Articoli in evidenza:

sabato, febbraio 19, 2011

Il Primo Parlamento Italiano

Il 18 Febbraio 2011 è il 150° Anniversario della apertura del Primo Parlamento d'Italia


Cronaca
Il 18 febbraio 1861 a Torino, splendidamente addobbata, i parlamentari entrano a Palazzo Carignano alle ore 9.
Poco prima delle 11 la banda della Guardia Nazionale intona l’inno di Mameli in piazza Castello. Si apre la porta della Reggia e annunciato da salve di cannone, compare Re Vittorio Emanuele II, preceduto dai famigliari e seguito dai suoi generali.
Sfila fra una folla osannante, appena trattenuta dai cordoni della Guardia Nazionale.

A Palazzo Carignano lo ricevono le deputazioni del Senato e della Camera. I figli Umberto e Amedeo lo precedono nel Parlamento, accolti da applausi. Quando arriva il sovrano, i parlamentari si alzano in piedi e gridano: Viva il Re d’Italia!.

Vittorio Emanuele sale al trono con passo solenne. Alla sua destra s’accomodano i principi. A sinistra siedono i diplomatici di Prussia, Gran Bretagna, Francia, Turchia, Svezia e Belgio. Intorno si schierano i ministri e Cavour.

Infine il Re prende parola, leggendo un discorso che Cavour e Ricasoli hanno esaminato il giorno prima: Signori Senatori, Signori Deputati, libera ed unita quasi tutta, per mirabile aiuto della Divina Provvidenza, per la concorde volontà dei popoli, e per lo splendido valore degli eserciti, l’Italia confida nella virtù e nella sapienza vostra. A voi si appartiene di darle istituti comuni e stabile assetto .

A ogni passaggio il discorso è salutato da grida di «Bravo!».
Finché Vittorio Emanuele conclude: Mi compiaccio di manifestare al primo Parlamento d’Italia la gioia che sente il mio animo di Re e di Soldato.
Pronunciata l’ultima parola, «Parlamento e popolo giubilanti - scrive la cronaca - prorompono unanimi in schietti applausi che il Re, commosso, contraccambia col nobile gesto e col chinare della marziale sua testa».

Minghetti chiede allora nuovo silenzio e dichiara aperta la sessione legislativa.
Il sovrano lascia l’aula alle 11,30.

Una giornata radiosa ed indimenticabile che anticipa la nascita del Regno d'Italia e dello Stato Italiano!

W il Re!

Re Carlo Alberto e i Valdesi

Il 17 Febbraio 1848 il Re di Sardegna Carlo Alberto sanciva il riconoscimento dei diritti civili e politici ai Valdesi.


Re Alberto di Savoia poneva fine a secoli di discriminazione riconoscendo ai suoi sudditi valdesi i e politici.
Un editto di tolleranza che concedeva libertà che da oltre 160 anni è la festa dei Valdesi.

Con il Regno d'Italia, proclamato il 17 marzo 1861, tali leggi furono estese dal Re d’Italia Vittorio Emanuele II a tutto il Regno e ciò significò per i protestanti la possibilità di predicare liberamente, diffondere la Bibbia ed avere un culto pubblico.

17 Febbraio è la Festa della libertà degli evangelici che ricorda la data in cui nel 1848 re Carlo Alberto di Savoia concesse i diritti civili alla minoranza valdese.

IL 17 FEBBRAIO
LE LETTERE PATENTI DEL XVII FEBBRAIO 1848


CARLO ALBERTO
per grazia di Dio
re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme
duca di Savoia, di Genova, ecc. ecc.
principe di Piemonte, ecc. ecc.

Prendendo in considerazione la fedeltà ed i buoni sentimenti delle popolazioni Valdesi, i Reali Nostri Predecessori hanno gradatamente e con successivi provvedimenti abrogate in parte o moderate le leggi che anticamente restringevano le loro capacità civili. E Noi stessi, seguendone le traccie, abbiamo concedute a que' Nostri sudditi sempre più ampie facilitazioni, accordando frequenti e larghe dispense dalla osservanza delle leggi medesime. Ora poi che, cessati i motivi da cui quelle restrizioni erano state suggerite, può compiersi il sistema a loro favore progressivamente già adottato, Ci siamo di buon grado risoluti a farli partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione.
Epperciò per le seguenti, di Nostra certa scienza, Regia autorità, avuto il parere del Nostro Consiglio, abbiamo ordinato ed ordiniamo quanto segue:

I Valdesi sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici de' Nostri sudditi; a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università, ed a conseguire i gradi accademici.
Nulla è però innovato quanto all'esercizio del loro culto ed alle scuole da essi dirette.
Date in Torino, addì diciassette del mese di febbraio, l'anno del Signore mille ottocento quarantotto e del Regno Nostro il Decimottavo.

Ritorno della Monarchia in Libia?

Non tutto ciò che racconta la stampa italiana corrisponde esattamente a ciò che sta accadendo, figurati se in qualche paese ci sono delle possibilità al ritorno della Monarchia.

L'analista politico e della difesa australiano, Greg Copley, presidente della International Strategic Studies Association (ISSA) in Washington, DC, sostiene che il dittatore libico Gheddafi sta silenziosamente preparando il Paese al ritorno della Monarchia.

Copley spiega al sito OneNewNow.com:
Dall'inizio dell'anno scorso, Gheddafi ha capito che i suoi figli, e in particolare il suo erede designato, Saif al-Islam, avevano effettivamente preso contatto con i Fratelli Musulmani, che è un movimento in contrasto con le sue idee.
Così Gheddafi sta adottando misure per restaurare la monarchia che aveva rovesciato con un colpo di stato il 1° settembre 1969.


Copley afferma che Gheddafi vuole assicurarsi che gli islamisti radicali non prendano il potere e non vuole che il popolo libico lo ricordi come la persona che ha rovinato il paese.

Ha iniziato a restituire le proprietà, che appartenevano al defunto Re Idris, agli eredi del Re , afferma il presidente dell'ISSA.
E in fondo, credo che lui sta facendo quello che fece Franco in Spagna, che riportò il paese alla monarchia costituzionale.

Il principe ereditario libico Mohammed es-Senoussi (47 anni) vive a Londra dal 1988, è organizzò le manifestazioni contro la visita di Gheddafi a Parigi e Roma.

Meglio tardi che mai, apprezzare la Monarchia !!