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mercoledì, aprile 25, 2007

Riconciliazione repubblicana



Se questa è una riconcilazione .....

In Italia non può esserci una vera riconciliazione perchè la repubblica divide gli italiani !

25 aprile
PRODI, paese verso RICONCILIAZIONE

L'Italia e' sulla via della riconciliazione.
Lo ha detto il premier Romano Prodi a margine della cerimonia dell'anniversario della liberazione.
agi


La manifestazione a Milano per la commemorazione del 25 aprile
Fischi alla Moratti e slogan contro Bertinotti

Dura contestazione in piazza Duomo al discorso del sindaco.

Slogan anche contro Diliberto e la pm Boccassini

La manifestazione del 25 aprile a Milano è finita con un netta spaccatura.
Parte di piazza Duomo ha infatti contestato duramente Letizia Moratti: l'intervento del sindaco di Milano dal palco è stato a tratti sovrastato dai fischi e dai cori della folla che, assiepata sulle transenne, ha gridato: Fascista, vergogna.

Il nucleo della contestazione è venuto proprio dalle prime file di chi ha assistito ai comizi finali in piazza Duomo, mentre sventolavano cartelloni a supporto di Emergency e bandiere rosse.


CONTESTAZIONI ANCHE A BERTINOTTI E DILIBERTO

Gli autonomi hanno urlato Bertinotti e Diliberto servi dei padroni prima scendete in piazza e poi firmate le missioni.


TENSIONE TRA RIFONDAZIONE E CENTRI SOCIALI - Ci sono stati momenti di tensione tra i militanti del centro sociale il Cantiere e il servizio d'ordine di Rifondazione comunista.


STRISCIONE DI SOLIDARIETA' AI BR
Libertà per i compagni. Dai vostri compagni di lotta.


ilcorrieredellasera

La repubblica libera la Balzerani



La libertà condizionale concessa all’ex brigatista rossa incrina la fiducia (già molto scarsa..) fra cittadini e la repubblica.
Volontè (Udc) afferma : Questa sentenza appare basata più su considerazioni politico-culturali che su motivi giuridici.

Appunto la repubblica ha voluto liberare la brigatista!!

Balzerani libera: è bufera

Barbara Balzerani, 57 anni, ex primula rossa condannata a tre ergastoli per il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro oltre al concorso morale negli omicidi di quattro carabinieri, è libera dopo quasi 22 anni di reclusione dal giorno del suo arresto avvenuto il 19 giugno 1985.
La Cassazione ha confermato ieri la sentenza con cui era stata concessa la libertà condizionale all’ex brigatista rossa che quindi non tornerà più dietro le sbarre di Rebibbia. Nei suoi confronti restano ben poche restrizioni come il divieto di abbandonare l’Italia. Alla decisione si era appellato il Tribunale di sorveglianza; l’obiezione erano i mancati «segni di resipiscenza» del passato della Balzerani nel terrorismo. Prima di concedere la libertà vigilata, i giudici di sorveglianza hanno interpellato i parenti di alcune vittime, ma l’unica a esprimere parere favorevole è stata Maria Fida Moro.
Molte le reazioni. Secco il coordinatore di Fi, Sandro Bondi: «Gli italiani faranno non poca fatica a comprendere le ragioni giuridiche e morali della decisione della Cassazione. Si rischia di incrinare la fiducia fra cittadini e magistratura, oltre che tra i diversi poteri dello Stato». Il senatore azzurro Maurizio Sacconi ha detto che la libertà alla Balzerani «è espressione della generosa comprensione politica verso il brigatismo, alimentato da alcuni settori della maggioranza e del Governo. Nonostante il permanere di un pericolo eversivo in Italia e solo in Italia». Gli ha fatto eco Luca Volontè (Udc): «Questa sentenza appare basata più su considerazioni politico-culturali che su motivi giuridici».

ilgiornale

martedì, aprile 24, 2007

Deficit repubblicano



Nel Rapporto annuale 2006 della Bce si legge che l'Italia è uno dei pochi stati dove il rapporto debito pubblico-Pil non è diminuito.
Secondo la BCE si deve evitare atteggiamenti di compiacimento, per assicurare la rapida attuazione del risanamento è indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti concrete e credibili.

L’Unione monetaria europea obbliga l'Italia a tenere a freno deficit e debito accumulato, ma non i cordoni della spesa pubblica, al punto che oltre la metà del prodotto interno lordo se ne va per i mille rivoli delle amministrazioni statali e degli enti locali.
La spesa pubblica italiana continua a correre. Nel 2006 - secondo i dati di Eurostat notificati dal Governo - è salita al 50,1% rispetto al 48,3% del 2005 e al 47,7 del 2004.
Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, in occasione della riunione Ecofin a Berlino, aveva lanciato l’allarme sulla spesa pubblica affermando che l’obiettivo primario è ridurre la spesa primaria.

Ho l'impressione che per ridurre le spese ci vuole una rivoluzione.
E' la repubblica che ha creato questo enorme deficit pubblico, lo ha fatto quasi scientificamente per occupare tutti i gangli dello stato, per controllare gli italiani e per mantenere il potere.

Purtroppo nonostante i numerosi sacrifici degli italiani, il deficit pubblico dello stato repubblicano è ancora troppo alto perchè le spese (e gli sprechi ...) dello stato repubblicano continuano.

Solo una rivoluzione potrà ridurre le spese dello stato repubblicano !!
Eurostat: deficit/pil italiano al 4,4%. Istat: nel 2007 discesa al 2,3% Bce: «Il debito italiano è il più alto» La Banca centrale europea: «Vanno ridotte le spese. No a un allentamento della politica fiscale»

ROMA - «Il rapporto debito pubblico-Pil dell'area dell'euro è diminuito nel 2006, riflettendo le riduzioni conseguite in gran parte dei Paesi, con le eccezioni rilevanti dell'Italia, divenuto il Paese con il più elevato debito, e del Portogallo». È quanto si legge nel Rapporto annuale 2006 della Bce, in cui si invitano tutti i Paesi di Eurolandia ancora lontani dall'aver risanato i conti a «non sovrastimare il ritmo del risanamento» a causa delle entrate inattese, a non «allentare la politica fiscale» e a procedere, piuttosto, a una «riforma strutturale della spesa» e quindi a una sua «riduzione».

GIU' SPESA, NO CALO TASSE - «Nel 2006 l'evoluzione dei conti pubblici nell'area dell'euro è stata relativamente favorevole. Tale andamento però - si legge nel Rapporto della Banca centrale - è principalmente il risultato della forte crescita del Pil e di entrate in attese, e solo in piccola parte di un reale risanamento dei conti pubblici». Per questo è necessario «accelerare» e dare la giusta lettura al calo di deficit e debito: infatti, «il miglioramento del saldo strutturale del bilancio - si legge nel Rapporto - potrebbe in parte riflettere le predette entrate inattese e sovrastimare pertanto il ritmo di fondo del risanamento». Per la Bce, «è quindi indispensabile definire ulteriori misure di risanamento dei conti che siano concrete e credibili e assicurarne la rapida attuazione. Queste - si legge nel rapporto - avranno maggiori possibilità di riuscita se saranno basate su una strategia complessiva e credibile di medio periodo, incentrata sulla riduzione della spesa anziché sull'incremento delle entrate». Dunque, bisogna «mettersi al riparo da atteggiamenti di compiacimento», perché «l'atteso proseguimento della congiuntura favorevole nel futuro prossimo deve essere pienamente sfruttato per raggiungere quanto prima posizioni di bilancio solide e una rapida riduzione del debito pubblico». E al fine di evitare che si ripetano gli errori del passato e di prevenire l'insorgenza di squilibri macroeconomici, è essenziale che tutti i Paesi si astengano dall'adottare un orientamento pro-ciclico di allentamento della politica fiscale e si impegnino invece a conseguire posizioni di bilancio solide durante l'attuale ripresa».

EUROSTAT - Il rapporto annuale della Bce arriva dopo la prima notifica sui conti pubblici dei paesi membri da parte dell'Eurostat. Secondo i dati, l'Italia ha chiuso il 2006 con un deficit al 4,4% del Pil e un debito pubblico al 106,8% del Pil. Nella zona euro e nei Ventisette il disavanzo è sceso, rispetto al 2005: in Eurolandia è passato dal 2,5% all'1,6% lo scorso anno, mentre nell'Ue nel suo insieme dal 2,4% all'1,7%. «Nel 2006 - scrive l'Ufficio europeo di statistica - i disavanzi maggiori rispetto al Pil sono stati registrati da Ungheria (-9,2%), Italia (-4,4%), Polonia e Portogallo (entrambi -3,9%) e Slovacchia (-3,4%). Undici paesi hanno invece concluso il 2006 in surplus, in testa Danimarca (+4,2%) e Finlandia (+3,9%). A seguire poi Estonia (+3,8%), Bulgaria (+3,3), Irlanda (+2,9%), Svezia (+2,2) Spagna (+1,8%), Paesi Bassi (+0,6%), Lettonia (+0,4%), Belgio (+0,2%) e Lussemburgo (+0,1%). »In tutto - scrive ancora Eurostat - 22 paesi membri hanno registrato un miglioramento del deficit, rispetto al 2005, solo in 5 stati è stato osservato un peggioramento«.
ISTAT: PREVISIONI 2007 - Contestualmente ai dati Eurostat, l'Istat ha reso noto che l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche si attesterà quest'anno al 2,3%, in calo rispetto al 4,4% del 2006, mentre il debito pubblico scenderà al 105,4 del Pil.

ilcorrieredellasera

lunedì, aprile 23, 2007

Siccità repubblicana



Lo stato dei corsi d’acqua e dei bacini italiani è preoccupante. Il deficit delle precipitazioni nel periodo autunno-inverno si ferma su valori tra il 20 e il 40% inferiori a quelli medi, ma in alcune zone del Nord-Est e del Centro si scende al 50-60% in meno. La neve ricopre un terzo del territorio che imbiancava l’anno scorso. Anche per questo il Po, in tutte e cinque le stazioni di rilevamento, ha una portata di 500 metri cubi al secondo inferiore alla media mentre il lago di Garda è ben al di sotto della media.
http://eurosot.protezionecivile.it/siccitaFinale.pdf

Il cambiamento climatico sta causando una drastica riduzione delle riserve idriche, piove sempre di meno e la temperatura del globo aumenta, ma l’emergenza che scatta ogni anno con l’arrivo del caldo dimostra che le cause sono anche nella cattiva gestione delle nostre risorse idriche.
Insomma il rischio di siccità in Italia è una sciagura naturale ma a ciò si aggiunge l'assoluta incapacità della repubblica.

Infatti che io sappia non ci sono mai stati interventi che blocchino i consumi non necessari, gli sprechi idrici aumentano, non è mai partito un piano per l'uso razionale della risorsa idrica.

Purtroppo in Italia si lavora sempre in emergenza, manca sempre la prevenzione.
E' ormai da anni che il problema fa parte dell'agenda dei governi, ma si è fatto molto poco, se non dire nulla.
Ecco così che sulla siccità l'orientamento dei tecnici è di far scattare lo stato di crisi, anche per fronteggiare la criticità del settore elettrico per l'estate 2007.
L'emergenza rischia infatti di mettere l'Italia in difficoltà nei prossimi mesi, anche sul fronte di un blackout elettrico.

E' ovvio però che lo stato d'emergenza, però non basta, ma servono interventi strutturali.
Uno stato serio e capace dovrebbe varare un piano antisprechi e avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza.
L'acqua è un bene che, a causa dei cambiamenti climatici in atto, diventa di anno in anno sempre più prezioso e va assolutamente tutelata.




Riunione di tecnici al ministero dello Sviluppo economico
già avviato il programma per il risparmio delle risorse idriche
Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"
Preoccupazione per il livello del Po, mai così basso ad aprile

Italia, è allarme siccità, rischio blackout
Pecoraro Scanio: "Stato d'emergenza"


ROMA - Italia ad alto rischio siccità: è allarme per i prossimi mesi, anche per le forniture di elettricità. I tecnici che seguono la situazione si sono riuniti, oggi, al ministero per lo Sviluppo economico per fare il punto alla luce del dossier "Emergenza Estate 2006", e sarebbero orientati a chiedere al governo lo stato di crisi, prevedendo anche il contingentamento delle risorse idriche nei prossimi mesi, ma non di quelle ad uso domestico. Una richiesta che trova sponda nel ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio: "Domani chiederò lo stato di emergenza nel corso del Cdm". A pesare sarebbero anche le previsioni delle temperature, sopra le medie stagionali, oltre alla carenza idrica: il lago Maggiore, ad esempio, registra un livello di invaso inferiore di 60 milioni di metri cubi rispetto al 2006. "Lo stato d'emergenza, però, non basta, servono interventi strutturali - continua Pecoraro Scanio - In particolare è necessario varare un piano antisprechi ed avviare l'ammodernamento della rete idrica italiana, che disperde una quantità inaccettabile delle risorse a causa della propria fatiscenza".

All'ordine del giorno della riunione di oggi, l'ottimizzazione delle poche risorse a disposizione, con l'ipotesi di "rilasci controllati" che consentano di evitare sprechi e mantenere il più alto possibile il livello del Po, mai così basso ad aprile. Ma anche la predisposizione di misure operative che consentano di ridurre il rischio blackout. Non c'è ancora la dichiarazione di stato di emergenza ma, di fatto, il programma per la razionalizzazione dei consumi idrici è stato già avviato.

Produttori e gestori di energia, Authority e Regioni, Autorità di bacino e Protezione civile, nella riunione di questa mattina hanno ritenuto necessario definire un programma da subito operativo. Perché le previsioni per i prossimi mesi non consentono di recuperare il deficit idrico accumulato in autunno e in inverno e, dunque, il problema della siccità è ormai una realtà più che un rischio.

Il programma prevede quindi che già da ora vengano effettuati dei rilasci controllati di acqua, sia dai grandi laghi sia dagli invasi alpini, in modo da consentire di ripristinare soprattutto il livello del Po. Un ripristino che, in ogni caso, non consentirà di tornare a livelli abituali, visto che ad oggi il grande fiume ha una portata inferiore anche a quella del 2003, quando vi fu la necessità di intervenire pesantemente con la dichiarazione dello stato d'emergenza e il varo di una cabina di regia nazionale per la razionalizzazione delle risorse a disposizione.

Quanto al rischio blackout, sempre secondo quanto si è appreso, gli esperti stanno già studiando le misure necessarie per impedire che un eccessivo utilizzo di energia faccia saltare l'intera rete. Allo studio ci sono due misure: una interna, il distacco delle utenze industriali cosiddette 'interrompibili' (quelle cioè che a fronte di riduzioni tariffarie sono pronte ai distacchi) e una esterna, l'acquisto di una maggiore quantità di energia dall'estero.

larepubblica

giovedì, aprile 19, 2007

Fassino chiama Ciampi nel partito democratico

ciampi è stato banchiere, ministro sotto il governo prodi e d'alema, Presidente del Consiglio, presidente della repubblica.
Adesso fassino confida che lo vorrebbe nel nascituro partito democratico.

ciampi : un vero superpartes repubblicano !!

Roma 19/04/2007 09:03
FASSINO AL CORRIERE: NEL NUOVO PARTITO DEMOCRATICO VORREI CIAMPI

Roma, 19 apr. (APCom) - Il segretario dei Ds vorrebbe personaggi come il presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel nascituro Partito democratico. Lo confida lo stesso Piero Fassino in un colloquio con il 'Corriere della sera'. Oggi si apre, a Firenze, l'ultimo congresso della Quercia prima della creazione del Pd. Comincia una storia nuova, evoluzione della precedente. E' come quando due persone si uniscono per generare una creatura, che poi diviene autonoma, con una sua identità. Nel nostro caso - spiega Fassino - il generatore è l'Ulivo. Infatti il simbolo resterà, così come faremo le feste della doppia U, Unità e Ulivo. Senza l'alleanza nell'Ulivo non ci sarebbe oggi il partito democratico. Ora passiamo dai Dico al matrimonio". Non è detto, per il leader Ds, che il presidente del nuovo partito debba essere anche il candidato premier. "Questo può essere vero in linea di principio, ma se guardo in Europa vedo esperienze diverse. Ne riparleremo. In questo momento contano tutt'altre cose. Adesso dobbiamo fare bene il Pd". Quanto alla prevista scissione, "Mussi e le sue idee peserebbero di più dentro un grande partito anziché in un piccolo movimento". Compagne e compagni' saranno le prime parole che dirò al congresso", dice Fassino. "Però dirò anche 'amiche e amici', perché intendo rivolgermi ai vecchi compagni di viaggio e ai nuovi". Nella relazione il segretario affronterà anche i temi di attualità come il dialogo per le riforme con Berlusconi e il caso Telecom.

la7

repubblica pubblicitaria

repubblica francese

Il fatto che le elezioni presidenziali francesi ispirano la pubblicità dimostra i limiti del sistema repubblicano.
Infatti significa che la repubblica è in fondo un business, dove la scelta del capo di stato repubblicano è influenzata anche dalla pubblicità, dai soldi, da immagini osè, dai reggiseni sexy, dalla pizza, dai detergenti....
Dai prodotti pubblicitari inevitabilmente si giunge alla ironia, alla mancanza di rispetto per la repubblica.
D'altronde non mancano certi motivi più validi per criticare il sistema repubblicano.

Inoltre c'è anche lo spot di una nota marca di biancheria intima femminile (reggiseno), dove una donna dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, dice : Con me, nessun astenuto.
Visto che secondo i sondaggi il 42% degli elettori è ancora indeciso su chi votare, ho l'impressione che la repubblica francese per diminuire l'astensionismo ha in un certo senso spinto, autorizzato questo spot, o perlomeno si è sola compiaciuta ...

Ripeto : la Monarchia è meglio della repubblica!!

Francia, le elezioni ispirano la pubblicità Dai reggiseni sexy («Con me nessun astenuto») alle «pizzadenziali»: così le presidenziali influenzano gli spot

PARIGI – Dai reggiseni sexy alle assicurazioni, passando per le pizze e i detergenti. In Francia, le elezioni ispirano pubblicitari e aziende che
sfruttano il periodo elettorale per vendere prodotti con slogan presidenziali. In fondo, lo scopo finale è quasi lo stesso e l'ironia non guasta mai.

ASTINENZA - Una nota marca di biancheria intima femminile promuove un reggiseno contro l'astensionismo. La candidata, una modella bionda dallo sguardo provocante e in posizione lasciva, annuncia: «Con me, nessun astenuto», oppure «finalmente una candidatura ben sostenuta». Efficace.

MOZZARELLA - «Voglio ridare dignità ai funghi, al prosciutto cotto e alla mozzarella» è il programma di una delle quattro candidate della Domino's Pizza che si contendono le "pizzadenziali": pizza regina, pizza margherita, pizza stravagante e quattro formaggi.

BARBA - Tre partiti lottano per l'Eliseo dello yogurt: il Collettivo per i fusi del cioccolato, il Fronte di liberazione dei sapori e l’Unione per la Repubblica dei golosi. Si vota via Internet. Tre candidati si battono per il "No alla dittatura della rasatura tradizionale". Tre stili (free style, rasatura simmetrica e sexy), una marca: lamette Wilkinson.

AIDS - Più seriamente, tutti i principali candidati (salvo Le Pen) si sono prestati a sostenere la campagna di sensibilizzazione per la lotta all'Aids. La foto del presidenziabile è accompagnata da una domanda che non lascia scampo: «Votereste per me se fossi sieropositivo?».

VIDEO - Ikea e Pagine Gialle hanno optato per spot video, diffusi anche via Internet. Il gruppo svedese da ottobre chiede ai francesi di votare Ikea, "per dire sì al cambiamento». L'elenco telefonico si affida invece a spietati imitatori di Royal, Sarkozy e Bayrou, tic e manie incluse. L'assicuratore Maaf infine garantisce a tutti una salute buona, un ambiente sano, più potere d’acquisto, una pensione certa e strade più sicure. Come? Basta sottoscrivere la polizza.

ILCORRIEREDELLASERA

martedì, aprile 17, 2007

Telecom: governo da repubblica banane



Ai microfoni del Tg3, Pier Ferdinando Casini intervenendo nel dibattito sul futuro di Telecom ha detto che l'italia è davvero una repubblica delle banane.

Al contrario di quello che capita negli altri Paesi europei, il governo sta certamente esercitando un’influenza enorme ma non per tutelare i risparmiatori.

Inoltre le Authority devono essere ed apparire tali, se diventano strumento del governo non sono più Autorità indipendenti.



Telecom: Casini, governo da repubblica banane

“C’è un atteggiamento irresponsabile del governo, con ministri in libertà che evocano il cambiamento delle regole mentre questa sorta di trattativa è in corso.

Davvero una repubblica delle banane. Un grande Paese come l’Italia non cambia le regole in corso d’opera e una classe dirigente responsabile si comporta diversamente. Il tutto avviene con la totale noncuranza dei risparmiatori italiani, che sono poi anche quelli che in Telecom investono”.
Ai microfoni del Tg3, Pier Ferdinando Casini interviene così nel dibattito sul futuro di Telecom. “Il governo — prosegue il leader Udc — sta certamente esercitando un’influenza enorme, cosa che non capita in alcun Paese europeo, ma non per tutelare i risparmiatori”. C’è un appunto anche alle Authority: “Penso che anche le Autorità indipendenti dovrebbero riflettere autocriticamente. Non sono il braccio armato del governo, le Autorità indipendenti sono terze: debbono essere ed apparire tali. Quando diventano strumento del governo — conclude Casini — non sono più Autorità indipendenti”.

kataweb

Alta velocità repubblicana



Leggendo un articolo pubblicato su La Stampa si vede che il costo delle linee ferroviarie italiane ad alta velocità è 3-4 superiore a quella di Spagna e Francia, insomma una denuncia della incapacità della repubblica italiana ad essere competitiva con gli altri stati europei.

L'amministratore delegato di FS sostiene che :
- abbiamo vincoli unici al mondo.
- ha contato ben 400 km di nuova viabilità e lavori di adeguamento su altri 700 km (cavalcavia e sottovia, varianti autostradali....).
- ha puntato il dito soprattutto contro vincoli, richieste e prescrizioni di autorità centrali e locali che hanno complottato per far aumentare i costi.

Le cifre lasciano sconcertati: i 564 chilometri di linee ad alta velocità realizzate in Italia hanno avuto un costo medio di 32 milioni al chilometro, contro i 10 pagati dai francesi (1.549 km) ed i 9 degli spagnoli (1.030 km).
Un trend confermato anche per i lavori futuri: le Fs infatti calcolano che i 647 km di nuove linee avranno un costo medio per chilometro di 45 milioni, contro 13-15 dei nostri cugini.

Ma non basta perché poi c’è la ferrovia con le relative opere di contorno e sovrappassi, come pendenza dei cavalcavia del 4% invece del 6 preesistente che aumenta il costo, la permeabilità delle strutture all’acqua per le risaie....

Difronte a questi dati si conclude che lo Stato repubblicano continua a sperperare i soldi degli italiani, i costi dell’alta velocità aumentano rispetto al preventivo e nessuno fa nulla.
Cosa fa la magistratura?
Si perde tempo con le intercettazioni telefoniche per sapere i gusti sessuali di alcuni personaggi, ma non c'è nessuno che difende gli italiani.

Forse l'opera tav potrà anche essere utile, ma rimane il problema che il sistema repubblicano considera le opere pubbliche come modi per arricchirsi e scambiarsi favori tra amici ...

Purtroppo la Tav in Val di Susa è un altro emblema della rapina repubblicana, del continuo esproprio delle nostre tasse.

lunedì, aprile 16, 2007

L'Italia è la repubblica del taroccato

Leggendo questo articolo pubblicato dal quotidiano La Stampa si apprende che l’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti.

Ma perchè nel titolo di questo articolo La Stampa ha usato il termine regno invece di repubblica?
Eppure in Italia (purtroppo) c'è una repubblica.

La maggior parte dei massmedia italiani sono controllati dal sistema repubblicano, e siamo arrivati al punto di usare il termine "regno" in senso spregiativo oppure per screditare un sistema.

La repubblica è così pura e perfetta che se in Italia c'è qualcosa che non funziona si deve parlare di regno.
Incredibile!



L'Italia è il regno del "taroccato"

La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione

L’Italia è al primo posto in Europa per consumo di beni contraffatti. La conferma viene dal primo rapporto presentato al Parlamento dall’Alto commissario per la lotta alla contraffazione Giovanni Kessler. Un fenomeno in costante crescita e che nei primi 6 mesi del 2006 ha portato a 817 arresti, 7mila 702 denunce e 11mila 728 sanzioni amministrative. I sequestri penali, sempre nello stesso periodo, sono stati 10.779, quelli amministrativi 12.283. Complessivamente, nel primo semestre 2006, le operazioni condotte a buon fine dalle Forze dell’ordine nelle diverse fasi del processo economico, dalla produzione fino alla commercializzazione, sono state 79mila 774.

Il giro d’affari stimato dei produttori di falsi in Italia, al 2005, è di tre miliardi e mezzo di euro: tessile, pelletteria e calzature rappresentano una quota del 60%, mentre il resto riguarda beni di consumo, componentistica, software, orologi, cd e dvd. L«industrià della contraffazione è diffusa in tutto il territorio nazionale, con punte particolarmente elevate in Campania, ’specializzatà in abbigliamento, componentistica e beni di largo consumo; in Toscana, nel Lazio e nelle Marche (pelletteria), nelle aree del Nord-Ovest e del Nord-Est (componentistica e orologeria).

Le norme in vigore nel nostro Paese per combattere contraffazioni e pirateria, sottolinea Kessler, sono, »almeno sulla carta«, tra le più avanzate in Europa. Occorre però verificare l’efficacia della legislazione sanzionatoria del consumo consapevole di beni contraffatti »oggi di fatto inapplicata«. Ma sopratutto, l’efficacia di alcune norme rischia di essere vanificata, rileva Kessler, dall’indulto e dalla legge ex Cirielli. (L’indulto, precisa Kessler, si applica ai reati commessi fino al maggio 2006 e puniti con la reclusione non superiore a tre anni e pene pecuniarie non superiori a 10mila euro. «Questa legge -osserva l’Alto commissario- porta alla fine della maggior parte dei procedimenti penali in corso, e analoga sorte avranno futuri procedimenti penali relativi a reati commessi prima del maggio dello scorso anno». Quanto alla ex Cirielli, questa, dice Kessler, «determina la cancellazione per prescrizione della maggioranza dei procedimenti penali in corso per i reati di contraffazione e pirateria, con la conseguente inefficacia delle sanzioni previste».

Eppure, la quantità dei prodotti contraffatti è aumentata a dismisura negli ultimi dieci anni, contestualmente ad un vero e proprio «cambio di marcia» da parte di organizzazioni delinquenziali in continua ’evoluzionè. «Fino a dieci anni fa -spiega Kessler- la figura del venditore extracomunitario era quella preponderante. Oggi ci si confronta sempre più spesso con soggetti preparati ad eludere i presidi legislativi e tecnologici predisposti ad hoc per contrastare la violazione di diritti di proprietà industriale od intellettuale. E se è vero che l’era digitale ha messo a disposizione dei legittimi titolari dei marchi strumenti sempre più nuovi e utili per difendersi dagli abusi altrui, è altrettanto vero che quello stesso progresso tecnologico ha rifornito anche i contraffattori di mezzi sempre più sofisticati».

I danni non sono solo di carattere economico, ma possono investire anche la sfera dell’incolumità dei cittadini: «basti pensare -rileva Kessler- ai farmaci, ai giocattoli, ai prodotti elettrici e di elettronica di consumo, agli accessori di telefonia mobile, solo per citarne alcuni».

lastampa

venerdì, aprile 13, 2007

Pensioni repubblicane

In Italia nel 1995 si riformò il sistema pensionistico con la legge Dini (a sfavore dei lavoratori) ed adesso si discute di innalzare l’età pensionabile, ma lo status pensionistico dei parlamentari è gestito in maniera opposta.
Secondo i regolamenti interni delle due Camere i parlamentari stabiliscono un vitalizio per coloro che abbiano prestato servizio per almeno 2 anni e mezzo e che abbia pagato 5 anni di contributi. Inoltre il vitalizio viene automaticamente pagato al raggiungimento del 50° anno di età ai parlamentari non più in attività ed è cumulabile con altre fonti di reddito e varia in base agli anni di servizio.

Mentre il sistema pensionistico nazionale attualmente prevede un’età minima alla pensione di 57 anni e 35 anni di contributi per gli uomini, la non comulabilità con altri redditi e una retribuzione su base contributiva, il sistema pensionistico dei parlamentari presenta un’età minima alla pensione di solo 5 anni di contributi, la possibilità di pagare i contributi in comodissime rate e la comulabilità con altri redditi.
Inoltre (vedi l'articolo riportato qui) i dipendenti pubblici e privati (magistrati, docenti universitari, ambasciatori, e così via), una volta eletti al Parlamento, possano mettersi in aspettativa conservando il vecchio posto di lavoro e ricevendo i contributi per la pensione, che così si sommano a quelli ottenuti come onorevoli o senatori.

L'abissale differenza tra il sistema pensionistico degli italiani e della classe politica repubblicana dimostra che il sistema repubblicano è una oligarchia dove i politici, tramite regolamenti nascosti e commi vari, aumentano i loro privilegi.
E'inaudita che i parlamentari solo dopo due anni e mezzo di mandato ricevono una pensione quando un qualsiasi dipendente statale, come sono loro, deve lavorare 40 anni per prendere meno della metà di quello che a loro spetta di diritto.
Secondo me in Italia si può riformare il sistema pensionistico solo se prima la classe politica riforma il suo status pensionistico, è un passaggio necessario senza il quale potrà esserci una rivolta popolare.
Prima di toccare le pensioni degli italiani, la classe politica deve dare l'esempio!!

Purtroppo le condizioni degli italiani stanno peggiorando di anno in anno, subendo un sistema repubblicano oligarchico e clientelistico, abbiamo una classe politica senza etica e vergogna alla quale dobbiamo ribellarci.

E non solo.
E' assurdo ed incredibile, ma i parlamentari della repubblica italiana, i più pagati tra i colleghi europei, continuano ad aumentare i loro privilegi mentre (leggi la ricerca Eurispes) i salari degli italiani sono i più bassi d'Europa.

Questi dati danno l'idea come il funzionamento della repubblica italiana sia paradossale, è anche il segno che la repubblica è marcita, dominata da una casta politica che non ha più alcun rapporto con la realtà del Paese, e che non ha altra mira e scopo di vivere profumatamente della politica come mestiere.
Stipendi e pensioni in politica sono alle stelle, mentre i cittadini faticano ad arrivare a fine mese.

Mi chiedo: ma quando gli italiani prenderanno coscienza che la repubblica italiana è priva di etica, arrogante, egoista, autoritaria ?
Italiani ribelliamoci alla oligarchia della repubblica!


Vitalizio irrinunciabile a duemila exparlamentari; molti lo cumulano con l'assegno di vecchiaia

Ci sono anche due volti noti del mondo del pallone, Giancarlo Abete e Guido Rossi, fra i beneficiari del vitalizio regalato dallo Stato agli ex parlamentari. Il neo presidente della Figc riceve 6.590 euro al mese per i suoi 13 anni a Montecitorio,
mentre l’ex Commissario straordinario della Figc riceve ogni mese 3.108 euro per i suoi 5 anni trascorsi al Senato dall’87 al ’92. E pensare che il 76enne ex presidente di Telecom Italia non ama incassare pensioni. Preferisce gestirsele
direttamente tanto è vero che citò la Cassa Forense per riavere in contanti tutti i contributi che vi aveva versato come avvocato. E nel 2003 la Cassazione gli dette ragione: la Cassa gli rimborsò parecchi milioni di euro, ma cambiò poi le regole per evitare che altri legali lo imitassero.
Sono circa 2 mila gli ex parlamentari e poco più di mille gli eredi di deputati e senatori che ricevono gratis da Camera e Senato un vitalizio, variabile da 3 mila 108 (più di 6 volte la pensione sociale) a 9
mila 947 euro al mese a seconda della durata in carica.
Costo annuo per l’Erario: 187 milioni di euro (127 pagati dalla Camera e 60 dal Senato).
Il vitalizio non può essere rifiutato.
Unica alternativa è quella seguita dal Sindaco di Roma Walter Veltroni, già ministro dei Beni Culturali, che con un nobile gesto ha devoluto in beneficenza alle popolazioni africane l’assegno di 9.014 euro mensili.
Ma quanti seguiranno il suo esempio? Se il vitalizio può essere in qualche modo giustificato come segno di riconoscenza dello Stato per chi ha rappresentato la Nazione, sedendo sui banchi di Montecitorio o di palazzo Madama senza avere altre forme di pensione, fa invece discutere l’entità dell’assegno anche per chi è rimasto poco tempo in carica e la sua cumulabilità con altri redditi.

Da 37 anni c’è poi un’altra anomalia che nessun politico intende correggere: i dipendenti pubblici e privati eletti deputati, senatori, europarlamentari, governatori di Regioni e sindaci di grandi città - grazie all’art. 31 dello Statuto dei lavoratori - possono conservare il posto di lavoro mettendosi in aspettativa con il diritto di vedersi accreditare i contributi figurativi dall'Inpdap, dall'Inps o dall'Inpgi.

In pratica, quasi per magia magistrati, professori universitari, militari, ambasciatori, insegnanti, bancari, piloti, medici ospedalieri, ferrovieri, telefonici e giornalisti hanno diritto al vitalizio dello Stato ed ai contributi in gran parte gratuiti (fino al ’99 il regalo era, invece, totale) sulla loro futura pensione per tutta la durata del mandato se al momento dell’elezione era già aperta una posizione previdenziale. Molti vitalizi finiscono così per sommarsi a pensioni maturate a spese di “Pantalone” o di enti previdenziali di categoria. E d’incanto ottengono quasi gratis 2 pensioni per lo stesso arco di tempo in cui hanno svolto funzioni pubbliche. Il costo per l’Erario è stato calcolato in almeno 5 miliardi di euro, pari a circa 10 mila miliardi di lire, ma nella legge n. 300 del ’70 non era prevista alcuna copertura di spesa. Ad esempio, molti giornalisti parlamentari hanno chiesto l’accredito dei contributi figurativi: dal leader di An ed ex ministro degli Esteri Gianfranco Fini al ministro degli Esteri ds Massimo D'Alema, dall'ex ministro delle Poste Maurizio Gasparri (An) all'ex ministro della Sanità Francesco Storace (An), dall'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti (Forza Italia) all'ex segretario Udc e ideatore del Movimento dell'Italia di Mezzo Marco Follini. In pratica, la loro pensione finisce per essere in parte pagata dai loro colleghi in attività perché l’Inpgi è un ente privatizzato senza più l’ombrello dello Stato. Altri loro colleghi hanno, invece, già maturato la pensione: il ministro della Giustizia Clemente Mastella (Udeur), il presidente della Rai Claudio Petruccioli, gli ex direttori del Tg2 Alberto La Volpe, del Gr Rai Gustavo Selva, di “Panorama” Carlo Rognoni, de “L’Europeo” Gianluigi Melega, de “Il Tirreno” Sandra Bonsanti, de “La Gazzetta del Mezzogiorno” Giuseppe Giacovazzo, de “L’Avanti” Ugo Intini, nonchè Corrado Augias, Alberto Michelini, Carla Mazzuca, Luciana Castellina e Gianfranco Spadaccia. Solo due giornalisti hanno sinora rinunciato ai contributi figurativi gratis sulla loro pensione: l’ex direttore de “il Tempo” ed ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il Vicedirettore de “il Giornale” Paolo Guzzanti.

Persino chi ha frequentato poco o niente Montecitorio come il professor Toni Negri, eletto nell’83 nelle file dei radicali, e che ha preferito restare in quei 5 anni a Parigi perché ricercato, incassa 3.109 euro al mese oltre ai contributi gratis per 5
anni sulla pensione di docente universitario.
Anche l’ex ministro della Difesa Mario Tanassi condannato nel ’79 dalla Corte Costituzionale per lo scandalo Lockheed gode di un vitalizio di 7.709 euro. Ricevono lo cheque tre ex presidenti della Corte Costituzionale: Leopoldo Elia (6.590 euro) e Aldo Corasaniti (3.108 euro) poi eletti al Senato, mentre l’ex ministro, Mauro Ferri, riceve 9.387 euro per i suoi 25 anni trascorsi alla Camera. Per la loro attività parlamentare assegni anche per due ex vicepresidenti della Consulta: Ugo Spagnoli (9.760 euro) e Francesco Guizzi (3.108).

Duplice vantaggio (vitalizio di 8.455 euro più contributi gratis sulla futura pensione Inpdap) per il presidente di sezione di Cassazione ed ex sottosegretario agli Esteri Claudio Vitalone e per l’ex ministro dei Lavori Pubblici Enrico Ferri (3.108 euro). Pensione di magistrato con contributi figurativi per l’ex Capo dello Stato e senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, che ha indossato la toga solo per pochi anni nel dopoguerra.

Anche l’ex P.G. di Roma ed ex ministro della Giustizia Filippo Mancuso beneficia di un vitalizio della Camera di 4.725 euro.

Stesso importo per l’ex p.m. del pool di Mani Pulite Tiziana Parenti, mentre l’ex deputato di An Publio Fiori percepisce 9.947 euro, ma gli spettano anche i contributi gratuiti sulla pensione di avvocato dello Stato.
Altri legali beneficiano del vitalizio: 3.108 euro sia al professor Carlo Taormina, ex difensore della signora Annamaria Franzoni, sia all’ex presidente della Commissione pari opportunità Tina Lagostena Bassi. Più consistenti, invece, gli importi per il radicale Mauro Mellini rimasto per 16 anni a Montecitorio (6.963 euro) e per l’Udeur Lorenzo Acquarone (9.387 euro).
A questa cifra risultano ex-aequo l’attuale presidente del Cnel ed ex ministro per le Attività produttive Antonio Marzano, l’ex ministro dei Lavori Pubblici Nerio Nesi, il demoproletario Mario Capanna e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari.

Lunga la lista di altri ministri della Prima Repubblica: Franco Bassanini, Giuseppe Zamberletti, Remo Gaspari, Luigi Gui, Virginio Rognoni, Vincenzo Scotti e Franco Nicolazzi (9.947 euro ognuno), Antonio Gava (9.636 ), Filippo Maria Pandolfi (9.512), Salvatore Formica (9.387), Salvo Andò, Pietro Longo e Claudio Martelli (8.455), Renato Altissimo (8.828) ed Emilio De Rose (4.725). Tra i medici incassa un vitalizio di 3.108 euro il celebre cardiochirurgo Gaetano Azzolina. Stessa cifra per
il regista Pasquale Squitieri, mentre a Franco Zeffirelli vanno 4.725 euro. Tra i beneficiari del vitalizio come ex parlamentari non mancano, infine, personaggi del mondo della finanza, ma nel loro caso non vi è, però, il cumulo con i contributi figurativi a spese di “Pantalone”: l’ex ministro degli Esteri Susanna Agnelli (8.455 euro), l’ex ministro dei Lavori Pubblici Francesco Merloni (9.947), Luigi Rossi di Montelera (8.455), Franco Debenedetti (6.590), Vittorio Cecchi Gori (4.725) e Luciano Benetton (3.108).

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martedì, aprile 10, 2007

impeachment europeo

Tempo fa napolitano aveva rilanciato il progetto Costituzione europea.
A Riga in un incontro con altri sette capi di Stato, il presidente della repubblica italiana napolitano chiede che i governi degli stati europei non lascino cadere il progetto di una Costituzione unitaria.

A questo punto mi chiedo :
Il capo di stato della repubblica italiana può auspicare la nascita di una costituzione europea?

Se non sbaglio il presidente della repubblica ha il dovere di difendere la costituzione, compito secondo me incompatibile con la nascita della costituzione europea.
Infatti la costituzione europea inevitabilmente altera profondamente lo stato italiano, una costituzione europea creerebbe un superstato europeo che ingloba e forse distruggerebbe lo stato italiano, e quindi mi chiedo se il capo di stato possa essere messo in stato d'accusa.
empeachment


Inoltre napolitano (come precedentemente ciampi) spinge i politici ed essere europeisti, e quindi svolge un ruolo politico di primo piano che è in contrasto con la costituzione.

Ecco la solita doppiezza della costituzione repubblicana.
Il presidente della repubblica è considerato il capo di stato apolitico e superpartes, mentre in realtà è un politico, per mestiere e passato, imposto dai partiti ( se non addirittura solo dalla maggioranza) al quirinale.

Per quanto riguarda l'Unione Europea un capo di stato dovrebbe avere una posizione molto più bilanciata, e non dovrebbe dichiararsi europeista.
Come ho già scritto, l'UE altera profondamente gli stati e quindi per il capo di stato l'UE è una questione molto delicata che impone perlomeno cautela.

Napolitano è il capo di stato dell'Italia o dell'UE?


Ue, Napolitano: servono riforme

Presidente a Riga incontra 7 capi di Stato europei

(ANSA) - RIGA - 10 APR - Senza le riforme previste dalla Costituzione, l'Unione europea rischia di non sopravvivere: lo sottolinea il capo dello Stato, Napolitano. In particolare senza il voto a maggioranza, si va incontro alla paralisi e all'irrilevanza sul piano internazionale. Napolitano auspica dunque che il Consiglio di giugno crei le condizioni per approvare le riforme prima delle elezioni 2009. Il presidente della Repubblica ne ha parlato a Riga con gli altri sette capi di Stato che partecipano all'incontro.

ansa

mercoledì, aprile 04, 2007

La repubblica fa scappare i cervelli



Non sta dando i frutti attesi il programma promosso nel 2001 dal Ministero dell’Università e della Ricercache che aveva lo scopo di richiamare i giovani ricercatori italiani impegnati all'estero
L'inefficenza della repubblica e la burocrazia vincono su tutto e gli scienziati che sono rientrati in Italia sei anni fa non riescono a trovare posto nelle Università e sono destinati a lavorare altrove.

Buona parte di questi finanziamenti sono rimasti inutilizzati, anche perchè le Università hanno considerato il programma di rientro dei cervelli come una forzatura istituzionale (leggi lobbies).

Lo Stato repubblicano prevede investimenti troppo ridotti nel settore ricerca, infatti l'Italia destina alla ricerca meno dell'1% del Pil.
La media europea è dell'1,93%. Francia, Germania e Gran Bretagna stanno tra il 2% e il 2,5%.

La repubblica è una struttura che rende meno competitiva anche la ricerca universitaria, si innesca un circolo vizioso dove le imprese investono meno nella ricerca e la ricerca produce sempre meno.
In Italia non si investe in ricerca, i ricercatori sono poco pagati e questo di certo non li spinge a restare.
Ciò che serve all’Italia è la vera applicazione di un sistema meritocratico che attualmente non c’è.

La burocratizzazione è data dalla natura giuridica dello Stato repubblicano italiano che predilige la forma rispetto al contenuto, ed i primi ad essere burocratici sono i professori universitari.

Altro punto dolente sono i sistemi di reclutamento dei docenti universitari che continuano ad essere selezionati in base a criteri non di risultati ma puramente burocratici.

Il sistema repubblicano sta collassando, sta distruggendo le energie degli italiani e frena lo sviluppo.
Purtroppo l'Italia non ha futuro.

Fuga di cervelli: Italia secondo fornitore agli Usa dopo l'India

MILANO - L'Italia rappresenta il secondo "fornitore" di cervelli agli Stati Uniti, dopo l'India. A sottolineare un fenomeno in costante crescita, e' il presidente della Commissione Sanita' del senato Ignazio Marino, in occasione di un convegno sulla ricerca in Sanita'.

Nel 2003 gli Stati Uniti hanno rilasciato 200mila visti a ricercatori stranieri e il contributo italiano, secondo per numero, e' relativo soprattutto al settore delle biotecnologie.

Preoccupante secondo Marino, il quadro della ricerca in Italia: "Un Paese che non investe in ricerca - ha affermato - e' un Paese che svende il proprio futuro". (Agr)

corrieredellasera