera l'energia un fattore essenziale e vitale e quindi non ha permesso all'ENEL di acquistare il gruppo energetico Gaz de France.
Il primo ministro francese Dominique de Villepin ha affermato che non è protezionismo ma difesa del paese.

Che rabbia e tristezza!
Per quanto riguarda le risorse energetiche, l'Italia dipende completamente dagli altri paesi; non abbiamo petrolio e gas, abbiamo rifiutato di sviluppare l'energia nucleare ma acquistiamo l'energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari francesi, importiamo gas da paesi non molto affidabili come russia e libia, strapaghiamo il petrolio dal mondo islamico che ci è nemico, non abbiamo una strategia credibile per il futuro.

La Francia per difendere l'indipendenza energetica non ci ha pensato due volte a violare le regole europee sulla concorrenza e sul libero mercato.
Al contrario la repubblica italiana non si pone neanche il problema vitale dell'approvvigionamento dell'energia senza la quale non si ha sviluppo, per colpa degli enormi errori compiuti durante questa repubblica siamo in ginocchio a chiedere gas e petrolio agli altri paesi.

Basterebbe questo per condannare la repubblica italiana!

Il primo ministro francese Dominique de Villepin si difende dalle accuse di protezionismo. Dopo la fusione di Suez con Gaz de france, parla al quotidiano Ouest-france: "Difendere gli interessi vitali di un paese, non vuol dire elevare delle barriere, bensì vuol dire dotarsi degli strumenti validi per difendere nelle migliori condizioni i nostri interessi e quelli dell'Europa. La prima responsabilità di un governo consiste nel garantire le capacità di investimento, di produzione e di approvvigionamento del paese. La nostra indipendenza energetica è una posta strategica maggiore; quindi il governo è nel suo diritto quando mobilita le proprie forze per preparare l'avvenire".

estratto da web http://www.repubblica.it/2006/b/sezioni/economia/enel/fusionefra/fusionefra.html