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mercoledì, gennaio 28, 2009

Napolitano, Di Pietro, Giustizia e Politica

In una manifestazione organizzata a Roma dall’Associazione nazionale vittime di mafia e dall’Italia dei Valori contro la riforma della giustizia, Di Pietro ha accusato Napolitano di non essere un arbitro imparziale e di tacere su alcuni temi come la giustizia e il Lodo Alfano.

La protesta dell’Idv sarebbe motivata dalla sospensione, decisa dal Csm, del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella, un provvedimento che sarebbe segnale di grave ingerenza del potere politico nei confronti dell’autonomia della magistratura.

In piazza Farnese c'era anche un manifesto che riportava la frase "Napolitano dorme, l’Italia insorge”, una dura ed evidente critica nei confronti del presidente della repubblica.
Di Pietro ha aggiunto: “A lei che dovrebbe essere arbitro possiamo dire che a volte il suo giudizio è poco da arbitro e da terzo", inoltre ha concluso: “Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso”.

Evidentemente Di Pietro esorta il presidente ad intervenire sulle questioni della giustizia e sullo scontro attorno al caso dei magistrati di Salerno.

In Italia è da anni che assistiamo ad una aspra lotta tra la Magistratura e la Politica, una lotta che sta dissanguando la repubblica, che già per altri motivi vive un periodo di profonda crisi.
E' chiaro che qualsiasi riforma della giustizia proposta in questo contesto non può che peggiorare il difficile rapporto tra politica e magistratura.

Secondo me Di Pietro comincia a temere che il PDL ed il PD possano mettersi d'accordo per riformare la Giustizia.
Per evitare che questo possa succedere, oltre che dimostrare di essere il leader della opposizione, cerca di fare pressione su napolitano affinchè non firmi la ipotetica riforma.

Ovviamente le parole di Di Pietro hanno sollevato un polverone.

Lasciamo da parte la stupida favola del presidente della repubblica superpartes, non esiste in quanto sono tutti dei politici eletti da partiti (e quindi di parte).
Se è vero allora le loro decisioni sono scelte politiche e quindi criticabili, fattore ancor più evidente quando si tocca la giustizia essendo il presidente della repubblica anche il presidente del CSM.
Adesso napolitano si trova in una situazione molto scomoda nel senso che qualsiasi cosa farà (firmare o no la ipotetica riforma) sarà sempre criticato da qualche parte poltica.

Di Pietro ha sbagliato a dare del mafioso a napolitano, ma ha avuto il merito di scoprire una verità, e cioè che i presidenti della repubblica non possono essere arbitri o da terzi, sono politici di parte.

Ed anche per questo io preferisco la Monarchia alla repubblica.

martedì, gennaio 27, 2009

I poveri in Italia


L'ottavo rapporto sulla povertà della Caritas Italiana-Fondazione Zancan ha stabilito che un italiano su quattro è povero e che in Europa l'Italia è il paese con una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà.

Gli italiani considerati poveri sono quelli che vivono con meno di 500-600 euro al mese (il 13% della popolazione), le famiglie con anziani e le famiglie con tre o più figli. Il 48,9% di queste vive al sud.

Accanto ai circa 7 milioni e mezzo di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa, ce ne sono altrettanti che si trovano appena sopra a tale soglia. Gli italiani "coinvolti" nel fenomeno povertà sono circa 15 milioni, ovvero il 25% della popolazione.

Nonostante questi dati allarmanti l'Italia è al di sotto della spesa media per la protezione sociale.
La spesa aumenta ma il 66,3% serve per coprire le pensioni. Questo squilibrio è ancor più evidente se si considera l'incidenza sul PIL: la spesa per la previdenza incide per il 15,8%, quella per la sanità per il 6,2%, per l'assistenza sociale per l'1,9%.

In Italia le misure contro la povertà sono le meno efficaci in Europa, mentre in alcuni paesi (come Svezia, Danimarca, Olanda) l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50% il rischio povertà, in Italia solo il 4%.

Questa è la vera e drammatica situazione sociale italiana, ben diversa dall'immagine disegnata dai massmedia o da quello che si vede nelle varie caste della repubblica italiana.

Le cifre sono impressionanti e testimoniano una persistenza del fenomeno della povertà nel nostro paese e il sostanziale fallimento delle politiche di intervento assistenziale.

Regina Maria José



A Ginevra il 27 gennaio 2001 moriva la Regina Maria Josè.

Per Suo espresso volere venne sepolta nell'Abbazia Reale di Altacomba (Alta Savoia in Francia) ed adesso riposa al fianco di S.M. Umberto II.